di Edoardo Gerbaudo –
Componenti: Edo, Laura (giovani quarantenni), Marco (15), Luca (11)
Un resoconto di un viaggio di 2gg e ½ (3 notti) può sembrare poco ma forse può servire per chi vuole andare da quelle parti e saltare la visita di Avignone (lì bisogna spendere una giornata).
In ogni caso la lettura sarà sicuramente breve ed indolore, grammatica permettendo.
14 giugno
Ci avventuriamo nel viaggio dopo aver accompagnato Marco (15 anni) alla sua 3° immersione a Villefranche-sur-Mer (Nizza) alle 17.00. Durata: 3h.
Il nostro quartier generale, già frequentato la nostra precedente visita, è il Clos de Buy a Jonquerettes a 10 km da Avignone. È un b&b gestito da Francoise e Reneè Dubuy. Una squisita coppia francese.
Il b&b è dotato di piscina e della cortesia di Francoise. Ve lo consiglio se vi piacciono la pace e le buone colazioni e le conversazioni in franco-italiano. Funziona così: noi parlavamo in italiano e lei in francese. Divertente. Ovvio che se masticate il francese è decisamente meglio.
Comunque arriviamo a Jonquerettes alle 20, saluti ai coniugi Dubuy e si va a Isle sur la Sorgue per cena (10 km. da Jonquerettes).
Isle è un bellissimo paese attraversato dalla Sorgue, disseminato di canali e mulini. Romantico che di più non si potrebbe. Noi, però, cerchiamo più un ristorante che bucoliche situazioni. Mangiamo al Bellevue direttamente sul fiume. In questo periodo non c’è molta gente quindi si trova posto facilmente. A luglio/agosto è sicuramente peggio.
Dopo cena tutti a casa stanchi come maratoneti. Siamo in piedi dalle 6 e Marco ha 2 immersioni sul groppone.
15 giugno Senanque-Gordes-Roussilion
Colazione alle 9 (la vita va presa con calma) con latte/caffè/tè/cioccolata
+ yogurt e marmellate fatte da Francoise, formaggio fresco. Una delizia.
Oggi cominciamo dalla Abbaye di Senanque cui si arriva seguendo le indicazioni per Isle/Gordes.
Questo è il nostro 2° viaggetto in Provenza e l’abbazia l’avevamo già visitata un aprile di qualche anno fa. Ci siamo tornati per vedere questo posto con la fioritura della lavanda. Che, però, non era fiorita . Non tanto, almeno.
Il luogo è molto suggestivo. L’abbazia è collocata al fondo di una valle in un mare di lavanda. Non si può, secondo me, venire in Provenza senza fare una tappa a Senanque.
Dopo 30/40 foto si fa rotta su Gordes. Qui hanno girato gli esterni del film “Un’ottima annata”. Il film non è un caposaldo della cinematografia ma fa venire voglia di venire da queste parti per vedere se è tutto proprio così idilliaco. È proprio così. Se siete gente romantica la Provenza è casa vostra. Se vi piace Bruce Willis vi potrebbe venire una depressione cronica!
Tornando a Gordes: è un paesino arroccato su uno sperone di roccia tuttp vicoli e piazzette con albero, normalmente un platano. Da girare senza meta, adagio. È uno dei più bei villaggi di Francia. Non ne ho visti molti ma occupa, finora, il 1° posto nella mia graduatoria.
Ora di pranzo. Decidiamo di resistere (la colazione ha fatto il suo dovere) per spostarci a Roussilion, altro paesino poco lontano e segnalato fin da Gordes. Impossibile perdersi.
La strada lambisce alcune residenze veramente incantevoli, curatissime.
Arriviamo a Roussilion senza che il paese si sia manifestato alla nostra vista. A differenza di Gordes che esibisce già da lontano il suo profilo.
Parcheggiamo a pagamento (3 euro, sfido chiunque a trovare un parcheggio gratuito a meno di 2km dal paese) e ci avviamo alla più bella visita della nostra gita.
Al primo baretto compriamo panini e bibite che consumiamo sotto gli alberi nella prima piazza che incontriamo.
Roussilion, un nome, un colore. Questo paesino è tutto di tonalità rossa. Siamo nella terra dove si estraeva l’ocra.
Nemmeno un’ora al vertice e Gordes cede, inesorabilmente, lo scettro di miglior villaggio francese visitato.
Mi rendo conto di essere vomitevolmente mieloso, ma questo paese non può lasciare insensibili. Si cammina nel silenzio (dicono che in alta stagione la poesia vada a farsi benedire), muri rossi e cespugli di lavanda. Qui potresti essere ammaliato dalla Pina, la moglie di Fantozzi.
Il caldo, che c’è, è mitigato da un bel venticello. Sul belvedere si vede il mitico Mont Ventoux, facciamo due chiacchiere con dei canadesi molto simpatici poi ci avviamo verso l’ultima sorpresa della giornata, il Sentiero d’ocra. Per pochi euri (mi sembra 2.5 e ragazzi gratis) si fa un’esperienza unica.
Due sentieri, uno lungo e uno più corto (ovvio), permettono di ammirare lo spettacolo dell’ocra. Tutte le sfumature del rosso e giallo per terre e sulle pareti insieme a veri torrioni in quella che era una cava. Noi abbiamo fatto il tratto più lungo che non richiede più di ½ ora. Il caldo si sente quando si esce dal bosco ma è un sacrificio che consiglio veramente.
Chi ha visto la Cappadocia in Turchia troverà una somiglianza del paesaggio con quello dei camini di fata, molto più in piccolo.
Ritorno alla base per permettere a Marco & Luca di sguazzare un po’ (2
ore!!) in piscina ed a noi di fare un bel pisolino (in realtà solo io, Laura vegliava).
Per cena siamo andati ad Avignone in Place de l’Horologe. Niente da segnalare se non la desolazione della poca gente in giro.
PS: oggi era il compleanno di Laura. Auguri!
16 Giugno Arles – Baux-de-Provence
Ieri giornata romantica, oggi: storia. Andiamo ad Arles. Da Jonquerettes un’ora scarsa di macchina e siamo in questa città dominata dall’anfiteatro.
È perfettamente conservato nonostante nel medioevo ci abbiano costruito all’interno e sotto le arcate un intero villaggio poi raso al suolo per riportare alla luce una testimonianza dell’architettura romana.
Oggi nell’arena si tengono le corride. Si continua a morire, qui. Almeno adesso tocca ai tori. Un passo alla volta: prima ci morivano i gladiatori.
Dopo l’anfiteatro, il teatro: qui bisogna lavorare di fantasia. Gli spalti sono integri mentre la parte del palcoscenico è ridotta a 2 colonne.
Pranzo a base di crepes e ci avviamo verso Baux-de-Provence. Lungo la strada si costeggia l’Abbazia di Montmajour: una costruzione imponente.
Entriamo (7 euro, ragazzi gratis). Si ammira la possenza dell’edificio, più simile ad una fortezza che ad un monastero. Dalla torre, alta 26 mt, c’è un bel panorama (io non sono salito: stanco, troppo stanco).
Le-Baux deve essere un bel posto. Arroccato su uno sperone roccioso. Il nome deriva dalla bauxite, una pietra estratta da queste parti.
Siamo venuti qui, almeno io, pieno di belle aspettative. La sfortuna ha voluto, o forse è sempre così, che ci imbattessimo in carovane di visitatori. Il villaggio praticamente disabitato è tutto un susseguirsi di vicoletti. Sovrastato dalle rovine del castello.
Qui abbiamo assistito al lancio di un proiettile da una catapulta perfettamente ricostruita. La guerra, un tempo, andava presa con calma: per lanciare un sasso occorrevano 6 uomini ed un’ora di tempo! Bisognava chiedere al nemico la cortesia di non spostarsi (ma credo lo facesse, mica era scemo!).
Torniamo alla base un po’ delusi da Baux che era decantato dalla guida ed anche da Francoise. C’è la piscina che ci aspetta.
A cena siamo andati da Le Bercail, ad Avignone, sull’isola in mezzo al Rodano. Abbiamo mangiato in riva al fiume la Braserade, carne alla griglia. La particolarità sta nella griglia: te la portano sul tavolo e la carne te la fai cuocere tu. Consigliatissimo (un 25 euro a testa).
17 giugno Pont-du-Gard – Uzes
Ultimo giorno, si torna a casa. Salutiamo e facciamo una foto con Francoise e ci avviamo: non verso casa, non ancora. Vogliamo vedere Pont-du-Gard.
È un acquedotto romano: impressionante. Arcate che lo portano a misurare decine di metri. I romani erano dei mostri di bravura. Pont-du-Gard ha 2000 anni ed è ancora lì. Chissà se tra 2000 ci sarà ancora, che so, San Siro. Ai posteri l’ardua sentenza.
Non abbiamo voglia di tornare e dopo Pont-du-Gard andiamo a mangiare a Uzes, 15 km a nord.
Uzes è dominato dal campanile rotondo della chiesa. Bello. Questo paesino è un’altra immersione nella pace. Se avete un’ora di tempo, passatela qui.
Non ci sono più scuse: alle 15 saliamo in macchina e facciamo rotta verso casa.
La Provenza rimane dentro, insieme alla voglia di tornarci. Quindi: torneremo.
Consigli particolari non ne ho: i prezzi sono medio-alti. L’acqua costa come la birra. Bevete birra, quindi.
L’unico vero consiglio che do è di alloggiare al Clos de Buy a Jonquerettes. Francoise vi conquisterà!
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