di Gianni Martinelli –
Partenza
E finalmente il grande giorno è arrivato. All’inizio il Messico era solo un miraggio che baluginava nelle nebbiose e fredde giornate invernali milanesi, ma adesso sta diventando sempre più realtà. La sveglia suona imperterrita alle 5 di mattina e ci chiama alla partenza verso il nostro volo Air Europe diretto a Cancun.
Stavolta non dobbiamo andare al lavoro, il ticchettio ci ricorda solamente che dobbiamo fare in fretta per non arrivare in ritardo al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa. Quindi partiamo, zaini sulle spalle e via verso l’aeroporto. Gli aeroporti sono luoghi strani in cui tutti andiamo di fretta e veniamo risucchiati dai gorghi con i nomi piu’ strani strani come Gate B52, CK 12 ecc. Siamo piuttosto in anticipo e riusciamo ad espletare tutte le formalita’ di check in e bagagli a tempo di record.
Adesso non rimane altro che sperare che il nostro volo riesca veramente a partire in orario come dicono. Sarebbe una fortuna perche’ l’arrivo è previsto nel tardo pomeriggio e un ritardo ci costringerebbe quindi ad atterrare in piena notte in terra messicana.
Incredibile a dirsi, il volo parte veramente in orario ed eccoci quindi compressi come due sardine nella temibilissima classe turistica di qualsiasi volo intercontinentale.
L’aereo
Francesca e’ solo al suo secondo viaggio aereo ma non sembra avere particolari disagi. Io sono più avvezzo agli aerei ma è lei che vuole sedere al finestrino per godersi il panorama… Io non ci riuscirei invece, le mie vertigini lo impedirebbero…
Le hostess iniziano a passeggiare velocemente nei corridoi soffermandosi ad ascoltare e a soddisfare le richieste piu’ strane dei passeggeri. Io mi sono sempre chiesto cosa penseranno di noi turisti dietro il loro sorriso patinato da pubblicità televisiva. Secondo me il loro sogno sarebbe quello di squartarci come animali da macello. Non mi stupirei proprio di leggere sul giornale di un hostess serial killer…
Dopo un orribile pranzo di plastica (ma francesca si mangia pure la mia porzione di polpette di pollo..) non ci resta che aspettare che mettano il film per riuscire almeno ad uccidere un po’ di attesa. Abbiamo fortuna, il film che danno si rivela proprio carino, “50 volte il primo bacio”. Ci divertiamo a vederlo, francesca fa la fighettona e decide di seguirlo addirittura in lingua originale.. beata lei che ci riesce…
Finito il film inizia pero’ la noia: libri, parole crociate, sonnellini sporadici nelle posizioni più strane da contorsionista ubriaco nn riescono a farci passare troppo il tempo. E poi il gelo e’ calato sul boeing. Meno male che ho portato un giacchettino perche’ con l’aria condizionata a palla ci sembra di stare in una cella frigorifero piuttosto che su un aereo diretto ai caraibi…
Per ingannare l’attesa e il freddo faccio pure due chiacchere con una coppietta senese che ci siede vicino e che va a Roatan in honduras, il primo scalo del nostro aereo. Quando ho finito di parlare, francesca mi ammonisce di avere fatto il mio solito show toccando come sempre tutti gli argomenti di cui prediligo parlare: che mi sono laureato a siena, che ho viaggiato a cuba e in brasile ecc. Vabbe’ adesso so che per un po’ di tempo dovro’ sopportare il suo mutismo, sarà lo stress del volo che comincia in ogni caso a farsi sentire per tutti.
Dopo lo scalo in honduras ecco che finalmente atterriamo a Cancun e abbiamo subito la prima brutta sorpresa. Il tempo e’ pessimo e un acquazzone bagna i nostri primi passi sul suolo messicano. Ma che caldo però, che fa! Guardo preoccupato francesca che per la prima volta ha a che fare con questo clima. So gia’ a cosa pensa, ma come farò a sopravvivere per 15 giorni a questo delirio?
Cancun
Riusciamo a prendere un pulman che ci portera’ direttamente al nostro hotel che abbiamo prenotato in italia per una notte. Capiamo subito di avere fatto bene a rimanere solo un giorno qua. Cancun non ci piace per niente, è solo un sterminata distesa di mega hotel e di mega villaggi turistici. E poi tutto sembra un luna park, sembra Gardaland con tutte le attrazioni in bella mostra. C’è la discoteca Congo Bongo con una specie di gorilla in cartapesta che ricorda king kong, c’è il sottomarino Nautilus che ci portera’ alla scoperta dei fondali marini come novelli Nemo in “20.000 leghe sotto i mari”, ci sono i vari acquari dove nuotare con squali e delfini.. Insomma tutto un ruba ruba per turisti americani ed europei con i soldi. Ma il vero Messico dove è? Che ci siamo venuti a fare qua mi chiede francesca, facevamo quasi meglio ad andare a Rimini spendevamo meno e il tempo era sicuramente migliore!!!
Fortunatamente il caro e vecchio cibo messicano ci attutisce un pochino l’urto del primo impatto. Nonostante la pioggerellina noiosissima e la temperatura da sauna cinese siamo riusciti ad assaporare e a gustare i nostri primi takos conditi con salse varie (bollino rosso alla temibile salsa verde: piccantissima!!!).
La stanchezza poi ha il sopravvento ma prima di tornare in hotel facciamo in tempo a notare la chilometrica coda di persone che si sta formando per entrare nella discoteca piu’ inn del momento a Cancun, il famigerato e già citato Congo Bongo. Al confronto le code delle discoteche della Versilia sono innocui raduni infantili. Facciamo come il poeta, guardiamo e passiamo.
Playa del Carmen
Dopo una buona notte riposante passata con l’aria condizionata a manetta, spalanchiamo preoccupati le finestre dell’hotel per capire se sta ancora piovendo o se invece il tempo volge al sereno. Brutta sorpresa, e’ ancora tutto nero (e meno male che ci hanno detto che a Cancun non pioveva da circa 6 mesi, ma che stava aspettando noi la pioggia???).
Ma non ci perdiamo d’animo, cavolo siamo in Messico vicino all’equatore, in piena estate, il sole prima o poi spunterà. Decidiamo quindi di bloccare un taxi per farci portare a Playa del Carmen dove abbiamo deciso di passare un po’ di giorni per effettuare una serie di escursioni nelle zone vicine. Gli autisti di taxi messicani non sono di troppe parole (almeno a noi e’ capitato cosi’) io continuo a fare domande sul tempo e sulle cose da fare e vedere ma le risposte sono quasi sempre monosillabiche. Dallo sguardo di francesca capisco che è meglio smorzare la mia curiosità e quindi mi metto a dormicchiare sempre con l’occhio vigile però da novello Bernacca a spiare i movimenti delle nuvole e i bagliori di sole.
In un’oretta siamo a Playa del Carmen e sorpresa delle sorprese troviamo un bel solicchio ad attenderci. Adesso pero’ la cosa piu’ importante è trovare un hotel e con gli zaini a spalla stra pieni e stra pigiati che abbiamo non sarà proprio una cosa piacevolissima. Il taxi ci ha lasciato in pieno centro, vicino al molo dove partono le navi per l’isola di Cozumel. Di hotel ce ne sono una marea ma dove andiamo? e soprattutto, ma quanto costeranno?
Ci colpisce favorevolmente una posada tutta rosa con un vecchiettino strano ma simpatico che ci dice che le camere costano circa 10 euro, 5 a testa e che, se vogliamo, possiamo gia’ accomodarci dentro. Un po’ dubbiosi decidiamo comunque di accettare, tanto paghiamo solo per una notte e poi se stiamo male ce ne andremo il giorno dopo. Io devo solo promettere a Francesca che la sera prima di dormire farò un approfondito giro d’ispezione per verificare se in stanza ci sono formiche, farfalline, scarafaggi o altre amene schifezze del genere. Un po’ stanchi ma soprattutto accaldati dalla temperatura sahariana molliamo in stanza tutti i bagagli e ci fiondiamo in spiaggia per fare la nostra prima conoscenza con le calde acque messicane. La spiaggia è proprio bella e il mare seppure un pochino mosso e’ un incanto. Ci colpiscono soprattutto i colori che a seconda della luce cambiano fino quasi ad esaurire tutte le tonalita’ del blu e dell’azzurro.
In spiaggia anche il caldo si fa sentire meno e il mare è cosi’ vicino che quando uno non ce la fa più si butta in acqua e ci sta una mezz’ora. Nel pomeriggio però la stanchezza legata anche al fuso orario ha la meglio e quindi decidiamo che e’ venuta l’ora di una doccia e di un riposino in hotel.
Mentre francesca dorme saporitamente nella mia mente sempre attiva si fa strada un cattivissimo e amaro pensiero: mi sa che stanotte qua dentro ci moriamo dal caldo senza aria condizionata e con un ventilatore che funziona come la vecchia cinquecento di mia madre, cioe’ non funziona proprio! Cerco di scacciarlo pensando all’anno prima che ho dormito per 15 giorni in un posto simile in brasile. Ma il cattivo pensiero torna ad arrovellarmi la mente ricordandomi che in brasile comunque era inverno mentre qua siamo in pieno verano.
Ma quale e’ l’unica cosa che puo’ scacciare i brutti pensieri? Ovviamente una sola, il cibo! Anche francesca concorda con me, abbiamo entrambi una fame da lupo e quindi anche se siamo stra rincoglioniti dobbiamo uscire per cercarci un ristorantino ad hoc. Decidiamo per un posticino vicino al mare dove però la musica è un po’ troppo a palla e il menu un po’ caro. Mangiamo un non tanto buono piatto di gamberi con verdure varie e al momento del conto la candida mia fidanzata mi rende edotto di essersi dimenticata i suoi soldini in hotel. La fulmino con lo sguardo e per signoreria non le dico altro, i soldi che ho io non bastano per entrambi, e purtroppo devo fare una corsa in hotel a prenderli.
Finiamo la serata con una passeggiata sulla spiaggia notturna. C’è vento, si sta d’incanto io ho solo paura di tornare in hotel e infatti quando rincasiamo ci accorgiamo che dovremo dormire in una sauna. Ho passato in quell’hotel una delle notte peggiori della mia vita, odiavo pure la mia ragazza che per qualche ora è riuscita pure a dormire. Io invece mi sentivo proprio in uno stadio fantozziano con lingua felpata, occhi pallati e sudavo come in una fogna di calcutta.
Non ci resta altro da fare che traslocare e quindi appena arriva l’alba salutiamo il vecchio strano ma simpatico proprietario della posada e riprendiamo la ricerca di una sistemazione con la decisione pero’ che senza l’aria condizionata piuttosto ci mettiamo a dormire in spiaggia. Riusciamo a sistemarci nel mitico hotel Cow Boy, un pochino più caro ma non importa. Le stanze hanno tutte l’aria condizionata ma la sfortuna sembra perseguitarci, nella stanza che ci danno il condizionatore e’ rotto. La crisi isterica e’ vicina ma fortunatamente ci riescono a sistemare in un’altra stanza, unico inconveniente e’ al terzo piano e ci dobbiamo sorbire tre ripide rampe di scale con tutti i nostri bagagli.
Sistemati i bagagli non ci resta che programmare questa nostra vera prima giornata messicana e decidiamo comunemente che dobbiamo assolutamente andare a Tulum a visitare le nostre prime rovine Maya. Prenotiamo un pulman di prima classe e abbiamo pure il tempo di andare a farci una bellissima e buonissima colazione in un caffe’ la vicino. Le brioches sono eccezionali tutte calde e burrose e pure il caffe’ all’americana di francesca e il mio cappuccino non e’ male. E poi le persone che servono sono tutte giovani e simpatiche e l’ambiente e’ molto accogliente. C’e’ pure una piccola libreria dove si possono prendere dei libri per ingannare l’attesa del servizio.
Insomma siamo così presi dal mangiare che quasi ci dimentichiamo che stiamo per andare a Tulum e dobbiamo fare una corsa per prendere l’autobus. Ovviamente facciamo la solita figura da italiani ignoranti perche’ sul bus i posti sono numerati e noi non sapendolo avevamo usurpato il posto di due americani piuttosto incazzosi.
Arrivati a Tulum facciamo una bella scarpinata per arrivare all’ingresso del sito archeologico. Notiamo per tutta la strada dei bellissimi negozietti pieni di tappeti e coperte e tutta la chincaglieria e l’artigianato messicano. Ci ripromettiamo che al pomeriggio dobbiamo farci assolutamente una sosta. Purtroppo per entrare al sito c’e’ da fare una bella coda perche’ la cassa è solo una e ci sono un sacco di turisti. Io, in vena di miseraggine, cerco di prendere il biglietto scontato passando per uno studente universitario italiano ma non ho fortuna. La riduzione vale solo per gli universitari messicani, non e’ giusto!!!!
Ma non sono arrabbiato, non posso esserlo proprio oggi mentre stiamo entrando in questo parco bellissimo pieno di resti antichi completamente a picco su un mare dal colore azzurro luccicante. Con grande fastidio di francesca comincio a fotografare tutto, sicuramente nella mia vita passata dovevo essere un giapponese. Oltre alle bellezze del luogo siamo colpiti dalla vista della nostra prima iguana non in cattività che si aggira sonnolente tra gli scavi. E’ proprio bella ma forse ha ragione francesca nel dirmi che nel farle 4 foto ho proprio esagerato!
Fortunatamente il sole è un po’ coperto dalle nubi e riusciamo quindi a fare un bel giretto lungo tra le rovine. Vediamo molti turisti che si sono anche fermati a nuotare nella piccola spiaggetta sotto il castello maya ma e’ troppo affollata per i nostri gusti e decidiamo quindi di cercarcene una per conto nostro un po’ meno piena di gente. La nostra perseveranza questa volta ci premia, alla fine di una stradicciola che sembra tagliare una vegetazione da giungla giungiamo in un piccolo angolo di paradiso. C’e’ solo un ristorantino dal nome emblematico “El mirador” (il panorama) e poi una bellissima spiaggia che si affaccia su un mare da cartolina. Questo posto sembra essere proprio la realizzazione dell’immagine della spiaggia caraibica incontaminata e isolata. A me viene subito in mente anche la canzone gucciniana sul “sole che batte sulla remota spiaggia cubana”, qua non siamo a cuba, siamo in messico ma mi sembra che i versi possano andare bene lo stesso.
Ci buttiamo in acqua e ci facciamo cullare dal rumore del mare, pure il sole a picco stavolta non da’ tanto fastidio. Ed è pure simpatica l’esperienza con lo spacciatore messicano che si avvicina chiedendomi se volevo droghe o robe simili. Il mio rifiuto sembra quasi sorprenderlo, quel posto infatti e’ la meta preferita di tanti frikkettoni che sicuramente non disdegnano gli ottimi prodotti locali. Francesca piu’ che dalla droga sembra essere attratta da due rastoni che fanno il bagno nudi, ma io sto cosi’ bene che stavolta neppure la gelosia mi scalfisce l’umore.
A malincuore lasciamo la spiaggetta nel tardo pomeriggio perche’ in ogni caso dobbiamo pur sempre tornare a Playa del Carmen ma prima mangiamo pure qualcosa nello splendido ristorantino. Il pappone riso e fagioli a me non ispira proprio, ma francesca dice che e’ buonissimo! Sarà, io preferisco i miei soliti takos…
Sulla strada del ritorno pero’, come ci eravamo ripromessi, decidiamo di fermarci ai negozietti di regalini. Io sono abituato alle contrattazioni e non rimango sorpreso nel notare che agli iniziali 3000 pesos per un tappeto si scende fino a quota 100!!!! Francesca è allibita, lei non e’ brava a contattare e cosi’ quando sparano troppo alto lei semplicemente dice che non le interessa e se ne va. Ma questo suo comportamento è proprio il più azzeccato anche se involontario per la contrattazione perche’ il negoziante che vede andare via il possibile cliente lo richiama facendo scendere di moltissimo le proprie pretese. Insomma stavolta decidiamo di non comprare niente ma abbiamo proprio predisposto una eccezionale strategia di contrattazione!
Tornati a Playa siamo troppo cotti per fare qualcosa di movimentato la notte, quindi cena e a letto presto per essere in piena forma il giorno dopo, ci aspettano le spiagge di Akumal domani.
Akumal, Cancun, Tulun a me sembra quasi di essere in Veneto visto che molte delle città messicane qua finisco per consonante come la maggioranza dei cognomi veneti. La mia fidanzata padovana si sentirà quasi a casa qua nello Yucatan… Ma tralasciando queste frivole sciocchezze lessicali eccoci sull’assolata playa di Akumal dove il mare sembra di nuovo avere tutte le diverse tonalità dell’azzurro. Uno spettacolo della natura insomma mitigato un pochetto dal susseguirsi di numerosi villaggi turistici all inclusive che fanno le veci degli italici stabilimenti balneari. Qua ci sono solo turisti di tutte le nazionalità con al braccio i braccialetti piu’ variopinti che segnalano l’appartenenza all’uno o al tal altro villaggio, sembra quasi di essere in una riserva indiana con i tatuaggi che discriminavano a quale gruppo o clan apparteneva una certa persona. Siamo nel terzo millennio ma anche in vacanza abbiamo bisogno di nuovi segni di identificazione. L’unico messicano ad akumal e’ il guarda spiaggia che con fare torvo ci dice che possiamo si’ sistemarci sulla playa ma che e’ tassativamente vietato per noi servirci dei bar degli hotel e avvicinarci a qualsiasi struttura turistica. Mi sembra un po’ stupida la cosa, sembra quasi che in questo posto i nostri soldi facciano schifo, magari preferiscono i dollari fruscianti di qualche grasso americano capitalista.
Lasciamo il messicano SS al suo lavoro e cogliamo al volo il suggerimento di un tassista che ci aveva consigliato di lasciare perdere la playa e di andare invece in un parco acquatico la’ vicino. La dritta si rivela essere davvero ottima, il parco e’ una specie di laguna protetta da numerosi scogli e da una rigogliosa vegetazione di mangrovie. Non sembra di stare al mare, l’acqua pare più quella di una piscina tanto e’ calma e trasparente. Unico inconveniente i numerosisissimi e coloratissimi pesciolini che nuotano in questa riserva incontaminata. Ovviamente piu’ che inconveniente i pesci sono il valore aggiunto del posto ma non la pensa allo stesso modo francesca che è un po’ spaventata e schifata da tutto questo guizzare e nuotare di pinna. Faccio da cavia e mi butto per primo iniziando a fare snorkeling in questo paesaggio marino incontaminato. Visto che dopo un tot di tempo ho ancora gambe e braccia attaccate e che di barracuda e squali non se ne vede neppure l’ombra anche la mia ragazza si decide ad entrare in acqua. Basta poco però per fare sciogliere la sua titubanza e addirittura con mia grande sorpresa mi chiede di provare la mia maschera. Sta a vedere che mi diventa una novella Maiorca penso tra me e me… ma i miei sogni vengono subito disillusi, la sua carriera di sub dura piu’ o meno una decina di secondi, giusto il tempo per capire che lo snorkeling non e’ proprio lo sport che fa per lei.
Comunque il pomeriggio alla laguna di Akumal vola letteralmente e purtroppo ci tocca di nuovo prendere l’autobus per playa del carmen per tornarcene in hotel. Stavolta riusciamo a prendere al volo il famigerato bus collettivo messicano che invece si rivela pure migliore di quello di prima classe: innanzitutto l’aria condizionata e’ proprio a palla e si sta benissimo, poi i prezzi sono molto piu’ bassi e, cosa ancora piu’ importante, non ci sono posti numerati.
Dopo giornate cosi’ piene di cose da fare, divertenti ma molto stancanti, la sera e’ davvero difficile avere le forze per fare qualcosa di movimentato. Ci fermiamo nel solito barrino davanti alla spiaggia e ordiniamo un margharitas e una birra. Ovviamente il margharitas non e’ per me che sono quasi astemio, io a stento reggo la birra e figuriamoci la nostra sorpresa quando ci vediamo servire 2 margharitas e due birre a testa! Siamo capitati nell’ora dell’happy hour e quindi c’e’ il due per uno. Io apprezzo moderatamente la novità, francesca invece gradisce eccome e si scola due cocktail a tempo di record (era il suo prima Margarita e penso proprio che non sara’ l’ultimo..). Il fatto e’ che quando mi alzo da tavola io ho un bel giramento di testa, quella invece e’ pimpante e in forma come una rosellina. Quando e’ cosi’ in forma quella e’ capace di parlare per tutta notte, meno male che ho un argomento infallibile per zittirla: le ricordo dei pesciolini della giornata e gia’ che ci sono parlo pure di scarafaggi, cavallette e insetti. Sono un genio, quei discorsi la mettono KO dallo schifo e quindi finalmente si dorme!
La mattina dopo ci alziamo abbastanza presto perche’ abbiamo deciso di visitare l’isola di Cozumel. Dopo la colazione nel nostro solito caffe’ ci imbarchiamo sul ferry che ci porta in meno di mezz’ora sull’isoletta. Appena arrivati veniamo aggrediti da una marea di persone che ci offrono escursioni, ristoranti ed hotel… altro che isola selvaggia, qua il turista e’ ancora piu’ accerchiato che a Playa del Carmen. Decidiamo di optare per il noleggio di uno scooter per farci in tutta solitudine il giro dell’isola. Io non e’ che mi senta molto Valentino Rossi a dirla sinceramente, meno male che c’e’ francesca che prende in mano la situazione e mi comincia a scorrazzare dappertutto. A suo dire io con il casco piu’ che un pilota sembro un minatore ceceno.. Stavolta non posso proprio biasimarla, anzi devo proprio ammettere che e’ brava a portare la scooter. Iniziamo così a fare il giro di un po’ di spiaggette, ci colpiscono soprattutto due pellicani che dalla cima di un albero, come sentinelle guardiane, osservano distrattamente e con superiorità i bagnanti. Quando e’ ora di pranzo e lo stomaco chiama decidiamo di fermarci in un ristorantino che offre pure un ombrellone sulla spiaggia, che ci sembra davvero il caso di usare visto il gran caldo che fa.
Dopo esserci rifocillati con i nostri soliti takos e totopos (patatine croccanti di mais da inzuppare in tutte le diverse salsine) iniziamo una passeggiata su una spiaggetta deserta fino ad arrivare ad un molo adornato da due file di conchiglie. C’e’ pure uno strano albero tutto bianco e con attaccate conchiglie e altri residuati marini. Rimaniamo veramente incuriositi e interdetti da tutto questo, l’albero ha qualcosa di inquietante e anche le due fila di conchiglie sembrano volere rappresentare qualcosa di sacro. Ma forse abbiamo solamente visto un po’ troppi film dell’orrore e tutto questo non e’ che un’attrazione turistica a buon mercato. Dopo essersi fermati un pochino sul molo dei misteri decidiamo che e’ ora di rientrare ma stavolta non abbiamo fatto i conti con la calura messicana che infatti mette KO il mio amore nel giro di pochi minuti. E’ il classico colpo di calore con calo di zuccheri quindi occorre solo un po’ di riposo, un po’ di ombra, tanto bere e soprattutto prendere zuccheri. Infatti dopo poco eccola di nuovo in forma pronta a rimettersi in pista perche’ dobbiamo fare in fretta per riportare lo scooter. Ma i messicani sono gente un po’ strana e la voglia di lavorare non e’ proprio la loro caratteristica basilare. Arrivati al noleggio scooter troviamo infatti chiuso e solo dopo una telefonata e una buona mezz’ora di attesa ecco che torna il proprietario adducendo come scusa un improvviso impegno familiare. Sarà, non ci crediamo molto ma siamo in ferie e quindi certe cose si possono pure perdonare anche se mettono di cattivo umore. Appena sbrigate tutte le formalita’ riprendiamo la barca e torniamo alla nostra Playa del Carmen. Finora abbiamo fatto veramente una vacanza a 100 all’ora continuando ad effettuare escursioni ogni giorno, forse e’ meglio per un paio di giornate riposarci un pochino nel nostro paesetto per preparare anche al meglio la mitica escursione a Chichen Itza.
Ma anche le giornate più rilassanti possono sempre nascondere delle sorprese e delle situazioni impreviste e comiche. La piu’ surreale capita sicuramente a Francesca che si ritrova ad essere l’involontario oggetto del desiderio di una americana piuttosto audace. Tutto succede nel giro di pochi minuti. Durante il consueto bagno rinfrescante in mare siamo entrambi avvicinati da una turista americana dai modi di fare e dalla parlata piuttosto strana e ambigua. Si avvicina a noi chiedendoci di dove eravamo e poi inizia una specie di monologo pseudo incomprensibile in cui riusciamo a cogliere solo poche parole sensate. Il mio inglese e’ di default piuttosto scarso ma francesca, che si vanta sempre con me di essere quasi bilingue, non sembra avere maggiore successo nella comprensione di quello che dice. Ma nel vaniloquio della tipa una frase significativa emerge comunque, ci dice infatti candidamente quali sono i suoi gusti sessuali: preferisce sicuramente le donne agli uomini. Io rimango piuttosto interdetto mentre francesca sicuramente sorpresa e allibita cerca di continuare comunque una pseudo conversazione con la intrepida ragazza. Ah proposito tutto il suo look era un programma: fisico longilineo e muscolosetto, spalle larghe da nuotatrice olimpica, gambe storte da cavallerizza della domenica e orribili treccine nei capelli ad emblema della vacanza messicana. Insomma mentre io un po’ scocciato decido che comunque e’ venuta l’ora di uscire dall’acqua per cercare di togliersi di torno la tipetta, quest’ultima si fa ancora piu’ audace perche’ rimasta sola con francesca le chiede immediatamente se lei non abbia mai “dormito” con una ragazza. Purtroppo non c’ero e non posso sapere quale sia stata la sua espressione al momento della domanda (purtroppo me la sono persa!), fatto sta che dopo pochissimo la vedo uscire dal mare e liquidare l’americana che pero’ non si perde d’animo andando subito in cerca in cerca di nuove prede. Dopo pochi minuti la vediamo infatti fare bisboccie con un’altra coppia di turisti, le auguriamo di avere una fortuna maggiore..
Ma non ci sono solo le “americane in calore” ad allietare il nostro soggiorno messicano. Playa del Carmen verrà infatti ricordata da noi anche e soprattutto per un’altra cosa: i suoi fantastici bomboloni! Vicino al nostro hotel per puro caso si trova una panetteria dalle insegne anonime e dalla fisionomia apparentemente insignificante. Ma all’olfatto della mia fidanzata non sfugge niente, dietro quelle quattro mura cadenti sembra nascondersi un tesoro profumato. Ci avviciniamo alla vetrina e notiamo in bella mostra una sfilza di paste calde e fumanti che invoglierebbero pure i morti! Altro che la mitica Luisona di Benniana memoria, qua siamo davanti a un ben di Dio. I bomboloni sono davvero uno spettacolo della natura e una goduria per il palato. Mattina, pomeriggio, sera tutte le ore sono buone per andare in panetteria e la parola “Bombolone” diventa il leit motiv di quelle giornate.
Ma i giorni a Playa del Carmen ci dovevano anche servire per capire come organizzarsi al meglio per visitare Chichen Itza. Le opzioni sono molteplici: noleggiare una macchina e andare da soli, prendere un pulman di linea oppure prenotare una escursione all inclusive. Alla fine optiamo per quest’ultima soluzione che ci sembra la migliore sia dal punto di vista economico, sia anche perche’ offre la possibilità di visitare nella stessa giornata un cenote sotterraneo e la cittadina di Valladolid dove ci dovrebbe essere un imperdibile mercatino caratteristico (almeno tutte le guide turistiche riportano questa cosa). Entrambi non amiamo le gite organizzate con le tappe forzate e prefissate ma stavolta decidiamo di rischiare. La mattina della partenza abbiamo pero’ subito un colpo al cuore. Mentre attendiamo fuori dall’hotel che arrivi il piccolo autobus vediamo iniziare a scendere un’altra comitiva di turisti. Appare prima una ragazza dall’emblematica parlata romana, poi una seconda romana, una terza, una quarta, e una quinta… oddio ma quante sono!!! “Sta a vedere che queste vengono con noi in gita” dico subito a francesca e dal suo sguardo capisco che si sta gia’ rivolgendo alla madonna di loreto per far si’ che la mia predizione non si avveri. Ma i nostri sospetti e timori purtroppo si rivelano fondati, verranno con noi pure nove romani (otto donne e un uomo!!!). Dalle urla, risate e piazzate varie capiamo immediatamente che non sarà una giornata facile, mannaccia alle gite organizzate!!!
Meno male che il pulman arriva puntuale e che l’ora presto mette KO un paio di tipe, ma le altre sono in forma smagliante e soprattutto non si chetano un secondo! Poi iniziano le tappe forzate: fermata per acquisto di acqua e viveri con pisciatina incorporata (30 minuti), fermata per foto a scimmietta e ad altri animali strani (20 minuti), fermata per seconda pisciatina a negozietto convenzionatissimo di artigianato (20 minuti)… Insomma sembra che non arriviamo più a queste benedette/maledette rovine e al mio amore è gia’ venuto un mal di testa da paura! Ma pure io sono preoccupato, è gia’ mezzogiorno, siamo ancora digiuni e ci tocchera’ visitare il sito archeologico nel pieno della calura e con il sole a picco sulla testa. Insomma prevedo un delirio, altro che gita di piacere questa è piu’ una prova di sopravvivenza degna del film “Noi uomini duri”. Quando arriviamo la guida ci dice che abbiamo due ore e mezzo di tempo per fare il giro, un’ora e mezzo con lui che ci spieghera’ un po’ di cose e un’oretta da soli per scalare la piramide e fare quello che piu’ ci aggrada.
Il sito archeologico è veramente spettacolare con la mitica piramide “El Castillo” che domina tutta la zona. Inutile ricordare che l’avrò fotografata in pratica da ogni angolazione. Seguire invece le informazioni storiche antropologiche della guida si rivela un’impresa piu’ difficile del previsto. Stare fermi sotto il sole e’ impresa titanica anche davanti a reperti storici tanto stupendi e solo quando in rare occasioni ci fermiamo all’ombra di qualche sparuto albero allora riusciamo ad ascoltare alcune parole. Francesca è in uno stato comatoso distrutta da caldo e mal di testa, io sono sull’orlo di uno svenimento per fame e pure le romane non sembrano stare bene. Sono stranamente poco ciarliere e pur continuando imperterrite a scattare fotografie ovunque si nota chiaramente che la loro verve è notevolmente calata. Meno male che la guida ha compassione di noi e ci consente di rifocillarci un pochetto al bar vicino al pozzo dei sacrifici umani. Pensando a quanta gente è morta in quella grotta mi sembra un po’ surreale ordinare gatorade e biscottini ma la vita e’ così assurda a volte, stavolta ne va della nostra di sopravvivenza. Finita la pausa andiamo a visitare l’arroventato campo di pelota maya e sotto il sole infuocato decidiamo che è venuta l’ora di mollare il gruppo e di iniziare, anche se un po’ in anticipo, la nostra oretta di libertà. Francesca ha deciso che anche se sta malissimo vuole ad ogni costo arrivare in cima alla piramide. Io ci ho gia’ rinunciato in partenza alla scalata, purtroppo ho le vertigini croniche e non mi sembra proprio il caso di rischiare vista la pendenza del monumento! Fortunatamente aiutare i turisti meno brillanti fisicamente c’e’ una corda che dal basso all’alto permette un appoggio sia per la salita che per la discesa, ma francesca da alpinista provetta va su dritta come una scoppiettata e dopo pochi minuti la vedo fotografarmi dalla cima. Mannaccia a questa foto, adesso ha pure le prove per dire ad amici e parenti che io sopra non ci sono arrivato, altrimenti avrei sempre potuto affermare il contrario! Vabbe’ mentre lei si gode il panorama mozzafiato io vado a godermi i gabinetti! Mi metto la testa sotto il rubinetto dell’acqua e quando esco sto davvero un po’ meglio!
Ma che fine avranno fatto le romane? Sicuramente si sono divise perche’ le vediamo girottolare a piccoli gruppetti. Le rivediamo tutte insieme solo all’uscita mentre prendono letteralmente d’assalto un piccolo baracchino che vende gelati e caffe’. Con estrema lentezza e difficoltà riusciamo in ogni caso a riunirci tutti per ripartire con l’autobus in direzione del ristorantino dove è stato prenotato il pranzo a buffet. Il posto è carino ma e’ il classico locale turistico dove ci tocca sorbire pure lo spettacolino tipico fatto da bambini/marionette vestiti alla vecchia maniera maya. Loro sono pure bravini ma a me queste cose non piacciono per niente, anzi mi mettono un po’ di tristezza. Alle romane invece tristezza non la mettono di sicuro perche’ applaudono divertite e sicuramente non tolgono loro neppure la fame perche’ si strafogano come non so che cosa facendo bis e tris di piatti.
Ma proprio questo loro ingozzarsi non permette alle povere capitoline di godere appieno della gita al cenote che raggiungiamo subito dopo il pranzo. Il cenote e’ una grotta sotterranea piena d’acqua e la cosa piu’ bella e’ sicuramente quella di immergervisi dentro per fare veramente un bagno surreale tra voli di pipistrelli e acque scure. Io e francesca apprezziamo moltissimo la cosa ma loro, con tutto quello che si sono mangiate, non si arrischiano “davero” a tuffarsi, poverine..
Dopo il cenote non ci resta che visitare il mercatino di Vallodolid ma quando arriviamo troviamo una piazza desolatamente vuota. Ci spiegano che il mercatino c’e’ solo al mattino e che quindi gli organizzatori della gita ci hanno preso in giro dicendoci che ce lo avrebbero fatto visitare. Comunque la giornata e’ stata cosi’ stancante che non abbiamo neanche più la forza per arrabbiarci e protestare, ci buttiamo allora a visitare qualche negozietto sulla piazza davanti a una bella chiesetta coloniale ma ci accorgiamo subito che i prezzi sono fuori dalla nostra portata. Insomma Valladolid che ci era stata presentata come la classica cittadina coloniale fuori dai consueti itinerari turistici ci ha proprio deluso. E adesso per finire in bellezza una giornata comunque stressante anche se ricca di emozioni ci tocca pure di sorbirci per tutto il viaggio di ritorno “La società dei magnaccioni” cantata a squarciagola da quelle simpatiche usignole capitoline.
“E adesso dove li compriamo i regalini che ho promesso a parenti e amici?” mi chiede Francesca preoccupata visto che era nostra intenzione fare acquisti in massa al famigerato mercatino fantasma. Finora non abbiamo ancora comprato pressoche’ niente e ormai siamo quasi arrivati agli sgoccioli del nostro soggiorno a Playa del Carmen, ci rimane una sola giornata perche’ poi abbiamo deciso di concludere gli ultimi nostri giorni messicani a Isola Mujeres. Decidiamo allora di concludere in bellezza e di fare il grande botto: in mattinata andremo a visitare il parco marino di Xel-Ha e nel pomeriggio torneremo a Tulum a fare acquisti nei negozietti gia’ perlustrati giorni prima.
Il parco di Xel-Ha e’ un misto tra un acquario, Gardaland e un’oasi protetta. Le sue bellezze naturali sembrano quasi plastificate e tutto è confezionato e preparato ad hoc per le centinaia di turisti che lo affollano. C’e’ la vasca marina dove si puo’ fare il bagno con i delfini alla modica cifra di 40 euro per 15 minuti, ci sono le immancabili foto cartoline con pappagalli coloratissimi ma da pagare a peso d’oro, e ovunque bar e ristoranti offrono menu messicani in salsa europea e americaneggiante. Insomma tutte queste attrazioni da copertina in stile Cancun non e’ che ci convincono molto ma il posto, bisogna ammetterlo, e’ comunque stupendo. Francesca continua a non apprezzare ma i pesci colorati e di dimensioni notevoli che si possono osservare facendo snorkeling sono davvero uno spettacolo e valgono da solo il biglietto di ingresso al parco (piuttosto caro pure quello, meno male che e’ domenica e il prezzo e’ scontato!). Ma anche i parchi acchiappa turisti e preconfezionati nascondono in se’ angoli di paradiso inaspettati e incontaminati. Noi li scopriamo quasi per caso prendendo un viottolino che non sembra avere niente di speciale ma che ci spalanca le porte di uno stupendo patio sul mare pieno di amache. Ne prendiamo due al volo e iniziamo a sonnecchiare all’ombra del patio e coccolati dall’arietta di mare che ci fa dimenticare il caldo patito finora. Ad impreziosire la scena ci si mettono pure tre iguane che cominciano a girottolare sotto le nostre amache nell’evidente ricerca ci cibo. Insomma pure stavolta serve proprio il richiamo di Tulum e della ricerca dei regali per farci alzare, contro la nostro volontà, da questa delizia. Parenti e amici non sapranno mai quanto ci sono costati cari i loro regali!
Arrivati a Tulum decidiamo di mettere in pratica la nostra tattica di shopping precendentemente studiata, se il prezzo non ci convince francesca fara’ il gesto di andarsene e vedremo la reazione che avrà il negoziante. Tutto e’ bello in questi negozi e da malati di consumismo compreremmo tutto; il mio amore e’ soprattutto rapito dalla bellezza di tappeti e coperte, io invece mi innamoro letteralmente di statuette di messicani in porcellana e coccio. Ce ne sono di tipi, colori e dimensioni diverse: c’e’ il musicista di chitarra, quello di violino, quello di tromba.. Insomma uno spettacolo. Alla fine compriamo una marea di cose: 2 tappeti, una coperta e 7 messicani. La spesa totale si aggira sui 60 euro, circa un quinto delle iniziali richieste del negoziante. Ma la nostra tattica si e’ rivelata infallibile, quando il negoziante ha visto che ce ne andavamo perche’ il prezzo non ci convinceva alla fine ha ceduto e ce li ha dati per il prezzo che volevamo.
Soddisfatti torniamo a Playa ma siamo anche un po’ tristi perche’ questa sarà la nostra ultima notte in questa bella città. Dall’hotel invece non vediamo l’ora di fuggire perche’ e’ da un paio di notti che si è rotta la nostra aria condizionata. Oddio non si e’ proprio rotta perche’ l’aria continua a mandarla fuori molto fredda ma contemporaneamente esce dall’apparecchio un noiosissimo gocciolio di acqua che giorno dopo giorno si sta trasformando in una cascata. Temendo un ennesimo e noiosissimo cambio di stanza se avessimo avvertito il portiere, abbiamo optato per il metodo classico e meno indolore: bacinelle e asciugamani per raccogliere le gocce e per non fare impregnare troppo la moquette! Ma i nostri sforzi non hanno avuto molto successo e adesso buona parte del pavimento e’ tutta molliccia!
Comunque nonostante i normali contrattempi tipici di ogni vacanza, dobbiamo ammettere che siamo stati veramente bene finora e quindi quando la mattina presto il nostro taxi ci porta via da Playa del Carmen un velo di tristezza annebbia i nostri occhi (ma per francesca forse e’ piu’ sonno che tristezza eh eh eh). E comunque prima di partire ci riforniamo pure delle solite paste e bomboloni che ci serviranno da cordone ombelicale mentre saremo in altri lidi magari meno accoglienti.
Isla Mujeres
Con il taxi arriviamo a Cancun e dal molo ci imbarchiamo su una barchetta piuttosto scalcinata. Meno male che il tragitto e’ breve perche’ non ci sentiamo molto al sicuro su questa bagnarola… Appena sbarcati capiamo però subito al volo che Isla Mujeres non e’ come Cozumel, e’ sicuramente molto piu’ piccola e molto meno turistica tanto che nessuno ci prende d’assalto al nostro arrivo. Non sappiamo ancora se questo sia un bene o un male perche’ innanzitutto la nostra prima esigenza e’ quella di trovare un hotel e stavolta se qualcuno ci offriva qualcosa “al volo” avremmo apprezzato. Mollata la mia ragazza a fare la guardia a zaini e valige (ma quanto pesano pure questi benedetti regalini!) mi metto alla ricerca di una camera. Sono fortunato perche’ girato l’angolo trovo subito un hotel che ha camere libere fornite di aria condizionata e a basso costo. La struttura non sara’ bellissima ma io, che ero gia’ in ansia di dovere girare tutto il giorno alla ricerca di qualcosa, mi sento subito sollevato e quindi accetto al volo l’occasione. Anche francesca e’ d’accordo e, anche se la trovo in preda al divoramento di una pasta, capisco dai suoi gorgoglii con la bocca piena che apprezza la sistemazione. Quindi posate le valige nel nostro nuovo hotel usciamo immediatamente alla ricerca di un noleggio scooter perche’ vogliamo ripetere l’ottima esperienza di Cozumel. Qua i prezzi sono ancora piu’ bassi ma purtroppo sono anche direttamente proporzionali allo stato comatoso del mezzo. Io chiedo al proprietario se possiamo andare tranquilli o se invece corriamo il rischio che quella specie di triciclo con le ruote ci molli sul piu’ bello, ma dagli ampi cenni rassicurativi capiamo che il motorino ha ancora tanta strada davanti prima di mollare…
Su questa isola non e’ neppure obbligatorio l’uso del casco e quindi questa volta francesca non dovrà portarsi dietro nessun minatore ceceno. Iniziamo cosi’ il nostro giro esplorativo fermandoci di nuovo ad ogni spiaggetta. Le prime fermate pero’ si rivelano subito una delusione, le sabbie sono piccole a confronto di quelle a cui eravamo abituati e il mare non e’ cosi’ bello essendo pieno di alghe e dai colori scuri e verdastri. Ci risolleva un pochino l’umore la visita all’allevamento delle tartarughe dove possiamo ammirare alcuni splendidi esemplari nuotare in vasche marine. Non sara’ come vederle nuotare in piena libertà nel mare aperto ma comunque almeno qua sono protette e curate.
Ci fermiamo di nuovo anche in un’altra specie di parco acquatico ma anche qua non possiamo fare altro che notare che davanti a Xel-Ha e spiagge simili il confronto non regge. Insomma iniziamo ad essere un po’ sconfortati, forse l’idea di soggiornare per un paio di notte in questo posto non e’ stata poi cosi’ bella. Io maledico pure il mio collega di lavoro che me l’aveva vivamente consigliata, inizio a temere che mi abbia voluto fare un bello scherzetto. La nostra ultima chance, come legge francesca nella guida, non rimane che una spiaggia a nord dell’isoletta (guarda caso si chiama Playa Norte, che fantasia questi messicani…). E’ pure vicina al noleggio degli scooter e quindi decidiamo di tornare indietro. Ma mentre stiamo andando l’ennesima sfiga della giornata si abbatte su di noi, questa volta sotto forma di pioggia torrenziale che ci inzuppa totalmente in un battibaleno. La volpe della mia ragazza si ferma sotto un gruppetto di alberi macilenti che ci coprono dalla pioggia come avrebbe fatto l’ombrellino della barbie. Pure gli autisti delle macchine che ci passano accanto e ci vedono fermi e bagnati come pulcini si mettono a sghignazzare senza alcuna pietà. Fortunatamente la pioggia finisce presto, giusto in tempo per accorgersi che 10 metri piu’ avanti ai nostri alberelli/ombrelli c’era un garage perfetto per ripararsi. Vebbe’ adesso per risollevare la giornata e migliorare l’umore di francesca che durante l’acquazzone e’ stata ad un passo da una crisi isterica, Playa Norte dovrebbe proprio essere l’ottava meraviglia del mondo (e non so neppure se basterebbe). Quando arriviamo però osserviamo che anche se non sarà l’ottava meraviglia però ci si avvicina tantissimo. E’ un posto incantevole, la sabbia e’ bianca purissima e il mare di un azzurro spettacolare. Ci siamo davvero rincuorati mentre ci immergevamo nelle calde acque e abbiamo subito pensato che anche i nostri ultimi giorni messicani li avremmo fortunatamente passati in una cornice da sogno. La sera siamo cosi’ di ottimo umore che facciamo dei nuovi acquisti a basso prezzo, stavolta compriamo 3 calendari Maya dipinti su pelle di daino e altre immancabili statuette di Messicano (belle!!!). Pure nella cena decidiamo di tentare la sorpresa e ci fermiamo a mangiare una pizza in un ristorantino che si dichiara spudoratamente italiano. Ma, sorpresa delle sorprese, la pizza è ottima ed io, che sono un pozzo senza fondo e non sono ancora sazio, ci aggiungo pure una crepe nutella e banana. Insomma andiamo a letto tutti belli pingui e soddisfatti ma la nostra allegria viene turbata immediatamente al momento del risveglio! Un ameno branco di formichine ha letteralmente invaso il letto vicino al quale abbiamo dormito e francesca si sta trasformando in una furia omicida di insetti. Capisco che non e’ il caso di farla dormire ancora in quella stanza, sicuramente non chiuderebbe occhio per le restanti notti e poi sinceramente anche a me fa un po’ schifo la cosa. Quindi coraggio e sangue freddo dobbiamo ripreparare di nuovo gli zaini e rimetterci alla ricerca di un hotel un pochino piu’ decente. Fortunatamente l’offerta di camere non manca nell’isola e ci sistemiamo in un posto un po’ piu’ caro economicamente ma dall’aspetto piu’ rassicurante in tema di insetti e pulizie. Ma anche qua non ci smentiamo e la prima camera che ci viene assegnata ha di nuovo l’aria condizionata rotta (ma e’ una persecuzione cavolo!!!). Quindi anche qua dobbiamo fare la spola in un’altra stanza che pure in questo caso si trova ai piani alti e senza ascensore. Speriamo solo che sia l’ultima stanza che cambieremo ma, come vedremo, il destino ci riserva ancora altre sorprese. Comunque a parte le sfortune con gli hotel, la giornata che passiamo sulla Playa Norte e’ proprio splendida e vola senza che ce ne accorgiamo.
Il ritorno
Ma ormai la nostra vacanza e’ giunta quasi al capolinea e siamo iniziati ad entrare nell’ottica della partenza, con tutti i suoi preparativi annessi e connessi. Adesso quello che speriamo e’ che non ci siano i classici contrattempi dell’ultimo minuto e che tutto fili dritto fino al nostro arrivo a Milano. Ma non abbiamo fatto i conti con la famosa legge di Murphy: “Se una cosa puo’ andare male sicuramente ci andra’”. Al momento della telefonata per la conferma del volo del rientro ecco che ci dicono che la nostra partenza e’ stata “leggermente” spostata di 11 ore: non si parte piu’ alle 5 di pomeriggio ma alle 4 di mattina del giorno dopo!
Rimaniamo veramente senza parole, non sappiamo se essere piu’ arrabbiati o preoccupati. Ci tocca pure questa adesso e dobbiamo quindi cominciare ad affrontare con ordine tutti i problemi. Punto uno la sistemazione: ovviamente non possiamo lasciare la camera dell’hotel alle 11 di mattina, poi cosa facciamo fino alle 4 di notte con tutti i bagagli? Fortunatamente con una piccola spesa aggiuntiva quelli della reception ci dicono che possiamo sistemarci nella prima stanza che ci avevano assegnato, quella senza aria condizionata per intenderci. Problema numero 2 il battello per lasciare l’isola, e qui iniziano le dolenti note. L’ultimo battello disponibile parte alle 10 di sera e quindi calcoliamo che verso le 11 di notte saremo gia’ in aeroporto a Cancun, ci tocchera’ aspettare “solo” 5 ore prima della partenza sperando poi che non ci siano ulteriori ritardi. Problema numero 3 i soldi: adesso dovremo di nuovo prelevare con il bancomat perche’ dobbiamo ripagare la stanza, poi la cena e tutti gli annessi e connessi. Insomma questo scherzetto dell’aereo non e’ proprio a buon mercato senza contare lo stress e la fatica che ci costerà.
Il giorno della partenza io e francesca siamo entrambi un po’ scoglionati, anche se torniamo in spiaggia e facciamo il nostro ultimo bagnetto in queste candide acque cristalline, stavolta la gioia che proviamo non e’ la stessa degli altri giorni essendo gia’ proiettati verso il ritorno. Pure le ore della giornata stavolta sembrano andare lente e non passare mai. Senza contare che non possiamo neppure andare in stanza a riposare perche’ ci sono gli operai che stanno accomodando il dispositivo dell’aria condizionata (un tempismo perfetto direi). Dopo le nostre proteste visto che comunque abbiamo pagato pure un supplemento ci sistemano in un’altra stanza (ancora qualche giorno e sicuramente avremmo visto tutte le camere di quell’hotel, in tre giorni siamo stati in tre camere diverse, mi sa che e’ un record…).
Decidiamo di prendere anche il battello delle 9.30, con tutto quello che ci sta capitando non si sa mai che pure l’ultimo battello abbia qualche contrattempo! Insomma, per farla breve, alle 10.30 di sera siamo gia’ in aeroporto e le prime notizie che ci giungono non sono subito confortanti: il ritardo del volo sta aumentando a causa di un ciclone su Cuba e adesso la partenza e’ prevista alle 5 di mattina.
Non ci resta che dormicchiare sulle scomodissime panche aeroportuali e fare qualche chiaccheratina con qualche altro turista italiano sconsolato che e’ nelle nostre medesime condizioni. Con molta lentezza arriva quindi l’ora del check in e improvvisamente, da primi che eravamo arrivati, ci ritroviamo ultimi di una coda gigantesca che si sta formando a causa della orda di turisti provenienti dai villaggi vacanza che arriva proprio puntuale alle due di mattina. Sara’ la stanchezza, il nervosismo e tutto lo stress accumulato ma non ci vedo piu’ dalla rabbia e scavalco una cordicella per trovarmi di nuovo in testa a tutti. Invito anche francesca a fare altrettanto ma subito dopo veniamo aggrediti da alcuni di questi vacanzieri plastificati che ci urlano che siamo i soliti italiani irrispettosi e altre amenita’ simili. Io faccio finta di niente e non rispondo minimamente alle accuse ma francesca, che tenta un po’ di ribattere, viene trattata anche peggio. Vabbe’ lo so hanno ragione non e’ stato il massimo della correttezza ma non mi sembra nemmeno tutta questa tragedia che stanno montando. Quello che mi dispiace invece e’ che Francesca e’ arrabbiatissima con me per la figura che le ho fatto fare, non posso dirle niente, ha pienamente ragione, ma siamo tutti sfiniti da questo ritorno interminabile.
Per giunta questi messicani in aeroporto si rivelano pure pignolissimi e si mettono a controllare e ad aprire i bagagli di tutti i passeggeri. Chissa’ cosa penseranno mai di trovare…Boh.. Comunque alla fine l’aereo parte alle 7 di mattina e adesso dopo 9 ore in aeroporto dovremo pure sorbirci 10 ore di volo!
Quando atterriamo a Malpensa in piena notte siamo veramente cotti e al capolinea. Sembra quasi che questo terribile rientro sia stato fatto apposta per farci perdere tutte le belle sensazioni e emozioni che abbiamo provato per tutta la vacanza ma non ci sono riusciti! La vacanza messicana rimarra’ sempre indimenticabile nelle nostre menti e nelle nostre grige serate invernali, davanti alla sfilza di statuette di messicani in bella mostra (eh eh eh), penseremo spesso al mare di Playa Norte, alle rovine di Tulum e Chichen Itza e a tutte le bellezze naturali che abbiamo visto.
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