di Giorgio Lucchini –
dedicato a mio Padre.
Il sole picchiava duro a qualche kilometro da Tulum: era un sole duro, diverso da quello brasiliano che conoscevo; stavo aspettando che qualche “Combi” passasse, avevo appena bevuto un cocco a un prezzo da turista e acquistato un Pareo fatto in India, visto quello che rimaneva di una antica citta’ Maya… era il mio 45esimo compleanno, mi ero fatto fare una foto da un turista Americano che mi aveva ringraziato!
Il sole picchiava duro a sud di Tulum!
Tanto ero li’… come, quando, dove… quale ragione?
Mentre il sole picchiava duro a sud di Tulum mi stavo facendo queste domande.
Naturalmente non ero in grado di trovare delle risposte mentre cercavo di spiegare che Verona e’ un poco piu’ a nord di Napoli e non e’ in Sicilia a qualche stregone Maya che tentava di vendermi qualcosa.
Dove siamo, chiedevano i soldati spagnoli ai nativi… la risposta era sempre quella, uguale, forse monotona: “ Yucatan” che vorrebbe dire… credo : “Non lo so’ ” .
Succedeva tanto tempo fa, noi eravamo ancora delle idee…
Il sole picchiava duro, a sud di Tulum… e decisi di invocare una Combi! arriva, piena di Americani e un paio di Mexicani. Io non sono razzista e allora mi siedo.
Tra qualche frammento di slang e la strada che si dipana in un panorama variegato di bottegucce locali in contrasto con monumenti al kitch e verde come piovesse… finalmente arrivo al capolinea.
Riprendo la strada del ritorno verso il mio hotel… a si’ , siamo a Playa del Carmen, ridente paesino nello stato di Quintana Roo, Mexico.
Ero arrivato dopo un viaggio ai limiti delle possibilita’ umane, in mezzo allo sciopero del personale aeroportuale, dopo aver recuperato un viaggio che ormai credevo perso… a scoprire qualcosa di questo paese e, forse, poteva succedere.
Una offerta conveniente, in due giorni mi ero documentato al meglio e adesso ero li’. Naturalmente il viaggio era cominciato all’ ultimo giro di chiave nella serratura.
C’era un freddo polare a Verona quella mattina di un giorno di gennaio del 2002 quando da buon Lupo solitario stavo trascinando il mio bagaglio al check in: non si sapeva se saremmo riusciti a partire e vedevo facce preoccupate. Tutto sembrava andare per il meglio il viaggio perfetto per me’, quando sento un: ”Ciao!”: conoscenti che vanno nello stesso posto dove vado io, saluti di cortesia e poi cerco di travestirmi da bagaglio a mano. Ho appena ripreso la mia forma umana, felice dello scampato pericolo che un colpetto sulla spalla mi fa trasalire; mentre mi giro innesco tutti i sistemi di supporto mentale per resistere al colpo: “Il Cerruti!” una persona che conosco da molto tempo… una brava persona, ma non avevo nessuna intenzione di passare le mie ferie rivangando i bei tempi andati.
A volte penso che da qualche parte esista un surrogato di Angelo custode… chiamiamolo Destino, aprono un nuovo sportello e io casualmente mi butto nell’ altra fila.
Ci scarrozzano fino a Malpensa con un paio di Pullman recuperati all’ ultimo momento; al controllo di sicurezza mi ritrovo il Cerruti di fianco che mi presenta la famiglia… quando ha finito di suonare e mentre tento di convincere una poliziotta che e’ un pericoloso terrorista riesco a seminarlo facendo finta di entrare nell’ unico bar aperto.
Il tempo passa e non ci imbarcano, chiamo la Lucia e le racconto gli ultimi avvenimenti Cerruti compreso, quando ha finito di ridere ci salutiamo e trangugiando una coca raggiungo il mio posto
vicino a un camionista di Brescia che va a Cuba.
Un volo come tanti altri; scambio qualche chiacchiera col mio vicino di posto e non vedo l’ ora di arrivare.
Dopo i controlli di rito vedo una tipa col cartello Hotelplan, mi informo e mi dirigo all’ autobus accendendo la prima sigaretta dopo 20 ore… mentre gusto quella mistura velenosa comincio a guardarmi attorno e mi accorgo di essere circondato da una moltitudine di uomini bassi con i baffi che mi ricordano un amico di origini siciliane: allora sono proprio in Mexico! Di Cancun non vedo nulla, del resto e’ sera… arrivo a Playa del Carmen verso le 9; rapida doccia e voglia pazza di bere una birra.
In Hotel mi indirizzano verso la zona turistica e io naturalmente vado dalla parte opposta.
Non pensavo fosse cosi’ difficile trovare una Cerveza… mi fermo al primo posto dove vedo della gente seduta: “Ten Cerveza?”. E mi mandano in un altro posto, poi in un altro, poi in un altro e cosi’ finche’ decido di tornare indietro. Devo avere proprio un bell’ aspetto: pallido dopo una notte in bianco, coi capelli che non stanno da nessuna parte alla ricerca di una Birra; il classico “Gringo”.
Alla fine una scritta su una tenda gialla mi si sbatte davanti: “Cerveza!”. Entro mi siedo e finalmente mi rilasso; guardo dove sono, la gente che passa, annuso gli odori e… ascolto le voci delle persone e i rumori.
Comincio a rendermi conto di essere in un paese straniero che non ho mai visto: “Uma mais”.
E’ inutile il portoghese mi e’ rimasto nel cuore, comunque capiscono e mi portano un’ altra Birra, per festeggiare.
Prima di dimenticarmi la strada del ritorno mi scollo e prendo possesso della mia stanza al Golondrinas: Playa del Carmen,quintana Roo, Mexico.
Quando mi sveglio (grazie a “Fischietto”) sono le sette… praticamente faccio colazione in coma e conosco i miei compagni di charter e anche Luca, un impiegato della Hotelplan che capisce subito come sono, e mi convince ad acquistare una escursione a Chichen-itza per il giorno dopo: c’e’ una guida di lingua italiana e mi dice che ne vale la pena.
Ok… decido per il si’, e dopo aver acquistato una crema solare a protezione totale vado in spiaggia in una giornata nuvolosa, tanto per tastare il terreno.
E’ Sabato… il tempo non e’ dei migliori, temporeggio, e vado a farmi un giro alla ricerca di un posto dove vendano il cocco. Naturalmente lo trovo… ma non facilmente: in Brasile lo vendono dappertutto, come la Birra.
Mentre sono seduto a una “Cabana” col mio cocco davanti e guardo i Gabbiani volare penso: “Vecchio Luc anche questa volta sei riuscito a fare quello che volevi, quasi.”
Non e’ nulla, ma e’ qualcosa.
Poi passa anche un povero che mi parla… non ho che i soldi necessari in tasca (sempre consigliabile) e allora gli do il mezzo cocco che mi ero fatto rompere: mi sembra che se ne sia andato non proprio scontento.
Al cocco ci aggiungo una birra, e camminando a piedi nudi riesco anche a farmi un male bestia a un piede.
Il tempo non sembra migliorare e allora comincio a girare per strade e stradine fino a vedere un curioso animale che assomiglia a una puzzola, e poi scopriro’ che si chiama Zorro: “Ho visto Zorro! … in Mexico. E il sergente Garcia?”.
Il giorno dopo scopro che Zorro non vuol dire volpe… ma furbo: di solito se si sente in pericolo… muore. Diceva la guida che i bimbi messicani si divertono a prenderlo per la coda e a fargli fare un paio di giri, e lui niente! Poi quando si sente al sicuro… resuscita e se la fila; quando mi ha visto, e eravamo vicini, non e’ morto. Si vede che non rappresentavo un pericolo, e la cosa non e’ che mi dispiaccia… comunque “Zorra” vuol dire un’ altra cosa.
Tutte queste cose le sentivo il giorno dopo su un pullman diretto a Chichen-Itza in compagnia di un gruppo eterogeneo di turisti; purtroppo non ricordo il nome della guida, un Mexicano bilaurea di sinistra. Ha parlato per qualche ora di molte cose del Mexico… insultandoci anche: forse l’ abbiamo capito in pochi, ma non ci siamo offesi… del resto aveva ragione.
Quando ci ha sorpreso un temporale tropicale di una ventina di minuti cancellando tutti i suoi disegni sulla sabbia, con cui aveva tentato di spiegarci i misteri dei Maya a volte infastidito da un cane azteco che passava di li’, ci siamo trovati in 3 a fumare sigarette bagnate sotto l’ acqua e a perorare la causa della continuazione della visita, mentre la maggioranza pensava a un riparo nel pullman.
Finalmente il mio amico lupo vede una vera rovina Maya.
Imparo tutto sui Maya e sul gioco della Pelota, e quando arriviamo al sacrificio delle vergini si sente una voce simpatica: “Di segno?” risata generale, e la buttiamo in vacca con tanto di guerriero e sacerdote… era un romano con la voce che era un misto tra Panelli e l’ amico di Bonolis, con le tipiche battute alla “romana” e… naturalmente Romanista.
Alla nostra guida finalmente si secca la gola e riesco ad arrampicarmi in compagnia di un paio di temerari sul Tempio Superiore; poi sopra c’e’ il caos… anche perche’ ricomincia a piovere e ci troviamo in una trentina a ripararci nell’ unico buco, credo che fosse dove stava il sacerdote, al coperto. Chissa’ cosa era successo qui, in un tempo lontano… scendere quegli scalini scivolosi non e’ molto rassicurante, ma basta stare attenti e il gioco e’ fatto.
Pero’ vista dall’ alto fa un poco di impressione!
Al ritorno ci fermiamo ad un “Cenote”, che sarebbe un pozzo in cui c’e’ dell’ acqua… ma molto profondo, con qualche Iguana ammaestrato per i turisti.
Pranzo in una cosa molto simile ad un Autogrill dove finalmente vedo una Olandese Creola da “Spetteno” : che in Veronese vorrebbe dire da “Spetteno”.
Tralasciando queste quisquilie… ho conosciuto la Leon Negra: una Birra scura che fanno nello Yucatan, andrebbe bevuta “Michelada” cioe’ col peperoncino ma… diciamo che bisogna abituarcisi; bevuta normale e’ Buona… altro che “Sol” o “Corona” !!!
Ritorniamo quando e’ ormai scuro e dopo essermi docciato decido di telefonare a qualcuno. La mia carta da 100 pesos ce l’ ho, il numero no’… ma telefoniamo e lo troviamo: riesco a fare gli auguri di compleanno a un amico a migliaia di Kilometri di distanza.
A questo punto non mi resta che inventare qualcosa per la serata: per bere un aperitivo bisogna andare in mezzo alla bolgia, meglio cercare un posto dove mangiare… ne avevo visto uno che mi sembrava l’ ideale: era di fronte al mercato della frutta, dove avrei trovato i peperoncini da portare alla Lucia. Era frequentato da persone normali, che quella sera stavano quardando una partita di calcio… Mexico contro… non ricordo. Comunque avevano la mia Birra preferita, e ho mangiato del “Quejo fundido con bistek” che valeva veramente la pena; se voi siete di quelli che si formalizzano sul servizio o su altre piccole cose che da noi sono nascoste… vabbe’. Io facevo il mio mestiere: turista, osservatore curioso, e adoravo quel pezzo di maiale infilato sopra il fuoco, che uno tagliava a pezzi con un coltellaccio col fare di uno che lo fa’ da una vita. Abbiamo quardato insieme le poche ragazze che passavano e anche senza parlare la stessa lingua si capiva che tutto il mondo e’ paese.
Mi schiodo ad un certo punto… perche’ anche il mio fisico richiede delle ore di sonno e sempre sperando in qualche intervento divino rientro in hotel.
Mi svegliano dei rumori e delle voci; affacciandomi alla finestra del bagno riesco ad assistere ad un incendio e ai “Bomberos”, che sprezzanti del pericolo riescono a domarlo facendo un casino della madonna: era una cabina elettrica di un centro commerciale… sempre vuoto, pero’ le fiamme erano alte e non era facile coi mezzi che avevano; applaudendo mentalmente tento di riprendere sonno, tanto alle 6, 45 ci pensa Fischietto a svegliarmi.
Fischietto, e’ una cosa che vola… con una voce possente. Potrebbe essere una Rondine di mare (se esistono) ma la realta’ e’ che funge da sveglia; ho tentato di fotografarlo anche nascondendomi sotto l’ asciugamano, facendo sbellicare dalle risate le varie Maria, Lucia, Maria Gorda,Luisa ecc. ecc. che facevano le pulizie dove abitavo.
Erano una cosa pazzesca: cominciavano a pulire alle 8 del mattino e alle 6 del pomeriggio erano ancora li’… alla faccia dei messicani fannulloni!
Non mi sembrava di sporcare cosi’ tanto, e ho sempre cercato di non rompere, anche se una volta mi e’ sparito il telo da spiaggia.
Sono ancora convinto che il ladro sia stato uno degli ospiti, comunque ho preso un paio di delfini stampati su cotone… e difettato l’ ho pagato meno!
Tutto questo perche’ oltre a vedere Templi, ero anche in ferie e qualche giorno di spiaggia non mi dispiaceva.
Era un’ altra scoperta: da una parte c’ era Rimini, dall’ altra Riccione; io avevo scelto un posto senza nome, dove non c’ erano animatori e venivano i Mexicani.
Ho assistito a partite di calcio, a performances con i tamburi di un percussionista leggermente monotono… e ogni tanto ricevevo la visita di una “Mayetta” che non era un capo di abbigliamento, ma un bimba che vendeva cose sulla spiaggia: aveva un sorriso disarmante, una vocina gentile e due occhietti che mi ricordavano qualcuno. E’ riuscita a vendermi una famigliola di tartarughine fatte con le conchiglie e col collo che si muove, un paio di borsettine e un braccialetto che porto.
Ogni tanto capitava qualche ragazza meritevole di attenzioni… ma quando decidevo di farmi avanti spariva, o arrivava il fidanzato.
Devo brevettare qualche marchingegno che permetta ai single di spalmarsi bene la crema sulla schiena; perche’ rimane sempre qualche punto che poi si ustiona, e chiedere collaborazione e’ sempre difficile.
Comunque curando le ustioni e cercando di non fare troppo la vita di spiaggia, si sopravvive e rimane il tempo per andare alla scoperta di cose nuove, per esempio andare alla ricerca di un Cd di musica messicana per il Gianneti: avevo visto un posto giusto, ma era fallito, e allora entro in un centro commerciale: reparto dischi.
Tentano di vendermi tutto il repertorio ballabile che trovi tranquillamente in Italia, una collezione del meglio dei Mariachi, Laura Pausini e Eros Ramazzotti… dopo mezz’ ora mi faccio dare l’ ultima uscita di un tipo col sombrero bianco senza neanche ascoltarlo: e’ appena arrivato e non riescono a trovare il prezzo, mentre aspetto arriva anche la sicurezza: lo guardo trattenedo le risate, mentre accarezza il manganello. Alla fine… missione compiuta e dopo aver pagato un prezzo stratosferico riesco a uscire e finalmente ridere.
Risate che non mi venivano sempre; per esempio quando passavo vicino a una zona dove stavano costruendo qualcosa e vedevo il mucchio di gente che arrivava per cercare lavoro, e poi attorniati da noi turisti… si facevano un mazzo cosi’ per rendere piu’ bella e accogliente la strada. E il sole picchiava duro, anche a Playa del Carmen!
Preso da una foga di vedere qualcosa di diverso, prendo un autobus per Cancun… se volete andare nel paradiso turistico dove tutto e’ falso e fatto per voi, quello e’ il vostro posto: alberghi con piscine smisurate, negozi, negozietti, bar, parchi a tema e lascio alla vostra immaginazione il resto.
Torno e mi metto a leggere un libro nel giardinetto del mio albergo, aspettando la sera per farmi un giro su Internet e scrivere a qualche amico.
E’ ancora chiaro quando passo davanti a un negozietto dove ogni volta mi chiamavano… questa volta entro, e scopro che e’ molto facile trovare del “Tabacco locale” anche in Mexico… basta fidarsi. Rinfrancato da questa scoperta mi accorgo di un particolare che mi era sfuggito; sono in mezzo a un mucchio di malati: tutti quelli che alloggiano negli alberghi di Playacar hanno un braccialettino come quelli che mettono negli ospedali, senno’ non entri… io ci ho provato! Ma dai!!!
Mi fermo al Tropical bar, perche’ ho un rifiuto mentale di vedere Americani che girano impunemente con bottiglie di birra, seguiti da cloni di altre nazionalita’. Mi faccio un succo di carota misto a una pianta Maya di cui non ricordo il nome… buono, e mi riconcilia con la vita.
Trovo un Internet cafe’ , controllo la mia posta e mando un paio di mail bevendo una Leon Negra, poi vado alla ricerca di un posto dove mangiare; ne trovo uno dove finalmente riesco a provare il piatto nazionale: riso, fagioli, verdure e carne. I gestori abitano li’ e mentre mangio io lo fanno anche loro, con i figli e parenti.
Ci pensa Fischietto a svegliarmi il mattino dopo: il mio compleanno e vado a Tulum.
Faccio una abbondante colazione e munito dell’ indispensabile vado a cercare la mia “Combi“ , dopo qualche isolato la trovo e mi rilasso: a parte un Gringo gasato, solo messicani; una signora gentile mi fa scendere al posto giusto, faccio un paio di kilometri e finalmente arrivo.
Dopo aver pagato il biglietto, e con la mia guida nella tasca dei bermuda arancioni a righe bianche (ormai storici) mi avventuro alla scoperta di questa citta’ Maya.
Sfodero la mia Digital-Ixus e mi preparo all’ azione: appena passo l’ ingresso mi prendo un colpo d’ occhio giusto in mezzo agli altri due, e prendo un paio di respiri. Non e’ nulla di eccezionale, ma da’ l’ idea di un posto dove una volta c’era molto movimento, naturalmente rapportato al “ movimento “ del tempo.
Mi dirigo verso Il Castillo per una prima ricognizione schivando guide e turisti annessi: e’ il punto piu’ alto… vicino alla scogliera; la vista e’ molto bella e decido di scendere fino alla spiaggia.
Un paio di foto e cerco qualcuno per farmene fare una. Continuo a girare passando dal Tempio del Viento al Tempio del Mar fino alla Casa de Cultum dove fotografo forse “Cha, o forse il dio creatore Itzamna” , almeno secondo quello che c’e’ scritto sulla mia guida.
Ad un certo punto ho visto tutto e esco
Quando arrivo al mio Hotel e’ l’ una; le ferite sotto ai piedi stanno ormai guarendo e vado alla caccia di Fischietto… mi frega ancora una volta il Bastardo!
Faccio arrivare un’ ora decente per farmi fare gli auguri… ma il fuso orario mi frega e li’ ormai il mio compleanno e’ gia’ passato… ok; buttiamoci in giro a visitare questa Playa del Carmen… quella vera.
Visto che fra le cose che ho perso c’ e’ l’ elastico per gli occhiali, utile per non farsi venire dei tic visto il mio nasino… vado a cercarne uno nuovo. Alla fine vado a finire al centro commerciale vicino a casa… entro nel negozio di ottica e vengo accolto da una Principessa Maya sui 16 anni: quando raccolgo la mascella che ormai era caduta a terra, per fortuna senza far rumore, riesco a spiegarmi e mentre mi infila l’ elastico sulle stanghette non posso fare a meno di guardarla negli occhi… di radica, mi ricordano qualcuno. Faccio appello a tutte le mie forze per non sbavare, e la saluto con uno dei miei migliori sorrisi, almeno credo.
Esco frastornato e cominciano a farsi sentire i morsi della fame… addocchio un posto: “Granjero” che starebbe per contadino, mi faccio un taco di quelli grandi e scambio quattro chiacchiere col propietario, che dopo aver capito che non sono americano si toglie il cappello di paglia e mi parla in Spagnolo… avevo visto passando una sera che c’ era uno che suonava la chitarra, mi dice che passa ogni tanto; purtroppo sono sfortunato e oggi non c’ e’. Guardo sua figlia che aiuta un fratellino a rimettere su’ la catena ad una bicicletta, e visto che non ci riuscivano mi alzo per aiutare… in quel momento tutto si concatena e non hanno piu’ bisogno del mio aiuto, mi ringraziano lo stesso e mi piace.
Non ci vuole molto per cercare di comunicare con le persone che stanno li’. A un certo punto comincio a vagare per vicoli e vicoli fino a ad un negozio di parrucchiera unisex: una sistemata ai capelli puo’ starci… aspetto il mio turno dietro a un messicano di quelli Doc, nero e pieno di peli; visto che sono straniero mi cambia il telo, e molto piu’ emozionata di me’ cerca di capire che cosa voglio. Era bello vedere i miei capelli castani mischiati con i capelli assolutamente neri di un mexicano guardando a terra, mentre puliva… anche strano. Alla fine mi faccio dare anche una spuntata ai baffi, e devo dire che in Italia mi hanno tagliato peggio, anche in grandi citta’ .
Urge tirare tardi, perche’ comincio ad essere stufo di fare il bravo ragazzo, e devo ancora capire dove sono.
Qualche volta penso che: “Ci vorrebbe un amico…”; ma non ho molto tempo.
Mi butto in mezzo ai turisti, incurante di ogni sensazione, oppure analizzandole tutte, in un misto di musica e immagini: La Television, facile e’ il mio mestiere.
Devo solo decidere chi voglio essere… e a parte me’ stesso, non mi viene nessuna buona idea.
Se non fosse per Fischietto, la Mayetta, e tutte le persone che ho visto, con cui ho scambiato qualche parola… Jorge quello stregone! Era il posto dove ero capitato la prima volta… a bere una birra.
Ci sono tornato ancora, perche’ stavo bene li’. Guardavo la televisione, come la prima volta: e c’ erano sempre sprazzi di vita quotidiana; gente che passava,la quaotidianita’ di quel posto.
Alla fine abbiamo scoperto di chiamarci Giorgio tutti e due, e l’ ultima sera mi ha anche offerto la cena.
I giorni passano lentamente aspettando un’ escursione a Rio Lagartos, che continuano a rimandare per mancanza di partecipanti; del resto non ci si puo’ andare cosi’ , da soli.
Finalmentel’ ultimo giorno ce la faccio.
Avevo letto sulla mia guida, che sarei riuscito a vedere i coccodrilli, e forse anche un giaguaro, poi saremmo andati a Vedere i resti di Ek-Balam: la citta’ del giaguaro nero.
Comincio a prepararmi la sera prima… poca birra, fotocamera in carica, vaucher lenti da sole e sigarette.
Salgo sulla combi, e andiamo a recuperare dei malati (quelli col braccialetto) a Playacar.
Riusciamo a passare senza che ci sparino addosso e carichiamo un gruppo di “menager” di una multinazionale con mogli al seguito.
Tra un turbinio di Nikon… e qualche Canon, si sistemano.
Dopo qualche minuto cominciano a rompere il ghiaccio: cioe’ a parlare di lavoro, e la guida… di cui non ricordo il nome, e mi spiace, ha cominciato a spiegarci il come e il dove.
Il resto della compagnia era composto da una coppia di professori universitari modenesi, una coppia di amici napoletani, una single non proprio carina, io che non sono una bellezza e l’ autista.
Il cast ideale di un film su Fantozzi!
Filiamo verso la nostra destinazione, non senza una sosta idraulica e qualche buca.
All’ arrivo conosco i nostri barcaioli: Ismael, e il Vecchio di cui non ricordo il nome.
Stringo la mano a tutti e due, e mettendomi il mozzicone della sigaretta in tasca salgo su una della due barche… arriva la multinazionale, e mi chiedono gentilmente di passare sull’ altra, nessun problema anzi meglio.
Partiamo verso un coccodrillo che riesco a vedere solo al secondo passaggio, e sono ancora convinto sia finto, ma quando ne vedo due che si buttano in acqua mi passa la voglia di provare con la mano, poi tra svolazzare di Fenicotteri rosa, Aironi, Pellicani, Fregate… e anche qualche Mosquito che passava di li’ per caso; Ismael tira su’ dall’ acqua due alieni che poi spiega si chiamano Scarafaggi di mare… lui li ha visti sott’ acqua e sganppete: gli ho detto che erano attaccati alla barca, ma lui ha negato e gli credo.
Ci fermiamo in un isolotto praticamente formato da conchiglie, dove si vedono le acque rosa… spiegarvi tutto sarebbe complesso; facendo uno piu’ uno, il colore e’ dato da delle alghe, che vengono mangiate da dei gamberetti, che a loro volta vengono mangiati dai Fenicotteri che diventano…Rosa. Aiuto Ismael a rimettere la barca in acqua… mi viene naturale, e mi guarda in modo strano: forse e’ abituato solo ai turisti e non alle persone come lui.
Alla fine dopo aver assistito al gioco con i pellicani ad uso turistico; attracchiamo a Rio Lagartos.
Ci servono delle cose veramente buone, io, i due professori in luna di miele e Federico, credo, la guida ci troviamo nello stesso tavolo; ben distanti dai manager.
Cosi’ scopro alcune cose dei miei commensali e loro alcune di me’… bene o male abbiamo tutti delle origini emiliane: strano.Prima di andare via mi fanno anche firmare il registro degli ospiti…cazzo!
Dopo un’ oretta di auto arriviamo a Ek Balam: c’ e’ poca gente e molti cani.
E’ un sito archeologico, ancora poco conosciuto, e molto ben conservato; era un luogo, dove nel periodo decadente della civilta’ Mesoamericana non si facevano sacrifici umani, e molta gente si trasferiva li’.
Dalla sommita’ del tempio, si vede una fitta distesa di vegetazione e quasi riusciamo a vedere il tramonto.
Cerco di familiarizzare con qualche cane di quelli presenti, ma sono molto magri, e io non ho nulla da dargli (avessi saputo!), e quindi oltre a un paio di “Grrr!” non ottengo molto.
Ci rimettiamo in viaggio, senza poterci fermare a Vallodolid, perche’ la multinazionale ha una cena alle 8.
Mi vengono varie tentazioni tra cui quella di bucare una gomma… ma l’ autista non ha colpe e decido di non farlo.
Scarichiamo in ordine inverso i passeggeri, e alla fine tocca a me’: un dollaro di mancia all’ autista e
stringo la mano a Federico… peccato non averlo conosciuto prima, avrebbe potuto darmi delle dritte, ma domani parto!
Mi doccio, e vado in Vita… dopo la seconda Leon capisco che anche questa sera andro’ in bianco.
Il lupo che e’ in me’ digrigna le zanne e annusa l’ aria, mentre la mia parte umana decide di andare a mangiare qualcosa da Jorge… passo in hotel a prenderle la maglietta di Paolo e Dario del Girasole.
Mi incammino verso la 30a con tanti pensieri in testa e si spegne un lampione… succede a volte nelle serate magiche, anche a Verona.
Comincio a guardarmi intorno e a pensare alla Vita… delle lampadine. Arrivo alla Pozoleria mi abuelita, che vorrebbe dire: “ Zupperia mia nonna” o se volete Minestreria; e mi siedo. C’ e’ un tavolo di Tedeschi, Jorghe mi porta la solita birra, e gli dico che voglio anche “comer”; mangio una Sopa de Tortillas veramente buona, e gli regalo la maglietta: se la mette subito, e i Tedeschi sono curiosi di sapere cosa vuole dire Cuoio. Alla fine riesco a spiegarglielo e contenti se ne vanno.
Finiamo la serata con Jorge che beve birra, e alla fine non vuole che io paghi… me la cavo con la mancia a sua figlia e una foto che prometto di inviargli (mentre sto scrivendo sta … e’ gia’ in Mexico senza bisogno della posta).
Mi addormento cercando di riposare!
Mi sveglio e vado a prendermi l’ ultimo sole, poi torno e preparo tutto per la partenza. Arriva l’ ora e ci portano fino all’ aeroporto: controlli serrati, e mentre uno dei doganieri ridendo alla vista della mia scorta di chile habanero per la Lucia, le salse per Il Gianni e la Lella, i lecca lecca al peperoncino per tutti, non trova niente di meglio da fare che chiudere la cravatta del collega dentro la mia valigia… a questo punto rido anch’ io, e mentre cerco di riaprirla riesce a sfilarsela e mi cazzano al check in.
Mi rimangono un paio d’ ore per girare l’ aeroporto di Cancun… sono completamente pazzi!
Prezzi da capogiro; finalmente arriva l’ aeromobile e siedo al mio posto non senza aver sentito un rumore strano dal bagaglio a mano.
Vicino a una coppia di mezza eta’ ma di stazza intera, e arrivo a Verona con la cervicale dolorante.
Una foschia umida e avvolgente! Passo tutti i controlli e cerco di pensare come arrivare a casa, vedo il Gianneti; cazzo e’ la prima volta che qualcuno mi viene a prendere!
Finisce con una meravigliosa pastasciutta da amici… manca qualcuno, ma non si puo’ avere tutto dalla vita.
Mentre faccio la doccia sperando che l’ abbronzatura invernale tenga il piu’ a lungo possibile, mi preparo al ritorno.
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