di Mario e Valeria –
Pochi
giorni dopo essere rientrati da Vienna, mi viene in mente una bellissima idea: festeggiare il 2° anniversario di nozze andando con Valeria a fare un bel viaggio. L’idea che mi viene, però, è particolare: Valeria non deve sapere nulla. Insomma, una sorpresa. Destinazione: Londra. La città della Regina. La città, una tra le poche in Europa, che Valeria non ha mai visitato neppure da piccola, quando con i genitori andava in giro per il Vecchio Continente.
Comincio quindi, in gran segreto, e trovando delle scuse sempre particolari e diverse, a frequentare la nostra agenzia di viaggi, quella solita, quella di Madrid, Tenerife, Parigi e Vienna: Max Viaggi. Sfoglio, come sempre, tanti cataloghi. Il 12 settembre la decisione definitiva: trascorreremo il 2 ottobre a Londra. Dopo aver tenuto Valeria sulle spine per tanti giorni, preannunciandole solo un “regalino” e una “sorpresina” per l’anniversario, sono costretto a rilevarle il regalo quando, il 17 settembre, mi lusso la spalla. Tra dubbi, ripensamenti e paure, decidiamo solo all’ultimo momento di partire.
Giovedì 2 ottobre 2003
Partiamo alle 7 da Capodichino. Con un volo della British Airways, la compagnia nazionale inglese, arriviamo a Londra alle 9, anche se in effetti il viaggio dura 3 ore. A Londra, però, vanno un’ora indietro. Il volo mattutino e l’ora indietro ci permettono di arrivare nella capitale in maniera tale da poter sfruttare tutta la giornata. Dall’aeroporto di Gatwick prendiamo un trenino (che simpaticamente è come se sbucasse all’improvviso da dentro a un muro), che a sua volta ci porta a un altro treno (il cosiddetto Gatwick Express) che ci porta direttamente al centro di Londra, a Victoria Station, al prezzo di 11 sterline a testa. Ogni sterlina vale circa 3.000 lire, beninteso. L’impatto con la città è spettacolare: appena usciti dalla stazione eccoci praticamente in un altro mondo. Autobus rossi e due piani, taxi neri, poliziotti con i classici cappelli, automobili con il volante a destra. Dobbiamo fare subito i conti con la nuova realtà: è pericoloso attraversare la strada, perché dobbiamo guardare prima a destra e poi a sinistra, contrariamente a quanto succede in Italia. Proprio per non indurre i turisti in errore, a terra ci sono delle scritte che indicano dove guardare prima di attraversare. Piove, ma in maniera non fastidiosa. Non fa freddo. A piedi raggiungiamo l’hotel, che è un 3 stelle e si chiama “Best Western Corona”. La stanza è piccola, come piccolo è il bagno. Mi accorgo subito, per esempio, che per lavarsi i denti conviene farlo stando seduti sulla tazza e sporgendosi verso il lavandino. C’è la doccia, la moquette a terra, la televisione e pure il servizio completo per prepararsi il tè, formato da teiera elettrica, bustine di tè, tazze e zucchero. Valeria ha portato da Napoli una piccola torta e una bottiglina di spumante: festeggiamo così, a Londra, il nostro anniversario di nozze. Un breve riposo e via, comincia l’avventura. Torniamo verso Victoria Station. La distanza sembra più breve rispetto a prima, ma è un’illusione dovuta al fatto che abbiamo posato le valigie e siamo più leggeri. Compriamo (come faremo anche per i giorni successivi) una tessera giornaliera per autobus e metropolitana: costa 4,10 sterline (circa 12.000 lire) e vale per le zone 1 e 2, quelle più centrali. Anche qui, come a Parigi e a Vienna, cercano di fregarci sul resto, ma me ne accorgo e recupero la ½ sterlina. Prendiamo il metrò e ci rechiamo verso Westminster Abbey. La prima cosa che vediamo, però, è il mitico Big Ben. L’orologio, di per sé, non avrebbe nulla di particolare, ma il contesto è di una bellezza tale da affascinare. Alto, altissimo, ogni ora emette una breve e caratteristica melodia: otto semplici note per il famoso ta-ta-tàta ta-ta-tàta. Passiamo davanti a Houses of Parliament (il Parlamento) e raggiungiamo l’Abbazia di Westminster: 6 sterline a testa per l’ingresso. E’ qui che vengono incoronati i reali. Alcuni sono pure sepolti, sotto queste mura che grondano storia. A Valeria squilla il cellulare: una guardia la “insegue” e la convince spegnere il fastidioso oggetto, proprio mentre siamo nei pressi della tomba della Regina Madre, morta da poco. Raggiungiamo quindi la famosa Ruota Panoramica, lì vicino. Viene chiamata “The Eye” (l’occhio) o “The Fly” (il volo). E’ enorme, la più grande d’Europa. Costruita per festeggiare l’avvento del 2000, sembra che dovrà essere smantellata nel 2005, anche se a me sembra un po’ difficile che ciò si verifichi. Sarebbe un peccato enorme, vista la maestosità dell’opera. Comunque, non riusciamo a salire: proprio oggi, infatti, chiude prima perché in quella zona deve essere girato un film. Mangiamo al Mc Donald’s (9 sterline= 33.000 lire), ma è un Mc Donald’s particolare: in riva al Tamigi, con lo sfondo del Big Ben. Insomma, uno spettacolo. Il cielo è grigio, e ogni tanto pioviggina. Guardiamo negozi e bancarelle di souvenir. Arriva la sera. Raggiungiamo Piccadilly Circus. Una piazza famosa in tutto il mondo, piena di negozi, insegne pubblicitarie e di gente. C’è pure una sala giochi immensa, a più piani, al cui interno, ovviamente, quasi ci perdiamo, tanto che è grande. Da Piccadilly chiamiamo pure mia nonna (è il suo onomastico). Non crede che siamo avvero a Londra, ma quando vedrà le fotografie… La stanchezza si fa sentire. Dall’albergo, durante la notte, si sente in lontananza, ogni ora, la musichetta del Big Ben: stupendo.
Venerdì 3 ottobre 2003
Facciamo colazione. Nulla a che vedere con i buffet dove puoi prendere tutto e tanto. Cornetti e latte sono quasi col contagocce. A piedi raggiungiamo la mitica residenza reale: Buckingham Palace. Prima, però, passiamo per le scuderie reali, ma visitiamo solo il negozio di souvenir. Quando arriviamo davanti al cancello del palazzo della Regina, c’è già un sacco di gente. La polizia è schierata, a piedi e a cavallo. Siamo però in ottima posizione, e riusciamo a vedere benissimo tutto il cambio della guardia. E’ una vera e propria parata, con tanto di banda musicale. Le guardie sono con i classici copricapo alti e pesanti, e tutti ci chiediamo come facciano a sopportarne il fastidio. Subito dopo, proprio di fronte, raggiungiamo St. James Park. Un grosso parco, pieno di piante, uccelli, scoiattoli, anatre e papere. Passiamo poi davanti alla residenza di Carlo d’Inghilterra, dove parliamo pure con una guardia, che ci spiega che il Principe, in quel momento, è dentro. Chiediamo dove sia sepolta la Principessa Diana, e ci spiega che è in una residenza fuori Londra, non facile da raggiungere. In metropolitana raggiungiamo il mitico Tower Bridge (uno dei ponti più famosi del mondo, e sicuramente dell’Inghilterra). E’ bellissimo, spettacolare. Prima di salire, mangiamo da KFC, una specie di Mc Donald’s, che però offre tutte pietanze a base di pollo: buonissimo. I negozi di souvenir si sprecano. Dalla sommità del ponte il panorama è bellissimo, e c’è pure un ricco museo con le riproduzioni a grandezza naturale del funzionamento del ponte, che si alza quando passano i grossi mercantili sul Tamigi. Quando usciamo, vediamo anche l’illusionista che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo: senza mangiare, è sospeso in una cabina di plexiglass da 40 giorni, e dovrà rimanere così per altri 20. Lo salutiamo: ci risponde con simpatia. Attorno al luogo del record c’è un sacco di gente. Molte persone sono lì per sostenere il “folle”, altre per criticarlo.Torniamo in hotel per metterci qualcosa addosso, poi andiamo verso la Ruota Panoramica, ma anche stavolta la troviamo chiusa, da appena cinque minuti. Un’occhiata al Big Ben e poi, in metrò, siamo nel quartiere di Soho, famosissimo, anni addietro, per il malaffare. Oggi, invece, è una zona pittoresca e colorata, con gente di tutti i tipi e tutte le razze, pieno di negozi, ristoranti e teatri dove vengono rappresentanti per lo più musical. Anche qui troviamo un KFC, e la nostra razione di pollo è assicurata. A mezzanotte torniamo in albergo.
Sabato 4 ottobre 2003
Dopo aver fatto colazione, comincia un’altra indimenticabile giornata. Dopo aver navigato sulla Senna a Parigi e sul Danubio a Vienna, oggi è il giorno del Tamigi. Per quattro sterline e mezzo a testa (circa 14.000 lire) ci imbarchiamo su un battello che prendiamo proprio sotto l’ingresso della grande Ruota. Arriviamo, in una giornata di sole, fino a Greenwich e ritorno. Saremmo dovuti scendere prima, ma nessuno se ne accorge. Scattiamo un sacco di fotografie, specialmente quando arriviamo in prossimità del Tower Bridge, sotto il quale passiamo con grande emozione. Il giro dura due ore, al punto che verso la fine ci rilassiamo fin quasi ad appisolarci. Una volta a terra, saliamo su un autobus (di quelli rossi, a due piani, super-caratteristici) e ce ne andiamo in giro per Londra. Un signore ci sente parlare e ci avvicina: è un emigrante, vive a Londra da oltre 30 anni e ci spiega dove dobbiamo andare per tornare verso la Ruota Panoramica. Mangiamo qualcosa al Mc Donald’s e poi, finalmente, eccoci sulla mitica Ruota Panoramica. E’ spettacolare, così come pure la fila: un’ora abbondante. Il biglietto costa 11 sterline a testa (33.000 lire), ma ne vale la pena: da lassù si vede tutta Londra, ed è bellissimo vedere il sole che tramonta con lo sfondo del Big Ben. Saliamo fino a 130 metri di altezza, e il giro dura quasi mezz’ora. Qualcuno ha addirittura paura. La Ruota non si ferma mai, neppure per far salire o scendere le persone. Gira talmente piano che non c’è bisogno di fermarsi. Le cabine sono ovali, moderne, in vetro e acciaio, quasi fantascientifiche, nulla a che vedere con le vecchie carrozze in legno della Ruota del Prater di Vienna.Gli addetti alla sicurezza (a Londra sono dappertutto), perquisiscono i turisti prima di farli accedere alle cabine, e quando tutti sono scesi controllano che nessuno abbia lasciato oggetti pericolosi. L’incubo del terrorismo è palpabile. Il negozio di souvenir della Ruota è fornitissimo, così come le bancarelle, dove ci riforniamo per i nostri cari. Ancora un’occhiata sotto al Big Ben, poi eccoci, in metrò a Hyde Park. E’ un grosso parco pieno di verde. Arriviamo alla cosiddetta “Serpentina”, un laghetto a forma di serpente che si trova all’interno. Entriamo nel bar che si trova sulla riva del lago e Valeria prende un the caldo, dal momento che soffre per il freddo (io, come sempre, no). Raggiungiamo poi Hyde Park Corner, il famosissimo posto dove chiunque può salire su un palco e parlare di quello che vuole. Peccato che funzioni solamente la domenica, e quando andiamo noi l’impressione è di desolazione. Torniamo in albergo a vestirci un po’ più…da londinesi e subito andiamo di nuovo a Soho, a vedere la parte di quartiere che il giorno prima non avevamo visto. Mangiamo di nuovo al KFC nella piazza di Soho. Pollo a volontà, anche perché è il piatto più economico di Londra. Subito dopo, anche perché la metropolitana chiude alla mezza, torniamo in albergo.
Domenica 5 ottobre 2003
Facciamo colazione e lasciamo le valigie in deposito nella reception dell’albergo, per riprenderle poi prima di raggiungere l’aeroporto. Raggiungiamo il famosissimo Museo delle cere chiamato Madam Tussaud’s. Siamo nella zona di Baker Street, la strada di Sherlock Holmes, di cui visitiamo il museo e i negozi di souvenir. L’accesso al museo delle cere ci costa 22 sterline a testa (circa 66.000 lire) e un’ora e mezzo di fila, ma è molto bello e ne vale la pena: statue dei personaggi più famosi del mondo. Dalla Regina Elisabetta al Papa, da Madonna a Swarzenegger, da Mussolini a Hitler, da Einstein a Bush e chi più ne ha più ne metta. C’è anche il planetario, con un filmato sullo spazio trasmesso in tridimensionale, per vedere il quale ci forniscono degli occhiali speciali. E c’è pure una zona detta dell’orrore, dove attori in carne e ossa mettono paura ai turisti. Prima di accedere, chiediamo spiegazioni a un’addetta, la quale ci rassicura: nessuno ci metterà le mani addosso per spaventarci. Ed effettivamente è così. All’uscita, visitiamo anche il museo di Elvis Presley e quello dei Beatles, poi andiamo a pranzare da KFC (ce ne sono moltissimi, a Londra). Vorremmo andare anche a visitare un mercatino lì vicino, ma l’ora della partenza si avvicina. Torniamo in albergo, prendiamo le valigie e raggiungiamo a piedi il trenino che ci porta in aeroporto. Durante il tragitto, ci rendiamo conto che il treno va lento, troppo lento. Le 18.5 (ora della partenza) si avvicinano e siamo ancora lontani. Quando arriviamo al check-in, ecco l’amara sorpresa: è tardi, abbiamo perso l’aereo. Detto così, sembra una sciocchezza. Invece, la notizia ci fa rabbrividire, perché comprare due biglietti nuovi ci costerebbe un milione e mezzo di lire. Dopo varie peripezie, ci facciamo rilasciare una dichiarazione scritta dalla Direttrice della compagnia del Gatwick Express, il treno che ha fatto tardi e ci ha fatto perdere l’aereo: la colpa non è nostra. Prendiamo in considerazione tantissime altre ipotesi, come quella di prendere un aereo per Bologna o Pisa, oppure andare ad un altro aeroporto di Londra, ma alla fine decidiamo di partire, sempre con la British Airways, il giorno dopo. L’addetto alla biglietteria si impietosisce, chissà, e ci fa pagare, alla fine, solo un supplemento di 62 sterline (circa 200.000 lire) per il cambio del biglietto. Ci mettiamo l’anima in pace e passiamo la notte in aeroporto.
Lunedì 6 ottobre 2003
Alle 5 siamo già in coda per il check-in. Stavolta non ci facciamo fregare, e facciamo bene, dal momento che troviamo già un sacco di gente in fila. Comunque, alle 8 in punto l’aereo parte da Londra. Sembrava che la notte non dovesse passare mai, e invece è passata. Alla fine, anche il contrattempo diventa una cosa piacevole. Del resto, passare una notte a Londra con 200.000 lire non è da tutti.
E’ finito così, dunque, l’ennesimo viaggio. Londra è stata bellissima. Alla faccia di pericoli e attentati. Alla prossima.
Qualcuno avrà pure pensato: ma questi so’ pazzi. E sì, perché non è da tutti tornare a pochi mesi di distanza a visitare una città che hai già visto. Eppure, noi lo abbiamo fatto. A Londra eravamo già stati per festeggiare il 2° anniversario di nozze, dal 2 al 6 ottobre 2003, ma i pochi giorni a disposizione non ci permisero di vedere tutto quello che avremmo voluto.
Dunque, affidandoci alla solita agenzia di viaggi, che come al solito ci ha fatto aspettare fino all’ultimo per avere i biglietti, rieccoci nella capitale inglese. Stavolta siamo anche muniti di telecamera. Alla fine del viaggio, ci ritroveremo sul groppone un filmato di 4 ore.
Venerdì 13 agosto 2004
All’aeroporto ci accompagna mio fratello. L’aereo, della compagnia di bandiera British Airways, dovrebbe partire alle 12.25, ma decolla alle 13. E’ un volo molto tranquillo e rilassante. Nessuno scossone, nessuna paura. A bordo, tanta gente. In un battibaleno, eccoci sulle Alpi, poi in Francia, infine sulla Manica. Atterriamo a Londra alle 14.30. In Italia sono le 15.30. Appena il tempo di ritirare i bagagli, ed ecco il primo (sarà anche l’ultimo) intoppo: ci accorgiamo che alla biglietteria di Capodichino hanno trattenuto, per errore, anche il biglietto di ritorno. Panico e agitazione. Chiamiamo l’agenzia di viaggi. Il titolare ci rassicura. Chiama il tuor operator, il quale ci contatta per dirci che avrebbe mandato (e difatti così sarà) un fax in hotel con i dati necessari per il biglietto di ritorno. Ci riprendiamo e, con il treno Gatwick Express, raggiungiamo in meno di mezz’ora la stazione, centralissima, di Victoria Station.L’impatto è stupendo. Ecco, subito, gli autobus rossi a due piani, i taxi neri, gli inglesi. A piedi raggiungiamo il Best Western Corona Hotel. E’ lo stesso albergo dello scorso anno. Lo conosciamo bene e bene ci siamo trovati. E’ per questo che ci siamo ritornati. Una breve sosta, una doccia e via, siamo pronti. Raggiungiamo subito Covent Garden. E’ una zona molto caratteristica, con negozi e ristorantini di tutti i tipi. Situati in un grosso capannone al coperto, visitiamo un negozio di sapone. Tutti i tipi e tutte le forme di sapone. Poi siamo al negozio di the. Anche qui, the in tutte le salse. Lo fanno anche assaggiare. Proviamo quello al melone, al gusto tropicale e anche quello caldo, tipico dell’inverno. Un po’ di shopping in un piccolo supermercato, e ci ritroviamo a Piccadilly Circus. Bellissima, una delle piazze più importanti e frequentate della città. Caratteristici i suoi cartelloni pubblicitari luminosi, è brulicante di turisti. Brevemente, passiamo nel quartiere di Chinatown (quello cinese) e Soho (quello a luci rosse). Mangiamo nei giardini di Leicester Square, vicino Piccadilly.E’ un posto bellissimo, pieno di teatri, ristoranti, pub, ritrattisti, ballerini improvvisati e chi più ne ha più ne metta. Tra l’altro, c’è pure un numero enorme di negozi dove acquistare souvenir. Il nostro preferito è Crest of London: in pratica, non passerà giorno senza una visita al suo interno. Un giro a Regent Street, ricca di negozi, e all’inizio della famosa Carnaby Street (che però troviamo deserta, vista l’ora tarda), prima di andare in bus a vedere il Big Ben, vicino all’abbazia di Westminster, la chiesa dove sono sepolti re e regine. Alla mezza, infine, il ritorno in hotel.
Sabato 14 agosto 2004
E’ una giornata che stancherebbe anche un cavallo. Colazione con latte, cornetti, burro, marmellata e (solo io, e solo oggi) prosciutto e formaggio, tanto per tenerci su, e via. Bus, metropolitana e piedi: dalle 9.30 alle 19 siamo sempre in giro. Prima andiamo a Trafalgar Square, la piazza in cui c’è la statua dell’Ammiraglio Nelson, a ricordo di una celebre battaglia vinta dall’esercito inglese su quello francese. Altissima e imponente, la statua domina un paio di enormi fontane e un grosso maxischermo sul quale scorrono le immagini delle Olimpiadi di Atene. Alle spalle, ecco la National Gallery: la visitiamo, ricca com’è di dipinti importantissimi, anche di pittori italiani. Raggiungiamo poi il bellissimo British Museum: enorme, ricco di opere d’arte, tra cui la mitica Stele di Rosetta, la pietra con tre diverse scritture che ha consentito di decifrare i geroglifici degli antichi egizi. Si rischia di perdersi, nel Museo. E’ enorme anche la Biblioteca, così come l’area riservata all’antica Grecia. Per il pranzo, siamo da KFC in Leicester Square (tutto a base di pollo). Rispetto allo scorso anno, KFC mi delude un pochino. Strano, dal momento che lo ricordavo con enorme piacere come una delle cose che più mi avevano colpito la volta precedente. Subito dopo, eccoci da Harrod’s, i Grandi Magazzini più famosi del mondo.Enorme, gigantesco, immenso: tutti i vocaboli altisonanti sono poca cosa per descrivere il posto, tra l’altro anche bellissimo.Un settore è dedicato all’amore tra la Principessa Diana e Dodi Al Fayed: una fontana con due loro gigantografie ne conserva il ricordo. In esposizione, anche il bicchiere in cui aveva bevuto Diana prima di morire e l’anello di brillanti che le aveva regalato Al Fayed in occasione della cena all’hotel Ritz di Parigi. Mentre giriamo tra i ricchissimi stand, che propongono solo merce costosissima, vediamo proprio lui, Al Fayed padre. Lo chiamo, si gira e si ferma. Scortato da quattro guardie del corpo, sta visionando la sua immensa proprietà. Su mia insistenza, acconsente a farsi riprendere con la telecamera assieme a Valeria. Ad un tratto, le chiede (parla in italiano perché gli ho detto da dove veniamo) se io, come marito, sono “buono”. Lei risponde di sì, mentre lui, scherzosamente dubbioso, le mette in mano qualcosa. Io penso subito a un brillante, Valeria pensa a un cioccolatino. Il simpaticone, invece, ha lasciato due pasticche di Viagra… Il giro prosegue. Molto bello il settore dedicato al Natale. In pieno agosto, è ancora più affascinante, con migliaia di luci, palline e decorazioni. Nel reparto giocattoli un modello elettrico di Ferrari costa circa 120 milioni. Usciamo dall’immenso centro commerciale e, passando per Hyde Park, l’enorme parco ricco di verde, raggiungiamo l’hotel per riposarci. Usciamo alle 21.30, destinazione Leicester, Piccadilly, Chinatown. Per cena pizzette e Mc Donald’s. In giro c’è gente stranissima, vestita da diavoli o poliziotti. Vanno nei tipici pub della zona. In bus, il mitico 24, una delle linee più turistiche, torniamo in hotel all’una meno un quarto.
Domenica 15 agosto 2004
Anche quella di oggi è una giornata-super, dalle 10 a mezzanotte in giro. Dopo la colazione andiamo a Notting Hill. il quartiere famoso perché vi fu girato il film omonimo, con Julia Roberts e Hugh Grant. E’ anche la zona del Mercatino di Portobello, ma il tutto non ci appassiona più di tanto. Sarà che è domenica, sarà che c’è poca gente in giro, ma ce lo aspettavamo diverso. Raggiungiamo la Cattedrale di San Paolo. Molto bella, ma meno bella (e meno grande) di San Pietro. E’ la chiesa dove Lady Diana ha sposato Carlo d’Inghilterra. E’ in fase di ristrutturazione, coperta da teloni che ne riproducono le strutture originali. Nella Sacrestia, in penombra come quella di San Pietro, ci sono le tombe di grossi personaggi, tra cui quella dell’Ammiraglio Nelson. Usciti dalla Cattedrale, ci rechiamo in una delle zone più belle di Londra: quella del Tower Bridge. Prima di concederci una passeggiata sullo storico e spettacolare ponte, andiamo a visitare la Tower of London (La Torre di Londra). Antica prigione di Stato, ogni ingresso costa 13 sterline e mezzo, cioè 40.000 lire. Molto curata in tutti i particolari, presenta anche attori in costumi dell’epoca che ripropongono scene vissute nell’antichità. Il pezzo forte è sicuramente rappresentato dai Gioielli della Corona, l’esposizione delle corone, degli scettri e dei gioielli usati durante le varie epoche della Monarchia. Le corone ce le fanno visitare passando su un tapis-roulant, con divieto di fotografare o filmare che noi (come tanti italiani) eludiamo con una certa facilità. Troviamo anche i famosi corvi senz’ali: la leggenda vuole che se i corvi lasciassero la torre, essa crollerebbe. Dunque, ai corvi vengono mozzate le ali per non farli andar via e, implicitamente, impedire che la torre cada giù. Visitiamo anche la mostra delle armature, tra le quali spiccano quelle di Enrico VIII: sono una più grande dell’altra, dal momento che il sovrano con gli anni ebbe un notevole incremento di stazza. Usciamo, e andiamo al Tower Bridge. Aspettiamo che tramonti il sole per gustarne il panorama incredibile. Affacciato sul Tamigi, il ponte della Torre ne unisce le due sponde. L’anno scorso lo visitammo dall’interno. Stavolta, ci limitiamo ad ammirarlo da fuori e a passeggiarci sopra, in lungo e in largo. Un vento impetuoso quasi ci trascina via. Fa quasi freddo. La temperatura è di 22°. E pensare che a Napoli ce ne sono 10 in più… Andiamo via, verso Leicester Square. Troviamo un’altra catena di venditori di pollo di tutti i tipi. Lo chiamo KFC dei poveri per distinguerlo dall’altro. I prezzi sono più bassi e le patatine più buone. Un panino al Mc Donald’s e un po’ di pizzette completano la cena. In Hotel torniamo a mezzanotte, dopo aver fatto un’altra pancia piena di souvenir e gente a Piccadilly Circus.
Lunedì 16 agosto 2004
Facciamo la solita ricca colazione a base di 4-5 cornetti a testa, poi raggiungiamo la zona del Big Ben e della Ruota Panoramica. E’ la ruota più alta del mondo, e vista da vicino è davvero uno spettacolo. Andiamo a visitare il London Aquarium. E’ diviso in tre piani. Vediamo, tra l’altro, gli spaventosi squali tigre. Un’enorme folla di bambini si diverte ai bordi di una grossa vasca dove è permesso accarezzare determinati tipi di pesci, e lo facciamo anche noi. Inutile dire che anche qui è tutto super-organizzato: c’è anche un asciugamani elettrico posto alla fine dell’acquario. Subito dopo, ci rechiamo al Museo Naturale: all’ingresso c’è un enorme scheletro di dinosauro (il diplodoco) che occupa uno spazio immenso. La teoria dell’evoluzione, di Charles Darwin, viene spiegata per bene con filmati e riproduzioni. Stanchi, andiamo in hotel, a riposare, alle 18.30, per poi tornare, la sera, a Leicester con il bus n.24. Stavolta assaggiamo il piatto che qui definiscono tipico: il fish and chips (pesce e patatine). Buono, ma non eccezionale, il pesce è una specie di merluzzo ricoperto da una panatura croccante. Meritevole è anche il Kebab: è un panino farcito con carne di pollo, insalata verde e salsa piccante. Completo la cena con pollo e patatine (soltanto io, però, visto che Valeria è sazia), un ricco gelato al Mc Donald’s e una saporita pizzetta. Per finire la serata. ci inoltriamo nel quartiere cinese, fino a Piccadilly Circus, per poi tornare in hotel a mezzanotte.
Martedì 17 agosto 2004
Colazione poi dritti verso Buckingham Palace. Lo scorso anno ci limitammo ad assistere al cambio della guardia. Stavolta, poiché la Regina è in vacanza, a Windsor, vengono aperte al pubblico 16 delle 600 stanze della famosa Residenza Reale. Il costo del biglietto, che si acquista a Green Park, un grosso parco situato proprio di fronte al palazzo, è salatissimo: 12,95 sterline (quasi 40.000 lire), ma ne vale la pena. Appena entrati, si viene sottoposti alle stesse rigide misure di sicurezza di quando si prende l’aereo. Metal detector e ispezioni personali per evitare sgradite sorprese. Una cuffia e una guida elettronica in italiano ti fanno sentire come se fossi di casa in questi saloni immensi e ben curati dove la Regina riceve ospiti illustri, concede onorificenze particolari oppure offre sontuosi banchetti. Ad accoglierci è quindi la voce di Carlo d’Inghilterra, che ci saluta, ringrazia ed augura buona visita. Austere guardie in rigorosa divisa si trovano in ogni stanza. Telecamere dappertutto. Una specie di bunker. Arrivati nella sala da pranzo, ci si appassiona a sentire la voce della guida che ti spiega come la Regina segua con particolare attenzione, e di persona, l’organizzazione dei banchetti di Stato. Eccola che legge il menù, scritto in francese perché così vuole la tradizione. Eccola che apporta le correzioni. Eccola ancora che controlla se le posate (non si usa la tovaglia) siano sistemate alla perfezione e se tutti gli invitati siano comodi. In un’altra sala, dove ci sono delle specie di tribunette su cui ci sediamo, ci viene tra l’altro spiegato come vengono puliti gli enormi lampadari: una volta all’anno, con delle carrucole particolari vengono fatti scendere a terra e cosparsi di un detergente particolare che scioglie lo sporco e poi asciugati minuziosamente dagli addetti alle pulizie. Finita la visita a Buckingham Palace, andiamo ad Hyde Park, a visitare la fontana di Lady Diana. L’hanno appena inaugurata, ma ancora non è aperta al pubblico. L’acqua scorre in una specie di laghetto circolare, a perenne ricordo della Principessa triste, che qui amava passeggiare. Non ancora stanchi, raggiungiamo in Metrò la stazione di Baker Street. In questa strada c’è un concentrato di piccoli musei. Li visitiamo. Il primo è dedicato ai Beatles, poi c’è quello su Elvis Presley e infine quello dedicato a Sherlock Holmes. Per chi è appassionato, una vera e propria manna, con pezzi unici, dischi introvabili, fotografie storiche. Pranziamo da KFC che si trova da quelle parti, poi raggiungiamo le strade dello shopping di lusso: Oxford Street e Regent Street, dove troviamo e visitiamo il negozio di giocattoli più grande del mondo: Hamleys. Sette piani enormi e ricchissimi di giochi, con tanti addetti che te li fanno provare sul momento e giocano con te. Entriamo anche nella mega-cartoleria Clinton, piena zeppa di oggetti e articoli per tutti i tipi di ricorrenze. Non ci facciamo mancare Piccadilly, Leicester Square e Soho, dove visitiamo alcuni locali a luci rosse che non avevamo visitato lo scorso anno. La cena stavolta la facciamo da Burger King, ma prendiamo anche una pizzetta da quello che diventa il nostro pizzettaro di fiducia a Londra, a Leicester Square. In albergo, infine, rientriamo a mezzanotte.
Mercoledì 18 agosto 2004
E’ anche questa una super-giornata. La stanchezza si farà sentire, ma alla fine ci mancherà. Colazione poi via, verso Covent Garden, dove andiamo a visitare il Museo dei Trasporti. E’ un immenso capannone dove sono stati collocati vecchie carrozze di metropolitana, vecchi autobus, taxi e tutto quello che ha a che fare con l’evoluzione dei mezzi di trasporto a Londra. Pezzi di binari, vecchie biglietterie, insegne in disuso: qui non si butta via niente. Tutto viene riutilizzato. Andiamo quindi al quartiere di Chelsea. Qui c’è la King Road (significa strada del re), ricca di negozi importanti. Subito dopo, sempre tra autobus, metropolitana e lunghe camminate, eccoci al Museo Naturale, dove completiamo la visita cominciata due giorni fa. Stavolta vediamo tutto il settore dedicato alla terra, alla luna, alla vita in genere. Non ancora stanchi di musei, visto che nella zona ce ne sono vari, andiamo anche allo Science Museum, il Museo delle Scienze: stupendo, oltre che immenso. Un settore mi colpisce in particolare, ed è quello dedicato ai mezzi di informazione: una gigantesca parete è tutta dedicata alle riproduzioni di alcune prime pagine di giornali storici. Simpatica inoltre la spiegazione sul funzionamento del water, l’evoluzione dei vari tipi di asciugacapelli, lavatrici, fornelli. Il settore dedicato ai giochi è incredibile, come incredibile è la pulizia e il perfetto funzionamento di tutte le strutture. Con i piedi che fanno male, non possiamo però non andare al Victoria e Albert Museum, dedicato alla Regina Vittoria ed al principe consorte. Davanti a un enorme quadro di Raffaello esce fuori tutta la stanchezza: sbadigliando, ci rendiamo conto che ci siamo praticamente stiracchiati davanti a un’opera d’arte. Ovvio che visitarli tutti, questi musei giganteschi, risulta difficile. Cerchiamo di non farci sfuggire però le cose principali. In quest’ultimo, visitiamo anche una collezione di abiti provenienti da tutto il mondo e ascoltiamo un concertino di violinisti. Usciti dal Museo, raggiungiamo il Big Ben e, d’improvviso, poco prima che chiuda, ci viene un’incredibile voglia di tornare sulla Ruota Panoramica. Un giro sul London Eyecosta 11.50 sterline (35.000 lire), ma fatto di sera, e sono le 21.30, è uno spettacolo che resta dentro per tutta la vita. Il panorama è spettacolare: a picco sul Tamigi, da un lato il Big Ben, dall’altro la Torre di Londra e così per un raggio di 40 chilometri. Fa freddo, pioviggina, ma è tutto stupendo. Peccato che siamo agli sgoccioli. Comunque,con il cuore pieno e gonfio della bellezza delle emozioni della Ruota, andiamo a cenare a Leicester Square, al Burger King e in pizzetteria. Oggi ha piovuto più degli altri giorni, ma sempre senza dare grossi fastidi. Torniamo, distrutti, in hotel a mezzanotte.
Giovedì 19 agosto 2004
Dopo aver fatto colazione, andiamo a visitare Burlington Arcade, vicino Piccadilly. E’ una strada privata, piena di negozi di lusso. Ce n’è uno che vende orologi Rolex di tanti anni fa. Quindi, andiamo a Kensington Palace, che fu residenza di Lady Diana. Non lo visitiamo, perché ormai siamo saturi di palazzoni e super-monumenti, ma visitiamo comunque l’enorme giardino annesso, Kensington Garden, con uno splendido laghetto artificiale pieno di oche, anatre e papere (un po’ come il lago Serpentine di Hyde Park). Troviamo anche parecchi scoiattoli, ai quali diamo anche da mangiare facendoceli saltare addosso. Struggente è il saluto finale al Tower Bridge. Poi torniamo al Big Ben e a Westminster, al Parlamento e alla Ruota, al Mc Donald’s e a Trafalgar Square. Andiamo in hotel, per cambiarci, alle 20. La sera la passiamo come sempre tra i ritrattisti e i negozietti di Leicester, con Kebab, Soho, Burger King, KFC dei poveri, gelato, pizzetta e chi più ne ha più ne metta. In Hotel il rientro è all’una di notte.
Venerdì 20 agosto 2004
Alle 10, dopo l’ultima colazione, lasciamo con mestizia la nostra stanza. I bagagli li lasciamo in custodia e andiamo a comprare gli ultimi souvenir sul Tamigi, sotto la Ruota e il Big Ben prima e a Leicester e Soho dopo. C’è anche il tempo per visitare il mercato di Trafalgar Square e vedere la polizia a cavallo nei pressi di Scotland Yard. Ormai siamo proprio alla fine. Ci accorgiamo però che vicino Trafalgar ci sono parecchi negozietti e ristorantini che non abbiamo fatto in tempo ad apprezzare. Uno in particolare ci colpisce. Vende pizze e pasta. Puoi mangiare fin quando hai fame, per 6 sterline (18.000 lire). Per fortuna, non cadiamo nella tentazione (avremmo perso l’aereo un’altra volta, come lo scorso anno). Alle 15 torniamo a prendere le valigie e raggiungiamo, prendendo per l’ultima volta il 24, la stazione di Victoria, dove il Gatwick Express ci porta in aeroporto. Alle 20 partiamo. Il volo è sereno e tranquillo. In due ore e mezza siamo a Napoli. Ci accoglie un caldo killer che ci taglia quasi le gambe.
E’ finita anche questa vacanza.
Ma già siamo pronti per la prossima.
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