di Manuela Perego –
Perché il Guatemala? Perché da tempo avevamo voglia di un viaggio particolare e quando abbiamo visto su di una rivista le bellezze di questo paese ne siamo rimasti così estasiati da non pensare ad altri viaggi possibili. Ci siamo andati nel periodo di Pasqua, periodo particolare per osservare il popolo guatemalteco con i tradizionali riti religiosi di origine cattolica mischiati con le usanze del popolo Maya.
Siamo partiti il 23/03/2002 in una mattinata decisamente ventosa, io non stavo molto bene, ma la voglia di avventura mi dava la forza per vivere al meglio ogni attimo.
Il viaggio in aereo è stato piuttosto lungo, con due cambi di aeromobile: il primo a Madrid, il secondo a Miami. Siamo arrivati a Città del Guatemala alle 18.30 di sera, il fuso orario di ben sette ore in meno rispetto all’Italia ci ha fatto sembrare la giornata interminabile! All’uscita dall’aeroporto un fiume umano di persone, venditori, curiosi e quant’altro ci si è fatto incontro, tutti avevano qualche cosa da vendere o da raccontare; la prima sensazione che ho avuto è stata di confusione e mi sono sentita quasi assalita da quella calca impressionante.
Ci siamo diretti verso la pensilina dei taxi , ne abbiamo preso uno e ci siamo fatti portare al nostro albergo. In poco tempo, e poca strada, ci siamo subito resi conto di come il modo di guidare guatemalteco fosse decisamente azzardato rispetto il nostro, ma per fortuna siamo arrivati sani e salvi al nostro albergo.
Stanchissimi siamo andati subito a dormire, senza neppure cenare, dalla strada arrivava il frastuono dei locali notturni vicini, ma ciò non ci ha impedito di addormentarci praticamente subito.
24/03/2002 Guatemala City – Antigua
Alla mattina del 24, di buon’ora, siamo già pronti per la nostra avventura.
Andrea esce sul balcone e riprende con la telecamera Guatemala City dall’alto. Il panorama è molto bello, in lontananza il Vulcano “Fuego” emana fumo.
Dopo esserci preparati prendiamo la navetta dell’albergo diretti nuovamente all’aeroporto, lì c’è l’autonoleggio con la nostra auto prenotata dall’Italia.
Arriviamo velocemente all’agenzia di autonoleggio, qui abbiamo già il primo assaggio della disorganizzazione e della flemma guatemalteca….la nostra prenotazione non esiste!! non ci sono auto per noi riservate!! Per fortuna il problema si riesce a risolvere nel giro di una mezz’ora e da li a poco ci portano la nostra vettura.
Carichiamo i bagagli sulla nostra Mazda 323 e partiamo, in ritardo ma felici, per Antigua.
Non è facile trovare la strada e per un po’ giriamo per Guatemala City senza trovare la benedetta statale 1 diretta ad Antigua.
Dopo parecchie indicazioni e inversioni continue di marcia imbocchiamo finalmente la via esatta ed arriviamo alla tanta cercata Statale ;
arriviamo ad Antigua che è tarda mattina; Antigua è molto bella e particolare, le strade sono quasi tutte a senso unico e una buona parte chiuse al traffico per via della processione della Settimana Santa, inoltre, come in tutto in Guatemala, i cartelli stradali sono quasi inesistenti e così ci risulta difficile trovare il nostro albergo, la “Posada San Sebastian”. Chiediamo così più volte indicazione e finalmente arriviamo alla Posada.
Il posto è molto bello e caratteristico, il piccolo giardino interno è ricco di fiori e pappagalli, io sono piena di entusiasmo. Clara si dirige alla reception, io rimango all’ingresso a parlare con un ragazzo del posto mentre Andre e Ric vanno a cercare un parcheggio per la macchina.
Qui purtroppo ci attende un’amara sorpresa, il senso di disorganizzazione anche qui ha prevalso e non si trova la nostra prenotazione. Purtroppo l’albergo dispone di sole nove stanze e posto per noi non c’è.
Per fortuna alla Posada riconoscono l’errore e si adoperano subito per trovarci una sistemazione.
La cosa è quasi immediatamente risolta, a una “quadra” (isolato) di distanza si trova l’hotel Aurora, che dispone di due stanze libere. Ci trasferiamo a piedi nel nuovo hotel, è molto grazioso, nel suo giardino vi è una splendida fontana e una miriade di fiori colorati.
L’hotel dispone persino di un parcheggio privato e questo ci tranquillizza, perché non ci piaceva molto l’idea di lasciare l’auto in strada.
Lasciamo tutti i bagagli in camera, ci armiamo di telecamere e macchine fotografiche e partiamo per la nostra avventura. Ci dirigiamo verso il centro cittadino alla ricerca di un posto dove fermarci a pranzare e capitiamo in un ristorantino all’aperto dove servono un “lomito” eccezionale, l’atmosfera è favolosa, c’è musica ovunque e le persone del posto sono molto gentili.
Finito il nostro pranzo ci dirigiamo verso le vie dove si snoda la processione, nell’aria c’è un misto di profumi: fiori, incenso, aghi di pino. Le strade sono riccamente decorate con tappeti di segatura colorata, e ornate da fiori ed aghi di pino e tutta la popolazione contribuisce alla realizzazione di questi bellissimi tappeti.
La processione, costituita da baldacchini di notevoli dimensioni portati a spalla da uomini e donne, si snoda lungo le vie di Antigua passando proprio sui tappeti preparati con tanta cura e pazienza.
Abbiamo seguito per un qualche isolato la processione e poi siamo andati a visitare i luoghi più belli in Antigua.
Ci siamo diretti verso la Cattedrale della Merced, a piedi della chiesa c’era un brulicare di gente: donne che preparavano fiori e palme per la processione, il mercato con i suoi odori e la sua gente.
La chiesa della Merced è molto povera nel suo interno, mentre esternamente è uno spettacolo: l’intonaco giallo delle facciate fa risaltare i bassorilievi bianchi che quasi sembrano di soffice crema poggiati su un insolito pan di spagna.
Anche il convento è molto bello, peccato che il terremoto lo abbia semi distrutto. Al centro del patio del convento, vi è una fontana di 17 metri di diametro semplice ed elegante allo stesso tempo.
Finita la giornata ci dirigiamo verso il nostro piccolo hotel, ci prepariamo per la sera e andiamo a cenare alla “Posada di Don Rodrigo”. Qui bevo la mia prima “pina colada”….. è buonissima!!!.
La serata finisce presto, siamo molto stanchi e il fuso orario comincia a farsi sentire, così, dopo innumerevoli sbadigli, decidiamo di andare a dormire.
25/03/2002 Panajachel
Alla mattina ci alziamo presto, sono le 7.00 ed io ed Andrea siamo già nel giardinetto dell’hotel a prendere il sole.
Richi e Clara ci raggiungono poco dopo e assieme andiamo a fare colazione.
Il tempo è eccezionale, intorno a noi c’è una calma incredibile.
Facciamo una ricca colazione, lasciamo l’hotel e ci dirigiamo verso il Lago di Atitlan.
Il Guatemala ha un territorio montuoso, ricco di vulcani, le strade sono un susseguirsi di salite e discese, non esistono gallerie o trafori, il terreno e troppo franabile per permettere tali opere.
Di conseguenza i tempi per gli spostamenti sono piuttosto lunghi, e l’auto in nostro possesso è bella solo da vedere, infatti in salita non riesce a superare i 20 Km orari.
Ci fermiamo lungo il tragitto in un suggestivo punto panoramico, in lontananza si vede il lago di Atitlan e il paese di Panajachel.
Arrivano di corsa due bellissime bimbe che vogliono venderci dei braccialettini, noi non compriamo nulla ma le riempiamo di caramelle…questa è la cosa che le rende più felici, giocano persino con le carte delle caramelle che gli abbiamo dato, fanno una incredibile tenerezza.
Ripartiamo dopo circa mezz’ora, arriviamo a Panajachel che è quasi ora di pranzo.
Cerchiamo il nostro hotel il “Dos Mundos”, fortunatamente lo troviamo quasi subito, è praticamente in centro paese.
L’hotel è molto bello, è costituito da bungalow immersi in un incantevole giardino. Il proprietario è un italiano tifoso della Roma, infatti all’ingresso i muri sono tappezzati da poster romanisti, sciarpe, scudetti ecc.
Riccardo che è sia romano che romanista si sente a casa!!
Lasciamo i bagagli nelle nostre stanze e andiamo a visitare Panajachel., facciamo un breve giro sul lungo lago e ci fermiamo a pranzare al “Sunset Cafè” il locale è incantevole si trova su di una terrazza all’aperto con una meravigliosa visuale sul lago di Atitlan.
Qui degustiamo delle nachos veramente deliziose.
Nel pomeriggio decidiamo di visitare la riserva naturale di Atitlan, secondo le indicazioni del personale dell’albergo, la riserva è raggiungibile a piedi in circa dieci minuti. In realtà il tempo necessario per arrivarci è quasi il triplo e la strada è per di più quasi tutta in salita. Arriviamo alla riserva, compriamo il biglietto (che costa decisamente di più di quanto ci aspettassimo) ed iniziamo la nostra gita.
Personalmente non ho trovato questo luogo così bello, mi è parso tutto molto abbandonato e mal curato.
Clara e Ric decidono di fare il percorso più lungo, io ed Andrea optiamo invece per andare a vedere la “fattoria delle farfalle”.
Non è stato facile trovare la fattoria, perché le indicazioni per arrivarci non c’erano e gli addetti del Parco non capivano ne la parola “farfalla” ne “butterfly”.
Dopo molti tentativi di spiegazione tra noi e gli addetti, siamo riusciti a comprenderci a vicenda. Ora so che farfalla si dice “mariposa”.
Arriviamo alla fattoria, è un posto molto piccolo e pieno di fiori, le farfalle sono poche, ma quelle che svolazzano sono comunque meravigliose.
Su di una balconata c’è un aquilotto, è molto tranquillo e si lascia avvicinare e fotografare.
Finiamo il nostro giro e ci ritroviamo fuori dalla riserva con Clara e Ric.
Alla sera decidiamo di cenare in un piccolo ristorante sul lago che ci sembrava davvero invitante. In realtà abbiamo mangiato veramente male, ed il servizio è stato lento ed inefficiente, per fortuna la vista sul lago ci ha ripagato in parte dell’atroce cena subita!
Subito dopo cena facciamo un giro in paese ad ammirare le numerose bancarelle di artigianato presenti e poi, ancora una volta esausti, ci ritiriamo nelle nostre stanze.
26/03/2002 Panajachel – lago di Atitlan
Alla mattina di buon’ora ci prepariamo per effettuare la gita sul lago di Atitlan. Arriviamo al molo da dove partono le imbarcazioni che organizzano escursioni sul lago.
Decidiamo di salire a bordo della “Naviera Santa Fe”, è una imbarcazione modesta ma grande e bella solida…l’unico problema è che non è quella che ci porterà in giro per il lago!!!! Ci fanno infatti salire su questa naviera, ma non ci fanno accomodare…la naviera è solo uno specchietto per le allodole….la vera imbarcazione è dietro!!! Attraversiamo il ponte della “Santa Fe” e scendiamo su di una bagnarola ben nascosta, con tutti i vetri rotti e le assi di legno divelte.
Io incomincio a ridere, anche gli altri passeggeri fanno lo stesso. ..a questo punto l’unica nostra speranza è che la bagnarola stia a galla!!!
Iniziamo la nostra gita….il lago è molto grande, i vulcani tutt’attorno sono un vero spettacolo.
Arriviamo al primo paese “San Pedro la laguna”. Nel paesino le donne sono indaffarate al mercato, mentre gli uomini, nella piccola chiesa, preparano i festeggiamenti per la Pasqua.
Troviamo sulla strada dei bellissimi bambini vestiti con i loro abiti tradizionali, Andrea si fa fotografare in loro compagnia e come ringraziamento diamo a loro delle caramelle.
Sono felicissimi e allegrissimi, la loro gioia di vivere è contagiosa.
Dopo un breve giro al mercato, ricco di colori ma anche di odori insopportabili, riprendiamo la nostra imbarcazione per andare alla seconda meta della nostra gita.
Arriviamo dopo circa mezz’ora di navigazione al paese di “Santiago de Atitlan”. Il paese è decisamente più grande del precedente ed è notevolmente più turistico.
Anche qui si svolge il mercato, ma è diviso in zone, la parte più bella è quella della zona vicino al molo, ricca di prodotti artigianali: tessuti, sculture in legno , oggetti in giada.
Un bimbo ci viene incontro per portarci a vedere “Maximon” un Santo del posto venerato dalla gente….purtroppo non ci andiamo perché Clara sta poco bene, cerchiamo così un posto dove fermarci per fare uno spuntino, bere un po’ d’acqua e soprattutto ripararci dal forte sole.
Ripartiamo da Santiago dopo un’oretta per andare alla terza meta, Clara nel frattempo si è leggermente ripresa.
Arriviamo a “Sant’Antonio Palopo” che il caldo è veramente alle stelle. Il paesino è molto piccolo, ma estremamente accogliente, si sviluppa tutto in salita, bisogna faticare parecchio per visitarlo. In alto, vicino alla chiesa, spicca un enorme cartello bianco con scritto “benvenidos”, già in lontananza l’avevamo notato.
Lungo il lago ci sono donne e bambine che preparano fiori e palme probabilmente per le festività pasquali.
Qui affrontiamo le nostre prime spese, ci sono piccoli laboratori dove le donne confezionano a mano coperte, sciarpe, vestiti, borse ecc.
Andrea e Ric incominciano a contrattare sui prezzi, io e Clara lasciamo fare a loro, perché noi due saremmo ben capaci di farci fregare facilmente!!
Ric si prende del taccagno da una donna del posto, ma alla fine ci portiamo via parecchie cose, anche quelle che non ci servono!!!
Ripartiamo dopo appena tre quarti d’ora e alle 15.00 del pomeriggio attracchiamo al molo di Panajachel. Pieni di pacchetti ci dirigiamo al “Sunset cafè” , abbiamo voglia di gustarci le nachos al formaggio che ci piacciono tanto. Al locale fanno una musica briosa ed il contesto è meraviglioso: dal lago arriva una piacevolissima brezza ed è bellissimo degustare le nostre nachos al ritmo di musiche così piacevoli e con un panorama così mozzafiato davanti a noi. Restiamo al Sunset Cafè per parecchio tempo , poi andiamo in paese a fare il consueto giro tra le bancarelle in cerca d’affari.
Io compro due collanine di perline, Andre contratta a lungo per un tappeto, Clara prende un bellissimo copri cuscino fiorato.
Alla sera decidiamo di cenare in albergo, il ristorante italiano è buonissimo, ed io mi mangio dei poco “guatemaltechi” bucatini all’amatriciana, lo so che è un po’ insolito, ma la pasta mi manca davvero molto!!
Finito di cenare ci ritiriamo presto nelle nostre stanze, non ritorniamo a fare un giro in paese perché siamo piuttosto stanchi, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il mattino dopo.
27/03/2002 Quetzaltenango – Fuentes Georginas
Alla mattina del 27 non abbiamo bene in mente cosa fare. Decidiamo durante la colazione il tragitto della giornata.
Prendiamo la nostra macchina e ci dirigiamo verso Quetzaltenango.
Il paese è molto grande, ma da vedere non c’è poi molto. Facciamo un giro nel “Parque Centramerica” , visitiamo la cattedrale e il teatro municipal.
Ci rechiamo all’ufficio dell’INGUAT, (l’ente del turismo guatemalteco) per prendere le carte per arrivare a Fuentes Georginas, che dalla nostra guida appare come la più bella stazione termale del Guatemala.
La strada per arrivare alle fonti è lunga e praticamente tutta in salita. Da Quetzaltenango ci arriviamo dopo quasi un’ora di viaggio. Nel tragitto passiamo in mezzo a paesini quasi irreali, poveri ma estremamente colorati, brulicanti di gente indaffarata ma sempre sorridente.
Ci fermiamo in più punto ad ammirare il panorama, il paesaggio è un susseguirsi di pianure sterminate contornate da monti e vulcani che si perdono all’orizzonte.
È veramente tutto molto bello e suggestivo, il paesaggio che si apre ai nostri occhi è un vero spettacolo, tutta la strada effettuata è in qualche modo riappagata dallo spettacolo che la natura ci sta offrendo.
Arriviamo finalmente alla nostra meta, le fonti non sono male ma sono troppo affollate e l’acqua è piuttosto sporca.
Rinunciamo così al nostro bagno e decidiamo di intraprendere il sentiero che ci porta al Vulcano Zunil. Il percorso è ben segnalato ma piuttosto difficoltoso.
Io mi sento molto stanca, tutti i medicinali che prendo per curare la mia sinusite mi debilitano parecchio. Decido di fermarmi circa a metà del percorso e con Andre ritorno indietro all’inizio del percorso.
La discesa è più difficile del previsto, scivolo più di una volta, le mie scarpe dalla suola in gomma non sono decisamente adatte alla scalate di un vulcano.
Con tanta fatica , e anche un po’ di paura, riusciamo a ritornare al punto di partenza e li aspettiamo Clara e Ric.
Al ritorno dei due compagni decidiamo di tornare a Quetzaltenango a consumare uno spuntino, le Fuentes Georginas sono state un po’ deludenti, ma anche le cose negative fanno parte dell’avventura.
A Quetzaltenango facciamo uno spuntino al “Cafè Baviera”…è un locale in stile europeo, con fontana al centro e numerosi oggetti provenienti dall’Europa appesi alle pareti. Ci portano dei sandwich di pollo con patatine fritte in piatti tutti sbeccati ma il sandwich è comunque buono ed il caffè è il migliore che fin’ora abbiamo provato.
Finito di mangiare ci rimettiamo in marcia verso Panajachel.
Arrivati a Pana decidiamo di darci alle spese, compriamo delle bellissime coperte fatte a mano, io ne prendo due: una per me e Andrea e l’altra da regalare ai miei genitori, mia mamma si è tanto raccomandata di portargliene a casa una e non posso certo non farlo!
Ric e Andre contrattano , come al loro solito, ma anche come si usa fare da queste parti, sui prezzi; confrontiamo le offerte migliori tra i vari venditori e alla fine decidiamo di acquistare le coperte da una signora molto gentile che lavora il suo cotone li nel suo “negozietto” assieme alla sua bimba che avrà circa 3 anni.
Portiamo i nostri acquisti in albergo.
La nostra valigia è gia piena , cerchiamo di organizzarla al meglio per farci stare tutti i regali…manca ancora metà della vacanza e abbiamo già comprato un’infinità di cose!!
Usciamo per cenare, e andiamo nuovamente al “Sunset cafè”, il posto è molto bello, il cibo è veramente buono, per questo alla fine ci piace tornare lì.
Anche questa sera c’è musica dal vivo, le musiche in Guatemala sono sempre allegre e coinvolgenti, a stento riesco a trattenermi da ballare mentre mangio.
Finito di cenare facciamo un ultimo in giro in paese, è l’ultima sera che passiamo a Pana, e so già che questo paese così bello e radioso mi mancherà tantissimo.
28/03/2002 Chichicastenango
Di buon’ora partiamo da Panajachel.
Salutiamo il nostro grazioso hotel e partiamo alla volta di Chichicastenango. È giovedì ed a Chichi il giovedì e la domenica si svolge il mercato più famoso di tutto il Guatemala, i venditori arrivano già dalla sera prima per preparare le loro bancarelle, e lo spettacolo di questo mercato è veramente unico.
Arrivati a Chichi, lasciamo l’auto nel “Parquet San Tomas”, qui troviamo un ragazzo del posto che parla molto bene l’italiano che si offre di farci da guida per tutta la giornata.
Lo reclutiamo e partiamo per la nostra visita.
Il mercato è davvero immenso, i pezzi di artigianato meravigliosi. Tra le prime bancarelle ne noto una che ha degli splendidi lavori di cotone. Mi piace davvero molto una rappresentazione del calendario Maya, fatta interamente a mano. Al centro del calendario spicca una delle piramidi di Tikal con ai lati due “Quetzal” il volatile simbolo del Guatemala, che da inoltre il nome alla moneta nazionale.
Decidiamo di ripassare più tardi e di continuare la visita per il paese.
Arriviamo, attraverso le bancarelle, alla “Iglesia de San Tomas”. Il portone centrale è insolitamente aperto, e anche a noi occidentali è consentito, in questa occasione, salire sugli scalini sacri di questa chiesa.
L’interno è molto povero, sul pavimento ci sono aghi di pino che emanano un profumo davvero particolare. In fondo, verso l’altare, ci sono delle pale molto belle ma estremamente logorate dal tempo.
Dall’alto degli scalini della chiesa si ha una splendida visuale sul mercato. Frontalmente si intravede la “Capilla del Calvario”, più tardi andremo a visitarla. Tomas, la nostra guida, ci porta a vedere un alberghetto vicino che ha al suo interno un giardino meraviglioso con bellissimi pappagalli. Nel giardino c’è un’anziana donna che vende graziose bamboline, decidiamo di comprarne alcune, lei ci sorride e ci dice che oggi siamo i suoi unici clienti.
Mi fa molta tenerezza, ha uno sguardo molto dolce e mi ricorda la mia nonna. Usciamo dall’alberghetto e ci dirigiamo verso la “Capilla”.
Nei pressi della Capilla c’è molta confusione, sta arrivando la processione; degli uomini anziani, piuttosto magrolini, portano a spalla dei baldacchini con sopra delle statue rappresentanti Gesù e la Madonna. Tutt’intorno i venditori si accalcano con la loro mercanzia.
Nell’aria si sente una musica molto struggente che accompagna un fedele che recita delle preghiere al microfono. L’incenso è dappertutto, l’atmosfera è magica, io sono entusiasta di quello che mi accade intorno, per me è uno spettacolo che non scorderò mai.
Questo sarà senza dubbio uno dei ricordi migliori che porterò con me del Guatemala.
Dopo la processione continuiamo il nostro giro , proseguo con gli acquisti, io sono alla ricerca di una maglietta per mio fratello, Andre cerca dei quadrettini per i suoi genitori.
Ci fermiamo a pranzare al hotel – ristorate San Tomas.
Tutto a Chichi prende il nome da Tomas, il Santo patrono: la chiesa, le vie, il parcheggio, il ristorante, l’albergo, la nostra guida….è tutto un unico Tomas!!!.
Pranziamo in questo incantevole ristorante con un magnifico giardino e tanti pappagalli colorati. Il cibo è molto buono ed è, come al solito, accompagnato da molta musica.
Finito il pranzo ritorniamo al mercato dove facciamo gli ultimi acquisti prima di lasciare Chichi. Ci dirigiamo verso l’interno del mercato dove vendono frutta e verdura, io compro un bustina contenete della frutta fresca appena tagliata. Non mi curo troppo di tutte le raccomandazioni su cosa mangiare e cosa non, la frutta in quei pacchettini di plastica mi alletta troppo!!! Con in mano la mia bustina torniamo alla prima bancarella vista, dove esponevano il calendario Maya che mi piaceva così tanto, e decido con Andre di comprarlo. Anche Clara ne prende uno simile, con raffigurato, al posto della piramide di Tikal, il lago di Atitlan.
Tomas ci riaccompagna alla nostra auto, lo salutiamo, facciamo una foto ricordo con lui e poi ripartiamo per andare a Guatemala City.
Sulla strada ci fermiamo al sito archeologico di Iximchè vicino a Tecpan. Il giro al sito è purtroppo molto breve, perché il tempo a nostra disposizione è ridotto, dobbiamo infatti essere prima delle 18.00 a Guatemala City per restituire l’auto presa a noleggio e prendere poi l’autobus diretto a Tikal.
Riusciamo ad arrivare puntuali a Guatemala City , e andiamo all’agenzia a restituire l’auto, ma quando arriviamo sul posto troviamo l’agenzia chiusa. La preoccupazione a quel punto diventa forte, dovevamo restituire l’auto, riprenderci i soldi della caparra, e infine recarci a prendere il pullman per Tikal.
Andre e Ric vanno all’aeroporto a cercare un bancomat ed a vedere se all’altra agenzia di autonoleggio possono aiutarci, e mentre io e Clara rimaniamo sedute in macchina, arrivano i gestori dell’agenzia che subito si scusano del contrattempo e ci spiegano che avevano dimenticato le chiavi del locale a casa!!!
Al ritorno di Ric ed Andre sbrighiamo le ultime formalità e poi ci rechiamo a prendere il pullman.
Viaggeremo di notte diretti a Tikal.
29/03/2002 Tikal
Arriviamo a Flores che sono le sei del mattino, a causa della coincidenza per Tikal, saltata per colpa del ritardo del nostro pullman, ci vediamo costretti a salire su di un pulmino mal ridotto che fa la spola tra i vari alberghi tra Flores e Tikal. Arriviamo a Tikal dopo un viaggio di un’ora e mezza circa, e ci indirizziamo al nostro albergo, che si trova proprio all’ingresso del sito, il “Jaguar Inn”.
L’hotel sembra carino, chiediamo di poter fare colazione e ci accomodiamo ai tavolini del ristorante.
La colazione ci viene servita poco dopo, il pane è durissimo, il burro salato ed il caffè è il più disgustoso che abbia mai bevuto!!! In compenso il piatto di frutta è abbondante, e ci accontentiamo di quello.
Ci facciamo forza e, dopo aver lasciato le valigie nella hall, entriamo al sito di Tikal.
Il sito archeologico è immerso nella foresta del Peten; già nella prima piramide, la più bassa, mi tremano le gambe all’idea di salire e soprattutto di scendere da quegli scalini così ripidi.
Mi faccio coraggio e, dopo una salita tutto sommato piuttosto semplice, a forza di “culate” scendo dalla piramide, Andre e Ric se la ridono allegramente, ma in realtà anche loro hanno le loro difficoltà nello scendere!!
Sono molte le meraviglie di Tikal, senza dubbio la più esaltante è costituita dalla “Grande Plaza” , dove i due templi gemelli e l’acropoli tutt’intorno donano uno spettacolo meraviglioso. In un primo momento stento a decidere di salire sull’altissimo e ripidissimo “Tempio II°” , poi ci salgo e arrivata in cima mi accorgo che valeva certamente la pena fare tanta fatica: lo spettacolo che si gode da lassù è senza dubbio meraviglioso.
Facciamo numerose foto e abbondanti riprese, poi decidiamo di scendere e continuare la visita verso l’acropoli nord. La discesa è certamente molto impegnativa, l’altezza è rilevante e la pendenza dei gradini è estrema, ma alla fine riesco a scendere.
All’acropoli nord troviamo degli edifici con bellissime maschere giganti scolpite sulle pareti, anche qui fotografiamo di tutto…persino un tacchino che passa indisturbato tra la gente!!.
La visita prosegue per numerosi edifici, il complesso di Tikal è veramente immenso. Arriviamo verso sera alla piramide del “Mundo Perdido”, questa piramide è alta ben 32 metri e la sua sommità è piatta e priva di tempietto, per cui da li sopra si ha una visuale a 360° su tutta Tikal.
Decidiamo di aspettare lì il tramonto, lo spettacolo è veramente unico ma il sole scende ad una velocità sorprendente e in men che non si dica su Tikal cala già il buio.
La discesa dalla piramide si fa quindi abbastanza difficile, gli scalini sono piuttosto logorati e il buio non ci aiuta di certo. Per uscire dalla foresta ci sono le guardie che con le pile ci fanno strada nelle folta vegetazione.
Ci dirigiamo verso l’hotel e prendiamo possesso delle nostre stanze. A Tikal non arriva la corrente elettrica e alle 21.00 staccano il generatore, così ci tocca per primo mangiare a lume di candela nel ristorante dell’albergo, e poi raggiungere le nostre stanze con torce a pila e candele!!!
Dormire nella foresta del Peten non è stato facile… le “scimmie urlatrici” hanno “urlato” tutta notte, ed altri animali, non ben definiti, si sono fatti tenacemente sentire, ma alla fine ci siamo comunque addormentati.
30/03/2002 Tikal
La nostra giornata (la seconda a Tikal) inizia presto.
Alle 7.00 siamo già all’ingresso del sito, pronti per terminare la visita iniziata il giorno prima.
Ci dirigiamo subito verso il “Tempio IV°”. Questo tempio è il più alto di Tikal, con i suoi 64 metri di altezza.
La cima è raggiungibile solo attraverso ripidi scalini in legno, perché la scalinata originale è sepolta sotto la fitta vegetazione che ormai non è più possibile estirpare.
Dalla cima si ha una visuale solo su di una parte di Tikal, ma l’altezza è così impressionante che ne è valsa davvero la pena salire fin lassù. Dopo una breve sosta per ammirare il paesaggio scendiamo e decidiamo di ritornare alla “Grande Plaza” per terminare la visita all’acropoli e per visitare i palazzi e i templi minori non ancora visitati.
Prima di sera abbiamo visitato tutta Tikal e io mi rendo conto che non dimenticherò mai questo posto….. la cultura Maya è così misteriosa ed affascinante….i segni lasciati da questa civiltà sono incredibili.
Usciamo dal sito quasi a malincuore. Saluto la ricca e lussureggiante foresta del Peten, saluto le piramidi i palazzi e i templi Maya. La vacanza sta volgendo al termine e ciò mi dispiace molto.
Torniamo alle nostre stanze a preparare le valigie (prima che tolgano la corrente) e poi andiamo a cenare al “Jungle Lodge” , un altro albergo interno al sito che offre una buona cucina e molta ospitalità.
La nottata passa più tranquillamente rispetto a quella precedente, forse le nostre orecchie si sono abituate al frastuono della foresta, o forse siamo solo molto stanchi… sta di fatto che sia io che Andre ci addormentiamo più facilmente e ci svegliamo ben riposati il mattino dopo.
31/03/2002 Rio Dulce
Ci svegliamo davvero presto, tra le 5.00 e le 7.00 passa un pullman per Flores. L’intervallo (5.00 – 7.00) di due ore ci vede costretti ad aspettare senza sapere quando esattamente arriverà il pullman. Finalmente il pullman arriva (alle 7.15) e ci porta a Flores dove abbiamo la coincidenza per “Rio Dulce”.
Arriviamo a “Rio Dulce” che sono le 14.00, il paesino è caotico e pieno di gente. Il nostro albergo è sull’altra sponda del fiume. Telefoniamo all’albergo per avvisare del nostro arrivo e da li a cinque minuti arrivano a prenderci con una imbarcazione a motore che ci porta direttamente all’albergo, il “Catamaran”.
L’albergo ci è apparso subito incantevole, immerso in una lussureggiante vegetazione caraibica con bungalow su palafitte direttamente sul fiume e, al centro della struttura alberghiera, una incantevole piscina.
Passiamo la giornata a rilassarci in piscina, oggi decidiamo di riposare un po’, Ric ed Andre sono felicissimi, a fatica si riesce a tirarli fuori dall’acqua.
Pranziamo ai bordi della piscina con gustosissimi sandwich e “papas fria” e sorseggiamo Coca Cola!! Più tardi Ric ed Andre vanno con un motoscafo in paese a cercare un bancomat (come al solito abbiamo già esaurito il contante!!) mentre io e Clara restiamo a riposarci in piscina.
In serata ceniamo nel ristorante con vista sul lago di Izabal, e gustiamo specialità del posto a base di pesce. La serata passa tranquillamente e anche la notte è abbastanza tranquilla, anche se scandita dai versi dei rospi che sembra abbiano scelto come “campo base” proprio lo spazio sottostante il nostro bungalow!!!
01/04/2002 Rio Dulce
La giornata è già splendida di prima mattina, decidiamo di fare una gita lungo il fiume e di andare fino a Livingston, la prima cittadina, sul mare dei Caraibi, più vicino a noi.
Purtroppo abbiamo solo poche ore a disposizione, alle 14.00 dobbiamo prendere il pullman per andare a Guatemala City.
Alle 7.45 siamo già sulla barchetta a motore pronti per la gita. Velocemente percorriamo il primo tratto di fiume per arrivare al “Biotopo Chocon Machacas”, una riserva di 7.600 ettari posta in un bellissimo paesaggio fluviale; con la nostra barchetta percorriamo dei sentieri d’acqua che si snodano attraverso mogani, palme, mangrovie e stupendi fiori d’acqua.
Usciti dal Biotopo, ci dirigiamo verso una caletta dove l’acqua è bollente perché alimentata dai vulcani vicini, facciamo un bagno rilassante…a tratti l’acqua diventa ustionante, ad Andrea gli viene tutta la schiena rossa.
Dopo una buona mezzora di immersione ritorniamo sulla nostra barchetta e riprendiamo il viaggio verso “Livingston”. Poco prima di arrivare alla meta entriamo in una gola chiamata “Cueva de la Vaca” le cui pareti scoscese, coperte da una folta vegetazione, sono spettacolari.
Arrivati a Livingston facciamo una breve sosta, mentre Ric ed Andre fanno un giro in paese, io mi sdraio al sole dei Caraibi. Purtroppo rientriamo quasi subito a Rio Dulce, ma sulla strada del ritorno abbiamo ancora il tempo di fare un piacevole bagno in una caletta vicino ad un villaggio di pescatori.
Al nostro rientro al Catamaran, il personale dell’albergo ci ha già preparato un pacchettino a testa contenente panini, bibite e frutta per il nostro viaggio verso Guatemala City.
Ci riportano con la barchetta in paese, e lì aspettiamo, nell’agenzia della “linea dorada” il nostro pullman per ritornare in città. Purtroppo dopo circa due ore di attesa arriva la notizia che il nostro pullman si è rotto lungo il tragitto, così ci caricano su di un pulmino e di fretta e furia ci portano (a noi ed altri tre turisti) a Guatemala City, dove arriviamo in serata.
Alle 19.00 circa siamo nella hall dell’Holiday Inn, lo stesso albergo da cui è iniziata la nostra avventura. Andiamo nelle nostre stanze e, dopo un bagno rilassante, ci rechiamo a consumare la nostra ultima cena in Guatemala.
Inizio ad essere triste, ormai siamo proprio alla fine, abbiamo solo mezza giornata ancora da trascorrere in Guatemala e poi si torna a casa.
02/04/2002 Guatemala City
L’ultimo giorno in Guatemala lo passiamo a visitare la città, prendiamo un taxi e ci dirigiamo nel centro cittadino, il tassista ci raccomanda di tenere bene stretti i portafogli, e toglierci da dosso qualsiasi oggetto prezioso abbiamo con noi.
Dopo aver seguito i consigli del tassista , ci dirigiamo verso il “Mercato central”, un mercato coperto dove si possono fare ancora buoni affari. Il mercato è vasto e la merce esposta è molto varia. Dopo gli ultimi acquisti ci dirigiamo verso la “Plaza Mayor” visitiamo la “Catedral metropolitana”, il “Palacio Nacional” e poi il “Parque Minerva”.
Torniamo in pullman al nostro albergo, prendiamo i nostri bagagli e con la navetta dell’albergo ritorniamo in aeroporto.
La vacanza è ormai finita, sbrighiamo le ultime formalità in aeroporto e poi ci imbarchiamo sul nostro volo.
Il volo del rientro è ancora più lungo di quello dell’andata, soprattutto perché si accumulano ritardi tra Miami e Madrid.
In aereo ho molto tempo per ripensare a questa vacanza… nella mia mente rimarranno impressi i volti, i sorrisi e la gentilezza del popolo Guatemalteco.
I colori degli abiti, delle stoffe e delle case…
Il mercato di Chichicastenango, con la sua caoticità, il profumo di incenso misto a quello di fiori e aghi di pino..
La magnificenza di Tikal con la Grand Plaza e il tramonto dalla cime del “Mundo Perdido”.
E infine la natura, il Lago di Atitlan, il fiume Rio Dulce, il fumo dal Vulcano Fuego.
Ricordi bellissimi e indelebili…un altro viaggio da ricordare e da cui imparare a conoscere culture e civiltà diverse.
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