di Eno Santecchia –
Izabella è una giovane insegnante di Sarnano (MC) nata a Buda, la parte occidentale di Budapest. Giunta a Sarnano nel 1987 all’età di sei anni insieme alla madre, è cresciuta ed ha studiato in Italia; torna spesso in Ungheria per viaggiare e trovare i familiari.
Dalla grande città si ritrovò in provincia, cambiando cultura e lingua. Il muro di Berlino non era ancora caduto, lei e la mamma erano le due prime immigrate. Tra le nazioni del blocco comunista, l’Ungheria era quella dov’era un po’ più facile muoversi ed espatriare legalmente, qualcuno definito “dissidente”, non riuscendo a ottenere il visto, emigrava di nascosto.
Làszlò, il nonno materno era un insegnante d’ingegneria meccanica in un istituto di cultura americano che si occupava di estrazione del petrolio e quindi aveva qualche pri
Quando frequentava i primi anni delle elementari, rientrata in Italia dopo aver trascorso le feste in Ungheria, confrontò i libri di testo: belli, colorati e allegri con tante figure quelli italiani, grigi, tristi con pochissime immagini in bianco e nero, su carta scadente quelli ungheresi. Dopo il crollo del muro di Berlino, a cominciare dagli istituti privati, si è posta più attenzione al benessere psicologico dei bambini, prendendo come riferimento le scuole americane, inglesi e occidentali, dove c’è spazio per il gioco e la creatività e quindi aule con animali veri (acquario, criceto, pappagallino) per responsabilizzare i bambini a prendersi cura di loro.
Il nonno possedeva una casa delle vacanze in una delle poche alture che dominano il grande lago Balaton, ricorda la scorciatoia per scendere al lago che attraversava un bosco, ammiravano bei tramonti, cigni e anatre cui dare da mangiare e osservavano i pescatori. Il vicino laghetto Kis Balaton (Piccolo Balaton) non è mai menzionato, eppure è un parco naturale, una meravigliosa oasi faunistica, dove si possono ammirare numerose specie di uccelli acquatici: gru, aironi, germani, oche, gallinelle, con tante specie di migratori. Sulle colline vulcaniche vi sono vigneti, dove si produce il vino Tocai.
A Héviz, vicino al piccolo Balaton, ci sono una zona ricca di sorgenti termali e un laghetto di origine vulcanica molto profondo, l’acqua mantiene anche d’inverno una temperatura di 27- 29°; anche con la neve qualcuno nuota nell’acqua all’aperto o sotto un grande padiglione di legno. Mentre un tempo, i turisti erano principalmente della Germania dell’Est, dove spesso s’incontravano con i parenti della parte occidentale, oggi sono per lo più russi.
Di fronte alla villetta dei nonni materni dove passava le estati sulla sponda sud del lago Balaton, si vedeva un bel panorama, sul lato opposto c’è il piccolo vulcano inattivo Badacsony. Per la sua fertilità tutti i versanti sono coltivati a vite e si produce un ottimo vino rosso; il luogo richiama tantissimi turisti ungheresi, tedeschi e russi.
Sul lago a forma rettangolare allungata navigano i traghetti che collegano i vari porticcioli delle quattro sponde. Dal lato sud, spesso Izabella coi suoi raggiungeva la riva
Per chi vuole fare un giro culturale tanti, sono i castelli di epoca asburgica sparsi sul lato ovest del lago.
Un tipico esempio è il castello Festetics nel paese lacustre Kesthely. Sembra una riproduzione in scala (nella pianta) della reggia di Versailles, con un bellissimo parco ricco di fontane, laghetti e un’antica scuderia (in restauro). L’interno è tipicamente settecentesco decorato in stile rococò e fornito di un’ampia biblioteca interamente rivestita di legno, con circa 80.000 volumi in diverse lingue, e di una cantina con una collezione di vini pregiati.
Il lago è molto pescoso, con trote, anguille, carpe, numerose sono le “palafitte” dei pescatori poste nei pressi dei canneti a qualche metro dalla riva, dove anche i turisti possono prendere il sole.
D’estate Izabella trascorreva qualche settimana anche dalla nonna paterna a Puszta, un minuscolo paese nell’est dell’Ungheria (al confine con l’odierna Ucraina, allora Unione Sovietica). Lo scenario lì era completamente diverso, casette bianche, spesso coi tetti di paglia, un’aia con il cane ungherese Puli, pochi alberi, campi coltivati d’estate arsi dal sole, mandrie di bufali ungheresi (di grossa taglia) al pascolo. Oggi si organizzano spettacoli folkloristici durante i quali i famosi Csikòs (bovari) si destreggiano in spettacoli equestri radunando le mandrie e montando cavalli a pelo, vestiti con gli abiti tradizionali color blu Cina e nero.
Si andava in bici nei campi, si giocava con gli animali da cortile, la sera si aspettavano le mucche ritornare dal pascolo. La mattina il pastore iniziava dalla punta
In Ungheria ci sono molti parchi e riserve naturali con cervi, daini, caprioli che spesso s’incontrano lungo le strade.
Potete leggere altri scritti di Eno Santecchia nel suo sito www.storieeracconti.it
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