di Lisa Maccari –
La sera del 10 agosto sono a Budapest, e ho i nervi a fior di pelle. Si galleggia in un’afa grigia, gonfia di bagnato che non si decide a sfasciarsi in un modo o nell’altro, e al momento si salta nervosamente da un canale televisivo all’altro, in cerca di una qualunque delucidazione, che sia una, sulle condizioni del tempo previste per domani. Dopo una settimana intera di cielo limpido quasi ininterrotto, e di luce del giorno sferzante che infieriva, tanto da fiaccare seriamente le nostre camminate di turisti senza troppi pensieri, proprio oggi, nelle ore più calde, hanno cominciato a montare le nuvole, con insistenza allarmante. Nella palude giallognola del crepuscolo, la città stagna di attesa frustrata. Leggi tutto
24
Nov