di Andrea Mario Veggetti –
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi M.Proust”.
Ho finito di trascrivere dopo quasi un anno il mio diario originale, il tempo e la pigrizia spesso hanno la meglio sulla mia voglia di accendere il computer con il quale già lavoro più di otto ore al giorno.
Mi piace oltretutto soffermarmi sulle note, sulle sensazioni di allora attraverso ciò che ho scritto e spesso il pensiero torna indietro a quei luoghi in quei momenti. Mi ritrovo ancora qui a sentire il bisogno incessante di partire, di andare, come se la terra mi bruciasse sotto i piedi come se la mia anima irrequieta ricercasse nuovi mondi e avesse di continuo il bisogno di respirare in luoghi lontani. Ho letto recentemente un bellissimo resoconto dedicato al viaggio e ai viaggiatori (“Il senso del viaggio” di Chiara Meriani) e ho trovato probabilmente le ragioni di questa spinta continua:
“Forse, ognuna di queste ricerche è soltanto una diversa rappresentazione di un unico bisogno: l’arricchimento della propria anima. E’ dunque questa la causa dell’irrequietezza ? A chi vuole riempire il vuoto dentro di sè, a chi anela alla conoscenza nel senso più ampio del termine, a quella conoscenza che permette di capire il senso della vita, una terra non basta:
Vivere in una sola terra è prigionia.
(John Donne, 1635)
E allora il viaggiatore parte, ma partendo pensa al ritorno, e tornando pensa già ad una nuova partenza. E se in un luogo fisso questi bisogni contrastanti di autonomia e movimento da una parte, e di appartenenza e stabilità dall’altra risultano contradditori, non sono conflittuali se messi nella sequenza di un viaggio. Sta proprio in questo la ragione dell’eterno richiamo della strada: è l’unica possibilità per far convivere queste spinte altrimenti inconciliabili”.
… e chi nasce con questi bisogni, con questa spinta interiore non riesce a stare fermo per molto ma vuole continuamente fare un passo in più verso ciò che non ha ancora visto e scoprire una nuova via di accesso alla propria anima.
25 Novembre
Quasi chiudo gli occhi quando premo il pulsante cercando di esorcizzare la luce rossa … così è. Anche Giancarlo passa senza “danni” così possiamo avviarci a cambiare qualche Pesos e prendere un taxi (110p) per l’Hotel Juarez. Sarà pur efficiente la casualità di questo meccanismo all’ aeroporto di Città Del Messico ma noi abbiamo 12 ore di volo alle spalle senza contare quello da Milano a Francoforte e noi non abbiamo nessuna voglia di disfare i bagagli all’ “Immigration” .
Ho fatto un volo con un cane, no ! non mi sono sbagliato (un volo da cane), no! Proprio sotto il sedile di fianco al mio c’era un cagnolino simpatico (charlino) di una cortese signora che dalla Germania tornava in Messico. Con Giancarlo non abbiamo avuto modo di parlare molto perciò, sistemati i bagagli, lo facciamo davanti a due fresche cervezas. Al ritorno dondoliamo un po’ (soprattutto per la stanchezza), ma alla fine raggiungiamo la nostra camera (200p la doppia).
26 Novembre
Mi sveglio molto presto ed aspetto ad occhi spalancati che arrivi l’ora convenuta per alzarci. Giancarlo continua nel suo sonno profondo, quasi lo invidio. Ad ogni modo vicino all’albergo esistono tantissimi posti dove fare colazione, le paste ed i dolci esposti sono per ogni palato, per il mio poi basta poco quando si tratta di dolci. Arriviamo a piedi allo Localo, rivedo questa piazza immensa dopo 5 anni esatti dalla mia precedente visita. Questa enorme piazza mi fa sempre impressione come la bandiera messicana che sventola nel suo centro. Mi ricordavo anche del traffico ed anche del rischio che si corre attraversando la strada in qualunque condizione del semaforo pedonale. Insomma, Plaza de la Constitucion rappresenta benissimo tutta Città del messic, con i suoi colori, con le sue costruzioni coloniali, con il suo incredibile insieme di razze e di visi diversi. Ricordavo delle impalcature all’interno della Cattedrale metropolitana, ma con mia buona sorpresa, l’interno ne è privo se non l’altare maggiore ancora in via di restauro. I pavimenti sono pendenti come la chiesa di San Marco a Venezia, infatti poggia su un terreno paludoso e ogni anno sprofonda un pochino di più. Il clima all’esterno è piuttosto caldo ma non nego che per noi è solo un piacere visto che abbiamo lasciato l’Italia con un clima molto più rigido. Svoltiamo sulla destra della cattedrale per vedere il Templo Major o meglio ciò che ne resta. Non riesco neanche ad immaginare come fosse Tenochitlan all’arrivo degli spagnoli di Cortes. Probabilmente era di una bellezza e di una grandezza sconcertante per gli spagnoli stessi … molto più grande e popolosa di Madrid, con una serie di canali e di abitazioni costruite nel centro del lago Texcoco, la dove i primi Aztechi videro un’aquila divorare un serpente sopra un cactus. Dovevano esserci moltissimi templi colorati e luoghi di culti prima che la devastazione spagnola producesse ciò che vediamo oggi: quattro pietre annerite dal fuoco.
Da qui al palacio Nacional la strada è breve. I murales di Diego Rivera sono spettacolari, coloratissimi e risssumono quella che è la storia del Messico. E’ la prima volta che vengo qui, nella precedente visita avevo trascurato il Palacio e i suoi murales. Rimedio oggi a quell’errore.
La metropolitana ci porta verso il Chapultepec per visitare il museo di Antropologia. Passeggiamo prima in quello che è il più grande parco cittadino (Chapultepec appunto) e prendiamo della frutta per pranzo. L’ingresso al museo costa 37 pesos e passiamo così circa 2 ore e mezza. La sala azteca e’ spettacolare con il suo enorme calendario di pietra. Molto interessanti sono anche i codici (Maya soprattutto). Questi sono i “libri” delle civiltà precolombiane … una serie impressionante di glifi su pergamena (o un materiale molto simile) piegate a fisarmonica. Ne rimangono pochi, salvati dai roghi purificatori della chiesa Romana. Nel tardo pomeriggio riprendiamo la metropolitana in direzione S.Larario dove c’è il TAPO (Terminal bus de Oriente) per informarci su orari e tariffe dei bus ADO per Oaxaca, la nostra destinazione di domani. Arriviamo in albergo alle 6 di sera molto stanchi; dopo la doccia ci concediamo un riposo fino alle 9. Per cena scegliamo un ristorante vicino all’ albergo: la Pagoda in 5 de Majo. Spendiamo circa 90 Pesos per Tacos di carne e totillas … non male ma il cibo sembrava già preconfezionato. L’orologio segna le 22:30, domani ci dobbiamo svegliare presto. Ci riavviamo verso l’albergo tra le strade semideserte e la luce tenue dei lampioni … non sembra neanche Città del Messico vista così.
27 Novembre
Durante la colazione ce la prendiamo comoda così, quando guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto che abbiamo tirato le 8:10, facciamo una corsa verso l’albergo e ritiriamo gli zaini al volo.
Ci infiliamo in metropolitana e scendiamo a San Lorenzo dove c’è il Terminal de bus de Oriente o TAPO. Il nostro autobus delle 9 parte, poco male prenderemo quello delle 10.Compriamo i biglietti per 279 pesos ognuno.
Il viaggio verso Oaxaca dura circa 6 ore il bus è comodissimo. Nella prima parte attraversiamo l’immensa periferia di Città del Messico, poi una zona di boschi e conifere e successivamente, fino al bivio con Cordoba-Orizaba è un susseguirsi di aree industriali o suburbane. Non pensavo che esistessero posti in Messico che non mi piacessero, bhè questo invece è uno di quelli.
Dallo svincolo in poi però ……
Montagne semidesertiche con infinite distese di cactus e il tutto incorniciato da un cielo blu che più blu non si può …. E le immancabili nuvole. Che spettacolo, sono contento di aver fatto questo tragitto di giorno. Arriviamo ad Oaxaca attorno alle 16, prendiamo un bus cittadino che ci porta verso lo zocalo, il centro. Già dai finestrini mi innamoro a prima vista di questa città. Le vie sono tutto un sali-scendi, le case sono coloratissime, i fili elettrici e del telefono passano in grovigli inverosimili sopra le case … e il cielo è così blu con le sue nuvolette bianche; insomma Oaxaca è per me la città più messicana del Messico. Alloggiamo all’ hotel Cuilàpan in Calle Trujano a due passi dal centro. Lo abbiamo scelto grazie ad una segnalazione su un racconto di viaggio. E’ un pò caro (400 pesos per la doppia) ma li vale. Ha un cortile interno e l’edificio ha due piani con balconate a colonne interno. Lasciamo i bagagli e corriamo fuori a goderci questa splendida città; ogni angolo, ogni via è adatto ad una foto e, nonostante l’ora, il blu serale risplende nel video della mia macchinetta fotografica. Pensandoci bene è da questa mattina che non mangiamo perciò verso le 18 ci infiliamo in un localino per ordinare due cervezas fredde e qualcosa da mangiare. La temperatura è piacevole anzi un pochino caldo, ci sono 27/28 gradi. Nel frattempo ci informiamo sui trasporti che domani sera ci porteranno a Pochutla, sulla costa pacifica. La compagnia Cristobal Colon per 188 pesos in 8 ore arriva a destinazione ( e la CC non e’ come la ADO). Sempre grazie ad un racconto di viaggio scopriamo che in Calle la Noria esistono dei minivan che per 120 pesos ti portano in 5 ore e mezzo a destinazione. Io e Giancarlo ci guardiamo in faccia e prendiamo subito la decisione di come muoverci senza neanche aprire bocca. Il resto della serata si trascorre tra Internet point (dove ci passo almeno 1 ora) e albergo. Verso le 21 usciamo a cenare. Ci dirigiamo verso lo zocalo, dove sotto i portici della piazza, mangiamo degli ottimi tacos di carne con cerveza per 113 pesos. Questo ristorante “Primavera” non è male, sicuramente consigliabile. Chiudiamo la serata con una passeggiata e con il mezcal, il liquore famoso perché estratto dall’ agave e soprattutto perché ogni bottiglia contiene il verme. Personalmente dopo il primo assaggio mi fa piuttosto schifo, mentre Giancarlo lo trova buono, mah!, il mistero del gusto personale ! Molto più caratteristico è il luogo dove andiamo a berlo. Si tratta di un locale, sulla stessa via dell’albergo, dove l’ingresso ha delle porticine tipo saloon e al suo interno troviamo il barista e 4 o 5 ubriachi; uno di questi ci attacca un bottone incredibile fatto di conversazione in Spagnolo-inglese-italiano.
Questa Oaxaca mi piace sempre di più.
28 Novembre
Ancora una volta mi sveglio presto (ma che novità), così in attesa dell’ora convenuta con Giancarlo mi faccio una lunghissima doccia. Oggi è il giorno di Monte Alban, un sito zapoteco situato nelle vicinanze di Oaxaca. Non nascondo che questa è una delle ragioni per cui nel nostro itinerario abbiamo messo questa città; in realtà Oaxaca ci ha sorpreso, stupito, meravigliato. Finita la colazione, lasciamo gli zaini in custodia allo stesso albergo e ci avviami in Calle Mina presso l’albergo “la Riviera del Angel”. Da qui per 24 pesos ci sono dei bus che portano direttamente al sito in circa ½ ora . Inizia a fare caldo e all’ingresso (37Pesos) mi pento di non aver portato il cappello, ma ad ogni modo siamo qui, oltrepassata la scalinata la vista è spettacolare. Mi ricorda la visita fatta a Tehotiuacan la volta del mio precedente viaggio, solo che qui non ci sono piramidi, ma l’atmosfera è mistica, carica della stessa energia. Passiamo 2 ore senza una meta precisa , ma girovagando a caso lasciandoci avvolgere dalla sua magica atmosfera. Da quassù la vista sulla città di Oaxaca è bellissima, mi giro ancora un’ ultima volta verso la spianata dei templi e ammiriamo di nuovo il blu del cielo arrivare fino ai gradoni delle costruzioni dove un tempo lontano vivevano migliaia di persone.
Sono le 12:30 è tempo di rientrare …. in città ci fermiamo in un localino per mangiare qualcosa di veloce. Delle tostadas con prosciutto e una bistecca messicana con le solite cervezas (85 pesos in due). Il resto del pomeriggio lo passiamo a perderci per le vie colorate della città; ogni angolo nasconde una vista speciale, un colore diverso, un’atmosfera che solo il Messico ti sa dare. Aspettiamo oziosamente che apra la chiesa di Santo Domingo (16), veniamo ripagati da un interno decisamente bello e lussuoso ma che personalmente non amo moltissimo; anzi paradossalmente preferisco le chiese spoglie internamente. Aggiungo infine che non mi piace vedere le statue di Gesù o delle Madonna così riccamente adornate. E’ un’abitudine che ho visto anche in Perù e penso sia comune a tutta l’America Latina. Ci avviamo in calle la Noria presso l’ufficio (ma anche punto di partenza) dei minivan per Pochutla. Per 120 pesos ognuno compriamo i biglietti: partiremo alle 23:30 e il tragitto sarà di 5 ore ½. Trasferiamo gli zaini dall’albergo all’ufficio dei minivan e poi di nuovo verso lo zocalo in attesa della cena. Prima però torniamo a prenderci felpa e giubbino negli zaini, la temperatura è calata e c’è una forte escursione termica fra giorno e sera. Il locale scelto per la cena non lascia una traccia positiva per qualità e quantità e poi non vogliamo mangiare cibi pesanti visto che il viaggio che ci aspetta sarà tutto curve; la strada si inerpica sulla Sierra madre per poi ridiscendere verso il Pacifico. Le 23:30 arrivano, ma da qui comincia una specie di incubo fatto di 5 ore e1/2 di curve e controcurve ad una velocità pazzesca. Non guardo, cerco di chiudere gli occhi e appoggio la testa sul mio zaino cercando di dormire per non star male.
29 Novembre
Grazie al cielo arriviamo a Pochutla alle 5:15, dove prendiamo un taxi in direzione Mazunte. Ci dirigiamo alle cabanas “Alta Mira” , dove per 350 Pesos ci viene assegnata una cabana con pavimento in cemento e tutto il resto in paglia, simile alle tipiche costruzioni polinesiane. Al primo piano c’è un letto con il bagno, al piano superiore, proprio sotto il tetto di paglia, c’è il secondo letto dove prendo posto. Non riesco a dormire e dalla terrazza del bar ci godiamo un’alba spettacolare sull’oceano Pacifico. Mazunte non è un paese vero e proprio, è un insieme di cabanas immerse nella vegetazione, che costeggiano le strade sterrate del paese… insomma un paradiso sull’oceano. Immagino che allo stesso modo doveva essere Puerto Escondido tanti anni fa. Dormo poco e già alle 9:30 siamo già pronti per la colazione al ristoro dell’ Alta Mira … molta frutta e poco del resto, fa già un gran caldo. Ci concediamo una lunga passeggiata sulla spiaggia di Mazunte fatta di un mare impetuoso, sabbia rosa, palme da cocco e il solito cielo blu. Il resto della giornata trascorre pigramente tra una passeggiata nel paese e il ritorno difficoltoso (vista la salita) alla nostra cabana. Mi lascio cullare fino alle 4 dall’amaca sul terrazzo, poi decido di andare in spiaggia, voglio fare il mio primo bagno nell’oceano. Conosco la sua pericolosità, resto vicino alla riva a giocare con le onde. L’acqua mi arriva al ginocchio e, subito dopo l’ondata, me la ritrovo al collo. La risacca è fortissima e mi trascina al largo, in più nel tardo pomeriggio il vento è un pochino più forte e con lui le onde. Torno in spiaggia a prendere il sole.
Fino ad ora dei famosi cani randagi del Messico ne avevo visti ben pochi, ma la spiaggia di Mazunte ne è piena di tutti i colori e razze. Girovagano pigramente tra la gente elemosinando qualcosa, ma quando il sole picchia spariscono tutti sotto qualche albero. Uno in particolare mi continua a seguire in ogni mio spostamento e quando ero in acqua mi guardava con aria di compatimento. Probabilmente trova strano il comportamento di noi umani a giocare in un mare così pericoloso. Non so come si chiama ma io l’ ho battezzato Totò (da nome del famoso Boss siciliano) per la sua abitudine di comandare sugli altri cani, o almeno questa è la mia impressione. Mi raggiunge Giancarlo e Totò continua a scrutare i nostri sollazzi in acqua, finché scocciato se ne va.
La sera incontriamo Vittorio, un ragazzo che vive e lavora ad Ibiza. Durante i quattro mesi di chiusura gira il mondo. Ci consiglia un ristorante sulla spiaggia dove mangiamo di gamberoni con riso e patatine, fantastico. E’ il miglior pasto che abbiamo fatto da quando siamo partiti. Nel frattempo facciamo una chiacchierata con Vittorio che ci da tutta una serie di consigli sui luoghi dove andremo. Si aggiungono a noi 2 ragazzi di Roma e scopriamo che anche loro domani sera partiranno con lo stesso bus per san Cristobal.
Totò continua a girarmi attorno, ma non viene ad elemosinare cibo … tiene lontani gli altri cani. Alle 11 ci salutiamo ed andiamo a dormire concludendo una lunghissima giornata.
30 Novembre
Questa mattina mi alzo quasi alle 9, un vero record per me. Giancarlo dorme e allora vado in spiaggia per probabilmente l’ultimo bagno nell’oceano. Le onde la mattina sono molto più quiete. Non si vede in giro Totò. Ci concediamo ancora per pranzo i gamberoni con in aggiunta il polpo. Ancora una volta è veramente buono questo ristorante, il “Palapa el Mazunte”, è davvero da consigliare, si trova sulla spiaggia, subito dopo il più famoso El Pescador. Per il pomeriggio non sappiamo bene cosa fare, le possibili mete sono: Puerto Escondido, Zipolito o San Augustinillo. Vittorio ieri sera ci diceva che Puerto è eccessivamente turistico e poi andarci e poterci stare solo un paio di ore ….
Zipolite invece è simile a Mazunte ma ha un turismo più di “tossici” e sbandati. Ad ogni modo non abbiamo verificato direttamente in quanto con venti minuti di camminata siamo andati a San Augustinillo, la più vicino delle tre mete, ci si arriva incamminandosi sulla strada principale di Mazunte. Non mi è sembrato male come post, un pochino più abbandonato. Ad ogno modo alle 16:30 abbiamo già fatto ritorno, presi gli zaini e ci siamo già messi in strada ad aspettare un taxi collettivo. Mi dispiace enormemente lasciare questo posto meraviglioso ….arriva il taxi che per 20 Pesos a testa ci porta a Pochutla dove prenderemo il bus della Cristobal Colon per San Cristobal de las Casas in Chiapas. Siamo appena saliti quando vedo Totò correrci incontro e poi di nuovo dietro la macchina finché non ce la fa più (mi illudo sia il suo ultimo saluto)…
Adios Totò, Adios Mazunte, Adios Paraise.
A Pochutla compriamo subito i biglietti del bus (269 p) e poi facciamo un giro per la città in attesa delle 19.45. Reincontriamo i due ragazzi di Roma anche loro in attesa di partire. Quando vedo il bus mi viene lo sconforto: questi Cristobal Colon non sono certo la Ado, ma qui non abbiamo alternativa, su questa tratta hanno il monopolio. Non devo pensare che passerò più di 12 ore su questo mezzo dalle gomme lisce…speriamo in bene. I nostri posti sono proprio dietro l’autista perciò almeno avremo più spazio per le gambe…e si parte per un viaggio che sembrerebbe interminabile, ma visto che sono riuscito a dormire un pò (miracolo!) è passato abbastanza bene…a parte i precipizi sulla strada da Tuxla Gutierrez a San Cristobal!
1 Dicembre
Alle 8.15 siamo alla stazione dei bus di San Cristobal e alloggiamo all’Hospedaje DAVID sulla BENITO JUAREZ proprio dietro la chiesa di Santa Lucia (140 p per la doppia). Le camere sono un po’ piccole per 2 persone ma in compenso sono molto pulite e l’ambiente è confortevole. Lasciamo gli zaini e dopo una breve lavata siamo già in strada a cercare un posto per fare colazione. Il sole scalda moltissimo ed è un piacere visto la notte passata al freddo grazie al condizionatore del bus Cristobal Colon. Ci dirigiamo poi alla chiesa di Santo Domingo attorno alla quale si sviluppa un mercato dell’artigianato locale coloratissimo, grazie soprattutto alla popolazione Indios che si veste con colori molto accesi. I bambino poi vengono messi in una sacca legata dietro la schiena e ogni tanto cacciano fuori la testa per scrutare attorno. Tento di fare delle foto ma queste persone sono molto restie a farsi fotografare, anzi, se ti scoprono nascondono la faccia dietro la mano. Forse è giusto così non sono animali da circo. In compenso sia io che Giancarlo lasciamo loro una bella sommetta alle varie bancarelle; iniziano le prime compere e restiamo a girovagare per più di 2 ore. Guardo i miei acquisti e penso quanto ora sarà più pesante lo zaino. Il Mercado Central invece è molto più grande ma le bancarelle sono quasi tutte di frutta e verdura; anche qui è un’esplosione di colori: ananas, mango, papaya, arance, banane, c’è veramente di tutto. Facciamo ritorno verso la piazza principale di San Cristobal: Plaza 31 de Marzo. La cattedrale è molto scenografica ed è pitturata di giallo, l’accostamento con il cielo blu sembra fatto apposta. Ci dirigiamo di nuovo in albergo a sistemare le nostre compere poi, mentre io decido di restare a farmi una doccia, Giancarlo riesce alla scoperta della città. Verso le 17, mentre sto uscendo, mi ferma David, un ragazzo che forse è anche proprietario dell’albergo per farmi vedere i suoi dipinti. In realtà sono tutte forme e figure astratte che rappresentano diversi episodi della vita, piuttosto che emozioni umane oppure danno anche una visione politica del mondo. Mi sembra un ragazzo molto deciso e sicuro nella sua visione del mondo. Io non amo le figure astratte, ma nei suoi disegni e nel suo modo di interpretarli c’è un fondo che mi piace. Esco poco prima dell’imbrunire e mi diverto ad esplorare i vicoli e gli angoli più pittoreschi della città. I coloni e le vie mi ricordano Oaxaca, solo che qui la popolazione è in maggioranza indios. Alle 18 mi ritrovo con Giancarlo di fronte alla cattedrale, torniamo in albergo perché vuole prenotare la gita del giorno successivo a Palenque. Io decido di non andarci nonostante la voglia e la passione per questo sito siano tante. Preferisco vedere domani i paesini caratteristici attorno a San Cristobal. Ceniamo presto e velocemente (le porzioni tra l’altro sono molto scarse) e andiamo a letto presto, domani sarà una giornata lunga (soprattutto per Giancarlo) e oggi siamo in piedi da quasi 24 ore, cioè da ieri sera quando abbiamo preso il bus a Pochutla.
2 Dicembre
Di notte la temperatura scende parecchio, già di sera bisogna andare in giro con un maglione. Meno male che avevamo chiesto due coperte in più. Alle 7 Giancarlo si alza per partire verso Palenque. Io esco poco più tardi e inizio a perdermi nei vicoli di questa bellissima città, non ho una meta, ho solo voglia di conoscere meglio San Cristobal. Nello zocalo c’è ancora la manifestazione dei bambini delle elementari e delle medie che pubblicizzano, con maschere e cartelli, l’uso dei metodi anticoncezionali. Già a vent’anni le ragazze indios hanno 3 o 4 bambini e a trent’anni ne dimostrano sessanta. Il problema della limitazione delle nascite anche qui non è molto sentito; evidentemente il governo prova a fare educazione sessuale sui bambini; sugli adulti probabilmente lo considera inutile e non più percepibile…almeno questa è la mia impressione.
Mi aggiro per un’ora nel Mercado Municipal un tripudio di colori della frutta. Mi prendo anche una banana da mangiare, sono molto tentato dall’ananas (non ne ho mai visti di così meravigliosi), ma non ho un coltello e rinuncio al mio proposito. Tra l’altro noto solo ora quanto sono alti i marciapiedi qui a San Cristobal, in alcuni punti arrivano anche ad un’ottantina di centimetri. Per pranzo mangio un panino al formaggio così posso continuare il mio giro. Oggi è nuvoloso e c’è fresco, ieri a quest’ora c’erano almeno 10 gradi in più. Faccio ancora qualche compera al mercato ( ma dove metterò tutta questa roba?). Nel primo pomeriggio fermo un taxi che per 50 p mi porta a San Juan Chamula. Sono l’unico turista in giro e compro un boletos (10 p) per entrare nella chiesa del paese. Appena apro la porta d’ingresso rimango di sasso. Il pavimento è cosparso di aghi di pino sopra un pavimento di piastrelle. È buio, ma la chiesa è illuminata da centinaia di candele, molti indios sono in ginocchio a pregare a voce alta, sentirli insieme mi ricorda le preghiere tibetane. Ogni persona è inginocchiata da sola o con la famiglia sul pavimento e si passano continuamente bicchieri di coca o pepsi cola in modo da poter ruttare durante la preghiera. Una famiglia ad un certo punto sgozza una gallina e la offre ai vari santi della chiesa. Ci sono le statue di moltissimi santi ben addobbati e rinchiusi in teche di legno e vetro. Mi sento un estraneo e sono completamente da solo e da solo mi aggiro tra le presone in preghiera. Questi riti pagani adattati alla religione cristiana solo per compiacere agli spagnoli resistono da secoli e non solo qui in Chiapas, ma anche in Guatemala…anzi, ora che ci penso ho visto qualcosa di simile in Perù. Esco e mi trovo di fronte il solito mercatino. San Juan Chamula con i suoi riti si è sicuramente integrato nelle ruote del turismo e perciò anche dei soldi, ma oggi ho avuto la sensazione dell’autenticità di quei riti, mi sembravano troppo spontanei. Torno in taxi e mi faccio lasciare davanti alla stazione dei bus, devo comprare i biglietti per domani mattina con direzione Ciudad Cuauhtemoc (70p), l’ultima città messicana prima del confine con il Guatemala (La Mesilla). Torno poi in albergo a riposarmi un po’ e per collegarmi ad Internet. Passo nello stesso giorno dalla tradizione dei riti maya alla più moderna tecnologia, forse noi siamo troppo legati alle nostre abitudini e ai nostri modi di vivere. Questo ha uno svantaggio: non riusciamo pienamente a capire il modo di vivere degli altri.
Prima di cena faccio di nuovo un passeggiata nel centro, noto solo ora quante bancarelle vendono pupazzetti raffiguranti il subcomandante Marcos ci siano in giro. Al mercato avevo notato qualche maglietta o striscione inneggiante agli zapatisti, per il resto però più nulla. In compenso la forte presenza dei militari evidenzia che questa zona è ancora “calda”. Mi sembra che nonostante gli accodi di Città del Messico tra indios e governo centrale le cose qui non siano cambiate di molto…e da allora Marcos non si fa più vedere, si nasconde nella foresta.
Quando torno da cena trovo Giancarlo, è rientrato in anticipo, mi racconta entusiasta il suo giro a Palenque. Lo accompagno a cenare e io mi prendo il solito te di manzanilla e poi a letto, domani tanto per cambiare ci dobbiamo alzare presto.
3 Dicembre
Ero così curioso di vedere questi autobus della Altos (una compagnia che non avevo mai preso) … quando ci siamo trovati di fronte alla stazione la solita ciofeca della Cristobal Colon non ho potuto trattenere un’imprecazione. Ad ogni modo alle 7:45 partiamo da San Cristobal e arriviamo alle 11:30 a Ciudad de Cuauahtemoc dopo quasi 4 ore contro le 3 programmate. Perché ?? Perché l’autista quando mancano non più di 10Km alla destinazione decide di fermarsi a mangiare in un paesino sperduto. Li, abbiamo lasciato almeno ¾ d’ora. Insieme a 2 ragazzi tedeschi, una volta arrivati, prendiamo il taxi (10p) che ci porta al confine, dove compiliamo le solite carte all’ufficio di immigrazione del Guatemala, con 30 Pesos aggiuntivi otteniamo il visto. Valichiamo il ponte e … siamo in Guatemala !!!
Da questo momento inizia uno dei viaggi più allucinanti ma allo stesso tempo più incredibili che abbia mai fatto, lo scopo è di arrivare a Panajacel sul lago Atitlan. Come prima cosa prendiamo un autobus a La Mesillia (la città di confine) per arrivare a Huehuetenago. Questo è un bus delle galline (chicken bus) tutto colorato, hanno caricato sul tetto i nostri zaini e sono partiti (25Q). C’eravamo solo noi, la coppia di tedeschi, un’altra coppia di spagnoli e altre due persone del luogo.
L’equipaggio era composto dall’autista e da un ragazzo che vendeva i biglietti.
Ci sembrava strano che fossimo così pochi … INFATTI … il ragazzo mentre il bus si muove per la cittadina inizia a gridare “HUEHUE!!!” “HUEHUE!!!” (Huehuetenago abbreviazione). In breve il bus si riempie all’inverosimile. Sui posti da due siamo in quattro, persone che ti si appoggiano, i bagagli che vanno ovunque, sacchi con dentro delle povere galline messi sotto il sedile … e il ragazzo riesce a divincolarsi tra la gente per riscuotere quanto dovuto. Oltretutto il bus fa molte fermate e il ragazzo continua “HueHue!!!” “HueHue!!!” anche quando è evidente che non ci sta neanche uno spillo. Tra una fermata e la successiva l’autobus procede a forte velocità tra queste strade di montagna circondate completamente da boschi. L’autobus stesso è sporchissimo e i Guatemaltechi hanno un bruttissimo vizio: comprano bibite, gelati, patatine e poi una volta finito ….Oplà !! tutto fuori dal finestrino ! C’è anche chi sputa continuamente sul bus (solo uomini per la verità). Io ero stretto tra un contadino che ha dormito tutto il tempo e una donna india con il suo fagottino con dentro il bimbo. Ad un certo punto doveva pagare ed ha passato il fagotto a me … bhè anche questo è il Guatemala ! Siamo arrivati a Huehuetenago dopo quasi 2 ore, cambiamo al volo il chicken bus e i nostri 2 zaini volano quasi da un tetto all’altro. Questo bus va in direzione Quetzaltenago, ma noi dovremo scendere e cambiare a Cuatro Caminos. C’è una differenza sostanziale tra il primo e questo secondo bus: qui c’è la musica a palla !!Musica Latina, Tecno, italo-spagnola, telecronache di partite e chi più ne ha più ne metta.
“Quetza !!!” “Quetza!!!” continua a gridare il ragazzo … basta siamo già strapieni !(penso io). A metà tragitto ci avvertono che il bus dietro di noi va direttamente a Panajacel. Scendiamo in mezzo alla strada e trasbordiamo gli zaini, sennonché sbagliano zaino, non è quello di Giancarlo! Lui si arrampica sul tetto del bus ormai in movimento e se lo prende … al volo !
Questo nuovo autobus è più moderno, ha addirittura la televisione, trasmettono Titanic ! Gesti scaramantici sono d’obbligo. Non c’è posto a sedere, perciò ci danno degli sgabellini da posizionare tra le due file di sedili… e la strada continua su e giù, destra e sinistra tra i verdi altopiani del Guatemala. Aggiungo anche che sui chicken bus ogni tanto sale qualche predicatore. Noi ne abbiamo beccati due, il primo vendeva degli unguenti miracolosi contro ogni tipo di malattia della pelle, il secondo predicava qualcosa di religioso che non ho ben capito… e tutto questo in bus stracolmi !!
Pensavamo fosse finita, pensavamo che questo autobus moderno ci lasciasse a Pana, invece NO !! Ci lascia al bivio di Los Encontros e prosegue diritto verso Città del Guatemala. A questo incrocio aspettiamo pazientemente un nuovo Chicken bus. Dopo circa 10 minuti eccolo, arriva ! Mettiamo gli zaini sul tetto e partiamo. Ma non è ancora finita, arriviamo a Sololà e ci dicono di cambiare bus se vogliamo andare a Pana. Inizia a piovigginare, noi di corsa trasferiamo gli zaini su un altro bus … questa volta l’ultimo! La strada che conduce da Sololà a Panajacel ha una pendenza mostruosa, si parte, infatti, da 2200mt e si arriva a 1500mt … il tutto in meno di 10Km. In compenso il panorama sul lago circondato dai vulcani è incantevole. Verso le 18 arriviamo finalmente. Ci dirigiamo verso la Celle Santander che porta verso il lago. E’ tutto un susseguirsi di negozietti d’ artigianato e ristoranti. Passiamo in rassegna diversi Hostal e Posades, alla fine ne troviamo una molto gradevole, con il suo cortiletto interno, le camere disposte come in una corte, stanza spaziosa e acqua caldissima !!! Il tutto per 40Q a notte (doppia). Il posto si chiama Posada Monte Rosa situata in Calle de Monterrey, una traversa di Santander verso il lago. Dopo la doccia, ceniamo alla “Plancias” con un eccellente pollo al limone e patatine. Chiudo la giornata con l’immancabile internet point e ripenso … MA CHE GIORNATA !!!
4 Dicembre
Il minivan puntualissimo ci viene a prendere alle 8, oggi è giovedì e a Chichicastenago c’è il mercato. Ieri sera, stanchi degli innumerevoli cambi di Chicken bus, abbiamo prenotato il trasporto a Chichi conn questo mezzo diretto anche se più costoso (65Q). Ci vuole circa 1 ora di strade anche in grossa pendenza, con noi ci sono anche dei Canadesi, dei francese e forse due tedeschi (immancabili e presenti ovunque).
Abbiamo saltato la colazione perciò ci fermiamo in un localino a Chichi … e i miei occhi cosa vedono ?!? Caffè espresso !! E vai che voglio provarlo, sono stanco della solita brodaglia scura, Giancarlo invece è più abituato, è per metà francese ! Il caffè è ottimo e la torta al formaggio che lo accompagna anche ! Prima di addentrarci nel mercato preleviamo qualche Quetzal con la carta ad un bancomat perché sappiamo già quei soldi dove andranno a finire… in realtà solo una parte sarà destinata alle compere. La giornata è nuvolosa, eravamo partiti da Pana con il cielo terso e siamo arrivati qua con le nuvole. Non fa niente, i mille colori del mercato risplendono anche senza lo sfondo del cielo blu. Ci perdiamo tra le bancarelle di stoffe, teli, maschere di legno, tovaglie, cappelli … insomma c’è di tutto ed è tutto coloratissimo. Visitiamo anche la Iglesia De Santo Tomas sulle cui scalinate viene bruciato incenso e all’interno ci sono gli immancabili aghi di pino con le innumerevoli candele.
E’ bello osservare la gente che passa, i volti degli uomini e delle donne, ma soprattutto i volti dei bambini. Ce ne sono tantissimi e di tutte le età, da quelli piccoli portati nella sacca dietro la schiena della mamma a quelli più grandi sempre pronti a venderti qualche oggettino.
Le foto le faccio in maniera più discreta possibile, anche se alla fine smetto di osservare quel turbinio di volti da un obiettivo e mi siedo e guardo … guardo semplicemente chi passa, chi mi sorride, chi mi vuole vendere qualche cosa …. mi sembra di essere in un altro mondo, ma mi trovo bene e mi sento a mio agio.
Nel frattempo anche il sole mostra qualche timido raggio. E così il tempo passa, quasi non me ne accorgo, guardo l’orologio è la una. Inizio ad avere fame e mi dirigo nella zona del mercato dove vendono la frutta. Casualmente incontro Giancarlo, anche lui in giro senza una meta precisa. Prendiamo quei sacchettini trasparenti contenenti molti tipi di frutta: mango, ananas, melone e anguria. Il caldo inizia a farsi sentire e la frutta è proprio ciò che ci voleva (buonissima). Ci riavviamo verso il minivan, abbiamo appuntamento alle due, le compere le abbiamo già fatte. Ancora 1 ora di viaggio e siamo di nuovo a Pana. Possiamo vedere il lago finalmente, ieri sera era troppo buio e questa mattina siamo partiti presto per Chichi, l’acqua è inondata dalla luce del sole e sullo sfondo i tre vulcani (Toliman, Atitlan e San Pedro) troneggiano sulla riva del lago opposta a Panajacel. Cammino lungo la spiaggia mentre Giancarlo è andato a mangiare un boccone. Mi informo su orari e costi per andare a Santiago di Atitlan domani. In pratica c’è una barca pubblica che per 30Q ti porta in un’ora a Santiago. Quella privata invece ci mette 20/30 minuti ma costa la bellezza di 300Q. Ad ogni modo la partenza è per le 9:30 di mattina, vedremo se la voglia e la curiosità domani ci porterà a fare questa gita, piuttosto che dedicare qualche ora al riposo. Domani sera dobbiamo partire per Antigua.
Il tardo pomeriggio lo dedichiamo alla ricerca di un paio di scarpe tipo Trekking per Giancarlo, ma trovare un numero 44 è un’impresa in questo paese. Quasi tutti i negozi arrivano fino al 41!!
La serata la passiamo in un bel localino dove mangio lomo al vino tinto con la solita cerveza Gallo come ieri. E’ la birra nazionale del Guatemala (spendiamo 43Q a testa).
Tira un vento piuttosto freddo, le strade sono semideserte, noi ci riavviamo alla posada.
5 Dicembre
Ci alziamo alle 9, dobbiamo ancora mettere a posto gli zaini, fare la doccia e fare colazione … OK, la gita a Santiago de Atitlan in barca salta. Inconsapevolmente entrambi non avevamo voglia di fare 2 ore di barca (andata e ritorno), perciò ce la siamo presa piuttosto comoda, questa sera ci trasferiremo ad Antigua e quindi una sana giornata di far niente qui a Pana ci sta più che bene … anzi altro che far niente, c’è una splendida giornata di sole, un cielo terso con almeno 30 gradi e noi abbiamo un bel pò di roba da lavare …
Giusto davanti alla nostra porta c’è il lavatoio… sapone alla mano e si comincia. Il tutto lo stendiamo sui fili del terrazzo, il sole picchia molto, credo che entro 2 ore avremo la biancheria asciutta.
Per colazione ci infiliamo in una “panederia” che avevo già adocchiato ieri (“Pan Pane” se non ricordo male). Ci sono tantissimi dolci, la macchinetta per il caffè e il frigo per le bibite. Davanti a tutto quel ben di Dio, esagero: un dolce al formaggio, una torta al cioccolato e un succo di mela, per un totale di 2200 calorie, vale a dire l’apporto medio giornaliero … ma si, chi se ne frega devo mica stare a dieta. Gozzovigliamo tra le vie di Pana e anche lungo il lago. All’ora di pranzo, visto il caldo (e soprattutto vista la colazione!) non abbiamo molta fame, perciò della frutta fresca con Yogurt è l’ideale. Il minivan che ci porterà ad Antigua arriverà alle 16 (80Q, lo abbiamo prenotato questa mattina), ma noi alle 3 siamo già nella posada stravaccati sulle sedie all’ombra. Il proprietario del posto ha 2 bambini piccoli, uno di 4 e uno di 5 anni, mi vedono lì, nullafacente sulla sedia e mi coinvolgono subito in una partita a pallone (con più di 30 gradi) … bastano poche parole, la palla, la manina del bimbo più piccolo che mi trascina in cortile.
La situazione è questa: il bimbo più piccolo è in porta formata con i paletti dell’orto di sua mamma, mentre io e quello più grande ci sfidiamo a chi fa più goal ! Il tutto per più di ½ ora sotto un sole accecante. Alle 16 arriva puntuale il minivan ed interrompiamo la partita, carichiamo gli zaini e appena prima della partenza i bimbi ci corrono incontro a salutarci sorridenti … dei sorrisi indimenticabili. Per la cronaca ho vinto io 4 a 2 …. sono troppo forte !!!
Di nuovo ci risiamo con il su e giù, a destra e sinistra sempre passando da queste montagne così boscose. Per coprire i 120Km ci vogliono circa 2 ore e mezza, arriviamo ad Antigua che è già buoi. Troviamo alloggio al “Casa de Santa Lucia N 4” nell’omonima via. La stanza è molto pulita e abbastanza spaziosa e l’albergo (100Q la doppia) è davvero molto carino con delle balconate interne tramite le quali si raggiunge ogni stanza. I piani sono 2 e le balconate sono sorrette da colonne di legno. Usciamo a mangiare e subito ci accorgiamo che Antigua è piena di vita, tanti giovani, tanti locali, tantissimi stranieri (nel nostro albergo la stanza che abbiamo preso era l’ultima disponibile) che vengono qui per mesi a studiare lo spagnolo e vivere l’atmosfera di una se non la più bella città coloniale del CentroAmerica. Entriamo a mangiare in un ristorante argentino situato proprio all’inizio della 5° Avenida Norte. Mangiamo ovviamente carne, le porzioni non sono abbondanti ma la qualità è ottima. Tentiamo poi di entrare in una discoteca, all’inizio ci siamo solo noi e i guatemaltechi, poi arrivano anche gli stranieri. La musica Techno non è un granché , però le 12:45 arrivano presto: a quell’ora la discoteca deve chiudere (in Italia iniziano a quell’ora) e poi tutti a nanna. Io e Giancarlo ci ritroviamo a camminare nelle strade deserte di Antigua per tornare all’albergo, anche a queste ore la città ha qualcosa di magico.
6 Dicembre
Prima delle 8 apro gli occhi perché da fuori c’è un continuo vociare di persone e dalla strada entrano i vari rumori. Mi giro e rigiro e macchè non riesco a prendere sonno a questo punto mi alzo! Questo albergo è veramente buono ma le camere al piano terra come la nostra risentono di tutti i rumori mattutini. Faccio un primo giretto in attesa della colazione e mi rendo già conto di quanto, questa città, sia un gioiello. Le strade lastricate con pietre, le vie e i cortili che sembrano il prodotto di un bellissimo disegno , i tanti locali e le altrettanto numerose scuole di spagnolo. Proprio in queste scuole moltissimi stranieri passano settimane o mesi ad imparare e a studiare questa lingua.
Giro per le vie e spesso mi trovo di fronte la sagoma imponente del vulcano Agua … l’unico di una zona ad altissima densità di vulcani a non aver mai eruttato.
Le chiese, le chiese di Antigua meritano un discorso a parte, ce ne sono numerosissime e tutte portano i segni del loro burrascoso passato fatto di terremoti, ricostruzioni e terremoti ancora. La cattedrale nella zona centrale non è di per sé una meraviglia, ma sul retro si possono vedere i resti di quella che un tempo le dava una dimensione enorme. Ora di quella parte di cattedrale non rimangono che delle arcate immense sotto il cielo blu di Antigua, molte macerie e la tomba di Bernan Diaz del Castillo, conquistador e fondatore del Guatemala.
Ridotto ormai un rudere è il convento della Recolection. E’ impressionante muoversi tra le rovine e sapere di essere nel centro della chiesa dove magari c’era l’altare, oppure essere in questa o quella cappella solo grazie all’aiuto della piantina che ci viene consegnata con i biglietti di ingresso. Come dice la Lonely, questo posto è il simbolo più toccante di Antigua.
Anche San Francisco è danneggiata ma la chiesa è agibile ed ha anche una facciata molto bella. A lato si accede alle rovine, la grandezza passata di questo posto fa veramente impressione, infatti le rovine occupano un’area di almeno tre volte quella della chiesa. Siamo arrivati un pò tardi in questo posto, ma sono riuscito lo stesso a farci aprire dalla gentile signora che vendeva i biglietti e … ne valeva sicuramente la pena. Di chiese semi-diroccate ne esistono tante altre come Santa Clara o il Covento del la Compania de Jesus; è bello vagare per Antigua tanto se ne trova sempre una da vedere.
Una menzione particolare merita la Merced, distrutta e poi più volte ricostruita, la facciata barocca attuale gialla e bianca risale al secolo scorso e vale da sola la visita. Anche qui esistono le rovine dove si può ammirare una fontana enorme.
Dalla terrazza del nostro albergo si vede uscire il fumo dal cratere del vulcano Fuego ed è sempre lì, minaccioso su questo gioiello che tanto ha avuto ma che altrettanto la natura gli ha tolto impietosamente. Non nascono che l’attrattiva di Antigua sono anche le sue rovine, ma sicuramente questo non basta a spiegare il numero di persone che arrivano qui … forse non bastano neanche le sue vie caratteristiche, i vulcani, le sue scuole di spagnolo a spiegarlo. Il suo segreto penso sia la vita, la vivacità che infonde e di cui noi siamo sempre alla ricerca anche inconsapevolmente. Bhè forse adesso è ora di andare a letto, anche questa sera abbiamo fatto tardi e domani dobbiamo alzarci presto e salutare questo piccolo gioiello incastonato negli altopiani del Guatemala.
7 Dicembre
E ci risiamo … il chiasso mattiniero mi sveglia, ma giusto qualche minuto prima della sveglia visto che alle 7:30 abbiamo un minivan che ci porterà a Città del Guatemala e successivamente con un bus della “Maya De Oro” andremo a Flores (240Q = 200 + 40 da Antigua a Città del G.).
La decisione di andare a Flores senza fermarsi a Livingston per me è stata un pò sofferta in quanto lo avevo previsto nel programma originari; ero interessato a vedere i Garifuna questa popolazione nero-rasta del Guatemala. Discutendone poi con Giancarlo, è emerso che lui era più interessato a fare qualche giorno nello Yucatan, perché non c’è mai stato e di posti da vedere ce ne sono molti. Ed eccoci allora alla stazione dei bus ad aspettare quello per Flores e non quello per Puerto Barrios (città da dove si prende poi la barca per Livingston).
Devo dire che fino ad ora per tutto il viaggio in Messico e in questa parte del Guatemala non ho mai avuto sensazioni di pericolo o comunque di allerta, bhè per la prima volta in questa stazione ho come un senso d’ allarme. Non che ce ne sia un motivo diretto, ma le facce che girano, la gente di corsa e il luogo, un pochino isolato, non mi lasciano tranquillo… forse è solo impressione dovuta a ciò che ho letto di questa città. Alle 10 comunque il bus parte e mi lascio alle spalle Città del Guatemala con tutte le mie impressioni.
Sono 8 ore di viaggio che passano lentamente e in più il cambio del bus si rompe 3 volte con relative soste, glia autisti fanno anche da meccanici e in poco tempo riescono a farlo funzionare.
Flores è un’ isola sul lago di Peten Itzà ed è collegata alla città di Sant’Elena da una lingua di terra artificiale di 500mt. Questa regione del Guatemala, il Peten, è la più ricca di siti archeologici ed è in gran parte composta da foresta tropicale … in un certo senso è la continuazione del Chiapas messicano con cui confina.
Prima di arrivare a Sant’Elena il bus si ferma e ci indicano un minivan che ci condurrà a Flores … annuso subito la gabola … le persone del minivan ci portano prima nella loro agenzia per prenotare l’escursione a Tikal e il bus del giorno dopo per Chetumal in Messico. Il prezzo proposto è buono (240Q) e perciò accettiamo visto anche che a Flores non avremmo trovato di meglio.
Tra gli alberghi segnalati dalla Lonely scegliamo il Petenchel (80Q la doppia) con camere spaziose e pulite.
La serata si conclude con un piatto di pasta veramente eccezionale sulle rive del lago (la “villa dello Chef” 35Q) … dopo una breve passeggiata nella piccola isola andiamo a dormire presto visto che la sveglia sarà alle 4:30 per vedere l’alba dalle piramidi di Tikal.
8 Dicembre
Ed arriva il giorno di Tikal, noi alle 5 siamo già sul bordo della strada ad aspettare il bus che parte con qualche minuto di ritardo. E’ ancora buio e provo a chiudere gli occhi, ma non per dormire ma per ricordare … ricordare i giorni passati su quei libri illustrati quando ero adolescente, a vedere ed ammirare queste piramidi nella jungla, Tikal e Palenque sono sempre stati un pochino dei sogni, il secondo si è avverato 5 anni fa quando per la prima volta venni in Messico.
Il primo si sta per avverare.
Quei libri ora li ho a casa consumati con la lettura e l’immaginazione. Mi vedevo girare nella Gran Plaza e restavo ora tra le due piramidi, vedevo intorno a me quegli animaletti che assomigliano a procioni con la coda lunga (coati ?) … e poi la foresta, le scimmie e le rovine ormai avvinghiate dalle radici degli alberi. Una cosa che mi ha sempre affascinato è la vista che si gode dal TEMPIO IV … chilometri e chilometri di sterminata foresta da cui esce ogni tanto la punta di una piramide e spostare lo sguardo all’orizzonte senza mai vedere la fine di quell’immenso tappeto verde. Ogni posto, ogni luogo a Tikal ti porta indietro nel tempo quando questa città dominava su una grossa parte del mondo Maya. Negli ultimi anni ho rivissuto quei ricordi di bambino attraverso i resoconti e le foto di chi c’era stato e questo ha mantenuto viva la mia voglia di vedere, di andarci.
L’alba spunta dopo 1 ora e noi siamo appena entrati nel parco di Tikal (50Q), ci vorranno altri 20 minuti per arrivare alla strada per le rovine … ma poco importa ormai ci siamo. Ce la prendiamo pure comoda, scendiamo dall’autobus, facciamo colazione con una frittata con prosciutto e poi ci avviamo. I lunghi sentieri tracciati all’interno della foresta tolgono un po’ di magia a questo luogo, rendendolo più accessibile, più turistico e meno “Mundo Perdido” come lo chiamano qui. Ma il fascino resta soprattutto a queste ore del mattino quando devi ancora indossare un maglione leggero per non sentire freddo. Presto la situazione cambierà, entro 1 ora qui farà un caldo torrido, ma per adesso ci godiamo questa passeggiata nella natura che si sta risvegliando. E’ una natura rigogliosissima con i rami che si confondono con le radici e contribuiscono a formare delle forme bizzarre. Ogni tanto ci fermiamo a sentire il ruggito delle scimmie che rimbomba nella foresta e riusciamo anche ad individuarle tra i rami più alti a saltare da un posto all’altro. Finalmente vediamo il retro della sagoma scura del TEMPIO I, questo vuol dire che siamo arrivati alla Gran Plaza, questo vuol dire che da qui in avanti ripercorrerò nella realtà le emozioni che provavo davanti ai libri. Seguirò alla lettera tutto ciò che avrei voluto fare se fossi stato qui quando ero un ragazzino perché in fondo questo è anche il mio Mundo Perdido.
9 Dicembre
Chissà per quale novità ci alziamo alle 4:30, abbiamo il bus che da Flores ci porterà a Chetumal in Messico alle 5. Chissà che novità il bus arriva alle 5:45 e non è certo dei più confortevoli. Dovremo affrontare 7 ore di viaggio in un minibus con diverse altre persone, un pochino stretti. Ma ci sono anche Monica e Claudio una coppia torinese che più o meno ha fatto il nostro giro, ci siamo forse intravisti ad Antigua … ieri a Tikal abbiamo completato la conoscenza. Bhè menomale che sono due ragazzi molto simpatici e sicuramente il viaggio insieme sarà più piacevole visto che vanno anche loro a Tulum. Nella prima parte del viaggio incontriamo della nebbia che avvolge la foresta, poi dopo circa 1 ora e mezza arriviamo al confine con il Belize … e spunta anche il sole. Solita trafila, tiriamo giù i bagagli, passiamo dalla dogana del Guatemala e poi all’Immigration del Belize… il minibus ci aspetta dalla parte opposta, ci aspetta la traversata di tutto il Belize.
Cerco di stare sveglio per cogliere più particolari possibili di questo paese, con la gente di colore, sembra di essere in Jamaica, con tutte quelle treccine, palme ovunque e le tipiche casette di legno tipo palafitta. Ad ogni modo si vede che è un paese più ricco rispetto al Guatemala.
Ci fermiamo a Belize City per una breve sosta, ammetto di aver avuto la tentazione di prendere una di quelle barche per Cayo Caulker … ma poi ci ho ripensato.
La strada diventa interna e non più costiera passando per Orange Walks.
Anche qui il paesaggio è tipicamente tropicale. Dopo circa 3 ore di viaggio lasciamo il Belize pagando 30 dollari beliziani e rientriamo in Messico, ma cosa vedo, no! … ancora il semaforo, per fortuna è verde e posso passare. L’autista ci porta fino alla stazione dei bus di Chetumal dove prendiamo al volo il bus per Tulum delle 13:30 (115p). Da qui in 3 ore ½ arriveremo a Tulum Pueblo dove tutti e quattro prendiamo un taxi per raggiungere la zona delle cabanas lungo la spiaggia (35p). Ci facciamo portare alle cabanas di Don Armando ora chiamate Zazil-Kim ; sono in muratura con il tetto in paglia e ci sembrano tutte abbastanza sicure (190p). Inizia a far buio e qui non c’è corrente elettrica. Decidiamo di fermarci, i bagni sono in comune con le altre cabanas, ma sembrano piuttosto puliti.
Anche con il buio e con l’unica luce della nostra torcia intravediamo subito che qui è un paradiso. Le cabanas sono immerse tra le palme, la sabbia è bianchissima e la luna piena illumina il mare cristallino, il mare dei Caraibi. Usciamo subito a cena perché la fame è molta dopo una lunga giornata di viaggio. Andiamo bel ristorante delle cabanas di fianco alle nostre e prendiamo del pesce in particolare dei camarones … e loro cosa fanno ?? Ce li portano immersi nel Ketchup, in Guatemala lo mettevano ovunque e adesso anche qui ! Ad ogni modo mangiamo il tutto (80p) ne poi tutti e quattro andiamo a passeggiare lungo la spiaggia illuminata da una splendida luna piena … eh si ! siamo arrivati di sera ma si vede già che le spiagge di Tulum sono un angolo di paradiso tropicale.
10 Dicembre
Alle 5:30 apro gli occhi, volevo vedere l’alba … c’è già una sfumatura rossa nel cielo e c’è già abbastanza luce per rendermi conto di dove siamo: la spiaggia è bianchissima, molto farinosa, palme da cocco ovunque e il mare velato dalle mille sfumature che solo un’alba di queste latitudini può dargli. Ci sono già altre persone sedute in spiaggia o a dormire su un’amaca appesa tra due palme.
Verso le 6:10 nasce dall’oceano una enorme palla rossa che inizia a rischiarare questo angolo di paradiso … non riesco neanche a fare una foto abbagliato dai colori che mi circondano.
C’è luce, ora inizia un nuovo giorno nell’eden. Mi rimetto a letto, così per recuperare le fatiche di questi giorni, nel mio letto sotto la zanzariera penso al luogo dove sono, al Messico e al viaggio fatto sino ad ora… finché non mi riaddormento.
Sono quasi le 9 quando ci ritroviamo tutti e 4 per la colazione a base di Yogurt e frutta con succo di arancia per quanto mi riguarda (37p). Ci dirigiamo poi sulla spiaggia dove passeremo un paioi di ore tra sole e bagni nel mare … ritorno a fare il bagno qui dopo 5 anni … ero qualche Km più su a Playa del Carmen. Verso l’ora di pranzo si annuvola il cielo e la temperatura scende di quanto basta per farci decidere di fare una passeggiata alle rovine di Tulum. Anche qui c’ero già stato ma le rivedo volentieri (ingresso 37p). Non sono resti stupefacenti, ma la loro posizione a picco sull’oceano è molto suggestiva. Giriamo per circa 1 ora quando percorriamo a piedi gli 800mt circa che ci separano dall’ingresso principale del sito e prendiamo un taxi (20p)per andare a pranzare a Tulum pueblo, sicuramente molto più economico e con porzioni più abbondanti rispetto ai vari ristoranti nelle cabanas. Infatti, nelle vicinanze della stazione dei bus, sullo stesso lato, troviamo un posticino frequentato dai locali e con 30pesos mangiamo mezzo pollo a testa, relativo contorno e le bibite. Nel primo pomeriggio il cielo è molto nuvoloso, non facciamo in tempo ad entrare in un internet point e a procurarmi un taglio sul pollice, che si scatena il diluvio … il tutto dura circa ½ ora, ma lascia il clima freschino perciò addio alla nostra prospettiva di tornare in spiaggia.
Ad ogni modo usiamo il tempo per informarci sui vari orari dei bus.
Nel tardo pomeriggio consumiamo avidamente un’ ananas che ho comprato dal sapore dolcissimo e poi concludiamo la serata con una mangiata di pesce da “Don Cafeto”, sempre a Tulum Pueblo.
Spendiamo circa 140p a testa, la cifra forse più alta pagata qui in Messico, ma è meglio anche ricordare che a Milano con la stessa cifra vai a mangiare una pizza. Il cielo è molto più chiaro ora e si vedono bene le stelle, facciamo ritorno alle cabanas scortati dalla solita luna e … dalla luce della nostra torcia.
11 Dicembre
Ancora una volta la luce dell’alba mi sveglia con il sottofondo delle onde del mare … sicuramente molto meglio che il suono della sveglia. Facciamo colazione presto con lo Yogurt e la frutta Andiamo poi subito in spiaggia. Il sole è già alto ma la temperatura non è così elevata per la pioggia di ieri.
Ancora una volta lo scenario è da incanto, l’acqua, sopratutto il mattino, assume svariate tonalità di azzurro e la sabbia bianca acceca come la neve in montagna. Passiamo diverse ore così a prendere il sole, fare il bagno e lunghe passeggiate sulla spiaggia. Verso le 2, insieme a Monica e Claudio, i 2 ragazzi torinesi, decidiamo di prendere un taxi per andare a vedere il Gran Cenote (70p). I cenotes sono pozze d’acqua dolce formati da fiumi sotterranei, spesso localizzati in delle grotte o cavità sotterranee. Lo Yucatan è pressoché privo di fiumi superficiali, perciò i popoli precolombiani li utilizzavano come riserva di acqua e, in alcuni casi, anche come luoghi di sacrifici. Di cenotes ce ne sono molti, la maggior parte sono specchi di acqua superficiali, ma in molti altri l’acqua scorre tra stalagmiti e stalattiti in delle cavità parzialmente aperte e dove penetra quindi la luce solare. Proprio in cenotes di quest’ultimo tipo è molto divertente fare il bagno anche se l’acqua non è certo quella del mare come temperatura.
Il Gran Cenote è uno di questi e si trova ad una decina di Km da Tulum o forse meno. L’ingresso costa 50p ed e’ aperto fino alle 16. Abbiamo così 1 ora ½ in cui nuotare tranquillamente tra le stalagmiti in un’acqua cristallina on dei riflessi blu come una piscina. In alcuni punti l’acqua è alta pochi centimetri, ma in altri sprofonda a più di 10 metri. I pesci ci girano attorno ovunque e le caverne sono un contorno molto suggestivo. Quando decidiamo di uscire ad asciugarci, arriva una comitiva di una trentina di persone di un “All Inclusive” con tanto di braccialettini di riconoscimento … appena in tempo !! fare il bagno con tutta questa gente sarebbe stato impossibile. Torniamo alle nostre cabanas e ci rimettiamo in spiaggia per l’ultimo sole della giornata. Un consiglio che mi sento di dare è quello di non fermarsi a mangiare dei vari ristorantini delle cabanas sulle spiagge, sono molto cari e mediamente la qualità del cibo è scarsa. Conviene andare a Tulum Pueblo con un taxi. Ciò che si troverà sarà comunque più conveniente inclusa la corsa in taxi di 35p.
Noi abbiamo trovato un posticino sullo stesso lato delle stazione dei bus, avanti un 100mt che si chiama “Poleria Dona Rosa” , è sempre molto frequentata dai locali e per 30p si mangia una quantità industriale di pollo accompagnato da riso e verdure. Noi questa sera decidiamo di tornarci (come ieri a mezzogiorno) e non abbiamo certo modo di pentircene.
La serata la chiudiamo in spiaggia noi quattro su un telo e una bottiglietta di mezcal, solo che, arrivati alla fine, nessuno ha il coraggio di ingoiare il verme …. e la serata finisce così, tra molti discorsi, delle risate … sotto un mare di stelle.
12 Dicembre
Oggi è giorno di saluti, ci congediamo da Claudio e Monica il mattino presto, abbiamo passato 3 belle giornate insieme. Siamo diretti con il bus delle 9 a Chichen Itzà. Arriviamo dopo 3 ore circa e non è il massimo visitare questo sito sotto il sole a picco, l’ingresso di 87p è un po’ caro, ma per il posto archeologico più famoso dello Yucatan, sicuramente ne vale la pena.
Io l’ho già visitato nel mio precedente viaggio nel ’98, ma lo rivedo anche questo molto volentieri … fu una visita frettolosa ed oggi mi voglio godere dei particolari che all’epoca avevo tralasciato. Primo fra tutti i bassorilievi incisi nella pietra del campo di pelota e di tutte quelle strutture che circondano “El Castillo”. La piramide si rivela la solita impresa, non tanto per salire, quanto pre scendere … è ripidissima ! Dopo il ‘caracol’ e l’edificio delle monache, ci concediamo qualche minuto di riposo al cenote dei sacrifici, dove ultimamente gli archeologi hanno trovato dei resti umani con degli oggetti rituali. Riprendiamo i nostri zaini dal deposito e saliamo sul bus delle 16:30 che ci porterà a Playa del Carmen. Anche Playa la visitai durante il mio viaggio precedente, era già un luogo iper-turistico, ma voglio vedere se e com’è cambiata. Il nostro bus ci mette più tempo del previsto in quanto si ferma, senza apparenti motivi, dalla polizia municipale di Valladolid; detto questo arriviamo a Playa verso le 8:30 di sera … siamo piuttosto stanchi. Ci dirigiamo immediatamente verso la Quinta Avenida per cercare una posada e quanto vedo, mi lascia di stucco. Tantissimi negozietti e ristorantini, una marea di gente che si fa le vasche lungo questo viale, pochissimi messicani e tanti turisti, soprattutto italiani… ho una gran voglia di scappare, di girare i tacchi con il mio zaino e dirigermi altrove, ma sono troppo stanco per pensare anche a dove.
Troviamo alloggio alla posada “Conchita Maria” sulla 5 avenida per 200p la doppia: non è neanche male. Ci cambiamo ed usciamo a mangiare qualcosa, visto che è da questa mattina che non tocchiamo cibo vero … solo un panino e qualche pasticcio. Mangiamo un pochino in fretta per la fame, facciamo 2 passi e ci dirigiamo subito a letto.
Come è cambiata Playa, non che prima fosse un gioiello del turismo alternativo, ma oggi mi sembra, anzi non mi sembra di essere più in Messico, ma proiettato a Riccione in viale Ceccarini (?) a Ferragosto. Bhè aspettiamo domani forse la vedrò sotto una luce diversa … con questi pensieri mi addormento.
13 Dicembre
Spesso ho viaggiato da solo e ogni tanto, anche quando sono in compagnia, sento la necessità di ritagliarmi uno spazio, qualche ora mia per riflettere, pensare o semplicemente abbandonarmi a ciò che mi passa per la testa. Soprattutto in questi luoghi così lontano da casa mi aiutano a riflettere meglio su me stesso o, in alcuni casi, paradossalmente mi aiutano a non pensare troppo.
Oggi è uno di quei giorni così mi sveglio presto, faccio colazione con Giancarlo e poi inizio a camminare sulla lunghissima spiaggia di Playa, dalla zona centrale, sovraffollata di gente, percorro circa 3Km sul bagnasciuga arrivando fino a dove, sulla spiaggia bianca, per centinaia di metri non c’è nessuno … e ogni tanto stendo il mio telo e mi fermo ad osservare il mare.
In questi punti sembra davvero una piscina un color turchese molto uniforme. Posso così abbandonarmi ai miei pensieri e cerco di fare qualche considerazione su questo viaggio stupendo ormai agli sgoccioli. Sollevo il telo e riparto alla ricerca di un altro posto dove fermarmi a guardare il mare o a fare il bagno. Oggi il tempo fa i capricci, esce il sole, si riannuvola, c’è il vento e per qualche minuto anche una leggera pioggerella.
Sembra che il tempo segni bene il mio umore di oggi, molto variabile e senza un perché cambia atteggiamento. Mi sono allontanato ormai molto, è tempo di tornare, sulla via del ritorno continuo con le mie pause, le mie soste nei punti che più mi aggradano e così ristendo il mio telo colorato comprato nel Chiapas che qui, nello Yucatan, ha un prezzo quintuplo rispetto a ciò che ho pagato. Ma ogni cosa è molto più cara e fortunatamente tutto ciò che ho comprato proviene da San Cristobal o da Chichicastenago.
Ritorno nella posada verso la 1, Giancarlo è già tornato anche lui dal mare. Andiamo a mangiare un piatto di frutta esagerato e dei frullati buonissimo in un localino non molto distante dal nostro alloggio, sempre sulla 5°, in direzione però opposta al centro.
Giancarlo si è spaventato del sovraffollamento di Playa, così nel pomeriggio torniamo nei luoghi più isolati che avevo visitato la mattina. Playa del Carmen sembra la riviera romagnolo ad Agosto e la 5° avenida è simile a Viale Ceccarini a Riccione, ma in questi luoghi così lontani dal centro sembra di tornare alla quiete di Tulum o ai luoghi più selvaggi di Mazunte.
La giornata passa così e il tempo continua con i suoi capricci.
Dopo la doccia, concludiamo la serata con una cena in un ristorantino gestito da una signora vietnamita che abbina il suo tocco orientale ad ogni piatto che prepara.
14 Dicembre
Playa del Carmen è umida e lo si sente soprattutto durante la notte, è la prima volta in questo viaggio che dormiamo senza coperte, anzi teniamo il ventilatore del soffitto acceso…. ma il riposo non è un granché.
Ad ogni modo questa mattina si parte per l’ultima tappa Isla Mujeres. Facciamo una colazione veloce in una panaderia e poi prendiamo il bus delle 8:10 in direzione Cancun (32p). Dopo un’ora circa arriviamo alla stazione principale dei bus di questa ormai celeberrima città, anzi mega-villaggio di vacanze, una delle mete più gettonate del pianeta. Proprio per questo moi ci dirigiamo subito in taxi verso Puerto Juarez(40p) per imbarcarci verso la Isla … di Cancun vediamo poco e niente. Esistono due tipi diversi di imbarcazioni, una veloce che in 20min ti porta a destinazione (38p), l’altra più lenta che in 30/40 minuti fa lo stesso percorso (18p). Noi scegliamo la via più veloce, abbiamo fretta di arrivare e, forse, abbiamo fretta di lasciare Cancun… mi rendo conto però che ormai alcuni aspetti di Isla Mujeres ricalcano perfettamente il modello turistico imposto dalla sua famosa dirimpettaia.
Ad ogni modo eccoci, mettiamo piede finalmente su questo piccolo paradiso o almeno noi ci aspettiamo che lo sia. Zaini in spalla ci dirigiamo verso un Hotel consigliato dalla Lonely e da molti racconti di viaggio che ho letto: L’hotel Osorio in Calle Madero. Da fuori sembra nuovo e ad accoglierci troviamo una gentile signora … insomma 200p per una doppia, abbiamo una stanza pulitissima, spaziosa e piena di luce con il bagno. Forse è il miglior posto dove abbiamo dormito … si vede che è gestito da una donna. Ah! Dimenticavo c’è anche l’acqua fresca purificata a disposizione degli ospiti. La si attinge da un dispencer con relativo bottiglione. Il tempo è stato nuvoloso per tutto il tragitto, ma ora è uscito il sole e approfittiamo subito per dirigerci a Playa Norte, forse una delle più belle spiagge dell’isola e distante solo poche centinaia di metri. Lungo la strada affittiamo per 80p ognuna delle biciclette.
Playa Norte è splendida, io getto immediatamente il telo e mi stendo su questa sabbia bianca, farinosa, circondata da un mare turchese e le immancabili palme.
La tregua dura poco, riecco le nuvole … ma questa volta non ci rovinerà la giornata ! Abbiamo le biciclette, faremo la circumnavigazione dell’isola: 7Km per arrivare a Punta Sur e altrettanti per il ritorno. Lungo il tragitto ci fermiamo a pranzare con il solito pollo allo spiedo (35p) in un localino presso Colonia Salinas. Da qui proseguiamo ancora costeggiando una laguna ed un mare da favola.
Punta Sur è composta da qualche casetta colorata con dei localini per turisti, un faro e ciò che resta di un piccolo insediamento Maya. Ci rimettiamo sulla via del ritorno e qui inizia il bello … anzi il brutto. La costa su questo lato dell’isola che da sull’oceano è abbastanza frastagliata con scogli e non con sabbia come sull’altro lato. Le onde si abbattono fragorosamente sulle rocce generando una spumeggiante schiuma… e poi … e poi c’è il vento , un vento molto forte che spira da Nord a Sud e ci costringe anche a pedalare in discesa ! … figuriamoci la fatica in salita. Insomma 7Km piuttosto duri, almeno per noi !
Arriviamo piuttosto stanchi, ma adesso una doccia non me la toglie nessuno.
Senza voler rievocare fatti ben più importanti, oggi è la nostra “ultima cena” messicana, perciò andiamo in centro e ci concediamo una mangiata di pesce, composta da camarones, pulpo, ceviche e altro … Il conto neanche caro per il Messico (110p compreso di bevande). A Milano con questa cifra mangi una pizza.
15 Dicembre
Oggi è l’ultimo giorno, mi alzo con la mia schiena contro il cuscino, guardo il mio zaino appoggiato alla parete … il viola si intona quasi con il color rosso mattone del muro.
Non so cosa pensare, è il solito dubbio di fine viaggio; ho voglia di ritornare alla mia vita, rivedere familiari, amici, guardare di nuovo negli occhi la persona che amo e che vorrei qui con me, eppure … eppure ogni volta che riparto da questi luoghi che si chiamino Messico, Guatemala, Cuba o Perù, lascio un pezzettino del mio cuore qui, fra questa gente, fra questi colori.
Non ho mai capito bene cosa mi lega questi posti, ma ogni volta che vado via sento dopo un pò la necessità di ritornare qui e dare un nuovo ossigeno alla mia anima.
Faccio un’ultima passeggiata sulla spiaggia, il vento riempie l’aria di sabbia, il tempo è ancora capriccioso, ma questo non mi impedisce di immergermi completamente in questi fantastici colori della Isla. Nel pomeriggio abbiamo un aereo che ci aspetta a Cancun per un breve volo verso Città del Messico e da qui tornerò a casa. Manca poco a Natale, manca poco anche al nuovo anno … un nuovo anno che per me sarà ricco di cambiamenti importanti (o almeno è ciò che auspico). Ma io so già, io so già che sentirò presto la mancanza della mia America Latina e mi lascerò trascinare di nuovo dal suo richiamo, ma questa volta, la prossima, ci porterò anche chi dei prossimi cambiamenti della mia vita sarà la protagonista e forse un giorno anche lei mi dirà …
Ho bisogno di tornare.
Adiòs Mexico anzi … arrivederci.
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