Europa

Peleponneso e Isola di Cefalonia

di Roberto Alberti –
Quando abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio ci siamo preoccupati di reperire notizie che fossero, diciamo così, fresche e direttamente dal campo. Internet, per questo, ha svolto un ruolo fondamentale grazie ovviamente a chi vi ha pubblicato articoli vari. In questo diario di viaggio ho pensato di non annotare solo l’itinerario o ciò che abbiamo fatto o incontrato, bensì le esperienze personali sempre con lo scopo di contribuire all’arricchimento delle notizie utili a chi volesse visitare questi luoghi. Sono due anni che non facciamo vacanze, quelle con la V maiuscola. Impegni di varia natura hanno ostacolato la nostra voglia di viaggiare. “Sì viaggiare”, come recita una canzone di Battisti. Da ragazzi la motocicletta ci ha portato per tutta Europa macinando migliaia di chilometri e la tendina da campeggio ci consentiva di riposare. Dopo tanti anni sono cambiate parecchie cose ma non la maniera di visitare un paese. E quindi? Volo e auto a noleggio. Con gli eventi che hanno di recente sconvolto il mondo cercavamo una meta “tranquilla” almeno dal punto di vista, diciamo così, sociale ma che avesse quel fascino stimolante che serve sempre per intraprendere una vacanza itinerante come quella che volevamo fare noi. La scelta è caduta sulla Grecia che noi avevamo visitato nel 1980 ma tralasciando il Peloponneso, quel territorio a Sud bagnato sulla costa occidentale dal Mar Ionio paragonabile per estensione al nostro Piemonte o Lombardia. I giorni a disposizione per questo viaggio sono quindici e tenendo conto della strada da fare il programma sarà piuttosto intenso; se ce la faremo vorremmo fare anche una visita a Cefalonia, la più grande delle isole Ionie. Compriamo una bella cartina dettagliata della Road Editions, che per la verità si rivelerà un po’ delicata, ed una edizione aggiornatissima della EDT-Lonely Planet “Grecia Continentale”. Avendo deciso di noleggiare un’auto, lo facciamo telefonicamente contattando l’ufficio di Milano della compagnia di autonoleggio per avere la certezza di trovare il mezzo all’aeroporto di Atene. Il prezzo ci sta bene ed anche se probabilmente con una compagnia locale avremmo risparmiato qualcosa, scegliamo la Europcar. Il contratto prevede per quindici giorni un totale di 641 euro, compreso un prezzo giornaliero di otto euro per abbattere la franchigia, in caso di danni, da oltre trecento a sessanta euro, non mi va di andare in giro con il patema d’animo di trovare una botta in una portiera e di doverlo pagare io. Tutto è pronto si parte:

25 agosto
Lasciamo casa con largo anticipo, il volo Alitalia da Malpensa è previsto per le 12:50. Diciamo che se il buon giorno si vede dal mattino, questo non è incoraggiante: partenza ritardata di due ore. Atterrati ad Atene troviamo puntuale l’auto, una Renault Clio 1,2 con aria condizionata ed in buonissimo stato, il contachilometri ne segna 3.300. Si parte, questa è vacanza vera. Il giro che faremo sarà in senso orario partendo da Corinto e procedendo verso sud lungo la costa orientale. Raggiungiamo verso sera il paese di Acrocorinto, a pochi chilometri dal quasi omonimo e più caotico Corinto, abbiamo percorso i nostri primi 100 km. Il paese è piccolo e tranquillo, poca gente per le strade, alcuni cartelli indicano la presenza della fortezza più grande ed antica di tutto il Peloponneso, ma è tardi e domattina saremo già sulla strada che porta a Sud. Prendiamo posto in una camera, segnalata dalla guida turistica, pulita e con aria condizionata, la camera si trova esattamente sopra la Taverna Tasos, un posticino frequentato da greci e da qualche turista. L’ambiente è amichevole, ci spariamo due belle porzioni di porchetta al forno con pomodori e due belle birre; facciamo fatica a finire la portata, mangiamo del melone bianco dolcissimo e veniamo omaggiati di un bel piatto di uva locale e di due grappe. Totale euro 22.

26 Agosto
La tappa odierna, di circa 140 km, prevede l’arrivo in serata sulla costa orientale del “primo dito” a destra del Peloponneso. Utilizzando un linguaggio più appropriato diciamo che, lasciata la Korinthia, toccheremo l’Argolida, la costa dell’Arkadia per arrivare in Lakonia che comprende anche il dito centrale.
Non possiamo passare da Corinto senza una visita al Canale, come viene chiamato qui, il famoso Stretto. Un’opera che stupisce sempre e la presenza di molti turisti, non solo del Sol levante, dimostra che rimane uno dei siti più fotografati di Grecia e noi non ci sottraiamo ad immortalare il passaggio di un mercantile tra le pareti levigate a picco sul mare. Prima tappa dopo 60 km è Epidauro. Come noto qui si trova il teatro meglio conservato di Grecia, capienza 14.000 posti, un ambiente magico nonostante gli immancabili turisti. A detta degli esperti, l’acustica di questo teatro, dove si svolgono periodicamente spettacoli e commedie, è così perfetta che anche con le moderne tecniche costruttive, non si riesce ad ottenerne una simile. Assistiamo alla performance di un’accompagnatrice turistica spagnola che, posizionatasi nel centro del palco comincia a parlare a bassa voce ed incredibilmente le sue parole giungono sino a noi, saliti nelle file più in alto, come se ci stesse parlando da pochi metri, ma non è finita: ora non parla, emette soltanto un respiro affannoso, ma il risultato non cambia, si sente perfettamente anche nei posti più lontani. Veramente un fuori programma interessante. Il biglietto di 6 euro per l’entrata non è a buon mercato, ma per noi ne è valsa la pena. Riprendiamo la strada che lascia la costa e punta verso l’interno. E’ bellissima, curve e controcurve in un continuo saliscendi, tutta panoramica sul mare ed intorno un verde inaspettato. Altri 25 km e siamo a Nafplio, una bella cittadina molto frequentata dagli ateniesi nei fine settimana (oggi è sabato) ed infatti niente posto per dormire se non a prezzi improponibili per una camera, 60/70 euro. Proseguiamo fino a Myli, ma niente da fare, ci propongono una camera con un improbabile ventilatore sul comodino a 30 euro, lasciamo perdere. E’ così che ci ritroviamo a Poulithra, un piccolissimo villaggio sul mare, pieno di camere in affitto libere e tanti ristorantini. Camera pulita, luminosa, bagno, aria condizionata ed auto ricoverata all’interno di un bel cortile. La simpatica signora, che non dice una parola in inglese e tantomeno in italiano chiede 30 euro, ok ci sta bene. E’ proprio vero che ogni mondo è paese, anche qui basta allontanarsi dalle zone più battute che disponibilità e prezzi cambiano, questa è una regola da non dimenticare neanche nella scelta delle taverne. Il primo bagno in quel di Grecia lo facciamo in un mare calmo, pulito e caldo con una spiaggia di ciottoli tondi come biglie. La sera scegliamo uno dei tanti ristorantini sulla strada fiancheggiata dal mare: due souvlaki, i famosi spiedini, un giros e pita (quel che per i turchi, ed anche per noi, è il kebab) avvolto in una sorta di focaccina con salsine e verdure gustosissme, insalatona greca, due bottiglie da 33cc. di birra greca Mytos. Totale 12 euro in due. E domani è un altro giorno.

27 Agosto
Di buon mattino, dopo una freschissima spremuta d’arancia, lasciamo la pensione “Rina”. La strada è bellissima, un milione di curve e tornanti si insinuano nella gola scavata dal fiume Dafnon che ci appare completamente asciutto. Gli ulivi lasciano il posto ai lecci ed ai pini, saremo intorno ai mille metri ed anche la temperatura è gradevole. Arriviamo a Kosmas, ultimo paese dell’Arcadia. Siamo nell’interno e dopo la strada tortuosa appena percorsa, dietro una delle infinite curve, senza preavviso, ci accoglie questo paesino di montagna, con la sua piazzetta contornata da bar, la gente accomodata a gustare caffè freddi o gelati all’ombra di enormi platani. Abbiamo ancora tanta strada da fare ma questo posto merita una seppur breve sosta. Anche noi ci gustiamo qualcosa di fresco e, prima di ripartire, compriamo del miele locale. Dopo una decina di chilometri entriamo in Laconia, una regione che nel suo territorio vede ergersi il monte Taigeto, da una rupe del quale gli antichi Spartani gettavano i neonati con problemi fisici che mai sarebbero diventati abili guerrieri, vestigia che da sole varrebbero una vacanza, come Monemvassia e Vathia ed un mare tra i più belli di tutta la Grecia, ma andiamo con ordine. Passata Geraki il territorio perde quelle caratteristiche dovute all’altitudine, si fa più brullo. Dopo una ventina di chilometri troviamo l’intersezione che porta a Skala e Gythio a destra ed a Vlachiotis a sinistra ed è questa direzione che bisogna prendere per portarsi verso il primo dito del Peloponneso ed una delle mete più caratteristiche di questa zona: Monemvassia. Per chi non conoscesse questa località diciamo solo una cosa, giusto per presentarla: è una città medievale fortificata su di un bastione circondato dal mare , collegata alla terra ferma da un ponte naturale e preservatasi nel tempo grazie all’impossibiltà di entrarvi in auto, l’accesso infatti è attraverso una porta abbastanza stretta. Noi troviamo alloggio nella più popolare Gefyra, la cittadina dirimpettaia nata per accogliere coloro che cercano alternative più economiche.
Proprio accanto alla filiale della Banca nazionale greca, presso la domatia di Anastasios Sofos, troviamo una bella camera con bagno e aria condizionata per 40 euro a notte. Solitamente a mezzogiorno ci accontentiamo di frutta o di uno spuntino veloce, ma oggi ci fermiamo al piccolo porto proprio di fronte alla fortezza: moussaka, che per chi non lo sapesse è praticamente una parmigiana con la pasta sostituita da melanzane, pomodori stufati ripieni di riso, acqua e mezzo litro di vino, totale 20 euro.
Pomeriggio dedicato al mare, 3 km a nord di Gefyra troviamo la spiaggia sabbiosa di Pori e per chi volesse mangiare qualcosa c’è anche una Taverna. Il mare è cristallino ed appena entrato con maschera e pinne, ho un incontro ravvicinato con un bel polpo di quasi due chili. Alle 18:00 molliamo la spiaggia per la tanto decantata città fortificata di Monemvassia. Il consiglio è di lasciare l’auto a Gefyra, la passeggiata è di dieci minuti, arrivati alla rocca è difficile parcheggiare. Per avere notizie dettagliate su Monemvassia non mancano certo le fonti, quello che sto annotando sono invece le nostre impressioni, del tutto personali: intanto l’impatto non ci è piaciuto molto dato il numero esagerato di negozi di souvenir e cianfrusaglie disposti su ambo i lati della stretta via d’accesso, abbiamo come l’impressione di essere capitati in uno dei tanti vicoli che si possono trovare a Venezia; i negozietti sono alternati ai ristoranti e tutti dall’aria poco economica. Il posto è stato giudicato patrimonio dell’umanità, le case medievali ristrutturate sono collegate una all’altra da ripide rampe di scale ed il consiglio è, oltre quello di evitare ciabattine infradito, di visitare questo sito almeno nel tardo pomeriggio così d’arrivare all’apice del bastione, dove c’è la rocca in uno stato non comatoso dato dalla calura, qui il sole picchia. L’atmosfera di questo posto chic penso diventi magica ed esclusiva quando l’orda di curiosi se ne torna sulla terra ferma. Rientriamo in serata, cerchiamo una delle taverne segnalate dalla guida che ancora non ci tradisce. Siamo in riva al mare, ambiente semplice: formaggio alla piastra, due porzioni di freschissimi pesciolini fritti, insalata di pomodori, acqua e mezzo litro di vino in caraffa. Totale 19 euro.

28 Agosto
Oggi escursione a Elafonissos ad una cinquantina di chilometri verso sud, una piccola isola separata dal continente da soli 350 metri di mare. La strada, che sulla cartina è segnata gialla, è abbastanza stretta ma asfaltata ed attraversa un territorio con rilievi brulli, ma con belle panoramiche sul mare. Tocchiamo Foutia, Ellinico, Manolariaka, Megali Spilla giungendo a Vinglafia, da dove ci si imbarca. I traghetti, in stagione, partono ogni mezz’ora con una spesa attuale di 18 euro per due persone e l’auto. L’isola ha due spiagge entrambe raggiungibili con l’unica strada, la spiaggia di Simos a Sud e la spiaggia di Kato Nisi a Nord. Il posto è veramente come viene descritto dalle varie guide che avevo consultato: la spiaggia è molto ampia di sabbia bianchissima, con dune alte decine di metri macchiate di flora mediterranea e ad una estremità una sottile lingua di sabbia con il mare turchese sui due lati. Peccato che si leva un vento abbastanza intenso che miscela un po’ i colori di questa tavolozza e che smeriglia la pelle di coloro che stanno sdraiati a prendere il sole; io ne approfitto per salire in cima a queste dune anche se alle 12:30 il sole è a picco, una volta arrivato in cima la panoramica è incredibile. Le foto che scatto sicuramente ci serviranno questo inverno per rinfrancare il morale. E’ davvero un posto che merita, non per niente è una delle spiagge più belle di tutta la Grecia, vivamente consigliata. Riprendiamo la strada del ritorno ma senza prima fare un bagno in una spiaggetta riparata con l’acqua cristallina, è una piscina! Per tornare a Monemvassia, o meglio a Gefyra, prendiamo la strada in direzione di Sparta, passiamo da Pantanassa, Elika, Demonia, Velies e siamo arrivati. A 5 km a sud di Gefyra, prima della più nota spiaggia di Xiphias, abbiamo il tempo di rilassarci in una bella spiaggia. La sera cerchiamo “Pipines”, un ristorante segnalato che si trova qualche chilometro a sud del paese. Lo troviamo senza difficoltà, è sulla strada: un bel posto abbastanza frequentato. Fiori di zucca ripieni di riso, tsatsiki, la tradizionale salsina a base di yogurt, peperoni stufati con formaggio, un filetto di maiale e costine di agnello alla brace, le immancabili patatine fritte e mezzo litro di vino, tutto molto buono. Totale 38,80 euro. E’ un po’ più caro del solito ma non siamo in una classica taverna.

29 agosto
Facciamo colazione per l’ultima volta con lo spettacolo della fortezza di Monemvassia sullo sfondo, il mare è una tavola, immobile. Bello questo posto, ma dobbiamo lasciare Gefyra. Non abbiamo molta strada da percorrere, non c’è fretta per raggiungere la prossima meta: Gythio. Iniziano le curve di una strada tutta da guidare, pochissimo traffico, la mattina il risveglio delle attività in Grecia è lento. Ho davanti un veicolo che va pianissimo, non c’è motivo lo supero, ma dopo un attimo mi si accoda un’auto scura, lampeggia, “che vuole” penso, “che passi pure”; invece applica al tetto il lampeggiante blu della Polizia e mette la freccia a destra, mi devo fermare! Sono due in divisa ma la macchina non ha nessun contrassegno; il più giovane, molto gentile, in un inglese più stentato del mio, mi fa presente di aver superato su doppia linea continua in centro abitato: sono 130 euro di multa; non capisco bene, o meglio non voglio capire, lui mi ripete la cifra mimandola nell’aria. L’espressione del mio volto è eloquente, oltretutto vedendo come guidano i greci mi sembra veramente di essere stato sfortunato, ma quel che è giusto è giusto, l’infrazione c’è stata. Impietosito cala il prezzo a 33 euro, notificando solo il superamento della doppia linea, consigliandomi di non “dimenticare” di pagare entro dieci giorni per non avere problemi alla partenza……ma sarà vero? Con la coda tra le gambe mi rimetto alla guida, mia moglie è taciturna, insomma la giornata non è iniziata nel migliore dei modi. Attraversiamo così la penisola di Molai ed il paese omonimo raggiungendo Vlachiotis, uno dei centri più grandi incontrati fino ad ora, Skala e finalmente Gythio. Qui di “greco” non c’è proprio nulla. Un bel paese ordinato, il suo lungomare con un sacco di ristoranti e, di fronte, l’isolotto di Marathonisi dove Paride si unì ad Elena, moglie di Menelao, scatenando la guerra di Troia. Abbiamo un indirizzo cui chiedere una camera, ma non c’è nessuno all’ingresso, siamo stanchi e abbiamo voglia di sistemare le nostre cose per cui ci rivolgiamo ad un domatia proprio accanto. La camera è bella, bagno, aria condizionata, frigorifero, tv per 40 euro a notte, accettiamo. Questa parte del Peloponneso è il Mani, il dito di mezzo per intenderci. Partiamo alla sua scoperta nel pomeriggio, la strada sale e scende lungo la costa alta sul mare per qualche chilometro per poi andare verso l’interno e raggiungere Areopoli che dista da Gythio 25 km. Noi lasciamo la strada principale per poter visitare la costa orientale e scendiamo verso Skoutari. Attraversiamo un territorio di almeno cinque o sei chilometri completamente carbonizzati da un recente incendio; centinaia di ulivi sembrano statue inquietanti. Passiamo Kotronas, Kokkala, la minuscola Spira e decidiamo di fermarci in corrispondenza di una “virgolina blu” indicata dalla cartina come la spiaggia di Agios Kiprianus. Scendiamo la strada ripida che porta a queste quattro case, e non è un modo di dire, affacciate su di una piccolissima spiaggia di ciottoli, qualche barca in secca indica che le attività sono ferme e le case hanno tutta l’aria di essere chiuse, esclusa una da dove un’anziana signora vestita di scuro esce ed entra in acqua vestita, fa tranquillamente il suo bagno, rientra in casa. Un gattino cerca qualcosa da mangiare, ma con noi capita male. Soffia un forte vento che solleva turbini di polvere ocra, non fa neppure tanto caldo ma l’acqua ha un colore tale che non resisto: inforco maschera e pinne; dopo qualche bracciata noto delle ombre a mezz’acqua, è un branco di un centinaio di barracuda dai cinque ai dieci chili ognuno, lentissimi e guardinghi mi sfilano davanti, uno spettacolo così e nel contesto in cui mi trovo giustifica i chilometri fatti. Sì, questo è un posto in cui mi fermerei almeno una notte. Ed invece no, riprendiamo l’auto è ora di rientrare. Ultimo obiettivo della giornata è trovare un posto per mangiare senza fare la figura dei turisti da spennare, la guida ne indica uno “Psarotaverna Ikozia” e ci fidiamo: zucchine fritte, insalata di pesce (che scopriremo essere uova di pesce), souvlaki di pesce spada, fritto di bocconcini di nasello o qualcosa di simile, una bottiglia d’acqua e mezzo di vino. Totale euro 29,60. Un po’ caro e non eccellente.

30 Agosto
Lasciamo Gythio senza particolari rimpianti, carino ma per i nostri gusti troppo turistico e poco greco. Puntiamo su Mystras, la strada corre alla base del monte Taigeto che ha una cima di 2404 metri. Il monte e quelli attigui sono molto diversi da quelli visti fino ad ora ed appaiono completamente aridi. Per la cronaca è da una rupe del Taigeto che gli antichi spartani gettavano i neonati che per qualche problema fisico non sarebbero mai diventati buoni guerrieri. Siamo all’interno del Mani, c’è meno vento. Raggiungiamo Sparta, città moderna che non conserva nulla di interessante se non il mitico nome. Chissà come mai una città che rivaleggiava con Atene ha perso l’importanza che invece la capitale ha mantenuto, mah ci vorrebbe uno storico quale io non sono. A cinque chilometri da Sparta, invece, c’è un sito archeologico, che da solo giustifica un viaggio da queste parti: è la città medievale di Mystras. E’ posta su di un’altura di circa seicento metri che domina la vallata ed all’apice della quale il crociato Villarduino fece costruire la fortezza. Intorno a questa si sviluppò nel tempo una vera e propria città con tanto di palazzi per l’amministrazione, chiese, caserme, il tutto protetto da tre giri di mura. Va detto che ora le rovine sono certo più numerose delle costruzioni ancora in piedi, ma girovagare tra queste mura è affascinante, da qui sono passati franchi, latini, turchi. Se il mio inglese non mi tradisce, in un cartello ho letto che l’ultimo abitante di Mystras ha lasciato questo luogo nel 1953! Attualmente solo qualche suora vive nel convento della parte bassa. Per una visita che può essere definita tale ci vogliono circa quattro ore, non dimenticate di portarvi da bere e cambiate le vostre calzature da spiaggia almeno con un paio di scarpe. Quando cercavo notizie in preparazione di questo viaggio ho preso ben nota di un consiglio trovato su internet e che mi permetto di girarvi: le entrate a Mystras sono due: una bassa che è la principale ed una alta. Bene, seguite le indicazioni per la rocca e farete così la visita in circolo scendendo sino alla porta di Monemvassia, a questo punto uscite. Conservando il biglietto raggiungete con il vostro mezzo l’entrata più bassa, quella principale e visitate il resto del sito. Avrete così visitato il sito effettuando due giri, uno per la parte alta ed uno per la parte bassa, senza salire sino in cima alla collina per poi ridiscendere. Riprendiamo la strada fino a 4 km da Gythio, prendiamo a destra per Agios Vassilios, Nea Marathea e Areopoli, meta finale della giornata. Sono le 15:30 ed il paese sembra disabitato, la gente è rintanata al fresco delle case imbiancate di calce…….sì sembra un paesino dell’America Latina. Cerchiamo una domatia segnalata dalla guida: Tsimovo Rooms, proprio dietro la chiesa di Taxiarhes. La casa/museo è gestita da un vecchio partigiano e dalla sua famiglia. Troverete un ambiente perlomeno singolare, pareti, mobili, vetrinette ricolme di ricordi di guerra dell’ottantacinquenne Giorgio Versatos: armi, cinturoni, proiettili, fotografie e chincaglieria varia. A lui piace parlare dei tempi andati, ad esempio a noi ha raccontato in grecitalianspagnolinglesizzato, alcuni episodi della guerra partigiana: di quella volta che vide morire un amico italiano, un certo Morelli o di quando sfilò cinturoni e pistole a due tedeschi uccisi dopo uno scontro a fuoco. Insomma un personaggio interessante. La camera, per dire la verità, non è certo la migliore che abbiamo trovato sino ad ora, è un po’ piccola ma ha tutto il necessario ed accettiamo per 40 euro. Verso le 18:00 la piazza del paese si anima; noi ci accomodiamo in uno dei tanti bar intorno ad essa con nescaffè frullato e ghiacciato ed il primo Corriere della Sera. In completo relax arriva l’ora di cena e pranziamo da “Barbar Petros”, consigliatoci dall’amico partigiano: ambiente carino all’aperto, tranquillo: due insalate greche (ne basta una), olive e Sfella, tipico formaggio locale per noi troppo asciutto, fagiolini con cipolle stufati, molto buoni, polpette, un buon stracotto di vitello con riso al sugo, acqua, vino e dolcini in omaggio per 39,50 euro. C’è stato un fuori programma: a metà cena notiamo un gattino giocare sotto il tavolo di due tedeschi, si divertiva con un serpentello, qualcuno ride, qualcun altro tira su i piedi fino a che il serpentello viene recuperato e portato via. Il proprietario dice che questo animale in casa è di buon auspicio, sino a che è piccolo aggiungo io! Per concludere, il posto è consigliato: si mangia bene e si paga il giusto.

31 Agosto
Partiamo di buon’ora, lasciamo Areopoli per visitare l’estremo sud di questo dito, Capo Tenaro, ultima propaggine dell’Europa continentale. Il paesaggio si fa brullo e la strada si inerpica su alture completamente spoglie, desolate; paesini minuscoli, sempre con la presenza delle case torri che contraddistinguono il mani, sono il vero simbolo di questa parte di Peloponneso. Siamo lontani da grandi città, fuori dai giri classici del turismo, pochi sbocchi al mare e scomodissimi da raggiungere, ma cosa farà qui la gente? Non lo sappiamo, ma di sicuro lo spettacolo che ci viene offerto percorrendo questa strada lascia senza fiato. La costa è alta sul mare ed ogni tanto un cartello indica una parola magica “beach = spiaggia”. Piccolissime mezze lune di sabbia o ciottoli a contorno di acqua cristallina se il mare è calmo, ma bianche di schiuma se sferzate dal vento. Siamo quasi a Gerolimenas ed offro un passaggio a due autostoppisti tedeschi. Uno dei due ha studiato l’italiano e mi dice di aver visitato alcune città del Bel Paese: a Milano e a Torino ha visitato i cimiteri! Penso: speriamo scenda presto. Li scarico in paese e proseguiamo, ma dove sarà questo Capo Tenaro, sulla cartina c’è solo una strada che punta diretta, non si può sbagliare. Ed invece non è così semplice, hanno asfaltato nuove strade che portano da una parte all’altra del promontorio e così perdiamo un sacco di tempo con il vantaggio di passare da luoghi che sicuramente mai avremmo visto: Marnari, Korogonianika (due case, dico due), Porto Kagio che è un posto fantastico: ci sono stanze in affitto ed una taverna, il mare limpido e protetto, un altro di quei posti dove passerei un paio di giorni. Ma la ricerca di Capo Tenaro prosegue e dico la verità che avevamo quasi perso le speranze di trovarlo, provare per credere. L’indicazione che posso fornire io è la seguente: seguire sempre per Marmaris, se ci riuscite, stare sempre su quella che “sembra” la strada principale. Provenendo da Nord, non seguire per Marmaris che si trova sulla destra, girare invece a sinistra, c’è anche un cartello segnalatore, che però abbiamo visto solo sulla via del ritorno. Arrivati al Capo, c’è un parcheggio ed un taverna dove poter mangiare. Seguendo il sentiero sulla destra rispetto allo spiazzo si scende al mare. Mi aspettavo un posto diverso, non ho la sensazione che ho provato negli altri estremi d’Europa che ho toccato in passato: Capo Nord in Norvegia e Capo San Vincente a ovest, in Portogallo. Mi aspettavo il solito sperone alto sul mare con tanto vento e davanti l’orizzonte, mah! Sarà questo Capo Tenaro? Ammesso che lo sia, ci manca l’estremo est d’Europa, forse la prossima vacanza, ma questa è tutta un’altra storia. Torniamo verso Areopoli e, lungo costa, superiamo Kardamyli, Kalamata il paese delle olive, proseguiamo sino alla meta giornaliera: Pylos cittadina sulla costa occidentale del Mani. La strada passa all’interno di questa penisola, molto bella da guidare, se si trovano camion è un problema superare. Molti camionisti qui in Grecia agevolano i veicoli più veloci segnalando con il braccio fuori dal finestrino il momento buono per sorpassare. Vedete voi! A Pylos si arriva dall’alto, è un bel paese di mare, localini, cartelli di camere in affitto, il porticciolo ma non ci convince; a volte non c’è una ragione precisa che ti fa decidere se rimanere o proseguire e noi decidiamo di fare ancora un po’ di strada; altri 11 km e raggiungiamo Methoni. Troviamo posto all’albergo “Aris”, non c’è gente, si trova sulla sinistra della strada che, entrando in paese, va verso la fortezza. La signorina dall’aria rubiconda ci mostra la camera: pulita, bagno, frigo e tv; c’è anche un balconcino che da sulla piazzetta sottostante: niente male per 35 euro (in piena stagione sarebbero 50). Oggi sono stati tanti i chilometri percorsi, come le ore di guida, ma dopo una bella doccia siamo pronti per cercare un posticino per mangiare. Trovato! Da “Taverna Nikos”: olive, peperoni con formaggio (buonissimi), formaggio fritto (ottimo), souvlaki di maiale e braciola alla brace, vino e birra. Totale 24,30 euro.

1 Settembre
Siamo nell’ultimo dito e ci dirigiamo verso sud. Questa zona è molto diversa dalle precedenti. La costa è bassa, spiaggioni infiniti come quello di Finikouda, a 10 km circa da Methoni. Francamente non ci entusiasma. Proseguiamo seguendo il tracciato della strada “gialla” segnata dalla cartina, che scende a Capo Ntavri, ad una decina di chilometri da Koroni. E’ una piccola spiaggetta di sassi bianchi, c’è anche il relitto incagliato di un grosso peschereccio che rende questo posto “vero”. Qualche foto di rito e, sempre su strada secondaria, raggiungiamo Koroni. Un bel paese anche se turistico, più grande di Methoni, c’è una bella spiaggia e parecchi negozi ma non ci fermiamo, non scatta quel feeling che occorre per fare sosta e decidiamo di continuare sino alla tanto reclamizzata spiaggia di Voidokilia, accanto al paese Gialova. Effettivamente Voidokilia appare come una perfetto ferro di cavallo di sabbia finissima a contorno di una bella baia, purtroppo il vento che ci accompagna ormai da diversi giorni, qui è molto intenso, l’acqua è mossa e torbida ed il rimanere distesi a prendere il sole diventa un impresa da fachiri, la sabbia spinta dal vento picchia in maniera fastidiosa sulla pelle e ricopre in un attimo asciugamani, borse, ecc. Intorno c’è anche una zona paludosa adatta agli appassionati di birdwatching che dovrebbero però venire da queste parti in primavera quando aironi e fenicotteri si posano numerosi. Facciamo su le nostre cose e puntiamo verso Pylos e quindi Methoni. Lasciata la costa orientale a Petalidi la strada piega a est per attraversare l’entroterra. Giunti a Harvgi un cartello ben visibile indica una cascata. Ci piace curiosare, una stretta strada polverosa scende in una piccola gola alla fine della quale c’è uno spiazzo per lasciare l’auto ed un gazebo con tavolo e panchine dove eventualmente riposarsi. Da qui inizia un sentiero che fiancheggia il piccolo corso d’acqua che nel suo percorso forma cascatelle e pozze di acqua cristallina. Tutto intorno è ombreggiato e fresco, un posto trovato per caso veramente carino che consigliamo.
Giunti a Methoni visitiamo il castello (ingresso gratuito) costruito qui dai veneziani intorno al XV° secolo. La fortezza con le sue belle mura a picco sul mare si sviluppa su di un promontorio a difesa del porto. Il mare sbatte violentemente contro la scogliera a ridosso delle mura ed il vento è fortissimo, il paesaggio ricorda più le Haighlands scozzesi. Non perdetevi il tramonto. C’è tempo per l’ultimo bagno presso la spiaggia del paese riparata dal vento. La sera ceniamo alla “Taverna Elena”, sulla piazzetta che da sul mare: insalata di pomodori, pomodori stufati ripieni di riso, feta con olio e origano, pesciolini fritti, acqua, vino e una porzione di yougurt e miele come dessert. Totale 33,20 euro. Un po’ più caro rispetto a Nikos, ma forse anche più buono.

2 Settembre
Lasciamo di buon’ora Methoni, si torna verso nord passando da Pylos. La strada segue la costa bassa ed abbastanza verde. Con il passare dei chilometri il litorale assume un po’ l’aspetto del nostro Adriatico; da Kiparissia ha inizio una spiaggia lunga una trentina di chilometri. Passiamo Pyrgos, ottima base per chi volesse visitare Olympia, e raggiunto Gastoni prendiamo la deviazione a sinistra per Vartholomio e quindi Kyllini. C’è una bella spiaggia ma notiamo che molti locali sono chiusi, in altri si lavora per la chiusura di stagione. Il tempo è ancora estivo ma anche qua è arrivato settembre e la fine, per molti, delle vacanze. Per noi proseguirà ancora per una settimana che decidiamo di passare in parte a Cefalonia concludendola con una breve visita di Atene.

Qui si conclude il nostro giro del Peloponneso, vi risparmio il resoconto privo di interesse della lunga tappa di circa 300 km da Kyllini ad Atene, ma per gli interessati il diario di viaggio prosegue con i giorni passati nella inaspettatamente bella Cefalonia.

Cefalonia
Ci dirigiamo al porto per l’imbarco verso Cefalonia, i traghetti sono meno numerosi che in piena stagione così ci imbarchiamo con il primo disponibile delle 15:00. Con l’andata e ritorno si ottiene lo sconto del 20% e paghiamo 96 euro per due persone e l’auto. Il mare è una tavola e dopo circa un’ora e mezza siamo a Poros. Il porto di attracco dipende dalla compagnia di navigazione: la Ionian arriva appunto a Poros, la Strintzis Ferries arriva ad Argostòli, capoluogo dell’isola che sarà la nostra base. Seguiamo le indicazioni, la strada è stretta e tutta curve, per percorrere 45 km impieghiamo un’ora e di questo bisognerà tenere conto in tutti i giri che faremo. Giunti in paese cerchiamo l’ufficio turistico che si trova alla fine del porto tenendo il mare sulla destra, non abbiamo molte indicazioni sull’isola, sarà proprio una scoperta. Anche in fase di preparazione del viaggio non abbiamo raccolto molto. Troviamo un po’ di documentazione, la signorina non ci è molto di aiuto, andremo un po’ a fiuto. Decidiamo di cercare una camera a Lassi, paesino a due chilometri dal Argostoli, forse più tranquillo. Entrando nel centro abitato si incontrano, su ambo i lati, alberghi, negozi e ristoranti; per trovare camere in affitto bisogna proseguire fino alla fine dei negozi dove, sulla sinistra, una strada in salita porta in una zona dedicata a questo tipo di sistemazione. Ci fermiamo alla prima domatia: 25 euro a notte, volendo c’è anche un piano cottura. Per dire la verità il paese non ci entusiasma, in giro solo turisti inglesi, non esiste un greco, incredibile, praticamente colonizzato; non che gli anglossassoni ci siano antipatici, ma così tanti non ce lo aspettavamo. Cerchiamo di fare una scelta oculata della taverna dove mangiare, anche qui si và un po’ ad istinto; ci fermiamo da “Nefelia” mangiando bene: tzatziki, polpette, spiedino di maiale, dolce locale, vino e acqua 25 euro. Ci procuriamo una guida dell’isola.

3 Settembre
Perché Cefalonia? Questa è la domanda che mia moglie mi fece quando qualche mese fa feci la proposta. Beh…intanto avevo voglia di visitare un’isola greca possibilmente meno frequentata delle solite, in secondo luogo non nego che questo luogo mi ha incuriosito dopo aver visto il film “il capitano Corelli” che narra, per chi non lo sapesse, la vicenda dei soldati italiani uccisi qui durante la seconda guerra mondiale. Un episodio rimasto un po’ ai margini degli eventi che hanno segnato la nostra storia recente, ma non è qui la sede per discuterne.
Ok, prima giornata a Cefalonia. Scendiamo ad Argostòli e, grazie alle indicazioni ricevute al ristorante la sera prima, trovo il luogo che ricorda l’eccidio di migliaia di soldati italiani avvenuto alla fine del settembre del 1943 da parte delle truppe tedesche. Per chi volesse rendere omaggio a questi poveri cristi, segnalo di prendere come riferimento il supermercato i Delfini che è all’uscita di Lassi verso Argostòli, prendere la discesa che fiancheggia il market, poco dopo c’è una casa bianca e la strada si biforca, prendere a destra e non scendere al mare. Avanti per circa un chilometro sulla sinistra si trova una cancellata con all’interno la fossa comune dove furono gettati i corpi di 136 ufficiali e di fronte la strada che porta al monumento che ricorda l’episodio. Questa è una parentesi triste nel contesto di una vacanza, ma è da molto che sentivo nominare i “Martiri di Cefalonia” e così ho voluto fare una visita a questo luogo. Chiuso il capitolo storico. Osservando la cartina dell’isola si possono immaginare tre o quattro zone da visitare e tutte più o meno alla stessa distanza da Argostòli. All’estremità Nord, la più lontana in termini di chilometri, una cinquantina, c’è la penisola di Erissos, a Nord-Est c’è la zona del golfo di Sami, il più importante dell’isola, poi troviamo a Nord-Ovest del capoluogo Lixouri sulla penisola di Palikì ed a Sud la zona di Skala e Poros. La nostra prima tappa è la penisola di Palikì. La strada è tutta curve ed appena lasciata Argostòli si attraversano boschi di eucalipti, la strada compie tutto il giro della bella baia fino a portare chi la percorre esattamente di fronte al capoluogo. Da qui si gode l’immagine della cittadina riflessa nell’acqua immobile e dall’aspetto un po’ lacustre, sembra un paesaggio su tela. Le indicazioni faranno svoltare a destra per scendere con ripidi tornanti alla spiaggia di Petani, dall’alto si apprezzano i colori dell’acqua racchiusi da due grandi rocce bianche. Fatta la ripida discesa si trovano un paio di taverne e degli ombrelloni a noleggio. Ci incamminiamo lungo la spiaggia di sabbia e ciottoli, il mare non è calmissimo ed ha depositato un po’ di alghe, per la precisione sono posidonie, vere e proprie piante di mare, comunque è tutta roba naturale. Sicuramente in Versilia od in Adriatico la spiaggia è più curata, ma datemi retta, essere qua ne vale pena. Se cercate musica a palla, i soliti tormentoni estivi, beh cambiate zona, qui si sente solo il mare. Dopo un po’ di relax cambiamo spiaggia, andiamo in una delle più blasonate dell’isola: la spiaggia di Xi. Più ci si avvicina alla spiaggia e più le ville sono prestigiose, giardini curati, boschi di eucalipti, ma arrivati alla spiaggia rimaniamo molto delusi. E’ strettissima, gli ombrelloni stipati uno accanto all’altro, vista nei depliant è tutta un’altra cosa. Comunque sono veri i colori: la sabbia è ocra, quasi rossa, la costa è alta e bianca che contrasta con il cielo ed il blu del mare, tutto bello, ma ce ne andiamo in cerca di altri lidi. Cartina alla mano puntiamo all’estremo sud della penisola, Capo Akrotiri. Lungo la strada ne approfittiamo per andare a vedere Komopetra. Sulla costa di Mantravinata c’è questo grande scoglio poco distante dalla costa che, a quanto si dice, si muove……o almeno si muoveva fino a che il terremoto del 1953 lo fece assestare. In tutta franchezza, secondo noi, più immobile di così non poteva essere. Proseguendo troviamo un cartello indicante “Mania beatch”, lo seguiamo ed arriviamo ad una Xi in miniatura molto carina: le stesse caratteristiche cromatiche, l’acqua è calda e pulita, pochissime persone. Sì, questo è quello che cerchiamo, per fare un bel bagno e relax. Il tempo passa in fretta ed è ora di rientrare, il paesaggio è brullo, ci sono formazioni di roccia calcarea ai lati della strada che con ripidi tornanti ci riporta sulla via principale. Attraversiamo in diagonale la penisola di Palakì in direzione Chavriata, piccolo paesino di montagna e poco dopo viene segnalato il monastero di Kipourià. Sorge su di una parete a picco sul mare, è aperto ed entriamo con circospezione; non c’è molto da vedere se non delle belle icone alle pareti della chiesa. Nel cortile, in un angolo, seduto su una panchina di pietra, un monaco legge assorto e non ci degna di uno sguardo. E’ molto anziano, il vestito nero dal colletto basso e dalla lunga fila di bottoni sul davanti, ha, diciamo così, un’aria vissuta, insomma un bel personaggio. Non resisto e gli scatto qualche foto. Lasciamo questo luogo adatto alla meditazione per portarci verso Louxori passando da Kaminamata e Katerelata. Costeggiamo la zona lacustre di Louxori una volta utilizzata come salina e ripercorriamo a ritroso il giro della baia, torniamo a Lassi. E’ stato proprio un bel giro, 145 km. La sera ceniamo da “Anonimum” che sfoggia un bel “cucina tradizionale di Cefalonia”. Non ci illudiamo ma ci proviamo: una bella porzione di torta ripiena di carne di vitello e riso, una casseruola con misto di verdure stufate, carne di vitello e una fetta di formaggio caldo, una fetta di torta alle mele cotogne, mezzo di vino e acqua. Totale 26 euro, tutto sommato non male.

4 Settembre
Meta di oggi è l’estremità nord dell’isola: la penisola di Erissos con il suo centro principale di Fiscardo. La strada panoramica corre alta sulla costa , dopo ogni curva si aprono panorami indimenticabili; a 36 km da Argostòli appare uno degli angoli più suggestivi di tutto il nostro viaggio: appollaiato nella parte più stretta di una piccola penisola troviamo Assos. Un gioiello incastonato nel blu, ma lo visiteremo al ritorno. Giungiamo a Fiscardo. Questo paese di pescatori oramai è considerato la Saint Tropez di Cefalonia data la frequentazione di yacht ed imbarcazioni di un certo livello che si possono vedere attraccati nel piccolo porto da cui ci si imbarca anche per la dirimpettaia Itaca. E’ un bel villaggio con stradine strette tra le case dall’archittettura tipica dell’isola. Per la cronaca va detto che nel ’53 vi fu un violentissimo terremoto che rase al suole tutto ciò che si trovava in posizione verticale sull’isola, ma risparmiò questo paese che quindi conserva le case originali. Non hanno nulla a che vedere con le abitazioni tipicamente mediterranee, per intenderci quelle bianche, basse e dal tetto solitamente sostituito da una terrazza. Queste sono al massimo di due piani, con piccoli balconcini fioriti, il tetto è di tegole, spiovente e le pareti esterne colorate in tenui tonalità pastello con le imposte in legno a colori fortemente contrastanti. E’ pieno di negozietti e locali in cui mangiare, nonostante tutto mantiene un certo fascino. Torniamo sui nostri passi per visitare Assos. Anche qui i veneziani costruirono una fortezza, ma noi preferiamo girare per il paese. Nel porticciolo c’è un’acqua limpida che farebbe invidia a molte località più blasonate, qualche pescatore è intento a sistemare reti e attrezzi, c’è meno gente che a Fiscardo. Ci piacerebbe passare qualche giorno, ma la nostra giornata non è finita. Beh….vedere dall’alto la spiaggia di Myrtos lascia veramente senza fiato; intanto è molto lunga e racchiusa alle estremità da due grandi speroni di roccia degradanti verso il mare, la spiaggia è una granaglia fine e chiara e ciottoli bianchi. Il mare ha tutte le tonalità che deve avere un posto come questo per farlo entrare, così come ci hanno detto, nelle top ten delle spiagge del mondo. In queste cose ognuno ha la sua personalissima classifica, ma Myrtos merita davvero un posto in questo elenco. Temevamo di rimanere delusi come per la spiaggia di Xi ed invece no, è proprio uno di quei posti da vedere almeno una volta nella vita. Il tramonto ci accompagna verso la nostra cameretta di Lassi. Passando per Argostòli facciamo due passi sul ponte-diga che forma la ex salina, qualche pescatore contribuisce a dare un’aria tranquilla a questo luogo. Alcuni turisti puntano il dito verso l’acqua, qualche pesciolino? No signori, una tartaruga di mare, una Careta Careta che su quest’isola ancora nidifica. Incredibile, nuota pacifica a un metro sotto di noi che la osserviamo allibiti; anche i pescatori sono stupiti……ma non per la testuggine bensì per il nostro comportamento, sorridono e chissà che pensano. Il simpatico animale ogni tanto viene in superficie a prendere aria, ha la testa come un grosso melone, così grande non l’ho mai vista neanche durante le mie immersioni con le bombole. La sera ceniamo da “Captain’s” in fondo al porto di Argostòli. Frittura di calamari e di pesciolini, insalata di pomodori, vino e acqua per 26 euro.

5 Settembre
Oggi escursione all’ultima parte dell’isola, quella Sud-Occidentale. Attraversiamo Metaxata e puntiamo ad una spiaggia che da ricerche in internet, vale la pena di vedere, la spiaggia di Paliolinos a Capo Liakas, la punta Sud-Ovest di Cefalonia,. Il villaggio di riferimento è Klismata, la strada scende a picco verso il mare, alla fine c’è uno spiazzo per cinque o sei macchine e delle piazzole in cemento che probabilmente in piena stagione hanno una copertura di foglie di palma, se ne vedono le tracce. La spiaggia non è certo comoda o spaziosa ma il mare è quello che cercavamo; il fondale è sabbioso ed un grande scoglio ripara dal mare aperto formando una vera e propria piscina naturale. Questo posto è frequentato anche da gente locale con la quale scambiamo due chiacchere. Ci raccontano di un’isola molto diversa da quella che si vede ora, ma sono passati tanti anni ed il turismo, si sa, non porta solo vanataggi. Ci muoviamo per vedere le spiaggie di Skala e di Avithos, sembra ne valga la pena. In effetti la prima non è male: parcheggio, bar, ombrelloni e sdraio a noleggio per chi li volesse, c’è anche una doccia. La sabbia è fine e dorata, con diversi ciottoli rotondi ed il mare, come di consueto è splendido, c’è anche un’isolotto (Dionisi). Se vogliamo fare i difficili un difettuccio lo troviamo: essendo l’aereoporto abbastanza vicino, ogni tanto passa qualche velivolo da turismo e, ben più lontano, qualche aereo di linea. Rientriamo e torniamo per sera a mangiare da Nefelia ed il fatto che sia un buon posto lo dimostra il tutto esaurito. Tzatziki, stufato di carne, spiedino di maiale, vino e acqua 26 euro.

6 Settembre
E’ l’ultima giornata a Cefalonia, domani punteremo la prua su Kyllini e quindi Atene. Torniamo alla spiaggia di Myrtos, il mare è leggermente mosso. Passiamo così la mattinata cercando di incamerare caldo per questo inverno, eh sì purtroppo si comincia a pensare alla fine delle vacanze. Il sole sembra voler cuocere i ciottoli bianchi e verso le 13:00 ci prendiamo una pausa. Al nostro arrivo, all’inizio della discesa che porta alla spiaggia, abbiamo visto un paio di taverne; scegliamo “Alexandros”, la signora parla italiano e ci presenta i piatti del giorno. Meglio stare leggeri, fa molto caldo. Feta con olio, origano e olive, pomodori e peperoni ripieni di riso, melanzane con altre verdure tipo caponata, acqua. 13 euro. Tutto buonissimo e dimenticavo……. bicchierino di Ouzo con ghiaccio per me e frutta fresca per mia moglie offerti dalla simpatica proprietaria. Siamo all’ombra di una bella pergola ed una fresca brezza ci fa stare proprio bene, ma vogliamo raggiungere Sami. La strada è ben segnalata e lungo il percorso si incontrano diverse spiaggette bianchissime con acqua caraibica. Alla terza non resistiamo, giù la macchina, pochi metri e siamo in acqua. Praticamente quasi a riva ci sono anche degli olivi che offrono gratuitamente la loro ombra, perfetto. Bagno mitico, sarà perché è l’ultimo di questa vacanza? Con pinne e maschera si può vedere un bel fondale di sabbia e roccia e diversi pesci girare lì intorno, un bel mare sano. Facciamo il punto su come organizzare il nostro breve soggiorno ad Atene. La strada per il ritorno ad Argostòli attraversa la zona più lussureggiante di Cefalonia: olivi e cipressi fanno bella mostra tutto intorno. Notiamo un cartello indicatore della cooperativa vinicola “Gentilini”, antica famiglia veneziana. Compriamo qualche bottiglia, per niente a buon mercato, si sa che il vino buono costa, circa 9 euro a bottiglia e, praticamente allo stesso prezzo, lo si può trovare comodamente in paese presso l’enoteca di cui purtroppo non ricordo il nome, gestita da un ragazzo molto in gamba che parla italiana e che vi potrà aiutare nella scelta. Per la cronaca il vino tradizionale prodotto sull’isola si chiama Robola, è bianco da pesce e lo troverete un po’ dappertutto. La sera ceniamo da “Spyros”, defilato rispetto ai locali del lungomare e della piazza, propone solo Kebab, che in Grecia si chiama giros, e spiedini. Le porzioni sono abbondanti accompagnate da pomodori e due birre greche “Alfa”. Totale 22 euro. Consigliato. L’indirizzo è odos (via) Vergoti angolo Devosetou.
Le valige sono pronte, domani si rientra a Kyllini per poi fare il tappone di trasferimento Patrasso-Atene di circa 300 km.

7 Settembre
Prendiamo l’ultimo nescaffè e puntiamo su Poros percorrendo la strada litoranea invece che quella interna, i circa 40 km per raggiungere il porto non sono molti ed il traghetto parte alle 12:30. A dieci chilometri da Skala un segnale indica il monastero di Agios Dionisio, perché non dare un’occhiata? Ci inerpichiamo sulla stradina e fatti pochi metri troviamo subito il monastero ed il suo unico monaco sulla soglia. Non sappiamo se per scelta ma anche lui come il precedente incontrato giorni prima ha l’aspetto trasandato, come se avessero rinunciato all’aspetto esteriore: la blusa nera è strappata sul gomito e qualche rammendo qua e là denota l’aria vissuta. La barba grigia lunga almeno venti centimetri sotto il mento ed il codino di capelli brizzolati ne fanno un personaggio da fotografare, ma sono imbarazzato e non ci provo. Ci invita ad entrare, l’ambiente è fresco e le piccole pareti sono decorate da affreschi con immagini sacre che il monaco, ex marinaio, ci descrive in greco. Ci saluta con un inaspettato “arrivederci Roma”. Scendiamo a Skala giusto per un’occhiata; è una bella cittadina turistica con i soliti locali, negozietti, un bel giardino pubblico ombreggiato da alti pini a ridosso della spiaggia. Riprendiamo la bella strada che costeggia a non più di cinque metri un mare chiarissimo intervallato da spiaggette. Mentre il traghetto lascia il porto di Poros, riflettiamo sulla nostra visita a Cefalonia. Sicuramente adatta a famiglie con bambini, le spiagge sabbiose sono numerose e di facile accesso e spesso attrezzate, ma è adatta anche a turisti più impavidi. Un’isola con un territorio segnato da una natura anche violenta, non a caso è definita “il Giappone della Grecia” data l’attività tellurica che ha segnato profondamente la storia di questa gente. Nel ’53 un terremoto rase al suolo praticamente ogni cosa me se visiterete quest’isola troverete qua e là rovine di vecchie case, ma vedrete anche paesini ordinati ed organizzati pronti a ricevere i vacanzieri. La gente è molto simile a noi anche nel gesticolare, sono gentili e con una vacanza itinerante come la nostra capita spesso di scambiare quattro chiacchere, con gli italiani c’è un feeling particolare. Mentre facciamo queste riflessioni il traghetto arriva a Kyllini. Per raggiungere Patrasso percorriamo uno stradone a doppio senso di marcia e solo perché si paga il pedaggio capiamo di essere in autostrada. Giungiamo senza intoppi alla periferia di Atene. L’hotel “Erechthion”, che abbiamo prenotato, non dovrebbe essere molto lontano, nel quartiere di Thision. Non voglio tediarvi raccontando le due ore occorse per trovarlo tra vie e viette, vi do solo un consiglio, se siete con un vostro mezzo non cercate sistemazioni troppo centrali, sceglietene una comoda non lontana da una via di accesso o di uscita dalla città e …….tanti auguri. La sera ceniamo da “To steki tou Elia” si mangia solo carne alla griglia ed è segnalato dalla guida. Sono le 21:30, è tutto pieno, facciamo un po’ di coda ma alla fine ne è valsa la pena: bella porzione di costine di agnello, braciola di maiale, due insalate di pomodori, anguria, acqua e vino 29 euro.

8 Settembre
Atene è una delle metropoli più grandi d’Europa e ci vorrebbero giorni per visitarla. Per noi la vacanza è praticamente finita ma cerchiamo di ottimizzare l’unica giornata a disposizione. La mattinata la dedichiamo, diciamo così, allo shopping per qualche souvenir di rito. Il quartiere di Monastiraki fa al caso nostro, viuzze stracolme di negozi pieni di chincaglierie varie, pelletteria, ceramiche, stoffe, ori e argenterie. Può essere interessante per gli amanti del genere dare un’occhiata ai rigattieri che qua la fanno da padrone. Dai prezzi di tutta la merce in vendita è evidente che l’euro ha veramente globalizzato tutto. Alcuni articoli artigianali sono sempre stati convenienti, pelletteria e argenteria in primis, ma da quello che vediamo ormai costano come in Italia e forse la qualità è anche inferiore. Nonostante questo troviamo la maniera di spendere qualche decina di euro. Percorriamo anche la Ermou, la via delle grandi firme, che sfocia davanti al palazzo del Governo dove assistiamo al cambio della guardia. Spuntino veloce e via verso l’Acropoli. Seguiamo il consiglio di chi ci ha preceduto, aspettare almeno le 16:00, prima sarebbe un suicidio viste le temperature. Il ticket di ingresso è di 12 euro ed è valido quattro giorni. Dopo quasi quattro ore, ed è il minimo, stravolti rientriamo in albergo, doccia e preparazione valige. La sera ceniamo da Filistron, cibo curato e pietanze mai assaggiate in due settimane: il mastelo, formaggio tipico di Kio alla piastra con sugo, patate con formaggio affumicato fuso e sugo, polpette, vino e acqua. Totale 34 euro. Non è proprio a buon mercato ma siamo su di una terrazza con vista sull’Acropoli illuminata e, per noi, forse perché è l’ultima sera, in quel di Grecia ci viene offerta una magnifica luna piena.

9 Settembre
E’ il giorno della partenza e, come sempre mi succede in questi casi, sento un misto di dispiacere per la partenza e voglia di arrivare a casa. La nostra cartina della città è abbastanza approssimativa, chiediamo indicazioni alla prima persone che transita in auto, è una signora che ci dice di seguirla. Magnifico, in pochi minuti siamo in direzione “aerodromio”. Siamo molto in anticipo, facciamo colazione e riprendiamo la strada, ma di come siamo arrivati alla base militare dell’aviazione ve ne parlerò in un altro momento. Tutto l’anticipo che avevamo ci è servito per non perdere il volo dall’aereoporto Venezelos che distava una cinquantina di chilometri.

I numeri della nostra vacanza
Km percorsi 2386
Costo per noleggio auto per 15 giorni euro 641
Benzina euro 195, costo medio per litro 1,05
Costo biglietto aereo euro 280
Spesa totale per due persone tutto compreso euro 2800,00

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Grecia

 

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Marco

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