di Gaetano Zambon –
Il mio nome è Gaetano Zambon, risiedo a Sestri Levante da tempo; la calma quotidianità della mia vita agricola rivierasca durante questo inverno è stata soppiantata da un’esperienza speciale.
Correva il giorno 6 del mese di gennaio, la giornata era stata particolarmente pesante, ma non per le ore passate alla guida del mio camper sulle difficili strade mauritane quanto per l’esasperante procedura alla quale avevo dovuto sottostare presso la dogana maliana a Nioro du Sahèl. Perché mi trovavo lì quel giorno?
Perché, lasciata casa ormai da oltre un mese, stavo raggiungendo una delle ultime tappe di un viaggio dedicato a portare soccorsi umanitari in collaborazione con la ONG e ONLUS Bambini nel Deserto – www.bambinineldeserto.org – in un luogo che sulla mappa del Mali è indicato con il nome di Diema, località al centro di un territorio definito con il termine di “brousse”; ciò sta a significare terreno desertificato o in avanzata fase di desertificazione, dove crescono arbusti spinosissimi e poco più, ma dove continuano a vivere popolazioni come quelle descritte nei testi sacri antichi di oltre duemila anni; sparpagliate in villaggi di dimensioni diverse, dove tutto è mischiato, gli umani con i loro animali, sono da sempre impegnate quotidianamente nella lotta per la sopravvivenza.
Laddove è possibile accedere all’acqua di un pozzo, quasi sempre di qualità indefinita e con un livello salino che supera la soglia alla quale il nostro palato è abituato, lì è possibile coltivare qualche ortaggio. Nella “brousse” la temperatura può sfiorare i 40° anche durante l’inverno, l’evaporazione è notevole, ma i maliani non si scompongono per questo, confidando nella raccolta dei frutti del loro lavoro.
Superfluo precisare che l’ igiene è inesistente così come l’istruzione: i bimbi, una volta svezzati, se la devono cavare in qualche modo, condividendo gli spazi con pecore e capre, muovendosi gli uni sulle deiezioni degli altri.
Vi chiederete il motivo del mio viaggio: semplice, raggiungere Pam, un’anziana inglese che i fatti della vita hanno portato a vivere là da oltre dodici anni dopo aver scelto di dedicarsi ai bambini che vivono nella “brousse”, in particolare gli orfani; in termini più generali, a tutte le popolazioni di quei villaggi.
Si, perché Bambini nel Deserto la conosce da tempo ed insieme a lei sta sviluppando dei progetti secondo i propri principi ispiratori: BnD opera infatti da oltre dieci anni a favore dei bambini principalmente in settori d’intervento come Acqua, Cibo, Sanità, Istruzione.
Verso la fine di quel sei gennaio sono finalmente riuscito a raggiungere Diema dove ho chiesto di Pam; lì tutti la conoscono e la rispettano, quindi mi è stato facile trovarla.
E’ così che nei giorni successivi, lasciato il camper parcheggiato vicino alla tenda che Lei usa come riparo per la notte, con una 4×4 ricevuta in dono da benefattori europei mi ha accompagnato a visitare alcuni villaggi dove mi è stato possibile distribuire materiale vario da me trasportato, principalmente kit sanitari e abbigliamento per bambini, nonché verificare lo stato di avanzamento lavori di un pozzo in costruzione, frutto dell’iniziativa di due ragazzi toscani che vale la pena conoscere.
La loro attività consiste nel gestire un pub, così durante l’anno scorso hanno deciso di proporre ai clienti il boccale di birra ad un prezzo maggiorato di 50 centesimi proprio per destinare la maggiorazione alla realizzazione di un pozzo a favore di un villaggio della “brousse”.L’unione fa la forza, e tanti 50 centesimi hanno portato a mettere insieme la somma necessaria.
A fine del mese di gennaio, ormai sulla via del ritorno, sono passato ancora da Pam e lei ha voluto riportarmi in quel villaggio sperduto dove ho potuto verificare il proseguimento del lavoro; purtroppo, alla profondità di circa 15 metri, il terreno è molto più duro rispetto a quello già scavato, e dato che qui si lavora a mano con strumenti rudimentali, per proseguire serve ora la dinamite ed un esperto nel suo uso. Una complicazione non da poco per la quale è necessario trovare una soluzione: servono quattrini per risolvere il problema, ma i quattrini in loco non ci sono!
Le giornate da me trascorse nella “brousse” sono state fra le più significative del mio itinerario, al punto che ho deciso di fare qualche cosa di concreto a favore di quei bimbi curiosi e sorridenti che, se va bene, possono nutrirsi non più di una volta al giorno, spesso con acqua calda entro la quale bagnare un tozzo di pane di miglio.
Inoltre, come ho lasciato il Mali la situazione politica del paese è peggiorata; dapprima sono state chiuse le frontiere, quindi sono ripresi gli scontri fra i Tuareg e l’esercito regolare nelle province del Nord, poi è maturato un colpo di stato ad opera di militari, nel frattempo i Tuareg hanno preso il controllo di metà del paese, inclusa la mitica Timbuctu. Oggi il Mali è un paese isolato dove le frontiere restano chiuse, la situazione è sempre più confusa, le popolazioni della “brousse”, da sempre trascurate dai governanti che non hanno mai fatto nulla in particolare per i bambini, si trovano a non poter usufruire di nessun aiuto esterno.
Pam è in Italia in questi giorni; il caso ha voluto che partisse prima che il colpo di stato bloccasse il traffico negli aeroporti. Sarà a Sestri Levante,(in località da decidere), per incontrare chiunque vorrà dare il proprio contributo per la vita di quei bimbi.
A tal proposito esporrà in vendita delle opere realizzate con la tecnica “bogolan” da artisti della “brousse” con il cui ricavato riuscirà a portare a termine i lavori di quel pozzo e potrà sostituire l’acqua calda del pasto dei bimbi con del riso.
Ecco spiegato perché sto dedicando buona parte del mio tempo cercando di portare a conoscenza della mia esperienza quante più persone mi sarà possibile: ne vale la pena.
A questo punto si pone il quesito: Come aiutare?
Ci sono vari modi, fra i quali il più semplice è dato da un contributo economico, in quanto per gli altri bisogna pensare ad un vettore, ai costi, alla possibilità che la spedizione vada dispersa; l’attraversamento delle frontiere in Africa è sempre un’incognita ed il recente colpo di stato in Mali mantiene isolato ed inagibile quel paese.
In questo momento è urgente aiutare la sopravvivenza dei bambini del Mali: cominciamo mettendo a loro disposizione l’acqua attraverso la realizzazione di pozzi e fornendo cibo. I quattrini raccolti a loro favore, come di consueto, verranno documentati nel loro utilizzo, utilizzo che avverrà in loco dove ogni cosa ha costi inferiori a quelli europei.
Ecco le coordinate bancarie di Bambini nel Deserto: IT 24 G 01030 12900 000001500048 Monte Dei Paschi di Siena Causale “Erogazione liberale DIEMA-MALI”.
Si può anche donare il 5×1000 in sede di dichiarazione fiscale annuale con una firma ed apponendo il Codice Fiscale di Bambini nel Deserto nell’apposito spazio: 94094820365
Chiunque se la senta di darmi una mano o desideri maggiori informazioni può cercarmi al seguente numero telefonico: 00393338409547;
oppure può contattarmi via mail al seguente indirizzo: gaetanozambon@libero.it
Grazie a tutti sin d’ora sia per l’attenzione dedicata che per quanto ciascuno potrà fare.
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