di Claudia e Paolo Marzi –

E’ con qualche dubbio che decidiamo di dedicare queste vacanze al Sud America, dopo aver lasciato parte del nostro cuore in Sud Africa e in Namibia; per cui per evitare rimpianti eccessivi decidiamo di visitare due paesi che a nostro avviso potrebbero essere tra i più interessanti di questa parte di mondo: Perù e Bolivia.
Per questo viaggio abbandoniamo l’ idea di utilizzare un mezzo di trasporto personale e optiamo per l’ utilizzo di mezzi di trasporto collettivi (di tipo ovviamente turistico), ma senza far ricorso a tour operator. Il viaggio viene preparato con diverse settimane di anticipo da casa utilizzando le risorse offerte dalla rete e prenotando mesi prima il biglietto aereo (in modo tale da poter usufruire dei prezzi migliori sempre nell’ ambito della classe economica). Lasciamo in sospeso la parte che riguarda il soggiorno e gli spostamenti in Bolivia in modo tale da poter eventualmente porre rimedio ad eventuali ritardi sul programma di viaggio.

Questa volta partiamo in compagnia di Eugenio e Luisa due amici con cui abbiamo molti punti di vista in comune e con cui trascorreremo una stupenda vacanza in questi posti incantati.
Il tutto inizia il giorno 17/07/2002 quando Paolo e Luisa accompagnano Ambra e Margot (le nostre bestiacce) in soggiorno in provincia di Bergamo. La casa alla sera, pur nella confusione dovuta ai preparativi della partenza, appare vuota senza la macchia nera che si aggira fra borse e valige.

18/07/2002: Eugenio è puntualissimo, finalmente si parte. In aeroporto io e Luisa veniamo colte dallo sconforto quando, sulla scala che porta al nostro gate, vediamo una gigantografia con due labrador biondi che si contendono un tronco. Ci vengono immediatamente in mente le due bestioline e ci facciamo subito una domanda che diventerà il tormentone della vacanza: “ cosa staranno facendo in questo momento ? “. Il volo Alitalia è eccellente così come il servizio a bordo, l’ unico neo è relativo alle dimensioni dell’ aeromobile che appare immediatamente sottodimensionato rispetto alle esigenze. Arriviamo a Caracas in perfetto orario e ci prepariamo ad affrontare le sei ore di attesa in un aeroporto decisamente squallido e con grossi problemi di aria condizionata (funziona solo in un terzo circa della stazione a causa di lavori di ampliamento). Un consiglio: non sdoganate i bagagli a Caracas ma chiedete che siano spediti alla destinazione finale (quelli che hanno pensato di ritirarli in Venezuela hanno avuto grossi problemi perché mentre i bagagli erano nell’ area nazionale dell’ aeroporto, loro se ne stavano in quella internazionale senza avere alcuna possibilità di andare a prenderli). Anche se l’ attesa è lunga facciamo immediatamente il ceck-in presso lo sportello dell’ Aeropostal Alas de Venezuela perché da queste parti pare che l’ overboking sia la norma (a noi ad esempio hanno cambiato il volo in fase di imbarco, niente male, ma questo sta a testimoniare come funzionano le cose !!).

Arriviamo a Lima in perfetto orario e troviamo puntualissimo il transfer prenotato tramite la nostra agenzia di viaggio di Lima contattata via Email e che si dimostrerà precisissima (Kiva Comunications s.a. Av Larco 675/3 B Miraflores telefono: 51 – 1 – 241 – 3765 / 446).
La prima impressione che abbiamo di Lima è quella di una città piuttosto caotica e inquinata, il taxi raggiunge il nostro quartiere con una lentezza devastante e ci scarica di fronte all’ ingresso dell’ Hotel Antigua Miraflores (Av. Grau 350 Miraflores Lima – Tel : 51 – 1 – 241 – 6116 ; Fax : 51 – 1 – 241 – 6115 ; email : reserve@peru-hotels-inns.com ; Il personale è molto gentile e in pochi minuti ci troviamo in camera per un meritato riposo.

19/07/2002: Nonostante il cambio di fuso orario riusciamo a dormire di gusto e la mattina ci si sveglia ben riposati, il clima è decisamente fresco ma assolutamente non fastidioso. Colazione in albergo e siamo pronti a chiamare il taxi per poter raggiungere il centro di Lima. La ragazza alla reception si premura di avvisarci a proposito della pericolosità del centro della città e ci consiglia di portare sempre lo zaino sul petto e non sul dorso. Vi consigliamo di lasciare pure a casa il vostro GSM, infatti nonostante sia la TIM che la OMNITEL ci abbiano rassicurato a proposito del roaming internazionale in questi paesi, una volta giunti sul posto ci siamo accorti che la TIM (sì la nostra italianissima TIM), gestore della telefonia mobile in Perù, ti obbliga ad acquistare una scheda prepagata locale; utilizzate invece una scheda prepagata per telefoni pubblici con cui potrete telefonare spesso anche dai telefoni in camera d’ albergo. Lima francamente non vale più di due giorni e noi ci siamo concentrati su alcuni obiettivi: chiostro di San Francesco con le catacombe, museo archeologico, museo dell’ oro. Il chiostro di San Francesco è il primo monumento che visitiamo in questo strano paese: direi che, visto quello che offre Lima, ne vale decisamente la pena, in particolar modo per la visita delle catacombe (piccole come estensione, ma colme di ossa spesso ammucchiate in ordine anatomico). Rientriamo in albergo dopo una breve passeggiata (in questo periodo la città è poco invitante non solo per lo smog ma anche per il clima particolarmente umido e piovigginoso) per un riposino. In hotel (questo è un servizio che troverete spesso nei migliori hotel sia in Perù che in Bolivia) è possibile utilizzare gratuitamente una postazione internet, per cui vi consigliamo di portare con voi gli indirizzi di posta elettronica dei vostri amici o parenti in modo tale che possiate utilizzare questa possibilità al posto del telefono. Cena al “Sexorio de Sulco” Malecon Cisneros 1470 Miraflores (Tel: 2055090) consigliato dalla signorina della reception e che devo dire sarà uno dei migliori ristoranti che incontreremo in questo viaggio.

20/07/2002: Tanto per cambiare il cielo è coperto, l’ aria è pesante (umida e decisamente inquinata), per cui è con gioia che ci imbuchiamo nel “Museo Archeologico” che risulterà anche molto interessante e ben strutturato. Ovviamente qualsiasi spostamento avviene in taxi (vista l’ estensione della città e la collocazione schizofrenica dei vari musei) con costi assolutamente abbordabili anche se è sempre meglio trattare anche per cifre apparentemente piccole (alla fine della vacanza, visto il grande numero di tragitti in taxi, sarà infatti una delle più importanti voci di spesa) non badando a quei tassisti che se ne andranno considerando troppo esigua la vostra proposta (ce ne sarà sempre uno disposto a portarvi a destinazione per la cifra che direte voi !!!!). Terminata la visita al museo archeologico ci dirigiamo verso il museo dell’ oro: purtroppo l’ organizzazione delle bacheche è piuttosto caotica, per cui dovrete fare particolare attenzione a non perdere i pezzi più importanti. Anche se non ha nulla a che vedere con la storia del paese in cui ci troviamo, è degna di qualche istante del vostro tempo anche la raccolta di armi e uniformi di vari eserciti che potrete trovare al pian terreno della stessa struttura che ospita il museo dell’ oro. Cena al ristorante “Parrilla” Josè Pardo 285 Miraflores (potrete arrivarci tranquillamente a piedi dall’ albergo) Tel: 447 – 5111 con ottima carne argentina e una buona bottiglia di vino tinto.

21/07/2002: Sveglia ore 03,00 del mattino !!! Alle 03,30 arriva puntualissimo il taxi che ci porta velocemente all’ aeroporto. Alle ore 04,15 siamo già in coda per il ceck-in ….. è incredibile come a quest’ ora del mattino l’ aeroporto nazionale di Lima sia affollato (sembra di essere in centro Milano il Sabato pomeriggio). Il motivo c’è: i voli per Cuzco partono prevalentemente al mattino e, tra questi voli, quelli a prezzo più basso sono i primi. Anche in questo caso, per evitare di rimanere a terra a causa dei frequenti problemi di overbooking, occorre essere in stazione con parecchio anticipo (un consiglio: se potete al banco del ceck-in chiedete di prendere posto sul lato sinistro dell’ aereo, il panorama è migliore). Il volo è perfetto, l’ aereo (come tutti i voli interni presi sia in Perù che in Bolivia) è nuovo e confortevole, il personale gentile. L’ atterraggio è sicuramente particolare e affascinante, infatti l’ aeromobile si trova a scendere tra i monti e quindi vi troverete immersi in una gola con colline sia a destra che a sinistra fino a che non si aprirà l’ altopiano su cui si trova l’ombelico del mondo. Anche in questo caso il transfer prenotato tramite l’ agenzia di Lima è puntualissimo per cui arriviamo in albergo in orario perfetto. L’ albergo è molto bello (Hotel San Augustin International), centralissimo  ….. peccato che non siamo riusciti a trovare posto per tutte le nostre notti a Cuzco !!! Non perdiamo tempo nonostante la stanchezza, per cui dopo una breve sosta siamo già all’ aperto e respiriamo avidamente le poche molecole di ossigeno disperse in quest’ aria così leggera. In piazza ci sono le prove della prevista manifestazione per la festa della Repubblica, per cui ci troviamo immersi fra gruppi di bambini e ragazzini che marciano, marciano e marciano ancora secondo una classica tradizione sudamericana (non abbiamo visto sostanzialmente grosse differenze tra queste e quelle a cui abbiamo assistito per il 1° Maggio a Cuba e non sono affatto differenti da quelle che vedremo in Bolivia in occasione di una festività locale). La piazza di Cuzco è splendida, penso che potrei rimanere qui per settimane senza sentire minimamente la necessità di cambiare luogo, il clima è fresco, la temperatura perfetta …. ecco come mi immaginavo il Sudamerica !!!! Dopo esserci ripresi dallo stupore creato da questa splendida plaza, cerchiamo l’ ufficio turistico per acquistare il “boleto turistico” con cui potremo entrare in diversi siti archeologici e chiese senza dover pagare ogni volta l’ ingresso e con un notevole risparmio. In seguito visitiamo la cattedrale (in particolare è degno di nota il coro ligneo posto al centro della pianta della cattedrale), la chiesa di San Blas (in questo caso più che la chiesa è molto bello il percorso che si compie per arrivarci e la piazza in cui si trova questo monumento). Spuntino al Bagdad Cafè (bar di tendenza con splendidi balconcini sulla piazza). Per la cena scegliamo il ristorante “el meson de los espaderos” (cena discreta – prezzo buono).

22/07/2002: Oggi la giornata è dedicata alla visita di alcuni siti archeologici posti nelle vicinanze di Cuzco, per cui non appena usciti dall’ albergo iniziamo la contrattazione con alcuni taxisti di passaggio fino a che non troviamo quello che si propone per un prezzo più accettabile (in questi casi le differenze possono essere veramente importanti). In sequenza visitiamo : Tambo Machay, Puka Pukara, Quenko e Sacsay Huaman. La prima sensazione che abbiamo avuto aggirandoci per le rovine di Tambo Machay è stata quella di una incredibile limitatezza delle nostre forze fisiche: solo la salita alla cima delle rovine (pochi metri di dislivello), ci costa una fatica incredibile, la tachicardia sembra toglierti il respiro e in poco tempo ti trovi ad ansimare come un mantice. Capiamo subito che per oggi e per i prossimi giorni (fino ad avvenuto acclimatamento) le nostre escursioni ci costeranno parecchie energie e che dovremo imparare a controllare la tachicardia che, fra tutti i disturbi legati all’ altitudine, è forse quello più invalidante. Dei quattro siti visitati il più interessante e caratteristico è certamente Sacsay Huaman dove eventualmente si può salire a piedi direttamente da Cuzco (noi abbiamo preferito arrivarci in taxi e ridiscendere a piedi). Non mi soffermerò sulla descrizione dei siti visitati (troverete ampie e dettagliate indicazioni su qualsiasi guida voi consultiate). Arrivati in Plaza de Armas decidiamo di fermarci per un breve spuntino in uno dei locali che vi si affacciano (Trotamundos) e prendiamo l’ occasione, visto che la taverna è dotata di un internet corner, per inviare un messaggio a casa. Nel pomeriggio visitiamo il monastero di Santo Domingo al cui interno sono custodite delle splendide mura incaiche incastonate nella recinzione perimetrale del convento. In questo luogo facciamo conoscenza con una italiana (una ex anestesista) che si occupa di un programma di protezione per le popolazioni peruviane che fanno uso di foglie di coca; all’ interno del convento i frati le hanno concesso due locali in cui potete trovare diversi prodotti artigianali tutti rigorosamente confezionati utilizzando come materia prima le foglie di coca. I ricavati della vendita di questi prodotti vengono poi utilizzati per finanziare il programma di cui si occupa lei stessa. Spesso le vengono condotti turisti colpiti da mal di montagna per sorseggiare il suo incredibile mate de coca (un mate de coca così denso e carico non lo abbiamo mai più provato in tutta la nostra vacanza). Devo dire che l’ intruglio sembra essere efficace tant’ è che Luisa che dall’ arrivo a Cuzco manifestava alcuni sintomi riferibili all’ altitudine, dopo una sola tazza ha avuto una remissione completa di tutti i disturbi (solo in questo caso però abbiamo notato questo tipo di effetto, infatti il mate de coca bevuto negli alberghi non sembra dare alcun effetto benefico e sembra più che altro acqua sporca). Il pomeriggio lo dedichiamo allo shopping sfrenato per le vie di Cuzco e ci godiamo il nostro status di turista. Cena al ristorante “El Paititi” dove Paolo prova per la prima volta il filetto di alpaca (la carne è tenera, ben cotta, leggermente dolciastra ma decisamente gustosa).

23/07/2002: Anche oggi levataccia con sveglia alle ore 04,45 in modo tale da essere pronti per le 05,30 ora in cui abbiamo appuntamento con il taxista. Arriviamo alla stazione che è notte piena, le strade del quartiere brulicano già di strani personaggi un po’ inquietanti, ma di fronte all’ ingresso è tutto sotto controllo con la polizia che vigila attentamente. Veniamo controllati anche noi in modo piuttosto scrupoloso con esibizione di passaporto e biglietto ferroviario. Fa piuttosto freddo e abbiamo un certo appetito (la colazione in albergo è stata minimalista), ma tra poco saliremo sul treno che ci porterà ad Aguas Calientes e ci avvicinerà ad uno dei luoghi che rappresentano uno dei sogni della mia vita: Macchu Picchu. Il viaggio in treno è piuttosto confortevole, si attraversano bellissimi paesaggi in quota tra greggi di lama e alpaca. Arriviamo a destinazione in perfetto orario (i trasporti turistici sembrano funzionare decisamente bene), facciamo sosta tecnica al nostro albergo (Hotel Machu Picchu Inn Av. Pachacutec 109 Aguas Calientes telefono: 2080842) e in pochi minuti siamo a bordo di una delle navette (9 dollari andata e ritorno !!!) che incessantemente trasportano i turisti fino all’ ingresso del sito (a dire il vero è possibile salire anche a piedi, ma la passeggiata non è delle migliori perché la strada, continuamente percorsa dai piccoli autobus, è molto polverosa). Descrivere questo luogo è impossibile per cui preferisco inserire alcune foto che forse meglio di qualsiasi parola possono rendere l’ idea di questa città perduta che, a distanza di centinaia di anni, dimostra ancora il suo eterno fascino e la sua magnetica attrazione. Il tempo trascorre rapidamente e la moltitudine variopinta di turisti sembra essere inghiottita dalle mura di questa che fu certamente una splendida città. Decidiamo di fare una piccola passeggiata fino al ponte inca (o per lo meno a quello che resta di un ponte sospeso ora impraticabile) e non posso non pensare a come potesse essere il panorama quando il fondovalle non era solcato dalla strada ferrata ed era probabilmente una folta foresta. Rientriamo in albergo stravolti ma felici, sulla via del rientro prenotiamo un tavolo per la sera al ristorante “Indio Feliz” (posto piccolo ma accogliente). Ottima la cena ad un prezzo assolutamente adeguato. La camera è un po’ fredda per cui ci si infila immediatamente sotto le coperte pensando anche alla levataccia che ci aspetta l’ indomani mattina.

24/07/2002: Sono le 5,45 del mattino quando suona la sveglia, la camera non è riscaldata, ci si prepara in fretta in modo tale da poter essere tra i primi alla stazione dei piccoli bus che portano alle rovine. Fortunatamente anche oggi il cielo è sereno per cui ci godiamo in religioso silenzio il sorgere del sole su queste splendide rovine. Il treno per il rientro a Cuzco è alle 15,00 per cui abbiamo diverse ore da spendere, quindi decido di incamminarmi verso la vetta del Huayna Pichu. Solo Paolo mi segue fino a un certo punto, ma poi anche lui desiste visto il peso dello zaino che si porta sulle spalle e il fatto che il sentiero (a picco sullo strapiombo), anche se non particolarmente difficoltoso è piuttosto sdrucciolevole per l’ umidità. Da sola cammino per diversi minuti. Da qui si possono vedere le rovine da un punto di vista particolare, lo spettacolo è unico. Ad un certo punto però il sentiero diventa molto ripido e scivoloso, a malavoglia decido di tornare anch’ io sotto il grande albero dove spero di trovare Paolo, Luisa ed Eugenio. Rientriamo per tempo ad Aguas Calientes in modo tale da poter comprare qualche pensiero per gli amici, ritirare i bagagli dall’ albergo e raggiungere la stazione del treno. La partenza non avviene in perfetto orario a causa di un guasto alla locomotiva prontamente risolto dagli addetti. Rientriamo quindi a Cuzco con un piccolo ritardo sull’ orario previsto e raggiungiamo il “S. Augustin Plaza” della stessa catena dell’ “International” ma decisamente più vecchio e rumoroso. Cena al ristorante “Paititi” senza infamia nè lode.

25/07/2002: La colazione viene servita in un locale umido e buio piuttosto inquietante (a differenza dell’ “International” dove abbiamo visto parecchi gruppi organizzati, al “Plaza” abbiamo incontrato prevalentemente dei viaggiatori solitari per cui se state organizzando il vostro tour insistete per ottenere una camera nel primo dei due, anche perché la differenza in termini economici è ridicola). Louis (il nostro taxista per oggi : 60 sol per l’ intera giornata ) ci aspetta puntualmente di fronte all’ ingresso dell’ albergo per portarci a Pisac. Questa cittadina si trova a circa 30 km da Cuzco e il sito archeologico a 3 Km dal centro abitato. La giornata è stupenda, il clima ottimo, l’ unico problema è che Louis non ci ha avvisato di essere autorizzato a trasportare turisti solo all’ interno di Cuzco e nelle immediate vicinanze, ma non così distante. Puntualmente veniamo fermati da un poliziotto che si mette a discutere con il nostro autista, ma alla fine si lascia impietosire dalla faccina da schiaffi di Louis (abbiamo rischiato di rovinarci la giornata !!!!!) il quale, alla nostra domanda “tutto bene”, con la stessa espressione risponde…………” “todo bien”.  Le rovine sono, come sempre, in cima ad una collina ampiamente terrazzata, solo che qui, a differenza del sito di Machu Picchu siamo quasi a 4000 mt sul livello del mare, per cui la passeggiata che ci accingiamo a fare ci richiederà parecchie energie (conviene effettuare la passeggiata iniziando dal punto più alto e poi ridiscendere verso il più basso ovviamente …. ma la cosa non sembra poi così evidente tant’ è che la maggior parte dei turisti che abbiamo incontrato ha effettuato il giro in senso opposto). Sosta al mercatino di Pisac che di Giovedì è in forma ridotta rispetto alla Domenica, ma comunque sempre piuttosto ampio e interessante. Dopo una prima parte prettamente turistica, si apre la zona destinata al commercio di prodotti per gli abitanti del luogo con un delirio di colori, profumi e di varia umanità. Purtroppo i locali sono piuttosto scontrosi e accettano di farsi fotografare solo dopo aver ricevuto l’ obolo richiesto (alcuni non vogliono assolutamente essere ripresi e con questi non vale la pena di insistere). Rientriamo a Cuzco in tempo per visitare il Museo de Historia Regional che si trova nello stesso stabile in cui è collocato l’ ufficio turistico. Vale la pena di visitarlo per due motivi: il primo è che non costa nulla essendo inserito nel biglietto turistico, il secondo è quello di ammirare l’ architettura del palazzo (stile coloniale perfettamente restaurato). All’ uscita dal museo mi cade l’ occhio su un negozio che si trova sull’ angolo opposto della strada (Alpaca 111 Plaza Regocijo 202 Cusco telefono: 243233) e che espone dei capi in alpaca di buona fattura …… purtroppo per Paolo trovo una cosina che mi occorreva proprio. Cena ottima ad un costo regolare presso il ristorante “Pachacutec”.

26/07/2002: Anche oggi siamo in compagnia di Louis che ci porterà a Ollantaytambo e Cinceros (ci siamo lasciati convincere a sfidare la sorte con i posti di blocco della polizia, speriamo che ci vada bene anche oggi). Arrivati a Ollantaytambo ci troviamo la strada sbarrata da una megamanifestazione con grandi sfilate di bambini e ragazzini delle scuole del posto. Troviamo buffissimo il travestimento di alcuni bimbi che mimano le divise dei conquistadores e indossano i paramenti dei prelati dell’ epoca. Purtroppo oggi il tempo è nuvoloso e minaccia seriamente la pioggia. Il sito archeologico è piccolo ma piuttosto interessante, la salita alla cima delle rovine risulta essere piuttosto impegnativa (non tanto per il dislivello, ma anche in questo caso per la rarefazione dell’ ossigeno).Personalmente ho trovato più emozionante la visita di Cinceros anche se purtroppo non sarà possibile visitare l’ interno della bellissima chiesa coloniale che sovrasta il piccolo “pueblo”. Cena al ristorante “Inka Grill” segnalato su diverse guide e sicuramente di buon livello.

27/07/2002: Lasciamo Cuzco con qualche rimpianto ma alle 08,00 abbiamo appuntamento con l’ “Inka Trail” alla stazione di Huancho con destinazione Puno. Ci aspettano 10 ore di transfer ma la sistemazione è veramente confortevole su una carrozza che ricorda quello che poteva essere l’ Orient Express. Si pranza con 11 dollari in modo più che dignitoso. Durante le ore di viaggio abbiamo tempo per chiacchierare, per leggere le guide e per programmare i giorni che verranno …. tutto questo mentre attraversiamo splendide vallate e passiamo attraverso affascinanti paesaggi. L’ arrivo a Puno è in perfetto orario (18,30) ma purtroppo la consegna dei bagagli non avviene in modo così ordinato come per il carico: in pratica vengono tutti scaricati sulla banchina della stazione, per cui si forma una coda impressionante di turisti che non vedono l’ ora di raggiungere il proprio albergo (al momento di lasciare lo scalo ferroviario vengono comunque controllati gli scontrini nel tentativo di ridurre il rischio di furto). All’ uscita riusciamo ad accalappiare un taxi di dimensioni adeguate per poter caricare i nostri ipertrofici bagagli e in pochi minuti raggiungiamo il nostro albergo (Sonesta Posada del Inca). La camera è ampia, con vista sul lago e riscaldata. La cena in albergo è discreta (la trota del lago tanto pubblicizzata non è poi una grande prelibatezza).

28/07/2002: La colazione è decisamente abbondante. Sulla terrazza di legno che dalla sala da pranzo del nostro albergo si protende verso il lago, si è formato un sottile strato di ghiaccio (di notte la temperatura scende e si avvicina allo zero !!!). Oggi abbiamo in programma la visita di Sillustani (circa 45 minuti di taxi da Puno al costo di 45 soles). Il sito è piuttosto bello, ma ancor più bella è la vista che da qui si può godere. Rientriamo a Puno ma di Domenica i negozi aprono solo nel tardo pomeriggio (dalle 16,30 e non tutti) per cui decidiamo di tornare in albergo per poter visitare la motonave Yavari attraccata al pontile del Posada del Inca. Si tratta della più antica motonave e vapore (in seguito trasformata con motore diesel) ancora funzionante. Il comandante è una persona dotata di un certo fascino e molto cortese per cui la visita diventa gradevole (anche se ci affida ad un marinaio che ci racconta la storia della nave). Nel tardo pomeriggio riprendiamo un taxi per raggiungere il centro di Puno ma non sappiamo che la strada principale è bloccata da una manifestazione di paesani in festa (come accade spesso da queste parti) per cui il nostro tassista si avventura attraverso strade alternative riuscendo a rimanere infossato in una profonda buca nella strada. Tocca a Paolo ed Eugenio scendere e spingere per togliere dall’ impiccio il genio del fuoristrada che per tutto il viaggio continuerà a grattarsi la zona inguinale probabilmente infestata da qualche piattola in calore.

29/07/2002: Ci svegliamo quando fuori non ha ancora albeggiato, colazione abbondante e siamo pronti per l’ escursione alle isole Uros e all’ isola di Taquile. Purtroppo ci troviamo una sorpresa: la barca è arrivata, ma la guida (concordata il giorno precedente con una agenzia di viaggio locale contattata direttamente dal personale del nostro albergo) non si presenta. Trattiamo quindi uno sconto sul prezzo pattuito e, dopo varie telefonate, riusciamo a raggiungere un compromesso che va bene sia a noi che a loro (alla fine l’ escursione ci è venuta a costare 25 US$ a testa compreso il pranzo sull’ isola di Taquile). Il barcaiolo si chiama Salinos ed è piuttosto simpatico improvvisandosi guida (siamo solo in sei quindi ci godiamo la pace della navigazione su questo splendido lago e poco ci importa se Salinos, impegnato a controllare il barcone, non ha troppo tempo da dedicarci); arriviamo per primi su un’ isola flottante, ad attenderci ci sono alcuni locali che, contrariamente a quanto pensavo, vivono realmente su queste zatterone di canna utilizzando ovviamente il passaggio dei turisti per guadagnare qualche soles indispensabile per la loro sopravvivenza. Fortunatamente Salinos ci sbarca a Taquile dalla parte dove più dolce è la salita verso il centro del villaggio. Arriviamo in piazza quando ancora non c’è stata l’ invasione turistica per cui abbiamo tutto il tempo per scattare diverse fotografie a questi strani personaggi dalle gote color lampone. I banchi in piazza vendono prodotti locali molto particolari, però la trattativa è difficile perché sono banchi diversi ma che appartengono ad una cooperativa per cui solo il presidente di questa associazione può autorizzare eventuali sconti sul prezzo imposto. Discreto il pranzo in un locale dove, da soli, non penso saremmo mai entrati. La discesa verso la nostra barca è funestata dall’ incidente occorso ad uno straniero che, probabilmente per la stanchezza legata all’ altitudine, è inciampato ed è precipitato da due tornanti su diverse pietre. Fortunatamente non ha perso conoscenza ma ha un taglio piuttosto profondo sul cuoio capelluto. Viene comunque soccorso da un suo compagno di viaggio medico e prontamente trasportato sulla barca con cui era arrivato all’ isola.

30/07/2002:  La sveglia suona anche oggi prestissimo (ore 06,00), facciamo una veloce colazione e alle 07,00 siamo già pronti all’ ingresso in attesa del nostro taxi (a dire il vero ne chiediamo due visto il numero di bagagli che ci trasciniamo). Tutto procede secondo i nostri programmi e arriviamo al terminal degli autobus alle ore 07,15. A questo punto le cose si complicano leggermente: dopo mezz’ ora di attesa ci informano che, a causa di un improvvisa manifestazione del campesinos boliviani, ci possono portare solo sino alla frontiera e non oltre. Chiediamo quanti chilometri dista la frontiera da Copacabana (il primo centro abitato oltre la frontiera) ma non otteniamo una risposta univoca: inizialmente ci dicono 4/5 Km, poi diventano 8/10 (in realtà sono 8 km in quota con diversi saliscendi !!!). La compagnia che organizza questi trasporti e cioè la “Perù Travel” in questa circostanza non si dimostra molto affidabile, infatti non ci ha fornito alcuna assistenza e non ci ha messo a disposizione alternative valide per poter spostare di un giorno il trasferimento (l’ albergo in cui avevamo alloggiato probabilmente non aveva disponibilità per quella notte). Gli autisti, di fronte alle nostre richieste di maggiori informazioni, ci hanno addirittura minacciato di farci scendere con la forza dall’ autobus chiamando le forze dell’ ordine (devo dire che è capitato spesso di trovarci in queste situazioni in cui al posto di fornire informazioni a proposito di cambiamenti di programma e/o di chiarire alcune situazioni spiacevoli, sia in Perù che in Bolivia siamo stati minacciati apertamente di venir fermati dalle forze dell’ ordine in quanto italiani troppo “vivaci”). Decidiamo di tentare la sorte e di non pensarci più sino alla frontiera. Il viaggio è interrotto solo da una sosta tecnica per permetterci di cambiare la valuta e di assolvere alle funzioni fisiologiche. Arrivati alla frontiera, come da copione, veniamo scaricati e abbandonati con il nostro bagaglio (sono le 10,00 del mattino). Io e Luisa ci dirigiamo immediatamente verso due locali provvisti di triciclo chiedendo loro se se la sentono di trasportarci alla nostra destinazione e cioè a Copacabana: questi parlottano tra loro e dopo qualche minuto ci fanno la loro richiesta e cioè 10 US$ per i bagagli e 10 US$ per noi. Non è il momento di trattare, infatti ci sono decine di turisti nella nostra stessa condizione che aspettano solo che noi si molli l’ osso. Carichiamo i bagagli e ci disponiamo in tre (io, Luisa ed Eugenio) su di un triciclo lasciando Paolo sul secondo in compagnia di tutte le nostre valigie. Il tragitto è inizialmente piacevole in quanto si procede in discesa e le condizioni dell’ asfalto sono perfette (per cui non dobbiamo neanche ballare), ma ad un certo punto la strada si fa in salita e qui inizia la sofferenza in quanto il triciclo con i bagagli è troppo pesante per cui Paolo deve aiutare Lucio (il nostro salvatore) a spingere il carretto (vi assicuro che spingere il triciclo con il peso dei nostri bagagli a 4000 mt di quota non è uno scherzo). Finalmente arriviamo al famigerato blocco dei campesinos in rivolta (sono in realtà quattro poveretti che hanno bloccato la strada mettendo un autobus di traverso e piazzandosi al bordo della carreggiata). Uno dei due “trasportatori” abbandona subito l’ incarico e ci lascia accontentandosi di 5 US$; Lucio (probabilmente più determinato) decide di andare a trattare con i contadini. Torna dopo qualche minuto facendoci credere di essere riuscito a strappare il permesso di oltrepassare il blocco solo dopo essersi sottoposto ad una “sculacciata” con un bastone (la cosa più probabile è che abbia allungato qualche moneta a chi ha forse più bisogno di lui). Dobbiamo percorrere ancora 5 km e ci troviamo con un solo mezzo, per cui decidiamo che Paolo continuerà con Lucio (spingendosi il peso per quasi il 50 % del tragitto), mentre noi attraverseremo i prati utilizzando una scorciatoia ben segnata. Finalmente arriviamo al nostro albergo “Rosario del lago” dove ci accolgono con enorme sorpresa. Il posto è carino, la camera piccola ma pulita, la vista sul lago incantevole. Decidiamo di pranzare il albergo visto che non abbiamo la forza per raggiungere il centro della cittadina e, dopo un piccolo riposo, ci incamminiamo verso la cattedrale famosa per la statua della “Virgen della candelaria”. Si tratta di un luogo frequentato sia dai boliviani che dai peruviani che, sul piazzale della cattedrale, fanno benedire non solo le automobili ma anche autobus, tricicli e tutto quanto abbia delle ruote e sia in grado di muoversi agghindandole con addobbi improbabili ma molto colorati (vale la pena di fermarsi un giorno in questo posto anche solo per assistere a queste scene). Il paesino è carino, molto vero, con un mercato vivace e assolutamente poco turistico (parlo del mercato al coperto e non delle innumerevole botteghe che sono state aperte lungo le strade che portano alla piazza della cattedrale). Ceniamo in albergo anche perché segnalato sulle guide come uno dei posti migliori dove poter pasteggiare.

31/07/2002: Questa mattina io e Paolo ci incammiamo verso il “Calvario” di Copacabana: si tratta di un promontorio che sovrasta questa piccola città e che è stato trasformato dai residenti in luogo di culto. Eugenio e Luisa decidono di non seguirci e ci aspetteranno verso l’ ora di pranzo in albergo. La salita è decisamente difficoltosa, non tanto per il dislivello da percorrere o per l’ asperità del sentiero, ma per il fatto che comunque partiamo da quota 4000 mt e quindi ogni minimo sforzo risulta estremamente difficoltoso. Arrivati in cima la vista che si gode sul lago Titicaca è stupenda (si vede molto bene anche l’ isola del sole) anche se la pace del posto è disturbata da un numero incredibile di bancarelle che vendono le solite automobiline indispensabili per ottenere la benedizione di questo moderno idolo pagano (in questi paesi abbiamo visto auto trasformate veramente in qualche cosa che ricorda molto degli altarini indù). Accendiamo anche noi, dopo mille tentativi per via del vento, alcune candeline che sembra abbiano funzioni benefiche per quanto riguarda la riproduzione della specie umana. Al rientro pranziamo velocemente in albergo e quindi ci incamminiamo anzitempo per poter prendere i posti migliori sulla corriera per La Paz (visto che non è stato possibile prenotare). A questo punto accade un fatto che oggi ricordiamo con un sorriso, ma che al momento ci ha fatto arrabbiare: nonostante Paolo sia salito per primo e abbia occupato i due posti in prima fila (visto che la sottoscritta soffre di chinetosi) una guida locale con tutta calma ci invita ad allontanarci da quei posti in quanto occupati da lei (non si sa nè come nè quando). Dopo lunghe discussioni, decidiamo di lasciare all’ idiota locale i sedili ma l’ incazzatura ci riprende quando, dopo pochi Km, l’ autobus si ferma e scopriamo che quei posti lei li aveva “conquistati” per una coppia di svizzeri che, dopo aver pranzato con tutta calma presso il nostro stesso albergo, si erano fatti prelevare direttamente in loco. A questo punto proviamo sulla nostra pelle il comportamento tipo dello svizzero medio: questi due, senza cercare di capire il motivo della nostra arrabbiatura, si bevono la storiella raccontata dalla loro guida secondo cui noi eravamo due italiani pazzi a zonzo per il sudamerica (spiegazione che non faceva una piega vista l’ idea che il rossocrociato medio ha dell’ italiano). Solo a metà del viaggio, dopo aver messo in funzione le poche cellule cerebrali imbibite di cioccolato, lo svizzero ci approccia indirettamente (tramite Eugenio) per chiedere se avevamo ancora intenzione di riprenderci il posto che avevamo occupato e che ci spettava di diritto. Ringraziamo e speriamo dentro di noi che l’ atteggiamento leccaculesco dell’ accompagnatrice venga capito anche dai due transalpini (io mi sarei vergognata come un cane se una mia guida si fosse comportata in modo tanto scorretto). Il viaggio, iniziato con più di ½ ora di ritardo, subisce un ulteriore rallentamento a causa di una foratura. Arriviamo a La Paz che è sera e il nostro autista ci scarica di fronte all’ Hotel Rosario di La Paz per cui siamo costretti a fermare due taxi in modo tale da poter raggiungere il nostro hotel e cioè il “Grand Hotel Paris”. A parte il nome altisonante abbiamo scelto questo albergo per la posizione (centralissima) e per il prezzo (decisamente buono visto il tipo di servizio offerto). Una delle differenze tra un viaggio organizzato di persona e i tour organizzati è che, a volte, il grande tour operator inserisce, accanto ad alberghi splendidi, sistemazioni altrettanto fatiscenti; costruendo il viaggio di persona e utilizzando quel grande strumento di informazione che è la rete offerta da internet, è possibile trovare invece sistemazioni come questa che, a fronte di una spesa affrontabilissima, offrono servizi di alto livello. La camera è una piazza d’ armi, la vista non è particolare, ma abbiamo un notevole scorcio sul palazzo del governo e sulla piazza adiacente. Cena presso il ristorante Jalapenos (Av. Arce 2549 tel.: 2435288) in un ambiente tranquillo con buona cucina messicana.

01/08/2002: E’ il primo di Agosto e ci viene un po’ di nostalgia pensando alle code in autostrada e ai telegiornali che continuano a diffondere servizi sulle partenze più o meno intelligenti. Per rimanere in tema decidiamo di raggiungere la sede della Crillon Tours (Av. Camacho 1223 tel.: 2337533) per prenotare il volo e gli alberghi a Sucre e Potosi (abbiamo deciso di fare questa escursione non avendo l’ attrezzatura adeguata per affrontare il Salar de Uyuni, non avendo fatto le vaccinazioni necessarie per la foresta amazzonica e non considerando particolarmente interessanti le missioni gesuitiche). La Paz è una città particolarissima e ce ne siamo resi conto subito all’ arrivo ieri sera: viene suddivisa in una parte alta e una parte bassa, ma al contrario di quanto siamo abituati a vedere la parte più ricca è la parte bassa, mentre quella alta è occupata dalle periferie piuttosto degradate (e questo perché il dislivello fra El Alto e il resto della città è piuttosto significativo e quindi è stata abitata prima la parte più in basso dove la qualità della vita era decisamente migliore. Solo in un secondo tempo, non avendo altra direzione verso cui espandersi, è stata abitata anche la parte più vicina al cielo). Camminare per le sue strade richiede al nostro fisico uno sforzo incredibile e penso: stai a vedere che i furboni di boliviani hanno trovato il modo per rendere anche lo shopping un momento utile per la cura del corpo (in pratica un pomeriggio di passeggiate tra i vari negozi corrisponde più o meno a 2 ore di spinning in una delle nostre palestre!!!). Visitiamo in sequenza: la chiesa di San Francisco, il mercato della stregoneria, Calle Jaen e il museo di Tiwanaku. Il mercato della stregoneria vale la visita di La Paz: se siete dei feticisti potrete trovare feti di lama di ogni dimensione e colore, se credete alla stregoneria potrete farvi preparare qualsiasi cosa dalle professioniste locali (a patto di sorbirvi una coda di qualche ora visto il numero di clienti pazientemente incolonnati di fronte al negozietto di questi personaggi), se siete interessati allo shopping vacanziero questo è sicuramente uno dei posti migliori dove fare acquisti un po’ diversi dal solito e strappando prezzi buoni. Vi segnaliamo che la creperia “La Boheme” indicata dalla guida Lonely Planet non esiste più, per cui evitate la passeggiata e orientatevi verso altre mete. Per cena questa sera andiamo a l ristorante “El Arriero” (Av. 6 de Agosto tel.: 431155) prezzi modici e buona qualità.

02/08/2002: La giornata di oggi prevede l’ escursione a Tiwanaku (in taxi dopo aver strappato un prezzo decisamente ragionevole e cioè 220 Bolivianos che corrispondono più o meno a 65000 delle vecchie e rimpiante lire). Il sito purtroppo è stato privato di molti dei suoi pezzi migliori, ma il nuovo museo da poco aperto ne raccoglie gran parte in una costruzione decisamente carina (al suo interno è assolutamente vietato scattare fotografie, pena il sequestro dell’ attrezzatura fotografica, ma se sapete ungere qualche custode vi permetteranno un certo numero di scatti). Il pezzo più affascinante del sito archeologico è sicuramente la porta del sole. Torniamo a La Paz e ci concediamo una sosta presso l’ “ Angelo Colonial” un locale che sembra ricavato in un magazzino di un rigattiere (purtroppo gli oggetti esposti non sono in vendita). Rientro in albergo e cena alla “Bodeguita Cubana” locale molto piccolo, sicuramente pittoresco ma con piatti cubani ampiamente rivisitati dai gestori che sono locali (mi raccomando non chiedete le banane fritte ….. sono assolutamente sconsigliabili).

03/08/2002: Sveglia, colazione, taxi e siamo già in aeroporto in attesa del volo della Aerosur che ci porterà da La Paz a Sucre. Il decollo è infinito, sembra che l’ aereo non si alzi mai per cui rimaniamo con il cuore in gola fino al momento in cui sentiamo staccarsi le ruote dalla pista. Il volo è stupendo, molto panoramico e l’ arrivo a Sucre è quanto di più affascinante si possa chiedere ad un volo di linea: l’ aereo si avvicina alla pista passando all’ interno di una vallata con picchi che ci sovrastano sia a destra che a sinistra (infatti in caso di vento i voli per Sucre vengono sospesi e questo sembra accadere più spesso per quelli pomeridiani). Viaggiamo in prima classe, non per snobbismo ma perché in agenzia ci avevano detto che la classe economica era completamente prenotato, per cui vista la differenza esigua, abbiamo accettato il sovrapprezzo: in prima classe siamo solo noi quattro, e la classe economica è occupata si e no al 50% , non ce la prendiamo e ci godiamo le attenzioni e la cordialità delle hostess. Alloggeremo all’ Hotel Real Audiencia che devo dire si dimostra ottimo con personale molto attento e cordiale (in questo albergo è possibile chiedere l’ uso di una postazione internet che il personale mette a disposizione gratuitamente per cui potrete controllare la vostra casella di posta elettronica ed eventualmente contattare i vostri cari). Relax al bordo della piscina con spuntino. Più tardi decidiamo di uscire per un giro della città: purtroppo è Sabato e le chiese sono tutte chiuse. Il centro di Sucre è un gioiello di arte coloniale perfettamente conservato, passeggiare per le sue vie è decisamente piacevole sia per il clima temperato che per la sensazione di rilassatezza che si respira in questo angolo del Sud America. Cena al Cafè Cultural Kaypichu che ci sentiamo di sconsigliare vivamente (cibo vegetariano preparato in modo approssimativo e servito con altrettanta improvvisazione).

04/08/2002: E’ Domenica e, come da programma, il must è recarsi al mercato di Tarabuco per cui ci muniamo del solito taxi che per la modica cifra di 120 Bolivianos ci porta a destinazione. A questo mercato è meglio arrivare il più presto possibile per evitare le orde di turisti che nel corso della mattinata affolleranno le strette vie in cui si snoda. Noterete che, superata la parte nelle immediate vicinanze della piazza principale, dove il mercato ha un target prettamente turistico, nelle parti più lontane assume le caratteristiche più tipiche del mercato locale con tanto di improvvisati punti di ristoro dedicati sia ai venditori che agli acquirenti. E’ un delirio di colori, di odori, di rumori che in breve ci affascina e ci assorbe per alcune ore. Anche se i primi banchetti sono decisamente turistici, tenete conto che i prodotti in vendita in questo mercato e tipici della zona non li troverete più in altre parti della Bolivia. Ceniamo in un locale di tendenza il “Joy Ride” aperto da un anno con clientela molto giovane e costituita prevalentemente da studenti stranieri (in gran parte americani) dove potrete mangiare un buon piatto di carne a prezzo modico e pagare con carta di credito (anche questo è un particolare importante perché siamo agli sgoccioli della vacanza e i contanti iniziano a mancare).

05/08/2002: Altro tragitto in taxi questa volta per Potosi (120 Bolivianos per un tragitto di 3 ore circa). La strada che porta a quest’ altra città coloniale è molto bella, panoramica per cui il viaggio scorre velocemente. L’ auto ci scarica di fronte all’ albergo Libertador (Hostal Libertador Millares 58 tel.: 062 – 27877 oppure 062 – 23470 ; email: hostalib@cedro.pts.entelnet.bo ). Se Sucre era un gioiello, Potosi è quello che io mi ero sempre immaginata pensando ad una città coloniale spagnola. Sicuramente la città ha avuto un passato molto florido e lo si capisce non solo dalle stupende costruzioni (molte delle quali in rovina) che si affacciano sulle vie principali della città, ma anche dal numero di chiese e dalle finiture di pregio che le facciate di queste costruzioni esibiscono ancor oggi nonostante l’ incuria legata alla miseria in cui è caduta questa splendida città negli ultimi anni. Purtroppo il palazzo della Moneda è chiuso oggi (Lunedì) per pulizie e domani per festività nazionale, decidiamo di impiegare un po’ di tempo noleggiando un taxi che ci porta a fare un giro sulle miniere, ma ci accordiamo sul fatto di non entrare vista la assoluta mancanza di sicurezza di questi buchi ormai gestiti dalle famiglie dei minatori senza che nessuno controlli il livello di sicurezza.

La vista dei minatori bambini che portano cariolate di terra estratte dal centro della terra e da cui, se tutto va bene, ricaveranno il minimo indispensabile per sopravvivere, ci incupisce profondamente. Tornando dalle miniere ci fermiamo per qualche minuto al mercato dei minatori dove potrete trovare banchi con carne affiancati da altri banchetti dove vengono venduti candelotti di dinamite e quant’ altro possa servire a questi forzati dell’ argento. Decido di aprire lo zaino e di regalare ai bimbi che gironzolano tra i banchi del mercato alcune mie vecchie magliette ormai in disuso e questo crea in un attimo un clima molto allegro con bimbi che se ne vanno a mostrare la maglietta avuta in regalo alla madre o ai fratellini (mi rendo conto che è solo un momento di svago per questi poveretti, ma in questo momento è l’ unica cosa che posso fare e vedere il sorriso su quei visi sporchi di terra mi rallegra un poco dopo la visione infernale delle miniere). Ceniamo in un ottimo ristorante segnalato dall’ albergatore “El Fogon” (calle Oruro esq. Frias tel.: 6224969).

06/08/2002: Oggi è festa nazionale per cui la piazza di Potosi brulica di locali in festa e le strade principali sono chiuse al traffico e utilizzate per le classiche sfilate (non ne possiamo più). Ormai siamo agli sgoccioli di questa lunga e faticosa vacanza, per cui ci aggiriamo per le vie di Potosi in cerca delle ultime foto e degli ultimi scorci di questa città che resterà nel mio cuore. Rientriamo a Sucre con lo stesso taxi dell’ andata (avevamo prenotato anche il ritorno), relax in albergo e cena sempre al “Joy Ride”.

07/08/2002: Ci resta poco da dire se non che oggi inizieremo i voli che ci porteranno, dopo una breve sosta a Lima, in Italia. Tra poche ore rivedremo Ambra e Margot.

Considerazioni conclusive: dopo anni di attesa finalmente sono riuscita a convincere Paolo a fare un viaggio in Sud America per visitare uno dei luoghi che nella mia immaginazione appariva (meritatamente) come un posto incantato e cioè il Perù ed il Machu Picchu in particolare. Al termine del viaggio ci troviamo con qualche chilo di meno, stanchi ma felici di aver finalmente visitato questi luoghi e di essere entrati per qualche giorno in contatto con popolazioni e culture così diverse dalla nostra. A questo punto sarebbe d’ obbligo tirare le conclusioni e cercare di riassumere in modo sintetico le emozioni provate e le sensazioni che questi luoghi incantati ci hanno scatenato …. cercherò invece di ricordare i dubbi e i pregiudizi che ci avevano accompagnato durante i primi giorni e che sono evaporati dopo pochi giorni. In primo luogo vediamo il problema della sicurezza: cerchiamo di ricordare che il nostro paese (l’ Italia) viene considerato, per quanto riguarda la microdelinquenza, assolutamente insicuro (se volete potete visitare il sito creato dalla CIA per i turisti americani che abbiano intenzione di soggiornare all’ estero) e quindi abbiamo un background tale da permetterci una vacanza in qualsiasi paese del mondo. Ovviamente, come nel nostro paese, non dobbiamo abbassare mai il livello di guardia ma questo non deve assolutamente guastare il contatto con le popolazioni locali e non deve essere troppo evidente (come nel caso di alcuni turisti americani che, al mercato di Tarabuco, si aggiravano tra i banchi con telecamere e fotocamere legate al collo con tanto di catena in acciaio !!!) in modo tale da non offendere i nostri ospiti (non dobbiamo infatti mai dimenticare di essere ospiti in questi paesi e che i nostri atteggiamenti potrebbero essere offensivi della dignità della gente del posto). Altro dubbio che ci aveva accompagnato al momento della partenza riguardava i trasporti locali (in questo tour ci siamo affidati esclusivamente a mezzi di trasporto turistici contattati in loco – avevamo prenotato solo il volo che da Lima ci ha portati a Cuzco ed il treno per Puno e Aguas Calientes): non abbiamo avuto problemi degni di nota e i voli interni sono assicurati da compagnie aeree di buon livello con aeromobili nuovissimi. L’ unico suggerimento che ci sentiamo di dare è quello di muoversi sempre con buon anticipo sia per le prenotazioni che per le conferme dei voli già prenotati. Ricordate inoltre di portare con voi sempre il passaporto poiché vi capiterà di doverlo esibire spesso sia alle stazioni ferroviarie che ai posti di blocco che potrete trovare (prevalentemente in Bolivia) lungo le strade extraurbane. Paolo era inoltre molto preoccupato per i pasti, ma devo dire che non ci è mai capitato di saltare un pranzo e che la qualità del cibo è mediamente di buon livello (il vino è discreto in Perù, mentre in Bolivia è meglio evitarlo, la birra è invece ottima sia in Perù che in Bolivia). Per ultimo vi vorrei accennare al tanto temuto mal di montagna: devo dire che sarebbe falso affermare che è tutto uno scherzo, infatti non appena si inizia a salire ecco che la tachicardia, la cefalea e la sensazione di asfissia che compare durante il sonno notturno e dovuta alle fisiologiche apnee si fanno sentire e rendono difficoltosi i primo giorni. Superata questa fase di acclimatamento tutto sarà più semplice e non farete più caso a questi piccoli disturbi. Un consiglio è di non far uso di bibite contenenti caffeina (coca-cola, caffè, the …..) per evitare di aggravare la tachicardia, di bere molto (per la disidratazione a cui si va incontro in questi luoghi dal clima particolarmente secco), di evitare il consumo di mate de coca (quello che vi servono nei locali è solo acqua sporca e non ha alcun affetto benefico, anzi a noi ha causato qualche problema intestinale), alimentatevi regolarmente senza eccedere in cibi particolarmente grassi ed in alcolici e copritevi sempre il capo per evitare colpi di sole che a queste quote sono frequenti. Una volta considerati questi pochi consigli godetevi l’ orgia di colori e di suoni che vi avvolgeranno in questo che io considero certamente uno dei viaggi più affascinanti che abbia fatto sino ad oggi.

Fonti utilizzate: Guida Lonely Planet : Perù (edizione EDT 2000)

Guida Lonely Planet : Bolivia (edizione EDT 2001)

Un bacio ad Ambra e Margot che ci hanno atteso pazientemente per tre settimane.

Se avete delle domande relative al viaggio potete contattarci al seguente indirizzo di posta elettronica: dollydog@tin.it

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Peru’

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Pubblicato da
Marco

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