Tuscia in pillole

di Luciano Marraffa –
Desideravo da tempo conoscere Viterbo e la terra dell’ antica Tuscia, ma in occasione delle ferie pasquali ho aspettato l’ occasione per utilizzare per la prima volta il servizio offertami da Bla bla car, community dei passaggi in auto. Era infatti complicato viaggiare nel viterbese col treno e in pullman, per cui ho accolto volentieri la proposta della consorte di fare questo tipo di esperienza che ha dell’ignoto ma è anche stimolante. Tentiamo cliccando su Bla bla car la direzione Milano – Viterbo ed ecco che compaiono sul computer diversi autisti solitari che si propongono; noi scegliamo la signora Pat. Dopo aver versato on line euro 60,00 per due persone si fa viva telefonicamente Pat che accetta di condividere il viaggio, anzi ci concede di condurci a Tuscania, meta più conveniente per noi per la scelta dell’alloggio. Punto d’incontro a Milano giorno 24 marzo in Piazza Udine alle ore 10,00.

Giovedì 24 marzo aspettiamo nel luogo stabilito alcuni minuti in più, ma bisogna avere fiducia; infatti all’improvviso e sotto i nostri occhi compare il profilo di una signora che ci saluta e si predispone ad aprirci il portabagagli, come da vecchi amici conosciuti. Infatti la simpatia è immediata e senza problemi. Il viaggio fila liscio quasi senza sorprese, infilando la tangenziale, l’ autostrada scelta per Genova – La Spezia – Livorno e giù di lì per la superstrada Cecina e l’interno Lazio.

Verso le ore 18,00 la nuova amica ci accompagna fin sotto casa dove alloggeremo e poi prosegue per una destinazione vicina. Ci sistemiamo nel grazioso monolocale di bella fattura, ristrutturato dal proprietario, architetto scozzese in trasferta; noi tramite Booking.com abbiamo contrattato la Signora Marinella.
Sistemate le nostre cose pensiamo a rifocillarsi in uno dei tanti ristoranti, a noi va bene “La bottega piccola” dello chef Pino. Da questo chef nonché agricoltore in proprio compriamo olio d’oliva e ceci neri. Ci informiamo intanto del pullman per Viterbo che prendiamo il giorno dopo.
La città dei Papi ci appare subito sul colle con la cinta muraria medioevale.



Oltrepassiamo la Porta Fiorentina adiacente alla mole della Rocca Albornoz, che ci impressiona per la sua mole e ci invita a un sopralluogo all’interno dove si trova anche il Museo Archeologico Nazionale, che noi però ci riserviamo di visitare alla fine della giornata, se rimane tempo. Il mercato cittadino che ora riempie le strade cerchiamo di evitarlo per conoscere il più possibile la città. Salendo sempre più su scopriamo piazze aperte, vicoli nascosti e intriganti, fontane tipiche, chiese e perfino l’antica Zecca pontificia tuttora funzionante che il proprietario ci fa gentilmente intravedere all’ interno. L’elenco è lungo ma ricordo in particolare: Piazza delle Erbe, Fontana Grande, Chiese di Santa Maria Nuova e di San Sisto presso Porta Romana, il quartiere medievale di San Pellegrino, Palazzo Farnese, la Cattedrale e il Palazzo dei Papi. Una sosta a pranzo col proscenio della Piazza del Gesù e con l’omonima chiesa di fronte è una scelta indovinata. Quasi tutto il pomeriggio è speso per la visita libera al Museo Diocesano e poi guidata alla Cattedrale e al Palazzo dei Papi.
Ci interessa sapere quando e come è sorta la “città dei Papi”, a iniziare da Eugenio III con il seguito di altri 4 Papi, dove e come si svolse il conclave con sede vacante per ben trentatré mesi, con la trovata della chiusura “cum clave” (da cui la definizione di conclave) e lo scoperchiare del tetto per convincere i cardinali rissosi a lasciar fare allo Spirito Santo. E’ un piacere fotografare senza sosta angoli e immagini sempre interessanti della città laziale.

Il giorno dopo la nostra tappa con l’autolinea locale è Tarquinia, una delle 12 città della lega etrusca. Il centro abitato medievale è su una collina leggermente spostata rispetto all’antica città etrusca e circondata tuttora da mura ben conservate. Per circa un chilometro fuori le mura raggiungiamo a piedi la Necropoli dei Monterozzi, conosciuta in tutto il mondo per le tombe ipogee dipinte, per cui conosciamo la vita quotidiana degli etruschi. Io non ne perdo una, perdendomi nella fantasia del passato e riserbando qualche immagine nella fotocamera. Giusto il tempo per gustare la gastronomia locale nel ristorante del centro “Ambaradam”, costituita da vino, lombrichelli, tagliatelle alla amatriciana, zuppa di porcini, abbacchio ecc. , c’incamminiamo verso il Palazzo Vitelleschi dove non possiamo perdere il Museo Archeologico . Qui ammiriamo i sarcofaghi etruschi con sopra i defunti aristocratici in diverse pose, altri innumerevoli reperti antichi e -dulcis in fundo- la celebre lastra dei cavalli alati che sembrano veramente proiettati in volo.
Finora parlando con la gente del posto possiamo dire di incontrare persone serene, rilassate, facilmente comunicative, che ci fa dimenticare la nostra paranoia metropolitana. Guardando in alto ci accorgiamo di tante torri a Tarquinia, segni e dimostrazione di potere, che richiama un’altra città turrita, San Gimignano della Toscana. Non vogliamo perdere nel tardo pomeriggio un altro gioiello architettonico, la chiesa di S. Maria di Castello, risalente al 1121. Trascuriamo l’interno del Duomo, ma mi dispiace non poter visitare la casa del poeta Vincenzo Caldarelli.
Domenica mattina di Pasqua e il lunedì successivo rimaniamo a Tuscania perché non c’è il servizio dei trasporti pubblici e possiamo avere tutto l’agio per godere di questo borgo. Ci inoltriamo nelle viuzze medievali alla scoperta di innumerevoli scorci caratteristici, fontanelle zampillanti, chiese, palazzi antichi. Anche qui è godibile l’antica cinta muraria di tre chilometri, che pure ha subito danni dal terremoto del 1971. Pranzo speciale nell’osteria “Alfreda”, prenotataci in anticipo da Marinella, pena rimaner digiuni a Pasqua. Il pomeriggio Pat, dovendo recarsi per il mercatino dell’antiquariato a Bolsena, ci offre un passaggio in questo grazioso borgo che noi visitiamo. Qui ancora la bella cinta muraria, il centro storico di notevole interesse, la Collegiata di Santa Cristina con la Cappella del Miracolo di Bolsena e le annesse catacombe romane.

Saliamo sul Castello Monaldeschi, risalente al XIII-XIV secolo, da cui si gode uno splendido panorama del lago e delle colline dei Volsini. Ci piace l’atmosfera festosa, la presenza di tanti ma non rumorosi turisti di passaggio. La sera si conclude con un aperitivo con Pat e il suo amico. L’escursione di Pasquetta fuori borgo la facciamo anche noi a Tuscania visitando la Necropoli della Madonna dell’Ulivo tra le tombe dei Curunas, delle Amazzoni e la Grotta della Regina. Ci resta da visitare le altre eccellenze e i veri gioielli di Tarquinia, le due basiliche romaniche di San Pietro e di Santa Maria Maggiore, che si stagliano appartati fuori le mura insieme ai resti del Palazzo Comunale, per ricordarci la storia del libero comune e la fede vissuta nel medioevo. Ancora vicoli, fontane, palazzi, chiese e perfino un tracciato dell’ antica via Cassia, alla fine ci rimangono l’emozione di aver vissuto pochi giorni magici e la manifestazione dell’orgoglio degli attuali abitanti del borgo etrusco che sanno valorizzare quello che hanno anche per la loro economia.

Il giorno 29 marzo ritorno a Milano; questa volta dopo la superstrada Cecina raggiungiamo l’autostrada Cisa in compagnia della nostra nuova e collaudata amica Pat, dividendo la conversazione, il cibo e la conoscenza reciproca. Ci auguriamo un altro possibile viaggio in questa terra viterbese, ricca di altri spunti turistici e di mistero.

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