Venerdì 25/08/2000
Finalmente si parte ! Dopo mesi di programmazione, soprattutto utilizzando le risorse offerte da Internet (in particolar modo ci è stata utile la lettura di un racconto trovato in un sito di appunti di viaggio: www.markos.it/quaderni), le preziose informazioni ricevute da Alberto & Camilla, Andrea & Simona (amici che hanno fatto questo viaggio in precedenza), e dopo una minuziosa lettura di due guide (la “Lonely Planet” ma soprattutto la “Fodors”, nostra fedele compagnia di viaggio), è arrivato il momento atteso da tempo: la partenza per un paese tanto affascinante quanto contradditorio…..il Sud Africa.
Alle 8,00 ci imbarchiamo per il nostro volo intercontinentale con Swissair via Zurigo (servizio eccellente, inoltre l’ aereo è quasi vuoto per cui possiamo stenderci per un sonnellino).
Dopo un volo perfetto atterriamo a Johannesburg alle ore 20,00, i bagagli arrivano immediatamente e dopo qualche minuto siamo già sul pulmino verde che ci condurrà direttamente al nostro albergo; alle 20,30 sediamo su di un comodo lettone “King Size” dell’ “Holiday Inn Garden Court – Kempton Park” a 500 mt dall’ uscita dell’ aeroporto (telefono : 0027 11 975 5846 – fax : 0027 11 975 1121 – Email : AnitaM@southernsun.com).
Ci hanno sconsigliato di inoltrarci in Johannesburg per via della delinquenza, ma nel nostro primo approccio con i sudafricani, abbiamo fatto subito una bella figura: infatti, per paura di essere oggetto di qualche attenzione non proprio amichevole, ci spingiamo con il carrello delle valige fuori dall’ aeroporto alla ricerca del bus navetta per l’ Holiday Inn inoltrandoci nel parcheggio antistante. Fortunatamente un facchino di colore ci ha visti e gentilmente ci ha fermati e indirizzati nella giusta direzione (meritandosi la mancia che ha accettato anche se in lire italiane).
Sabato 26/08/2000
Dopo una notte riposata usciamo dal nostro albergo e (utilizzando sempre la navetta gratuita) raggiungiamo l’ aeroporto dove facciamo una abbondante colazione e il primo cambio di valuta (un suggerimento cercate di ridurre al minimo le operazioni di cambio perché la commissione è fissa e piuttosto salata). A questo punto ritiriamo la nostra auto (Toyota Corolla 1600 cc) presso la Budget (al prezzo di Rand 2800,00 per 10 giorni full ensurance; un consiglio fate comunque la full ensurance perché in Sud Africa l’ assicurazione delle autovetture non è obbligatoria e quindi in caso di sinistro potreste avere dei problemi a farvi rimborsare dalla controparte); iniziamo quindi il viaggio verso il Mpumalanga lungo la N4.
Usciamo a Belfast e ci dirigiamo verso Dullstroom, un piccolo centro ritenuto un paradiso della pesca con la mosca. Seguendo le indicazioni della guida ci fermiamo a pranzare al “Die Tonteldoos” (lungo la strada principale da e per il lowveld): ottimo il filetto di manzo con salsa di camembert e vino rosso il tutto accompagnato da un calice di vino rosso eccellente ( costo del pranzo: Rand 130,00 in due ).
Proseguiamo verso Lynderburg fino a Sabie e andiamo a vedere una stupenda cascata dopo una passeggiata di circa 10 minuti nel bosco ( “Bridal Veil Falls” ).
Ci rimettiamo in auto per raggiungere Hazyview dove abbiamo prenotato un rondawel da “Idle e Wild”: il rondawel è una specie di capanna circolare in muratura col tetto di paglia, nel nostro caso ha una splendida veranda che da su un giardino curatissimo ( Email : idleandwild@mweb.co.za – tel. : 0027 013 737 8173 – Cell. : 083 455 8171 ). Veniamo accolti dal simpaticissimo Rollo, cane da guardia. La padrona di casa, Joan, è un po’ fredda ma gentile e ci prenota la cena in un ristorante che dista poche centinaia di metri dall’ alloggio l’ “Ant and Elephant restaurant” (di Warren and Simone – Hazyview sulla R 536 – Tel.: 013 737 8172 -Fax: 013 737 8170) dove, dopo una doccia e una sistematina, gustiamo un delizioso kinglip con gamberoni accompagnato da una bottiglia di “Blanc du Blanc” di una azienda vinicola di Stellenbosh. Il dolce è superlativo, la fonduta di cioccolato è da non perdere (il tutto per la cifra di Rand 200,00 in due).
Domenica 27/08/2000
La giornata inizia già bene , visto che veniamo svegliati a suon di leccate dal “ferocissimo” Rollo. Durante una abbondante colazione sulla veranda (e quando in Sud Africa si dice abbondante vuol dire VERAMENTE abbondante), il marito di Joan, che parla un inglese più comprensibile, ci fornisce informazioni sulle cose da vedere nei dintorni. Così partiamo alla volta del Blyde River Canyon: in successione visitiamo il “Pinnacle”, il “God’s window” (dopo una ripida salita in mezzo alla foresta pluviale, non vediamo nulla a causa della fitta nebbia), i “Burck’s luck potholes” e i meravigliosi “Three rondawels” con stupenda vista sul sottostante canyon. Lungo la strada di ritorno ci fermiamo a Pilgrim’s Rest, luogo fondato dai primi pionieri dell’ oro, a consumare un pranzo al ristorante dell’ antico “Royal Hotel” (si consiglia una vista al bar annesso all’ albergo) per poi avviarci verso casa. Anche questa sera torniamo al ristorante di ieri dove ci aspetta un meraviglioso filetto di manzo che decidiamo possa essere accompagnato da un rosso come il Cabernet (proveniente sempre dalla regione del capo). Ovviamente prima del filetto la immancabile soup of the day e al termine un dolce; il tutto per 150,00 Rand in due. Ciao Rollo ti ricorderemo per tutta la vacanza.
Lunedì 28/08/2000
Questa mattina si parte alla volta della zona del “Kruger National Park” dove abbiamo prenotato un lodge per 2 notti nella riserva privata “Tornybush” ( Rand 1300,00 per person per night) consigliatoci da Alberto e Camilla (Email . res@thornybush.co.za – tbush1@iafrica.com – tbush2@iafrica.com – tel. : 0027 15 793 1976 – fax : 0027 15 793 2230). L’ arrivo al parco è previsto per le 11,30 – 12,00; il tragitto non è privo di sorprese: lungo la strada vediamo un rinoceronte bianco e, subito dopo, due giraffe che ci fissano ( la prima domanda che ci sorge è: ma sono animali veri o finti ?). Il nostro lodge è il “Serondella”, all’ interno del bush per cui veniamo prelevati da due ranger che a bordo di una Land Rover ci accompagnano alla meta. I loro nomi sono Denny e Themba e saranno le nostre guide per i prossimi 3 giorni. Il lodge non è certo al di sotto delle aspettative: una camera con tetto di paglia in perfetto stile africano (visitabile virtualmente al sito web del Thornybush : www.thornybush.co.za ) con veranda sul bush e punto di osservazione su una pozza di acqua (ma allora è proprio da vero safari !). Dopo un veloce spuntino in compagnia di Annalise, la responsabile del Serondella (Miss simpatia) ci si prepara per il 1° game drive; ma ecco che dalla veranda, vediamo un bufalo con una vistosa ferita sul dorso (stranamente isolato) e una giraffa. Arriva anche Denny e ci segnala la presenza di un ghepardo che sta inseguendo il bufalo ferito e separato dal resto del branco. Purtroppo i nostri tentativi di vedere la chetaah (ghepardo) risultano infruttuosi (la vegetazione del bush è troppo alta e nasconde il felino). A questo punto la giraffa e il bufalo si allontanano con uno scatto improvviso (probabilmente loro hanno visto quello che noi non riuscivamo a scorgere) e in poco tempo spariscono nella vegetazione. Il game drive si svolge dalle ore 15,30 fino alle ore 19,45 (un consiglio : portatevi nello zaino indumenti da indossare progressivamente per ripararvi dal freddo della sera) e ci frutta parecchi animali: elefanti in branco, impala, giraffe, un rinoceronte bianco con il piccolo e dopo una sosta all’ imbrunire, con il buio ecco comparire un gruppo di leonesse (6-7). Torniamo infreddoliti, stanchi ma emozionati e felici.
Martedì 29/08/2000
Levataccia alle ore 05,30 (la colazione si è materializzata sulla soglia della porta di ingresso della nostra camera) e partenza alle ore 06,10 per il game drive mattutino: fa un freddo pazzesco, ma tutto passa di fronte ad un altro branco di elefanti (sono veramente tanti … ci sono anche i piccoli !!!). La mattinata è poco fruttuosa per i mammiferi (Denny e Themba hanno seguito le tracce di un leopardo senza successo) ma molto interessante per il bird – watching: abbiamo visto un avvoltoio, una “brown-snake eagle” e una “whiteberg’ s eagle” (consigliamo di comprare il libro con i volatili del Sud Africa invece di quello dei mammiferi, risulta più utile nella consultazione). Rientriamo alle ore 10,00 in tempo per il brunch (abbondante e di buona qualità). Ora siamo liberi fino alle 15,30: io e Paolo lo utilizziamo per ammirare il paesaggio del bush con l’ aiuto dei nostri binocoli (fondamentali in tutto questo viaggio) venendo premiati con la visita di uno stupendo maschio di giraffa che per alcuni minuti si ferma a mangiare a pochi metri dalla camera e di un branco di “blue wildebeest” molto più timorosi e guardinghi. Siamo sempre più emozionati e non vediamo l’ ora di partire per il prossimo game drive. Si riparte. Vediamo ancora un gruppo di leonesse intente ad abbeverarsi presso uno stagno, dopo poco tempo ci imbattiamo anche in esemplari di leone di sesso maschile (prima un gruppo di 3 poi uno di 2). Nel pomeriggio possiamo anche ammirare zebre, giraffe, rinoceronti, large spotted genet, wild cat, honey budget (questi ultimi tre animali notturni visti al calare del sole) e un cucciolo di camaleonte. Rientriamo e ci prepariamo per la cena che è stata organizzata all’ aperto attorno a un focolare con Denny che cuoce sulla brace salsicce, spiedini di impala …. il tutto sarebbe veramente affascinante e romantico se non fosse per la presenza di un gruppo di 6 olandesi (madre, 3 figli, ex marito con amante orientale) che non perdono occasione per ricordarci che l’ Italia è il paese della corruzione, della mafia … e per ricordare ai nostri ospiti Sud Africani il loro passato e la pericolosità delle loro maggiori città (mi viene da chiedere perché non sono rimasti nella loro bella Amsterdam dove l’ ipocrisia mi sembra sia di casa, ma preferisco lasciare perdere). Domani ci aspetta un’ altra levataccia per cui ci congediamo dal gruppetto e ci ritiriamo nel nostro magnifico lodge.
Mercoledì 30/08/2000
Ultimo game drive al Thornybush. Finalmente, dopo un inseguimento durato 1 ora, Denny esclama: “Buffalo”. Siamo in mezzo ad un branco di bufali dall’ aria incuriosita :alcuni ci guardano come se fossero loro a fare il game drive e noi l’ obiettivo cercato, altri continuano a brucare l’ erba come se niente fosse. Più tardi Denny scorge ancora delle tracce di leopardo e ci illude per l’ ultima volta di poter rintracciare il gattone. Sono innumerevoli le specie di mammiferi e di uccelli concentrati in quest’ area. Col passare dei giorni stiamo iniziando a differenziare le varie specie di aquile e anche a riconoscere qualche impronta e traccia del passaggio degli animali (in particolar modo dell’ elefante, il distruttore della vegetazione). Anche questa esperienza giunge al termine, salutiamo Denny e Annalise e veniamo accompagnati al “main lodge”, dove abbiamo la macchina, da Themba che, trovandosi da solo con noi, finalmente si lascia andare e si mette a chiacchierare con noi in un misto di inglese e Afrikaans; a un certo punto, durante l’ attraversamento del greto di un corso d’ acqua, ci mostra sulla sabbia le impronte di un leone (non me le scorderò mai più !!)… grazie Themba. Oggi il nostro programma di viaggio prevede di arrivare a Pongola e per lo meno a Piet Retief (non abbiamo prenotato) come tappa di avvicinamento a “Park St. Lucia”. Ci fermiamo a White River per uno spuntino al “Bagdad’s Cafè” (R 40 subito fuori White River – Tel.: 013 751 1777 – costo dello spuntino Rand 55,50 per 2 persone) e proseguiamo, come ci ha suggerito il marito di Joan (Idle e Wilde) via Barberton, Lochiel, Amsterdam fino a Piet Retief che raggiungiamo alle ore 18,30, quando ormai è già calato il buio. Abbiamo preferito non attraversare lo Swaziland per non perdere troppo tempo alle dogane e per non pagare il supplemento all’ autonoleggio (richiesto in caso di attraversamento di questo Stato); in compenso a Lochiel abbiamo imboccato una strada sterrata che ci stava portando, attraverso i monti, direttamente nello Swaziland (attenzione le strade principali sono, di regola, asfaltate; se all’ improvviso si trasforma in sterrata ponetevi il dubbio di aver sbagliato direzione per colpa di un cartello mancante o girato) e ci siamo trovati in mezzo ad una specie di baraccopoli abitata da persone di colore che ci osservavano un po’ stupiti di vedere due turisti su quella strada. Fatto sta che da Nelspruit a Piet Retief c’è il nulla assoluto tranne qualche piccolo villaggio abitato solo da persone di colore (per cui partite per tempo e cercate di tenere una buona media !!!). Fortunatamente, nonostante l’ ora e il buio, a Piet Retief abbiamo trovato un B&B semplice e accogliente, appartenente ad una signora di una gentilezza disarmante per la modesta cifra di Rand 190,00 per 2 persone (con colazione abbondante). Anche a cena abbiamo speso poco (Rand 100,00) in un locale della catena di steak house “Saddle” dove abbiamo ordinato un buon filetto di manzo e un bicchiere di vino.
Giovedì 31/08/2000
Dopo un’ ottima “south african breakfast” si riparte alla volta di “Park St. Lucia”: la giornata è un po’ nuvolosa, ma man mano che si procede verso la east cost, il tempo tende a migliorare e a diventare sempre più caldo e soleggiato. St. Lucia è un angolo di paradiso: villette immerse in prati ben curati, viali ampi con molte piante di varia qualità. Il nostro lodge, prenotato via internet, non si discosta da questo standard (“Seasand lodge” 135 Hornbill street St. Lucia – Email: seasands@stlucia.co.za – Tel: 0027 (35) 590 1082 – Fax: 0027 (35) 590 1034 – costo Rand 205.00 pp per night compresa la colazione) infatti è immerso in un giardino stupendo, con vista sul bush e sul mare.. La padrona, Thea, è sbrigativa ma gentile e ci mostra la nostra stanza front facing situata al piano superiore (meglio la stanza al piano superiore di quella, troppo umida, al piano basso). In compenso, suo marito Geoff, è un mostro di simpatia e cordialità: ci mette subito a nostro agio e ci organizza (in modo impeccabile) il soggiorno a St. Lucia. Geoff ci prenota subito il tour fluviale sulla barca “Advantage” per le 15,00 (in modo tale da avere il giorno successivo libero per poter andare a “Cape Vidal”); il tempo è un po’ fosco, ma il giro è all’ altezza delle nostre aspettative. Prima visitiamo la parte di estuario verso l’ oceano (se prendete una barca più grossa questa parte ve la perdete perché non riescono a passare sotto il ponte) e vediamo 4 coccodrilli (di cui 1 in immersione), 1 ippopotamo solitario e vari uccelli stupendi. Durante il transito verso l’ altra parte del fiume, sulla cima di un albero, la guida ci segnala la presenza di una “fish eagle”. Il nostro obiettivo è però un altro: una famiglia di ippopotami, con tanto di piccoli sul groppone della mamma, che staziona nel bel mezzo del fiume. Dopo esserci fermati a lungo ad ammirare i bestioni, ci muoviamo per fare rientro al pontile e, lungo il tragitto, vediamo un “king fisher” intento a mangiare la sua preda. Torniamo al Sea Sand dove ci aspetta Geoff per un aperitivo nel bar del lodge assieme ad una coppia di turisti bavaresi molto simpatici. A cena andiamo al ristorante “Quarterdeck” dove per circa 30.000 lire a testa mangiamo una zuppa, un piatto di Kinglip, un dolce a testa con una buona bottiglia di vino bianco. Terminata la cena si va a nanna perché il giorno dopo ci aspetta la visita a “Cape Vidal”.
Venerdì 01/09/2000
La giornata di oggi è dedicata alla visita del parco naturale di “Cape Vidal” (costo Rand 30,00 per l’ auto e Rand 9,00 pp), è una giornata stupenda, fa caldo e la colazione in veranda con vista sul bush del Seasand è stata memorabile. Dopo alcuni chilometri (dietro consiglio di Geoff) ci fermiamo a “Mission’s Rocks”: il panorama è mozzafiato (siamo i primi della giornata a camminare sulla spiaggia lunghissima !!!) e, nonostante i cartelli “beware rhino, leopard, crocodile and hippo”, ci inoltriamo lungo la spiaggia che si perde a vista d’ occhio. Proseguiamo poi in direzione della nostra meta: Cape Vidal. Quando arriviamo troviamo altre persone, ma lo spettacolo è stupendo: un litorale lunghissimo di cui una parte protetta da alcuni scogli (per cui è possibile fare il bagno e lo snorkeling, Geoff ci ha fornito anche di maschera e boccaglio, ma l’ acqua per noi è troppo fredda) mentre un’ altra parte è battuta da onde a cui noi non siamo abituati. Ci sono alcuni locali che si dedicano alla pesca dalla spiaggia (purtroppo arrivano sin sulla riva con i loro fuoristrada) e un gruppo di bambini che si divertono a lanciare dei pezzi di pane a diversi rapaci che svolazzano sulle nostre teste. Dopo aver mangiucchiato qualche cosa ci incamminiamo verso la “Whale Tower” (una passeggiata di circa 20 minuti) dalla cui cima, grazie ai binocoli, riusciamo a vedere gli spruzzi di acqua di una balena, ma molto in lontananza (si tratta comunque del primo avvistamento di questo tipo e siamo emozionati). Sulla strada del ritorno vediamo 2 ippopotami stranamente fuori dall’ acqua sotto una pianta. Fortunatamente abbiamo dato retta ai consigli di Geoff e abbiamo dedicato l’ intera giornata alla visita di questa stupenda riserva naturale.
Sabato 02/09/2000
Anche oggi è una giornata stupenda, fa caldo e, dopo colazione, salutiamo il mitico Geoff ; si parte alla volta del parco “Hluhluwe – Umfolozi” (pronuncia “sclu-sclue”) a circa 40 km da St. Lucia dove abbiamo prenotato via Email uno chalet presso l’ Hilltop Camp (due notti al prezzo di 1000,00 Rand) – apertura cancelli ore 06,00 chiusura ore 18,00). Giunti all’ ingresso ci consegnano una cartina dettagliata della riserva utilissima nei prossimi giorni (ci consegnano anche una ricevuta per il pagamento dell’ entrata – 9,00 Rand p.p + 30,00 Rand per l’ auto – che andrà conservata per l’ uscita); ci avviamo verso l’ Hilltop Camp sulla strada principale dove incontriamo subito vari tipi di gazzelle. Visto che è presto decidiamo di inoltrarci in uno sterrato per esplorare zone meno frequentate; veniamo immediatamente ripagati della decisione: dopo poche centinaia di metri, subito dopo una curva, ci troviamo di fronte uno stupendo elefante che percorre la nostra stessa strada ma in senso inverso. Ci fermiamo e manteniamo la distanza di sicurezza consigliata percorrendo un tratto in retromarcia (la domanda ci è venuta spontanea: ma se un altro pachiderma decide di sbucare fuori dal bush bloccandoci anche da dietro ?). L’ emozione è forte, scattiamo fotografie e giriamo metri di pellicola in condizioni precarie (per le vibrazioni dell’ auto e le difficoltà a inquadrare con precisione la bestiolina che ovviamente non stà in posa). A un certo punto il nostro elefantino decide di inoltrarsi nella boscaglia lasciandoci liberi di proseguire oltre. Dopo poche centinaia di metri facciamo un altro incontro particolare: questa volta ad ostruirci la strada è un esemplare enorme di rinoceronte bianco dall’ aspetto bonario. Anche in questa circostanza le foto e i metri di pellicola si sprecano (con qualche buon risultato). La giornata si conclude con altri avvistamenti di rinoceronti, gazzelle … Per quanto riguarda la percorribilità degli sterrati devo dire che in questa stagione sono facili (anche con una berlina come quella che avevamo noleggiato noi); solo in una circostanza ci siamo trovati di fronte ad un guado impossibile. Nella loro estate penso sia meglio noleggiare un fuoristrada per non avere difficoltà. Arriviamo finalmente al Camp (vi giuro che 2 ore di escursione sono veramente spossanti) dove prenotiamo il game drive notturno per il giorno successivo. Lo chalet è stupendo, ha una vista impagabile sul bush, è ampio ed è dotato di una cucina che risulterà utile. Pranziamo al ristorante del camp (cucina non all’ altezza del posto) prendendo un’ insalata con carne di coccodrillo (niente di speciale) e una bibita. Nel pomeriggio altra escursione verso il Memorial gate (potete verificare alla reception i luoghi dove ci sono stati gli avvistamenti migliori della giornata e regolarvi di conseguenza) con avvistamenti di rinoceronti, un branco di giraffe, zebre… A cena cercate di evitare i tavoli troppo vicini alla cucina se non volete trasformarvi in una omelette o in un pezzo di carne alla griglia (l’ impianto di aspirazione non è dei migliori); non prendete piatti troppo elaborati (la cucina è appena decente) e non arrabbiatevi se il servizio è … un po’ lento. Utile per la sera una torcia se avete intenzione di recarvi dal vostro chalet al ristorante a piedi.
Domenica 03/09/2000
Facciamo colazione in camera di buon ora per uscire dal camp il più presto possibile. Decidiamo di dirigerci verso il Memorial gate; poco dopo il cancello veniamo fermati da una mandria di bufali che ha deciso di attraversare la strada in quel punto. Vediamo anche questa mattina molti rinoceronti (bianchi), giraffe, zebre, antilopi…ma niente leoni. Proseguiamo verso la parte del parco dell’ Umfolozi (in precedenza erano due parchi separati) dove il paesaggio cambia molto ed assume un fascino particolare. Torniamo per un breve pranzo nel nostro cottage e quindi ci riposiamo sulla veranda aspettando la cena e il game drive notturno. Alle 19,30 partiamo per l’ escursione a bordo di un furgoncino telonato con una guida: è molto divertente perché il compito di illuminare il bush è affidato direttamente ai turisti. Troviamo una coppia di italiani di Torino con una ragazzina con cui facciamo subito gruppo (sono veramente simpatici). Nonostante il freddo e la minaccia di pioggia il game drive ci riserva molti avvistamenti: una coppia di leoni maschi stesi sul ciglio della strada, un gruppo di bufali, un elefante con elefantino, un rinoceronte (praticamente tutto il repertorio tranne il leopardo e il ghepardo a noi purtroppo sconosciuti).
Lunedì 04/09/2000
Anche oggi levataccia e colazione in camera, si chiudono le valige (impresa sempre più ardua), si carica la macchina, passiamo dalla reception per saldare il conto e ci avviamo verso l’ uscita del parco scrutando sempre il paesaggio alla ricerca di un ultimo ricordo. Ad un certo punto ci fermiamo di fronte ad un prato letteralmente invaso da un branco di giraffe (ne conto almeno una ventina); tra queste ce ne sono due (sembrano essere piuttosto giovani) che giocano attorcigliando il loro lungo collo attorno a quello della rivale in una specie di balletto (avevamo visto la stessa scena pochi giorni prima della partenza in un documentario passato in televisione). Usciti dal cancello del parco ci dirigiamo verso Durban, ma prima di arrivarci ci fermiamo a Ballito (località di mare dove la coppia di tedeschi conosciuti al Seasand aveva deciso di fermarsi per trascorrere una settimana di riposo): sarà stato per il tempo pessimo, sarà stato per la stanchezza ma il posto ci è parso terribile. Il ristorante dove pranziamo invece non è male (Dock’s), ma assolutamente non vale la pena di perdere neanche un minuto in questo posto. Arriviamo a Durban dove alloggiamo all’ “Holiday Inn Garden Court” (Marine Parade 167 -Tel: 0027 31 337 3341 – Email: reservation@basshotels.com ) da cui godiamo una stupenda vista sul “Golden Mile”. Usciamo per una passeggiata sul lungomare: Durban dà l’ impressione di essere veramente una città multirazziale con parecchi indiani, africani che appaiono più integrati rispetto al resto del paese. Ceniamo nella steak house dell’ Holiday Inn.
Martedì 05/09/2000
Devo dire che nei lettoni “King size” degli Holiday Inn si dorme veramente bene !!! Facciamo i bagagli e ci dirigiamo con l’ auto verso l’ aeroporto di Durban; il traffico è caotico e ci sembra quasi di essere sul mitico tratto milanese della A4. Dopo aver restituito l’ auto, facciamo il ceck-in e cerchiamo il bar la colazione (finalmente una colazione umana con caffè-latte e un dolcetto)e inganniamo il tempo nei negozi facendo i primi acquisti. Il volo sul turboelica della compagnia di bandiera sud africana è confortevole e, volando a bassa quota, ci permette di vedere la geologia dei territori attraversati. Prima dell’ atterraggio riusciamo a vedere anche lo sbuffo di una balena nel mare antistante Port Elisabeth. Noleggiamo la seconda auto sempre presso la Budget (prezzo: 198 USD/weekly + drop off a Cape Town di 54 USD – Rand: 2670,00) dove riusciamo a strappare alla signorina (molto gentile) la riconsegna alle ore 15,00 senza dover pagare un giorno in più (visto che la consegna è avvenuta al mattino). Ci fermiamo per pranzo a Storm River (Tsitsikamma National Park) in un posto senza infamia ne lode. Dirigendoci verso Plettenberg Bay abbandoniamo la N2 per la R102 (come consigliato dalla guida) e ci inoltriamo attraverso due stupendi passi con gole molto verdi fino alla “Nature’s Valley” (che visiteremo nei prossimi giorni). Ci ricolleghiamo alla N2 e raggiungiamo Plettenberg Bay dove ci fermiamo per una passeggiata sulla spiaggia (divertente un ristorante posto sulla destra della strada che scende verso la baia: “Cornuti al mare”). Il sole stà ormai scendendo, quindi ci incamminiamo verso Knysna. Finalmente arriviamo alla nostra destinazione: il “Point Lodge” (tel.: 044 382 1944 – 382 3458 ; fax: 044 382 3455 ; Email: pointlodge.kny@pixie.co.za ; web site: www.gardenroute.co.za/pointlodge/index.htm ; prezzo: Rand 200,00 pp per night). Il lodge è fuori Knysna (circa 1 km dal centro), tranquillissimo e con stupenda vista sulla laguna e su “The Heads”; la camera è deliziosa e il bagno ha una vetrata che da sul giardino con piscina e sulla laguna (posto vietato ai fumatori). Cena al ristorante “The Anchorage” nel centro di Knysna.
Mercoledì 06/09/2000
Anche oggi la giornata è stupenda per cui decidiamo di dedicarla alla visita del “Tsitsikamma N.P.” e alla “Nature’s Valley”. Il primo è un posto stupendo dalla natura selvaggia e prorompente, con altissime onde che si infrangono sugli scogli. C’è la possibilità di fare alcune passeggiate: noi optiamo per quella più breve fino ad un ponte sospeso nel punto in cui il fiume si getta nel mare. Per fortuna siamo arrivati presto perché al nostro ritorno al parcheggio troviamo diversi autobus che stanno scaricando orde di turisti. Ci dirigiamo quindi verso “Nature’s Valley”; arrivati sul posto lasciamo l’ auto in un parcheggio custodito e ci facciamo rilasciare il permesso gratuito per poter entrare nella riserva. La guardia ci indica anche il percorso migliore e più breve, inoltre ci fornisce una cartina dettagliata del posto. La passeggiata si rivela più lunga del previsto e nel bosco l’ umidità è notevole; comunque dopo circa 40 minuti arriviamo ad una spiaggia dove, come spesso accade, siamo gli unici esseri umani. Durante il ritorno dobbiamo aumentare il passo perché il tempo si mette improvvisamente al brutto e nella foresta il vento scuote le cime degli alberi creando un sottofondo sonoro piuttosto inquietante. Rientriamo a Knysna e decidiamo di dedicare il tempo rimasto alla visita di una “Oyster farm” consigliata dai nostri amici che ci hanno preceduto in questo viaggio: “The Oyster tavern” (Thesen Island Knysna tel.: 044 382 6941 – fax: 044 382 6943). Arriviamo un po’ dubbiosi sul fatto di riuscire a ingurgitare la specialità del posto: le ostriche. Il personale è molto simpatico e, quando capisce che siamo inesperti, ci danno immediatamente tutte le informazioni necessarie in modo tale che dopo qualche minuto ci troviamo con il nostro piattazzo di ostriche giganti e un ottimo bicchiere di vino. Sarà stato per il clima ospitale, per il caminetto acceso, per la gentilezza del personale sta di fatto che il ricordo di quel momento è sicuramente uno dei migliori di tutta la vacanza. Buone le ostriche di allevamento ma sublimi le ostriche wildy, il tutto ad una cifra che equivale al prezzo di un panino e una bibita nella nostra Milano … da bere. Alla sera decidiamo di cenare al waterfront di Knysna al “Dock” dove ordiniamo un piatto di gamberoni giganti.
Giovedì 07/09/2000
Per fortuna oggi il tempo si è rimesso al bello per cui decidiamo di andare a “The Heads” e a Nootsie per vedere i castelli costruiti sulla spiaggia. La visita di the “Heads” è un po’ disturbata dal vento freddo, ma per fortuna non ci sono nuvole; meno male che una parte dell’ imboccatura della laguna di Knysna è stata dichiarata parco nazionale, altrimenti avrebbe fatto la fine della parte visitabile: ville bellissime ma con una densità abitativa da centro cittadino. La strada che da Knysna porta a Nootsie è breve ma passa all’ interno di una zona periferica in cui vive la popolazione di colore: le baracche sono veramente povere e costruite prevalentemente con gli scarti di lavorazione delle segherie. Il contrasto è quindi enorme quando, dopo aver disceso i gradini che portano alla spiaggia di Nootsie, vediamo le splendide ville con torri merlate che i colonizzatori si sono fatti costruire in questo angolo di paradiso. Purtroppo anche qui si vedono costruzioni che non hanno proprio niente a che fare con il clima da fiaba che questo posto riesce ad evocare (tutto il mondo è paese !!). Torniamo a Knysna per un giro di shopping (ci sono negozi con articoli molto particolari) e per una visitina alla Oyster farm (ormai non riusciamo a farne a meno). Nel pomeriggio decidiamo di raggiungere “Wilderness” dove arriviamo troppo tardi per completare la passeggiata lungo il fiume (per cui il consiglio è quello di arrivare prima possibile perché alle 17,00 chiudono i cancelli). Per questa sera decidiamo di cenare in un piccolo ristorante lungo la via principale di Knysna “La Lorie”: la conduzione è familiare (il marito in cucina e la moglie che serve ai tavoli), la cena è ottima e, cosa che non guasta mai, la cordialità è quasi eccessiva.
Venerdì 08/09/2000
Oggi a malincuore lasciamo la Portofino del Sud Africa (così ci hanno definito Knysna) e ci dirigiamo verso Wilderness per poi inoltrarci alla volta di Oudtshoorn dove ci aspetta una visita (quasi obbligatoria) ad una Ostrich Farm. Decidiamo di visitare la “Highgate ostrich show farm” perché indicata dalla guida come la prima fattoria a fare degli struzzi una attrazione turistica. Appena arrivati veniamo subito inseriti in un gruppo che sta iniziando il tour guidato della fattoria: la guida parla in un inglese troppo veloce per noi, quindi perdiamo gran parte della spiegazione (in pratica descrive tutto il ciclo che dall’ uovo fecondato porta alla nascita dello struzzo, le difficoltà a crescere i pulcini ….); ci conduce quindi attraverso i laboratori in cui vengono trattate le pelli e le piume di questa bestia (di cui utilizzano veramente tutto, anche le uova svuotate come soprammobile) e per finire ci porta in un angolo della fattoria dove finalmente riesco a montare in groppa al pennuto e mi faccio scorazzare per il recinto. Devo dire che a parte la cavalcata del gallinaccio per il resto la visita alla Ostrich farm poteva essere evitata. Pranzo a Oudtshoorn e ripartiamo in direzione di Swellendam attraverso il “Little Karoo” come consigliato da Claudio (un italiano che vive da anni in Sud Africa e che possiede un Bed and Breakfast a Swellendam). In effetti il paesaggio cambia completamente in pochi km e la deviazione ci permette di rendercene conto. Arriviamo da Claudio (Claudio Incontri – B & B “La Sosta” – Swellendam tel. e fax: 002 7285141470 ) che è già quasi buio: veniamo accolti con un buon bicchiere di vino nero e con un ottimo profumo di cibo proveniente dalla cucina della taverna ( da poco Claudio ha aperto anche una taverna dove cucina piatti della tradizione italiana ). Claudio e Neil sono gentilissimi, ci mostrano la camera e ci presentano i loro cani; sono molto indaffarati perché a cena hanno ospiti (“la creme” di Swellendam come dice Claudio) e quindi stanno preparando tutto alla perfezione. Per noi ci hanno riservato un ottimo tavolo vicino al camino in compagnia di un gattone grigio (Grigis). La cena è ottima con un primo piatto di fettuccine al pesto, seguito da ossibuchi e patate nonchè dolce (cheesecake o tiramisù).
Sabato 09/09/2000
Lasciamo Claudio e Neil (dopo aver promesso loro di ritornare magari in occasione di un viaggio in Namibia) e ci dirigiamo verso una riserva naturale che ci hanno vivamente consigliato: “the Hoop”: dopo circa sessanta Km di sterrato, di cui una decina all’ interno della riserva, finalmente raggiungiamo la costa e già in lontananza scorgiamo uno degli spettacoli più emozionanti: le balene. Un gruppo di circa 8-10 cetacei sta tranquillamente sguazzando a pochi metri dalla riva. Sono enormi ! Ci allontaniamo a malincuore ma abbiamo poca benzina e non sappiamo quanti Km di sterrato dobbiamo ancora percorrere prima di trovare un distributore. Arriviamo a Hermanus sotto la pioggia e con una fitta nebbia. L’ albergo (Windsor of Hermanus tel.: 028 312 3727 – Fax: 028 312 2181 – Email: mailer@places.co.za – costo: Sea facing room Rand 275,00 pp per notte compresa la colazione) non è poi così caratteristico come pensavamo. Il servizio è mediocre e la cordialità, trovata in tanti altri posti in questo paese, non sembra abitare qui. Ceniamo a pochi metri dall’ albergo alla taverna “Ouzeri” (ristorante italo-greco di buon livello e con musica italiana). Ripensandoci aveva ragione Neil quando ci consigliò di annullare la prenotazione ad Hermanus e di rimanere a Swellendam: le balene si possono vedere in diversi altri posti molto più caratteristici e selvaggi.
Domenica 10/09/2000
Al risveglio ci precipitiamo alla finestra per controllare il tempo: fortunatamente è migliorato, perlomeno la visibilità è buona anche se tira un forte vento e a tratti piove. Immediatamente notiamo che nella baia antistante l’ albergo stazionano diverse balene. Facciamo rapidamente colazione e il check out per incamminarci sulla scogliera in modo tale da poter vedere da vicino lo spettacolo: il numero di cetacei che riusciamo a vedere è incredibile, siamo congelati ma emozionati. Lasciamo Hermanus in direzione Città del Capo; sosta obbligata a Betty’s Bay dove è possibile vedere una colonia di pinguini. Per il pranzo seguiamo le indicazioni della guida e ci dirigiamo a Vergelegen all’ interno di una tenuta dove si trova il “Lady’s Phillip tea garden”: posto da non perdere (cucina tipica Sud Africana ma decisamente raffinata e ad un prezzo ottimo). Purtroppo la Domenica non è possibile visitare la tenuta. Entrando a Città del Capo, lungo l’ autostrada, attraversiamo una enorme “township” (è completamente recintata per cui è impossibile penetrarvi per sbaglio, e comunque è sconsigliato entrarci per curiosità) che si estende per diversi Km tra la città e l’ aeroporto. Ancora una volta notiamo l’ enorme differenza esistente tra le varie classi sociali quando, entrando in Cape Town, ammiriamo palazzi signorili, locali raffinati e ville stupende. Attraversiamo il Waterfront e arriviamo a Bantry Bay dove abbiamo prenotato un B & B (consigliato da due amici, Alberto & Camilla) per le nostre ultime notti in Sud Africa. La proprietaria ci accoglie con estrema gentilezza e ci mostra la nostra camera: il posto è stupendo, la camera è molto pulita, la vista su Cape Town e indimenticabile (“Tempe” – fax: 0027 21 43 47 135 – Email: jewel@gem.co.za – Costo: Rand 395,00 pp per notte compresa la colazione). Decidiamo per la cena di provare il “Quay Four” (consigliato da altri due amici, Simona & Andrea) al Waterfront: ristorante alla moda e di ottima qualità.
Lunedì 11/09/2000
Oggi, su consiglio della Sig.ra Renee, abbiamo in programma la visita al Capo di Buona Speranza (ci vuole una intera giornata). La strada panoramica, la mitica “Chapman’s Peak Drive”, purtroppo è da tempo interrotta per una frana, vale però la pena di percorrerla fino all’ interruzione per i magnifici scorci che offre. Prima di arrivare al Capo ci fermiamo a “Boulder’s Beach”, una spiaggia bellissima popolata da una sterminata colonia di pinguini. La giornata è splendida e ci godiamo anche un po’ di sole. Finalmente arriviamo all’ ingresso della riserva del Capo di Buona Speranza (prezzo Rand 5 pp – apertura ore 7,00 chiusura ore 17,00); il paesaggio è molto selvaggio e vale sicuramente la pena di uscire appena possibile dalla via principale per scendere verso alcune calette stupende, con vista sul promontorio del capo e senza la marea di turisti che lo popola (attenzione alle tartarughine, attraversano in continuazione la strada). Nella riserva si possono vedere struzzi selvatici, Bontebock e babbuini (qui particolarmente aggressivi e fastidiosi). La vista sia da Cape Point che dal Capo di Buona Speranza è mozzafiato, guardando gli scogli al largo che di tanto in tanto affiorano tra le onde ci si rende conto del perché questo tratto di mare sia da sempre considerato come uno dei più pericolosi del mondo. Torniamo quindi a Cape Town e ci prepariamo per la cena;questa sera abbiamo deciso di provare, sempre al Waterfront un ristorante belga consigliatoci dalla padrona di casa: “Den Anker”.
Martedì 12/09/2000
Siamo agli sgoccioli di questa lunga vacanza e le cose da fare sono ormai poche, purtroppo una di queste rimarrà solo un miraggio: la salita in cable way alla Table Mountain. Qualche giorno prima del nostro arrivo, durante un controllo alla funicolare, sono state riscontrate delle anomalie ed è stata chiusa in attesa di riparazioni. Cerchiamo di ricavare le stesse sensazioni girandoci attorno lungo una strada che ad un certo punto si interrompe, sicuramente bello ma non penso sia stata la stessa cosa. Alla stazione della cable ci dicono che si può, volendo, salire a piedi lungo alcuni percorsi (ed in effetti vediamo alcuni sportivoni che si incamminano), ma dovremmo essere un po’ più preparati dal punto di vista fisico (inoltre il tempo sembra stia rapidamente cambiando). Ci dirigiamo a malincuore verso Constantia per visitare il “Kirstenbosch National Botanic Garden” (Constantia Rhodes Ave. – Prezzo Rand 5,00 pp – Apertura ore 08,00, chiusura ore 19,00). I giardini sono molto belli, ben curati, ma ci rimane il magone per non essere potuti salite sulla Table (sarà per un’altra volta). La sera torniamo al “Quay Four” dove, per rifarci della giornata non proprio fortunata, ordiniamo un piatto con due aragoste a testa.
Mercoledì 13/09/2000
La giornata di oggi, lo sento, sarà indimenticabile !! Abbiamo in programma l’ escursione a Stellenbosch e la visita di alcune winery farms. Il tempo non è dei migliori, piove a tratti, ma … chi se ne frega ! La cittadina è carina, le abitazioni coloniali sono ben ristrutturate e soprattutto utilizzate, vive; alcune sono in vendita come abitazioni, altre sono adibite ad uffici, altre ancora sono residenze per studenti (a Stellenbosch ha sede un importante università Sud Africana). Iniziamo al più presto la visita alle cantine, ed iniziamo da quella che, col senno di poi, risulterà la più caratteristica: “Rust-en-Vrede” (tel.: 021 881 3881 – Fax: 021 881 3000 – Ingresso gratuito – assaggio gratuito se segue l’ acquisto di almeno una bottiglia). Produce ottimi vini rossi, un po’ più costosi della media, ma vale la pena di acquistarne almeno una bottiglia (nei negozi li troverete ad un prezzo decisamente più alto). Decidiamo di prendere una bottiglia di Shiraz. La prova di tre diversi tipi di vino rosso ci causa già alla prima cantina dei seri problemi di equilibrio …….. ora di sera ne avremo visitate ben quattro !!!! Per pranzo decidiamo di indirizzarci verso un ristorante con cucina francese (per rimanere in tema visto che queste vallate sono state colonizzate dei francesi ugonotti in fuga dalla costa): l “Auberge du Paysan” (Raitby Road fuori dalla R45, tra Somerset West e Stellenboch – tel.: 011 842 2008 – Chiuso Lunedì a pranzo e la Domenica). Vale la pena fare anche una capatina a Frankschoek, una cittadina tutta francese.
Giovedì 14/09/2000
Oggi è il giorno del rientro, per fortuna abbiamo la macchina a disposizione fino alle 15,00, per cui decidiamo di andare a Nord di Cape Town per visitare una delle spiagge più belle della zona e per vedere Citta del Capo con la Table Mountain alle spalle. La vista è decisamente bella, non altrettanto può dirsi della spiaggia. Tornando ci fermiamo al Waterfront per un pranzo veloce alla taverna del “Quay Four”, passiamo a ritirare i bagagli e quindi ci dirigiamo verso l’ aeroporto. Per il volo di rientro ci imbarcano su un aereo della “South African Air Lines” con scalo a Johannesburg dove riusciamo a fare il refound tax e, con i secondi contati, ci imbarchiamo sul prossimo volo con destinazione Zurigo. Addio Sud Africa, anzi arrivederci a presto. Claudia & Paolo.
Fonti consultate
- Lonely Planet (guida del Sud Africa, Lesotho e Swaziland)
- Fodor’ s (guida del Sud Africa)
- www.markos.it/quaderni
- www.places.co.za
- www2.basshotels.com/holiday-inn
- Portfolio Bed and Breakfast collection
- Field guide to the mammals of Southern Africa di Chris e Tilde Stuard
Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Sudafrica |