di Robinoz – 
Il mio viaggio attraverso la beautiful New Zealand parte da Sydney dove sono stata per 6 mesi a studiare. 
Al termine degli studi decido di partire per vedere un paese che mi ha affascinato moltissimo. Subito dopo la fine dei corsi al college mi sono concessa un periodo di vacanza e sono andata a Melbourne con i miei cugini (se vuoi leggere il racconto di viaggio sull’Australia si chiama “8 mesi Downunder”). Questo mi ha impedito di avere il tempo materiale per organizzare il viaggio e studiare bene come faccio di solito. 

Non trovo nessuno che possa venire con me. Sono sola quindi.
Questi fatti mi hanno portata a scegliere un tipo di viaggio che non avevo mai fatto, ma che è molto popolare in Australia e Nuova Zelanda. Ho scelto un tour organizzato aperto solo a ragazzi dai 18 ai 35 anni. 2 sono i tour operator principali che organizzano questo tipo di viaggi. Uno è Contiki, il più famoso e più costoso e l’altro che ho scelto io è Connections adventures (www.connections1835.com.au) che si è rivelata un’ottima scelta.
Il mio tour dura 15 giorni e si chiama GRAND KIWI, è il più completo.

Si viaggia in pullman, ogni gruppo ha una guida/autista del luogo e un tour leader.
L’itinerario lascia molto tempo libero, ogni giorno hai delle escursioni facoltative, la guida te le illustra e te scegli se farne qualcuna o meno.

La caratteristica di questi viaggi è il basso costo dato da diversi fattori:
– si dorme in camera con altre persone (2 o 3) e quindi i costi sono dimezzati facilmente
– le sistemazioni non sono di lusso, in genere si dorme in hotel/motel/lodge o ostelli. Tutte le sistemazioni nelle quali ho dormito erano comunque decorose, alcune davvero belle.
– i pasti (di solito sono inclusi colazione e cena) sono cucinati dalla guida. Gli ostelli/hotel/motel/lodge dove si dorme concedono in genere una stanza al gruppo per uso mensa. La guida prepara la cena di 3 portate e allestisce il buffet. La cena era sempre abbondante e buona, dipende molto ovviamente dalla guida che capita. C’è sempre un primo caldo come la pasta, una minestra o zuppa ecc, per poi avere carne o pesce, insalate miste, frutta e dolce. Ci si serve e al termine della cena ognuno prende il suo bel piattino di plastica dura, lo svuota e lo pulisce nella tinozze con acqua, detersivi, spugne che ha preparato la guida. Questo ti permette di risparmiare molto.
– Solo poche escursioni sono incluse, questo credo che sia un bene, perché ti lascia + tempo libero e inoltre hai la possibilità di scegliere quello che vuoi fare.
– Il volo lo compri separatamente così ognuno può arrivare e ripartire quando vuole, in genere si lascia qualche notte alla fine del tour per fare altre escursioni e per vedere altri posti

3 APRILE 03: SYDNEY/AUCKLAND
È inizio autunno e inizia a fare un po’ freschino. Prendo la mia valigia e dall’aeroporto internazionale di Sydney mi imbarco per il volo con Air New Zealand.
Sono sei mesi che sto da sola a Sydney, a questo punto posso dire di essere abituata a viaggiare da sola. In effetti inizio ad essere preoccupata perché per la prima volta realizzo che dopo tutti questi mesi di totale libertà adesso mi trovo a dover convivere giorno e notte x 2 settimane con persone mai viste prima…
Non disperiamo, o almeno, non ancora.

Dopo 4 ore di volo con la Air New Zealand sorvolo Auckland ed i miei occhi si riempiono di voglia di vedere e conoscere tutto. È incredibile, la prima cosa che penso è: è tutto meravigliosamente verde e splendente!
Ad Auckland ci sono molti piccoli vulcani sparsi intorno alla città, sono molto suggestivi visti dall’alto.
Prendo una navetta che mi porta dritta all’hotel e mi costa pochi dollari neozelandesi. Durante il tragitto conosco una ragazza tedesca che studia qui e mi ha parlato benissimo della “sua” città. Vuole infatti cercare di ottenere il visto e rimanerci, non vuole + tornare in Germania.
Il tour inizia la mattina seguente e per la prima notte ho preso lo stesso hotel dal quale inizia il tour. Il ritrovo è infatti nella hall dell’hotel la mattina dopo.
L’hotel (President Hotel, molto carino) è in centro, saluto la mia amica tedesca e prendo le chiavi della camera che dividerò con altre 3 ragazze che faranno i tour con me.
Apro la porta preoccupata per chi troverò. Ecco Ingrid, la prima compagna di camera che conosco. È di Sydney (e vai, gioco in casa!) e ci troviamo subito bene. Ha 20 anni, fa la parrucchiera e sembra MOLTO logorroica ed estasiata da tutto quello che è intorno a lei. Mi spiega che è la prima volta che va overseas. Ecco, ora si spiega tutto! Trova incredibilmente eccitante il fatto di essere da sola così lontana da casa (lontana? A 4 ore di volo? Io sono a oltre 24 ore di volo!!!) dove può bere quanto vuole e fare tardi. Mi fa tenerezza questa sua meraviglia per il suo primo viaggio, capisco da subito che è una testa pazza quando le si da il via… Quanto avevo ragione, avevo già capito tutto.
Parliamo un po’ e ci chiediamo come saranno le altre ragazze che stanno per arrivare.
Ecco la seconda: Louise, inglese, ma vive a Sydney da diversi mesi e ci rimarrà per un anno. Già mi trovo in difficoltà, parla ad una velocità supersonica con uno spiccato accento inglese che richiede più attenzione. Ha 30 anni, è un po’ “bossy” come si definisce lei stessa (un pochino comandina!), ma si rivelerà la mia compagna di viaggio preferita alla fine.
Il viaggio è “staccabile”, nel senso che è suddiviso in tanti piccoli tour, di 3/7/12 giorni. Quindi avevamo persone che andavano e venivano, non era un tour unico con un gruppo unico, ma un gruppo che ruotava. Io e Louise abbiamo fatto entrambe il tour + lungo quindi vissuto tutto il viaggio insieme e divertendoci da matte visto che noi eravamo le veterane del gruppo.
Manca la terza componente, ma non sappiamo da dove e quando arriverà quindi decidiamo di andare a visitare la Sky tower che è vicinissima al nostro hotel.


La baia di Auckland al tramonto

La vista è davvero stupenda, siamo al tramonto e le tantissime vele della baia sono davvero suggestive.
È chiamata “City of sails” e adesso capisco perchè.
Andiamo a cercare un posto per la cena, vogliamo spendere poco e siamo un po’ infreddolite.
Decidiamo per un democratico Subway dove prendiamo un panino e da bere.
Ingrid non fa che parlare di quanto è eccitata e felice, Louise è patita del nightlife e vuole trovare a tutti i costi un posto dove ci sia del movimento. Beh, non ci siamo riuscite. Tutto sembra tremendamente tranquillo.
Ok, andiamo a letto… stamani sono partita all’alba e la stanchezza si fa sentire.
Arriviamo in hotel dove incontriamo la 4° ragazza. È Alisa, una californiana di San Diego, biondissima, capelli lunghi, occhi azzurri, sorrisone e uno slang pazzesco. Non poteva che essere californiana. È tutto quello che uno si immaginerebbe quando si dice California. Ci mettiamo a parlare, ha 25 anni, sta facendo l’anno accademico a Brisbane, tra qualche giorno sarà il suo compleanno che festeggeremo in tour.
“La compagnia dell’anello” si è formata, 3 biondissime anglofone contro una italianissima mora. Terrò alta la nostra bandiera.
Andiamo a letto, mi sembra di essere tornata ai tempi della colonia, in camerata a parlare di cavolate…
Basta, io stacco la spina, è troppo faticoso cercare di capire 3 dialetti così diversi che parlano ad una velocità del genere.
Good night fellas

Auckland dalla sky tower

4 aprile 03: AUCKLAND, INIZIO TOUR E BAY OF ISLANDS
Scendiamo nella hall ed è pieno di persone. Individuiamo subito la guida che sta facendo “l’appello”. Si consegnano i voucher e chiede a ognuno da dove veniamo. Quando dico Italy mi dice che è felice perché è molto difficile avere italiani in questi tour. Meglio così!
Saliamo sul pullman che è semipieno, infatti ci sono dei ragazzi che hanno fatto il tour inverso e faranno gli ultimi 3 giorni di tour con noi a Bay of Islands. Tutti sembrano molto affiatati, ridono, scherzano e fanno un casino pazzesco.
Partiamo e subito Sue, la nostra tour leader e la guida/autista Carl (maori) ci danno il benvenuto e ci spiega come funziona. Poi ci chiede di andare al microfono e di presentarsi. Qui ognuno tira fuori il meglio di sé e soprattutto i veterani del gruppo fanno degli show degni di nota. Un ragazzo olandese dice di essere un regista di film porno e sta viaggiando per trovare delle nuove ispirazioni e nuovi soggetti per i suoi film. Inoltre sta cercando “hot girls” per i suoi “hot movies”.
Vediamo dal pullman la zona dove stanno tutti i mega tendoni dell’America s cup e vedo bene anche quella del nostro team.
Lasciamo Auckland e il paesaggio è sempre più verde smeraldo.
Il viaggio è abbastanza lungo, infatti sono più di 200 km. Ma quello che si vede fuori dal finestrino è unico: tantissime pecore che interrompono il verde splendente delle colline, il cielo azzurrissimo con tante nuvolette bianche, sembra di essere in un quadro. Non smetterei mai di guardare queste nuove meraviglie.
Arriviamo a Paihia, piccolo paesino nel cuore di Bay of Islands. Il paesaggio come ci avviciniamo al mare cambia drasticamente. Come giri l’angolo tutto cambia e al posto della collina improvvisamente c’è un mare blu con tante isolette all’orizzonte.
Appena arriviamo al paesino Carl dice che è il suo paese natale e che conosce tutti. Ce ne accorgiamo subito, ogni 2 secondi ci fermiamo perché tutti lo salutano e salgono sul pullman per baciarlo e dire a tutti noi che stasera dobbiamo andare a bere al Pipi Patch, uno dei pochi pub che ci sono qui.
Andiamo al visitor centre dove troviamo moltissime brochure e foto sui posti che andremo a vedere. Abbiamo anche 1 ora di internet gratuita. I ragazzi che lavorano qui sono giovani e molto casual, infatti appena entriamo ci danno il benvenuto con delle urla incredibili. Parlano un inglese davvero curioso, per esempio per dire “fish and chips” dicono qualcosa che assomiglia “fosh and chops”, poi non fanno che dire: “sweet” per dire “bene!” e “cosy bro”. Che ridere che mi fanno…
Andiamo a pranzo in un posto dove fanno appunto del buon “fosh and chops” e io e Louise siamo sulla stessa lunghezza d’onda, il nostro impegno quotidiano è: spendere poco o niente.
Prendiamo infatti delle patatine a mezzo e siccome sono molto abbondanti ce le facciamo bastare per il pranzo, il viaggio è lungo, non voglio spendere soldi inutili. Ho ancora quasi 2 mesi di viaggio davanti a me, infatti una volta tornata a Sydney avrò più di un mese di viaggio in Australia e Malesia con il mio ragazzo che sarebbe arrivato dll’Italia.
Vengo da 6 mesi di una vita come questa a Sydney, dove risparmiare era il mio mestiere. Più risparmiavo e più soldi avrei avuto per viaggiare e i drinks.
Andiamo al nostro primo backpacker, noi 4 abbiamo un miniappartamento molto hippy, ma carino. Siamo davanti al mare, ne approfittiamo subito per metterci il costume e andare sulla spiaggia.
Inizio a fare conoscenza gli altri fellows: siamo davvero da tutto il mondo: 3 ragazze e 2 ragazzi americani di New York city, 2 giapponesi, 1 ragazzo olandese, 2 danesi, 1 ragazzo messicano (Gustavo, ma per gli amici Gus) col quale lego subito perché ama l’Italia e ci sentiamo “simili” essendo “latini”, 3 ragazzi inglesi, diversi australiani, alcuni svizzeri, austriaci, 1 ragazza tedesca, 1 canadese, 1 brasiliana.
Facciamo la prima cena tutti insieme, c’è davvero tanto da mangiare e devo dire che tutto è molto appetitoso. Mi rendo subito conto che questi sono dei mostri, bevono un casino! Infatti comprano a turno dei pacchi di birra (da 12 lattine) e se le scolano tranquillamente in pochi minuti…
Dopo cena andiamo al Pipi Patch bar che si trova nel centro del paesino. L’atmosfera è goliardica, ci danno dei voucher per la birra gratis. Grazie, ma peccato che non mi piaccia la birra.
C’è un artista di strada che fa dei giochi di prestigio e tutti applaudono e lasciano dei soldi.
Finito lo spettacolino iniziano i giochi organizzati dal pub. Una botte con sopra due pint di birra e due palloni per saltarci sopra. Due volontari devono partire al via e raggiungere saltellando la botte, bere la birra senza soste il più velocemente possibile e tornare indietro. Chi arriva per primo vince… un’altra birra! Non sto a dire quanti volontari c’erano e quanti hanno accusato il colpo dopo qualche giro.
Io e Alisa (le + calme delle 4 room mates) ce ne torniamo all’hotel mentre gli altri cantano a squarciagola per le strade continuando a bere. Dopo qualche giorno abbiamo saputo la verità su quella notte che ha visto molte scintille e molti tradimenti da parte di chi si era lasciato i fidanzati a casa…

5 APRILE: BAY OF ISLANDS, CROCIERA IN BARCA A VELA
L’escursione che ho prenotato oggi è un giro in barca vela tra le isole. Alcuni di noi accusano il colpo di ieri sera, non io e Alisa che siamo andate a letto da brave bambine dopo 2 bicchieri di vino.
Vediamo dei delfini in lontananza, ci fermiamo per fare il bagno e ci offrono tè e pasticcini. Scendiamo su un’isoletta, fa un po’ freddino, ma cerco di resistere.
Ritorniamo in barca dove è pronto il pranzo con stuzzichini, pollo e insalata. Ripartiamo e ci fanno aiutare a spiegare le vele e a tenere il timone. Io Louise e un altro ragazzo andiamo a sederci sulla rete che sta a prua, quando il mare è più mosso rischiamo di bagnarci, ma è divertente.
Al rientro ci fermiamo a Russel che è un paesino (1000 abitanti) molto grazioso davanti alla baia. Andiamo a vedere una chiesina , Christ Church del 1847, che è la più antica chiesa di tutta la NZ.
Vedo un cartello particolare che indica un ristorante che si chiama “Bordello” e lo trovo molto curioso. Leggo infatti nella mia preziosa guida della Lonely Planet che Russel è stata per molto tempo il rifugio di molti marinai, balenieri, ubriaconi e prostitute. Darwin la definì “the refuse of society”. Ecco tutto spiegato… e pensare che adesso è un posto così romantico. Assistiamo anche ai festeggiamenti di un matrimonio.
Torniamo a Paihia e ci riposiamo in hotel fino all’ora di cena. Anche stasera “big night out”. Andiamo in centro e scegliamo un pub al chiuso perchè fuori fa molto freddo. C’è il Karaoke… e vai tutti a cantare. Naturalmente tutti vogliono cantare perché chi canta ha 1 bevuta e chi vince, vince 50 dollari di bevute. Ovvio, tutto ruota intorno ai drinks.
Ci siamo divertiti da morire soprattutto perché a differenza della prima serata non erano tutti briachi mezzi.
Louise e Barclay al karaoke

Ricky, il ragazzo giapponese vince il karaoke e ci offre da bere uno shooter.
Sotto la pioggia incessante siamo tornati in hotel zuppi cantando per la strada. È ora di andare a letto… neanche per idea, infatti viene organizzato un party in camera di alcuni ragazzi e ci facciamo altre risate. Ingrid taglia i capelli a tutti i ragazzi, da tenere conto che era ubriaca e che non avendo gli strumenti adatti utilizzava delle “cesoie” alquanto improbabili.

Sono le 5. è stato bello, ci siamo divertiti, but my dear fellas, I need some sleep.

Ricky, io, Glenn, Louise, Dwaine, Tina, Ingrid, Barclay

6 APRILE 03: BAY OF ISLANDS, AUCKLAND
Viaggio di ritorno per Auckland dove una parte del gruppo finirà il tour e altre new entries si aggiungeranno.
La mattina è a disposizione per altre escursioni, noi decidiamo di dormire per recuperare. Attraversiamo altri posti bellissimi, ogni tanto ci fermiamo per uno shot (foto veloce) e eccoci di nuovo ad Auckland. Io e Ingrid andiamo a visitare dei mercatini molto carini vicino al centro e poi andiamo a cena in una pizzeria con Alisa. Dopo ci troviamo con i nostri amici e andiamo in un pub “The Globe” dove giochiamo a biliardo e assistiamo ad una gara di rane. Anche qui chi vince beve.

7 APRILE 03: AUCKLAND, ROTORUA
Abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio a malincuore, avevamo legato moltissimo con loro, è strano pensare che non rivedrò mai più nessuno di loro.
Si aggiungono altre persone al tour, 3 ragazze svizzere vengono immediatamente classificate come antipatiche e asociali. Si rivelerà un giudizio anche troppo positivo in confronto a quello che erano veramente.
Durante il tragitto ci fermiamo alle grotte di Waitomo Caves. Alcuni le visitano, io e Louise decidiamo di riposarci e non spendere soldi. Tutti parlano di alcuni insetti meravigliosi all’interno delle grotte e mi convincono quasi ad andare a visitarle, poi capisco che questi famosi glow worms non sono che lucciole che vedo a centinaia intorno a casa mia a Siena… convinco Louise a non andare, invitandola a casa mia per vedere ‘sti glow worms senza bisogno di andare nella grotta e pagare.
È una bellissima campagna quella circostante, facciamo un giro, poi vediamo un ostello molto carino. Entriamo dentro per vedere com’è, scarichiamo la posta da internet ai pc a pagamento. Vediamo due divani in una stanza deserta… rimettiamo la sveglia e ce la dormiamo per 1 ora e mezza!
Al risveglio andiamo ad una fattoria che ci aveva indicato Sue per vedere il “Angora Rabbit Shearing” cioè delle simpatiche signore facevano vedere come tosavano i conigli per farne l’angora. Questi conigli sono sofficissimi e bianchi, morirebbero se non venissero tosati ogni tanto. Legano le zampine con una corda collegata a dei fermi e poi “allungano” e stendono il coniglio che è impaurito, poverino. Con una macchinetta li tosano ben bene e la lana è davvero di ottima qualità.
Hanno anche il negozio con molti capi di abbigliamento.
Dopo pranzo è ora di partire per Rotorua.
Arriviamo a Rotorua, paesino termale. Ci sono moltissimi geyser e c’è un odore abbastanza forte di uovo marcio, ma dopo poco ci si abitua. Dormiamo in un lodge molto carino, si chiama Kiwi Paka (YHA) ma non è in centro. Non che a Rotorua ci sia un grande movimento… www.kiwipaka-yha.co.nz
Facciamo cena, festeggiamo il compleanno di Alisa (alcuni dei ragazzi hanno rubato un cartello stradale dove c’era scritto 25 come regalo x i suoi 25 anni!). Serata rilassante nel locale interno al lodge. Mi pare che manchi qualcosa… in effetti è la prima sera dall’inizio del tour che Louise non è ubriaca. Mi complimento con lei che mi promette che cercherà di essere più brava.

8 APRILE 03: ROTORUA
Stamani abbiamo un’escursione inclusa nel prezzo, si tratta della visita ad un villaggio Maori, il Whakarewarewa Maori Village. Il simpatico maori che ci accoglie ci insegna a pronunciare bene il nome del villaggio. Visitiamo questo posto che sembra il mondo delle favole. Tante casine di legno, tutte piccole e graziose, geyser sparsi qua e là, laghetti dove immergono le pannocchie per farle cuocere, delle buche in terra dove mettono il pollo che cuoce naturalmente senza bisogno di aggiungere il sale.
Ci fa anche vedere come ricavano la fibra dalle piante per farci gonnellini, ma anche corde. Questa, ci dicono è la fibra più resistente del mondo e la ricavano dalle foglie sgusciandole con una conchiglia. Perché non un coltello? Perché la conchiglia migliora dopo ogni volta che viene usata, il coltello va affilato e si rovina con l’uso.
Al termine del giro andiamo in un teatrino dove ci sarà uno spettacolino per noi. Iniziano a cantare, ballare, ci sono anche tanti bambini che sono bravissimi. Poi la famosa danza Hakka che i guerrieri usavano per spaventare i nemici. Invitano alcuni di noi sul palco per insegnare loro come battere forte sul petto e cantare.

Spettacolo Maori

Al termine andiamo a fare pranzo al Maori Village. Mangiamo il pollo e la pannocchia che avevamo visto cuocere prima accompagnati da salse, insalate e anche dolci e frutta.
Ce ne andiamo a malincuore, l’impressione che mi hanno dato i Maori è quella di un popolo davvero ospitale e cordiale.
Torniamo in centro a Rotorua dove io, Ingrid e Louise abbiamo prenotato per andare in piscina. Qui ci sono delle vasche naturali dove puoi fare il bagno. Sono all’aperto, all’ingresso di ogni vasca c’è la temperatura dell’acqua che supera anche i 40 gradi!
È una bellissima giornata, anche se fa freddo è bellissimo stare nell’acqua calda e godersi quest’aria fresca di inizio autunno.
Alle 5 abbiamo appuntamento con gli altri perché incluso nel prezzo abbiamo due giri in “luge” che sarebbe una specie di go-kart ma senza motore. Il percorso è in discesa e l’unica cosa che devi fare e cercare di controllare la velocità frenando.
Si sale sulla cima della collina con una specie di ovovia e poi si prende questo luge che arriva alla base. Ci divertiamo un mondo, naturalmente c’è chi esagera e Paul va all’ospedale accompagnato dalla sua fidanzata. Ha sbattuto la testa ed è intontito, niente di grave, ma deve stare a riposo per qualche giorno. Questo significa che non può proseguire il viaggio con noi. Si riposerà per 2 e 3 giorni e poi ci raggiungerà insieme alla sua ragazza Anya nell’isola del Sud, prendendo un volo interno, invece che fare tutto col pullman.
Stasera cena libera. Io e Louise mangiamo dei crakers in camera per risparmiare. Facciamo il giro dei pub e poi torniamo al lodge dove c’è la piscina di acqua calda all’aperto e facciamo un bel bagno.

09 APRILE 03: ROTORUA, WELLINGTON
Oggi abbiamo un viaggio abbastanza lungo davanti a noi. Partiamo presto, iniziamo il lungo tragitto verso Wellington. Sul pullman si ride, si scherza, guardiamo dei film e soprattutto ci accaniamo contro le 3 ragazze svizzere che sono davvero insopportabili e maleducate. Iniziano degli inciuci mostruosi. A quello gli piace lei, ma lei dice che gli piace un altro che però sta con un’altra e così via. Io mi diverto da morire a sparlare di queste faccende e vengo soprannominata “the gossip queen”.
È l’ultimo giorno che alcuni dei ragazzi con i quali abbiamo legato di più saranno in tour con noi. Tutti i ragazzi di New York se ne andranno, anche Ingrid e Alicia fanno solo l’isola Nord e terminano il tour. Io e Louise rimarremo sole e parliamo spesso di chi vorremmo in camera con noi per il resto del viaggio. Sue, la nostra tour leader ci considera le veterane del gruppo e abbiamo legato molto con lei e la guida Carl. Per questo Sue ci dava sempre le camere migliori conoscendo bene gli alloggi.
Decidiamo che Barclay e Anton potrebbero essere ospitati, ma io sono un po’ scettica, sia perché sono 2 ragazzi e mi rompe averli in camera senza poter fare i miei comodi, sia perché Barclay ha un respiro molto pesante persino quando parla. Mi immagino la notte che concerti…
Per fortuna Sue ci ha lasciato da sole per qualche notte! Mitica!
Ci fermiamo per fare delle foto al Lake Taupo che è il lago più grande della Nuova Zelanda.
Il paesaggio è davvero “stunning” da lasciare senza parole.
Arriviamo a Wellington per la “big night” con gli amici newyorkesi. Prima visitiamo i Botanic Gardens che sono carini, ma niente di speciale. Cena libera. Io e Louise ancora per risparmiare scegliamo una frugale cena da consumare in camera.
Raggiungiamo i nostri amici nel centro della città e ci rendiamo conto che Wellington è una città abbastanza noiosa e calma. Scegliamo un pub, ma sebbene sia vuoto non ci fanno entrare perché alcuni di noi non hanno il passaporto. Siamo un po’ scocciati, qualcuno non dimostra 18 anni e senza passaporto non c’è modo di passare. Scegliamo un altro pub dove ci fanno entrare senza problema. Giochiamo a biliardo e tutti bevono, bevono, bevono.
Cambiamo pub e andiamo in una specie di pub/disco. La serata è molto divertente, tutti bevono da morire, non so come andrà a finire.

Stephanie, Anton, Rebby, io, Barclay, Tina, Louise, Paul, Brooke, Allison al disco pub

Ingrid spende tutto quello che ha, ma è talmente ubriaca che non se ne rende conto. Torniamo in hotel e visto che la serata era partita bene invitiamo tutti in camera nostra. La nottata brava continua con litri di birra, vodka e quant’altro. La nostra camera è distrutta, c’è chi urla, chi salta sui letti, chi fa a botte con in cuscini, chi versa da bere ovunque, chi chiude persone nel bagno… Louise ha una magnifica idea. Andare a svegliare le ragazze svizzere. È presto fatto, esce come una furia dalla camera e si mette ad urlare per il corridoio “brutte XXX svegliatevi” inizia a prendere la porta a pugni e queste escono in camicia da notte. Le facciamo bere tra il sonno e chiediamo spudoratamente di andare a prendere quello che hanno in camera da bere per dividerlo con tutti. 2 bottiglie di vodka. Bene, ora che ce le abbiamo e ce le stiamo scolando i più cattivi iniziano a far loro delle domande molto dirette: perché siete così xxx? (parolacce non riportabili) Ma chi vi ha chiesto di venire in questo tour? Ecc. quando hanno capito perché sono state svegliate se ne sono tornate meste in camera.
Una volta sgombrata la camera dagli ultimi cadaveri, devo cercare di zittare Louise che non smette di parlare e di cantare. La lascio parlare e mi addormento.

10 APRILE 03: WELLINGTON, PICTON, NELSON
Oggi altro spostamento molto lungo. Abbiamo tempo per andare a visitare Wellington. Noi ci incontriamo con i ragazzi che finiscono il tour e facciamo colazione tutti insieme in un bar. Ingrid la sera prima è sparita, stamani abbiamo saputo che qualcuno di noi che è rimasto in discoteca fino a tardi l’ha caricata a peso su taxi, pagato e detto all’autista di portarla nella sua camera dell’hotel… lei è partita stamani presto da Wellington.
Salutiamo i nostri amici e proseguiamo con i nuovi arrivati.
Lasciamo Wellington, prima vediamo la città dall’alto dalla collina. Qui termina il tour dell’isola del Nord, siamo all’estremità più meridionale dell’isola del Sud.
Per raggiungere l’isola del sud dobbiamo prendere il traghetto e lo spostamento dura circa 3 ore.
Nel frattempo si sono instaurati dei rapporti molto forti tra alcuni noi. Io e Louise siamo sempre insieme, lei mi chiama “bella” e io la chiamo “mumy” perché è più grande di me e continua ad essere un po’ comandina. Abbiamo anche saputo che Carl, il nostro autista, fa questo lavoro da 10 anni ed è un vero playboy. In ogni città che andiamo ha delle ex fidanzate e figli… Ha molto successo con le ragazze dei tour che accompagna, io non capisco cosa ci trovino in lui… questa cosa mi sembra molto inquietante, ma non farò altri commenti.

Sue ci spiega che faremo un gioco che durerà per qualche giorno. Ci consegna delle carte da gioco e chi trova l’asso di picche è l’assassino. Chi invece ha l’asso di cuori è l’ispettore che deve scovare l’assassino. L’assassino tramite telefonate anonime, bigliettini o messaggi di ogni genere ordina alle persone di inscenare una morte (ad esempio: morirai domani durante la cena, strozzandoti col cibo, oppure durante una foto di gruppo durante la quale morirai dal troppo ridere) queste cose andavano fatte in presenza di persone extra gruppo, cioè in luoghi pubblici.
Se l’assassino riesce ad uccidere tutti vince, se invece l’ispettore indovina chi è l’assassino vince lui. Il premio andrà ad uno di loro due e anche a chi farà la scena più divertente.
Io non sono l’assassino e questo mi consola così non dovrò pensare a organizzare tutto.
Il passaggio in nave è piuttosto noioso. L’argomento principale è il gioco, ci aspettiamo da un momento all’altro l’arrivo di una lettera o un messaggio all’altoparlante.
Si iniziano ad intravedere le montagne dell’isola del Sud. Sembrano fiordi, c’è una luce che crea un’atmosfera quasi mistica.

Eccoci a Picton da dove proseguiamo subito per Nelson. L’hotel è carino, si chiama Aloha Lodge, in stile orientale, a 2 km dal centro, davanti al mare. (19 Beach Rd, Tahunanui, Nelson Tel. 03 546 4000)
Io e Louise siamo in camera con Rachel (australiana) e un’altra Rachel (inglese) e ci troviamo subito bene. La nostra camera grazie a Sue, è una suite. Abbiamo il bagno con la vasca idromassaggio e la sauna. C’è anche la cucina.

La cena è a base di pizza. Dopo cena rimaniamo abbastanza tranquilli perché domattina sarà il grande giorno: in molti abbiamo scelto skydiving, cioè di buttarsi dal paracadute. Dobbiamo essere sobri e ben svegli.

11 APRILE 03: NELSON
Sono eccitata all’idea di buttarmi giù da 13000 piedi…
A colazione Paul chiede a Barclay di fare braccio di ferro con lui ed improvvisamente inizia ad urlare e si catapulta sul tavolo apparecchiato buttando in terra tutto e cadendo dal tavolo. Paul è morto… l’assassino l’ha ucciso. È la prima vittima. Che ridere.

Vengono a prenderci con un furgoncino e arriviamo alla base. Ci spiegano come funziona, cosa dobbiamo e non dobbiamo fare. Ci fanno mettere la tuta, occhiali, cappello ecc. Conosco Peter, l’istruttore con il quale mi butterò giù. Infatti non avendo il brevetto ti puoi buttare con un istruttore, si chiama tandem skydive. Sono eccitata, non impaurita. C’è chi si fa prendere dal panico, io e Louise scherziamo felici di buttarci insieme.
Arriva l’aereo e saliamo su. Io sono la prima a salire, questo significa che sarò l’ultima a saltare, preferisco tanto non ho paura e posso aspettare e vedere gli altri saltare.
Si inizia a salire e l’adrenalina è alle stelle. Peter mi dice di mettermi a sedere sopra di lui e ci agganciamo. Lui mi darà la spinta e mi starà dietro a mo’ di zaino.
Io e Louise ci guardiamo e ridiamo di brutto, forse per il nervosismo. Paul si butta, poi Louise. Tocca a Brooke. È accanto a me, inizia a piangere e implora l’istruttore di non buttarsi. Lui si avvicina al bordo e le dice che ha pagato e ora si butterà! Infatti volano giù.
Tocca a me. Ci avviciniamo al bordo, le gambe sono già penzoloni. Guardiamo verso la macchina fotografica e ci scattiamo delle foto, i sono troppo contenta. Guardo il vuoto sotto di me, mi sembra incredibile di essere così in alto.

Io e Peter prima del grande salto!

Mi da una spinta e saltiamo giù. I primi secondi non capisco niente, l’aria è talmente forte che mi tappa le orecchie e il naso e non mi fa respirare. Cerco di portarmi la mano al naso per riuscire a respirare. Non è facile perché l’impatto è fortissimo. Peter mi fa un cenno, vuol dire che sta aprendo il paracadute e ci sarà uno scossone. Appena apre il paracadute e scendiamo più lentamente mi accorgo di quanto è bello il mare visto da lassù. Lui mi spiega tutto quello che si vede. Sembra di volare, non vorrei scendere più. Piano piano scendiamo giù e cerco di assaporare ogni attimo che mi rimane. Mi spiega che devo piegare le gambe quando me lo dice e poi metterle giù e appena tocchiamo terra correre per qualche secondo. Sono concentrata per fare quello che mi dice, ma quando arrivo al momento sento tutti i miei amici che sono al di là dalla staccionata che urlano e mi chiamano. Non ci capisco più niente, sbaglio e cadiamo in terra. Bell’atterraggio… compliments!
Tutti mi vengono in contro, non smettiamo di parlare di quanto ci siamo divertiti e di quanto è stato bello. Anche Brooke è felice che l’istruttore l’abbia costretta.
Il pomeriggio passa con una passeggiata a Nelson.

Paul, io, Louise e Brooke dopo il salto

L’argomento principale è sempre quello, l’adrenalina non scende.

Durante la cena c’è un’atmosfera goliardica, ci riempiamo i bicchieri a vicenda. Io e Louise abbiamo comprato un cartone da 5 litri di vino a metà e ce la scoliamo piano piano. Dopo cena inizia un gioco stupido tipo il nostro cucuzzaro. Chi sbaglia beve. Fuzzy duck… Ducky Fuz… Fucking Daz… cavolo ho sbagliato! Già annebbiata dal vino bevuto non riesco a seguire il gioco e bevo sempre di più. Prendiamo un taxi per il centro di Nelson dove andiamo in un pub, ognuno paga un giro di bevute, balliamo sui tavoli e siamo alle stelle… come si dice: dalle stelle alle stalle, infatti tutto quello che ricordo è che qualcuno mi ha portato in braccio in camera.

12 APRILE 03: NELSON, KAIKORUA

Louise mi sveglia, dicendomi che è l’ora di partire. Mi gira la testa e ho una forte nausea. Sono vestita, ho sempre le scarpe. Cerco di alzarmi, vado in bagno e scendo le scale. Sul pullman credo di morire. Non vedo l’ora di scendere, mi riprometto di non bere più così tanto, non avrei dovuto arrivare a quel punto.
Piano piano mi passa con Louise che mi fa da infermiera.
Siamo nella Malborough region, zona famosa per i vini. Ci fermiamo alla casa vinicola Montana, è immersa nella campagna e c’è un bel giardino. È possibile fare delle degustazioni di vino (lungi da me…) o prendere qualcosa al bar che ci viene servito in giardino. Direi che un tè può andare bene per stamani.
Arriviamo in tarda mattinata nella cittadina di Kaikorua. Molti hanno prenotato un’escursione per vedere le balene. Io e Louise ci asteniamo e facciamo una passeggiata con Barclay e Anton. Facciamo un pranzo in un locale molto carino e nel primo pomeriggio ripartiamo alla volta di Christchurch. Ci sistemiamo al Cathedral camelot Hotel (www.thecamelot.co.nz) è molto carino e soprattutto centralissimo. Stasera la cena non è inclusa, molti vanno a cena fuori. Io e Rachel andiamo a fare un giro per cercare qualcosa di cheap. Ci troviamo con gli altri, nessuno ha voglia di andare in giro, siamo tutti distrutti dalla serata precedente. Decidiamo allora di fare una “girly night” e sparliamo di tutti e tutto in camera. Facciamo la classifica (come alle medie) dei ragazzi del tour ed arriviamo alla conclusione che non ce n’è uno decente (almeno per la maggior parte di noi) non sapendo che la mattina dopo…
Domani ci saranno delle new entries, speriamo non siano altre 3 svizzere come quelle che vorremmo svendere tanto volentieri.

13 APRILE 03: CHRISTCHURCH, FOX GLACIER
Finalmente sono riposata e il mio umore è tornato ad essere quello di sempre. Dopo colazione saliamo sul pullman e conosciamo i nuovi arrivati. Sorpresa! Tra di loro c’è una ragazza aborigena che sembra molto simpatica e 3 ragazzi americani MOLTO carini che sembrano usciti da un telefilm americano tipo “Beverly Hills”. Io non sono interessata, il mio ragazzo arriverà tra 10 giorni a Sydney, non lo vedo da 7 mesi… Io, Louise e le due Rachel appena ci vediamo ci guardiamo dicendo che dobbiamo aggiornare la lista fatta ieri sera!

Ci stiamo dirigendo verso il ghiacciao Fox, passando per la cittadina di Hokitika, famosa per la lavorazione della giada. Ci sono infatti molti negozi che vendono ciondoli, pietre grezze e tante altre cose. Io non posso comprare niente, il mio budget è ristrettissimo.
Faccio pranzo con una delle due Rachel e parliamo del fatto preoccupante che l’altra Rachel ha perso la testa per Anton e lui invece ha dichiarato di aver perso la testa per l’altra Rachel!
Arriviamo a Fox Galcier. Fa molto freddo, siamo in montagna.
Il nostro lodge (Fox Glacier Inn) fa abbastanza schifo, è la sistemazione più brutta che abbiamo avuto fino ad ora.
È ora di cena che sarà servita al ristorante del lodge. È una cena molto buona, a buffet con tanta carne e pesce, pasta e tanti dolci. Che bello! Il ristorante ha ripagato la camera brutta.
Questo è un posto per backpackers, infatti c’è anche una taverna dove beviamo qualcosa e giochiamo a biliardo.

14 APRILE 03: FOX GLACIER
Stamani sveglia presto perché ho l’escursione al ghiacciaio. Io faccio la camminata alla base del ghiacciaio, ma la più bella escursione da fare qui è sicuramente quella con l’elicottero che sorvola il ghiacciaio e poi atterra per fare le foto. Io sono a ristretto e non posso spendere 200 dollari per questa cosa.
La camminata è molto piacevole all’inizio, ma quando si arriva al ghiaccio diventa molto freddo. Ci fanno legare ben saldi della specie di sottoscarpe con gli spunzoni per non scivolare. La vista è molto bella, alcuni passaggi sono un po’ difficili e stretti. Bisogna stare attenti perché è facile scivolare e farsi male. Chiedo aiuto alla guida che è in pantaloncini corti. Sebbene sia ben vestita, ho un freddo da morire e non ce la faccio, sono tutta intirizzita. Il tipo che è bello atletico mi da la sua giacca, io non la voglio perché non voglio che stia male. Mi convince a prenderla, lui sta bene così, è abituato.
Mano a mano che scendiamo inizio a stare meglio, la temperatura si alza e mi sento salva. Ringrazio infinitamente “my hero” e torniamo al lodge.
Partiamo per la tappa più ambita del viaggio: Queenstown. È una città molto vivace e giovane, piena di divertimenti, locali e possibilità di fare sport estremi. Infatti il bungy jumping è nato proprio qui.
Il paesaggio che si ammira in questa parte di Nuova Zelanda è davvero il più affascinante e imponente mai visto. Forse è perché ci avviciniamo a Queenstown verso il tramonto, ma ci fermiamo ad un lookout per fare delle foto e sembrava uno scenario di un film. Meraviglioso, vivo, accesso, oggettivamente stupendo.
Arriviamo a Queenstown, il nostro hotel è il Rydges proprio sul lago. Questo posto è davvero stupendo. Le nostre camere sono dietro all’entrata principale, credo che l’hotel sia diviso in due parti, quelle nuove e + lussuose e quelle che lasciano ai backpackers più vecchie. La nostra camera infatti non è niente di che. È molto piccola e ci sono 2 letti a castello. Dobbiamo fare le manovre per metterci a letto!
Scendiamo per la cena e l’atmosfera è più goliardica del solito. Sicuramente questo è dato dalla presenza dei 3 belloni americani. Tutte le ragazze (Louise prima su tutte) fanno di tutto per farsi vedere e rimanere simpatiche. Questa cosa mi pare abbastanza patetica e mi unisco ai ragazzi che parlano (ovviamente) male di questi 3 fusti arrivati dal niente e subito al centro dell’attenzione. C’è una simpatica taverna con l’idromassaggio esterno riscaldato e il bar da i drinks ad 1 solo dollaro fino alle 19. Dopo cena usciamo e andiamo (mio malgrado) al Hard Rock Cafe dove c’è una serata karaoke. Itu, la ragazza aborigena vince. Ha anche inciso un disco, è davvero brava, ha una voce fantastica.
Beviam beviam beviam e Louise ancora per una volta è andata… non fa che dire scemenze davanti ai 3 poverelli americani che sono tartassati da tutte. Cambiamo pub, andiamo in uno molto più carino e con musica rock, si chiama The World. Ci divertiamo un sacco a prendere in giro le pulselle che sbavano dietro a quei 3. Intanto tutti ci provano con tutti, sono scene davvero memorabili. Le tre svizzere non perdono tempo, spariscono con dei ragazzi in men che non si dica. Sue, la capogruppo mi dice che le piace avere nel gruppo delle persone che come me abbiano la testa sulle spalle e non si buttino via appena hanno l’occasione. La ringrazio, le spiego che non è un sacrificio, io sono così di mio, mi rimarrebbe faticoso e molto strano dover fare come fa la maggior parte della gente nel gruppo.
Louise mi presenta a tutto il locale con molta fierezza.
Io me ne vado in hotel e dopo poco la mia camera viene assalita da Louise e altre 10 persone che si mettono a cantare e ballare. Louise non fa che dirmi che sono la “best room mate, ever!” e mi canta la sigla del telefilm australiano “Neighbours”.
Mi tira giù dal letto e mi porta in un’altra camera per fare baldoria. Non ne posso veramente più, lascio la mia room mate con il suo tasso alcolico alle stelle e mi chiudo in camera con le altre 2 Rachel.

15 APRILE 03: QUEENSTOWN
Quando ci alziamo Louise è appena andata a letto, noi ci vestiamo per andare a fare colazione e poi in centro. La cittadina è davvero carina, ci sono tanti negozi e il lago è davvero bello, soprattutto in questa stagione. Le foglie cadono dagli alberi e rendono il giardino intorno giallo splendente.
Non facciamo niente di particolare, ci riposiamo facendo camminate e un po’ di shopping.
Stasera io, Brooke e altre persone abbiamo deciso di non uscire e di farci un bel bagno nell’idromassaggio. Domani infatti andremo al fiordo di Milford Sound e abbiamo la sveglia all’alba.
Louise ed io a Queenstown

Ci servono i cocktail in piscina, ci rilassiamo e poi andiamo a letto.
Louise è uscita e ogni tanto la notte fa irruzione in camera per cantare e svegliarci.

16 APRILE 03: MILFORD SOUND
Stamani sveglia prestissimo e partenza per Milford Sound. Il viaggio è lungo, dobbiamo stare in pullman per 4 ore. Louise non è andata a letto perché hanno fatto baldoria e i nottambuli si sono portati i cuscini dietro per recuperare in pullman.
Ci fermiamo a Mirror Lake, un lago dove si specchiano le montagne. È davvero bello e ne approfitto per riprendere con la mia telecamera che è ormai diventata parte di me.
Arriviamo a Milford Sound, saliamo sul traghetto e inizia la crociera. Il posto è a dir poco stupefacente, ma il tempo non è un gran chè. Ho letto che è abbastanza normale per questa zona, c’è sempre nebbia, è davvero difficile trovare il sole.
Quando saliamo sul ponte non riusciamo neanche a stare in piedi tanto è forte il vento. Inizia anche a piovere, ma il posto è davvero unico, sembra di essere nel Signore del Anelli. Mi aspetto da un momento all’altro che salti fuori Mr Frodo con la barchetta e Sam dietro.
Finita la crociera si riparte per Queenstown, ci spariamo il Signore degli Anelli, tanto il viaggio è lungo.
Al ritorno facciamo una strada meravigliosa. Passiamo tra due laghi, è il tramonto ed il paesaggio è davvero incredibile. Naturalmente riprendo tutto con al mia telecamera.
Facciamo cena in hotel e poi usciamo per l’ultima serata mondana.
Andiamo in un locale in centro dove si balla e fanno dei cocktail veramente buoni.
Sono sfinita e vado a letto. Stasera Louise è più calma, forse ha accusato il colpo di ieri sera.

17 APRILE 03: QUEENSTOWN, LAKE OHAU
Stamani ci svegliamo tardi e andiamo a fare colazione in un locale multietnico in centro. Si chiama Vudu ed è molto funky. Buonissimo e molto particolare.
Partiamo per Lake Ohau. Arriviamo in tardo pomeriggio all’hotel. Siamo in un lodge davanti a Mount Cook, davanti al lago. C’è solo il nostro lodge, siamo circondati dal niente. È bellissimo. Il lodge è in stile montano, me lo immagino in inverno con la neve…
Stasera non è Sue a cucinare, ma il ristorante del lodge ha organizzato per noi un buffet molto vario. La cena è buonissima e dopo ci spaparaziamo sui divani davanti al camino acceso.
Giochiamo a ping pong e infine andiamo a nanna. Per certi aspetti questo hotel fa un po’ paura. Intorno c’è solo buio pesto, tanti alberi e il lago.

18 APRILE 03: LAKE OHAU, CHRISTCHURCH
Stamani andiamo a fare una passeggiata lungo lago, non c’è nebbia stamani ed è veramente bello. Dopo un’abbondante colazione partiamo per Christchurch. Durante il tragitto ci fermiamo al Lago Pukaki e al Lago Tekapo. In tarda serata eccoci a Christchurch. Il tour è finito, ma abbiamo quasi tutti prenotato una camera nell’hotel dove siamo stati pochi giorni fa. Arriviamo abbastanza presto e ho tempo per fare un giro a Christchurch. Vado al parco, visito la cattedrale che è di fronte al nostro hotel e faccio un po’ di giri per questa città che sembra molto calma e ha un aspetto molto inglese.
La cena è libera, qualcuno va a cena fuori, io voglio risparmiare e prendo qualcosa ad un take-away.
Raggiungo il gruppo in un pub. C’è una partita di rugby, giocano gli All Blacks, tutti vanno matti per questo sport.
Passiamo una serata brava in un locale dove balliamo e beviamo. Louise è felice, spensierata e ubriaca come sempre. Sta tampinando di brutto uno dei ragazzi americani.
Barclay ed io al pub

Dopo un po’ che balliamo lui mi fa dei discorsi strani e cerco di metterlo a tacere per non fare dispiacere a Louise. è mezzanotte, il locale chiude per 1 ora per motivi religiosi. Infatti è il giorno precedente alla Pasqua. Non capisco però che senso ha chiudere per 1 ora. Andiamo in hotel dove facciamo 2 chiacchere e poi torniamo al pub che è riaperto come se niente fosse. Il tipo americano continua con le sue avances e Louise mi guarda con aria sconsolata.
Il mio amico australiano mi chiede: “Will you give him a chance?” alla mia risposta: “No way, mate” Louise si rià e mi dice che lo porta via così se lo circuisce lei. Paul l’Australiano mi dice: “you are a good girl Roberta”. Thanks mate.
Iniziamo a salutarci. Infatti qualcuno rimarrà ancora qualche giorno a Christchurch, ma la maggior parte partirà la mattina seguente. Io ho l’aereo alle 7 di mattina, quindi alle 5 devo essere in aeroporto.
È davvero triste salutarsi. Forse non li rivedrò mai più. Io e Louise ci salutiamo come se avessimo conquistato insieme la vetta dell’Everest. Siamo state benissimo insieme, mi chiede scusa per tutte le sere che è stata ubriaca e che ha fatto casino. Se ne va con altre persone e dopo aver salutato tutti me ne vado con un una ragazza tedesca in hotel. Mi rimane 1 ora per dormire. Decido di andare a letto vestita da viaggio. Tutto è pronto, appena suona la sveglia parto.

19 APRILE 03: VOLO PER SYDNEY
Alle 4.50 suona la sveglia e vado alla reception per aspettare la navetta che ho prenotato. L’aeroporto è deserto. Chiamo a casa del mio ragazzo per dirgli che sto per partire e faccio uno squillo anche ai miei genitori.


Quando decolliamo mi viene da piangere. Era una vacanza che avevo preso alla leggera, non pensavo di trovare tanta bellezza e tanti amici. Sono felice di aver scelto questo viaggio, anche se diverso in tutto e per tutto da quelli che ho sempre fatto.
Tornerò in New Zealand, sicuramente lo farò in modo indipendente, ma non dimenticherò questo viaggio e i miei good fellows…

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Nuova Zelanda

 

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Marco

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