di Bruno Polesel –
ORE 6: fuori dalla rampa del garage il contachilometri segna 5440 km; finalmente parto e mi accompagna fino a Milano guidandomi, per strade che lei conosce, quella meravigliosa compagna di vita che è mia moglie.
Percorriamo la solita e familiare ciclabile del Naviglio Grande di buon mattino con l’aria frizzante che pizzica il viso, fino a Porta Ticinese, scorciatoia per Piazza Duomo dove ci facciamo fotografare da un raro passante extracomunitario, data l’ora la piazza è spettacolarmente vuota.
Troviamo un bel bar aperto, già frequentato da vigili e poliziotti, ci accomodiamo all’aperto e ordiniamo due cappuccini con brioche.
Poi via per C.so Buenos Aires, via Vitruvio fino alla stazione Centrale, restaurata e bella.
Il treno parte alle 8,25, ci abbracciamo, ancora una foto, sistemo la bicicletta sul treno nell’apposito spazio riservato dell’ultimo vagone .
Sento una certa emozione dentro di me… Il treno si muove cigolando tra un binario e l’altro, rumori che mi ricordano tanti altri viaggi verso Est
Adriana torna a casa riattraversando la città con calma e, ne sono sicuro, anche lei assaporando ricordi e pensieri in luoghi che l’hanno vista viverci tanti anni per motivi di lavoro, penso sia l’ora migliore per vivere la città di Milano meno indaffarata e più umana.
Arrivo a Peschiera alle 10,15 scendo dal treno cercando di non inciampare… il rischio c’è dato il peso della bicicletta con le borse,( in merito a questo poi vedrò che nel paese che attraverserò l’operazione sarà più semplice ), imbocco la gardesana già molto trafficata da turisti fino a Lazise e poi su a Calmasino da dove l’indomani partirò.
Approfitto per fare l’ennesimo inventario di ciò che ho messo nelle borse, risistemando ancora tutto e razionalizzando in maniera quasi maniacale il bagaglio per evitare il superfluo.
Vedremo in pratica se l’impegno che ho profuso per la preparazione sarà stato sufficiente.
Consumo una frugale cenetta cucinata da me e comincio a scrivere questa mia prima pagina di un diario che mi terrà compagnia per tutto il viaggio
DOMENICA 12 07 09
DA CALMASINO A KLAUSEN ( CHIUSA VAL GARDENA). Km 190
Colazione a Cavaion partenza ore 7.
Subito vento contrario fortunatamente moderato fino all’imbocco della Val Agarina, lasciando alla mia sinistra forte S.Marco, procedo tra i vigneti di Marzemino con i grappoli appena formati e in maturazione, supero Madonna della Corona lassù stampata sulla roccia, tra le mie mete preferite, quindi, costeggiando l’Adige sulla propria alzaia, Avio col suo castello , poi Rovereto con il sacrario della Grande Guerra e zigzagando tra vigneti poco oltre si trova un bel Bicigrill affollato di ciclisti e non solo .
Il locale è posizionato in un punto strategico e attira anche motociclisti di passaggio sulla provinciale, leggo sulla locandina appesa che si fa musica alla sera, se magna e se beve fin che se vol fin tardi, complimenti ai gestori, buona idea.
Riprendo dopo breve sosta la ciclabile che si prolunga armoniosa lungo il fiume, anche l’asfalto è migliore e mi da modo di prestare ascolto del mio mezzo, sotto di me sento solo un leggero fruscio della catena sui rapporti, siamo soli io e la mia bici e penso che sia il caso di entrare sempre più in simbiosi con lei, la chiamerò “Frau” anzi “Frau Scapin” dal nome del telaio, opera di Ezio Cancelli e ultimata, nella sua versione da viaggio, da me .
Vedo Trento sono già sui 100 km, provo a mettere gli auricolari per ascoltare un po’ di musica e mi accorgo che mi stimola a pedalare, cosi piano piano arrivo a Bolzano con la compilation di Bob Bruce e Vasco registratami da Marcello, bene, entro in questa città osservando delle belle architetture moderne mescolate con quelle antiche che non stonano, anzi sembra la impreziosiscano con forme fatte di vetro, leghe metalliche ed altro, l’attraverso nella sua parte storica e vado verso nord a cercare un posto per la notte che già avevo conosciuto per motivi di lavoro, con mia delusione era momentaneamente chiuso e riapriva più tardi.
Decido di proseguire per Brixen (Bressanone) in fondo sono sole le 16,30, ritrovo la ciclabile la quale si snoda lungo l’Eisarch (Isarco) utilizzando in parte il tracciato della vecchia linea ferroviaria con mirabili opere di sistemazione e si fanno alcuni tratti in tunnel dove devo provvedere a montare i miei faretti, dopo vari sali e scendi il mio contachilometri mi segnala che ho già percorso parecchia strada e la mia seduta è un po’ dolorante è ora di fermarsi .
Dopo l’ultima impennata della pista piombo in una splendida e caratteristica piazzetta si tratta di Klausen (Chiusa Val Gardena ) mi guardo attorno e vengo catturato da un’ insegna di bicicletta davanti alla Gasthof Goldener è qui che trovo riposo finalmente “meine Frau” la sistemo in salotto, sono contento per lei.
LUNEDI’ 13 07 09
CHIUSA VAL GARDENA INNSBRUK Km 130
Mi muovo poco prima delle 9 dopo abbondante colazione sulla pista incrocio diversi podisti dall’aria decisamente atletica che si allenano.
A Bressanone mi fermo a bere un buon caffè temendo con buone ragioni che sarà forse l’ultimo
con quella fragranza, riprendo a pedalare e subito dopo la città comincio a salire zigzagando tra prati e pinete in un percorso che risulta piu’ per bikers che per cicloturisti.
Comincio ad affrontare davvero le Alpi che con la bicicletta sono comunque ancora un baluardo naturale, arrivare a Sterzing (Vipiteno) dopo diverse interminabili salite mi ha quasi stremato, ad ogni modo un bel sole e una doverosa sosta mi riscalda l’anima e il corpo, come è piacevole la via centrale di questa cittadina, mi soffermo un po’ a sentire un musicante che suona il sax .
Pranzo al sacco dopo di che imbocco con decisione la statale che porta al passo 1375m (mi risulta che la ciclabile non sia ancora completa). La salita è lunga ma con pendenze per me accettabili fin su dove la vallata si apre . Il luogo però mi provoca tristezza sembra terra di nessuno, una specie di zona franca, si sente solo il movimento dei treni merci e si vedono i camion fermi nei grandi parcheggi che attendono l’ora di ripartire. Anche la stazione ha un aspetto desolante, unica nota di colore sono quei bellissimi treni austriaci che fanno spola tra Innsbruk e Brennero .
Comincio la discesa, purtroppo incontro un forte vento ascensionale che mi dà fastidio, dopo qualche tornante riconosco una chiesetta che non ho mai dimenticato, è lo stesso posto che anni fa ho visitato con Adriana dopo l’incidente di Passau e lì avevo scritto qualche cosa che non ricordo sul libro bianco della cappella, mi fermo riscrivo ancora qualche cosa e recito una preghiera (l’unica che ancora ricordo).
Tutta discesa fino a Innsbruk passando sotto il ponte Europa, alle porte della città trovo un ufficio turistico e mi faccio consigliare da una ragazza dagli occhi meravigliosamente azzurri un posto dove pernottare, visiona con il computer prenota con il mio assenso la zimmer e mi indica un punto sulla cartina a circa 2 km dice!
Tranquillo mi rimetto in strada e comincio a salire verso una frazioncina, la salita dopo averne già fatte abbastanza quel giorno è faticosa, ma penso, il percorso è breve, arrivato a Mutter ( frazione) di Kreith 19 (indirizzo) non c’è traccia… Chiedo a un passante e mi dice che il sobborgo della frazione è a circa 4 km, naturalmente tutti in salita.
Mi coglie una rabbia mista a delusione che solo la mia pazienza e tenacia riesce a non tramutarsi in crollo psicofisico, raccolgo le mie ultime forze e arrivo alla meta.
Ad accogliermi c’è una gentilissima signora presumo non abituata a vedere uno con tutto quel bagaglio in bicicletta salire fin lassù, mi lascia prendere fiato poi mi fa accomodare nella camera prenotata e mi consiglia un ristorante dove cenare e come arrivarci senza fatica .
Dopo la doccia e riavutomi mi guardo attorno e mi rendo conto del bel posto che mi è capitato. Dal balcone vedo sotto di me il ponte Europa che solo 2 ore prima l’ avevo sopra la mia testa, esco e vado al ristorante prendendo un trenino che và e viene da Innsbruk arrampicandosi con tornanti e viadotti e fa servizio fermandosi nei paesi attorno, molto comodo… averlo saputo prima!!
Penso: perché in Italia hanno scioccamente tolto molte ferrovie delle vallate alpine invece che ammodernarle e renderle più efficienti aumentando il traffico su gomma ……bà !
Ceno all’aperto con un buon calice di vino rosso e ricomincio a rientrare in possesso delle mie facoltà mentali, di fronte a me un bel panorama con alla sinistra la pista di salto con gli sci , la gente chiacchera senza alzare la voce, non uno squillo di cellulare, gli uccellini che atterrano sul mio tavolo e con fare circospetto mangiano le briciole sarà stato forse il vino e la grappa, ma anche solo mi sento felice lo stesso.
MARTEDI’ 14 07 09
INNSBRUK BRANNENBURG 120 Km
Questa tappa mi porta in Germania a Brannenburg a sud di Rosenheim.
La giornata era iniziata alle 8,00 dove comincio a scendere ad Innsbruk con l’idea di fare una capatina all’ufficio turistico della sera precedente per spiegare a “occhi azzurri“ che prima di spedire la gente in giro a cercare la zimmer assicurarsi della sua reale posizione geografica, ma è troppo presto e l’ufficio è chiuso.
Arrivo e attraverso la città da sud a nord proprio per incrociare l’Inn e dopo un ponte giro a destra e ne seguo il senso di marcia impossibile sbagliare, tutto questo bene fino quando si rimane nella parte urbana abitativa, poi man mano che si esce, le zone industriali a ridosso del fiume confondono le idee e i piccoli segnali del percorso si perdono facilmente e si procede con qualche difficoltà, tanto è vero che a Wortz stavo per infilarmi nella locale autobhan.
Giunto a Kufsteine, bella cittadina dominata da una fortezza, il fiume sempre più ricco d’acqua si allarga e scorre sinuoso verso la Baviera, le sponde sono munite di argini che ne contengono le eventuali esagerazioni stagionali, la pista è ben tracciata, con tratti di asfalto e ghiaietto, proprio sopra di essi. Si cominciano a vedere anche alcune imbarcazioni di discreto tonnellaggio che lo navigano e intanto all’orizzonte dopo due montagne, che viste da sud sembrano a sentinella sul confine, si intuisce che dall’altra parte c’è la pianura Bavarese.
Mentre scrivo sono a cena con “forelle” guarnite di “gemuse” e sorseggio vino Renano ed ho lasciato alle spalle il vecchio confine di una ventina di km, Brannenburg è come tutte le città bavaresi carina pulita e ordinata, ha un laghetto che funge da piscina molto frequentato, ha una chiesa cattolica in stile barocco e un monumento ai caduti della guerra 1914/1918 e della guerra 1939/ 1945 con una lista molto lunga per un paese di quelle dimensioni, drammatico contributo alle follie della storia penso, dopo questa ultima riflessione mi incammino nel parco fino alla gasthof.
MERCOLEDI’ 15 07 09
BRANNENBURG HOENKIRCHEN Km 97
Appena alzato uno sguardo fuori dal balcone, vedo una signora con ombrello sulla strada, pioviggina, faccio colazione facendo un po’ di scorta per la giornata, carico la bicicletta, intanto la pioggerellina è cessata e parto tranquillamente.
Riprendo la pista lungo l’Inn verso Rosenheim, poco prima di lasciare il fiume mi imbatto in una grande chiatta portata a secco sotto una tettoia a testimonianza di come si trasportavano le merci verso la fine dell’800, è ancora in buono stato e la si può vedere praticamente integra .
Misura circa 30 m di lunghezza e 7/ 8 m di larghezza, tutta in legno con due timoni affiancati che la governavano manovrati da 3 uomini ciascuno, potevano imbarcare fino a 18 t di peso, non ho capito come facessero a risalire la corrente forse avevano un sistema simile a quello usato sul Naviglio Grande .
Mentre osservo l’imbarcazione sento delle voci provenire dall’interno e noto a prua tre personaggi dall’aria “ senza fissa dimora “ con tanto di coperte e pignatte per farsi da mangiare che hanno proprio qui trovato rifugio saluto e riparto.
Come ormai mi capita spesso anche a Rosenheim perdo la pista, questa volta per lavori in corso, vado a naso fino a quando trovo il segnale Mang-Fallweg come suggerisce la preziosa cartina che Chiara Magelli molto opportunamente mi ha procurato e che mi copre almeno la metà del viaggio.
A proposito, proprio osservando queste mappe, ho modificato quello che era il tragitto iniziale che prevedeva un passaggio più a est per Berlino che ho ritenuto più difficoltoso e, quindi, ho puntato verso Munchen.
La pista ciclabile segue un torrente dal quale prende il nome fino a Feldkirken, poi prosegue tra colline e fitti boschi in un paesaggio molto piacevole, intanto il tempo comincia a cambiare dalla giornata pressoché soleggiata si addensano sempre più le nuvole e comincia a piovere nei pressi di Aying un piccolo villaggio di agricoltori .
Inizialmente la pioggia scende lentamente per cui, indossata la mantellina proseguo, poi via via sempre più fitta e giunto a Hoenkirken decido di fermarmi, dove?
In queste circostanze bisogna aguzzare il fiuto e la vista, ma sopratutto ci vuole fortuna, trovo all’ingresso del paese una mappa e delle gasthause pubblicizzate, prendo nota di una e mi ci reco sotto ormai pioggia torrenziale, la zimmer “ ist frei” mi accomodo preoccupandomi anche di meine Frau che sempre accudisco dopo ogni tappa, amorevolmente.
Stendo i miei panni bagnati e dopo la doccia esco per la cena, ha smesso di piovere, trovo un bel posto dove mangio una suppe e una bistecca con bratkartoffel, sazio e soddisfatto esco in passeggiata verso il bosco poco lontano, c’è un gran cantare di grilli nei campi, osservo una ragazza sola e tranquilla che nei pressi di una cappelletta scruta lontano il tramonto anche qui bellissimo dopo la tempesta ,con stormi di uccelli che disegnano all’orizzonte strane traiettorie“com’esuli pensieri l’anime a rallegrar “, nel bosco c’è un bel accampamento di capanne in legno probabilmente appena costruito da ragazzi di qualche GREST .
Ormai si fa buio ritorno sui miei passi .
GIOVEDI 16 07 09
HOENKIRKEN LANDSHUT Km 120
Uno sguardo alla mappa e punto subito direttamente per Munchen lungo la strada principale, sia da una parte che dall’altra nei due sensi di marcia corrono le piste ciclabili, su queste, particolare attenzione viene data agli incroci con apposita segnalazione per le biciclette e pedoni (a chiamata ).
Dopo diversi km mi trovo nella zona centrale di Monaco ( stadt mitte ) anche qui mi basta girare a destra e seguire la corrente dell’Isar sulla sua sinistra orografica, inizialmente dentro un grande parco molto frequentato, con persone che fanno jogging, gente che legge, chi porta a spasso il cane senza lasciare tracce, altri meditabondi si godono il fresco, gruppi di giovani a spasso ecc…
Non ho visto alcun segno di degrado, neanche un pacchetto vuoto buttato, probabilmente credo non sia solo perché puliscono.
Allontanandomi dalla città la vegetazione si fa sempre più fitta e spontanea e diventa più foresta che bosco, della vegetazione non ho cultura specifica, ma distinguo faggi, carpini, aceri, noccioli, querce e conifere varie .
La pista è ben segnalata ed è per buona parte nel bosco , se si vuole uscirne bisogna seguire il cartello delle località che si raggiungono e poi rientrare, in alcuni tratti mi ha ricordato la valle del Ticino tanto è vero che mi sono ritrovato, per una sosta forzata, in un nugolo di zanzare gemelle delle ben note della Lomellina, aria di casa mia .
Durante il tragitto ho fatto la mia prima e, spero ultima, caduta da quando cavalco questa bici , su un pezzo sterrato vedo a destra improvvisamente il segnale sterzo, salitella con ghiaietto “meine Frau” si impenna e mi disarciona, panfetè, ginocchio e gomito ne subiscono l’urto sul terreno graffiante, il gomito mi farà male per qualche giorno, chiedo scusa alla mia ”compagna” .
Giungo a Landshut alle 16, a quell’ ora è piena di vita nel centro storico, poi capirò il perchè, mi aggiro un po’ in cerca di ispirazione, vedo una giovane coppia con neonato in carrozzella ai quali chiedo dove dormire e loro molto gentilmente me lo indicano con precisione, solo dopo mi accorgo che era segnalato anche sulla pista ciclabile si chiama (Gasthause Mayer), ottimo posto sia per dormire che per mangiare. Verso sera dopo la doccia esco e mi imbatto in un negozio di ciclista entro e guardo l’esposizione. Il negoziante dopo la preliminare presentazione mi illustra le caratteristiche delle sue biciclette da viaggio, osservo che oltre a essere costruite per lo scopo costano meno che in Italia, probabilmente c’è maggiore mercato, poi mi fa provare una nuova bici elettrica con accumulatore al litio di recente concezione salto su e percorro un tratto di strada antistante il negozio, che persone splendide si trovano in giro per questo mondo .
Dopo cena mi sono diretto verso il centro e qui mi si è parato davanti uno scenario spettacolare, lungo la via centrale erano montate delle tribune in entrambi i lati affollatissime di gente, il tutto illuminato sia dalla luce dei locali sia da torce naturali che creavano un effetto straordinario con i loro bagliori sui muri delle case tutte color pastello . Era lo strascico della festa che ogni due anni si svolge a ricordo di un particolare evento successo nel Medio Evo con giochi vari tra le contrade e alla fine fiumi di birra e vino, l’effetto, a passeggiare in mezzo alla folla, era contagiante “einse bier bitte “ e poi a nanna “gut” .
VENERDI’ 17 07 09
LANDSHUT BAD HABBACH Km 115
Parto alle 9 e, dopo aver scattato qualche foto, mi dirigo verso nord lasciando alle spalle la valle dell’Isaar. Smarrisco a un bivio il segnale della pista, torno indietro senza ritrovarlo, decido di seguire il mio istinto seguendo un cartello stradale che indica il paese successivo scoprendo poi essere almeno 6 km più a ovest dalla traccia segnata sulla cartina .
Giunto al paese non mi resta che ricongiungermi girando per una strada a destra, per ora è l’errore di percorso più clamoroso che ho commesso, errore che ha una sua giustificazione; quando si esce dai centri abitati basta poco per sbagliare, esempio un bivio non segnalato, una zona industriale, un cartello ricoperto dalla vegetazione, una disattenzione o anche una trascuratezza di chi ha tracciato queste piste, alle volte ce ne sono diverse che si incrociano, ma sono cose che bisogna mettere in conto anche in un paese dove il cicloturista è tenuto in grande considerazione e soprattutto rispettato.
La strada è ben tenuta ed è un continuo sali e scendi, ho toccato i 65 km orari, snodandosi in una zona collinare con un piacevole paesaggio agricolo fatto di un susseguirsi di fattorie ben tenute e campi di patate, frumento, segale, foraggio, boschi, ogni tanto un fazzoletto di terra coltivato a “blumen” fiori e accanto una cassettina dove chi raccoglie mette i soldi del valore dei fiori presi mi piace presumere, paesini che sbucano oltre la collina con la chiesa con campanile a cipolla, ho notato che questi villaggi sono stati costruiti negli avvallamenti del territorio credo per proteggersi dai gelidi venti invernali .
Molte case o anche stalle e rimesse sono ricoperte di pannelli solari a dimostrazione che l’energia alternativa ha preso piede e che conviene. Nota dolente: difficile rifornirsi di acqua, non si trovano fontane o come diciamo noi trombini.
Dopo l’ennesima salita di quelle “a glà fò pù “ vedo la scritta Caffè, appoggio tremante di tensione la bicicletta, entro dentro e “ ciuldigun haben see espresso caffè” il cameriere dall’aria mediterranea mi guarda e dice “vulite n’buono caffè”e mi saluta in uno strano italosiculodeuch chiedendomi da dove vengo, poi mi prepara il caffè, nel frattempo escono dalla cucina mamma e papà a salutarmi e a farmi gli auguri per il viaggio, mi passano sotto il naso tre fantastici piatti di spaghetti allo scoglio portati ad un tavolo vicino, ho voluto resistere alla tentazione e così una bella stretta di mano e via.
Sento un po’ di commozione ed ho pensato alla possibile storia di questa famiglia dovuta andarsene dal proprio paese per costruirsi il proprio futuro in un posto lontano con un’altra cultura, ci vuole coraggio e spirito di sacrificio questa è gente che fa onore al mio paese. Nella mia famiglia di origine c’è una parte di storia simile.
Arrivo a Resemburg e incontro il Donau (Danubio) lo intravedo laggiù mentre risalgo verso la Ghesthause Gaitner trovata nel tabellone dell’ufficio informazioni mi accoglie una vecchietta piegata in due dall’artrosi, poveretta, non vorrei averla disturbata ma non ci sono orari per queste cose.
Vado a cena in un grill garden, ristorante all’aperto, amano molto d’estate mangiare all’aperto (non ci sono zanzare) davanti al mio tavolo ci sono una decina di robusti cinquantenni attorno a un grande tavolo rotondo disseminato di spiedini e birra: parlano continuamente interrompendosi con fragorose risate ogni tanto qualcuno si alza e và, viene subito sostituito da un altro che ordina birra e riprende la discussione, tra loro c’è anche una signora che sembra la più sobria di tutti nonostante non molli mai la caraffa, il tedesco è una lingua difficile, ma quanto avrei pagato per conoscerla in questa occasione, questa è la pancia del paese.
Mi alzo da tavola ben pasciuto e leggermente brillo, sarà stata l’aria che ho respirato vicino a quei bontemponi.
Gutenacht!
SABATO 18 07 09
BAD ABBACH ENSDORF Km 90
Se il buongiorno si vede dal mattino, questo è sicuramente uno di quelli. Piove (reggen), ma nonostante questo alle 9 mi avvio scendendo per il centro paese verso il ritrovato Danubio che non ricordo di aver mai visto “blù” neanche nelle precedenti occasioni, forse è stato solo frutto della fantasia di Strauss, intanto sta cadendo solo qualche goccia e pedalo tranquillo.
Faccio conto prima di Rosenburg di attraversarlo per proseguire verso Amberg, grosse chiatte cariche di merce lo stanno risalendo lentamente ed è appena percettibile il rumore dei motori, tutto sembra come una scena da moviola , rallentato, dolce, deve essere affascinante penso un viaggio su una di queste imbarcazioni.
Trovo un ponte ferroviario che altissimo passa sopra il grande fiume, inaspettatamente scorgo una passerella sul suo fianco e un ciclista che la solca, cerco subito la rampa per salirci e mi ritrovo su un passaggio ciclopedonale che mi permette di passare dall’altra parte almeno 5 km prima da dove dice la mappa .
Ancora un breve tratto lungo il Donau e poi a sinistra lungo l’Ibar, dopo una decina di km la ciclabile termina sulla Bundestrasse, guardo il cielo è nuvoloso, ma tiene, pedalo velocemente la minaccia incombe, dopo una breve sosta perdo gli occhiali da sole faccio appena a tempo a scorgerli sul manto stradale che un camper me li inghiotte sotto le ruote, non è giornata accidenti, miracolosamente li ritrovo in tre pezzi, li ricompongo e sono come prima, proprio non avrei creduto.
In un paese sbaglio ad un bivio direzione, avevo il 50% delle possibilità , me ne accorgo torno indietro comincia a piovere; mi rifugio sotto una pianta per il momento, mi rifocillo attendo, ma non smette, decido di coprirmi con tutto quello che ho di impermeabile e proseguire, piano piano l’umidità comincia a farsi sentire sotto la pelle, mi fermo lascio sgocciolare e riprendo, così per circa due ore di incessante pioggia fino a quando sento i miei piedi completamente inzuppati, allora decido di fermarmi a Ensdorf, mi infilo in una Gasthof .
La signora premurosa mi accoglie e organizza tutto, dove mettere la bici, dove stendere le mantelline, mi ha schiaffato in mano degli stracci per asciugare le borse e la bici, le scarpe da lasciare sullo zerbino del corridoio prima di entrare in camera, mi consegna le chiavi e auviedershen a questa sera per la cena. Ci voleva proprio una soluzione veloce per questa giornataccia .
Asciugo la bicicletta e la metto bene al riparo, una doccia calda che mi rilassa ed esco ben coperto, il paese è piccolo e la cosa più importante è una grande chiesa cattolica , vi entro e trovo alcuni fedeli che pregano, mi ricordo che è sabato e noto in fondo anche il parroco che dice messa, indosso solo le ciabatte, ma nessuno ci fa caso, davanti a me vedo una statua che ho già sicuramente visto, è la riproduzione di Don Bosco con il suo orfanello. Questo moderno santo piemontese è celebrato anche qui con tanto di chiesa a lui dedicata convento e scuola salesiana .
Ormai è sera e non ha ancora smesso di piovere dopo cena raccolgo le mie scarpe bagnate e le ritiro in camera, sono le uniche che ho, uno sguardo dalla finestra alla mia “Frau” in compagnia con altre due e mi butto sotto il piumone.
Fa freddo!
DOMENICA 19 07 09
ENSDORF KULMBACH Km 130
Scrivo mentre sto cenando in un ristorante greco con suvlaki e Apelia, un ottimo vino di quelle latitudini, constato che in Germania ha successo la cucina mediterranea .
Accarezzo il mio calice di rosso ripensando alla giornata che è stata all’insegna della mia battaglia personale con le condizioni atmosferiche; le nuvole arrivano basse e rapide come cacciabombardieri, qualche volta sorvolano, altre volte all’improvviso ti scaricano addosso una quantità tropicale di acqua.
Per centotrenta km ho scrutato il cielo per prevenire sorprese. Purtroppo proprio all’ultima salita piove a dirotto e sono fregato!
La pioggia è talmente violenta e per di più accompagnata dal vento che mi sono ritrovato bagnato senza aver avuto l’opportunità di riparami.
Al mattino dopo prima di partire, avendo ancora le calzature umide decido di indossare tra calze e scarpe due sacchetti di nylon, da una parte mi preserveranno dall’ umidità e dall’altra se non piove l’ aria asciugherà le scarpe, con mia soddisfazione la teoria ha riscontro pratico .
Faccio visita ad Amberg e nel bel centro storico mi bevo un caffè, poi seguendo la strada principale verso Rosenberg sono costretto a fermarmi sotto una tettoia di una Bauernhof (cascina) per evitare un acquazzone, lascio sfogare e mi rimetto in moto, quando sembra che il cielo si apra verso ovest faccio appena a tempo a sostare per mangiare un boccone che riprende a piovere. Appena smette riprendo il sali e scendi della Baviera Settentrionale fin quasi a Bayreut.
Qui trovo Robert Raimund titolare di un distributore di gas gpl che nell’approssimarsi di un nuovo temporale mi ospita nel suo chiosco, ci presentiamo, mi offre un caffè e un cioccolato, penso di suscitare un po’ di compassione in questo momento, la figlia corre a casa a prendere il suo biglietto da visita e mi invita a mandargli una mail appena arrivato a Berlino, cosa che farò, sembravano quasi preoccupati.
Dopo Bayreut ancora 30km e giungo a Kulmbach dopo una lunga salita nella maniera sopra descritta, anche questa volta però trovando fortunosamente alloggio piuttosto velocemente, solita procedura, per prima cosa pulisco la mia bici poi metto ad asciugare gli indumenti spargendoli ovunque possibile nella camera, poi a cena nel vicino ristorante greco sotto un cielo coperto e minaccioso, pioverà tutta la notte e il vino non mi ha scaldato il cuore stavolta, sono un po’ demoralizzato!
LUNEDI’ 20 07 09
KULMBACH – RUDOLSTADT Km 100
Il mio obbiettivo oggi è raggiungere Rudolstadt, sveglia alle 7, la solita abbondante colazione, preparo e monto le borse, alzo gli occhi al cielo, nuvoloso, le strade sono ancora bagnate dalla pioggia della notte e fa anche freddo, mi copro bene e mi dirigo verso il centro città sia per prelevare da bancomat e sia per trovare un ciclista per acquistare dei copri calzature, avendone un solo paio è l’unico modo per proteggere i miei piedi dall’acqua .
Trovo da prelevare, ma non le protezioni per le scarpe, pazienza, spero più avanti .
Ho problemi, causa lavori in corso, a imboccare la direzione giusta fuori città e una volta trovata scopro che più avanti è interrotta , forse qualche smottamento ne è venuta tanta di acqua e si vedono torrenti e fiumi a stento trattenuti dalle rive, in giro ci sono molti mezzi dei vigili del fuoco penso siano in allerta .
Decido di superare una collina e prendere un percorso parallelo non solo per ciclisti, ormai è da ieri che percorro queste strade senza preoccuparmi delle ciclabili, in queste circostanze si abbrevia il tragitto, si trova solo asfalto quindi evitando lo sterrato che significa infangarsi fino al collo, e poi fino adesso ho notato una certa sensibilità nei confronti di chi pedala, salvo quando in parallelo c’è anche la pista perché allora, come mi è capitato, qualcuno ti invita di prendere la tua strada, perbacco l’hanno fatta apposta, pensano.
Mi fermo a prendere un caffè, stò per uscire dal locale piove, rientro e attendo che smetta, questo mi dà la possibilità di scambiare due parole con la signora, quando dico che vengo dall’Italia sorride e chiama il marito che si affaccia dal laboratorio di pasticceria mi saluta e mi chiede da dove sono partito con la bici, quando sente Verona mi spiega di esserci stato conosce il lago di Garda schonn (bello) l’Arena wunderlich (meravigliosa), molti tedeschi conoscono questi luoghi e mi fa piacere, i miei dialoghi, se così si possono chiamare, comunque sono sempre molto limitati alle solite cose e risentono molto del problema linguistico.
Sono le 11 e mi accorgo di avere fatto poca strada, le nuvole sono ancora basse e minacciose proprio verso nord dove io sono diretto, mentre pedalo medito di raggiungere Kronach ultima città prima della Turingia e qui decidere su cosa fare, devo attraversare la Turingenwald grande parco naturale con rilievi montuosi ed estese foreste e questo tempo non è incoraggiante .
Davanti alla DB-Banhof di Kronach dopo 30 km da Kulmbach uno spiraglio di sole non mi corrompe dalla decisione ormai presa in cuor mio, prendo biglietto per me e Frau Scapin e attendo il treno in compagnia di un gruppo di giovani studenti, le scuole in Germania terminano a fine luglio, scatenati e un po’ scavezzacolli che prendono lo stesso treno, credo sia la stessa scena che si può vedere ovunque, dopo un giornata a scuola anche in Italia, qualche precoce sigaretta, zaini che volano da una parte all’altra del binario, qualcuno tranquillo che sembra solo, gridolini delle femminucce, risate fragorose dei maschietti, schiamazzi vari ecc…..
Arriva puntuale il treno ci salgo nell’apposito vagone per biciclette, molto comodo e moderno lo spazio per le bici, ogni vagone ha un video dove visualizza la velocità l’ora di arrivo e la (nexterhalt) prossima stazione, non ho visto sporcizia, si tratta di un treno locale eppure non è scarabocchiato né all’interno né all’esterno e per me italiano sono cose che colpiscono.
Corre il treno come una furia tra le valli della bassa Turingia fino a Saalfeld, per circa 50km, qui scendo e voglio percorrere i restanti 20 km in bicicletta, è un momento che non piove e quindi ne approfitto, pedalo e mi guardo attorno accorgendomi di essere in un’altra regione anzi fino esattamente venti anni fa un altro stato la DDR . Mi accorgo che l’ambiente ha qualcosa di diverso: molte strade in rifacimento, le case di importanza storica in ristrutturazione, ma altre un po’ trasandate, la gente in giro sembra più triste… esteticamente non curata in particolare gli anziani, zone industriali con aree dismesse e fabbriche in demolizione un’immagine di ciò che fu e che fa riflettere, con tutti i suoi risvolti sociali, c’è almeno la vita di due generazioni che si sono trovate percorse da eventi storici che hanno cambiato il mondo.
Prima la divisione nelle due Germanie poi la dittatura comunista e poi la caduta del muro non da tutti vissuto come riconquista della libertà, in termini pratici a molti il vecchio regime dava sicurezze e garanzie. Chi era nato negli anni trenta per 60 anni non ha mai votato , per poter scegliere la prima occasione avvenne dopo il 1990. L’unica democrazia era “solo” scritta nella sigla Deutsch Demokratisch Republik, non l’hanno mai sperimentata e molta di questa gente si è trovata spiazzata senza sapere se ridere o piangere.
Comunque credo che oggi abbiano la fortuna di vivere in un paese dove chi governa e amministra abbia ancora il senso dello stato e non li lasceranno indietro, mi viene in mente inevitabilmente il nostro sud, è difficile fare paragoni perché la divisione era imposta e comunque Berlino non era Napoli neanche quando era divisa, qui lo stato è credibile c’è come un patto tra cittadino e istituzioni che fa funzionare meglio le cose, le istituzioni sono più trasparenti e vicine ai cittadini come ha voluto simbolicamente raffigurare l’architetto che ha costruito la cupola in cristallo sopra il Bundestag.
A Rudolstadt ho trovato un ostello per dormire è andata bene perché vicino al centro e a modico prezzo, è la città dove è vissuto Schiller, Ghote, Frelicht, Charlotte Leugenfen, e altri che non ho mai sentito nominare, ma so che il mondo si inchina alla loro cultura, i loro busti sono disseminati sopra delle colonnine nel centro storico, purtroppo qualcuno li ha profanati con delle calcomanie, segno dei tempi . Ceno in un ristorante italiano con un enorme piatto di spaghetti alla bolognese una insalata, un calice di vino rosso Bardolino al prezzo di 21 euro compresa la grappa.
Poi mi godo la mia passeggiata tra le viuzze di ciottolato e case vecchie del 700/800 illuminate con una luce fioca che fa sembrare tutto molto romantico, mi fermo in una piccola e buia piazza attratto dal suono di un pianoforte, vedo una luce accesa , sbircio dalla finestra e vedo di spalle una anziana signora con lunghi capelli raccolti dietro la nuca e una camicia con il colletto di pizzo che accarezza sapientemente la tastiera del suo Ronish illuminato da una piccola lampada sopra la sua testa, mi sono seduto sulla panchina ad ascoltare nel silenzio della notte, questa è poesia, grazie alla vita .
MARTEDI’ 21 07 09
RUDOLSTADT – WEIMAR Km 70
Per oggi decido di dedicare la mia giornata a raggiungere Weimar e visitare la città. Con tutta calma parto tranquillo verso la meta, solito sali e scendi in parte pista ciclabile in parte strada regionale attraverso un paesaggio di campi e boschi fino alla periferia della città che raggiungo alle 13, trovo subito sistemazione strategica in un hotel alla periferia (fino ad ora il più caro 50 euro) .
In bicicletta scendo per circa 2 km e raggiungo il centro, la città è stata costruita nell’ampia vallata del fiume Ilm ed ha avuto una grande importanza storica negli anni successivi la prima guerra mondiale fino all’avvento del nazismo (circa 14 anni ) . qui nacque la prima repubblica di Germania con una costituzione democratica parlamentare senza il re (Guglielmo II era stato mandato in esilio dopo l’esito della guerra, in Russia era scoppiata la rivoluzione e i popoli volevano contare di più). Prima ancora è stata città centro culturale e musicale grazie anche all’impulso dato dal granduca Carlo Augusto, simbolo del classicismo, movimento culturale fine 700, si incontrarono e lavorarono Goethe e Schiller, Nietzsche vi trascorse gli ultimi anni, Bach suonò come organista, ma ci sono anche segni della pagina più nera della storia tedesca, a poca distanza c’è Buchenwald dove perirono prima 50000 persone per mano nazista poi altre 10000 per mano stalinista dopo la fine della guerra .
Naturalmente ci sono molti turisti che affollano musei e strade, molte sono le librerie, c’è un bel sole mentre passeggio e mi accomodo su una panchina di una piccola piazzetta, davanti ho un bel monumento dove si rappresentano una famiglia contadina un uomo una donna che tiene per mano un bambino con quell’aria un po’ goffa e impacciata di quando arrivano in città questo almeno è quello che mi trasmette. Mentre osservo quei visi mi coglie un coccolone e mi addormento brevemente, al risveglio ho sistemato le idee e vado in una libreria molto fornita, nella parte dedicata ai viaggi e alla geografia.
Trovo delle cartine dove è tracciata la pista che dopo l’Ilm confluito nella Saal prosegue fino alla confluenza nell’Elba prima di Magdeburgo in Sassonia Anhalt .
Comincio a ragionare che il mio viaggio forse proseguendo lungo l’Elba potrebbe spingermi verso il Meclemburgo – Pomerania e poi di conseguenza verso il Baltico, ma vediamo come si mette.
Ceno in un ristorante della catena Movenblik ho mangiato una tartara eccellente con vino della Saal
ricordo che è stato il conto più salato, ma c’era la qualità e l’ambiente.
Contento inforco la bicicletta e risalgo verso l’albergo “meine Frau” starà in camera con me, per buona parte della notte pioverà intensamente e il mio sonno sarà profondo.
MERCOLEDI’ 22 07 09
WEIMAR _ BAD DUREMBERG Km 115
Ripercorro in discesa il breve tragitto per Weimar e prendo la ciclabile lungo l’Ilm, la pista dopo un tratto in asfalto diventa sterrata, ma essendo nel bosco l’abbondante pioggia della notte ha reso melmoso e scivoloso il fondo, in breve tempo, a partire dalla bici, borse, gambe e resto del corpo assomiglio a un ciclista dopo una Parigi/ Rubes sotto la pioggia. Prima di diventare irriconoscibile decido di prendere la bundestrasse (strada regionale), cosa comunque non semplice perché prima bisogna capire dove ci si trova, poi prendere la direzione giusta e sperare di non allungarla troppo, eventualità che succede puntualmente anche questa volta .
Finalmente sulla richtungfahren pedalo su e giù per le colline fin dopo Bad Sulza, ad un crocevia trovo una bella Konditorei (pasticcera) caffè e una fetta di Kuchen (torta) mentre guardo scorrere il fiume Saale, oltre il ponte c’è la ciclabile (Fahrradweg) penso che sicuramente lungo il fiume sarà più pianeggiante la pista, mi avvio .
Una piacevole sorpresa, lungo il pendio che scende verso il fiume vedo chilometri di vigneti con filari ordinati e curati, di tanto in tanto ci sono delle piccole cantine e osterie dove si può mangiare e bere la tentazione è tanta ma devo desistere è troppo presto ed ho lo stomaco già tarato giusto, pazienza, forse un acquazzone mi avrebbe costretto a fermarmi, ma il tempo anche se nuvoloso tiene. Intanto supero Naunburg lasciandola a destra.
Dopo alcuni chilometri i vigneti diradano per lasciare posto a vegetazione, prati e granoturco, passo vicino a un piccolo cimitero proprio sulla riva del fiume, mi fermo affascinato, in quel momento il sole illumina con bellissimi colori anche il sottobosco, le tombe sono molto semplici alcune con croci altre solo una lapide, parte del muretto a secco di cinta è crollato, ma il prato e le siepi all’interno sono curate e qualcuno ha messo anche fiori freschi nei vasetti, vedo una signora uscire e chiudere il cigolante e piccolo cancello, sono rimasto ad osservare un po’ quel luogo ideale per un eterno riposo in mezzo alla natura .
Verso sera trovo una indicazione lungo la pista per una Gasthof , proprio al momento giusto, devio e la trovo, subito ho qualche perplessità al primo sguardo ma poi il ragazzo mi fa vedere la stanza e sia pur non convinto rimango, il posto è vecchio e sistemato alla belle meglio con pessimo gusto, la cena da dimenticare e la colazione all’indomani avrebbe potuto rovinarmi la giornata, meno male che ho dormito. Se fino ad ora posso dire di essermi trovato da bene a benissimo durante il viaggio, questo posto ha fatto precipitare la media .
Poi rifletto e penso che in un viaggio come il mio c’ è da mettere in conto anche qualche parte negativa.
Il sudicio gaglioffo ha voluto 45 euro totale per quella topaia sita appena a sud di Bad Duremberg .
GIOVEDI’ 23 07 09
BAD DURENBERG – BERNBURG Km 100
Il nuovo giorno mi si presenta coperto ma con speranza di miglioramento, lungo la strada mi imbatto, poco dopo la partenza, in una parete alta parecchi metri e lunga diverse centinaia completamente in legno, composta da travi intrecciate geometricamente, sulla sommità di queste c’è un camminamento, sotto il quale sgorga dell’acqua che a pioggia bagna le pareti sottostanti composte da rametti che inumidendosi formano una resina giallastra, aldilà della muraglia lignea c’è un grande parco in parte chiuso da altre pareti uguali, ci sono panchine, piante fiorite, laghetti e qualche costruzione. Si tratta di terme da cui il nome della città Bad ( bagni) Duremberg, ma a cosa serviranno quelle colossali pareti? Devo rimandare la risposta, in attesa di tradurre la storia di questo luogo che risale al 1741 quando l’allora principe di Sassonia Augusto il Grande riunì i migliori geologi per sondare e analizzare il terreno, posso solo dire che l’acqua che si ricava è ottima per i bronchi.
Proseguo lungo il Saale e a mezzogiorno arrivo ad Halle la piu’ grande città della Sassonia Anhalt,
avvicinandomi è soprattutto nelle zone periferiche che si notano i segni del terremoto sociale provocato dalla caduta del muro, l’Ovest ha dettato nuove regole, la città era un’importante polo chimico molte aziende altamente inquinanti e improduttive sono state chiuse rimangono manufatti brutti e vuoti, verranno rasi al suolo. Ci sono quartieri popolari tipici del regime comunista della DDR di una bruttura senza limite, dei palazzoni di 15/20 piani accanto a un vecchio palazzo storico o una chiesa abbandonata, anche da questo si capisce che il potere voleva soffocare tutto ciò che non appartenesse a quella ideologia e la gente doveva rassegnarsi a vivere per un unico scopo.
Oggi comunque è palpabile ancora un certo smarrimento, in questa città ci sono alti tassi di disoccupazione. Di solito tendo sempre a salutare la gente che incontro mentre pedalo: gutmorgen, servus, cius, gutentag, evito crusGot perché suona troppo bavarese e qui nell’est non sono molto amati i Wessis (abitanti dell’Ovest) a loro volta il termine Ossis (abitanti dell’Est) è usato dagli abitanti dell’Ovest. Noto che non saluta nessuno come indifferenti al prossimo .
Forse è solo una mia impressione condizionato dalla giornata che climaticamente si sta mettendo male, infatti mi fermo nella bella piazza centrale (Markplatz) ad osservare l’omonima chiesa e le sue guglie che paiono toccare il cielo nuvoloso, comincia a piovere con il solito vento premonitore, ne approfitto, mettendomi al riparo, per mangiarmi un caldo panino con wunster e senape servitomi da una vivace e sorridente signora che mi ha gentilmente consigliato di restare nella sua bakerei, appena fuori tirava vento e pioggia, la cosa mi ha riappacificato con il mondo circostante, un segnale positivo, via la tristezza si ricomincia a vivere e lo auguro tanto a questa gente .
Riprendo la pista della Saale e proseguo fino a Bernburg, ho trovato un’ottima sistemazione e un altrettanto ottimo ristorante dove scrivo il mio diario di viaggio, guardando la cartina mi rendo conto di avere margine di tempo per arrivare a Berlino e domani deciderò se seguire l’Elba ancora verso nord. Con questa stimolante prospettiva esco dal ristorante per una lunga piacevole passeggiata nella città.
Gutnacht.
“Meine Frau” è parcheggiata nella sala fruhstuck .
VENERDI’ 24 07 09
BERNBURG – HOHENWARTHE Km 100
Parto da Bernburg sotto un cielo cupo ma senza vento, ho imparato che con queste condizioni atmosferiche la situazione rimane stazionaria e, quindi, se non piove per il momento non pioverà.
Faccio circa una trentina di km e attraverso con una piccola chiatta la Saale, in alcuni punti le ciclabili e le strade secondarie per attraversare il fiume utilizzano delle imbarcazioni guidate da un traghettatore e, per vincere la corrente sono tenute da una fune stesa di traverso al corso dell’acqua.
Appena sull’altra riva, dei goccioloni accompagnati da un forte soffio del vento mi preannunciano ciò che succederà tra pochi istanti, o meine Gott, sono in una zona scoperta e comincio a pedalare a più non posso in un tratto in parte sterrato in parte strada di pavè che produce vibrazioni a partire dalle borse laterali fin sulla colonna vertebrale che incrociando con quelle delle braccia trovano sfogo sulla testa che fa scampanellare il casco, provare per credere, capisco che i vincitori della già citata Parigi/ Rubes siano festeggiati come eroi, è come un elettroshock.
Sulla soglia del diluvio arrivo in un villaggio dal nome curioso Barbi, si come le bambole, faccio in tempo a ripararmi e giù acqua, mi guardo attorno e vedo lungo la via centrale belle casette tutte dipinte con colori diversi vecchie e nuove, con piccoli giardinetti fioriti multicolori agli ingressi, tutto tenuto bene anche nei particolari, e questa è la cosa che ha un’attinenza col nome, almeno questo è ciò che mi fa dedurre.
Dopo circa un’oretta e dopo aver indossato le mie copri calzature, mi muovo sulla strada ancora molto bagnata e prendo la pista dell’Elba abbandonando il Saale sfociatovi nei pressi .
Il grande fiume che nasce nella lontana Cechia e finisce nel mare del Nord è già in questo punto maestoso e navigabile, ci corro a fianco fino a Magdeburgo capitale del lander Sassonia Anhalt.
Mi trovo quasi in centro della città senza accorgermi perché il parco lungo il fiume non si interrompe e continua fino ad attraversare la città, poi vedo un maestoso ponte ciclopedonale che percorro e mi ritrovo in un grande viale con negozi ed edifici importanti alcuni moderni e genialmente fantasiosi (mi ricordano Gaudì) altri ristrutturati e mi sono fatto l’idea che in questo paese l’architettura stia vivendo una specie di rinascimento in chiave moderna .
Uscendo dalla città continuo fino a Hohenwarte e qui trovo un ottimo hotel ristorante, dopo cena vado a visitare il Trogbruke, un’opera gigantesca che fa superare all’Havel Kanal il fiume Elba con un ponte e opere idrauliche annesse. Il canale artificiale navigabile parte dal fiume Havel (nord Berlino) collega Hannover fino al fiume Leine.
Mi stupisce che una simile opera sia così accessibile a chiunque!
Non c’è alcuna protezione o divieto per motivi di sicurezza, salvo la parte di movimentazione delle chiuse, cosi chiunque può prendere la barca e andare .
SABATO 25 07 09
HOENWARTTHE – AVELBERG 120 Km
La giornata inizia con un bel sole come da qualche tempo non vedevo, mi sembra di viaggiare senza alcuna fatica, quasi come veleggiando con il vento a favore, meraviglioso.
Sono ormai nel Brandeburgo, la regione della capitale della Germania, dopo il referendum del 1996 Berlino è sede governativa, ma non capoluogo del Lander la gente ha preferito Potsdam per non essere dominati dalla metropoli, così come Brema (Bassa Sassonia) e Amburgo (Schleswig Holstein) facenti parte storicamente della Lega Anseatica, sono città regione .
Dopo due ore che pedalo, ecco le nuvole… guardo verso ovest e le vedo arrivare come condor alla vista della preda, la festa è già finita e dò gas al motore che per ora non ha perso un colpo, arrivo in un villaggio di agricoltori, ancora non ho sentito goccia, ma sento il fiato sul collo, sotto una tettoia vedo due cicloviaggiatori che mi osservano, sembra di leggere nei loro pensieri “non andrai lontano” e infatti prima di uscire dal paese comincia a piovere, dietro front e raggiungo i due ciclisti.
Sono marito e moglie di Bielefeld che da Dresda vogliono raggiungere Amburgo seguendo l’Elba
intanto che ci presentiamo diluvia, hanno due figlie una è a casa l’altra in vacanza a Corfù, della Italia conoscono Chioggia, Venezia e Verona, sono simpatici e mi offrono della frutta appena raccolta lungo la strada. Proprio davanti a noi a pochi passi sopra un traliccio di legno c’è un nido di cicogne dove osserviamo una scenetta di vita di questi uccelli per me singolare, sotto la pioggia battente la femmina allontana il maschio aprendo le ali, poi le racchiude e scompare nel nido per proteggere i piccoli , terminato il temporale il maschio ricompare svolazzando sopra il nido.
Il marito della signora mi spiega in lingua anglogermanica che questa è una zona protetta dove nidificano molte specie di uccelli, metto i copriscarpe impermeabili ci salutiamo e riparto, lungo il tragitto incontro altre cicogne sempre in coppia .
Arrivo a Tangemunde, cittadina che merita una visita, ha un bel porto sul fiume, un castello cintato da mura ben tenuto, una caratteristica via centrale dove si affacciano storiche case con la tipica travatura a vista che fa da sostegno alle pareti e al tetto, ci sono due belle chiese protestanti con alti campanili. Decido di fermarmi nella piazza seduto ai bordi di una fontana per uno spuntino lasciandomi scaldare da uno squarcio di sole.
Nel tardo pomeriggio dopo l’ennesimo acquazzone, giungo ad Havelberg, qui trovo una zimmer presso una signora che appena sente che vengo dall’Italia e, in particolare partito da Verona, ad alta voce chiama qualcuno al piano di sopra, si affaccia un giovane forse di trenta, trentacinque anni che vedendomi mi saluta e scompare dalla finestra per ricomparire davanti a me dopo poco con in mano due quotidiani “l’ Arena” di Verona del 1999 dove si menziona di un giovane tedesco alla ricerca di un uomo scomparso di origine italiana, il giovane era lui e l’uomo scomparso era suo nonno .
Se ho ben capito l’uomo che si chiamava anch’egli Bruno, ma Valentini di cognome, dopo la guerra
e breve prigionia rimane in Germania dove ha proliferato, ma a un certo punto della sua vita negli anni ottanta decide di andarsene e fa perdere le sue tracce, il nipote lo va a cercare nella città scaligera in un primo momento non lo trova, ma intanto finisce nella cronaca del giornale. Dopo alcuni mesi lo avvisano che è stato trovato, ma è morto e sepolto nella sua terra veronese ,naturalmente anche questo fa notizia ed è cronaca, questa potrebbe essere una storia per costruirci un romanzo .
Finisco la mia giornata verificando purtroppo che la ruota posteriore della mia bici è “svirgolata”
e ruotando mi tocca i pattini dei freni, accidenti questo non ci voleva, osservando bene si è rotto anche un raggio, ci vorrebbe un ciclista, ma è tardi e domani è domenica, si è fatto buio è meglio
andare a cena… ci penserò domani.
Prima di prendere sonno mi tormentano questi pensieri: forse cedimento strutturale…..troppo peso dietro….. cerchione debole….. le cose leggere in lega ….. quel colpo che ho preso mentre ……..
DOMENICA 26 07 09
HAVELBERG – LUDWIGSLUST Km 110
Mi sveglio all’alba e nonostante il corpo voglia rimanere a letto la mente si concentra sul problema
rimasto in sospeso la sera precedente, mi alzo, mi sbarbo ed esco in giardino dove guardandomi attorno vedo una rastrelliera per biciclette fissata al terreno, potrebbe essermi utile .
Prelevo “Meine Frau” dal ripostiglio e la ribalto, smonto completamente la ruota cercando di fare meno rumore possibile, con il cerchione in mano lo infilo nella fessura della rastrelliera e cerco con la massima delicatezza di raddrizzarlo, provo e riprovo fino a quando ottengo un discreto risultato, rimonto tutto sperando che viaggiando il peso resista .
Mi viene servita la colazione in giardino la signora e suo marito molto gentilmente, informati del mio problema, sono disposti a chiedere assistenza ad un loro conoscente ciclista, li ringrazio ma decido di partire ugualmente cosciente che devo pedalare prestando attenzione anche ai piccoli sobbalzi .
Riprendo la via dell’Elba, incontrando diversi greggi di pecore pascolare nelle zone incolte lungo il fiume, fino a Wittemberge dove vi giungo giusto alle dodici e quindi tempo per lo spuntino, entro in città e anche qui come del resto in altri centri della ex Germania Orientale si vedono interi quartieri in ristrutturazione, strade in rifacimento aree industriali dismesse, in più le strade sono deserte senza traffico non c’è anima viva , forse perché domenica penso .
Mentre sto girovagando per la stadtmitte alla ricerca di un caffè, noto alcune persone entrare nell’ingresso laterale del teatro cittadino mi ci dirigo trovo davanti la classica lavagna con il menù, ci siamo, parcheggio la bici appoggiandola al muro con cura, questo richiede sempre una certa manovra ed entro.
Un bel ristorante ben arredato con due giovani cameriere molto carine ed efficienti che mi servono uno stuzzichino prima e un abbondante piatto di tagliatelle con una fettina di sottiletta sopra (difficile trovare formaggio grattugiato da queste parti! ) poi , a seguire un buon caffè espresso e una grappa il tutto con 13 euro. Alle volte il caso ti fa capitare nel posto migliore.
Rifocillato e soddisfatto rimonto in sella verso nord, a Lenzen prendo una strada secondaria che mi fa risparmiare alcuni chilometri, un percorso quasi completamente all’interno di una foresta, trovo un villaggio dove nei giardini delle case sono esposti pupazzi di stoffa riempiti di paglia raffiguranti scene di vita quotidiana dei propri abitanti con rappresentazioni ironiche tipo un povero marito che traina con la bicicletta un carretto con su l’intera famiglia frustato dalla moglie.
A Ludwigslust bella città del Meclemburgo Pomerania mi accomodo in un hotel attirato dal simbolo della bicicletta esposto all’entrata, pensando che ciò fosse segnale di riguardo per noi ciclisti, mi ritrovo con una signora con un piglio da caporale che mi imbarazza… Durante la cena al momento del dessert chiedo di poter visionare i dolci (perché il menù dei dolci descritto in tedesco con caratteri gotici era per me incomprensibile ) la risposta negativa mi ha mandato fuori dai gangheri così ho preso il menu e gliel’ho sbattuto sul tavolo guardandola da cattivo, ho pagato all’innocente cameriera il conto e me ne sono andato a prendere il caffè da un’altra parte (ma chi si crede di essere quella s…..)
E’ la seconda volta che mi trovo in una situazione spiacevole e so bene che fa parte del gioco ma mi fa arrabbiare ugualmente.
La bicicletta riparata tiene e il Baltico è vicino… a domani .
LUNEDI’ 27 07 09
LUDWIGSLUTS – KUHLUNGSBORN Km 140
Al mattino visito il castello, solo esternamente, del granduca Christian Ludwuig II di Meclemburgo, una sontuosa costruzione del 700 con grande parco e una monumentale fontana a delimitare la piazza il tutto raggiungibile dal centro cittadino da un largo viale alberato.
Prendo poi la bundestrasse per Wismar per buona parte del percorso attrezzata con pista ciclabile, dopo circa una ventina di chilometri arrivo a Schwerin la capitale del Lander, costruita sulle sponde dell’omonimo lago è ricca di storia proprio perché fu residenza di una delle più antiche dinastie d’Europa, l’ultimo granduca di Meclemburgo lasciò tutto alla sua morte nel 1918 alla neonata repubblica e dopo il 1989 ha avuto un grande rilancio turistico, ho visto un fiabesco castello con prospiciente un grande e affollato parco botanico, la città è bella e molto viva ed anche qui si nota lo sforzo che il paese sta facendo per risollevare zone che la ex DDR aveva depresso, a soli 100 km da Amburgo è diventata zona turistica molto apprezzata.
Proseguo verso nord fino a Wismar, storico porto tra i più importanti del Baltico, ristrutturato e rinato in questi anni. Anche qui la città la vedo brulicare di turisti con innumerevoli ristoranti e botteghe, arrivo nella piazza centrale e trovo l’ufficio turistico affollato ma è presto e se continuo sulla costa ho più probabilità di trovare dove alloggiare, desisto dall’entrare e proseguo fuori città prendendo per una bella e panoramica pista che finalmente mi porta al mio sognato mare, poi ne seguo la costa verso est ed è qui che con sorpresa mi rendo conto che le mie supposizioni si rivelano sbagliate. E’ tutto occupato è alta stagione, sembra che tutto il nord Europa sia venuto da queste parti, faccio diversi chilometri ma dovunque è scritto belegt o gebist. Ormai è sera e mi fermo a cena in una pizzeria italiana, chiedo ad un cameriere consiglio, mi indica una città a una decina di chilometri forse li c’è più disponibilità, piazzo le luci di posizione sul mezzo e vado, giungo sul posto poco dopo le 21.
Anche qui la musica non cambia non c’è nulla per un malcapitato come me, passeggio con bici alla mano lungo tutto il bel lungomare e intanto maturo l’idea che questa notte “dormirò sotto le stelle “ la cosa mi mette l’anima in pace e comincio a cercare dove. Intanto sono due giorni che non piove e spero che non pioverà proprio stanotte. Si sta alzando il vento e il mare è grosso sconsigliabile, quindi, la spiaggia, andare in un parco non mi sentirei tranquillo, seduto su un masso sorseggio una weissenbier, quindi, riprendo a camminare e noto che complice il vento e qualche goccia di pioggia, accidenti, tutta la zona si sta spopolando, molto bene penso, trovo una panchina vicino al municipio, ma è troppo esposta e c’è molta luce, non va bene .
Eccola la soluzione, nel giardino di un albergo ci sono delle poltroncine (Korb) molto usate dai bagnanti del Baltico per proteggersi dal vento, ed in più ci sono dei robusti ombrelloni per ripararsi dalla pioggia, combinazione vincente, ormai tutte le luci non pubbliche sono spente, mi avvicino scelgo la mia cuccia la sistemo sotto l’ombrellone mi vesto bene e blocco la bici ad un tavolo, appena il tempo di rannicchiarmi e comincia a piovere con insistenza, sono circa l’una e penso che tutto sommato esista anche un santo protettore dei disgraziati .
Sarà un dormiveglia e quando la pioggia cessa farà più freddo, mi butto addosso anche una tovaglia riposta sul tavolino, se qualcuno mi vedesse in questo momento penserebbe poveraccio che fine ha fatto, non mi rimane più un pizzico di romanticismo.
MARTEDI’ 28 07 09
KUHLUNGSBORN – WAREN Km 40 BICI Km 100 TRENO
All’alba delle cinque apro gli occhi e non li chiudo più, il vento è piuttosto freddo ed è meglio che esca dalla mia cuccia, raccolgo me stesso e le mie cose, cancello le mie tracce e, dopo averla riassettata, prendo per il manubrio la mia “compagna” e mi incammino sul lungomare, in attesa che qualche bar apra per la colazione.
All’orizzonte un veliero solca un mare grigio scuro e particolarmente grosso, i gabbiani veleggiano ad ali aperte contro vento pronti per la caccia, il clima è decisamente nordico e per strada non c’è nessuno, approfitto per vedere la città, la spiaggia è sabbiosa e non ci sono steccati che delimitano i vari bagni, ovunque ci sono ceste poltrone ( Korb) di vari colori, assoluta mancanza di ombrelloni, qualche rientranza delimitata da scogli che imprigionano fette di mare, immagino per il bagno dei bambini, poi un lungo percorso pedonale, e parallelamente alla costa una striscia di parco con piante ad alto fusto, la via centrale con larghi marciapiedi dove si affacciano i locali e numerosi alberghi costruiti in bello stile con pochi piani, infine ancora bosco dove ci sono i campeggi, la classica località balneare cresciuta dopo l’unificazione meno pacchiana di quanto si potrebbe pensare, ha un aspetto piacevole e affollamento estivo sostenibile.
Mi infilo in una Konditorei appena aperta, una fetta di torta e una tazza di caffè mi riconcilia col presente, le nuvole diradano ed esce un bel sole, meglio di così !
La ciclabile per Rostok corre lungo il litorale in un ambiente naturale affascinante con scogliere e spiagge libere, le conifere arrivano fino ai bordi del mare creando scorci suggestivi, i tedeschi amano molto la natura e la quiete ed è una zona molto frequentata dalle famiglie, mi viene ancora voglia di pernottare in questi posti provo in una “Information Verein “ niente, non mi vogliono da queste parti come single, ma forse un giorno ci tornerò.
Decido di arrivare a Warnemunde, prendere il treno cambiare a Rostok e scendere a sud fino a Waren 100 km più a sud voglio arrivare a Berlino con la mia “Frau Scapin” percorrendo a ritroso la Berlino /Copenaghen .
A Waren trovo un ottimo hotel in riva ad un lago, a cena mi mangio un gran piatto tipico deutsch Kuche “Holzfolleosteak Kormflaisc “ una bistecca guarnita di verdure e cipolle con patate saltate due calici di vino rosso un caffè e la solita grappa totale 24 euro, la strada del ritorno all’hotel è stata straordinariamente più lunga dell’andata, ma ero felice di dormire in un buon letto.
MERCOLEDI’ 29 07 09
WAREN _ FUNSTENBERG Km 110
Devo aver dormito profondamente per non sentire i rumori provenienti dal parco, tra il cinguettio fragoroso degli uccelli e un gruppo di ragazzi down che facevano animazione, con la finestra aperta normalmente mi sarei svegliato invece la stanchezza accumulata mi ha fatto riposare bene .
La giornata è splendida, in assoluto la migliore incontrata nel viaggio, il cielo è terso, scendo per colazione e trovo una tavola molto ricca e ben fornita, con calma mi nutro di un po’di tutto e mi preparo due panini per metà giornata, pago 56 euro saluto e parto, seguendo la mappa raggiungo il porticciolo lacustre e subito dopo mi immergo in un vasto parco naturale che comprende la zona sud del Meclemburgo e quella a nord del Brandeburgo .
La ciclabile essendo una zona collinare, è un continuo salire e scendere da colline coperte di boschi prati, coltivazioni di cereali, piccoli villaggi, laghi, una vera delizia per gli occhi e lo spirito, mi è capitato di vedere lepri, aironi, cicogne, caprioli, falchi oltre alle classiche mucche al pascolo e ogni tanto cavalli liberi nei prati .
E’in questa zona che tra un laghetto e l’altro sorge il fiume Havel che bagna la metropoli berlinese molto più a sud, la zona è molto frequentata da amanti della natura, famiglie con canoe cariche di bimbi che vanno a fare picnic, coppie che si godono l’intima solitudine, gente a piedi con in spalla uno zaino che cammina verso qualche meta, chi ama prendere il sole nudo appartato in qualche angolo più o meno nascosto, ha proposito di ciò ho incrociato un folto gruppo di ragazzi e ragazze in bicicletta con tanto di tende e borse da viaggio che pedalavano con grande naturalezza completamente nudi, questo è un ambiente che favorisce sicuramente il migliore rapporto con la natura, ma da ciclista mi sentirei di dire che il fattore sella può provocare problemi, a meno che abbiano delle sedute speciali che non ho avuto modo di vedere (pudore a osservarli troppo).
Molti sono coloro che percorrono questa pista come me da cicloturisti, è ormai diventata una classica del nord Europa la Berlino Copenaghen, (a Rostok attraversamento via mare), ho incrociato gente di tutte le età, è un viaggio che si può fare in una settimana, salvo qualche breve tratto non richiede grande impegno ed il paesaggio merita ( almeno per quello che ho visto ).
Alla fine ho percorso in questo parco un centinaio di chilometri e nonostante sia comunque attraversato anche da strade e ferrovie oltre che visitato da molta gente, non ho visto nulla di abbandonato o segnato da degrado, credo sia dovuto al rispetto verso la natura.
A Funstemberg trovo una decorosa ghesthause e per cena vedo aperta una pizzeria sulla via centrale, il cuoco è italiano precisamente di Pompei, ho mangiato la pizza, dopo di che non vedevo l’ora di uscire .
Detesto l’immagine stereotipata della propria identità, detesto la musica di Eros Ramazzotti che mi ha tormentato finchè non ho terminato il pasto e soprattutto detesto che un napoletano non sappia fare la pizza !
A domani.
GIOVEDI’ 30 07 09
FURSTENBERG – HENNINGSDORF Km 120
Giornata che mi avvicina all’interland di Berlino.
Intanto che pedalo sento nel mio intimo un po’ di tristezza, non c’è stanchezza fisica ma la sottile consapevolezza che sta per finire qualche cosa , come la fine di un amore, ormai sono prossimo alla meta dovrei essere soddisfatto anzi, più che contento, considerato che ad un certo punto non credevo di farcela ed invece eccomi alle porte della città che desideravo raggiungere .
Penso: le cose belle hanno una fine, ed è proprio questo che ci spinge a cercarle in continuazione
sono la linfa della vita e vale la pena viverle, domani riabbraccerò Adriana e Marcello e sono altre
due cose belle della mia vita oltre a Marco, naturalmente, che in questi giorni si trova a Carole a vivere un’esperienza tutta nuova per lui. Si, mi ritengo fortunato.
Della mia personale piccola avventura cosa rimarrà, non lo so non sono più giovane e la vita ti plasma vedi le cose con disincanto, ma dentro di me rimane ancora tanta curiosità e voglia di conoscere, di sicuro questo viaggio l’ho vissuto intensamente sia nell’immaginazione che nella progettazione, in cantina intanto che attrezzavo la bicicletta avevo la cartina davanti a me e mentalmente la percorrevo in continuazione .
Sono conscio che non è consueto che un uomo di quasi 60 anni parta da solo in bici stando via venti giorni e pedalare per 2100 Km, non è saggio e quando mi guardo allo specchio me lo chiedo, ma è il mio inconscio a dare la risposta e forse bisogna guardare nelle pieghe del mio passato se è vero che le cose vissute da bambino rimangono, il nonno che mi raccontava il favoloso viaggio in nave per l’Argentina, per guadagnarsi il pane, però.. dopo sette anni ritorna e poi la Jugoslavia dodici anni per poi fuggire.. dell’esperienza del nonno a me bambino è rimasta sopratutto la parte romantica.
Probabilmente c’è un filo che mi riconduce agli anni della mia giovinezza quando con amici zaino in spalla si girava il mondo ed allora il mondo era molto più lontano di oggi, era ancora da scoprire era sorprendente; anche la musica ha avuto la sua parte alla fine degli anni 60 le canzoni di Dylan e Battisti “ avere nelle scarpe…… la voglia di andare “, sono cose che mi hanno segnato .
Tutto sommato è una ricerca di emozioni e mi piace dire una frase di Andersen di grande significato “ viaggiare è vita “ per me il viaggio è stato come leggere un bel libro o vedere un bel film di quelli che ti illuminano, l’unica differenza è che sei tu l’autore .
Sono arrivato a Henningsdorf, fermata della UBahn ( metropolitana di Berlino), dall’albergo vedo i treni viaggiare, giù nel ristorante una signora mi vede scrivere i miei appunti parla col suo compagno e attirando la mia attenzione dice che anche lei ama farlo, le sorrido e non ribatto per il solito handicap linguistico, non sono in grado di superare il primo approccio tanto più se devo discutere … grave lacuna che sicuramente mi ha fatto perdere occasioni di incontri.
VENERDI’ 31 07 09
HENNINGSDORF – BERLINO Km 50
Ore 7,30 sveglia messaggio Adriana già alla Malpensa, li aspetto davanti all’ostello, prima una grande strada poi la ciclabile dell’Hohenzollern Kanal mi porta quasi senza accorgermi nella zona centrale di Berlino, seguendo il parco che lo costeggia si arriva in Invalidenstrasse, a sinistra e poi ancora a sinistra ecco l’ostello della gioventù, un palazzo con grandi vetrate dipinte come quelle di una scuola materna all’interno di un cortile grigio, salgo alla reception per confermare la prenotazione fatta tramite internet, poi attendo all’uscita della Ubahn i miei cari.
Con un po’ di ritardo, finalmente, li vedo sbucare. Ci abbracciamo e subito dopo entriamo nell’ostello: una specie di porto di mare per giovani con zaini sparsi un po’dovunque e corpi seduti qua e là, musica tecno di sottofondo e lingue parlate prevalentemente inglese e spagnolo oltre al tedesco, nell’apparente caos tutto sembra organizzato. Prendiamo possesso della camera al terzo piano, quattro posti letto dei quali uno è occupato da una francese mummificata sotto le lenzuola…“good morning” e ce ne andiamo in città.
Città giovane sia come storia (il primo nucleo importante risale al 1200) sia come aspetto, alle costruzioni del 700 /800 /900 si alternano grandi spazi e costruzioni moderne e avveniristiche.
La storia del suo passato più recente è lì da vedere, dopo la riunificazione, la Germania ha profuso un grande sforzo nell’Est ed in particolare nella sua capitale, ha messo sul piatto tutta la sua capacità di risollevarsi dalle tragedie della storia .
I migliori architetti del mondo hanno trovato un ambiente favorevole ed hanno ridisegnato la città con mirabili opere, valorizzando il centro storico che prima faceva parte della DDR portando i poteri dello stato nei luoghi che già furono della repubblica di Weimar e ancora prima dei Reich, restaurando il Bundestag la sede del parlamento, costruendoci sopra quella ormai famosa cupola di cristallo, vicino ci sono i modernissimi uffici governativi e l’imponente cancelleria, in mezzo una grande area verde dove la gente passeggia gioca canta e balla, la simbologia è evidente si è voluto costruire i palazzi del potere, ma questo deve essere trasparente (la cupola di cristallo) ed è il popolo che è sovrano (la cancelleria almeno apparentemente avvicinabile ).
Stupefacente la stazione centrale Hauptbahnof un’opera gigantesca in vetro e metallo che sembra uscita da un film di fantascienza, costruita su più piani, somma efficienza e bellezza, ferrovie e metropolitane si intrecciano in un unico grande spazio per poi spargersi nella città come facenti parte di una grande coreografia .
Charlottenburg, nella parte ovest, grande quartiere moderno, c’è anche la firma di Renzo Piano, ed in mezzo la famosa chiesa dal campanile spezzato dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, ancora lì a monito, accanto una torre modernissima con le vecchie campane recuperate che risuonano ancora .
L’isola dei musei, oggi patrimonio dell’Unesco, con la sua prestigiosa università (Unmbol) umanistica voluta da Federico II Re che circondatosi di intellettuali quali Voltaire fece grande l’allora Prussia con Berlino capitale europea, molti insigni premi Nobel vengono da questo humus intellettuale fino alla fine dell’800 con Guglielmo II, leggendo la storia di questo paese fu una specie di rinascimento che si concluse dopo la repubblica di Weimar, poi il buio orrendo del nazismo: il muro e un popolo castigato a scontare le colpe di dodici anni di follia; il regime comunista della DDR e l’occupazione sovietica ha fatto il resto .
Qui è ancora tutto visibile, i segni e le testimonianze sono li che parlano, si concentra il bello e il brutto della storia dell’Europa ecco perché mi sono sentito un po’ Berlinese.
E’ una città giovane, attrae chi ha voglia di fare, le nuove generazioni probabilmente trovano spazio con la loro creatività, dà speranza, il vecchio è da superare, l’esempio emblematico è il Memorial dell’Olocausto e contemporaneamente il nuovo castello dei Re Prussiani che verrà ricostruito tale e quale nello stesso posto dove venne raso al suolo dai sovietici per cancellare il passato, non del nazismo, ma della storia di un paese.
Non posso fare a meno di ricordare questi sei giorni passati in città con Adriana e mio figlio Marcello e di essermi divertito con lui che non perdeva occasione di riprendere la sua ”mamma più mamma di tutte le mamme”, come usa dire, per le gaffe, che questa talvolta faceva quando si trattava di parlare in inglese… non gli ha dato tregua, così ho assistito a spassosi sketch, dove lei si offendeva e si arrabbiava e noi a ridere divertiti alle sue spalle.
Marcello ci ha sempre fatto da guida in città e gli riconosco un notevole senso dell’orientamento.
Ciao Berlino non ti dimenticherò.
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