di Rosalba d’Adamo –
Siamo tornati al nostro vecchio amore: la Germania.
Desideravamo da troppo tempo un viaggio attraverso i luoghi della Germania medievale, le vecchie città feudali. Almeno quello che è rimasto dopo la barbarie della seconda guerra mondiale: molto poco per la verità. L’itinerario si sarebbe snodato sulla laterale est, fino ad arrivare alla regione della Turingia. Il cuore geografico, storico e culturale della Germania e dell’Europa. Nella lotta con l’altra meta, palesatasi nella tarda primavera, e cioè raggiungere Budapest attraverso la bassa Slovenia, circumnavigando il Balaton, ha prevalso da quasi subito il richiamo del Nord sbaragliando i pallidi echi della Pusza ungherese e non per minore interesse oggettivo ma semplicemente perché la Germania è amore puro.
La partenza è alle 7 di lunedì 30 giugno 2014, destinazione Verona: è l’unico punto fermo di un tour lasciato per il resto al caso, se non nella meta di arrivo, Eisenach, Turingia, 1700 km più su.
Arriviamo a Verona alle 14 del pomeriggio e ci fermiamo all’ottimo Euromotel CroceBianca, sulla via Bresciana, periferia nord-ovest.
L’Abbazia di San Zeno ci accoglie improvvisa subito dopo la cinta muraria. Un luogo incantevole, la facciata medievale, che nasconde il portico in mattoncini di fiume ed una basilica in stile romanico veronese; eretta sul cimitero che ospitava le spoglie del santo, morto nel 4* secolo e strutturata su vari interventi dal X* al 14* sec.; le navate si sviluppano su tre livelli con cripta ed altare su scalinata con balaustra. All’interno si può ammirare La Pala del Mantegna. La piazzetta antistante il sagrato è un’ oasi di tranquillità che merita una sosta.
La città è ricca delle testimonianze dell’impero asburgico di cui fu avamposto militare importantissimo tale da costituire territori di difesa imprescindibili fino alle ultime guerre d’indipendenza, come prova la presenza di numerose caserme sorte sugli antichi contrafforti. Non dimentichiamo che Verona era il centro nevralgico delle forze armate austriache comandate dal maresciallo Radetsky nel tentativo di arginare le spinte nazionalistiche italiane durante il Risorgimento.
Il nastro dell’Adige si snoda attraverso l’abitato, delineato da un passeggiata pedonale tra fiori bellissimi con un’ansa verso sud e Ponte di Castel Vecchio, conosciuto anche come Ponte Scaligero: è un ponte di Verona sul fiume Adige e fa parte della fortezza di Castelvecchio.
Costruito in mattoni rossi nella parte superiore, come tutti i monumenti medioevali di Verona, e in marmo bianco in quella inferiore, il ponte è costituito da tre arcate di ampiezza decrescente che poggiano su due torri pentagonali. L’invasione napoleonica, la caduta della Serenissima, la stagione francese tra il 1794 e il 1814. Nelle campagne in Italia, Napoleone tentò la conquista di Trento infiltrandosi lungo le valli dell’Adige e del Brenta.
E’ il periodo della dominazione austriaca (1815-1865) con il regno Lombardo-Veneto e le disastrose guerre d’Indipendenza, o meglio di conquista, dei Savoia sfociate nel regno d’Italia, combattute principalmente sul confine del Mincio.
Il famoso ‘quadrilatero’ asburgico, tra Verona, Peschiera del Garda, Mantova e Legnago.
Praticamente tutta una provincia militarizzata e votata alle imponenti opere di difesa, con Verona ridotta ad una immensa caserma.
La piazza dell’Arena è molto elegante, l’anfiteatro al centro con allineate le facciate che tradiscono il carattere a lungo mitteleuropeo della città. Piazza delle Erbe, bellissima, ha sostituito le erbe del toponimo con le chincaglierie cinesi, ma è sempre incantevole, con Piazza dei Signori che vi si apre come un gioiello racchiuso in uno scrigno.
Le sollecitazioni culturali danno di Verona un’idea di avanguardia e di modernità nell’offerta artistica, soprattutto per quanto riguarda teatro e musica con esibizioni di artisti da tutto il mondo.
La sera, vicino l’hotel, una sagra gremitissima ci ha accolti tra i suoi stand gastronomici e convinti ad una serata di balera con musica dal vivo!
Decidiamo di attraversare l’Austria attraverso il Brennero e Innsbruck, dirigendoci verso Salisburgo.
Attraverso le montagne austriache, la strada si snoda stretta toccando paesini fiabeschi dalle tipiche facciate dipinte con scene bucoliche e fiori e putti di gesso bianco.
I sobborghi salisburghesi si rivelano difficili da penetrare, e ripieghiamo nella scelta di un tipico hotel tirolese nella frazione di Untersberg. Il nome é ripreso dalla montagna di 1900 metri che lo sovrasta e che è raggiungibile tramite la funivia che si snoda da dietro l’hotel. Una scelta ottima, hotel completamente in legno, nuovissimo e luminoso. Dopo la cena nella lussuosa Stube, ci concediamo una passeggiata nella vicina piazzetta di Sankt Leonhard. Come sempre nei villaggi austriaci e tedeschi, alla chiesa è annesso un minuscolo cimitero stracolmo di piante fiorite, croci in ferro battuto e marmi colorati. Nelle vicinanze scorre un corso d’acqua impetuoso, immerso nell’umidità e nei vapori del tramonto. Il campanile della chiesetta gotica si staglia con le guglie aguzze nel cielo blu della notte imminente. Nella hall dell’albergo una vecchia foto in bianco e nero mostra l’ansa del fiume al lato della chiesa, dove in uno spiazzo erboso allestito, forse la foto è degli anni ‘60 del secolo scorso, una fiera contadina del bestiame. La foto rievoca la vera natura del sobborgo di Salisburgo. Un sobborgo contadino e di allevatori di mucche.
La mattina, dopo aver visitato la deliziosa frazioncina di Grodig ci dirigiamo verso Salisburgo. La città di Mozart non smentisce la sua fama: elegante, con il Danubio che la attraversa sinuoso, i palazzi settecenteschi, la rupe severa dell’arcivescovo Colloredo, quello che prendeva a calci il giovane Amadeus, domina la cittadina costruita sulle rive della Salz, memore di commerci antichi e tutt’ora ricchissimi di sale e altre spezie. Le birrerie imperiali e la più antica Bacherei (forno) visitati dalle scolaresche in escursione didattica, attraverso la lunga scalinata che porta al castello che salgono guidati dalle insegnanti. Salzburgh non può prescindere da Amadeus, la cui impalpabile presenza permea l’intera vita cittadina: tutto gli è dedicato dal Museo cittadino alle piazze fino al più umile negozietto o caffè e finanche nei nomi dei pasticcini.
Casa natale di Mozart e Associazione Musicale a Salisburgo
Ultima veloce tappa in Austria, la cittadina termale di Bad Reichenhall: caffè e negozi lussuosi nello stile della rinascenza austriaca, negozi per turismo termale e fontane zampillanti allietano il corso invaso di anziani che cercano di ringiovanire.
La strada attraverso la Germania la percorriamo sotto una pioggia incessante, che si dirada solo verso la metà del pomeriggio, quando, lasciata l’autostrada imbocchiamo la route 5 che sale da sud est costeggiando l’Osterreich prima e la Repubblica Ceca poi, attraversando quella che una volta era la DDR. Attraversiamo Rosenheim sotto una pioggia battente e senza fermarci. Superata la città apprezziamo il paesaggio. Ancora in Baviera, distese interminabili di campi di luppolo, orzo e avena, pronti per la mietitura, oro a perdita d’occhio, su su ai lati del nastro d’asfalto, dapprima fiancheggiati da linde casette e villette e paesi comunque tipici dell’agiatezza dell’ovest. In lontananza, oltre i campi e boschi, si stagliano i comignoli giganteschi delle centrali nucleari con il fumo biancastro che si confonde con le nuvole. Il paesino di Sankt Jackob è solo una strada con villette linde dai balconi fioriti; nonostante la pioggia e l’ora (primo pomeriggio), la chiesa è aperta. La Baviera è cattolica, l’interno è meraviglioso, a croce greca, decoratissima con soffitti in oro, altare sormontato da tele di discreta fattura, un barocco bavarese splendido e degno di altri siti, con un maestoso organo e banchi istoriati in legno, meravigliosi. Nell’atrio un tabellone mostra le fotografie corredati dai nomi dei bimbi che hanno fatto la prima comunione. Di fronte, un caffè ci attira con il richiamo dell’espresso italiano.
Natività lignea dell’altare barocco della chiesa di Sankt Jackob
Paesino incantevole sotto la pioggia, stradine e casette colorate di stile fiabesco. Al centro della piazza antistante la chiesa notiamo, l’albero della cuccagna, il palo della festa di primavera, tipico dei villaggi della Baviera, al quale sono appesi i simboli dell’abbondanza della comunità contadina: il gallo, il grappolo d’uva ecc.
Più tardi, sosta per la sera a Regensburg (Ratisbona). Ma prima di arrivare a Regensburg, cerchiamo un hotel lungo il Danubio, in periferia, e ci imbattiamo nel Walhalla fatto costruire da Ludovico I di Baviera vicino il villaggio di Donaustauf, in stile dorico come il partenone di Atene per conservare la memoria degli eroi tedeschi e che conserva tutt’ora testimonianze degli artisti e scienziati tedeschi più famosi.
La città di Regensburg è attraversata a croce da due fiumi, il Regen da cui il nome e dalla Donau, il Danubio. E’ una città antichissima, mostra tracce altomedievali, vicoli stretti, piazzette improvvise, ma soprattutto il magnifico Duomo, che ricorda le cattedrali gotiche francesi. Si erge improvviso davanti a noi e vi si è appena tenuto un concerto d’organo; l’organo di Ratisbona è posto ad almeno 10 metri di altezza e si raggiunge tramite un ascensore.. per noi è un’assoluta novità, ma la chef ci invita tutti fuori perché è orario di chiusura, purtroppo siamo arrivati tardi, il programma aveva affascinanti composizioni di JSB.
Il Duomo di Regensburg
La grande birreria HB nel centro storico di Regensburg, dove ci fermiamo per la cena, ricorda quella di Monaco, oasi di frescura con grandi vetrate decorate e tovaglie azzurre: bellissima!
La cena tipica è incentrata naturalmente sulla birra eccellente e sui piatti a base di knoedel di fegato e wurstel con crauti e patate.
L’ interno della birreria HB a Regensburg
Durante la passeggiata in città, rimaniamo colpiti dai suoi viali, dai fiumi che la attraversano creando angoli suggestivi, dai ponti, dai colori e dalle molte chiese antichissime. Sono ancora visibili, qua e là, resti di mura romane poligonali e megalitiche. Attraversiamo la Torre nord per recarci a piedi in albergo.
La vecchia Germania Est, seppur abbastanza ripresa dopo un quarto di secolo dalla caduta del muro, mostra nelle case sbrecciate dei suoi sperduti minuscoli villaggi e nella desolazione dell’offerta economica le inequivocabili tracce di quarant’ anni di economia socialista. Si scivola piano piano senza accorgersene in un mondo un po’ fermo, i centri piccoli specialmente patiscono una certa asfissia rispetto all’Ovest.
Per alcuni giorni, anche noi ci adattiamo a queste esistenze un po’ più slow, nel senso di una certa riposante apatia. E’ un po’ il nostro Sud, paragonato a Milano.
Tram a Gera
Il nostro viaggio mira alla ricerca delle testimonianze medievali, la meta è la zona della Turingia che ospita le città che hanno visto la riforma luterana e la presenza di Bach, e lì è iniziato tutto. Ci fermiamo nella città di Hof dove l’atmosfera e i colori delle cose e del cielo ci danno la certezza che siamo giunti ormai nei paesi del nord della Germania. La sosta ad Hof è breve: il tempo di vedere qualche negozio e comprare un vasetto di lamponi.
La prima notte in Germania è a Gera. E’ proprio Est, economia ansimante, molta Cina, ma conserva ancora qualche scorcio suggestivo; la sera restiamo a dormire in una piccola pensione, una Gasthof minima ma graziosa, ceniamo sulla terrazzetta a disposizione con vino del Reno e tagliere di salumi e formaggio. Sappiamo che a Gera, dove è nato, vi è la casa museo di Gerg Grosz, grande pittore dei vizi della borghesia tedesca durante la repubblica di Weimar. Non facciamo in tempo a visitarla…peccato, la Germania è troppo ricca di richiami culturali.
Il mattino dopo, ci accoglie Jena. Tra tutte le città che abbiamo toccato, è quella che mi è rimasta maggiormente impressa per vivacità e bellezza. La città vecchia ospita l’università e questo la rende aperta.
La piazza del mercato, la stessa dal medioevo, ospita i banchi dei contadini della zona con frutta e verdura rigorosamente a Km. Zero. Credo di non aver mai assaggiato fragole più buone. Le chiese, a differenza della Baviera, sono sconsacrate e ospitano associazioni o funzionano da spazi espositivi. In una di queste si celebra il matrimonio civile di una coppia di rumeni, lei in abito lungo verde, un complessino improvvisato e bravissimo, di quelli che siamo abituati a vedere suonare in strada nel centro di Roma, alla fine il padre di lui (o di lei, non lo sappiamo), gli da due soldi e salutando vanno tutti via a piedi…
Piazza del Mercato a Jena
Nel paesino di Burgel, sulla strada per Jena, si producono ceramiche in forni artigianali visitabili, degli oggetti splendidi e una campanella fa di tutto per essere adottata da me… un venditore cuoce già i suoi polli sul girarrosto inondando la piazzetta di fumo odoroso alle 10,00 di mattina. Poco distante dal centro, un cartello ci avvisa della vicinanza della Klosterkirke, una antica abbazia, ora immersa in un villaggetto bucolico dietro le cascine dei contadini e i boschi della Turingia .
Ci inoltriamo, ed arriviamo in un luogo fatato: l’antica abbazia si presenta nel lato davanti circondata di rovi e chiusa a catenaccio. Siamo disperati, sembra ai nostri occhi un gioiello prigioniero. Su nessuno dei due lati accessibili si apre nulla. Chiediamo anche informazioni ad un artigiano, che ha un laboratorio enorme che sembra anche una scuola, sulle rive di un laghetto, ma non sa nulla. Nel tornare indietro, notiamo nascosto un cancelletto che ci introduce nell’atrio della basilica e di lì attraverso una cappella, all’interno della chiesa. Il luogo viene gestito da un’anziana signora che provvede al rilascio dei permessi tramite biglietto, (due euro), ma è gentilissima; veniamo a sapere che il sito venne completamente spogliato di tutto da Lutero, ed infatti ai nostri occhi si presenta una basilica vuota, con solo un altare moderno. Non vi si dice messa ma ospita da tanti anni i concerti dell’Estate Musicale con esibizioni dei migliori artisti mondiali. La signora ci fa ascoltare un brano dell’ultimo concerto tenuto nell’abbazia. Si tratta di un concerto grosso di Telemann. L’abbazia ospita anche mostre di pittura e conferenze. Un posto spettacolare, con archi antichissimi e portali meravigliosi, frutto dell’impegno di due nobili senza figli che spesero tutte le loro sostanze per accrescere le proprietà dell’abbazia.
Archi laterali della KlosterKhirche di Burgel
Case color pastello nella vecchia DDR – cittadina di Eisenberg
Nel primo pomeriggio siamo a Erfurt, città discretamente monumentale, purtroppo il famosissimo Duomo è completamente nascosto dietro il palco di un concerto rock previsto in serata e quindi non è visitabile. Velocemente passiamo davanti al convento degli Agostiniani dove studiò anche Martin Lutero.
Dopo Erfurt, la strada n. 7 subisce delle deviazioni per lavori in corso. E’ difficile arrivare a Weimar, dove pure vorremmo fermarci per l’importanza storica della città e vedere almeno l’edificio dove fu allestito il Bauhaus, la famosa scuola di arti e mestieri di W. Gropius, W. Kandiskij e P. Klee. Purtroppo riusciamo solo ad attraversare la città in macchina per dirigerci verso Arnstadt, ormai a pochi chilometri. E’ dire che già W. Goethe da Weimar si era spinto in carrozza da la sopra fino in Sicilia, passando sull’Appia in uno dei famosi viaggi in Italia. Arriviamo ad Arnstadt attraversando periferie industriali e una intricata rete stradale. Arnstadt è il villaggio dove JSB, proveniente dalla vicina Eisenach, ricoprì per circa due anni l’incarico di organista nella chiesa di S. Bonifacio, Bonifatiuskirche. Ad Arnstadt abitava dallo zio paterno e padre di Maria Barbara, sua cugina e prima moglie. Sebastian aveva circa 20 anni nel 1705. Nella solitudine mattutina della chiesa e nel freddo dell’inverno, JS compose la straordinaria Toccata e Fuga in re minore BWV 565. Nel palco della chiesa portava spesso anche Maria Barbara, adolescente e innamorata del cugino…
Ad Arnstadt, il pomeriggio è dolcissimo. Il nostro caffè ricorda molto certi angoli di Parigi, i tigli sono profumatissimi, la gente silenziosa. Di fronte al caffè si erge la casa della famiglia Bach. Nella cittadina tutto ancora ricorda la presenza del grande musicista: il caffè di fronte, le strade e il nome delle chiese. Quello che colpisce in questo grazioso paesino, come in tutti i paesi della ex DDR , sono i colori pastello delle facciate delle case: pare che per sfuggire al grigio subito per anni, la prima cosa che hanno fatto gli abitanti dopo l’89 ò stato acquistare il colore per rifare le case. Sono gialle, rosse, verdi, azzurre, rosa, un arcobaleno. Arnstadt è’ anche il paese dei tigli…..diffondono un intenso profumo dolce e struggente.
L’Hotel Krone am Banhof di fronte alla stazione ferroviaria è il vecchio Hotel Posta. Elegante, ci accoglie con una suite completa di salottino fiorato; accanto, la camera in stile anni 70 in legno chiaro è luminosa e tranquilla. Lo scalone dell’ottocento è autentico, la sala da pranzo è un tuffo retrò con lampade antiche e pizzi e carrello raffreddacibi con ruote! Nell’intera Germania le colazioni mattutine sono celestiali!
Al centro della cittadina si trovano due chiese piccole ma preziose. Una di queste è quella che ha ospitato quale organista , nel 1705, Johann Sebastian Bach e che adesso porta il suo nome. Nelle chiese luterane è costante la presenza di donne-chef: sostituiscono i nostri sacrestani, gestiscono tutto. La Nicholaskirche che all’esterno si presenta come un autentico gioiello, è invece completamente abbandonata, reca le tracce di opere trafugate, muri scrostati con resti di affreschi e statue mutilate e graffiate, una tristezza immensa: ci accodiamo ad una comitiva evidentemente dell’EST forse ungheresi o bulgari accolti da una guida turistica che indossa stivali e mantello, sembra uscito da un romanzo. Naturalmente non comprendiamo una parola delle sue spiegazioni ma lo stesso approfittiamo della pausa.
Bachchirhe ad Arnstadt
La BachKirche è all’interno invece meravigliosamente bianca, rivestita di legni luminosi e con gli organi gelosamente custoditi e accessibili tramite una scala a chiocciola. L’insieme è di una luce abbacinante. La chef ci accoglie pronta a farci visitare tutto, finanche l’organo di BACH al piano superiore rendendo mio marito felice come una pasqua-
Nelle tortuose vie del centro si snodano gli stand di una manifestazione paramilitare, una festa delle associazioni del volontariato nell’ambito della protezione civile. Banda municipale, birra a fiumi e maialini che girano sul girarrosto sin dalle nove della mattina…
Interno della BachKirche d Arnstadt
La sera, sosta a Eisenach.
La città natale di Bach ne ospita la Fondazione e il Museo, in una palazzina scelta dal comune in sostituzione di quella vera, troppo piccola e nascosta in un vicolo secondario, la Lutherstrasse, dove al n. 35 effettivamente il musicista nacque nel marzo del 1685. Nella Bachaus fedelmente riprodotta invece, spazi modernissimi e accurati sono dedicati all’ esposizione di spartiti e strumenti e all’esibizione di musicisti.
Sopra la rupe, la Wartburg che ospitò Martin Lutero protetto dal Federico il Savio mentre traduceva la Bibbia per la prima volta dal greco, è meta di incessante andirivieni di visitatori; anche noi visitiamo il museo del Medioevo e la stanza del Riformatore giunta intatta fino a noi, nella monacale semplicità voluta dall’agostiniano cinquecento anni fa.
La stanza di Martin Lutero alla Wartburg
Eisenach è una cittadina molto tranquilla, le cui antichissime chiese come ad esempio Santa Caterina o San Nicola, sono sconsacrate e adibite a sede di concerti.
La sera di Eisenach è dolcissima, la notte arriva quasi alle dieci e la piazza antistante la Bachaus dove sull’altro lato anche il nostro hotel porta lo stesso nome, offre belle vedute di antiche case e alberi secolari. Nei vicoli, case dalle autentiche facciate a fachwerk, fachwerkhauser, testimoniano il passato medievale della cittadina; la rarità di automobili e passanti in pieno sabato pomeriggio ci colpisce molto e attesta sempre più la nostra convinzione che forse le Germanie sono ancora due.
Luterhause a Eisenach
Statua bronzea di J.S.Bach a Eisenach
Il mattino dopo comincia il nostro rientro verso l’Italia.
Nella splendida Wurzburg, dove la differenza dopo sette giorni di ex DDR è lampante, il nostro intermezzo è molto piacevole: la città che sorge sulle rive del Meno, è bellissima; è il giorno della festa patronale e il Duomo di San Giovanni è aperto su entrambi i lati, verso il fiume c’è una festa tipica con salsicce e birra… il fiume è dolce e sinuoso e solcato da grosse imbarcazioni mercantili che testimoniano l’importanza del fiume come via di comunicazione, e poi vigne a perdita d’occhio…
L’ultima sosta in territorio tedesco è sul lago di Costanza.
Facciata medievale sull’isola di Lindau
Il lago di Costanza si affaccia su tre stati diversi: Svizzera, Germania e Austria. Sul lato tedesco, dove noi soggiorniamo, scopriamo la splendida cittadina di Lindau. Il lungolago è meraviglioso, con una vegetazione rigogliosissima, con alberi antichi dal fusto altissimo, piste ciclabili e acqua a perdita d’occhio. Il centro storico medievale è raggiungibile mediante il ponte della ferrovia, in quanto è situato su un’isola in mezzo al lago. Incantevole, con strette viuzze dalle case istoriate e negozi tipici, è completamente staccato dal resto dell’abitato; particolare la presenza di due chiese, di rito cattolico una e protestante l’altra, che sorgono l’una di fronte all’altra.
Il nostro ritorno in Italia attraverso il Brennero ci vedrà ospiti per un’ultima tappa a Bressanone, (Brixen, come si chiamava quando era austriaca, ospitava la più importante sede vescovile del nord d’Italia insieme a Milano: un tempo la su influenza ricopriva un territorio che si spingeva fino alle porte di Venezia).
Dopo aver visitato l’antichissima Abbazia di Neustift (Novacella), gioiello benedettino composta di vari edifici e torri, circondata da vigneti e terre della stessa Abbazia, riprendiamo la strada di casa.
Corte dell’Abbazia di Neustift a Bressanone
Rosalba d’Adamo