Africa

I viaggi della memoria: Tangeri

di Chicca –
All’adolescente che correva ancora scalza sui prati fu regalato 20 anni fa,da suo padre (uno straordinario viaggiatore, anche dell’anima), un bellissimo viaggio, il primo vero viaggio “importante” di una lunga serie e che ha segnato il mio amore, mai finito per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo…
Percorrendo velocemente i gradini della memoria (quanto mi è salutare!!!!!),
sono affiorate, sensazioni, colori, profumi, immagini, emozioni e i ricordi
di mio padre… che si erano depositate nel fondo… e che spesso tentavano
di farsi largo, ma sempre erano allontanate…

TANGERI….il confine

“Chicca, prepara i bagagli, domani ti porto con me..”

“Con te?…e dove?”

“Quando arriviamo lo saprai, ma porta con te..il naso, le orecchie e
soprattutto gli occhi…ahahah”

Una notte insonne, ero diventata grande !!! mio padre mi portava con se!!!
Non mi interessava dove, ma finalmente potevo viaggiare sola con lui…un
lungo viaggio in macchina fino a Sète (Francia, poco ad est di Montpellier)
e poi l’imbarco sul traghetto con scritto :Tangeri…finalmente avevo
scoperto..dove saremmo arrivati…

Sapevo di Tangeri solo che era una città antica molto antica….e poi
conoscevo le mie fantasie…mettevo insieme Ali Baba e le mille e una notte,
gli harem, ed i cammelli …un vero miscuglio di tutto quello che la mia
mente di ragazzina conosceva….di quello che per me era legato al mondo
arabo o al medio-oriente…

Quanti anni sarebbero passati prima di incontrare Tahar Ben Jelloun e il
suoi libri sulla sua Tangeri mai dimenticata!!!

IL PORTO E LA LUCE….

Imbarcazioni piccole di pescatori e grandi traghetti…. e le merci gettate
sul molo, come abbandonate..chissà forse domani troveranno rifugio…e i
mari….il Mediterraneo e l’Atlantico…..il porto come bab che apre la via
a tutto il Marocco..

I bambini che corrono scalzi e vogliono portare il mio bagaglio, parlano una
lingua mista, tra l’arabo, lo spagnolo e il dialetto berbero…non capisco,
mi faccio da parte..sono confusa..stordita….e i profumi delle mimose si
confondono con quelli dell’eucalipto..

“Chicca non aver timore, assaggia i loro visi, e ascolta le loro voci,
stringi le loro mani…”

E la luce ..abbagliante… bianca, assolutamente bianca, che si riflette sul
bianco delle case e diventa bagliore tremolante sull’acqua..

La luce che scompare nei vicoli bui e ti riappare d’improvviso quando trova
uno spiraglio tra le fenditure delle case,…

“Non è possibile!!!! le porte blu e anche le finestre.”…sì incredibili
porte blu come il colore del mare…..

L’INCONTRO…

La casa di Abu Mahmud e Om Mahmud si protende sul mare, vicino al Cafè
Hafa….una vista da mozzare il fiato….è bassa, bianca, con un pergolato
coperto da rampicanti selvatici, sulla porta ci accoglie Fatma, avrà più o
meno la mia età….ma quale bellezza..

Mi sento piccola, sporca nei miei pantaloni, bambina e una grande invidia mi
entra nel cuore….

Fatma è bella…profumata….una donna….io una insipida adolescente, che
non ha ancora deciso se vorrà essere donna…

Eppure è amore a prima vista….”Ma petite Lalla, viens avec moi..” e
allunga la sua morbida mano…

Mi accompagna, camminando leggera come piuma su tappeti multicolori, alla
“grande stanza” dove non ci sono mobili, solo tappeti, tappeti, lunghi
cuscini, piccoli tavolini bassi e un grande vassoio posato per terra con le
tazze per il schai…

LA SCOPERTA…

Fatma mi sveglia toccandomi dolcemente una spalla “..è mattino, l’Ammam è
pronto….” e faccio per la prima volta conoscenza con uno dei riti più
straordinari che questo mondo mi ha regalato….

L’Ammam, non è nulla di speciale, almeno quello che si trova dentro le case
private…una grande stanza da bagno, con mattonelle di ceramiche colorate a
volte con fiori ed uccelli o disegni geometrici, un sedile di pietra, e un
grande buco in alto da dove scende a pioggia acqua caldissima che allaga di
vapore tutto…..

Non riesco a spogliarmi del tutto… il pudore del mio corpo è ancora ben
presente….ma questi vapori profumati inumidiscono la mia pelle, la fanno
lacrimare, le tolgono piano piano gli imbarazzi…l’ansia del nuovo…..

Mi strofino con un bianco panno di canapa grezza sul quale sono stati
versati degli oli profumati…zenzero, sandalo, jasmine… e mi sento
morbida, dolce, non vorrei asciugarmi…ho paura che tutto scompaia, se ne
vada….

Un grande lenzuolo bianco di lino mi avvolge tutta..trattenendo il calore e
i profumi…

Posato sul letto trovo un caftan leggero, impalpabile, azzurro con ricami
dorati e lo indosso con gioia….

I passi di Fatma li sento di lontano anche se leggeri….mi lascio pettinare
i capelli, indefiniti e ribelli, che sotto le sue mani cosparse di olio di
hennà, prendono forma, colore e ….sono lucidi come sempre li avrei
voluti!!!!!!!!!

Con tocco sapiente intinge un bastoncino nella polvere di khol, e lo passa
sui miei occhi….un bruciore subitaneo ed improvviso lascia il posto ad uno
stupore altrettanto repentino….

Mi guardo nello specchio e faccio fatica a riconoscere quella giovane donna
dai capelli lucenti raccolti sul capo e gli occhi luminosi e felici…..ma
mi riconosco nello sguardo orgoglioso di mio padre, che al mio ingresso
nella grande stanza si alza e ridendo tra l’ironico e il felice mi dice
“Forse dovresti cambiare il tuo guardaroba….”

L’AMICIZIA….

Fatma ed io diventiamo inseparabili… mi insegna parole in quello strano
dialetto che si parla a Tangeri,cuciniamo insieme quegli adorabili dolcetti
col miele e i chicchi di sesamo, mi racconta le sue giornate, la sua scuola,
i suoi sogni, e mi accorgo di quanto lei sia cresciuta piu’ in fretta, ci
separano solo 4 mesi, ma sembrano anni…..io non so ancora nulla di me.. e
i miei sogni sono leggeri…quasi trasparenti… il futuro è lontano ….
per lei il futuro è lì …è forse domani…

LA TANGERI DI FATMA….

Accompagnate da Mahmud, il figlio maggiore di Abu Mahmud, girovaghiamo per
la città, vestite uguali, temendoci per mano, le differenze si soni
affievolite e i miei colori prettamente mediterranei hanno fatto il resto…
due giovani “Tangerine”-dice mio padre- che vanno al Suq a respirare i
profumi delle spezie e a bere i colori dei fiori….

Ben presto mi accorgo che Tangeri non è solo colori e profumi, ma è anche
povertà, diversità, cultura sospesa tra l’Occidente e l’Oriente…. tra il
mondo ebraico molto presente, il mondo cristiano e quello musulmano, tra i
riti e le musiche che vengono dalla Spagna, dalla Francia e che cercano di
convivere insieme…. Un giorno Fatma mi dice ” Vorrei che Tangeri rimanesse
sempre così….non una integrazione di culture, ma una convivenza serena fra
diversi….non potrei mai abbandonare la mia identità, anche se vestirò
panni europei….”

Io non ho capito subito cosa volesse dire e quale fosse la differenza tra
“integrazione” e “convivenza” e devo dire che per un certo tempo ho
allontanate da me quelle parole…. non capivo….

Sono poi affiorate alla mia memoria nel tempo e mi hanno accompagnato negli
anni….sono state spunto di riflessioni man mano sempre piu’ complesse fino
alla comprensione e adesione completa con tutta me stessa ad esse..

Fatma ha cercato e ancora cerca di realizzare nella sua terra quanto pensava
allora…. siamo rimaste amiche e compagne di viaggio in tutti questi
anni….

La sua amicizia è stata a volte scomoda, dirompente, complessa e difficile,
mi ha messo con le spalle al muro, mi ha tolto certezze, insinuati
dubbi….è stata ed è qualcosa alla quale non potrei rinunciare…..

IL RITORNO…

Difficile il ritorno, molto difficile…erano passati solo 20 giorni e mi
sembravano anni…. la chicca che tornava era molto diversa, non so se più
grande o più donna o più… più… sicuramente diversa….e molto, molto
più curiosa del mondo e delle persone…..

Dentro avevo la Tangeri “archeologica” stupenda, maestosa, la Tangeri
“colta” degli scrittori europei e americani che lì hanno trovato rifugio, la
Tangeri “libera”, la Tangeri “incrocio” di culture, la Tangeri
“contraddittoria e diversa”, ma non era quella che ho ricordato nel
tempo…. è stata la Tangeri degli “incontri” delle “persone” che mi ha
rincorso………….

…..e quando dopo anni lo dissi a mio padre, lui mi rispose sorridendo,
come sempre faceva.. “Lo so Chicca…. è per quello che ti ho portato con
me…”

Scrivere queste poche e forse anche inutili righe è stato anche un desiderio
di dire a mio padre, (sono sicura che dovunque sia finito le leggerà..) che
il suo modo, a volte leggero, fatto di sorprese, di viaggi, di regali
all’apparenza futili, di educarmi alla vita , è il dono più grande che io
abbia mai ricevuto…. Grazie

Sto affogando in questi ricordi…sento la brezza del mare toccarmi il
viso… e la mano di mi padre che stringe forte la mia…

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Pubblicato da
Marco
Tags: Marocco

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