Un’impresa d’altri tempi

di Marcello Cavallo e Lino Picheo –
Raid: Otranto – Zante – Otranto “1000 miglia tra mito e realtà”. L’avventura affascinante di tre gommoni “prima maniera” che nel 1983 portarono i giovani del club gommonautico foggiano dalle coste della Puglia alle isole greche dello Ionio, navigando per oltre trenta giorni e mille miglia.
Leggendo questo servizio vi viene spontaneo pensare che non è da tutti affrontare un viaggio difficile con un normale gommone superando addirittura gli standard di sicurezza. Vi proponiamo questo raid non per parlarvi di un’avventura marinara ma per farvi ritrovare nelle pagine di questo racconto, condotto sul filo del puro resoconto e senza alcun autocompiacimento per l’impresa, i motivi di una realtà ambientale e geografica unica. Le isole joniche della Grecia, tanti piccoli punti sparsi su un mare meraviglioso. Ambiente mediterraneo, vegetazione con gli umori della resina dei pini, l’olivo, l’atmosfera del ricordo mitologico. Quasi sempre semplici approdi più che itinerari. I nostri protagonisti vi sono giunti con questo spirito e con questo amore. Seguiamoli in questa loro descrizione.

Caratteristiche nautiche
Il raid si è sviluppato su una lunghezza di circa 1000 miglia toccando, a partire da Otranto, la totalità delle isole Jonie e molte località della costa dell’Epiro. Abbiamo diversificato il percorso tra l’andata e il ritorno, adottando in genere la formula del campeggio nautico. La principale difficoltà nautica è senz’altro da individuarsi nella traversata del canale d’Otranto. Per le sue 50 mg, ma soprattutto per le condizioni meteo-marine estremamente mutevoli va affrontata solo se si può contare su una certa stabilità meteorologica.
Nell’arcipelago jonico i venti dominanti si dispongono da maestrale (NO) e raggiungono nelle ore centrali della giornata intensità a volte notevoli. Fortunatamente molto rari durante l’estate i temibili colpi di mare da SSE preannunciati da una rapida caduta barometrica. Insidiosa risulta la traversata Cefalonia (capo Monda) Zante (capo Skinari) per l’intensità che il vento ed il mare raggiungono nella zona del canale anche in condizioni di bel tempo. In generale la navigazione sottocosta nei versanti orientali dell’isola non presenta difficoltà fatta eccezione per il canale tra Corfù e la costa, e quello tra Cefalonia ed Itaca, dove il vento, incanalandosi, aumenta generalmente di intensità.
Un discorso del tutto particolare meritano le Isole Strofadi. Per la loro distanza dalla costa meridionale di Zante (e da quella del Peloponneso),di circa 35 mg e per una certa difficoltà di avvistamento dovuta alla scarsa altezza sul livello del mare, è consigliabile cercare di raggiungerle solo in condizioni di mare calmo ed eccellente visibilità.

Le isole, una ad una
Fano: Una vocazione turistica inespressa. Verde e solitaria è ideale per un breve soggiorno, reduci o in procinto di affrontare il canale d’Otranto. Corfù: Dove il turismo di massa ha fatto i suoi danni, ma dove è ancora possibile, anche in pieno agosto, trovare spiagge e calette deserte. Paxos e Antipaxos: Due piccoli paradisi a misura d’uomo, dove la vacanza potrà colorarsi se, lo vorrete, di un pizzico di mondanità. Porto Gaios, il capoluogo delle isole, è infatti cittadina cosmopolita e nottambula. Meno affollata, e più tranquilla, Lakka a nord dell’isola; il paese, che domina una baia naturale ottimamente riparata, costituisce inoltre base ideale per escursioni alla volta della costa occidentale delle isole.
Lefkada: Lefkas, maggiore centro dell’isola, è un assolato e modesto paese che offre tuttavia lo spettacolo di candidi cigni che si bagnano tra i caicchi, nelle acque salmastre del porticciolo.
Scorpios: Un paradiso per pochi privilegiati.
Meganisi: Olivi e querce fin sulla spiaggia, baie stupende ideali per il campeggio, al riparo dal vento e dal mare: a Meganisi è il sole a farla da padrone.
Cefalonia: L’isola per estensione e varietà di paesaggio varrebbe da sola una vacanza. Aquile ed altri animali selvatici, vegetazione rigogliosa, fondali ricchissimi. Cefalonia conserva un ambiente intatto, come intatto è, per chi sa riconoscerlo ed apprezzarlo, il fascino del tradizionale viver greco che si respira nell’isola. A Porto Fiskardo, al tramonto, ci si potrà, con discrezione, confondere tra i pescatori che affollano i tavoli delle «taberne» sul porticciolo. Si tratta di gente semplice e sincera, sempre pronta e disponibile a darvi una mano. A Fiskardo, all’occorrenza, potrete anche rivolgervi all’amico Costantino Molfetas, sensibile pittore e ceramista, che gestisce un negozio di artigianato artistico sito sul porto.
Arkudi ed Atoko: Le due minuscole isole non sono popolate che da capre selvatiche, animali simpaticamente socievoli con i visitatori giunti dal mare. Non scomponetevi dunque se qualche esemplare, magari dalla fronte riccamente addobbata, vi si rivolgerà con certa familiare confidenza: eviterete di offrire il fianco alla ilarità dei presenti.
Itaca: Il fascino del mito di Odisseo. Ora aggressiva e austera, ora dolce, ma sempre schiva, da scoprire e capire di giorno in giorno. La splendida baia di Vathi è indicativa dell’indole dell’isola: essa nasconde infatti la sua struttura sorprendentemente complessa al navigante, per rivelarla solo agli occhi attenti dell’appassionato escursionista dagli 800 mt di quota del monastero di Kataron.
Zante: Colpiscono in Zante i colori dolci e sfumati, l’aspetto mite della costa lungo la quale gli arenili si alternano a dolci colline che calano in mare senza scosse. La vegetazione è inserita con discrezione nel paesaggio e ne sottolinea i contorni. Alcuni palmizi che sorgono sulle spiagge più meridionali donano a Zante un aspetto a tratti orientale, esotico. Poco a sud dell’interessante cittadina di Zakintos si notano sulla costa i resti di un ponte: sott’acqua, in corrispondenza, sono rintracciabili i resti di strutture appartenenti probabilmente ad un antico sito portuale. La costa meridionale di Zante è orlata da spiagge dorate fino a capo Keri, dove il paesaggio cambia e si ergono i primi contrafforti della deserta e incontaminata costa occidentale, ricca di grotte e spiaggette deserte.
Isole Strofadi: Ovvero la semplicità e la grazia di un tempo ormai perduto. L’inevitabile incontro con il pope ortodosso, unico abitante delle isole è indimenticabile. Vi accogliere confuso ed imbarazzato se lo coglierete nel piccolo orto o nell’aia del monastero intento al lavoro, ma rivestiti gli abiti sacerdotali si mostrerà disponibile e benevolo nei vostri confronti, anche quando, vocianti, e disinvolti nel vostro succinto abbigliamento balneare, violerete il silenzio e la mistica atmosfera che aleggia nel monastero.

L’organizzazione del raid
Base fondamentale per il buon esito della vacanza avventura è senz’altro la necessaria esperienza nautica ma, anche e forse soprattutto, una oculata scelta dei mezzi, delle attrezzature, nonché una minuziosa organizzazione.
Sarà fondamentale evidentemente la pianificazione dell’itinerario, quindi, il calcolo preciso di rotte e distanze, i consumi, la conoscenza dell’ubicazione delle infrastrutture disponibili: distributori del carburante, officine, posti di ristoro, ma anche uffici postali, polizia, ospedali.
Andranno studiati inoltre i prevedibili inconvenienti evitando così di lasciare la soluzione al caso o all’improvvisazione; alla fine della vacanza, alle soddisfazioni procurate si potrà aggiungere quella dell’essere riusciti a non farne compromettere la riuscita dagli imprevisti.

I gommoni
Per il raid sono stati impiegati tre gommoni Floating 430 R motorizzati con fuoribordo 25 HP Johnson prescelti alla luce degli inderogabili requisiti di navigabilità e di robustezza richiesti dall’impresa.
I natanti ed i propulsori forniti dalla Motomar erano strettamente di serie, e non hanno subito alcuna preparazione particolare, confermando durante le 1000 mg la loro affidabilità.

Le attrezzature subacquee
Per le attrezzature subacquee si è scelto il marchio Amf Mares. Per la pesca sub sono stati utilizzati i famosi fucili della serie STEN rivelatisi ancora una volta insuperabili. Vista la temperatura delle acque relativamente bassa anche in agosto, si sono adottate le mute Scarpati bifoderate da 5 mm, eccezionalmente elastiche e robuste. Per l’immersione profonda in apnea le maschere Tana dal ridotto volume interno, disponibili anche nella fotogenica versione in silicone trasparente, si sono rivelate eccellenti.
Per il carburante si è impiegato l’olio marino ELF. Le timonerie in robusto acciaio inox che equipaggiavano i gommoni sono prodotte dalla Mancini.



Il carico a bordo
Per la navigazione di altura in gommone è consigliabile non discostarsi dai seguenti parametri: lunghezza compresa tra i 4.30 ed i 4.80 mt, potenza compresa tra i 25 ed i 40 hp (al piede), rapporto peso/potenza non eccedente i 20 kg/Hp.
Si tratta evidentemente di indicazioni di massima intese ad ottimizzare la relazione praticità-sicurezza-costi.
Non di rado infatti si incontrano per mare raid-man o presunti tali equipaggiati con gommoni mastodontici spropositatamente motorizzati. Certo essi navigano in tutto confort sul filo dei 30 nodi, ma non potranno certo mai permettersi di alare il gommone a braccia, né all’occorrenza di smontarlo ed impacchettarlo, ed inoltre saranno costantemente alle prese con problemi di rifornimento di carburante.
Purtroppo la situazione delle strutture preposte alla nautica da diporto non è in Grecia migliore di quella italiana, ed il carburante in panchina sarà la chimera delle vostre vacanze.
Lo stivaggio delle (sempre troppe) attrezzature è fondamentale. Dovrà essere effettuato in maniera tale che il baricentro cada all’incirca sulla mezzeria del natante. Il carico solidamente fissato a pagliolo o ai tubolari dovrà essere tuttavia facilmente amovibile. Converrà concentrarlo in grossi contenitori rigidi (cassette, bacinelle in plastica).
Per il necessario comfort di navigazione la timoneria è indispensabile, a ponte od a semiponte poco importa, purché in robusto acciaio inox. Di eccezionale praticità una leggera cassapanca stagna che, oltre a proteggere le attrezzature che temono il salino, salvaguarderà (se ne imbottirete convenientemente il coperchio), la vostra schiena dalle botte del mare «corto» affrontato in planata. Il carico di carburante a bordo sarà commisurato sia alle distanze da coprire, sia, più marcatamente, alla ubicazione dei punti di rifornimento. In generale 3 o 4 serbatoi standard sono sufficienti garantendo 7-10 ore di moto. Sarà inoltre opportuno individuare gli inevitabili punti di sfregamento del carico con i tubolari, proteggendo adeguatamente il tessuto. Importante, non di meno l’attrezzatura leggera. Prima di tutto la bussola. Questa andrebbe scelta tra i modelli da alta velocità con rosa di discreto diametro (7-10 cm), e montata sulla timoneria isolandola dalle vibrazioni. Utili ma non indispensabili un binocolo e una bussola da rilevamento. Pur partendo con le rotte già calcolate ed annotate sarà indispensabile un piccolo kit da carteggio.
Le dotazioni di sicurezza vanno integrate (rispetto a quelle prescritte per la navigazione oltre le 6 mg) con un’ancora galleggiante e viveri di emergenza. Indispensabili i kit di riparazione per il gommone ed il motore nonché alcuni dei ricambi più comuni. Un’ancora di rispetto di buon peso, adatta a sabbia e fango sarà utile in molte circostanze.
Un discorso interessante può svilupparsi intorno ad un elemento apparentemente marginale dell’accessoriame: il telo copriscafo. Non è difficile realizzarne o modificarne uno che possa all’occorrenza fungere sia da tenda di fortuna per un pernottamento a bordo, sia addirittura da vela, tenendo conto che a bordo saranno sempre disponibili i remi, mezzo marinaio, rulli di alaggio ecc. Ciò aumenterà la sicurezza e costituirà un divertente diversivo alla monotonia del rombo del fuoribordo. Tutto sommato sconsigliabile, (se non ai solitari o agli appassionati di pesca alla traina) l’installazione di un fuoribordo ausiliario. Difficilmente vi sarà realmente utile e vi potrà trarre di impaccio in caso di emergenza e di necessità e costituirà per di più un peso, molto meglio il traino a uno o due gommoni.

Il diario di bordo
Partenza da Tricase: Finalmente, e non ci pare vero, eccoci in un afoso pomeriggio di fine luglio giungere a Tricase. Il grazioso porticciolo del Salento che sarà il punto di partenza del nostro raid in gommone, verso Zante e le Isole Strofadi. Effettuiamo le operazioni di varo tra lo stupore e la curiosità della gente del luogo.

Fano la prima terra:
Il sole è appena spuntato quando orientiamo le prue dei gommoni sui 100°. E’ di fronte a noi a 50 mg la Grecia. La traversata del canale d’Otranto procede senza problemi, ci teniamo costantemente in contatto radio e le 4 ore di navigazione trascorrono velocemente. Verso le 9 Marcello aveva comunicato via radio l’avvistamento di Fano un momento veramente emozionante per tutti. Costeggiamo l’isola fino a raggiungere l’unica insenatura ridossata, un porticciolo e poche case affacciate sul mare. In rada qualche caicco ed alcune imbarcazioni a vela. L’isola di Fano (Othonoj) è collinosa e verdeggiante nella parte meridionale, mentre la costa aperta al maestrale appare arida e frastagliata., Ovunque l’isola ha fondali adatti alla pesca subacquea: ne approfitteremo subito, arpionando alcuni cerniotti e qualche sarago che ci verranno sapientemente preparati per cena da Dimitri, proprietario dell’unica taverna e factotum dell’isola. A Fano resteremo bloccati per due g

I verdi paradisi:
La nebbia è svanita; veloce colazione e via per Corfù. Puntiamo su Capo Sidari, scortati da un branco di delfini fin sotto costa. Costeggiamo ad oriente sfiorando l’Albania fino a Kerkira dove sbrighiamo le formalità doganali, facciamo carburante e proseguiamo per Paxos. La traversata è tormentata da un forte Maestrale che abbiamo al giardinetto; nel tardo pomeriggio approdiamo a Porto Lakka, dove montiamo il campo in una suggestiva pineta sul mare a poche centinaia di metri dal paese. Paxos è certamente la più pittoresca delle isole Jonie, vi soggiorniamo alcuni giorni approfittandone per visitare l’interno e l’isola limitrofa di Antipaxos. Le coste occidentali di entrambe le isole si riveleranno ricche di pesce.

Mare calmo e relax:
Tappa di trasferimento. Partiamo di buon ora da P.to Lakka con tempo incerto facendo rotta su Parga. Fuori il maestrale ci tormenta il fianco. Parga è un grazioso paese incastonato tra i monti, dominato dalle rovine di una fortezza veneziana; vi facciamo una breve sosta per il rabbocco del carburante approfittando per raccogliere immagini tra le viuzze che caratterizzano il paese. Dopo circa 3 ore di navigazione con mare grosso al traverso giungiamo a Lefkas – la St. Maura dei veneziani – isola soltanto per il canale che la separa dalle coste dell’Epiro. Percorse le 4 mg del canale aperto attraverso le paludi sbuchiamo nel golfo di Drepano. Il mare calmo, e i teneri colori delle verdi isole del mare interno, contrastano violentemente con le dure condizioni affrontate nelle ore precedenti. Spiccano tra le altre le isole di Skorpio la cui fama è legata alle cronache mondane degli anni ’60. Proprietà ancora oggi degli eredi della famiglia Onassis, l’isola è un’oasi di verde e sontuosità. La costeggiamo non senza il rammarico di non poter prendere terra dove avremo volentieri schiacciato un pisolino sul prato inglese che scende fino al mare. Riprendiamo la navigazione giungendo a Sivota Bay, prossima alla estremità meridionale di Lefkas ormai al tramonto. Stanchi per l’intera giornata trascorsa in mare optiamo per una sistemazione in casa di pescatori; una doccia e un comodo letto, pensiamo, ci rimetteranno in sesto. Sivota è una stupenda baia che trafigge una costa alta e rigogliosa di vegetazione: il paesino è molto modesto ma affascinante.
Magica atmosfera:

Lasciamo Sivota diretti a Cefalonia fermandoci a pescare a capo Dukato, le cui imponenti scogliere sono legate alla vicenda della poetessa Saffo che qui, secondo la leggenda, si diede la morte. Risaliamo per alcune miglia la costa occidentale di Lefkas. E’ stupenda, grandiose cadute a picco si alternano a meravigliose spiagge dall’aspetto tropicale. Nel primo pomeriggio ripartiamo alla volta di Fiskardo situato sulla costa nord-orientale di Cefalonia, rinomato porto turistico.
A Cefalonia le giornate trascorrono velocemente vagabondando lungo le coste dell’isola, frastagliate e selvaggiamente deserte. Le spiagge, i castelli, la natura incontaminata e gli stessi abitanti dell’isola emanano un fascino del tutto particolare che ci ammalia. Le serate passano allegramente nella taverna di Kria Irina sorseggiando Ouzo e Metaxa; il suono del Bouzuki rende magica l’atmosfera.

Il ricovero delle testuggini:
Partiamo verso le 8 da Fiskardo alla volta di Zante. L’aria tersa dal maestrale che ha spirato tutta la notte, permette una visibilità eccezionale. Sostiamo a Sami per fare rifornimento, approfittandone per procurarci un meteo. Il canale tra Cefalonia e Zante, di sole 8 mg sarà il tratto di mare più sofferto del raid malgrado le previsioni favorevoli. Durante la navigazione a causa del mare grosso perdiamo di vista il gommone di Marcello e Maria che facevano l’andatura. La loro situazione è precipitata nel bel mezzo del canale per una irreparabile avaria al fuoribordo. Affronteranno l’emergenza nel migliore dei modi, con ancora galleggiante velocemente filata in mare, fuochi e razzi a portata di mano, giubbetti di salvataggio, mute da sub. Una imbarcazione a vela italiana li ha tratti in salvo prendendo il gommone al traino.
Raggiungeremo il porto di Zakintos a notte ormai fonda. L’indomani mattina una rapida occhiata al motore ci farà conoscere la natura del guasto. Si tratta dell’accensione elettronica: il fortunoso reperimento del ricambio risolve il problema. L’isola di Zante (il «fior del levante») è la più meridionale delle Jonie e terza in ordine di grandezza dopo Cefalonia e Corfù. Esaltata nella antichità per la rigogliosità delle foreste e le ricche colture, nasconde al navigante tale aspetto. Solo prendendo terra è possibile, dominando dalle alture la vasta piana centrale, ammirare le verdi e rigogliose campagne. Zante ci riserverà dei momenti veramente esaltanti. Lasciata la città ci dirigiamo a sud accampandoci nella baia di Laganas. Questa è la zona che sappiamo essere prediletta dalle testuggini che, durante le notti senza luna, si avvicinano a terra per deporvi le uova. Passiamo la notte appostati tra le dune della spiaggia e quando finalmente individuiamo una grossa testuggine che si affanna a ripetere quel magico rito di vita proviamo Alle prime luci dell’alba un gommone con due persone a bordo prende terra. Si tratta di due giovani biologi anglosassoni, impegnati in uno studio statistico sulla riproduzione delle testuggini che, come è noto, sono minacciate da estinzione. Accompagnati dai due assistiamo allo spettacolo impagabile della schiusa delle uova e delle piccole testuggini che guadagnano tra mille sforzi il mare. La mortalità è purtroppo elevata, i due studiosi osservano attentamente ogni nidiata misurandone i soggetti vivi e raccogliendone i morti per esaminarli. 1 piccoli prematuri che vengono lasciati nel nido di sabbia, raggiungeranno i compagni solo nei giorni successivi.

Dove il tempo si è fermato:
Riordinati i gommoni trasformati per l’occasione in comodi giacigli, ci apprestiamo a compiere l’ultimo balzo verso le isole Strofadi. Le avvistiamo dopo circa due ore di navigazione: da circa 4 mg fuori, ci appaiono come nell’avvistamento riportato sulla carta nautica inglese datata 1847. Il tempo quaggiù si è fermato. Situate a circa 35 mg a sud di Zante, le isole Strofadi formano un arcipelago di sole 1.5 mgq di superficie complessiva. Tagliate completamente fuori dalle rotte classiche del diportismo nautico, l’arcipelago conserva una selvaggia e solitaria bellezza. Quando vi giungiamo nel canale tra le due isole irto di secche e scogli, un caicco è intento alla pesca. L’equipaggio ci accoglie calorosamente a bordo: ci diamo appuntamento per qualche ora più tardi e, guadagnata la costa, scendiamo a terra. Un antico monastero domina l’isola maggiore: il secolare eremo risale al ‘500 e ospita le reliquie di San Dionisio, protettore di Zante che quì visse e morì. Unico abitante dell’isola è un vecchio pope ortodosso sotto la cui guida visitiamo l’antico edificio. Al suo interno, perfettamente conservati, gli antichi arredamenti appaiono di pregevole fattura. Il pope ci accompagna finanche negli angusti sotterranei dove i monaci si nascondevano per sfuggire alle scorrerie dei pirati. Indossiamo le mute per immergerci in uno degli ultimi fondali ancora pressoché intatti del Mediterraneo. L’esperienza è stupenda: la fauna subacquea è molto abbondante e insolitamente policroma per la presenza di specie subtropicali.

Ritorno a Zante:
Meravigliosi sarebbero stati anche gli ultimi giorni trascorsi a Zante. Sapevamo la costa occidentale dell’isola estremamente interessante. Così la risaliamo, stabilendoci nel fiordo di Vromi, 6 mg a sud di capo Skinari, l’estremità settentrionale di Zante. Località incantevole, il fiordo penetra profondamente nella costa terminando in una minuscola spiaggia, sulla quale si affacciano gli alberi. Sotto un mastodontico pino che domina il paesaggio un tavolo ed un focolare, rusticamente realizzati. Il fiordo, durante i mesi invernali, è infatti frequentato dai pescatori che, a volte, vi trovano rifugio dal maltempo, sostandovi. Per qualche giorno la nostra vita trascorre scandita dai soli ritmi naturali l’unico legame col mondo esterno, la radio. E’ strano come l’agognata solitudine a volte sgomenti. Vivemmo la strana esperienza una notte a Vromi, con il chiarore di un fuoco ma la radio ci restituì la tranquillità ed il sonno.

Qualche giorno con i piedi a terra:
La raggiungiamo nel tardo pomeriggio sotto un violento acquazzone. Porto Vathi, il capoluogo dell’isola, sorge in una bizzarra baia circolare eccezionalmente riparata. I giorni di Zante, per la loro intensità, ci avevano provati, per cui optiamo senza indugi per una comoda sistemazione in una stanza affittata presso una simpatica coppia di anziani. Itaca è caratterizzata da un territorio particolarmente impervio con rilievi notevoli dai quali si dominano le isole circostanti.

Ritorno:
Affrontiamo la tappa più lunga di tutto il raid che in circa 75 mg ci condurrà a Paxos. La navigazione è agevole anche se disturbata dal solito maestrale, questa volta di prua. Il viaggio di ritorno è iniziato. Ritorniamo a porto Lakka accampandoci nella ospitale pineta individuata alla andata.
I giorni di Paleokastritsa: e il 20 agosto quando ripartiamo da Paxos alla volta di Paleokastriza, famosa località turistica sulla costa occidentale di Corfù. Purtroppo la zona è frequentatissima, ed il porticciolo ingombro di imbarcazioni. Decidiamo comunque di fermarci, piazzando le tendine in un oliveto prospicente la spiaggia.
Il mare di Corfù è limpido e pescoso anche in una zona così battuta come Paleokastritsa. A nord come a sud della baia molti sono i fondali che degradano lentamente in franata, dove in pochi metri d’acqua si potrà cercare di insidiare le orate qui inusualmente numerose. Smontate le tende e caricati i gommoni, in un ormai usuale rito, ci congediamo da Corfù alla volta di Fano: un bollettino meteo italiano annuncia un drastico e prolungato peggioramento delle condizioni. A malincuore, convertite velocemente le ultime dracme in Ouzo e Locum, approfittiamo della bonaccia per coprire le ultime 50, mg che ci separano dall’Italia.

BENZINA E ASSISTENZA
La benzina è reperibile senza particolari difficoltà specie nelle isole maggiori. Il prezzo risulta allineato agli standard italiani. Sarà consigliabile l’uso di benzina super, essendo la normale particolarmente impura.
Corfù: Sidari, vicino al mare. Kerkira, in panchina
Paleokastriza, a 6 km. dalla costa
Paxos: Porto Gaios, ad 1 km dal mare
Parga: in paese a 200 mt dalla battigia
Lefkas: appena fuori il paese, è possibile approssimarsi a 100 mt dal distributore inoltrandosi in un canale
Nidri, benzina in paese
Cefaionia: Aghia Efimia, sulla strada a sud del paese, il distributore è raggiungibile anche dalla costa
Sami, in paese
Argostoli, in banchina.
Itaca: Porto Vathi, a 500 mt dal mare
Zante: Zakintos, in banchina
Laganà a 4 km dal mare

L’itinerario prevede circa 1000 mg di percorrenza. Il consumo medio accertato è stato per un 25 hp di circa 1.6 mg/lt I gommoni erano equipaggiati con 4 serbatoi standard.
Un viaggio del genere si affronta «in cordata». E stato organizzato da tre equipaggi del circolo gommonautico Adventure Club Foggia. In tutto 6 persone (quattro uomini e due donne), ciascuno con una sua precisa competenza e responsabilità: Marcello Cavallo (skipper), Lino Picheo (radio), Sergio Pitta (meccanica), Franco Vaira (gommoni), Maria di Dona (foto) e Milena Caso (reporter).

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