di Moira Vitali –
Arriviamo nuovamente al momento di scegliere le tanto meritate vacanze e, dopo la breve vacanza in Europa, decidiamo che la nostra vacanza lunga sarà nuovamente negli USA alla scoperta dei parchi del Sud Ovest. Come per la maggior parte delle nostre vacanze decidiamo di affidarci completamente al “Fai da Te” ed inizia così il nostro scrupoloso lavoro alla ricerca del miglior volo in base al rapporto qualità- prezzo.
Dopo estenuanti ricerche riusciamo ad acquistare la cosa più importante: il volo aereo.
A livello di qualità-prezzo optiamo per la compagnia di bandiera inglese, la British, (www.britishairways.com) con un volo su Los Angeles con scalo a Londra. Prenotiamo il volo tramite un portale americano ( www.orbitz.com )dove riusciamo a risparmiare circa 300 euro rispetto ad una prenotazione diretta con la compagnia aerea. (1720,66 euro in due).
Non ci resta così che stabilire un itinerario sommario e decidere cosa fare per i pernottamenti.
Decidiamo di non prenotare nulla, a parte la prima notte a San Diego e, grazie a Microsoft Street & Trips, delineiamo un itinerario di massima che nel corso dell’estate subirà diversi cambiamenti.
Altro punto fisso della vacanza è la prenotazione dell’auto e , seguendo i consigli dei super esperti del Forum Viaggiatori (www.forumviaggiatori.com ), optiamo per un EnoleggioAuto ( www.enoleggioauto.it) dove prenotiamo un’auto per 15 giorni a 293,42 euro.
Fra ricerche in internet, letture di guide e riviste arriva finalmente il momento della partenza.
8 settembre
Spese:
Colazione Aeroporto di Linate 4 euro
Pranzo in aereo un ottimo pollo al curry
Cena La Salsa Mexicana Plaza Horton San Diego $ 18
Pernottamento Motel 6 Downtown 1546 2nd Ave, San Diego $ 55
www.motel6.com
Come in tutte le nostre vacanze, anche questa volta, dobbiamo alzarci piuttosto presto ed alle 5 del mattino lasciamo la nostra casa in direzione aeroporto di Linate.
Lasciamo l’auto al ParkinGO prenotato anticipatamente in internet (116 euro) ed, in pochi minuti, con la navetta siamo in aeroporto.
Avendo fatto il check in online direttamente dal sito di British siamo piuttosto avvantaggiati ed evitiamo così le lunghe code ed imbarchiamo direttamente i nostri bagagli verso Los Angeles.
Decidiamo di entrare subito nell’area partenze ed è una saggia decisione perchè troviamo una coda piuttosto lunga visti i vari controlli.
Beviamo il nostro ultimo caffè in un bar e poi ci dirigiamo verso il nostro gate dove, vista la nostra destinazione ( Londra), dobbiamo superare altri controlli.
Il volo per Londra è tranquillo e puntuale e senza alcun problema arriviamo a Londra Heathrow, dove dopo circa tre ore avremo il nostro volo intercontinentale.
Anche qui dobbiamo superare altri controlli più fiscali rispetto a quelli di Linate, tanto che il nostro tempo di attesa si riduce a due ore.
Anche qui facciamo il classico giro nei diversi negozi facendo tappa soprattutto a Harrods. Nell’attesa del volo tentiamo anche di connetterci ad internet, ma la rete free è intasata oppure non esiste…………. boh!!!!
Ci imbarchiamo sul nostro volo intercontinentale e, fortunatamente, grazie alla comodità del check in online ci siamo scelti un sedile a due posti nella parte terminale dell’aereo. Sarà una scelta eccezionale.
Il volo, a parte qualche turbolenza, trascorre abbastanza velocemente grazie all’intrattenimento a bordo e ai libri che ci siamo portati da casa.
Arriviamo a Los Angeles alle ore 4 pm con circa un’ora di ritardo rispetto al previsto, ma, senza alcun problema e piuttosto velocemente, superiamo la dogana ed usciamo dall’aeroporto.
Troviamo subito la nostra navetta che ci porterà all’Advantage, il nostro autonoleggio, e alle 5 pm, sbrigate le diverse pratiche, lasciamo Los Angeles in direzione San Diego.
Ci viene consegnata la nostra Hyundai Sonata ed inizia così il nostro nuovo on the road nel South Ovest.
Il nostro navigatore satellitare dopo qualche minuto di blackout inizia a funzionare e ci guida fuori dalla città sulla Hwy che ci condurrà a San Diego.
Il traffico è abbastanza scorrevole e poco prima delle 7 pm siamo nel centro della città al Motel 6, hotel consigliatoci da un’amica e già prenotato dall’Italia.
Lasciamo l’auto nel parcheggio gratuito dell’hotel e, dopo una doccia, decidiamo di uscire a cercare un posto per la cena nonostante siamo piuttosto ko.
A piedi raggiungiamo il Gaslamp Quarter e ci fermiamo a mangiare qualcosa in un fast food messicano nell’Horton Plaza.
Mangiamo un piatto messicano e poi, stanchi morti (siamo alzati da 24 ore), ce ne torniamo in hotel rimandando la visita della città all’indomani.
9 settembre
Spese:
Colazione Starbucks Horton Plaza San Diego $ 4,40
Pranzo Living Room Cafè 2541 San Diego Avenue San Diego $ 20.74
www.livingroomcafe.com
Cena Fred’s Mexican Cafè 2470 San Diego Ave San Diego $ 31,35
Pernottamento Motel 6 Downtown 1546 2nd Ave, San Diego $ 55
www.motel6.com
A causa del fuso orario siamo svegli piuttosto presto ed alle 7.30 am usciamo alla scoperta di San Diego.
Per prima cosa cerchiamo un posto per la colazione e ci dirigiamo verso Horton Plaza dove ieri sera abbiamo visto uno Starbucks. Anche questa mattina come ieri sera le strade sono piene di homeless che girovagano senza però infastidire i passanti.
Siamo talmente fortunati che il cielo californiano è grigio e cupo in stile … Milano… ma pazienza, iniziamo la nostra visita di San Diego, la città più meridionale della California a solo 24 km dal confine messicano.
Per prima cosa torniamo nel Gaslamp Quarter, un quartiere rimesso a nuovo di recente che occupa ben otto isolati. In passato era la zona più malfamata della città dove si concentravano bordelli, case da gioco, fumerie di oppio etc. a partire dagli anni ’70 il quartiere ha subito un’opera di rimaneggiamento diventando luogo dove trascorrere piacevoli serate grazie ai ristoranti, locali etc.
essendo mattina presto il quartiere non è molto animato e ne approfittiamo per immortalare alcune facciate degli edifici.
Raggiungiamo così la zona del porto dove si trova il Convention Center e dove inizia la passeggiata lungo l’Oceano.
Percorriamo tutto il porto arrivando sino al Seaport Village, un complesso commerciale che rispecchia la fisionomia del porto cent’anni fa con casette in legno con all’interno tantissimi negozi di vario tipo. Visto l’orario molti esercizi sono ancora chiusi a c’è poca gente in giro e questo ci permette di assaporare la zona con grande tranquillità.
La passeggiata sull’Imbarcadero ci permette di ammirare anche la enorme portaerei ancorata nel porto e le imbarcazioni del Maritim Museum.
Nonostante il cielo grigio immortaliamo il tutto con la nostra Canon.
La nostra passeggiata è anche molto proficua. Infatti riusciamo a recuperare i famosissimi coupon; si tratta di buoni sconto utilizzabili in diversi hotel e fortunatamente ne troviamo alcuni anche per le nostre tappe.
Ritorniamo verso il nostro hotel per prendere l’auto e raggiungere la nostra prossima meta: l’Old Town., a cinque miglia dal Downtown. Si tratta di un vecchio quartiere in stile spagnolo risalente al 1820 con edifici in Adobe esteso su sei isolati. Nel corso degli anni il quartiere ha subito importanti restauri in modo da attirare sempre costantemente un numero elevato di visitatori. Il quartiere, ovviamente molto turistico, ripropone lo stile messicano ed è pieno di negozi e ristoranti di chiara ispirazione messicana.
Girovaghiamo per tutto il quartiere curiosando nei diversi negozi, mentre nel frattempo il tempo è notevolmente migliorato lasciando spazio ad una splendida e calda giornata.
Non soddisfatti dell’esperienza dello scorso anno con la Dr. Pepper vediamo in un negozio la Root Beer, altra famosa bibita americana, e decidiamo di provarla.
………… che esperienza terribile!!!!!!
Per pranzo decidiamo di fermarci sempre nell’Old Town in un bar dove prendiamo due buonissimi hamburger.
Meta del pomeriggio sono, invece, Coronado e Balboa Park.
Si tratta di un parco di 560 ettari ricoperto da ricca vegetazione e che ospita i musei più importanti della città ed il giardino zoologico. Il parco aperto nel 1868 ospita splendidi edifici in stile coloniale spagnolo edificati in occasione dell’esposizione del 1915 e 1935.
Decidiamo di non entrare in alcun museo ma ci accontentiamo di visitare i vari musei solo dall’esterno approfittando per scattare anche alcune fotografie. Molto particolare anche lo Spanish Village Arts and Crafts Center, ricostruzione di un borgo spagnolo costruito sempre per l’Esposizione del 1935 che ospita diversi negozi di artigianato.
Vista la mia passione per la cultura giapponese decidiamo di entrare nei Japanese Jardin (ingresso 3 dollari a testa); in realtà il giardino non è niente di particolare.
Purtroppo per problemi di tempo evitiamo la visita allo Zoo e, dopo una breve passeggiata nel giardino dei cactus, riprendiamo l’auto per raggiungere la nostra seconda meta: Coronado.
Per raggiungere l’Isola di Coronado attraversiamo lo spettacolare Coronado Bridge che offre una vista spettacolare sulla baia di San Diego.
Lasciamo l’auto e poi passeggiamo lungo la passeggiata sull’oceano che ci permette di ammirare lo skyline della città.
L’isola è veramente carina con splendidi edifici in stile vario.
Non manchiamo una visita al famoso Hotel Coronado. È uno splendido hotel in stile vittoriano noto per essere rifugio delle personalità di ogni epoca fra cui i vari presidenti americani, star del cinema e molti altri ancora.
Una curiosità su questo hotel è che qui Edison in persona accese il primo albero di Natale illuminato elettricamente.
E’ ancora piuttosto presto quindi decidiamo di ritornare al Seaport Village, visto il miglioramento del tempo rispetto al mattino.
I negozi sono tutti aperti e c’è tantissima gente tanto che passeggiare diventa un’impresa. Nonostante questo passeggiamo fra i vari negozi dedicandoci anche
ad un po’ di sano shopping.
Rientriamo in hotel per una pausa di relax prima di ritornare nell’Old San Diego per la cena.
Visto dove ci troviamo optiamo per la cucina messicana e fra i numerosi locali scegliamo Fred’s Mexican. Le porzioni sono davvero enormi tanto che quando arriva il mio burrito resto senza parole e poi scoppio a ridere…………. ci vorrebbero almeno quattro persone per finirlo!!!!
Terminata la cena facciamo una passeggiata per i vari vicoli che, a differenza di questa mattina, sono abbastanza desolati anche perchè la maggior parte sia dei locali che dei negozi sono chiusi.
Verso le 10 pm rientriamo in hotel e da domani inizia il nostro vero on the road alla scoperta dei grandi parchi americani.
Cosa dire di san Diego?
Come città mi è piaciuta molto perchè come mi avevano detto prima della partenza è una città giovane e poi il clima messicano è davvero molto affascinante.
Le zone che mi sono piaciute di più sono sicuramente l’Old Town, anche se molto turistica, il Balboa Park e Coronado.
Con maggior tempo a disposizione sicuramente avremmo visto anche lo Zoo e il Sea World e, soprattutto, non ci saremmo fatti scappare un salto nel vicino Messico, a Tijuana.
………… sarà per la prossima volta!!!!!!!
10 settembre
Spese:
Colazione Starbucks Horton Plaza San Diego $ 5,45
Pranzo Taco Bell www.tacobell.com $ 8,04
Cena Daisy Mae’s Steakhouse 2735 W Anklam Rd Tucson $
66,57
Pernottamento Ramada Limited 665 N. Freeway, Tucson $ 61,51 con
colazione www.tucsonramadalimited.com
Sarà il fuso, oppure no ma anche questa mattina siamo svegli piuttosto presto e, alle 7.30 am lasciamo il Motel 6 in direzione Starbucks per la solita colazione a base di muffin.
Lasciamo San Diego e la California in direzione Arizona e più precisamente Tucson.
Questa è sicuramente una delle tappe più lunghe del nostro viaggio in auto, ma ammirando lo svariato panorama che ci accompagna il viaggio è piuttosto piacevole; infatti, i panorami che si susseguono sono molto diversi tra loro con una netta prevalenza del deserto.
Man mano che ci avviciniamo alla città di Tucson il panorama diventa un susseguirsi di saguaro, i bellissimi cactus, che avranno poi il loro culmine vicino all’omonimo parco.
Per pranzo ci fermiamo sulla strada in un Taco Bell dove ci abbuffiamo con la solita cucina messicana, che non finirà mai di stancarci e che sarà un punto fermo di gran parte della nostra vacanza.
Arriviamo a Tucson verso le 3 pm e decidiamo di sfruttare uno dei coupon trovati a San Diego scegliendo il Ramada Limited. Raggiungere l’hotel, ma lo stesso vale anche per molti altri è davvero una enorme impresa visti i lavori alla Hwy che hanno portato alla chiusura di diversi svincoli.
Grazie al nostro Tom Tom riusciamo ad arrivare al Ramada e con l’utilizzo del coupon riusciamo a risparmiare 50 4 rispetto al prezzo di partenza della stanza.
Le camere sono enormi e, oltre alla colazione inclusa nel prezzo, offrono anche la wi-fi gratuita.
Sistemiamo i bagagli e, vista l’ora, decidiamo di andare subito al Saguaro NP http://www.nps.gov/sagu/ . Per raggiungere il parco percorriamo una zona collinare dove la caratteristica predominante sono i saguaro, alcuni anche di dimensioni enormi. Siamo talmente estasiati che sulla strada non possiamo non fermarci per scattare diverse fotografie.
Ovviamente anche il Visitor Center è circondato da questa miriade di cactus. Qui acquistiamo l’America the Beautiful Pass, il pass annuale che permette l’accesso illimitato a tutti i parchi gestiti dal Governo.
Il Pass, al costo di 80 $, vale per un’auto con un numero massimo di quattro passeggeri ed ha una durata di un anno ed è un ottimo risparmio se si ha l’intenzione di visitare diversi parchi.
Dopo una breve chiacchierata con la gentile ranger che si informa sul nostro itinerario di viaggio, iniziamo la scoperta di questo splendido parco.
Il Saguaro NP è diviso in due diverse aree collocate in due diverse aree di Tucson. Noi, visti i diversi consigli raccolti prima della partenza, abbiamo optato per il parco ad Ovest, il Tucson Mountain District.
Il parco è percorribile tramite la Bajada Loop Drive, una strada sterrata , lunga nove miglia che lo percorre al suo interno e che permette di ammirare le colline piene di saguaro.
Il parco è praticamente vuoto (sarà il caldo o l’orario????) e questo ci permette di fermarci in continuazione per scattare fotografie.
Inoltre c’è anche la possibilità di lasciare l’auto e di intraprendere alcuni trail più o meno brevi per addentrarsi all’interno del parco. Anche noi decidiamo di intraprendere due trail piuttosto semplici. Il primo il Signal Hill è, sicuramente, il più bello. Si snoda su una piccola collina strapiena di saguaro sino ad arrivare alla sua sommità da cui si possono ammirare sia la enorme distesa di cactus che i graffiti dei popoli indiani. L’altro trail, sempre vicino al precedente, è il Manville, ma non è nulla di particolare.
Restiamo all’interno del parco circa tre ore e sulla strada verso l’hotel ci fermiamo sia al Desert Museum che agli Old Tucson Studios, ma sono entrambi chiusi.
Mentre rientriamo in hotel vediamo che all’orizzonte si sta scatenando un bel temporale che però non sfiora neppure la città.
Per cena decidiamo di seguire i consigli della nostra guida, la Routard, e ci dirigiamo verso il centro città. Quando arriviamo all’indirizzo esatto il ristorante non esiste più ed è sostituito da un bar piuttosto squallido e nei dintorni non c’è nulla. Fortunatamente prima di uscire abbiamo preso anche degli indirizzi di ristoranti consigliati dall’hotel. Ne scegliamo uno a caso ed impostiamo l’indirizzo sul navigatore che senza nessun problema ci conduce al ristorante, in una zona impossibile da trovare da soli.
Il locale è il Daisy Mae’s, una steakhouse molto particolare con le pareti piene di dollari autografati dai vari clienti, frequentato perlopiù dai locali.
Prendiamo due bistecche veramente buone e poi ce ne rientriamo in hotel rinunciando all’animatissima vita cittadina.
L’hotel non è proprio tranquillissimo a causa dei vicini cantieri di lavoro dell’autostrada.
11 settembre
Spese:
Colazione compresa nel prezzo dell’hotel
Pranzo Big Nose Kate’s Saloon Tombstone $ 23
www.bignosekate.com
Cena San Felipe Cantina 103 N. Leroux Street Flagstaff $ 38,33
www.sanfelipescantina.com
Pernottamento Ramada Limited 2350 E. Lucky Lane Flagstaff $ 57,36
con colazione www.ramada.com
Dopo la colazione in hotel, dove possiamo prepararci anche degli ottimi waffel, partiamo per le nostre due mete di oggi Tombstone e Bisbee, per poi tornare di nuovo a Tucson.
Per prima cosa andiamo verso Bisbee, attraversando la cittadina di Tombstone.
Bisbee si trova a 25 miglia a sud di Tombstone ed è una cittadina mineraria a pochi passi dal confine con il Messico.
La cittadina è dominata da una rupe, Castle Rock, e sorge in una valle molto verde.
Bisbee è una cittadina molto carina con edifici del XIX secolo e visitandola a piedi si può ammirare in tutta la sua bellezza. Noi decidiamo di non entrare né nel museo minerario né di partecipare a nessuna visita guidata, ma ci gustiamo la città da soli ammirando e fotografando gli splendidi edifici.
Una piccola curiosità su questa cittadina: Bisbee è l’unica città degli Usa dove non passa il postino, ma ciascun abitante si reca all’ufficio postale.
Terminata la visita partiamo verso la più famosa e frequentata Tombstone. Si tratta di una cittadina a 65 miglia a sud di Tucson in puro stile western. Pur essendo soprattutto un’attrazione per turisti la cittadina è carina e si snoda lungo un viale attorno al quale sorgono edifici in stile western.
La cittadina è divenuta famosa per la Sfida all’OK Corral, una sparatoria fra lo sceriffo e due banditi molto noti nella città. Ovviamente nella città esistono un museo ed altre attrazioni legate a questo momento che però noi evitiamo preferendo girovagare nella cittadina e fra i vari negozietti.
Per pranzo ci fermiamo in uno dei locali più noti della città e segnalato anche da Routard, il Big Nose Kate’s Saloon.
Il locale è davvero bello e divertente con cameriere in costume e sceriffo che si aggira fra i tavoli intrattenendo i clienti con strane e divertenti fotografie. Anche Giovanni si presta al gioco e gli scatto una fotografia con cappio al collo e bottiglia di whisky in mano.
Anche il cibo è davvero buonissimo e mangiamo due ottimi hamburger (altro che quelli dei nostri Mc Donald’s).
Nel primo pomeriggio riprendiamo la nostra auto e partiamo verso Flagstaff, passando per la città di Phoenix che, dall’autostrada, non ci sembra nulla di eccezionale.
Lungo la strada troviamo anche un bel temporale con acquazzoni fortissimi che, una volta arrivati a destinazione, si esaurisce piuttosto in fretta.
Con il nostro coupon ritentiamo al Ramada Limited ed, anche qui, siamo piuttosto fortunati e troviamo una stanza.
Una pausa e poi usciamo per la cena.
La cittadina ci sembra abbastanza carina e, anche, piuttosto animata. Non abbiamo un posto consigliato e quindi ci fidiamo del nostro istinto che anche questa volta non ci delude.
Scegliamo un locale messicano, il San Felipe Cantina, dove assaggiamo delle ottime ed abbondanti fajitas.
Dopo cena passeggiamo per le vie cittadine e poi rientriamo in hotel.
12 settembre
Spese:
Colazione compresa nel prezzo dell’hotel
Pranzo Picnic a Petrified Forest $ 7,70
Cena Rod’s Steakhouse 301 East Route 66 Williams $ 33,66
www.rods-steakhouse.com
Pernottamento Econolodge 302 East State Route 66 Williams $ 55,61
www.choicehotels.com
Come nell’altro Ramada a Tucson, anche qui abbiamo la colazione compresa nel prezzo anche se, purtroppo, non è possibile prepararsi i waffel.
Faccia un breve giro per le vie di Flagstaff approfittando per scattare anche qualche fotografia e, dopo aver fatto la spesa per il pranzo in un supermercato, partiamo in direzione Petrified Forest e Desert Painted.
Lungo la strada vediamo l’indicazione Meteor Crater e decidiamo di fare una deviazione, anche perchè a detta di Giovanni si tratta di un posto molto interessante.
Raggiungere il sito è piuttosto semplice visto che esiste un’unica strada diritta che termina al Visitor Center (www.meteorcrater.com ).
Si tratta di un enorme cratere naturale creatosi 50.000 anni fa in seguito alla caduta di un grandissimo meteorite di ferro e nichel alla velocità di 40.000 miglia all’ora.
Il meteorite, il cui diametro è stato stimato attorno ai 45 metri e che pesava diverse centinaia di migliaia di tonnellate, in pochissimi secondi, formò un cratere profondo circa 213 metri e con un diametro di circa 1.200 metri.
Blocchi di calcare anche delle dimensioni di piccole case furono gettati lungo il bordo; strati orizzontali di roccia nelle pareti del cratere vennero frantumati in pochi secondi e innalzati in modo permanente di più di 45 metri.
Oggi il cratere è profondo 167 metri ed ha una circonferenza di circa 3.800 metri. Per avere un’idea della grandezza del cratere, basta pensare che in esso si potrebbero giocare contemporaneamente 20 partite di football con più di due milioni di spettatori ad assistere sulle “pareti-spalti”.
L’accesso al sito è a pagamento ed essendo una proprietà privata non è possibile utilizzare il National Pass. L’ingresso è decisamente caro (15 $ a testa), ma chissà quando torneremo da queste parti e quindi decidiamo di entrare.
Lo spettacolo che ammiriamo conferma però la nostra scelta perchè il luogo è davvero molto caratteristico.
Ovviamente scattiamo diverse fotografie per cercare di immortalare il cratere nelle sue dimensioni originali.
La visita comprende, oltre al solito store, anche un museo in cui vengono illustrate le caratteristiche dei meteoriti, varie simulazioni e anche diversi oggetti appartenenti alla Nasa, in quanto il sito è stato utilizzato per delle esercitazioni prima della missione Apollo.
Terminata la visita ripartiamo verso Petrified Forest NP dove arriviamo verso mezzogiorno ( www.nps.gov/pefo ). Accediamo al parco dall’ingresso Nord e per prima cosa facciamo tappa al Visitor Center per raccogliere tutte le info necessarie.
Nello store Giovanni ne approfitta per acquistare anche una bellissima maglietta della Route 66.
Appena superato il Visitor Center ci troviamo sul bordo del Painted Desert, si tratta di un’area di ex terre paludose caratterizzate da colline di argilla di vari colori che vanno dal grigio al blu e dal rosso al marrone e che cambiano sfumature con i raggi del sole.
Come in tutti gli altri parchi anche qui esistono diversi punti panoramici che permettono di accostare e di ammirare lo spettacolare paesaggio che non esitiamo ad immortalare con la nostra macchina fotografica.
Per pranzo faccio sosta in un’area attrezzata per i picnic e poi riprendiamo verso la seconda parte del parco.
Dopo circa sei miglia di panorama sul Painted Desert, la strada supera anche la Interstate ed un tratto di Route 66, contrassegnata da cartelli e da qualche bizzarro oggetto, come il paraurti di una vecchia auto.
Arriviamo così alla seconda parte del parco in cui è possibile ammirare i segni del passaggio delle popolazioni indiane sia a Puerco Indian Ruin che a NewsPaper Rock.
Il primo è un piccolo pueblo dimenticato dove è possibile anche ammirare alcune incisioni ben conservate. Il secondo invece è una enorme roccia su cui si trovano numerosi graffiti. Osservarli ad occhio nudo è piuttosto difficile mentre con il cannocchiale o con lo zoom della macchina fotografica i graffiti sono ben visibili ed è possibile individuare diverse figure sia femminili che maschili.
Si entra poi nella Petrified Forest, visitabile lungo una Scenic Drive di 27 miglia con diverse piazzuole per le soste.
Anche qui è possibile fermarsi nei diversi punti ed intraprendere alcuni trail. Noi facciamo una parte del Blu Mesa, dove i tronchi pietrificati sono pochi e il Crystal Forest, un loop lungo il quale si possono ammirare tantissimi tronchi.
Lasciamo il parco dalla parte sud e per raggiungere la I-40 percorriamo un tratto della Route 66 passando anche per la cittadina di Holbrook.
Lungo la Route 66 non possiamo non fermarci per scattare diverse fotografie a luoghi che rammentano la celebre strada.
Tramite la I-40 alle 6.30 pm arriviamo a Williams, cittadina sorta sempre sulla Route 66 e ad un’ora di auto dal Grand Canyon.
Anche qui tentiamo di utilizzare i coupon che abbiamo recuperato; ne abbiamo solo due e mentre il primo è “no vacancy”, all’Econolodge riusciamo a trovare una stanza con colazione inclusa nel prezzo. Siamo fortunati e sino ad ora (a parte San Diego) troviamo sempre anche la wi-fi gratuita.
L’hotel rispetto a quello delle notti precedenti è un po’ meno bello ma comunque pulito ed ordinato e poi si trova sulla famosissima Route 66.
dopo una breve pausa di relax usciamo per la cena e come a Flagstaff anche qui la cittadina è piuttosto animata e locali e ristoranti sono ancora aperti.
Per la cena scegliamo una steakhouse consigliata da Routard e ci troviamo veramente molto bene.
Nonostante faccia piuttosto freddo, terminata la cena, facciamo una passeggiata sulla Route 66 curiosando fra i vari negozi di souvenir con tema principale la mitica strada.
Ce ne torniamo in stanza con la speranza che domani splenda il sole perchè ci aspetta il Grand Canyon ed il giro in elicottero.
13 settembre
Spese:
Colazione Compresa nel prezzo dell’hotel
Pranzo Picnic a Grand Canyon $ 10,16
Cena Fiesta Mexicana 125 S. Lake Powell Blvd. Page $ 40
Pernottamento Motel 6 637 S. Lake Powell Blvd. Page $ 76,50
www.motel6.com
Anche questa mattina siamo svegli piuttosto presto. Dopo la colazione, a dire il vero niente di eccezionale, compresa nel prezzo della stanza facciamo una passeggiata lungo la Route 66 per scattare un po’ di fotografie.
Riprendiamo la nostra Hyundai e ci dirigiamo verso il Grand Canyon dove vogliamo provare l’ebbrezza dell’elicottero. Ci fermiamo a Tusayan all’eliporto della Papillon (www.papillon.com ), l’agenzia che effettua i voli sul Grand Canyon. L’agenzia offre diversi pacchetti è fra questi noi già da casa avevamo valutato il North Canyon Tour , un tour di circa 30 minuti che sorvola il grande canyon.
Nonostante non siano ancora le nove del mattino c’è diversa gente in attesa ed il primo volto disponibile è alle ore 10.15.
Optiamo comunque per questo volo e, dopo esserci pesati e saldato il conto (290 $) aspettiamo il nostro turno.
A bordo non è possibile portare nulla salvo macchine fotografiche e videocamere quindi lasciamo zaino e borse in auto. Nell’attesa visioniamo un videoclip dove vengono illustrate le misure di sicurezza da prendere durante il volo.
Alle dieci, insieme ai nostri quattro compagni di volo, saliamo in elicottero dopo le classiche fotografie scattate dal fotografo del posto. I posti sono preassegnati in base al peso e mentre Giovanni finisce vicino al finestrino io mi trovo seduta fra lui ed un simpaticissimo americano.
Arriva il nostro pilota una giovane ragazza e decolliamo. Nelle cuffie si trova un sottofondo musicale molto bello ed un commento sul canyon in lingua italiana.
Il volo è spettacolare e permette di ammirare il Grand Canyon in tutto il suo splendore in una prospettiva davvero diversa. Io sono davvero molto emozionata tanto che in certi momenti è davvero difficile trattenere le lacrime.
Ovviamente Giovanni riesce a scattare tante fotografie, mentre io, vista la mia posizione, trovo più difficoltà.
Dopo circa trenta minuti rientriamo all’eliporto passando anche sopra ad un incendio.
Tornati a terra riprendiamo la nostra auto e ci fermiamo a Tusayan, nell’unico supermercato per fare la spesa per il nostro pranzo.
Entriamo nel Grand Canyon ( www.nps.gov/grca )dalla parte Sud e ci fermiamo a Mather Point, il primo view point. Il parco è davvero pienissimo quindi decidiamo di lasciar perdere la parte a sud, già vista lo scorso anno, per dedicarci alla parte ad est che ci porterà anche verso Page.
Per pranzo ci fermiamo in un’area attrezzata per picnic lungo la Desert View, la strada che percorre l’Est Rim, per poi proseguire facendo tappa in tutti i punti panoramici. Ovviamente immortaliamo il tutto con i nostri apparecchi elettronici anche se in alcuni view point il fumo dell’incendio disturba la vista. Ci fermiamo anche alla Watchtower, la torre costruita nel 1932 che ha al suo interno un negozio di souvenir diviso su più piani e due terrazze panoramiche da cui ammirare lo splendida panorama.
A differenza di quanto scritto sulla mia Routard l’ingresso è libero.
Con Desert view finisce la nostra visita al Grand Canyon e ci dirigiamo così verso la cittadina di Page, sulle rive del Lake Powell.
La strada che percorriamo è molto panoramica tanto che facciamo diverse soste per scattare delle fotografie. Particolarità di questa strada sono anche le numerose bancarelle di artigianato Navajo dove noi però non ci fermiamo.
Per pernottare optiamo ancora per il Motel 6 dove siamo fortunati e troviamo una stanza (anche qui con wi-fi).
Dopo una breve pausa di relax, usciamo per la cena e decidiamo di seguire ancora i consigli di Routard. Scegliamo un ristorante messicano, Fiesta Mexicana, dove mangiamo davvero benissimo, le fajitas in particolare. Il locale sostiene di avere il miglior margarida della città e io, pur non avendolo mai provato, decido di lanciarmi. La porzione è davvero enorme tanto che io ne bevo meno della metà.
Rientriamo in hotel e decidiamo di sederci al bordo della piscina del nostro hotel programmando la giornata dell’indomani.
14 settembre
Spese:
Colazione Beans Coffee House 644 N Navajo Dr Page $ 6,50
Pranzo Picnic $ 9,30
Cena The Swingin Steak Hwy 163 Main Ave Mexican Hat $ 36,61
Pernottamento Mexican Hat Lodge Hwy 163 Main Ave Mexican Hat $ 74,97
www.mexicanhat.net
Per colazione seguiamo ancora i consigli di Routard e alle 7.30 am siamo al Beans Coffee House, un caffè torrefazione dove gustiamo due ottimi ed enormi muffins. Facciamo una veloce spesa per il pranzo in un mega supermercato e poi via verso Antelope Canyon. Arriviamo all’ingresso del parco quando la gentile signora Navajo sta aprendo la biglietteria ed acquistiamo il pass, al costo di 6 $ per accedere ai due parchi gestiti dagli stessi indiani.
L’Antelope sorge a 6 miglia dalla cittadina di Page e l’ingresso si trova appena dopo il mile maker 299, appena prima di una centrale elettrica. E’ bene ricordare che in giornate di brutto tempo il parco resta chiuso per evitare problemi ai turisti in seguito a piene improvvise.
Il parco è diviso in due differenti aree l’Upper e il Lower Antelope, il primo molto più frequentato dai turisti rispetto al secondo.
Per primo decidiamo di visitare l’Upper, il cui ingresso si trova sulla destra arrivando da Page. Una volta acquistato il biglietto da 6 $ a testa dobbiamo aspettare la nostra guida navajo che ci porterà nel Canyon ovviamente dietro il pagamento di un altro biglietto al prezzo di 20 $ a testa. La nostra guida arriva alle 8.30 am mentre la signora della biglietteria arriva alle nove.
Con grande calma dopo aver sistemato la sua biglietteria la signora ci vende i due biglietti per l’ingresso ed, insieme ad altre dieci persone, saliamo sul camion che ci porterà all’ingresso del canyon.
Raggiungere il parco è veramente divertente con la guida che sale sulle piccole dune e frena mentre noi dietro traballiamo abbastanza forte e non riusciamo a trattenere le risate.
Entriamo nel canyon guidati dalla nostra simpaticissima guida navajo che ci racconta tantissime cose sul parco. La gola larga 2 metri e lunga 200 presenta pareti scolpite che sembrano raffigurare delle onde. I colori cambiano in base all’orario (l’orario migliore è dalle 11,30 alle 14,30) in base a come i raggi di sole penetrano nelle strette gole conferendo alle rocce strane sfumature. Questo non sarà sicuramente l’orario migliore ma lo spettacolo è davvero splendido e noi cerchiamo di immortalarlo nel miglior modo possibile.
La visita dura circa un’ora dopodiché torniamo all’ingresso del parco sempre saltellando sul pickup del navajo: alla biglietteria troviamo tantissima gente e restiamo soddisfatti della nostra scelta.
Visti i consigli ricevuti prima della partenza decidiamo di visitare anche il Lower meno frequentato dai turisti. Il Lower si trova dalla parte opposta. E’ valido il biglietto di ingresso di 6 $, ma anche qui si deve pagare un ulteriore biglietto di accesso di 15 $ a persona. Contrariamente al precedente che si sviluppa sullo stesso piano, il Lower si sviluppa verso il basso e la discesa avviene tramite scale in metallo e stretti canyon. Anche questa parte è bellissima, in alcuni tratti addirittura molto di più del più famoso Upper ed anche qui le fotografie si sprecano.
Sono le 11.30 quando lasciamo l’Antelope ritornando verso Page in direzione Horseshoe Bend, il belvedere gratuito a picco sul fiume Colorado. Il punto esatto si trova appena dopo il mile maker 545 di fronte ad una grossa P disegnata sulla roccia; sulla sinistra si trova la strada sterrata che conduce al parcheggio. Da qui a piedi è possibile raggiungere lo spettacolare punto panoramico davvero imperdibile se si passa da Page ( è tra l’altro stranamente gratuito).
Nonostante il cielo si stia rannuvolando fa davvero caldo.
Ritornati al parcheggio partiamo in direzione Monument Valley.
Lungo la strada ci fermiamo a mangiare i nostri panini e poi continuiamo la nostra strada. La nostra idea sarebbe quella di entrare nella Monument e di gustarci il tramonto; purtroppo, però, man mano ci avviciniamo il tempo è sempre più brutto ed il cielo è così grigio tanto che i colori della Monument sono addirittura sbiaditi.
Decidiamo così di posticipare la visita alla Monument e di dirigerci a Mexican Hat per cercare una stanza per dormire.
Optiamo per il Mexican Hat Lodge, consigliato dalla Routard e di cui abbiamo letto commenti positivi prima della partenza. Guardandolo dall’esterno il lodge è piuttosto trascurato e, soprattutto, disordinato. Saliamo le scale piuttosto dubbiosi, ma le stanze invece sono pulite ed ordinate.
Da qui inizia il nostro isolamento mediatico: al Mexican Hat Lodge non c’è la wi-fi ed il mio cellulare è morto.
Nonostante il tempo decidiamo di non arrenderci e continuiamo a seguire il nostro programma di viaggio. Ci dirigiamo verso Gooseneck; sulla strada ci fermiamo ad ammirare la roccia che ha dato il nome al piccolo paese. Si tratta di una roccia piatta e rotonda simile al cappello messicano, posta in bilico su un picco roccioso.
Gooseneck si trova a circa 5 miglia da Mexican Hat ed offre uno splendido panorama sull’ansa formata dal fiume San Juan River che attraversa il paesino.
Nel frattempo sembra che il tempo stia migliorando e questo ci fa ben sperare per la visita di domani.
Il paese di Mexican Hat non offre molta possibilità di scelta per cui per la cena scegliamo la Swingin Steak, annessa al Mexican Hat Lodge. La steakhouse è aperta solo alla sera e tutti i tavoli sono all’esterno con al centro una enorme griglia su cui viene cotta la carne. Il menù è abbastanza riduttivo solo carne ed hamburger ai ferri con contorno di fagioli ed insalata, ma è soprattutto l’ambiente che conferisce bellezza al locale. Infatti si mangia allietati da musica dal vivo suonata dal proprietario dell’hotel in tenuta da cowboy.
Trascorriamo così una piacevole serata tranquillamente seduti nella strana steakhouse.
15 settembre
Spese:
Colazione The San Juan Inn Hwy 163 $ 7,80
Pranzo Twin Rock’s Cafè 913 E. Navajo Twins Drive Bluff $ 22,01
www.twinrockscafe.com
Cena Pizza Hut 1119 East Main Street Cortez $ 19,91
www.pizzahut.com
Pernottamento Travelodge 440 S. Brodway Cortez $ 60,17 ww.travelodge.com
la nostra scelta di rimandare la visita alla Monument è stata azzeccatissima perchè questa mattina quando ci alziamo ci aspetta una splendida giornata di sole.
Per la colazione optiamo per un altro locale di Mexican Hat annesso al San Juan Inn. Il locale è davvero carino con i muri tappezzati di manifesti, vecchie targhe ed utensili di vario tipo. Anche qui siamo gli unici ad ordinare una colazione dolce, ma purtroppo non riusciamo proprio ad abituarci al salato.
Dopo circa 15 miglia arriviamo alla famosissima e molto visitata Monument Valley. Questo parco è gestito dal popolo Navajo, quindi il National Pass non viene accettato ma si deve pagare un ingresso a parte di 5 $ a persona. Esistono due differenti modi per visitare la Monument: in gruppi organizzati accompagnati dai navajo oppure da soli. La prima, ovviamente, prevede un ulteriore pagamento mentre la seconda no.
Noi optiamo per la seconda opzione ed entriamo con la nostra auto percorrendo la Valley Drive. Si tratta di una strada sterrata e polverosa lunga 18 miglia che permette di ammirare la valle in tutto il suo splendore. Sarà per l’orario ma i turisti sono davvero pochi e riusciamo a goderci il panorama senza nessun problema fermandoci in continuazione.
Scattiamo tantissime fotografie e, dopo una veloce sosta al Visitor Center, lasciamo il parco Navajo.
La Monument è davvero bella, ma, almeno secondo me (per Giovanni non è assolutamente vero!!!), troppo sopravvalutata. Certo il panorama è bellissimo ma secondo me per il momento abbiamo visto anche posti molto più belli come l’Antelope per esempio.
Il nostro viaggio riprende in direzione Colorado ed in particolare la città di Cortez per vedere un altro National Park, Mesa Verde.
Facciamo una piccola deviazione verso Muley Point, mentre invece rinunciamo alla Valley Of Good perchè percorribile con una strada sterrata sconsigliata con una berlina.
Per pranzo facciamo tappa a Bluff, in un locale veramente carino che poi scopriremo consigliato anche da Routard, dove assaggiamo degli hamburger preparati con “Fry Bread” , il pane fritto dei Navajo.
Alle 3.30 pm arriviamo a Cortez e cerchiamo un posto dove dormire. Ci dirigiamo subito al Super8, dove però hanno appena assegnato l’ultima stanza. Il nostro secondo tentativo ci porta al Travelodge dove troviamo una stanza. L’hotel non è eccezionale e non ci danno neppure la chiave, ma ogni volta che ci servirà dovremo rivolgerci alla reception.
Quando arriviamo in città il tempo è piuttosto brutto e subito dopo inizia un bel temporale.
Noi comunque non demordiamo e decidiamo di dirigerci comunque verso il Mesa Verde NP (http://www.nps.gov/meve ), dove l’accesso è permesso con il nostro Pass.
Questo parco, dichiarato anche Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ospita i più incredibili esempi di villaggi indiani, splendidamente conservati.
Mentre saliamo arriveremo fino a 2500 metri piove piuttosto forte e siamo l’unica auto che sale, mentre moltissime stanno lasciando il parco.
La nostra costanza viene premiata quando arriviamo a Spuce Tree ed inizia a spuntare un tiepido sole. Qui si trova un museo ed è possibile ammirare un piccolo pueblo con le abitazioni meglio conservate del parco.
Decidiamo di fare il breve trail che conduce al pueblo per ammirare da vicino le bellissime casette trogloditiche.
Risaliti visto il perdurare del tempo decidiamo di approfittare e di percorrere il Mesa Top Loop Road, un loop lungo 6 miglia che permette di ammirare dodici siti molto belli fra cui Cliff Palace, Square Tower House . Ci accontentiamo di ammirarli dall’alto ovviamente approfittando per scattare un po’ di fotografie.
Lasciamo il parco e sulla strada del ritorno a Cortez facciamo l’incontro con tantissimi animali che spesso attraversano improvvisamente la strada.
Arriviamo in hotel dopo le 7.00 pm e per la cena scegliamo di provare Pizza Hut dove mangiamo una pizza piuttosto buona.
16 settembre
Spese:
Colazione Bar lungo la strada a Monticello $ 4,90
Pranzo Picnic Arches NP $ 10
Cena Fiesta Mexicana 202 Main Street Moab $ 36,60
Pernottamento Motel 6 1089 N Main Street Moab $ 82,25 www.motel6.com
Anche questa mattina il tempo non è assolutamente bello e, dopo un tentativo di colazione da Denny’s, partiamo in direzione Moab. Lungo la strada il cielo a tratti è azzurro e nero e ci troviamo anche in mezzo ad un forte acquazzone.
Ci dirigiamo verso il Motel 6 prenotato con internet ieri sera. Quando arriviamo la nostra stanza non è ancora pronta e, dopo aver preso il pranzo al City Market, partiamo verso Arches NP.
E’ il più piccolo parco fra quelli compresi nel nostro itinerario, ma veramente spettacolare grazie agli splendidi parchi frutto dell’azione combinata di escursione termica e fenomeni naturali come vento, neve e pioggia. Sembra che gli archi all’interno del parco siano addirittura 2000.
Certo il cielo grigio non è sicuramente il massimo, ma in certi momenti fa la comparsa anche qualche raggio di sole.
Entriamo nel parco sempre utilizzando il nostro Pass poco prima delle 11 am e ci resteremo tantissimo.
Il parco è percorso da una lunga strada asfaltata di circa 18 miglia che inizia al Visitor Center e termina al Devil’s Garden e dalla quale dipartono due strade che conducono ad altri punti di interesse.
La prima tappa la facciamo a Park Avenue da cui parte un sentiero che segue un torrente dal quale si possono ammirare enormi ed altissime pareti rocciose che fanno pensare ad enormi grattacieli. In questa parte del parco non esistono più archi, probabilmente crollati nell’arco del tempo.
Noi percorriamo solo una breve parte di questo percorso e poi ritorniamo alla nostra auto per dirigerci la parte terminale del parco, Devil’s Garden, dove si trova la più alta concentrazione di archi. Qui si trova un enorme parcheggio da cui parte un sentiero che porta ad ammirare tantissimi archi. Noi arriviamo sino all’arco principale, il Landscape Arch, l’arco più lungo del mondo alto 32 e lungo 93 metri che nel 1991 ha subito dei danni e si è assottigliato ancora di più.
Ritornando verso la nostra auto facciamo una sosta anche al Pine Tree ed al Tunnel Arch, anche questi molto belli il primo in particolare.
Ripresa l’auto, dopo una sosta allo splendido Sun Dune Arch, ci dirigiamo verso il Delicate Arch, l’arco più noto del parco. Viste le condizioni meteorologiche preferiamo non fare il trail che porta direttamente all’arco, ma accontentarci di vederlo da lontano grazie al Upper view Point, una breve trail che permette di ammirare l’arco anche se non da vicino.
Ultima tappa è la Windows Section, nel cuore del parco, che permette di ammirare diversi archi. Per primi vediamo North e South Windows, due “finestre” che permettono di ammirare il panorama desertico che si staglia dietro questi archi. Il North è visibile dalla strada ed è quello raggiungibile completamente tramite il sentiero, mentre il South lo si osserva un po’ più da lontano. Se li si osserva da Turret Arch, queste due finestre, cita la Routard, sembrano due occhi blu, grigi nel nostro caso visto il tempo.
Di fronte al parcheggio di Windows si trova il Double Arch, che come dice il nome è rappresentato da un arco doppio.
L’Arches è un parco davvero bellissimo e lo dimostra il fatto che ci siamo rimasti praticamente una giornata intera camminando davvero moltissimo. Unico rammarico il tempo bruttino che ci ha impedito il trail al Delicate Arch e che ha reso meno belle le nostre fotografie.
Sono le 6 p.m. Quando lasciamo il parco mentre scoppia un bel temporale e, dopo una veloce sosta al Visitor Center, ritorniamo in hotel.
Quando usciamo per la cena non piove più ma il tempo continua ad essere piuttosto brutto.
Per la cena optiamo nuovamente per il messicano scegliendo nuovamente il Fiesta Mexicana. Questa volta, a differenza di Page, i piatti sono però meno curati e meno buoni.
Terminata la cena passeggiamo per la Main Street, via centrale di Moab, dove nonostante l’orario (9.30 p.m.) molti locali e negozi sono ancora aperti.
17 settembre
Spese:
Colazione Mondo 50 E Main Street Moab $ 9,40 www.mondocafe.com
Pranzo Picnic Dead Horse Point $ 9,10
Cena The Rim Rock Restaurant 2523 E Hwy 24 Torrey $ 54,69
www.therimrock.net
Pernottamento Days Inn 675 E. Highway 24 Torrey $ 77,18
www.daysinn.com
Per la colazione seguiamo ancora i consigli della nostra Routard ed andiamo da Mondo, locale davvero carino.
Dopo la spesa per il pranzo al vicino City Market, partiamo nuovamente per una nuova giornata di scoperte.
Meta finale sarà la cittadina di Torrey dove ieri sera abbiamo prenotato una stanza per la notte, ma con soste a Canyonlands e Dead Horse Point.
Canyonlands NP è un parco nazionale molto esteso ritenuto un po’ un concentrato degli altri parchi perchè ha archi (come Arches), colonne rosse (come Bryce), villaggi indiani (come Mesa Verde) e gole profonde (come il Grand Canyon). Questo parco è diviso in tre diverse aree, tanto che due distano almeno tre ore di strada.
La sezione più vicina a Moab è Island the sky.
Anche qui utilizziamo il nostro pass ed andiamo alla scoperta del parco percorrendo la lunga strada che lo percorre fermandoci ai diversi view point. Fra questi ce ne sono alcuni meritano sicuramente una fermata.
Il più spettacolare ed emozionante è sicuramente il Mesa Arch Trail, un comodo sentiero che permette di arrivare al Mesa Arch, uno splendido arco dal quale si gode una vista spettacolare.
Siamo molto fortunati perchè oltre alla splendida giornata non ci sono moltissime persone quindi possiamo tranquillamente goderci questo maestoso spettacolo. Come molti altri anche Giovanni non rinuncia ad una fotografia proprio sopra l’arco.
Altro punto molto interessante è Grand View Point, all’estremità sud della strada. Da qui, infatti, si può ammirare lo spettacolo di circa 100 miglia di strati di arenaria ammassati tra di loro.
Qui a differenza di molti altri parchi, Grand Canyon a parte, troviamo un po’ più di gente, due pullman, che rovinano la bellezza del luogo con le loro caotiche grida.
Lasciamo Canyonlands dopo mezzogiorno e ci dirigiamo verso il vicino Dead Horse Point.
Si tratta di un altro parco dove non viene accettato il pass ma si deve pagare un ingresso a parte di 7 $ ad auto. L’ideale per la visita di questo posto sarebbe il tramonto, ma per problemi logistici ovviamente noi dobbiamo accontentarci della visita in mattinata.
Appena entrati facciamo una pausa nell’attrezzata area picnic per un pranzo veloce e poi continuiamo la nostra visita.
Dead Horse Point è un promontorio a picco sul Colorado che anche qui offre un panorama davvero spettacolare. L’effetto è davvero impressionante. Il parco non è molto grande ma noi cerchiamo di esplorarlo il più possibile per osservarlo da diversi punti panoramici.
Terminata la visita ci dirigiamo verso Torrey, la cittadina che sorge a pochi passi da un altro parco nazionale, Capitol Reef.
Per raggiungere Capitol Reef percorriamo anche una strada molto panoramica che ci permette di attraversare anche splendidi paesini di campagna.
Arriviamo a Torrey in tarda serata quando le rocce attorno alla piccola cittadina iniziano ad assumere le tonalità rossastre tipiche del tramonto. Al nostro hotel, il Days Inn, c’è parecchia coda e scopriamo che la nostra decisione di prenotare in anticipo la stanza è stata saggia, visto che l’hotel è ” no vacancy”.
Finalmente dopo un po’ di coda, riusciamo ad avere la nostra stanza e per la pausa relax optiamo per la Hot Tub, l’idromassaggio. Ci rilassiamo talmente tanto che ci accorgiamo che sono passate le 7.00 pm e che se non ci sbrighiamo a farci a prepararci rischiamo di restare senza cena, visto che negli States c’è l’abitudine di cenare piuttosto presto.
Alle 8.00 entriamo nel locale di cui ho letto giudizi positivi su Forum Viaggiatori, mentre la Routard lo definisce bello ma con porzioni scarse.
Noi comunque decidiamo di provarlo viste le vetrate che offrono uno splendido panorama sulle montagne circostanti. Il locale è davvero molto bello e ben curato con servizio molto gentile e disponibile ed un cameriere simpaticissimo che, quando scopre che siamo italiani, inizia a raccontarci dei suoi viaggi in Italia.
Mangiamo veramente molto bene e ne usciamo molto soddisfatti.
Questo sarà il miglior ristorante di tutta la vacanza.
18 settembre
Spese:
Colazione compresa nel prezzo della stanza
Pranzo Ruby’s Inn Canyon Dinner 1000 South Hwy 63 Bryce $ 14,88
Cena Cowboy Smokehouse 95 Main Street Panguitch $ 41,80
www.cowboyssmokehousecafe.com
Pernottamento Horizon Motel 738 N Main Street Panguitch $ 66,38
www.horizonmotel.net
Dopo la colazione in hotel con tanto di waffel fresco, lasciamo l’hotel in direzione di un altro parco Nazionale, Capitol Reef ( http://www.nps.gov/care/ ).
Anche oggi la giornata è splendida anche se abbastanza fredda ed alle 8.00 am siamo già dentro il parco che però fra tutti quelli visti sino ad ora è quello che ci è piaciuto meno. Dopo la classica tappa al Visitor Center andiamo a vedere la zona dei petroglifici e percorriamo un tratto di Scenic Drive. Purtroppo il parco non ci attira molto e, dopo una breve sosta nell’oasi di Fruita, decidiamo di partite verso Bryce Canyon.
Per raggiungere il parco percorriamo la I-12 una bellissima strada panoramica che ci permette di osservare svariati panorami come la pineta, le pareti rocciose. Lungo la strada incontriamo anche diversi ostacoli come una mandria di mucche ed un gruppo di fagiani che ci attraversano tranquillamente la strada.
Man mano che ci avviciniamo al Bryce Canyon la vegetazione e il panorama circostante si modificano con la comparsa dei famosissimi hoodoo, che caratterizzano la zona.
Per pranzo facciamo una breve e veloce sosta nel diner annesso al Ruby’s Inn dove mangiamo due gustosissimi hamburger.
Poco oltre il Ruby’s Inn si trova il casello per l’ingresso al Bryce Canyon ( http://www.nps.gov/brca/ ). Il Bryce non è un vero e proprio canyon, ma un altopiano calcareo (altezza compresa fra i 2018 e 2748 metri) in cui agenti atmosferici come neve, vento etc hanno scolpito svariate colonne rocciose dai colori sorprendenti. L’intero parco è visitabile percorrendo la Scenic Drive, una lunga strada di 15 miglia lungo la quale è possibile scorgere la bellezza del parco.
La parte sicuramente più bella è l’Amphitheater, l’enorme insenatura con il maggior numero di hoodoos del parco. Su questa meraviglia si affacciano due dei più noti view points del parco, Il Sunset ed il Surrise Point che permettono di ammirare l’anfiteatro in tutto il suo splendore. Da questi due punti panoramici partono due trail che permettono di scendere all’interno del parco. Pur non essendo dei grandi camminatori anche noi decidiamo di fare un trail e scegliamo il Navajo Loop che ci permette di scendere all’interno dell’anfiteatro. Pur non essendo molto allenati il trail non risulta troppo difficile forse perchè siamo talmente attratti dal panorama circostante così da dimenticare tutto il resto. Ovviamente scattiamo tantissime fotografie che in certi momenti sembrano addirittura finte vista la forte intensità dei colori.
La giornata prosegue percorrendo la Scenic Drive ed, ovviamente, con le soste a tutti i view points tanto che lasciamo il parco alle 7.30 pm, dirigendoci verso Panguitch dove ieri sera abbiamo prenotato una stanza. La zona tutta attorno al parco è “no vacancy” e quindi ripieghiamo su questa cittadina a 22 miglia da Bryce.
Il motel che scegliamo è l’Horizon Motel, un motel a conduzione familiare. Questa sera dobbiamo essere piuttosto veloci perchè arriviamo in hotel dopo le 8 p.m. E rischiamo di non trovare un posto per la cena.
Facciamo una doccia velocissima ed usciamo seguendo un consiglio fornitoci sia dal Forum che dalla Routard. La nostra scelta ricade sulla Cowboy Smokehouse, una vecchia casa in mattoni che ospita la steakhouse. Quando arriviamo restiamo molto sorpresi perchè c’è una fila abbastanza lunga tanto che dobbiamo aspettare una ventina di minuti per avere un tavolo.
Il locale è carino anche se piuttosto spartano ed il cibo non è male a parte la mia insalata condita con salsa di mirtilli. Ad un certo punto entrambi scoppiamo a ridere osservando il personale del locale. Infatti a parte il cuoco tutto il resto del personale è rappresentato da giovani donne con tanto di bambini al seguito; tutti e due pensiamo a Big Love, un telefilm trasmesso da Sky sulla poligamia nel mondo mormone.
Terminata la cena rientriamo in hotel.
19 settembre
Spese:
Colazione Flying M Bryce Canyon P.O. Box 375 Panguitch
www.flyingm.com
Pranzo Picnic Zion NP $ 12
Cena Pioneer Lodge Restaurant 838 Zion Blvd. Springdale $ 36,12
www.pioneerlodge.com
Pernottamento Zion Motel 855 Zion Blvd Springdale $ 89,07
www.zionparkmotel.com
Come sempre anche questa mattina siamo svegli piuttosto presto e poco prima delle 8.00 am siamo già da Flying, un diner in cui finiamo casualmente e di cui ho sentito parlare anche su FV. Nonostante l’orario c’è tantissima gente e dobbiamo aspettare un bel po’ di tempo. Anche qui la varietà del menù è prevalentemente salata quindi dobbiamo ripiegare sui pancake che però risultano essere una piacevole sorpresa.
Terminata la colazione riprendiamo la nostra auto in direzione di Zion NP, la nostra prossima meta.
Per raggiungere Zion percorriamo ancora una strada panoramica molto bella, la I-89 che ci porta all’entrata Est del parco.
Da qui tramite una strada abbastanza tortuosa e due tunnel arriviamo all’ingresso principale di Zion NP ( http://www.nps.gov/zion/ ). Prima di entrare nel parco decidiamo di cercare un posto per la notte e ci dirigiamo verso Springdale, una cittadina che sorge a ridosso del parco. La cittadina si snoda lungo una strada principale sulla quale sorgono tutte le strutture della zona, motel e ristoranti. I motel più vicini al parco sono tutti “no vacancy” ed appena vediamo un motel libero decidiamo di fermarci. Si tratta dello Zion Motel, un motel piuttosto carino con una proprietaria davvero gentile che ci dà tantissime informazioni fra cui l’utilissimo servizio navetta.
A differenza degli altri parchi, Zion non è percorribile con le auto private ma unicamente con un servizio navetta con fermate predefinite.
Il servizio navetta parte addirittura dalla cittadina di Springdale fino al Visitor Center e da qui, poi, all’interno del parco.
Dopo una veloce spesa in un market per il pranzo, ci dirigiamo verso Zion. A differenza di altri parchi Zion non si ammira dai vari view points, ma camminando. Pur non essendo grandi camminatori decidiamo di percorrere comunque qualche trails. Fra le tante proposte optiamo per tre trail diversi.
Per primo facciamo il Riverside Walk, una delle escursioni più semplici del parco. Il percorso parte al termine della Scenic Drive e si snoda su un sentiero di un miglio lungo pareti di arenaria rossa che termina al fiume.
Il secondo percorso è l’Weeping Rock, un’escursione di mezzo miglio che porta ad una sorgente che corrode le pareti di una roccia.
Prima di fare l’ultima escursione, l’Emerald Pools, facciamo una sosta allo Zion Lodge dove ci gustiamo due bei gelati. Il mio è grande ma comunque accettabile, mentre quello di Giovanni è veramente enorme.
Gustiamo i nostri gelati seduti nell’area di fronte allo Zion Lodge e poi ripartiamo per l’ultimo trail. Questo trail chiamato Emerald Pools della durata di circa due ore, pur essendo abbastanza in salita, è piuttosto piacevole e permette di ammirare tre vasche naturali ( upper, middle e lower ) più o meno piene che ricevono acque dalle piogge o dalle piccole cascate circostanti.
Non siamo particolarmente fortunati e le vasche naturali non sono molto piene, ma la passeggiata è veramente molto piacevole.
Lasciamo il parco verso le 7 pm e, prima di riprendere la navetta verso Springdale, facciamo una sosta allo Zion Teather dove visitiamo la galleria del fotografo Fatali. Questa galleria presenta una serie spettacolare di scatti fotografici, ovviamente tutti in vendita, dedicati ai parchi dello Utah e a Zion in particolare.
Per cena scegliamo il ristorante del Pioneer Lodge, dove ad un prezzo veramente accettabile mangiamo veramente bene.
Quando usciamo dal ristorante siamo veramente molto sorpresi: la via principale di Springdale è, nonostante l’orario ( sono le 9.00 pm), è animatissima e ristoranti e negozi sono ancora aperti.
Ovviamente ne approfittiamo e passeggiamo un po’ curiosando fra i vari negozietti con i souvenir dedicati al parco.
E’ possibile vedere anche un ranch dove vengono allevati bufali enormi e cervi.
20 settembre
Spese:
Colazione Pioneer Lodge Restaurant 838 Zion Blvd. Springdale $ 8,43
www.pioneerlodge.com
Pranzo Il Fornaio presso NY NY Las Vegas Blvd. $ 12,50
www.ilfornaio.com
Cena Spice Market Buffet presso Planet Hollywood 3367 Las Vegas
Blvd $ 53,85 www.aladdincasino.com
Pernottamento NY NY las Vegas Blvd $ 114 www.nynyhotelcasino.com
Dopo la colazione al bar del Pioneer Lodge, riprendiamo la nostra auto e partiamo in direzione Nevada e più precisamente Las Vegas, la capitale del divertimento, dove qualche sera fa abbiamo prenotato una notte al NY NY tramite Expedia
( www.nynyhotelcasino.com ). Optiamo per questo hotel sia per la sua posizione sulla Strip sia per provare un hotel differente rispetto allo scorso anno.
Arriviamo a Las Vegas verso le 11 am e, dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio dell’hotel, scendiamo alla reception dove ci aspetta una bella sorpresa: la nostra stanza non risultata prenotata. Dopo circa due ore di passaggi da uno sportello all’altro e di attesa, finalmente l’hotel si chiarisce con Expedia e ci viene data la nostra stanza al 20° piano.
Sistemiamo i bagagli e partiamo subito alla scoperta della città dopo aver mangiato un panino al Fornaio, il locale di tipica ispirazione italiana (c’è addirittura la musica italiana) all’interno del NY NY.
Per prima cosa visitiamo il nostro hotel che lo scorso anno avevamo visto solo velocemente e poi usciamo sulla Strip; non siamo molto fortunati perchè il cielo è coperto ma almeno non fa troppo caldo. Già subito notiamo che rispetto allo scorso anno ci sono delle nuove costruzioni ma anche dei particolari che non avevamo notato.
Facciamo tappa nei vari casinò della Strip visitando le varie Shop Gallery approfittando per fare anche un po’ di shopping. Rispetto allo scorso anno c’è un nuovo casinò, il Planet Hollywood la cui Gallery Shop è ispirata al mondo orientale. Entriamo anche nel Fashion Forum, un enorme centro commerciale che sorge sulla Strip dove è possibile trovare tantissimi negozi di ogni genere. Sulla via del ritorno all’hotel non possiamo non fermarci agli store della Coca Cola e degli M&M’s, già visti anche lo scorso anno ma molto piacevoli.
Una veloce doccia ed alle 8.30 pm siamo di nuovo sulla Strip per andare a cena. Scegliamo di andare ad uno dei buffet ” all you can eat” presenti nella maggior parte dei casinò e siamo indecisi fra quello del Paris in stile francese e lo Spice Market del Planet Hollywood. Alla fine optiamo per il secondo visto che è stato giudicato il miglior buffet del 2007 dove è possibile gustare diversi tipi di cucina: messicana, sud est asiatico, italiana, tutto pesce ed un enorme buffet di dolci e di verdure.
Il cibo è veramente buono ed in quantità davvero eccessiva.
Terminata la cena usciamo nella vita notturna di Las Vegas che comprende, oltre ad una passeggiata sulla Strip, anche un po’ di gioco ovviamente alle Slot.
Per il gioco scegliamo due casinò il Paris da cui usciamo in attivo ed il Bellagio, dove, invece, perdiamo tutto per un totale di 20 dollari. Prima di lasciare il Bellagio nella hall osserviamo la bellissima ricostruzione dedicata al periodo autunnale, completamente rinnovata rispetto allo scorso anno.
Quando usciamo ci accorgiamo che ha iniziato a piovigginare e mentre rientriamo in hotel ci sorprende un forte acquazzone che ci costringe a ripararci nel MGM Casinò. Ne approfittiamo per curiosare anche in questo casinò da cui ne usciamo dopo una ventina di minuti e, dopo aver giocato ancora alle slot del NY NY, rientriamo nella nostra stanza accorgendoci che sono oramai le due del mattino.
21 settembre
Spese:
Colazione Il Fornaio presso NY NY Las Vegas Blvd. $ 9,40
www.ilfornaio.com
Pranzo Del Taco Baker $ 12,05 www.deltaco.com
Cena Pizza Hut W Century Blv. Los Angeles $ 10
www.pizzahut.com
Pernottamento Comfort Inn And Suites 4922 W Century Blvd. Los Angeles $
93,41 www www.choicehotels.com
Questa mattina ci concediamo il lusso di dormire un po’ di più rispetto al solito e alle 8.30 scendiamo per fare colazione al Fornaio, all’interno del nostro hotel.
Prima di riprendere il nostro viaggio decidiamo di dedicarci ancora qualche ora alla scoperta di las Vegas per vedere i casinò non visti ieri fra cui il Mandala Bay ed il Luxor. Dopo le solite fotografie riprendiamo l’auto e decidiamo di andare a Freemont Street , il downtown di Las Vegas dove si trovano i primi casinò della città. L’area, seppur vecchiotta, è abbastanza carina e movimentata nonostante sia mattino ma sicuramente il momento più emozionante è alla sera con lo spettacolo gratuito nella galleria.
Prima di lasciare la città decidiamo di percorrere in auto la Strip per ammirare un’ultima volta la vita cittadina ed arriviamo sino all’inizio per fotografare la celeberrima scritta ” welcome to fabolus Las Vegas”.
Dopo la classica fotografia di rito in mezzo al traffico cittadino, riprendiamo la nostra auto in direzione California e più precisamente a Los Angeles dove abbiamo intenzione di trascorrere una notte.
Lungo la strada incontriamo parecchi acquazzoni (… ma in California non dovrebbe piovere mai?!!??) alcuni anche piuttosto forti. Facciamo una sosta per il pranzo a Del Taco nella cittadina di Baker dove mangeremo l’ultimo messicano della nostra vacanza.
Arriviamo a Los Angeles verso le 5.30 del pomeriggio con il tempo ben lontano da quello che ci si aspetterebbe in California. Scegliamo un hotel vicino sia all’aeroporto da cui domani partirà il nostro volo che alla cittadina di Santa Monica dove abbiamo intenzione di trascorrere la serata. La scelta è fra un Comfort Inn ed un Best Western per i quali abbiamo un coupon di sconto, ed alla fine scegliamo il primo che comprende anche la colazione.
Appena in camera facciamo il check in online per il nostro volo aereo dell’indomani e poi usciamo per la cena.
L’idea iniziale sarebbe quella di andare a Santa Monica, ma purtroppo le condizioni meteorologiche ce lo impediscono visto che piove piuttosto forte. Decidiamo di cambiare programma e di seguire un consiglio letto sulla nostra Routard; andiamo al Pueblo, una colonia spagnola ricostruita a circa venti minuti di auto dall’hotel. In realtà impieghiamo circa un’ora a causa del traffico intensissimo e, purtroppo, quando arriviamo troviamo tutto chiuso e la zona è piena di homeless.
E’ oramai tardi per raggiungere Santa Monica (sono le 9.30 pm) per cui ci accontentiamo di un Pizza Hut nei pressi del nostro hotel.
Non è così che pensavamo di trascorrere la nostra ultima serata di vacanza negli Usa, ma purtroppo dobbiamo accontentarci.
22 settembre
Spese:
Colazione compresa nel prezzo della stanza
Pranzo Delhi Lax Int.nal Airport $ 17,49
Cena in aereo
Pernottamento in aereo
Eccoci arrivati al nostro ultimo giorno di vacanza, anzi alle ultime ore visto che il nostro volo decollerà alle 3 del pomeriggio. Nonostante il tempo non bellissimo decidiamo di rispettare i nostri piani e di andare, comunque, a Santa Monica cittadina sull’oceano a circa 20 km dall’aeroporto.
Fortunatamente il traffico è praticamente inesistente e poco prima delle 9 am siamo già a destinazione.
L’unico sistema per parcheggiare a Santa Monica è di fermarsi nei parcheggi a pagamento alla modica cifra di 8 $ alla giornata, peccato che però noi ci fermeremo solo poche ore. Lasciamo l’auto nel parcheggio proprio vicino al Pier con il famoso Luna Park e facciamo una passeggiata anche sull’oceano scattando le classiche fotografie alla spiaggia ed ai vari baywatch.
La nostra passeggiata si conclude nel centro commerciale della cittadina dove ci dedichiamo ancora ad un po’ di shopping nei diversi negozi.
Riportiamo la nostra auto all’Advantage e, con la navetta dell’autonoleggio, raggiungiamo il LAX come sempre animatissimo.
Grazie al check in online risparmiamo parecchia coda ai banchi della British, mentre non possiamo evitare le code ai controlli doganali tanto che riusciamo a mangiare qualche cosa solo verso le due del pomeriggio.
L’aeroporto nell’area partenze non è nulla di particolare ed io che speravo di effettuare un po’ di shopping nell’attesa del volo devo accontentarmi.
Alle 3.30 pm il nostro volo decolla da Los Angeles con destinazione Londra dove arriveremo domani in mattinata.
Il volo di rientro è abbastanza tranquillo e fra spuntini e film trascorre piuttosto velocemente.
23 settembre
Arriviamo a Heathrow alle 9 del mattino e, mentre atterriamo, riusciamo a distinguere chiaramente i principali punti di interesse turistico di Londra fra cui il Big Ben, il Tower Bridge etc.
Come all’andata la coda per i controlli per la sicurezza è piuttosto lunga ed alla fine ci resta poco più di un’ora di attesa per il nostro volo e a mezzogiorno ci imbarchiamo sul volo British per Linate.
A questo punto la nostra vacanza è proprio finita, purtroppo!!!
Potete trovare le immagini del racconto nel sito FotoinViaggio
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