A fine marzo io e mio marito Angelo lasciamo la pioggia e il freddo dell’Italia per tuffarci nel clima decisamente più mite, ma non troppo, del sorprende Marocco per trascorrere 9 giorni da sogno.
Per pianificare il viaggio ci siamo affidati all’organizzazione di Adventure Morocco Tours.
Dopo un’attenta e scrupolosa ricerca su internet esaminando tutte le recensioni di guide marocchine ho deciso, che la nostra guida e autista sarebbe stato Alì, chi ha viaggiato con lui lo descrive come ottimo conoscitore della nostra lingua ma soprattutto uno che adora il suo lavoro, la sua terra e la sua gente ed è felice di esaudire tutti i desideri dei suoi clienti creando un viaggio su misura per ognuno di loro.
Giorno 1
Partiamo da Roma per Marrakech con un volo di Ryanair abbastanza economico, circa 280,00 a/r per due.
Dopo più di un’ora di fila in aeroporto al controllo passaporti, arriviamo al Riad Croix Berbere, che Alì ha prenotato per noi, è molto bello, pulito ed elegante, nel cuore della medina a pochi minuti a piedi dalla famosa piazza Djeema-el-Fna. Beviamo uno squisito tè di benvenuto sulla meravigliosa terrazza e cominciamo ad intuire che questa sarà una vacanza indimenticabile. Ammiriamo il minareto della Koutoubia che spicca elegante ed austero più alto di ogni altra costruzione della città e sullo sfondo, ancora innevate, le montagne dell’Alto Atlante. L’entusiasmo è alle stelle, il suono dei flauti degli incantatori di serpenti
incanta anche me e mi attira, quindi trascino subito Angelo ad immergerci nei meandri dei vicoli della Medina. Giriamo da soli tutta la giornata in quanto Alì ha prenotato per noi una guida ma per il giorno dopo. Girare da soli è abbastanza facile e tranquillo, è sempre pieno di persone disposte ad indicarvi la strada se vi siete persi, anche se spesso chiedono una piccola ricompensa, però per visitare i monumenti consiglio di affidarsi ad una guida della città esperta per avere tutte le informazioni dettagliate. La piazza è unica e caratteristica, una moltitudine di volti, suoni, odori, colori tra cui quelli delle arance con il succo delle quali facciamo un pieno di vitamine. Giriamo tra donne che fanno tatuaggi all’hennè e incantatori di serpenti, la musica dei flauti e dei tamburi risuona per la piazza dove i venditori si danno da fare per attirare i clienti a guardare la loro merce. Giriamo tutto il giorno instancabilmente e visitiamo anche la conceria grazie ad un
gentile ragazzo che ce la consiglia e ci accompagna senza volere niente in cambio.
Il nostro primo tramonto in Marocco ce lo godiamo dalla terrazza del riad, il cielo si infiamma di rosso e di arancio, il minareto comincia ad illuminarsi, la preghiera del muezzin richiama anche noi ad un momento intimo e spirituale.
Giorno 2
Il giorno dopo ci viene a prendere una guida molto preparata che ci fa visitare i monumenti della città tra cui il Palazzo Bhaia, le tombe Saadiane, la Medrasa di Ben Youssef e tutte le loro splendide decorazioni. Pranziamo in un riad vicino la piazza e poi torniamo a rilassarci un po’ sulla terrazza e ricaricarci per immergerci di nuovo nei souq stavolta di sera dove veniamo travolti da un fiume di gente ancora più che di giorno.
Giorno 3
La mattina seguente si parte per il tour con Alì che sarà la nostra guida ma soprattutto il nostro compagno di un viaggio alla scoperta di luoghi sorprendenti ed emozioni indescrivibili. Con lui entriamo subito in sintonia, simpatico, disponibile ma soprattutto attento ad ogni nostra esigenza.
Partiamo diretti verso la Valle delle Rose. Attraversiamo la catena montuosa dell’Alto Atlante cominciamo a rimanere estasiati da un Marocco che non ci aspettiamo, tanto verde, pieno di ulivi e poi le montagne innevate. È la terra rossa a ricordarci che siamo in Africa.
Vediamo la Kasbah di Ait Ben Haddou e andiamo a visitare una ancora più caratteristica quella di Amridhil, un luogo magico e fermo nel tempo, molto ben conservata.
Ci dà la sensazione di essere in un castello di sabbia. L’architettura è quella di una cittadella fortificata costruita con paglia e fango. Ci narra di un passato, non poi così lontano, dove la vita scorreva lenta e semplice. Restiamo incantati.
Pranziamo a Ouarzazate a casa di un amico e collaboratore di Alì, insalata berbera e tajine di manzo e verdure, ottimo! Un’accoglienza davvero commuovente, persone semplici, spontanee, a mangiare con loro e con i loro figli ci siamo sentiti in famiglia a migliaia di km di distanza.
Prima del tramonto attraversiamo la valle delle Rose e arriviamo a Dades dove passeremo la notte in una vera kasbah, Facciamo una bellissima passeggiata nel silenzio surreale della vallata accompagnati da una guida del posto. Scendiamo per dei sentieri tra prati alberi e piante di rose e attraversiamo dei ruscelli, uno scenario paradisiaco, stiamo zitti il più possibile per godere quella sensazione di pace che spesso manca alle nostre vite, arriviamo in una kasbah abbandonata e diroccata e poi cominciamo la risalita.
Al rientro ci godiamo un altro struggente tramonto. La Kasbah Itran è uno dei posti più caratteristici e incantevoli che abbiamo visitato. La stanza è cosparsa di tappeti, alle spalle del letto c’è una vetrata dalla quale mi metto a guardare le stelle per gran parte della notte tanto l’euforia e l’emozione non mi fanno dormire.
Giorno 4
Il giorno dopo facciamo colazione, con squisiti dolci fritti, olive datteri e spremuta di arance, sulla terrazza è freddino ma c’è un bel sole. Oggi siamo diretti finalmente verso il luogo che più mi incuriosisce: il deserto! Alì ci dice che oggi andiamo nella sua terra e mi incorona con un turbante azzurro per proteggermi da sole, vento e sabbia. Durante il cammino ci fermiamo a vedere le Gole del Todra, canyon di rocce rosse: un paesaggio mozzafiato, le percorriamo per un tratto a piedi.
Ci avviciniamo sempre di più al deserto, la vegetazione sparisce e il suolo si fa sempre più arido. Cominciano a comparire le prime dune rosse l’emozione è indescrivibile. Percorriamo la dritta strada che si addentra sempre di più nell’anima del Marocco. Mi sento in un film. Le dune in lontananza sembrano piccole creste rosso-arancio, danno l’idea di essere soffici e non vedo l’ora di sprofondarci dentro.
Arriviamo al Riad Nomade Palace in località Merzouga, nel primo pomeriggio. Giusto il tempo di prendere poche cose da portarci dietro che i nostri dromedari sono già pronti. Stanotte si dorme (e chi dorme?) in tenda nel deserto tra le dune dell’Erg Chebbi e per farlo dobbiamo attraversare le dune per raggiungere il bivacco in groppa ai dromedari.
Si parte! Il cammelliere a piedi guida la carovana, i dromedari sono legati tra loro, io chiudo la fila con un dromedario un po’ ribelle. Non saprei dire con precisione quanto tempo è durato il cammino, infatti ad un certo punto, ipnotizzati dai passi lenti dei dromedari, si perde ogni tipo di riferimento e cognizione spazio-temporale. La mente si libera, spariscono tutte le nostre certezze che esistevano fino a poco prima e comincia un viaggio dentro di noi. Non ci sono parole che possano descrivere l’emozione e la profondità di questa esperienza così intima e rilassante. Vale da sola un viaggio in Marocco, io se tornassi indietro trascorrerei sicuramente più giorni nel deserto.
Ci godiamo il tramonto sulla sommità di una duna, scalzi e sdraiati sulla sabbia, ci rotoliamo come bambini, la sabbia è così asciutta che non si attacca addosso.
Quando il sole sparisce subito il vento raffredda la sabbia. Risaliamo sui dromedari e percorriamo un altro tratto tra le dune per arrivare al campo tendato. C’è molto vento. La tenda berbera è molto elegante con un materasso matrimoniale posato sui tappeti, lenzuola e coperte pesanti e poi c’è un altro letto singolo. I bagni si trovano a pochi metri e sono in comune. Peccato che è freddo e non si può dormire sulla sabbia. Quando scende la notte lo spettacolo è immenso, più stelle che cielo, più luce che oscurità. La visione di quella moltitudine di stelle quasi riesce a scaldare la fredda notte. Non dormo molto, anzi quasi per niente, mi piace sentire la voce del vento, non posso perdermi le emozioni di questa notte fantastica.
Giorno 5
All’alba saliamo su una duna e aspettiamo che si compia il miracolo del ritorno del sole. È freddo e c’è ancora molto vento, giochiamo ancora un po’ con la sabbia facciamo qualche foto ed eccoci di nuovo sui dromedari per il rientro al riad. Il percorso forse è lo stesso ma a me non sembra c’è un’altra luce che cambia di molto il paesaggio. Doccia e colazione e poi pronti per ripartire. Alì ci porta a cavalcare le dune con la sua 4×4.
Visitiamo l’oasi di Merzouga e assistiamo ad una esibizione musicale dei Gnawa, un gruppo etnico che discende dagli schiavi neri provenienti dall’Africa centrale e balliamo anche un po’.
Nel pomeriggio c’è tempesta di sabbia. Alì sfinito dalle mie continue richieste di farci provare emozioni e fare esperienze forti ci propone di camminare a piedi nudi nella tempesta. Accettiamo entusiasmati. Lasciamo tutto in macchina, anche i telefoni, e ci avventuriamo buttandoci tra le braccia della tempesta. Io ho il turbante che mi copre anche gli occhi. La sabbia graffia ed entra ovunque, il vento ostacola i nostri passi, i sassi e le spine ma anche insetti che si attaccano sotto i piedi sembrano non poterci far continuare il cammino. Dobbiamo tornare da soli al riad, Alì è andato via indicandoci quali dune seguire. Dopo un piccolo momento di sconforto lo spirito di sopravvivenza prende il sopravvento e uniti mano nella mano cominciamo a dominare la tempesta, il dolore scompare e la forza brutale del vento è lo stimolo ad andare avanti. In poco più di un’ora stanchi ma soddisfatti arriviamo. La nostra piccola avventura è durata poco ma è stata intensa.
Giorno 6
Il viaggio continua, purtroppo lasciamo il deserto, che per me ha segnato un’esperienza molto forte.
Quando la macchina si allontana e le dune si fanno sempre più piccole cominciano a cadere le lacrime. Mi ero innamorata di quello spazio infinito, mai uguale in ogni punto, il mal di deserto mi travolge, ma mi piace quella sensazione.
Ci fermiamo a Rissani dove nel mercato acquistiamo la famosa spezia Ras elHanout, un mix di 44 spezie differenti, che mi servirà per riassaporare un po’ di Marocco al rientro a casa. Un tè a casa della famiglia di Alì, ci preparano la pizza berbera, ripiena di verdure speziate, che mangeremo poi durante il viaggio, profumatissima e squisita!
Siamo diretti verso Fes. Attraversiamo la catena dell’Atlante e con molta sorpresa vediamo che nevica.
Forse non riesco ad apprezzare a pieno la varietà e la bellezza dei paesaggi e dei villaggi che attraversiamo perché ho ancora negli occhi i momenti felici passati sulle dune. Arrivati a Fes Alì legge sui nostri volti la malinconia nell’essere entrati nel traffico della città e la nostalgia per i paesaggi naturali allora ci propone un cambio di programma. Noi dovevamo visitare anche Rabat e Casablanca, in alternativa ci propone le cascate di Ouzoud. Io accetto subito.
A Fes dormiamo e ceniamo in un Riad elegante e lussuoso Dar Cordoba.
Giorno 7
Con una guida locale facciamo una bella visita della città. Poi ci tuffiamo nei labirinti della medina per fare acquisti, è pieno di negozi di artigianato locale famosi per la lavorazione della ceramica, delle pelli, dei tappeti, del legno, del ferro battuto, delle stoffe. I venditori sono molto insistenti, siate molto fermi nelle vostre decisioni e se non siete davvero interessati evitate di cominciare a contrattare. La conceria è uno dei posti più famosi e fotografati di tutto il Marocco ed è davvero pittoresca.
Poi partiamo in direzione di Meknès, più piccola tra le città imperiali ma molto tranquilla, preziosa ed elegante. La guida che Alì ha scelto per noi è molto simpatica e preparata e come tutte le altre sa benissimo l’italiano. Ci insegna veramente molte cose. A Meknes è possibile visitare la bellissima moschea di en Najjarine, ma ci colpisce molto la visita delle scuderie di Moulay Ismail. Splendida e monumentale è la porta di Bab el-Mansour. Dormiamo al Riad d’or raffinato, accogliente ed elegante, tappeti, stoffe preziose, mosaici variopinti, lampade e arredi preziosissimi, ci sentiamo i protagonisti di un racconto de “Le mille e una notte”.
Giorno 8
Ci avviciniamo alla fine del viaggio, percorriamo molti Km, attraversiamo la valle del Mrirt, vediamo il lago di Ben elOuidane, paesaggi e incontaminati. Arriviamo al villaggio berbero Zaouitcheick pranziamo con un gustosissimo agnello alla griglia, mangiamo benissimo pagando solo 12 euro in 2.
Arriviamo nel pomeriggio al Riad Eaux Vive, piccolo ma accogliente. Si trova sulle rive del fiume OuedLaabid, immerso nella natura un posto tranquillo e rilassante. Certo come struttura lascia molto a desiderare se si paragona al livello di tutte le precedenti però mangiamo bene.
Giorno 9
La mattina seguente ci dirigiamo verso le cascate di Ouzoud. Attraversiamo un paesaggio rurale molto simile ai nostri e che ci porta in una dimensione d’altri tempi, vallate colline uliveti, uomini e donne dediti al lavoro dei campi. Ci viene la nostalgia per una vita semplice, lenta ed essenziale ormai molto lontana dalla nostra frenetica e non più scandita dai ritmi della natura.
Le cascate consiglio di visitarle con una guida del posto in quanto propone un percorso che mette in risalto tutti i punti panoramici da cui si possono scattare foto da cartolina e può dare molte spiegazioni sui vari aspetti naturalistici. A noi ha chiesto solo 15 euro perché non parlava italiano ma abbiamo comunicato senza problemi in francese.
Le cascate molto suggestive, sono le più alte del Marocco, con un salto di 110 metri. Il percorso può risultare un po’ impegnativo, un po’ ripido e scosceso a tratti scivoloso. Si attraversano campi di uliveti (infatti in berbero ouzoud significa ulivo), si scende tra la rigogliosa vegetazione fino ad arrivare a delle paradisiache piscine naturali, dove si può anche fare il bagno. Il suono continuo e incessante del getto d’acqua è un richiamo fortissimo per me a buttarmi in acqua, peccato che ancora è troppo freddo per farlo. Quando si arriva nel punto più basso le cascate si mostrano in tutta la loro imponenza e lasciano senza fiato. Le attraversiamo a piedi è fantastico essere bagnati dagli schizzi d’acqua, risaliamo dall’altro versante in modo da vederla di nuovo in tutta la sua bellezza e fare foto da altri punti panoramici.
Si riparte verso Marrakech, dove arriviamo prima di cena. Assaporiamo tutti insieme gli ultimi istanti di questa vacanza (che grazie ad Alì si è trasformata in un viaggio multisensoriale nella vera vita di una popolazione umile e onesta) bevendo un caffè seduti in un bar del centro in una zona trafficatissima della città. Stanca dalle ore trascorse in viaggio, ma soddisfatta per la miriade di emozioni immagazzinate, mi scorrono davanti le immagini dei luoghi dei volti immortalate nei giorni passati, ho già nostalgia e lì decido che probabilmente il mio prossimo viaggio sarà di nuovo in Marocco. Osservo, affamata di raccogliere più ricordi possibili, le persone che mi passano davanti, cerco di incontrare ancora una volta i loro sguardi i loro sorrisi, la loro bellezza e semplicità.
Una doccia e di nuovo instancabili ci tuffiamo nel mormorio della piazza. Ma stavolta è l’ultima tra poche ore si riparte.
Giorno 10
Alle 4, nel cuore della notte, ecco che arriva di nuovo Alì che è così gentile da volerci accompagnare personalmente in aeroporto per salutarci, un gesto che non scorderemo mai.
Conclusioni
Il Marocco è una terra estremamente varia e ricca di una grandissima varietà di paesaggi che a tratti somigliano anche ai nostri, mi riferisco soprattutto alle colline colme di ulivi che ricordano la Toscana ma anche la mia Ciociaria, e alle aspre e rosse montagne che ricordano la Sardegna. Ci tornerò perché ho visto moltissimo e non parlo solo della bellezza struggente dei luoghi ma anche e soprattutto della moltitudine di sensazioni, profumi, sapori, suoni, emozioni e sguardi che porterò sempre dentro di me, ma c’è tanto altro ancora che mi aspetta.
Ho voglia di scoprire un Marocco ancora più autentico, sconosciuto e meno frequentato dai soliti itinerari turistici per immergermi ancora di più a contatto con il popolo berbero e la sua spontanea e semplice accoglienza.
Consiglio di affidarsi alle agenzie locali, nel nostro caso con Adventure Morocco Tours ci siamo trovati benissimo. Alì è stata una guida professionale, un autista prudente ed eccellente, sempre disposto a venire incontro a tutte le nostre esigenze, ci ha raccontato storie e curiosità sulla vita della gente ci ha portato nei suoi luoghi facendoci sentire a casa in ogni momento del viaggio e ci ha fatto assaporare la squisita cucina marocchina non quella per i turisti ma quella preparata dai suoi cari, ci ha fatto fare esperienze autentiche e diverse da quelle del turismo di massa. In questo modo si ha la possibilità di fare un viaggio su misura alle nostre esigenze e ai nostri gusti con la tranquillità di essere con persone esperte che fanno di tutto per rendere il tutto indimenticabile.
A distanza di qualche mese il mal di deserto non mi ha lasciata e si presenta come un misto tra farfalle allo stomaco e nostalgia di momenti in cui il mio io era in armonia e un tutt’uno con la natura che lo circonda, è uno stato d’animo che spesso mi fa piangere ma che mi fa sentire viva.
Non è mai solo la bellezza dei luoghi a rendere indimenticabile e speciale un viaggio ma anche tutte le persone che si incrociano nel cammino. Grazie al nostro amico Alì e a tutte le persone che hanno lasciato un segno nel nostro cuore.
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