di Fabio Santin –
La catena dell’Annapurna si trova al centro dell’Himalaia nepalese racchiusa dai corsi del Marsyandi e del Kali Gandaki,
Questo circuito consente nei suoi 330 km di sviluppo, di effettuare il giro completo della catena dell’Annapurna ed offre paesaggi e natura molto simili a quelli del vicino Tibet, a quote comprese fra gli 820 m. di Besi Sahar da dove inizia l’itinerario ed i 5415 m. del passo di Thorung La, il punto più alto toccato dal percorso.
La catena dell’Annapurna, è composta a sua volta da più cime (in ordine di veduta):
-Annapurna II
-Anapurna IV
-Gangapurna
-Annapurna III
-Annapurna I la più alta di tutto il gruppo posizionata più settentrionalmente rispetto alle altre cime Annapurna south -Machapuchare. Punto di partenza di questo itinerario è Besi Sahar raggiungibile in circa 6 ore dalla città di Katmandu.
Punto d’arrivo la ridente cittadina di Pokhara a 880 m slm posta sulle rive del lago di Phewa.
Questa cittadina pur non offrendo un gran che di cose ad interesse culturale, offre relax e tranquillità elementi fondamentali dopo l’interminabile trekking.
Di qui lo sguardo spazia sulle cime dell’Annapurna e in particolare sul Machapuchare che agli occhi di chi la osserva incantato appare come una grandiosa piramide.
In questo meraviglioso trekking accompagnati dalle varie popolazioni (Gurung, i Manangi, i Thakali) con le loro tradizioni usi e costumi,si spazia da un ambiente con vegetazione lussureggiante offerta dalle foreste subtropicali, per passare ai boschi di montagna con piante di rododendro e pino azzurro per arrivare al culmine del punto più alto circondati da rocce e nevai.
Descrizione sommaria percorso:
I primi bimbi dell’etnia dei Gurung ci danno il primo benvenuto; coperti da pochi abiti sgualciti sporchi ma sorridenti allegri e giocosi con piccoli giocattoli rudimentali costruiti artigianalmente ignari di un futuro duro all’insegna della povertà e delle fatiche per poter sopravvivere; donne senza età chine nelle ampie risaie con lo sguardo vuoto con i sorrisi rubati; capelli lunghi e neri carnagione segnata dalle fatiche e dal tempo.
Un vecchio saggio al bordo della strada fangosa prega gli dei per una stagione prosperosa; il riso insieme al miglio ci fa capire che è la loro fonte primaria di vita.
Osservando queste persone ci si accorge che quei troppi pensieri che ti affliggevano prima,.ora basta!
Smetti di pensare,
Entri nel loro mondo,
Ti fai contagiare.
Con la mente ti prendi cura di loro coltivi con fatica i loro campi. Sostituisci il pronome noi al pronome loro, ti fidi della saggezza dei tuoi sentimenti.
Il percorso accompagnato da carovane di muli, continua passando sopra il Marsyangdi (uno dei principali fiumi della regione) in direzione di Piasang; soventi sono i controlli da parte della polizia locale che ci invita a registrare la nostra presenza trovandoci all’interno dell’ Annapurna Conservation Area; piccoli villaggi fanno da contorno allo scenario offerto dalle maestose cime; le grandi ruote di preghiera ci invitano ad essere girate (rigorosamente in senso orario) in quei momenti il rumore delle grandi ruote la devozione delle popolazioni locali. mi accorsi che la vita era più piacevole e, quelle montagne mi parlavano.ripetevano passo dopo passo tutto quel cambiamento di quel movimento indifferente dell’uomo.
Ti accorgi che sei un ospite.della realtà così invisibile e impercettibile; le vedi lì ad un passo ma in realtà scorgi solo parti di mani
Si continua a salire ammirando per la prima volta l’Annapurna II sino a raggiungere Pisang;questo grazioso villaggio posto a 3250 metri offre ai viandanti alcune piccole comodità tra le quali aree più o meno attrezzate per il campeggio, qualche piccolo spaccio di alimentari.
Qui le coltivazioni sono principalmente di patate fagioli e grano; caratteristiche lenzuola di lino stese sui tetti piatti delle case per essiccare i fagioli rossi ed il grano.
Proseguendo verso Manang ci si accorge che l’altitudine si fa sentire; il respiro comincia a diventare più difficoltoso e le gambe più pesanti; fortunatamente la fase preparatoria a questo trekking è stata molto intensa e mirata cosicché grossi problemi non si evidenziano.
Il terreno è arido e scosceso; una salita ripida porta in un piccolo villaggio a 3700 metri : Ghyaru; ci si chiede come facciano ad abitarci delle persone in queste località sperdute fra le montagne; la gente molto cortese e sorridente di etnia Manangi di tradizionale fama di commercianti propongono i loro manufatti costituiti principalmente da pietre più o meno preziose, collane, fossili e pellami.
Manang finalmente una giornata di riposo.(si fa per dire); è infatti indispensabile fermarsi in questo villaggio un giorno per acclimatarsi. Meglio non rischiare seppur allenati a proseguire (non esiste forma di allenamento che può preparare contro il mal di montagna.) Di qui lo sguardo si disperde sullo scenario offerto dall’Annapurna IV e II In questa giornata conviene non tanto restarsene nel villaggio a passeggiare da buoni turisti bensì delle piccole ascensioni di 500-700 metri e della corsa di mezzofondo a ritmo lento, saranno l’ottimale per abituare gradatamente il corpo all’altitudine.
Un po’ di mal di testa accompagnato da un po’ di nausea è una cosa normale; molti sopperiscono al mal di montagna assumendo dei diuretici ma non sempre (quasi mai) questi farmaci eliminano il problema; fondamentale è rilassare corpo e mente senza crearsi ulteriori problemi psicologici; il vedere altri trekker sofferenti, il continuo discutere del mal di montagne durante il tragitto e nei villaggi può sicuramente influenzare il nostro stato fisico; Ormai il pensiero del Passo Thourung La diventa un chiodo fisso; mancano solo due giorni di cammino per poi affrontare il punto clou di tutto il trekking.
Il punto di partenza per affrontare il passo è Thourung Phedi a 4420 metri; una vasta radura offre la possibilità di piazzare la tenda oppure due lodge super affollati offrono ristoro e posto per la notte(logicamente adattandosi alla bene meglio).
E arriva il momento decisivo: affrontare il passo Thourung La; il percorso interamente su nevaio è impegativo; Impossibile affrontarlo senza una dovuta preparazione, attraversa molti canaloni,è indispensabile partire all’alba per affrontare questa tappa altrimenti le raffiche di vento non darebbero possibilità di proseguire.
L’altitudine, il freddo pungente rallentano la marcia. Nel momento decisivo del tuo percorso ti fidi esclusivamente della saggezza dei tuoi sentimenti; quello che si prova è vero; eviti di soggiacere ad atteggiamenti che appartengono agli altri; è indispensabile fidarsi esclusivamente di ciò che il proprio corpo sente
e finalmente sullo sfondo il tradizionale chorten con le sue bandiere di preghiera: è il Thourung La con i suoi 5416 metri.
Le sensazioni che si provano sono indescrivibili: inizialmente un senso liberatorio che poi lascia spazio allo stupore per la meostosità dell’ Annapurna, del Gangapurna e del Khatung kang; montagne di straordinaria bellezzai seracchi ghiacciati si odono in lontananza, il loro continuo movimento crea un senso di paura quei colori. La luna dietro di noi ci saluta il sole davanti a noi ci da il buon giorno è un altro giorno non uno qualunque ma un giorno che ricorderemo per sempre; si tenta di immagazzinare più dettagli possibile manon esiste pellicola per documentare quelle immagini. Immagini dimenticate, protagoniste per lungo tempo, piene di libertà; ma vita modesta priva di fatti eclatanti ma allo stesso tempo immagini generose di bellezza che trasmettono in chi le osserva messaggi di serenità.
Ti fermi a socciacere e pensi alla fortuna dei popoli che vivono in quelle zone Quei popoli che non conoscono l’eliminare i ricordi.
Ogni gente vive le loro piccole gioie e, solo il vento della Valle del Kaligandaki così intenso da trasportare nel suo turbinio i loro dolori, così da essere cancellati per lasciare una traccia ai posteri su chorten e nel grande tempio.
Un doveroso ringraziamento al mio personal trainer nonché grande amico Paolo ComperinI (SK) che, con pazienza e decisiva determinazione mi ha preparato per questo magnifico evento. Fabio Santin.
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