di Diego –
Nota Bene: le Standard Instrumental Departures (SID) nella realtà vengono assegnate in base a criteri più seri di quelli descritti nel seguente racconto. Quanto narrato non va inteso come descrizione delle reali procedure aeronautiche ma come opera di fantasia. L’ importante è viaggiare, dove non ha importanza. Però magari è meglio andare in un posto dove non si è mai stati prima.L’ idea del viaggio, la preparazione teorica su internet, la preparazione del bagaglio (sempre a mano), la notte insonne prima della partenza, la stanchezza, le 1000 facce nuove che si incontrano e che non si vedranno più, i sapori (va bene, qua mi arrendo: i fast food sono tutti uguali), i piedi sudati, le mutande sporche, i giramenti di coglioni, i tram, la pioggia, ma dove cazzo è l’ albergo?, la sete, devo pisciare e non c’ è nemmeno un parco pubblico, la batteria della videocamera scarica proprio quando serve di più, i monumenti, l’ autobus sbagliato fatemi scendere!, i negozi strani, i musei tecnologici, quelli che tentano di fregarti il portafogli, gli occhiali rotti, il fottuto aereo in ritardo, quello seduto di fianco a te che scoreggia e allora tu ti metti a fare a gara e scoreggi più di lui…Tutto questo è viaggiare…
Bene, dopo questa piccola e poetica premessa vi racconto il mio ultimo week end alternativo. Sono andato a Bruxelles, perchè c’ erano un sacco di cose interessanti che era da un po’ che volevo vedere. In ordine di importanza volevo vedere: Mini Europa, Atomium, Autoworld, Manneken Pis, Grand Place. E poi c’ho aggiunto anche l’ europarlamento.
La missione è stata organizzata con meno di 2 mesi di anticipo, che sono però stati sufficienti per usufruire della tariffa Ryanair più bassa: 1 centesimo a tratta + tax, cioè meno di 32 euri A/R a testa in tutto. Andare a Bruxelles con una compagnia a basso costo significa atterrare a Charleroi, luogo bucolico a 50 km dalla capitale.
Quando si pianifica una missione bisogna documentarsi su tutto quello che c’ è da fare e da vedere, come muoversi, ecc, per evitare, una volta arrivati, di fare la parte di Totò e Peppino in quel famoso film. Bisogna anche prendere visione delle previsioni meteo in modo da sapere come vestirsi. Il tempo atteso era: schifoso sabato, bello domenica. E così è stato. L’equipaggiamento standard prevedeva: giacca a vento da sci (leggera come peso ma con buona protezione a vento e acqua), cappellino, pantaloni larghi (sempre: indossare jeans aderentissimi che ti strizzano i coglioni non è il massimo della vita), scarponcini in gore-tex per avere i piedi sempre asciutti. I dettagli contano. Per me bagaglio a mano significa zainetto. Mai trolley o borse, perchè in un ipotetico caso di difesa personale in cui si renda necessario l’ impiego di arti marziali le mani devono sempre essere libere. L’ unico inconveniente del bagaglio a mano è che non si può portare un’ arma, mentre se imbarchi una valigia ci puoi infilare dentro anche una Desert Eagle che tanto nessuno se ne accorge. A meno che non ti aprano la valigia: in questo caso devi cascare dalle nuvole e fare la parte del pirla. A me non riesce difficile…
L’ aereo arrivava da non so dove ed era uno di quelli vecchi, cioè sempre un 737-800 ma ancora di quelli con i sedili reclinabili e la tasca portaoggetti. Gli ultimi che la Ryan ha comprato sono privi di questi accessori per risparmiare. Il sacchetto per vomitare non è presente (bisogna chiederlo agli stronzi…se si fa in tempo!). L’ aereo odorava di chiuso e gas intestinali ma era apparentemente pulito. Ci sono 3 cessi, uno dei quali era rotto e in un altro non c’ era il sapone e restavano solo 2 asciugamani di carta. Tutto per contenere i costi…
Partiamo puntuali e si capiva che Batman e Robin seduti la davanti nelle loro splendide uniformi andavano di fretta: il decollo è stato del tipo “garibaldino” cioè senza stop al punto attesa. Nonostante la nostra SID fosse quella bella rottura di coglioni della ORIO5T (quella che ti fa fare un bel 360 a sinistra dopo il decollo) arriviamo con ben 25 minuti di anticipo. Si può anche risparmiare tempo, dipende dall’ umore del controllore in servizio su Milano partenze. Mi spiego: se la sera prima ha scopato, allora può assegnare una SID più veloce verso Saronno o dare un diretto verso la transizione a nord, ma nel nostro caso era andato in bianco e quindi ci siamo fatti tutto il giro. E’ incredibile quello che si può scoprire sulla vita sessuale dei controllori dell’ ENAC basandosi sulla procedura di partenza strumentale assegnata ad un aeromobile.
L’ aeroporto di Charleroi è piccolo e sfigato e fatica a gestire l’ enorme traffico passeggeri che hanno portato le low cost. Ma è in costruzione un nuovo terminal. L’aeroporto è collegato alla città con un servizio di autobus in coincidenza con l’ arrivo dei voli. Se il volo è in ritardo l’ autobus aspetta, ma se il volo è in anticipo sei te che devi aspettare: all’ aperto, e se piove ti bagni.
L’ autobus costa 10 euro a tratta e il biglietto lo si può fare anche su internet così non si perde tempo. La cosa preoccupante è che l’ autobus è solo 1 e se ci sono più di 50 persone, chi arriva dopo si arrangia. C’ è anche un servizio di autobus di linea per Charleroi, che è una vera e propria città, e da lì si può al limite raggiungere Bruxelles in treno.
Il nostro autobus era vecchio e mezzo scassato e l’ autista era simpatico quanto un calcio nelle palle, però ci ha portati in 45 minuti alla gare du midi (la stazione sud).
Prima di salire a bordo ha preteso che facessimo adunata, allineati e coperti e ci ha messi sull’ attenti.Noi ci guardavamo perplessi ma nessuno osava fiatare. Al “dest-riga” mi sono permesso di dire:”mi scusi signor autista, noi dovremmo solo prendere l’ autobus…” Lui mi ha subito abbaiato: “Muto, cazzo! Quanto sei alto tu?” Alla mia risposta: 1.80 lui subito: “non avevo mai visto un mucchio di merda alto 1 metro e 80” E poi ha proseguito: “Qua sono io che do gli ordini, sul MIO autobus non si fuma, non si mangia, non si beve, non si scoreggia, non si parla. E se appena, appena sento uno di voi stronzetti con l’ i-pod nelle orecchie lo faccio scendere e se ne va a piedi! Sono stato chiaro?” E noi:”signorsi!” Sono stato chiaro? “SIGNORSI!”
…va bene, dai, questo non è vero…me lo sono inventato solo per far contento un amico che abita vicino a Magenta…
La stazione è grandissima, moderna e contiene anche un centro commerciale. Ne approfittiamo per un panino. Ero ansioso di raggiungere l’ albergo perchè era la prima volta che prenotavo con booking.com ed ero curioso di scoprire se la cosa aveva funzionato o se qualcosa era andato storto, tipo scoprire che la stanza non c’ era o che costava il triplo o cose simili.
La città è dotata di metropolitana, di tram (che in centro sono sotterranei come la metro) e di autobus. Girare è abbastanza facile. E’ disponibile un biglietto che per 4 euro consente un numero illimitato di corse su tutti i mezzi per un giorno. Sabato e domenica un biglietto è valido per 2 persone: un affare.
Raggiungiamo l’ hotel Comfort Art Siru, centrale e circondato dagli alberghi veramente fighi (Hilton e Sheraton). La particolarità di questo albergo è che ogni stanza è diversa dalle altre, perchè sono stati chiamati un centinaio di artisti liberi di decorare le stanze a loro piacimento. All’interno della camera c’ è anche una targa che racconta la vita dell’ artista. Il motto dell’ hotel è: una notte all’ Art Siru è come una notte al museo. Si, il tutto è abbastanza carino, ma le stanze sono incredibilmente piccole, una lampadina era bruciata, una presa elettrica era rotta, alcune piastrelle della doccia erano crepate, e per finire il supporto della doccia era rotto. Inoltre il materasso era scomodo e il cuscino talmente piccolo da risultare praticamente inesistente. Ovviamente ho dormito poco e male (e c’ è stato anche il passaggio all’ ora estiva!). La stanza e le lenzuola comunque erano pulite. Per 68 euro non potevo pretendere il lusso del vicino Sheraton… Appena arrivato in camera attacco a scanalare per controllare se si vedeva Canale 5, così la sera potevamo guardare La Corrida. Neppure una rete italiana, ma appena arrivo sul canale 14, mi appare un distinto e muscoloso signore di chiare origini africane, dotato di un uccello delle dimensioni di un braccio (mi è venuto un certo complesso di inferiorità) che ci stava dando dentro di brutto con una signorina caucasica. Tutto accompagnato da: Oh yeah, aaahhh, mmmmm… Ci ho messo 2 secondi per realizzare e cambiare subito canale e per fortuna mia figlia (8 anni) era in bagno. Ma c’ è mancato poco… Ma dico, ma i porno non dovrebbero essere criptati o qualcosa del genere? Tipo inserire un codice così te li addebitano sul conto?
Va bene, adesso bisogna andare subito al Mini Europa, dato che è il motivo principale per cui siamo venuti. Ci si arriva in metropolitana o in tram. E’ in periferia, nella zona denominata Eysel. E’ tutto lì: il Brupark, il Mini Europa, l’ Atomium, lo stadio, ecc. Il tempo è merdoso: cielo tra il bianco e il grigio e pioviggina. So già che le foto e il video faranno schifo. Il Brupark è un insieme di divertimenti vari: mega cinema multisala, parco acquatico al coperto con scivoli (una figata pazzesca, peccato non avere un giorno in più), bar, ristoranti vari, giochi per bambini e per finire il Mini Europa.
Molto bello: sono stati ricostruiti accuratamente in scala ridotta molti dei principali monumenti dei paesi membri dell’ Europa. Chiaramente non c’ è la Svizzera, ma in compenso stanno lavorano su Bulgaria e Romania.C’ è da passare un paio d’ ore in allegria. La mascotte del parco è una tartaruga arancione che appena entri ti sequestra per le classiche foto ricordo (ovviamente a pagamento). Adesso andiamo all’ Atomium, che è proprio di fianco, per scoprire che quel giorno era chiuso. Stavano allestendo il palco per un concerto previsto per la sera per festeggiare i 50 anni dell’ Europa. Sfiga pazzesca, dobbiamo tornare la domenica mattina.
Però intanto ce lo guardiamo da fuori. E’ veramente impressionante e questo da solo vale il viaggio. E’ alto 102 metri ed essendo stato costruito per l’ esposizione del 1958 (ma recentemente ristrutturato) sa tanto di filmacci di fantascienza anni ’50: bellissimo! I belgi volevano costruire qualcosa che diventasse un simbolo nazionale,e, visto che i loro vicini di casa hanno come simbolo un fallo alto 300 metri, loro hanno pensato bene di stupire il mondo costruendo un atomo ingrandito 150 miliardi di volte o giù di lì.
Visto che qui non c’ è più niente da fare andiamo in centro a vedere la Grand Place. Quando si gira con i mezzi pubblici nelle grandi città c’è sempre qualche stronzo che si avvicina per chiederti soldi o informazioni. E’ il vecchio trucco del “uno ti distrae e l’altro ti incula”. Io non mi fido di nessuno e non abbasso mai la guardia. A meno di non essere assolutamente sicuro del tipo con cui parlo (famiglie con bambini, raqazze con zaini giganti o simili) io fingo sempre di non capire e faccio la supercazzola prematurata. Meglio andare sul sicuro.
Sta iniziando a fare buio, comunque c’ è da dire che la piazza è veramente molto bella. Il solo problema è la gente: troppa. Ci sono anche diversi italiani (tutti armati di telefonino con fotocamera da 1 megapixel integrata).
La donna italiana turista all’ estero: sui 40 anni, truccata come una bestia, col culo ovviamente grosso. Indossa jeans di 2 taglie più piccoli a vita bassissima (è importante per lei farmi sapere di che colore è il suo perizoma), e giubbino ovviamente corto in modo da avere 5 cm di lardo scoperto anche in inverno. Stivali naturalmente con tacco da 12 cm. Sempre cellulare alla mano: o per fare foto o per mandare sms al migliore amico del marito…Così va il mondo…
L’ uomo italiano turista all’ estero: sui 40 anni, capelli un po’ grigi e basettoni o pizzetto o entrambi, un po’ sovrappeso, occhiali da sole anche di sera ancorati nei capelli induriti dal gel. D’ inverno indossa un giubbino col collo di pelliccia e d’ estate una maglietta con pacchetto di Marlboro regolamentare infilato sotto una manica. L’ uomo italiano all’ estero fuma sempre Marlboro. In genere è convinto di essere un grande fotografo e usa minimo una Canon 400d con un obiettivo che richiede una gru per essere trasportato: tutte le sue foto saranno banali o schifose. Ha 2 cellulari solo perchè non ha 3 mani e li usa per fare foto (per chi non ha la Canon) o per chiamare di nascosto le amiche della moglie che però lo mandano regolarmente affanculo.
Vista la Grand Place ci dobbiamo proprio vedere il bambino che piscia. Sto parlando ovviamente del Manneken Pis, una delle più famose fontane del mondo. Tutti lì a diventar matti a fare foto. E’ in un angolino, protetto da un cancello e sarà alto si e no 30 centimetri! Comunque l’ abbiamo visto. Intanto si è fatto buio, siamo stanchi, sporchi e affamati. Devo cercare una strada dove si trovano i migliori ristoranti della città ma mia figlia è impaziente di mettere qualcosa sotto i denti, così mi trascina in uno di quei ristorantini trappole-per-turisti. Uno di quelli dove i clienti sono tutti stranieri, i camerieri sono tutti italiani, e il menù è scritto in 6 lingue con tanto di foto che descrivono i piatti. Avete capito il genere? Però non si mangiava male: Croque monsieur (che non sono altro che toast), spiedini di pollo e montagna di patatine. C’ era anche una discreta birra.
Dopo cena una passeggiata per le vie del centro: molto bello con un sacco di locali con i tipi fuori dalla porta che ti invitano ad entrare. Molti i ristoranti con fuori in esposizione frutti di mare (come a Parigi). Poi si torna in albergo e per oggi è tutto.
La domenica sveglia alle 7 (quindi le 6 perchè è cambiata l’ ora) e colazione in hotel. La solita: caffè, anzi no, acqua sporca, formaggio di plastica, prosciutto fosforescente e radioattivo, succo, ecc.
L’ Atomium apre alle 10 quindi abbiamo un paio d’ ore disponibili e andiamo a vedere l’ europarlamento. Ci arriviamo in un attimo con la metro. E’ un palazzone grande e moderno con tanto di eliporto sul tetto: dev’ essere figo fare il deputato, se rinasco mi do alla politica. Tutto intorno palazzoni modernissimi in acciao e vetro. Come previsto oggi c’ è un bel sole ma c’è vento e fa freddo.
Torniamo all’ Atomium e finalmente possiamo entrare. Si prende l’ ascensore con tetto trasparente che si vanta di essere il più veloce in Europa, che ti porta nella sfera più alta. Da lì si vede un bel panorama della città e dintorni. Non tutte le sfere sono aperte al pubblico, ma solo 5. Per raqggiungerle bisogna prima tornare alla base e poi raggiungerle con una serie di scale normali e mobili. E’ veramente bestiale esserci dentro. All’ interno ci sono bar, esposizioni e video con la storia della costruzione dell’ edificio. Nella sfera alla base il pezzo forte è un modello perfettamente conservato di una BMW Isetta bicolore, che starebbe benissimo anche nel mio garage!
Si è fatta l’ ora di pranzo e andiamo in uno dei tanti locali del Brupark: il menù è quasi identico a quello della sera prima; unica variante fish & chips (tipico piatto belga!) invece degli spiedini. Adesso è il momento di vedere l’ altra cosa che mi ero messo in testa: l’ Autoworld.
Come dice il nome, l’ Autoworld è un museo dell’ auto. Sarà più grande di 3 o 4 volte il museo dell’ auto di Torino e ci sono modelli dalle orgini agli anni ’70 (2 cv, DS e Maggiolino compresi!). C’ è anche la 600 della Seat ed un’ incredibile cabriolet anfibia, tanto per citare alcuni pezzi. Merita veramente una visita e sono molto soddisfatto.
Abbiamo ancora 1 ora e mezza di tempo: torniamo alla Grand Place per vederla col sole. C’ è ancora più gente della sera prima. Siamo veramente stanchi e sudati e purtroppo dobbiamo avviarci all’ autobus per l’ aeroporto. Io preferisco arrivare mezz’ ora prima piuttosto che mezz’ ora dopo, quindi alle 15:45 siamo già alla fermata. Proprio di fianco c’ è una decina di gradini che scendono in una specie di pianerottolo. Sembra fatto apposta per pisciare in attesa dell’ autobus. Non devo essere stato l’ unico a pensarla così perchè l’ odore di piscio è insopportabile; comunque marchiamo il territorio anche noi…
Partiamo e la stanchezza mista al caldo dell’ autobus mi fanno addormentare. Forse avevo anche un filo di bava che mi scendeva dalla bocca e che si spalmava sul maglione. Quando ci si addormenta in treno o in autobus significa proprio che si è esausti e in genere ci si ritrova con la bocca spalancata e un filo di bava viscido e schifoso che cola dal labbro.
Decolliamo un po’ in ritardo, ma l’ avevo previsto. L’ esperienza insegna che i voli della sera, dopo tutto il giorno che vanno avanti e indietro possono accumulare un po’ di ritardo. Una delle assistenti di volo era veramente carina: si chiama Michelle ed è di origini asiatiche. Se vi capita di volare con la Ryan stateci attenti… Io però ero spettinato e puzzavo come una carogna e probabilmente è per quello che sorrideva a tutti ma non a me.
Dopo un ora e 10 minuti atterriamo ad Orio, e per la prima volta mi capita di arrivare in ritardo con Ryanair: ben 5 minuti. Cazzo!
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