di Nicholas –
In effetti quando sono nato io il Muro non c’era già più da 24 anni, ma la sua storia e’ sempre viva.
Mi chiamo Nicholas e ho 11 anni. Questo è il racconto del mio viaggio da Roma a Berlino, una città che mi ha insegnato molto sulla storia, l’unità e la speranza.
Il mio viaggio è iniziato con un misto di eccitazione e nervosismo mentre salivo sull’aereo per la prima volta. Ero nel cielo, sopra le nuvole, e mi sentivo come un supereroe. Guardando giù, tutto sembrava un modellino, e ho pensato: “Wow, sto volando davvero!” Dopo qualche ora, l’aereo è atterrato a Berlino, e il mio cuore batteva forte per l’avventura che mi aspettava.
La prima tappa è stata la cupola del Bundestag, un luogo che simboleggia la trasparenza e la democrazia. Mentre camminavo attraverso la struttura di vetro, ho riflettuto su come la luce che filtrava attraverso la cupola potesse rappresentare la libertà di pensiero e parola che unisce le persone.
Poi, ho visitato la Porta di Brandeburgo, un tempo divisa tra est e ovest. Mi sono fermato lì, immaginando come fosse vivere in un mondo diviso da un muro. Ho sentito un senso di gratitudine per la pace che ora regna in questo luogo.
La East Side Gallery è stata la mia tappa successiva, un muro lunghissimo, tipo un drago che si stira dopo un lungo sonno, tutto colorato con disegni che raccontano storie di libertà e di sogni. È come una galleria d’arte a cielo aperto, ma non è come quelle noiose che ti portano a vedere quando piove e non sai che fare. No, questa è speciale perché è proprio il Muro di Berlino, quello vero, che una volta divideva la città in due.
Quando sono arrivato, la prima cosa che ho pensato è stata: “Wow, è enorme!”. E non solo è grande, ma è anche pieno di colori e di immagini che ti fanno pensare. C’è un dipinto con due signori che si baciano, e non è un bacio qualunque, ma un bacio che ha a che fare con la pace e l’amicizia tra i paesi. Poi c’è una macchina che sembra sfondare il muro, come a dire che non ci sono barriere che possono fermare la voglia di essere liberi.
Camminando lungo il muro, ho visto tanti turisti che scattavano foto e leggevano le storie dietro ogni opera. Anche io ho fatto un sacco di selfie, perché quando sarò grande voglio ricordarmi di questo posto incredibile. La cosa più bella è che ogni disegno è diverso dall’altro, e tutti insieme raccontano la storia di un mondo che cambia, dove le persone vogliono stare insieme senza muri che le dividono.
La East Side Gallery è lunga più di un chilometro, quindi preparati a camminare un bel po’. Ma ne vale la pena, perché ogni passo ti porta a scoprire qualcosa di nuovo. E poi, è gratis! Puoi venire qui quando vuoi, di giorno o di notte, e c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere, perché la storia non finisce mai e questo muro continua a raccontarla in mille colori.
Alla fine della giornata, ero stanco ma felice. Ho imparato che l’arte può essere ovunque, anche su un vecchio muro, e che può raccontare cose importanti. La East Side Gallery mi ha fatto capire che anche se siamo piccoli, possiamo sognare in grande e cambiare il mondo, un disegno alla volta.
Il giorno successivo ho continuato il mio giro dedicato alla divisione della città di Berlino salendo e scendendo da bus, tram e metropolitane senza il bisogno di fare ogni volta il biglietto perché avevamo le nostre Berlin Welcom Card valide su tutti i mezzi della città.
Il Checkpoint Charlie era diverso da come me lo aspettavo: è diventato più un’attrazione turistica, ma nonostante ciò, ho provato a immaginare l’ansia di coloro che passavano da qui, sperando in una vita migliore.
Questo posto è super famoso perché una volta era un punto di controllo tra Berlino Est e Berlino Ovest, proprio durante la Guerra Fredda. Immaginate un po’, era l’unico posto dove stranieri e diplomatici potevano passare da una parte all’altra della città!
Quando sono arrivato, la prima cosa che ho visto è stata una cabina di controllo che sembrava uscita da un film di spie. C’era anche un cartello che diceva “State uscendo dalla zona americana” in quattro lingue diverse. Mi sono sentito come se stessi per entrare in un’altra dimensione!
Poi ho imparato che il Checkpoint Charlie non è solo un posto per foto, ma è pieno di storia. Qui ci sono state delle fughe spettacolari da Berlino Est e anche storie tristi, come quella di un ragazzo che non ce l’ha fatta a scappare. Mi ha fatto pensare a quanto sia importante la libertà e a quanto sia stato difficile per le persone che vivevano qui una volta.
Vicino al Checkpoint Charlie c’è anche un museo che racconta tutto sul Muro di Berlino e sulla Guerra Fredda. Non sono riuscito a visitarlo questa volta, ma la prossima volta che vengo a Berlino, sarà la mia prima tappa!
Il Memoriale del Muro di Berlino a Bernauer Strasse mi ha toccato profondamente. Ho visto le foto di famiglie separate e ho letto storie di coraggio. Mi ha fatto pensare a quanto sia importante lottare per ciò che è giusto. Prima di tutto, è un posto davvero grande e ci sono un sacco di cose da vedere. C’è una parte del vero Muro ancora lì, con graffiti e tutto. È strano pensare che una volta quella cosa divideva la città in due.
Ho visto anche la torre dove i soldati stavano a guardia. Mi ha fatto sentire un po’ triste, perché ho pensato a tutte le persone che hanno provato a scappare da una parte all’altra e a quelle che non ce l’hanno fatta: più di 130 persone sono morte provando a passare il Muro.
Poi c’è la Cappella della Riconciliazione, che è stata costruita dove una volta c’era una chiesa che è stata fatta esplodere perché era troppo vicina al Muro. Ora è un posto dove le persone possono andare a pensare e ricordare.
La cosa più interessante, secondo me, è stata la “finestra della memoria”. È come una grande foto che mostra tutte le persone che sono morte a causa del Muro. Mi ha fatto capire quanto sia importante la libertà e quanto sia brutto quando qualcuno te la toglie.
C’è anche un centro di documentazione dove puoi imparare un sacco di cose sul Muro e sulla storia di Berlino. Hanno foto, filmati e persino oggetti veri che sono stati usati per scappare. E poi ci sono i filmati dei giorni dell’abbattimento del Muro nel 1989.
La Stazione delle Lacrime è stata l’ultima tappa del mio viaggio. Il nome stesso evoca le emozioni di coloro che hanno detto addio ai loro cari, non sapendo quando si sarebbero rivisti.
La Stazione delle Lacrime o come dicono in tedesco, il Tränenpalast, ha una storia incredibile che sembra quasi un’avventura, ma è tutto vero! Era il posto dove, durante gli anni del Muro di Berlino, le persone si salutavano prima di essere separate. Immaginate di dover dire addio ai vostri amici o alla vostra famiglia, non sapendo quando li rivedrete di nuovo.
Quando sono entrato nel museo che ora si trova lì, ho visto foto e oggetti di quel tempo. C’erano anche delle storie di persone che hanno cercato di scappare da Berlino Est a Ovest. Alcune di queste storie sono felici, perché sono riuscite a scappare, ma altre sono tristi perché sono state catturate o non ce l’hanno fatta.
Una cosa che mi ha colpito è che la stazione è stata costruita nel 1878 e ha visto tante cose: ha visto la città dividersi e poi riunirsi. È come se le pareti potessero raccontare storie di coraggio e speranza. Mi sono immaginato di essere un bambino di Berlino Est che vede il Muro ogni giorno e sogna di andare dall’altra parte.
L’ultimo giorno ho visitato il Museo delle Spie, appena ho messo piede dentro, mi sono sentito come se fossi entrato in un film di spionaggio. Ogni angolo del museo era pieno di gadget segreti e storie di spie famose. Ho visto telecamere nascoste in oggetti di tutti i giorni, penne che possono sparare proiettili e persino occhiali che possono vedere dietro di te!
Una delle cose più belle è stata la stanza delle codifiche, dove ho imparato come le spie comunicano con messaggi segreti. Ho anche provato a scrivere il mio nome con un codice che solo io potevo capire. Poi, c’era una enorme mappa interattiva che mostrava tutte le missioni di spionaggio nel mondo.
Ma la parte migliore è stata la simulazione di una missione di spionaggio. Mi sono sentito come un vero agente segreto, cercando di passare attraverso un labirinto di laser senza toccarli. È stato un po’ difficile, ma sono riuscito a farcela senza far scattare l’allarme!
Questo viaggio mi ha fatto riflettere su quanto sia facile creare divisioni nella società, ma anche su quanto sia importante lavorare insieme per abbattere i muri che ci separano. Spero che un giorno, come i murales della East Side Gallery, possiamo tutti dipingere un mondo di pace e unità.
Grazie per aver letto il mio racconto di viaggio. Berlino mi ha insegnato che, nonostante il nostro passato, abbiamo il potere di costruire un futuro migliore insieme, di unire e non dividere. E questo è un messaggio che porterò sempre con me.
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