di Manuela Perego –
Per il mio primo viaggio oltreoceano ho scelto con Andre lo Sry Lanka, all’inizio quando l’agenzia di viaggio l’ha proposto ho storto un po’ il naso..”Sry Lanka? e dove è questo posto? Poi io ed Andre ci siamo informati e l’abbiamo scelto come meta.
L’isola (anticamente chiamata Ceylon) è stata definita come il paradiso terrestre e nel visitarla ci siamo resi conto che probabilmente era vero.
Nel paese convivono pacificamente e armonicamente quattro religioni: il Buddhismo che è il più diffuso, l’Induismo, il Cristianesimo e in minoranza l’islam. Il Buddhismo qui resiste nella sua forma originaria e le 16 mete toccate da Buddha nei suoi soggiorni in Sry Lanka, sono oggi le mete di pellegrinaggio più famose del paese.
Durante il tour è possibile rivivere la storia di Siddharta , il ciclo del samsara e il significato del nirvana, un viaggio in Sry Lanka è un continuo pellegrinare in luoghi sacri, dove il misticismo e la pace tutt’intorno ti fanno sentire davvero bene.
È comunque anche un modo per conoscere una popolazione molto diversa dalla nostra, un modo differente di concepire la vita, una natura spettacolare e un rispetto della vita e degli animali a noi troppo spesso sconosciuto.
17 APRILE 2001 COLOMBO
All’aeroporto di Negombo c’è il pullman del nostro tour ad aspettarci, il caldo è davvero indescrivibile, l’umidità è altissima. Per fortuna sul pullman c’è l’aria condizionata.
Dopo aver preso posto mi guardo attorno, il gruppo è composto da persone di età molto differenti, saremo più o meno 25 persone, metà avranno circa la nostra età, qualcuno ne ha decisamente di più, c’è anche una famiglia con due vivacissimi bambini.
Attraversiamo la città diretti a Colombo, la capitale, al nostro passaggio destiamo curiosità, il nostro pullman rosso non passa certo inosservato e in molti ci sorridono e salutano, io dal mio finestrino li saluto tutti, Andre mi guarda e ride, l’entusiasmo mi si legge in faccia!!
Arriviamo al nostro albergo, l’hotel è magnifico, ma il lusso sfrenato di cui fa parte stona parecchio con la miseria che abbiamo visto proprio fuori dai cancelli.
Nel pomeriggio siamo già pronti per fare un giro per Colombo con Sanda, la nostra guida.
Ci dirigiamo verso la parte più “povera” ma anche più “vera” di Colombo, è impressionante come in questa città (poi scoprirò che lo stesso vale per tutte le altre città) ci siano una miriade di negozietti, divisi tutti per zone, un po’ come nei Souk arabi; sembra quasi che l’unico lavoro disponibile da questi parti sia il commercio.
I negozietti sono tutti collegati alle abitazioni, che arrivano ad avere massimo due piani fuori terra; tutti questi edifici non sono ultimati, e probabilmente non lo saranno mai, e danno una strana sensazione…sembra un po’ di essere in un paese dove c’è appena stato il terremoto e dove tutto è in via di ricostruzione, ma in realtà so benissimo che tutti quei tondini di ferro scoperti e quelle travi martoriate sono la normalità da queste parti.
Sanda ci porta prima in un negozietto a vedere come viene lavorato l’olio di cocco, e ci spiega che qui con l’olio ci fanno di tutto, da prodotti per alimenti a shampoo e creme, e poi in un altro che vende pesce essiccato, e ci dice che questo è il negozio di pesce migliore della città, in realtà io vedo un negozietto con enormi cesti foderati di carta di giornale (!) con tanti pesciolini secchi ed una miriade di mosche attorno.
Spero vivamente non mi chieda di assaggiarne uno!
Il nostro giro prosegue verso un piccolo tempio, prima di entrare ci togliamo le scarpe e le diamo al “guarda scarpe”, ci controllano bene che le nostre spalle e le ginocchia siano coperte e poi ci danno il permesso di entrare.
Il tempio è piccolissimo ed al suo interno il caldo è ancora più terribile di quello che c’è fuori, le statue di Buddha sono grandissime e coloratissime, sui banchi innanzi alle statue ci sono numerosi doni floreali. Si sentono delle preghiere, l’atmosfera è molto intensa e mistica.
In serata rientriamo all’Hilton, qui ci aspetta una cena eccellente accompagnata da musica suonata al pianoforte, e dalla splendida visuale sui cigni neri del laghetto dell’hotel.
18 APRILE 2001 DAMBULLA / SIGIRIYA
Sono le 7.00 del mattino quando il nostro pullman parte per andare a Dambulla.
Sulla strada facciamo sosta da una venditrice di ananas, Sanda ci fa preparare delle fette di ananas sopra le quali mette della polvere di peperoncino rosso, il sapore che ne risulta è qualcosa di indescrivibile, già di suo la frutta di queste parti è una vera delizia, ma l’accostamento ananas-peperoncino è inaspettatamente estasiante.
Faccio una foto ricordo con la venditrice che mi abbraccia energicamente (quasi mi stritola, lei è grossina, io sono circa la metà di lei) e poi si riparte.
Arriviamo a Dambulla che saranno circa le 10.00 del mattino, l’entrata al tempio è segnalata da una imponente costruzione capeggiata da un Buddha dorato, ma il tempio vero e proprio si trova alla sommità della collina, e ci vuole parecchia fatica per arrivare in cima. Sulla strada incontriamo parecchie scimmiette le quali ci fanno parecchi dispetti, e a tratti cercano anche di assalirci!!! Arrivati in cima lasciamo come al solito le nostre scarpe all’ingresso al “guarda scarpe” ed Andrea, che ha dei pantaloncini corti, indossa il mio pareo per nascondere le ginocchia; una volta pronti entriamo nel tempio.
Subito all’ingresso vediamo arrivare un monaco–bambino che avrà circa 10 anni, chiediamo a Sanda come sia possibile che ci siano monaci così piccoli, e lui ci spiega che è una loro scelta diventare monaco, e che lo si può fare a qualunque età.
All’interno del tempio, interamente scavato nella roccia, vi sono ben 48 statue di Buddha, purtroppo non vi è molta luce e non è possibile fotografare.
A
Terminata la nostra visita al tempio riprendiamo il nostro pullman diretti a Sigiriya.
Sigiriya , “roccia del leone” è una fortezza che si innalza per oltre 350 metri, con pareti a strapiombo sulla cui sommità esisteva un palazzo reale e di cui oggi è rimasto solo l’imponente ingresso contornato da due enormi zampe di leone, che si trova a metà del percorso, mentre le fondamenta del palazzo vero e proprio sono sulla sommità dello strapiombo.
Il percorso per arrivare in cima è piuttosto difficoltoso e le passerelle di ferro arrugginito non sono certo invitanti, ci vuole parecchio tempo per l’ascesa e molta molta fatica, ma una volta arrivati in cima lo spettacolo è senza dubbio meraviglioso. Nel frattempo scende qualche goccia d’acqua (una vera e propria benedizione visto il caldo) ma è un favore che il cielo ci fa per poco e appena smesso il caldo ritorna più prepotente di prima.
Lasciamo questo bellissimo posto e ci dirigiamo a pranzare in un ristorante vicino, dove assaporiamo cucina sia tipica che internazionale e ci riposiamo per circa un’oretta. In serata arriviamo ad Habarana al nostro nuovo hotel il “The Lodge”, dove alloggeremo per tre giorni, l’hotel è composto da magnifici bungalow immersi in un parco naturale, è quindi normale trovare scimmiette ed altri animali scorazzare nei pressi delle nostre camere e soprattutto vicino al ristorante!
La serata la passiamo a goderci uno spettacolo di danze folkloristiche in una delle terrazze dell’albergo assieme agli altri partecipanti al tour, il gruppo si è ben amalgamato e la serata passa in modo piacevole, è già notte tarda quando decidiamo di andare a dormire.
19 APRILE 2001 ANURADHAPURA / MIHINTALE
Dopo una ricca colazione ci dirigiamo ad Anuradhapura, una delle antiche capitali dello Sry Lanka.
La strada che porta al luogo dove sorge il tempio per il Sacro albero Bo, lo Sri Maha Bodi, è una strada di terra rossa molto lunga , piena di gente, mucche e vitelli, scimmiette e tanti cagnolini in cerca di cibo.
Il caldo è incredibile, superiamo abbondantemente i 30 gradi e l’umidità è quasi del 100%, per questo alcuni del gruppo cominciano a sentire dei leggeri malori.
Arriviamo finalmente allo Sri Maha Bodi, una miriade di bandierine colorate contornano il piccolo tempio dove al centro spunta il veneratissimo Albero Bo l’albero è un fico sotto il quale Buddha raggiunse l’illuminazione e fu portato in questo luogo sacro ben 23 secoli fa….è scientificamente provato che questo fico è l’albero più antico esistente sulla terra.
Come al solito ci togliamo le scarpe, Andre indossa il mio pareo ed iniziamo la visita.
Mi metto in fila con i pellegrini per farmi mettere al polso, in cambio di una piccola offerta, un filo di cotone bianco auspicio di illuminazione e di felicità.
Tutt’intorno ci sono monaci con le loro coloratissime vesti, io faccio la foto con uno di loro, il quale mi lascia il suo indirizzo e mi prega di mandargli la foto per ricordo.
Lasciando il
Il Dagoba è molto grande e l’imponente basamento è ornato da 344 imponenti figure di elefanti dotati di zanne vere.
Proseguiamo la nostra visita attraversando la Cittadella ed arriviamo al Monastero di Abhayagiri, il monastero comprende una superficie di 240 ettari ed ospitava fino a 7000 monaci. Sono stati i lavori di scavo finanziati dall’UNESCO a riportare alla luce questo enorme complesso monastico di cui purtroppo molto è andato distrutto.
Cominciamo la visita presso le belle vasche d’acqua rettangolari del Kuttam Pokuna, bellissimo esempio di una perfetta fusione ed armonia tra l’ambiente e l’architettura circostante, ed arriviamo all’entrata del Palazzo di Mahasena dove troviamo la famosa Pietra di Luna. La pietra è divisa in anelli: il primo rappresenta il fuoco del desiderio, nel secondo c’è una successione di animali: elefante – toro – cavallo – leone che simboleggiano la vita umana e le sofferenze dalla nascita fino alla morte, nel terzo vi sono raffigurate foglie e rampicanti simbolo dell’energia vitale e nell’ultimo sono rappresentate delle oche, animali che sanno distinguere il bene dal male.
Al centro della pietra vi è il fiore di loto, simbolo del Nirvana.
Finita la vista a questo importante centro monastico, ci viene lasciata un’oretta di libertà per visitare la città, qui ci diamo ai nostri primi acquisti, in un piccolo e delizioso negozietto dai prezzi incredibilmente bassi e dai pezzi di artigianato veramente semplici e belli.
Dopo un ottimo pranzo la giornata prosegue per Mihintale.
Mihintale è uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio dello Sry Lanka in quanto si narra che fu questo il luogo della conversione del Re Devanampiya Tissa al Buddhismo.
Per salire al santuario percorriamo una lunga scalinata , lungo il cui percorso vi sono numerose costruzioni e rocce con inscrizioni. Nel frattempo incomincia a piovere ed alcuni cingalesi del posto si offrono per proteggerci con i loro ombrelli ed accompagnarci lungo il percorso in cambio di qualche spicciolo e di un pacchetto di gomma da masticare.
Dopo la lunga scalinata arriviamo alla roccia di Sila dove la leggenda narra che il frate Mahinda (colui che convertì il Re Devanampiya Tissa al Buddhismo ) arrivò in volo in
Sry Lanka e toccò per la prima volta il suolo dell’isola.
La salita alla roccia è piuttosto difficoltosa, in quanto non vi è una vera e propria salita, ma bisogna praticamente arrampicarsi ed, inoltre, l’acqua ha reso le pareti della roccia particolarmente scivolose. Sono proprio i cingalesi di prima ad aiutarci sia a salire che a scendere, senza di loro l’impresa sarebbe stata molto più difficile.
Rientriamo in hotel che è ormai sera tarda e dopo una cena abbondante ci ritiriamo nelle nostre stanze.
20 APRILE 2001 POLONNARUWA
Alla mattina si parte per andare a Polonnaruwa , l’antica capitale del regno cingalese, durante la colazione uno scoiattolino viene a farci visita e decide di mangiare con noi gustandosi i pezzettini di dolce che gli lanciamo.
Iniziamo la visita a Polonnaruwa dai numerosi palazzi, templi, sale consiliari che spuntano attorno al Gal Vihara, il tempio di roccia più importante di tutto il sito archeologico, e che costituiscono la cittadella. Visitiamo il Tempio di Shiva n°1 contenente un simbolo fallico associato al Dio Shiva e il palazzo di Parakramabahu. Arriviamo in seguito al Quadrangolo Sacro dove ci sono numerosi templi legati ai re regnanti e in particolar modo ci soffermiamo su di un edificio circolare , detto Vadatage, costituito da tre file di colonne concentriche che in origine sostenevano un tetto in legno. Al centro vi è un dagoba attorno al quale siedono, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, quattro statue di Buddha raffigurate in meditazione. Davanti a ciascuna di queste figure vi è una scala riccamente decorata che permette l’ingresso al Vadatage; Io ed Andrea ci facciamo fotografare mano nella mano sotto lo sguardo di uno di questi Buddha, stando bene attenti di non rivolgergli le spalle e di non coprirlo troppo con la nostra presenza, in quanto è un segno di mancanza di rispetto.
La visita prosegue e, sulla stradina per arrivare al Gar Vihara, ci imbattiamo in una venditrice di cocco. Sanda ci fa preparare un cocco per uno, dalla cui sommità sbuca una cannuccia per berne il contenuto. Il sapore è piuttosto strano, è un miscuglio tra acqua e latte dal sapore piuttosto sciropposo, non è così buono, ma fa molto caldo e la sete è parecchia, così lo beviamo tutto.
Finalmente arriviamo alla nostra meta. Il Gar Vihara è un monastero di pietra di cui è rimasto un gigantesco muro di granito su cui sono scolpite quattro imponenti statue di Buddha in quattro differenti pose: in meditazione, seduto, in posizione tivanka (triplice inchino) e disteso. Quest’ultima è straordinariamente grande, si estende infatti per ben 14 metri ed è magistralmente scolpita.
Ritorniamo al nostro Lodge per pranzo e ci viene lasciato il resto del pomeriggio libero; decidiamo allora di andare, insieme ad altri partecipanti al tour, a fare una gita nella foresta trasportati dagli elefanti. Per salire sul dorso dell’elefante, sopra il quale c’è una specie di portantino molto instabile e piuttosto sgangherato,
Il nostro giro ha così inizio, sul nostro elefante siamo in quattro, io, Andrea, Gina e Giuliano. Ci vengono dati anche dei grossi ombrelli per ripararci dal sole, all’inizio decidiamo di non usarli, ma una volta inoltrati nella foresta con il sole sempre più forte, ci rendiamo conto che aprirli è indispensabile.
Viaggiare a “bordo” di un elefante è una esperienza davvero particolare, non è certo molto comodo e in più le orecchiate che il nostro elefante ci dava sulle gambe erano peggio di frustate, ma è comunque una di quelle esperienze da rifare.
Il giro è molto lungo, e la foresta è straordinariamente rigogliosa, la sorpresa più esaltante è quella che ci fanno portandoci ad attraversare il fiume per arrivare fino alla cascatella dove il nostro elefante decide di bagnarsi (lui e di conseguenza anche noi) un po’.
Facciamo una piccola sosta in cui ci viene permesso di farci fotografare con gli elefanti e di dargli delle succulente banane. Io accarezzo una delle elefantesse, è molto docile e i suoi occhi sono così buoni!!
In serata, al ritorno dalla nostra gita ci viene consegnato un attestato sul quale si certifica che abbiamo viaggiato sull’elefante nella foresta di Habarana….wow!!
Questa è l’ultima sera che trascorreremo al Lodge, così gli inservienti dell’albergo ci fanno trovare una camera riccamente decorata, con fiori profumati sul letto e con un bellissimo cuore formato da foglie e fiori e con al centro la scritta “ciao” sul tavolino all’ingresso.
È una sorpresa davvero deliziosa e ci fa davvero molto piacere.
21 APRILE 2001 KANDY
Alla mattina lasciamo il Lodge e partiamo per Kandy. Lungo la strada ci fermiamo in negozi di artigianato locale, dove oltre la vendita dei prodotti si può piacevolmente assisterne alla lavorazione. Iniziamo così a visitare una fabbrica del legno, dove i lavori esposti sono davvero magnifici. Io acquisto una statuetta di legno raffigurante un pescatore per i miei genitori, Andre ne prende una raffigurante un bellissimo elefantino. Continuiamo la visita ed arriviamo ad una fabbrica di Batik, qui ci sono molte donne al lavoro, e ci viene spiegato il modo con cui queste stoffe vengono pazientemente lavorate. Anche qui facciamo degli acquisti: era un nostro forte desiderio comprare un Batik originale, e finalmente possiamo farlo.
Prima di raggiungere il nostro nuovo hotel facciamo una ulteriore sosta ad un giardino delle spezie, qui abbiamo un incontro con un misto tra un dottore ed un santone che ci spiega i benefici della medicina omeopatica e cerca di rifilarci un po’ di tutto. Andre viene preso come cavia per una dimostrazione di massaggi alla schiena, io subisco assieme ad Ivan, un ragazzo del gruppo, un massaggio torturatore alla testa che mi viene praticato con uno speciale unguento che mi lascia la testa tremendamente impiastricciata.
Per pranzo arriviamo al nostro albergo il “Citadel”, ci viene concesso qualche ora di riposo e poi si riparte per andare a visitare il Tempio del dente di Buddha.
Arrivati al tempio siamo stati costretti a restare una mezz’oretta in pullman a causa di un fortissimo acquazzone, non ho mai visto una pioggia di tale intensità, l’acqua scendeva così forte da impedire persino la vista del Tempio. Terminato l’acquazzone, sempre senza scarpe e questa volta su una strada piena di fango, ci rechiamo all’ingresso del tempio, dove ci attende un’altra perquisizione (anche questo è un luogo molto importante e già oggetto di tentativi di distruzione negli anni passati).
Il dente di Buddha è conservato al secondo piano del Tempio, in un reliquario a forma di tempietto ed è rinchiuso in sette contenitori d’oro a forma di dagoba inseriti l’uno nell’altro.
Sanda ci ha raccontato che, alcuni anni fa, ci fu un attentato e fu fatta esplodere una bomba proprio nel tempio. Quasi tutta la costruzione crollò, tranne il reliquario contente in Dente che non subì neppure un graffio. La cosa è davvero stupefacente, e visto che la storia è vera, mi sono venuti i brividi al pensiero.
Terminata la visita al Tempio, facciamo un breve giro per la città di Kandy e poi ci rechiamo in un teatro locale per assistere ad uno spettacolo folkloristico costituito da danze, canti e dimostrazioni di coraggio con il fuoco.
In serata rientriamo al Citadel, ceniamo, e passiamo una piacevole serata danzante nella hall dell’albergo con buona parte del gruppo.
22 APRILE 2001 KANDY – NUWARA ELIYA
Alla mattina lasciamo il Citadel e partiamo per andare a visitare il famoso giardino botanico di Paradeniya vicino a Kandy.
Il giardino è veramente stupendo, è molto grande ed i fiori e le sue piante all’interno sono meravigliosi. Ci viene mostrato l’albero più grande del mondo, il Ficus gigante di Giava (1600 mq), i fiori acquatici, i pini stortati da vento, la serra con le orchidee. È tutto molto bello e colorato, il giardino è tenuto in modo impeccabile ed i suoi inservienti sono molto gentili. Ci imbattiamo in un gruppo di ragazze che chiedono, a tutte le ragazze del nostro gruppo, di fare una foto ricordo assieme a loro. Facciamo le foto e ci scambiamo anche gli indirizzi con la promessa di spedirgliele.
Risaliamo sul nostro pullman e ci dirigiamo alla piccola stazione dei treni di Kandy dove c’è un treno interamente prenotato per noi, che ci porterà a Nuwara Elya, località collinare dal paesaggio e dal clima profondamente diversa da tutto il resto dello Sry Lanka.
Durante il lungo percorso possiamo ammirare le piantagioni di Tè disseminate lungo le colline, lo Sry Lanka è uno dei più famosi e importanti stati produttori di tè al mondo, le piantine di tè crescono in modo meraviglioso proprio grazie al clima particolare di queste colline, è da qui, per esempio, che arriva il famoso tè Lipton.
Il treno corre su di un binario unico risalente ancora al tempo della colonia Inglese, molto lentamente passiamo in mezzo a paesini addossati lungo la ferrovia, alle colline ricche di tè con le loro infaticabili raccoglitrici e passiamo attraverso stazioni dove destiamo profonda curiosità.
Arriviamo alla stazione nei pressi di Nuwara Elyia e lì troviamo il nostro pullman che ci attende per portarci al “Grand Hotel” un grande albergo in stile coloniale che conserva ancora al suo interno gli originali mobili del tempo delle colonie inglesi. La nostra stanza ha un enorme letto, un grande camino a parete, grossi tendaggi alle finestre; in bagno vi è persino una vasca con piedini e rubinetteria dorata.
Facciamo un giro in paese, è un giorno di festa , e ci sono numerose bancarelle in città. Qui i turisti vengono di rado e noi non passiamo certo inosservati, destiamo molta sorpresa e ovunque andiamo c’è sempre molta folla pronta a seguirci e a osservarci.
Andiamo a fare compere in piccoli negozietti in centro paese, per primo compriamo delle spezie e degli enormi sacchetti di zafferano che paghiamo circa 600 delle vecchie lire (da noi sarebbero costate un capitale) e poi entriamo a vedere un negozio dove vendono dei bellissimi Sari. Qui faccio da “modella” e ne indosso uno, un Sari non è certo facile da mettere, ed è in realtà una lunga stoffa (circa sette metri) che va piegata e ripiegata fino ad ottenere il tipico abito.
Facciamo ancora un breve giro per la città e poi torniamo in serata al Grand hotel.
23 APRILE 2001 – NUWARA ELIYA – PINNAWELA – COLOMBO
Alla mattina lasciamo l’hotel e partiamo per far ritorno a Colombo. Durante il tragitto ci fermiamo in una delle fabbriche di tè di Nuwara Eliya qui ci mostrano le varie fasi della lavorazione del tè ed infine ci fanno degustare un buonissimo tè comodamente seduti su poltroncine all’ingresso della fabbrica. Sulla strada del ritorno, incontriamo inoltre numerose raccoglitrici di tè, Andre si fa fotografare accanto ad una di loro.
Prima di arrivare al Colombo facciamo sosta all’orfanotrofio degli elefanti di Pinnawela, qui gli elefanti sia quelli adulti che i molti piccolini, vengono custoditi e accuditi per salvaguardarne l’esistenza. L’orfanotrofio è all’interno di un parco naturale, noi arriviamo proprio nel momento del bagnetto che si svolge giornalmente nel fiume. Più tardi possiamo persino assistere all’ora della pappa, dove i piccoli elefantini vengono alimentati con i biberon dai loro mahout (i custodi degli elefanti).
Pranziamo in un ristorantino all’interno del parco e poi ritorniamo a Colombo, al punto di partenza per trascorrere la nottata in attesa di partire il giorno dopo diretti alle Maldive.
24 –30 APRILE 2001 – DHIGHUFINOLU
E’ spiacevole lasciare un posto così meraviglioso come lo Sry Lanka, ma fortunatamente la nostra vacanza non è al termine ma è solo arrivata al primo stadio.
Alla mattina del 24 aprile partiamo dall’aeroporto di Colombo diretti alle isole Maldive dove ci aspetta una settimana di assoluto relax sdraiati al sole del noto arcipelago.
Arrivati all’aeroporto di Malè, veniamo imbarcati su di un Doni a motore (il Doni è una tipica imbarcazione maldiviana) e veniamo portati sull’isola prescelta: Dhighufinolu.
Giunti sul posto lo spettacolo è veramente meraviglioso, non ho mai visto un colore simile dell’acqua… la spiaggia poi…di un bianco incredibile…la luce tra sole, acqua e spiaggia è così intensa che si riesce a mala pena a tenere gli occhi aperti.
La settimana alle Maldive è un susseguirsi di emozioni che pochi altri posti di mare possono offrire.
Già al secondo giorno di permanenza a Dighu, incominciamo a prendere confidenza con l’ambiente e con il motoscafo ci facciamo portare nell’isola di Alcatraz dove si può effettuare snorkeling lungo la barriera corallina. L’esperienza che si vive facendo questo tipo di sport e, soprattutto, in questo luogo è unica: è la prima volta che vedo una moltitudine di pesci così colorati e particolari
Abbiamo fatto snorkeling per tutto il periodo della nostra permanenza alle Maldive, ma non è stata l’unica attrazione di questo posto: Abbiamo preso la canoa per fare un giro lungo la laguna, siamo andati a vedere i delfini in oceano aperto, abbiamo visitato le isole vicine, abbiamo passato serate indimenticabili a ballare nella discoteca sulla spiaggia, o cenando in compagnia del leggero rumore delle onde, o ancora bevendo il tè delle cinque con i dolcetti freschi sul pontile dell’isola in compagnia di una moltitudine di pesci che aspettavano le briciole sotto di noi.
E alla sera prima di andare a letto potevamo vedere i granchi rossi sbucare fuori dalle loro buche e correre in acqua, oppure sederci ad ammirare un cielo incredibilmente stellato.
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