Foto Maria Massari, testo di Eno Santecchia – Nel mese di agosto dell’anno 2014, Graziella (Maria) Massari era in viaggio con Marcello Tramandoni, entrambi fotografi e viaggiatori.
Sanjay, l’autista, alla guida di una berlina bianca, li accompagnò, per una settimana, in quasi tutto il Rajasthan. È quello il più grande stato federato dell’India, si trova nel nord-est, confina con il Pakistan.
Lungo l’itinerario tra Jaipur e Jodhpur, Sanjay li invitò a visitare il suo villaggio di origine, dove vivevano i parenti. Si trovava in una piatta campagna adibita a pascolo, con scarsa vegetazione arborea.
Prima di arrivare al villaggio incontrarono lo zio di Sanjay ed una ragazza che stavano portando al pascolo i bufali. L’uomo salì a bordo dell’auto, affidando i quadrupedi alla ragazza. Curiosità: i bufali sono ansiosi di bagnarsi il bruno mantello nella prima pozza d’acqua che trovano … non certo per far dispetto al contadino esigente che vorrebbe mantenerli puliti.

Scesi dalla vettura, Graziella e Marcello furono presi dall’entusiasmo di quel posto fuori dai soliti circuiti turistici e si separarono, come fanno di solito, per realizzare belle immagini. Lasciamo Marcello e seguiamo Graziella.
Graziella è appassionata di street photography: scatta alla gente e a ciò che accade in strada. Si deve essere vigili e reattivi, cogliendo l’attimo fuggente.
Era mattino, i bambini erano a scuola; passando vicino ad un plesso un maestro la invitò ad entrare in aula, presentandola agli alunni quale turista proveniente dall’Italia. I bambini la salutarono sorridendo con il classico “hello” inglese.

Poi s’incamminò un po’ fuori dal villaggio imboccando una sterrata stradina affiancata da enormi cespugli verdeggianti, mentre ai lati si intravedevano dei laghetti. Sentì nelle vicinanze delle voci femminili; nei pressi di un pozzo con una pompa manuale notò delle donne. Esse, dopo aver lavato i panni ed averli stesi sui vicini cespugli, si stavano pettinando, prendendosi cura del loro corpo. Le indiane avevano i capelli lunghi sciolti, alcune con il velo, vestivano i loro sari di sgargianti colori con braccialetti, collane e monili vari, forse qualcuno d’oro a 14 carati. In quello stato gli abiti sembrano più colorati di altri.
Il sari è un abito tradizionale femminile indiano formato di un’ampia striscia di stoffa che avvolge il corpo e crea morbidi drappeggi. I ragazzini di ambo i sessi vestivano in stile occidentale.
Si avvicinò pian pianino con discrezione e tatto, abbassando il capo, sorridendo e salutando; chiese, a cenni, se potesse scattare qualche foto. Quelle donne, di tutte le età, sorridevano incuriosite, mentre Graziella scattava felice. Ad un certo punto si sono avvicinate. Una le disse a gesti se avesse voluto una foto insieme e, senza indugio, le prese dalle mani la reflex Nikon D3000 e le scattò una foto con le altre donne. Dallo scatto ben riuscito si evince che quella donna non era del tutto inesperta.

A quel punto alcune di loro si presero confidenza toccandole i capelli e parti del corpo … fino al fondo schiena! Probabilmente volevano farla sentire una di loro, oppure erano incuriosite dall’abbigliamento e dalla provenienza occidentale. Ho seri dubbi che lo abbiano fatto per divertimento.
Un tantino intimorita Graziella salutò, ringraziando gentilmente si sganciò. Strada facendo continuò a scattare foto ad altre donne, anche anziane sedute lungo la strada.
Nel frattempo fu raggiunta dai bambini della scuola che chiedevano con insistenza di farsi fotografare. Graziella cercava di capire dove si trovasse Marcello e l’autista; camminando riuscì a ritrovare la macchina, ma nessuno di loro due. Poi udì il rombo di una moto; era lo zio di Sanjay in sella alla sua Hero Honda venuto a prenderla per portarla a casa.

Arrivati in famiglia trovarono i parenti impegnati nelle loro attività giornaliere; c’erano bambini piccoli. Sanjay, accovacciato su una brandina di corda che svolgeva anche la funzione di tavolo, si gustava a quattro palmenti un piatto preparato dai familiari.
Terminato il pasto, Sanjay li condusse a piedi per le stradine del villaggio per far conoscere l’ambiente circostante. Dei ragazzini si tuffavano e giocavano nell’acqua non limpida di un fiume. I nostri due viaggiatori poterono così osservare la vita quotidiana della gente del villaggio e i loro usi e costumi.
Fu un’escursione piacevole e coinvolgente grazie al gentile invito di Sanjay, con il quale Graziella è rimasta in contatto.
Foto Maria Massari, testo di Eno Santecchia
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