Di Delfino Sartori –
Dopo aver girato il mondo per anni in cui partire con sacco a pelo e tendina era un’avventura, da qualche anno Delfino Sartori ha scelto un modo diverso di viaggiare, ossia in bicicletta. Una scelta nata dopo il boom delle biciclette a pedalata assistita o più comunemente chiamate elettriche in quanto la pedalata avviene con il supporto di un motorino elettrico ma che non può superare i 25 km/h. Come dire che le gambe devono metterci di suo. Per la massa questo tipo di bici viene usata come city-bike e le vediamo sempre più spesso nelle aree metropolitane. Per Delfino, ex ciclista amatoriale degli anni ’70, invece è un mezzo per realizzare lunghi percorsi su terreni spesso difficoltosi per un cicloturista.
In questa performance in 8 giorni ha percorso 947 chilometri pedalando per 38h26′ alla media di 24,7 km/h classificandosi, visto che c’era anche una classifica finale, 191imo su 69522 partecipanti e secondo degli italiani.
“E’ stata senza dubbio una bella esperienza che mi ha permesso oltre a pedalare di visitare luoghi diversi. Una sfida in cui era importante la condizione fisica e mentale specialmente nelle due giornate di pioggia in cui ho pedalato per circa 100 km con il pensiero che tutto fosse normale accorgendomi solo alla fine della giornata che ero bagnato come un pulcino. Ma tutto fa parte del gioco. Un po’ di rammarico resta dal fatto che avevo la possibilità di arrivare primo in quanto ho finito con 20 km in meno di un veronese . Ma impegni famigliari nell’ultima giornata, il 31 gennaio, mi hanno frenato ma mi accontento perché rimanere in sella per tante ore e per tanti giorni non è facile per un over 65”.
Dunque un grande amore per la bicicletta che Delfino usa per fare circa 15.000 km l’anno. Una scelta per la due ruote nata a 15 anni quando da Cavazzale andava a scuola a Vicenza con una bici a bacchette per proseguire nei primi anni ’70 con una Ciscato di seconda mano per partecipare all’attività dell’Ilesa Cavazzale. Poi, il lavoro in Alto Adige l’ha portato a mettere ai piedi gli sci da fondo e per 20 anni ha solcato le piste partecipando a 10 Marcialonghe e granfondo in tutta Europa compresa la mitica Vasaloppet. Quindi, la scelta di viaggiare il mondo quando non c’erano i Tour Operator che danno tutto chiavi in mano”.
Ed, infine, il ritorno alla bici con viaggi quali da Trieste a Santa Maria di Leuca, il Camino di Santiago, il giro del Peloponneso, e non ultima l’impresa dello scorso anno quando ha attraversato le Alpi da Pordenone al Lago di Garda attraversano 12 passi alpini in 10 giorni con 15.000 metri di dislivello. Ora si sta specializzando nelle Randonné, sfide a lunga distanza senza supporto esterno. In tal senso ricordiamo la Bolzano – Ferrara di 314 km percorsi 12h52′.
Adesso che fa si riposa o continua in vista della nuova stagione?
“La bicicletta rimane il mezzo per tenermi in allenamento. Ma i prossimi obiettivi sono finalizzati all’atletica per partecipare alle gare indoor del getto del peso dove da sempre ottengo buoni risultati come master. L’obiettivo principale in questa stagione è in ogni caso è terminare l’attraversata delle Alpi. Avevo deviato dopo il Passo Gavia verso il Lago di Garda. Ora partendo da Glorenza (Grigioni) vorrei arrivare a Ventimiglia attraverso altri 16 passi per 1000 km e 12.000 metri di dislivello tra cui il Bernina e l’Izoard . Poi, vorrei partire da Bastia (Corsica) e lungo le coste attraversare la Sardegna ed infine la Sicilia.
Per finire, sponsor permettendo, vorrei andare in Bolivia per attraversare vulcani, deserti e il Salar de Uyuni, arrivare ad Atacama (Chile) attraversare le montagne e deserti per arrivare a Salta (Argentina) e proseguire lungo la Route 40 sino a Ushuaia, la città più a sud del mondo. Un viaggio che richiede quattro mesi. Vedremo in ogni caso la salute. Vorrei ricordare in ogni caso che tutto quello che faccio e per dare visibilità alla Fondazione Città della Speranza di cui uso la maglia e in Bolivia ci vado perché ho due adozioni a distanza ad Oruru, cittadina in cui sono presenti i Frati di Monte Berico che hanno una missione e per rivedere le ragazzine, oramai donne, cui ho contribuito in Questi anni”.