Africa

A Nosy be con Enrico

di Silvia Ferrando –
Ad Aprile troviamo un’offerta per 15 gg in Madagascar al Coral Noir Jardin a 2200 euro circa a persona, prenotiamo!!! Purtroppo prima della partenza il prezzo lievita di 200 euro a causa del rincaro carburante.
Procedure di rito per prepararci a partire sono le letture dei tanti diari di viaggio che si trovano in rete che come sempre ho trovato molto utili. Cercando notizie su Nosy Be vengo a conoscienza di Manina, una signora napoletana che si è trasferita su questa meravigliosa isola e ha costruito scuole, ospedali, dispensari gratuiti per i malgasci e molto altro che potete trovare sul sito della sua associazione, “i bambini di Manina” http://www.bambinidimanina.org/. Rimango affascinata dal coraggio e dal buon cuore di questa persona, mi registro al forum e cerco nel mio piccolo di dare una mano. Sul sito viene aggiornata frequentemente la lista delle cose che servono al momento, scrivo anche una mail a Manina la quale mi mette in contatto con due suoi amici Renee e Franco i quali mi recapitano a casa un pacco da 5 kili di medicinali vari, così tra quelli già raccolti da parenti e amici e i loro, io e il mio fidanzato partiamo con ben 7 kili di medicinali!!! Siamo stati ben felici di eliminare qualche vestito di troppo per una buona causa.

Due mesi prima della partenza ci rechiamo alla Medicina del viaggiatore alla usl dove troviamo un medico estremamente prudente quasi eccessivo, e partiamo con la giostra delle vaccinazioni: epatite A, antidifterica, anticolerica, antitifica e antimalarica (-CONSIGLIO- scegliamo il Malarone molto più caro del il Lariam ma privo di effetti collaterali o perlomeno molto lievi…l o consiglio perchè sono stata benissimo a differenza di persone che hanno preso il Lariam e si sono rovinata la vacanza e i mesi successivi al rientro con vertigini allucinazioni e altri disturbi). Fatte le punture e finite le varie fiale il mio ragazzo inizia a roteare in una cabina del telefono dalla quale esce con una tuta azzurra e un mantello rosso e mi dice “ciao vado al lavoro” e vola via, io mi ritrovo vestita con dei mutandoni azzurri a stelle, un corpetto rosso e oro e stivali rossi, l’auto da quel giorno non la guido più ma la porto in giro sulle spalle. A parte le battute nonostante fossimo gli unici ad esserci bombardati di vaccini, molta gente non ha neppure fatto l’antimalarica, lo rifarei perchè, sarà stata forse solo fortuna o altri fattori, ma non abbiamo avuto alcun problema di salute durante la permanenza in Madagascar che ci potesse rovinare le vacanze.

18 agosto
Partiamo da Milano Malpensa nel tardo pomeriggio, l’arrivo a Nosy Be è previsto per il giorno dopo. Il volo dell’AirItaly ha la formazione di poltrone 2 4 2, essendo in 4 ci capitano sia all’andata che al ritorno i 4 posti centrali decisamente claustrofobici ed estremamente caldi soprattutto i due posto al centro. Le poltrone sono alquanto scomode e lo spazio vitale è al limite. Altra pecca è la visione del film…praticamente o sei in prima fila con lo schermo a 10 cm dal naso o puoi abbandonare la speranza di riuscire a vederlo poichè rimane coperto dalle poltrone di chi ti sta davanti, e comunque essendo proiettato su un pannello la qualità è pessima.

19 agosto
Finalmente arriviamo!!! Prima di uscire dall’aereoporto ci mettiamo in fila per il visto, ho letto di code allucinanti tempi enormi su altri diari… boh a me sono sembrati abbastanza celeri e anche ben organizzati (siamo in Africa…ma l’organizzazione e quasi paragonabile a quella delle nostre poste o altri uffici). All’uscita dell’aereoporto veniamo accolti con una ghirlanda di fiori e una bottiglietta d’acqua. Assetati l’apriamo…l’acqua puzzava di gamberetti ma non ci diamo peso e la beviamo , il gusto è terribile, sconvolti ci diciamo che se l’acqua imbottigliata è così per tutta la vacanza avremmo bevuto birra o Cocacola. -CONSIGLIO- in seguito scopriamo da avvertimenti di persone a conoscienza dei fatti che le bottiglie soprattutto quelle da 1/2 litro solitamente sono reciclate, riempite con acqua del rubinetto e il tappo richiuso con colla per apparire sigillato. Il consiglio è di non comprare bottiglie grosse o piccole per strada ma procurarsele dai “supermercati”, e per essere più sicuri è meglio acquistare cestelli da sei bottiglie. Una volta finita la bottiglia strappare l’etichetta in carta in modo che non sia riutilizzabile. L’acqua “Eau Vive”, l’unica marca presente sull’isola, in effetti è buona come la nostra. Per fortuna non accusiamo alcun problema intestinale, sarà la criptonite assunta prima di partire!!!
Saliamo sul pulmino che ci porta all’albergo, durante il tragitto guardando dai finestrini abbiamo il primo assaggio di Nosy Be, dei villaggi, della gente che vive in capanne di tre metri per due, cucina fuori dalla porta di casa bruciando rami alla belle meglio e poggiandoci sopra pentolini quasi sempre colmi d’acqua per far bollire il riso, elemento predominate della loro alimentazione, che si lava nel fiume e non ha i sanitari ma paratie esterne per fare i bisogni in fosse nel terreno. Rimango sbalordita dalla vegetazione, dal paesaggio dai colori e dai tanti bambini dai volti sorridenti.
Arrivati all’albergo ci accolgono con un cocktail di benvenuto e il primo personaggio che incontriamo è un camaleonte verde-azzurro sembra finto e iniziamo a scattare foto, e poco dopo, lungo il vialetto del giardino una delle due tartarughe di terra che si vivono nel giardino dell’albergo.
Il Coral Noir è una bella struttura, non posso che parlarne bene, architettonicamente l’ho trovata in sintonia con il posto, confortevole, pulita, dotata di due piscine, una enorme del Coral Noir Jardin praticamente a cinque passi effettiva dalla porta della nostra camera e una più esotica ma piccola con vista mare al Coral Noir. Le camere sono ach’esse molto belle e la cucina buonissima con menù vario nel senso che durante le due settimane di permanenza non ci è mai stato riproposto lo stesso piatto, a volte a malincuore perchè alcune cose erano veramente buone. Il menù è a la carte, un antipasto, un piatto unico e un dolce tutti e tre scelti tra quattro possibili differenti opzioni. Sono sempre presenti piatti di carne (solitamente zebù, che alcuni trovavano molto dura, ma io l’ho apprezzata, maiale e anatra raramente) di pesce (granchio a volontà, polpo, filetti di pesce solitamente tonno e gamberetti) e pasta.
Un grazie speciale allo staff malgascio, i camerieri hanno avuto nei nostri confronti una gentilezza quasi imbarazzante, in breve tempo abbiamo preso confidenza con loro e ho scoperto che la gentilezza e il loro meraviglioso carattere non era dettato dal loro lavoro, abbiamo chiaccherato facendoci raccontare la loro vita e le abitudini del posto e abbiamo giocato a stecche con loro durante i pomeriggi di siesta.
Tempo di posare le valigie e farci una doccia veniamo radunati nel ristorante del Coral Noir per il breafing in cui l’argomento portante sono le escursioni proposte dall’AquaDiving sia per le immersioni che non. Noi avevamo già le idee chiare … ci saremmo affidati ai beach boys e non ce ne siamo affatto pentiti anzi!!! Comunque ascoltiamo le loro offerte e gli inevitabili avvertimenti nei confronti dei ragazzi della spiaggia, ho apprezzato comunque il fatto che da parte loro, gli italiani intendo che gestivano la struttura, non c’è stata pressione, libertà di scelta anche se accompagnata da un pò di terrorismo psicologico, “con loro non siete assicurati”, “se rimanete in mezzo al mare dobbiamo venire noi a recuperarvi”… -CONSIGLIO- proprio durante la prima escursione ci capita di assistere ad un inconveniente di questo tipo. Durante la breve attraversata che ci porta a Nosy Komba affianchiamo un’altra barca dei beach boy che si era fermata, il motore non dava più cenno di vita, ma con un colpo ti telefono tutto risolto in breve tempo arriva un’altra imbarcazione e l’escursione continua. Inoltre tutte le barche utilizzate da loro sono tendonate, questo permette di ripararsi dal sole durante l’attraversata ed evitare isolazioni. I motoscafi del diving sicuramente più belli hanno tutti i posti allo scoperto, molte persone si sono prese una bella cotta alla testa e il giorno dopo erano a ko per insolazione.
Finito il breafing scendiamo in spiaggia e conosciamo Enrico colui che ci accompagnerà per quasi tutta la vacanza. Appena ci avviciniamo a lui compare una ragazza malgascia dello staff dell’albergo Lidia la quale fa la guida nelle escursioni dell’AquaDiving, accende il disco e non la finisce più…”i beach boys fanno da mangiare con l’acqua del fiume poi vi viene mal di pancia e state in camera per giorni…”, una cantilena incessante e fastidiosa che spaventa un’altra coppia anch’essa in trattativa con Enrico. Alla fine i due rinunciano dicendo ad Enrico e indicando noi “se a loro quattro non succede niente ne riparliamo ciao”…ma pensa te sto…, dentro di me gli auguro il cagotto…e cagotto fu!!! Infatti qualche giorno dopo vediamo in giro solo lui…la ragazza era chiusa in stanza con intestino e stomaco in rivolta…quelli dell’AquaDiving gli avranno fatto da mangiare con l’acqua del fiume !!!
-CONSIGLIO- non fatevi imbarcare con questi argomenti sul pranzo delle escursioni, a Nosy Iranja e Nosy Komba si mangia tutti, sia i gruppi dei beach boys sia quelli del diving nello stesso identico posto seduti allo stesso tavolo il menù è lo stesso identico (verdure varie con uovo detta insalata russa ma un pò diversa dalla nostra, granchio, aragosta, spiedini di zebù e di gamberetti, pesce alla griglia, riso al cocco, frutta e rum) e sono le stesse persone che cucinano nello stesso posto e con la stessa acqua. La spesa è fatta personalmente dall’organizzatore dell’escursione e Enrico con noi ha avuto mille riguardi. Nell’escursione a Nosy Komba le aragoste al mercato erano brutte, lui ha detto che erano surgelate, quindi ci ha preparato un menù alternativo rispetto al solito proposto, ovvero insalata di mare con calamari e gamberi, spiedini di calamari e zebù, un pesce enorme alla griglia morbidissimo e buonissimo e non stopposo come il tonno, riso al cocco, frutta e rum. Con lui abbiamo mangiato sembre benissimo porzioni eccessivamente abbondanti e nessuno è mai stato male. Lo stesso giorno il gruppo del diving affianco a noi in mancanza di aragoste ha semplicemente ridotto il menù, tutto come al solito meno l’aragosta. Inoltre un’altro apprezzamento che posso fare ad Enrico è quello di essersi sempre preoccupato di non darci cose che potessero farci male o perlomeno avvisarci di non esagerare, riguardo al cocco di non berne troppo e riguardo al jack fruit, che ci ha gentilmento procacciato visto che non l’avevamo mai assaggiato e in albergo non era previsto, di non mangiarne più di due pezzi visto che noi turisti siamo deboli di pancia come dice lui. Su Enrico posso garantire la serietà, la sicurezza sul mangiare, la gentilezza e la disponibilità per qualunque cosa, noi siamo stati fortunati a trovare lui sulla spiaggia, ci siamo affidati e strafidati di lui e non ce ne siaamo mai pentiti anzi mi auguro che chi parte abbia la nostra stessa fortuna. Non sto facendo un discorso generale sui beach boys, noi abbiamo conosciuto lui e lo ringraziamo di cuore perchè abbiamo passato due settimane bellissime e piacevoli anche per la sua compagnia.

Organizziamo con Enrico la prima escursione per il giorno dopo, Nosy Komba – Nosy Tanikely.
In spiaggia conosciamo anche un’altro beach boy amico di Enrico, Bruno che pubblicizza le sue escursioni alla Grande Terra, che fortuna, anche quella avevamo messo in programma di fare quindi ci mettiamo d’accordo con lui per organizzarla nella seconda settimana.

Finite le trattative, pranziamo e poi scendiamo in spiaggia, occupiamo quattro lettini e cerchiamo di prendere il sole. Cerchiamo … perchè appena ci sdraiamo arrivano dei moscerini neri piccolissimi che ci pungono tutto il corpo, i mocafui. Lì per lì non ci do peso anche perchè non vedo punture pruriginose come quelle delle zanzare ma solo piccoli cerchietti rossi indolore. Questi puntini rossi in realtà si trasformeranno dopo qualche giorno in ponfi peggiori delle punture di zanzare con un potere urticante altamente superiore e persistente per più giorni. Io in particolare tra tutti e quattro sono quella che li ha accusati maggiormente, mi sono riempita e anche dopo il rientro per qualche giorno mi sono grattata come un cane con le pulci. -CONSIGLIO- Per i mocafui l’unico antidoto è cospargersi di olio di cocco che non è una lozione profumata come i nostri oli solari ma olio di cocco grezzo lo troverete dalle tante signore che in spiaggia vendono vaniglia, tovaglie e oggetti in legno. In tutte le spiagge di Nosy Be ci sono questi fastidiosi moscerini in enormi quantità, mentre in isole come Nosy Iranja, Tanikely e Fanihy sono quasi assenti.

20 agosto (Nosy Komba – Nosy Tanikely) 40 euro
Dalla sbarra dell’hotel, alle 8 del mattino, Enrico con una sola macchina e un tassista ci viene a prendere, eravamo in sei ma tutti comodamente seduti poichè nel bagagliaio era stato sistemato un ulteriore sedile su cui prende posto Enrico. Per tirare giù i finestrini ci passiamo la manovella unica per tutte e quattro le portiere, tra risate varie arriviamo alla spiaggia di Ambatoloaka dove una barca ci aspetta per portarci sulla prima isola, Nosy Komba. Qui diamo da mangiare le banane ai lemuri che ci saltano sulle spalle e sulla testa, in recinti di cemento troviamo diverse specie di tartarughe tra cui una gigante e un pitone. Proseguiamo la vista e ci fermiamo nei tantissimi negozietti di souvenir dove facciamo i primi acquisti. -CONSIGLIO- Nosy Komba se si vogliono acquistare le tipiche tovaglie ricamate è il posto migliore, ce n’è una marea di tutti i tipi e dimensioni, io ignara di questo, rimando l’acquisto ma haimè durante le altre escursioni non trovo altrettanta scelta come su questa isola.
Intorno alle undici si riparte per la seconda isola Nosy Tanikely. La spiaggia è interamente circondata dalla barriera corallina che emerge con la bassa marea. Prima del pranzo abbiamo il tempo per fare un bagno, quindi prendiamo la maschera e le scarpette di gomma (utilissime), mentre i nostri due amici che avevano più spazio in valigia sono dotati anche di pinne. Praticamente senza scarpe è impossibile entrare in acqua, i coralli arrivano quasi a riva, studiato il punto migliore per entrare in acqua e riuscire a raggiungere il largo senza dare testate e ginocchiate ai coralli, raggiungiamo l’estremità nella scogliera e proprio lì vediamo una tartaruga di mare enorme, la seguiamo e nel mentre scattiamo qualche foto con la macchina usa e getta subacquea. -CONSIGLIO- le scarpe di gomma sono utili per evitare di tagliarsi i piedi sia a Nosy Tanikely che Nosy Fanihy, la macchina subacque usa e getta a Nosy Be è introvabile quindi occorre acquistarla prima di partire. Alle 12:30 arriva la barca che porta il pranzo, poichè essendo Parco su Nosy Tanikely non si possono accendere fuochi e quindi neppure cucinare. Il pranzo è ottimo e il menù è il solito che ho descritto sopra. Dopo una breve siesta per digerire andiamo a visitare il faro dell’isola e le volpi volanti che altro non sono che enormi pipistrelli marroni diurni appesi a testa in giù agli alberi sottostanti il faro.
Visto che la prima escursione con Enrico era andata strabene programmiamo tutte le altre.
L’organizzazione dei beach boy è incredibile, occorre il taxi per il trasferimento dall’albergo al porto, la barca, le donne che cucineranno il pranzo che partono solitamente con noi con tanto di spesa fatta da Enrico e la guida se si visitano parchi come Lokobe. Un’escursione fatta con loro da lavoro a più malgasci anche per questo consiglio di scegliere i beach boy per le escursioni, inoltre si ha la possibilità di scoprire molto di più del loro modo di vivere, curiosità e racconti che io ho trovato molto interessanti e piacevoli…anche i gossip dell’isola!!!

21 agosto (Nosy Iranja) 50 euro
Appuntamento alle 8 come il giorno precedente dalla sbarra dell’hotel.
Dopo un’attraversata di durata maggiore della precedente, arriviamo sulla lingua di sabbia…è stranissima, bianchissima, grandissima…scendiamo dalla barca posiamo le borse e percorriamo la lingua mentre la marea si sta abbassando. L’altra isola sembra vicina, in realtà la camminata sarà lunga, una volta arrivati dall’altra parte giriamo i tacchi e torniamo indietro, infatti c’è un villaggio e oltre un certo limite della spiaggia non si può andare. Per afforntare il ritorno tentiamo di fare il bagno…altra camminata…cammina cammina ma l’acqua ci arriva sempre non al di sopra del polpaccio, quindi ci rotoliamo in questi quaranta cm d’acqua ci bagniamo la testa e ripartiamo.
Il pranzo è pronto, cucinato questa volta sul posto, tantissime persone all’opera, c’è chi taglia verdura, chi controlla la cottura dei pesci sulle tante griglie allineate sotto le palme e che riempe i vassoi. Come già scritto ci troviamo seduti ad una lunga tavolata con altri gruppi. Il menù è lo stesso del giorno prima a meno della novità tanto reclamata il giorno precedente da una signora in escursione con noi…il jack fruit. Dopo averne sentito parlare per ore dalla nostra compagna di escursione che ne decantava la bontà, rimango alquanto delusa…ha il gusto dei Big Bubble!!!
Finito di mangiare tutti si ritirano in spiaggia a ronfare, io invece che non riesco a star ferma neppure se mi legano le caviglie faccio una passeggiata sulla spiaggia, ma questa volta dalla parte opposta della lingua dove incontro un sacco di bambini a cui regalo i palloncini portati da casa. Avevo letto che i bambini chiedono i “bon bon” ma anche che il dentista è un lusso che in pochi si possono permettere, così ho optato per i palloncini. Un disastro…non per me ma per gli altri tre che cercavano di dormire. Infatti ritorno da loro con i bimbi appresso, io mi stavo divertendo un sacco ma i miei amici un pò meno dato che stavano dormendo e sono stati svegliati dagli “scorreggioni” prodotti dai palloncini, il gioco per i bambini era gonfiare e poi sgonfiare i palloncini tirando l’apertura e più rumore facevano più loro sghignazzavano. Che ridere!!! Dopo le maledizioni ricevute per il pessimo risveglio, andiamo a visitare il faro dell’isola e poi rientriamo in albergo.

22 agosto (Tour dell’isola) 30 euro
Per questa escursione poichè siamo pochi Enrico ci affida a Gilberto un’altro beach boy suo amico, dicendoci che quel giorno lui ne aprofittava per andare alla ricerca di altri clienti. Gli auguriamo buona fortuna e lo salutiamo, lo ritroveremo al rientro dall’escursione dalla sbarra per sapere se la giornata è andata bene e per accordarci per il giorno successivo.
Si parte, direzione cascate sacre dove, una volta scesi dal pulmino, troviamo un camaleonte che…poveraccio…torturiamo per fare le foto di rito e tanti bambini che ci danno la mano per scendere dalla cascata. Distribuzione di palloncini anche a loro. Seconda tappa è la distilleria dell’ylang ylang, purtroppo come le orchidee anche le piante dell’ylan ylang non sono in fioritura, comunque il profumo dalla distilleria si sente comunque, compriamo un bottiglino di essenza e ripartiamo alla volta del Baobab sacro. Diciamo che rende un pò poco…questo Baobab a cui sono appesi drappi bianchi e rossi che simboleggiano il nord e il sud del Madagascar è praticamente a bordo strada in una curva vicino ad un villaggio. Dopo le varie foto ci dirigiamo a Hell-Ville, dove visitiamo la città ed entriamo in una gioielleria e in un negozio di abbigliamento “Maki”, una compagnia francese che insieme alla “Baobab” costituiscono le due catene di abbiagliamento locale per ii turisti con i loro particolari marchi che simboleggiano la prima un lemure e la seconda appunto il baobab. Ultima tappa del mattino è l’albero sacro, per visitarlo occorre indossare una tunica tipica malgascia e togliersi scarpe e cappello. Veramente bello e particolare. Per il pranzo ci rechiamo all’Andilana, noi quattro ci svacchiamo in spiaggia a mangiare i nostri panini (poichè erano già due giorni che mangiavamo come bufali all’hotel e in escursione e ci sentivamo appesantiti, quindi onde evitare indigestioni ci siamo tenuti leggeri) e riposare un pò al sole mentre il restante del gruppo viene accompagniato da Gilberto in un ristorante tipico. Intanto la sottoscritta non aveva ancora provveduto ad acquistare l’olio di cocco e viene assalita dai mocafui. Dopo circa due ore ripartiamo diretti ai laghi sacri e infine sul Mont Passot a vedere il tramonto ma haimè è nuvolo e il sole che si tuffa in acqua non riusciamo a vederlo.
Al nostro ritorno come promesso Enrico ci aspetta dalla sbarra, ci propone per la serata di andare in una discoteca “La Banana” dove c’è un gruppo malgascio famoso che suona. Dopo cena partiamo e si unisce a noi anche una coppia di Parma conosciuta al Coral Noir. Enrico paga l’ingresso a tutti e sei, 2 euro a testa, (quei soldi non li ha più voluti…eravamo suoi ospiti) e entriamo, come tutte le strutture anche la discoteca è fatta in gran parte di legno col tetto in palma, è molto grossa e noi ci sediamo ad un tavolo al piano superiore con vista sulla pista e palco. Le ragazze urlano come matte e tutti si dimenano in balli rap/reggy … molto afro, praticamente Tsiliva (che è il nome del cantante) è come Vasco Rossi per noi…famosissimo. Beviamo birra e poi scendiamo in pista, Enrico ci porta fin sotto il palco tra i più invasati della sala che si dimenano tutti sudati…è stato comunque divertente nonostante fossimo, a parte i due o tre bavosi bianchi in cerca di “coccole” malgasce, gli unici Vazah (che è il termine malgascio per indicare i bianchi) del locale. E poi quanti sono mai stati ad un concerto di Tsiliva?!?!? Ci sono pure i suoi video su YouTube http://www.youtube.com/watch?v=oJme8GqILIo … non è un cantante qualunque …

23 agosto (Nosy Fanihy -Nosy Sakatia) 35 euro
Per questa escursione decidiamo di portarci i panini, sia per spendere un pò meno sia per risparmiare al nostro stomaco fatiche digestive sotto il sole cocente.
Arriviamo per primi a Nosy Fanihy, non c’è nessuno a parte noi, l’isola è piccola, ventosa e deserta, non c’è anima via ne altri turisti, ne bambini ne donne che vendono tovaglie o altri souvenir. Ma per poco … infatti dopo circa mezz’ora arrivano altre due barche … La spiaggia è una distesa di corallo bianco eroso dal mare e di conchiglie, le ciabatte per camminare sono necessarie per evitare di sembrare Giucas Casella sui carboni ardenti. Facciamo il bagno e stranamente per la prima volta riusciamo ad entrare in acqua senza camminare ore e ore, l’acqua è fresca e la corrente molto forte. Prendiamo un pò di sole fotografiamo i vari paguri che passeggiano tra i coralli e ripartiamo, destinazione Nosy Sakatia.
Ci ritroviamo su una spiaggia dorata immensa, al riparo di un albero enorme seduti su tronchi mangiamo i panini in compagnia di una bambina che con discrezione si siede alle nostre spalle. Le regalo un palloncino e in breve tempo arrivano altri bimbi che iniziano a giocare e a ridere correndo dietro ai palloncini spinti dal vento. Bambini ovunque, su quasi tutte le spiagge, con i loro sorrisi e gli occhioni che ti guardano chiedendoti un “bon bon”, a volte si avvicinano e rimangono seduti vicino a te senza chiedere nulla. Se regali qualcosa a uno di loro, te ne verranno chiesti altri anche per gli amichetti, non c’è egoismo dividono e pensano uno all’altro, questo mi ha lasciato stranita. Non si rubano i giochi dalle mani, non fanno capricci se rimangono senza “cadeau” perchè l’amico lo dividerà con lui, per questo quando finivo i palloncini mi si stringeva il cuore. L’educazione e la bontà che hanno è una rara virtù.

24 agosto
E’ il giorno del fai-da-te. Niente escursioni poichè sono d’accordo con Manina di andare al suo stand all’estito al mercatino dell’artigianato all’Andilana. Come d’accordo con Enrico un taxi ci viene a prendere alle nove del mattino, carichiamo i tre sacchi di medicine e partiamo. Durante il tragitto il tassista dice “Manina Manina” e accosta. Scendiamo dalla macchina e la saluto presentandomi dato che ci eravamo più volte sentite via mail. La sua macchina ha attacato sulla portiera il simbolo della sua associazione, mi spiega che stava recandosi allo stand quando l’hanno chiamata dal villaggio in cui eravamo perchè una donna stava male e lei le stava portando le medicine. Ne approfittiamo per trasferire i tre sacchi dal taxi alla sua auto. Riprendiamo il taxi e proseguiamo verso l’Andilana. Andiamo in spiaggia in attesa che lei arrivi, facciamo un bagno, ci facciamo un pò mangiare dai moca fui e poi andiamo al mercatino, dove tra i tanti regali che compro scelgo due pesci fatti con le corna di zebù, che vengono immediatamente schifati dai miei amici…a me piacevano un sacco, tra l’altro quando li faccio vedere a Manina mi dice che le corna di zebù portano fortuna. Finiti gli acquisti andiamo da lei che ci mostra tutto il suo operato descrivendo con l’aiuto di poster artigianali la cartina di Nosy Be e del nord del Madagascar dove ha costruito scuole e ospedali. Ci racconta delle carceri, dei sacchi di riso che dona ogni mese ai non abbienti, delle difficoltà che incontra con grande orgoglio e molta modestia. Rimaniamo d’accordo che prima di partire andremo a trovarla a casa sua. Ritorniamo in spiaggia e all’ombra di una palma pranziamo con i panini, poi un agile personaggio munito di macete ci chiede se vogliamo il cocco…perchè no…gli chiediamo due cocchi da bere e uno da mangiare, in poco tempo si arrampica come uno scoiattolo su per una palma e ci raccoglie i cocchi li accetta e ce li porge al prezzo di 4 euro in tutto. Mentre ci giriamo i cocchi per berne il latte come fosse una grolla dell’amicizia, sentiamo un rumore di tamburi. Ci voltiamo per capire sa dove arrivasse la musica e vediamo che sulla spiaggia stanno sfilando quattro maschere enormi, mi giro e chiedo ad un ragazzo affianco a me, che ride divertito guardando l’insolita sfilata, cosa fosse, mi risponde “gioco della domenica”. Infatti oggi è domenica e in spiaggia non troviamo solo turisti ma molti malgasci in festa. Il corteo arrivato quasi a fine spiaggia, si ferma molte persone si avvicinano e tutti intorno alle maschere si aprono le danze al suono dei tamburi.
Ritorniamo dal taxi che ci aspetta all’ombra delle palme. I taxi ti accompagniano ovunque vai fino al ritorno all’albergo, sono a tua disposizione da quando parti a quando torni e ti aspettano nei posti in cui sosti per tutta il tempo che vuoi. Il pagamento non avviene a tempo ma a kilometraggio in base alla benzina consumata che costa esattamente come in Italia. Partiamo direzione Madirokely dove Enrico ci ha detto che alla domenica è una festa poichè i malgasci sono non lavorano e sono in spiaggia. Durante il tragitto sentiamo un forte rumore di ferraglia, l’autista accosta e scende dall’auto, niente di preoccupante è solo la marmitta che è cascata e raschiava l’asfalto, ancora incandescente con naturalezza l’afferra la ranca via e la ripone nel portabagagli, tutto risolto si può ripartire…un pò più leggeri e rumorosi. Dopo pochi kilometri altra sosta per fare benzina, ci accostiamo ad una tipica capanna in legno e palme, esce una ragazza con tre bottiglie piene per due terzi di un liquido rosa…tre litri di benzina…facciamo rifornimento con queste insolite pompe e ci dirigiamo verso Madirokely.
Al tassista suona il cellulare, risponde e subito dopo porge il telefono al mio amico dicendo “è Bruno…per te”…incredibile…scoppiamo a ridere come matti, sapeva dove eravamo e con chi. Bruno è il beach boy con cui eravamo rimasti d’accordo per andare alla Gran Terra, voleva vederci per fissare la partenza e accordare il prezzo, così gli diciamo che stavamo andando a Madirokely e senza batter ciglio ci risponde “stavo proprio venendo lì anch’io”. Andiamo in spiaggia e ci accorgiamo che per la prima volta siamo quasi i soli Vazah in spiaggia, facciamo il bagno con i bambini che si tuffano in mare chi col costume chi con i vestiti, mentre prendiamo il sole sempre in compagnia dei moca fui, passano donne e bambini che vendono ogni genere di alimento per noi deleterio…banane fritte, frittelle di cocco e altre strane cose fritte in vassoi sempre rigorosamente portati sulla testa. Arriva Bruno col suo sorrisone, si siede e tira fuori i suoi album illustrandoci il programma dell’escursione di tre giorni, contrattiamo il prezzo che parte da 130 euro a persona al giorno sino a scendere a 90 euro tutto incluso, pasti, trasferimenti, ingresso ai parchi e albergo. Partenza prevista martedì mattina, costo a persona per due notti e tre giorni nel nord della Gran Terra 270 euro.

25 agosto (Lokobe) 35 euro
Enrico viene a prenderci dalla sbarra come al solito alle otto del mattino, arriviamo su una spiaggia nei pressi della riserva che però raggiungiamo in piroga. Sulla piroga salgono Enrico e la nostra guida che prendono posto a poppa e a prua, poi saliamo noi e a me capita il penultimo posto davanti alla guida…le pagaie rimaste sono solo tre e infatti a me capita l’ingrato compito di svuotare la piroga dall’acqua con un fondo di bottiglia di plastica. La marea alta è a mio sfavore, per le onde la piroga continua ad imbarcare acqua e io mi passo tutto il tempo dell’attraversata a piegarmi riempi-e-svuota riempi-e-svuota, finalmente arriviamo alla spiaggia di Lokobe io scendo fortemente provata dalle innumerevoli flessioni che mi scombussolano stomaco e testa. Lasciamo Enrico a preparare il pranzo e ci addentriamo con la guida nella riserva. Anche qui lemuri in cerca di banane, a differenza di Lokobe sono, anche se addomesticati, in uno stato più selvatico sparsi per la foresta. La guida ci mostra le tante varietà di piante camaleonti e ragni. Incontriamo anche un boa avvolto su un ramo di un albero e i lemuri notturni. Dopo una lunga camminata tra piante e animali torniamo alla base di partenza, un pergolato con tavoli dove verrà servito il pranzo, circondato dalle tante bancarelle di oggetti tipici malgasci. Dopo il pranzo è il momento dello shopping, a Lokobe ci sono molti banchetti di oggetti in legno e tele dipinte. Finito lo shopping andiamo in spiaggia ma nessuno di noi si è portato i teli mare pensando che l’escursione non prevedesse sosta balneare. Non sapendo dove sedermi e non avendo alcuna intenzione di sdraiarmi sulla spiaggia vestita mi metto in costume e tento di fare il bagno. Il fondale sembra una moquette alquanto inquietante, ad ogni passo i piedi sprofondano in questo strano strato di muschio marino reso viscido dal fango. Con una bella smorfia di ribrezzo sulla faccia proseguo verso il “largo”, che tanto largo non è dato che l’acqua continua a rimanermi sopra le caviglie, ma non vedendo miglioramenti ne di fondale ne di profondità desisto dal tentativo di fare il bagno e velocemente torno a riva dove trovo due mummie che dormono vestite sotto un albero sdraiate sulla sabbia e il terzo che vaga inquieto sulla spiaggia. Non rimane che passeggiare per far passare il tempo, camminando arriviamo all’inizio della spiaggi dove il fondale non è più così raccapricciante come prima, ci dirigiamo verso il mare aperto sperando di riuscire a fare un bagno decente senza doversi rotolare nel bagnasciuga per potersi bagnare, intanto ci accorgiamo dei tanti granchi bianchi sul fondale che ci camminano intorno ai piedi, anche questo tentativo fallisce poichè per la bassa marea non riusciamo ad immergerci al di sopra del ginocchio. Così per trovare un pò di refrigerio ci accucciamo e ci bagniamo alla belle meglio sfruttando le più assurde pose di contorsionismo, sembriamo un gruppo di anziani con l’artrosi che si fa il bidet…Sono stanca di stare in piedi e vagare, vedendo un grosso sasso sulla battigia partorisco un’idea geniale…lo userò come sgabello!!! Oltre ad essere scomodo la mia schiena e le mie chiappe sono a portata di puntura per i moca fui…una carneficina…ma lo scoprirò il giono dopo.
Alle tre arriva Enrico e ripartiamo con la piroga per tornare dal taxi. Questa volta contribuirò a pagaiare mentre sarà Karin l’addetta a svuotare la piroga, durante il ritorno cominciamo a tirarci l’acqua con la pagaia e il risultato sarà che arriveremo a riva scoli. Karin nonostante la marea fosse scesa e avessimo imbarcato poca acqua il riempi-e-svuota le rivoluziona lo stomaco e una volta scesi dalla piroga assume il colorito di Casper. Beviamo una birra scambiamo due chiacchere con Enrico e la guida che ci raccontano gli speteguless di alcuni personaggi di Nosy Be e torniamo in albergo. Salutiamo Enrico e gli chiediamo di organizzarci l’escursione alle Mitso per il nostro ritorno dalla Grande Terra.

26 agosto (tour del nord “Parco dell’Ankarana”)
Partiamo per i tre giorni nella Grande Terra, Bruno viene a prenderci alle otto dalla sbarra e ci rechiamo al porto di Hell Ville dove incontriamo la moglie di Bruno che verrà con noi in gita. Qui svolgiamo le “pratiche” per lasciare Nosy Be, ovvero scriviamo su un quaderno a quadretti nome cognome e non avendo appresso il passaporto inseriamo il numero della carta d’identità. Saliamo su una barca come tutte le altre prese per le escursioni, insieme ad altri malgasci e arriviamo nel porto di Ankify. Scendiamo e ci dirigiamo verso la jeep che ci aspetta per scarrozzarci in giro per tutti e tre giorni. La strada per lasciare il porto e altamente sconnessa, buchi a ripetizione, quindi passiamo più mezzora tra scrolloni e ondeggiamenti vari. Per l’ora di pranzo sostiamo in un paesino, credo fosse Ambanja, e pranziamo in un pub, cerchiamo di scegliere il piatto con meno salse e intrugli possibili onde evitare di stare male, optiamo per bistecca di zebù al naturale e patatine. Si riparte e dopo qualche ora di macchina arriviamo al Parco dell’Ankarana, ci cospargiamo le gambe e le braccia di Autan e partiamo con Bruno (scalzo) e la guida per una camminata in mezzo alla foresta. La prima tappa sono i piccoli Tsingy che raggiungiamo dopo poco cammino, queste rocce calcaree erose dall’acqua sono molto affasciananti, sono grigie scuro e appuntite come lame su cui Bruno cammina a piedi nudi tranquillamente dicendo che per lui è un massaggio pacevole. Il nome Tsingy, Bruno ci spiega, che deriva dal modo in cui i malgasci scalzi ci camminano sopra, ovvero sulle punte, saltellando essendo rocce accuminate, Tsingy Tsingy camminare sulle punte dei piedi e mentre ci spiega lo mima molto chiaramente. Dopo i piccoli Tsingy andiamo a visitare la grotta dei pipistrelli, per raggiungerla, sempre in mezzo alla foresta scendiamo numerosi scalini, prima d entrare ci togliamo i cappelli e li lasciamo all’ingresso poichè è una grotta sacra e per rispetto occorre privarsi di qualunque copricapo, entriamo con le torce e ci arrampichiamo su una roccia per infilarci attraverso una cavità molto stretta che ci porta nella grotta interna…immancabilmente non potevo evitare di fare cabaret…prendo una testata paurosa nonostante la guida avesse più volte raccomandato di fare attenzione alla testa!!! La grotta e piena di pipistrelli appesi al soffitto, si vedono gli occhietti luminosi e alla luce della torcia i piccoli Batman iniziano a svolazzare isterici. Nella grotta ci sono anche molte stalattiti e stalagmiti, ragni enormi ma innocui e vicino all’uscita i resti ossei di uno dei tanti malgasci che durante la guerra si erano nascosti nella grotta e avevano perso la vita. Lasciata la grotta partiamo per una lunga camminata di 12 km (6 all’andata e 6 al ritorno) per ammirare i grandi Tsingy. Il paesaggio è meraviglioso tanto da non farci badare alla fatica di ore di cammino. Quando arriviamo ai grandi Tsingy davanti a noi si apre una distesa di rocce calcaree a perdita d’occhio, in mezzo ai crateri ci sono un numero enorme di conchiglie fossili, ci sediamo non proprio comodamente sugli Tsingy ai lati del sentiero per ammirare il panorama e riposarci un pò. Prima di tornare indietro proseguiamo ancora un pò e troviamo un ponte tibetano, costruito da poco, attraversandolo per raggiungere l’estremità opposta di uno dei tanti crateri, si può ammirare da vicino la struttura degli Tsingy e la profondità delle cavità che ci sono tra una roccia e l’altra. E’ ora di tornare, il sole sta scendendo e abbiamo altri 6 km da fare per arrivare alla macchina. Durante il ritorno ci fermiamo a fotografare un lemure che cena seduto su una roccia in mezzo agli Tsingy e uno strano geco-lucertola con un’enormee capacità di mimetizzazione, il sole e basso e in mezzo alla foresta c’è poca luce, in poco tempo arriva il tramonto e ci ritroviamo al buio a seguire il sentiero alla luce dalla torcia. Dalla macchina arriviamo alle sei passate, ci aspettano ancora più di due ore di macchina prima di arrivare all’albergo. Durante il tragitto “cullata” dalle buche della strada e dalla guida ondeggiante dell’autista riesco anche ad addormentarmi, riapro gli occhi a meta raggiunta, Diego Suarez. La città è buia pesta, sono circa le nove, per le strada sterrate c’è pochissima gente e titubanti scendiamo dalla jeep seguendo Bruno che ci accompagna all’albergo, consegnate le chiavi delle stanze rimaniamo d’accordo con Bruno che dopo un’ora, tempo di farci la doccia, ci veniva a prendere per andare a cena. Lui infatti con la moglie avrebbero dormito in un’altro albergo vicino al nostro. Quando lasciamo l’albero per dirigerci al ristorante sono già le dieci inoltrate e il posto dove voleva portarci Bruno, per l’ora tarda non ci fa entrare, proviamo in quello di fronte gestito da indiani, anche loro subito ci dicono di no così rimaniamo allucinati fuori dalla porta con una fame enorme e la prospettiva terribile di tornare in albergo con lo stomaco vuoto. M vedendo le nostre facce provate dalla stanchezza e dalla preoccupazione di saltar cena, il gestore impietosito ci chiama e ci fa sedere ad un tavolo. Meno male!!! Mangiamo e poi a nanna. La mia nottata sarà insonne…mi sveglio nel cuore della notte con un prurito soprattutto alle gambe insopportabile. Accendo la luce e mi ritrovo ricoperta di bolle pruriginose…il mio primo pensiero è di aver preso le pulci, poi il mio ragazzo mi guarda sbianca e sentenzia essere varicella…ma a parte il prurito sto bene, non mi sento febbre ne altri malesseri…Ansiata penso al peggio, poi mi ricordo di un diario in cui una signora scriveva che tornata in Italia si era riempita di bolle e pnso alle parole di Manina “compra l’olio di cocco perchè i mucafui ti fanno venire dei ponfi fastidiosi”…maledetti moscerini…altro che pulci e varicella!!!

27 agosto (tour del nord “Montagne d’Ambre – Pan de Sucre – Ramena”)
La giornata comincia strana!!! L’albergo che non è di una catena internazionale ne tantomeno il Grand Hotel non prevede la colazione, ma Bruno ci dice che non c’è problema perchè ha richiesto al proprietario che fossimo serviti anche di quella. Scesi alla reception, consegniamo le chiavi e chiediamo per il breakfast…il tizio ci guarda sbiascica qualche parola in malgascio-francese e poi chiama una ragazza. In poco tempo arriva un tizio con sulle spalle un tavolino che viene posto in centro stanza davanti al bancone della reception, arriva la ragazza con 4 baguette,passa una spugna sul tavolo e ci stende una tovaglia, poi sparisce per ritornare dopo poco con quattro vassoi con te caffè pane burro e zucchero. Tutto questo trambusto viene fatto mentre i clienti dell’albergo, tutti malgasci passano dalla reception e guardano curiosi le nostre facce allibite per tutto il casino creato e per il trasloco in corso per farci fare colazione. Ma non finisce qui…mentre seduti mangiamo pane burro e zucchero, arriva un ragazzo munito di macete e quattro cocchi enormi che vengono aperti rapidamente per esserci offerti, colazione con te e un cocco intero da bere…sarà una giornata “incontinente”. Partiamo diretti alle Montagne d’Ambre. Arrivati scendiamo dalla jeep, l’aria è fresca, mi infilo velocemente una maglia e cerco rapidamente la toilette. Riprendiamo la macchina e insieme alla guida ci avviciniamo al primo sito da vistare, la grande cascata. Anche oggi ci aspetta una passeggiata avvolti nella foresta ma molto più corta e meno faticosa del giorno precedente. Durante il cammino la guida ci descrive le piante, i camaleonti e incontriamo anche qui questo strano rettile che se anche indicato dalla guida fai fatica a vederlo poichè aderisce ai rami con tutto il corpo e si mimetizza alla perfezione. La novità della giornata per quanto riguarda la fauna è la brookesia, il più piccolo camaleonte al mondo, che la guida raccoglie sotto un albero setacciando le foglie secche. In sequenza visitiamo la grande cascata, la piccola cascata e la cascata sacra. Pranziamo a panini in un’area attrezzata nel parco e dirigendoci verso la jeep passiamo sotto degli alberi dove c’è un gruppo di lemuri che però non sono addomesticati come a Komba o Lokobe e ai quali è vietato lasciare cibo.
Finito di visitare le Montagne d’Ambre ci dirigiamo verso la costa a nord, durante il tragitto accostiamo per ammirare il Pan de Sucre e una roccia con una grotta la cui forma ricorda l’isola del Madagascar. Arriviamo alla spiaggia di Ramena, siamo gli unici Vazah, ci spogliamo e facciamo il bagno, affianco a noi vediamo molte donne e bambini, le donne camminano reggendo una rete da pesca immersa in acqua e i bambini corrono intorno a loro, prima si allontanano e poi tutti insieme a cerchio corrono verso la rete…stanno pescando. Mentre con mille occhi per cacciare i mucafui cerco di prendere un pò di sole, arriva una ragazza con il volto dipinto, una decorazione gialla e bianca che le copre tutto il viso, chiedo cosa significhi e lei mi spiega che è una protezione contro il sole. Poi apre le sue ceste e mi mostra parei e tovaglie…come si fa a dire no grazie?!?! Tiro fuori il portafoglio e compro un pareo. Intanto sotto un albero un gruppo di ragazzi suona e canta, e quando gli passiamo vicino per andare dalla jeep parte una tarantella a cui partecipano tutti in coro “Vazah Vazah…Vazah Vazah”, ci stavano pigliando per i fondelli!!! Li guardiamo e il tizio con la chitarra altri non è che Tziliva il famoso cantante che avevamo visto in concerto a La Banana. Essere presi in giro da lui a Ramena è come essere presi in giro da Vasco Rossi in costa Smeralda…un onore!!!
Veloce doccia in albergo e finalmente mettiamo le gambe sotto il tavolo nel posto in cui Bruno voleva già portarci la sera prima…in effetti il ristorante è molto bello ma soprattutto mangiamo molto bene.

28 agosto (tour del nord “Tsingy rouge”)
Avvisato il giorno prima Bruno di dire al proprietario dell’albergo che non era il caso di accettare cocchi o cambiare l’arredamento per farci fare colazione e che era sufficiente un pò di pane con burro te e caffè, mangiamo velocemente nella speranza di non dare troppo nell’occhio come la mattina precedente e usciamo. Oggi sono previste molte ore di macchina per raggiungere gli Tsingy Rouge e poi tornare ad Ankify per prendere il battello alle 2 (poichè più tardi si parte più mare grosso si trova nell’attraversata) per rientare a Nosy Be. Partiamo alle otto dall’albergo, dopo alcune ore di macchina arriviamo agli Tsingy Rouge, l’impatto visivo è scioccante, gole di terra rossa con strisce rosa e bianche e tutto intorno il verde della vegetazione. Lasciamo la jeep e scendiamo un sentiero che ci porta ai piedi di questa cava naturale, dove scorre un rigagnolo d’acqua rosso come il corallo. Gli Tsingy Rouge sono pinnacoli calcarei rosa che svettano a piedi di questa cava rossa attraversata da una naturale. Trai i pinnacoli in cavità nascoste riposano alcuni pipistrelli, camminiamo su questa sabbia rosa freschissima e facciamo mille foto. Appena ci incamminiamo per tornare dalla macchina, altri turisti in fila indiana stanno scendendo il sentiero…giusto in tempo per riuscire ad avere tutta la bellezza di questo posto a nostra completa disposizione.
La gita dei tre giorni volge al termine, durante la strada di ritorno visitiamo ancora il villaggio degli zaffiri, che si trova vicino alle miniere appunto di zaffiri, il villaggio lo incontriamo lungo la strada, già dai colori predominanti che ha, giallo e marrone da un senso di enorme calura, non c’è vegetazione verde ma sono tutti arbusti secchi a meno di qualche albero di papaia e il terreno è molto polveroso. Scesi dalla macchina la calura non era apparente ma più che reale. Siamo avvolti dall’afa, il bollire del radiatore della jeep mi fa subito pensare …”e se rimaniamo a piedi ora come facciamo???”… l’asfalto con la temperatura così alta inganna la vista sembrando un fiume…con il sole a picco sulla testa ci dirigiamo lungo la strada verso il villaggio quasi deserto. Arriviamo ad una capanna a bordo strada che altro non è che un negozio di zaffiri, sul bacone ha molte pietre grezze di dimensioni varie, e colori con tanalità di blu differenti. Chiediamo il prezzo per una pietra e il tizio ci risponde 50 euro che non è tanto ma non essendo esperti di pietre dure e non essendo particolarmente interessati al prodotto non acquistiamo nulla. Per il pranzo sostiamo nel pub dell’andata, è l’una passata e mancano ancora più di due ore al porto…il battello delle due l’abbiamo perso. Durante la sosta Bruno compra degli arbusti e inizia a brucare le foglie, mastica mastica dopo un’ora ha in bocca un bolo verde alquanto raccapricciante, ci dice che è kat, un’erba per combattere la fatica. Sarà efficace ma vederlo masticare con la bocca piena di foglie e alquanto stomachevole. A causa del caldo e della jeep non molto nuova siamo costretti ad un’altra sosta per far raffreddare il radiatore, intanto Bruno si avvicina ad un banchetto a bordo strada e acquista due frutti di cacao da regalarci per portare a casa. Dopo ore estenuanti di macchina e caldo arriviamo al porto alle quattro del pomeriggio, saliamo sulla barca e partiamo sparati col mare alquanto agitato. Durante il tragitto nonostante la confidenza che ho col mare e l’esperienza col mare grosso a bordo di un gozzo (dato che mio papà da quando sono piccola mi ha sempre portata a pescare) m strizzo alquanto soprattutto per la guida del “pilota” che mantiene una velocità tale per cui ci imbattiamo nelle onde e planiamo come se fossimo su un offshore invece che su una barca di legno. Arrivati a Hell Ville la tensione scende e penso “per fortuna siamo a terra sani e salvi”. Un taxi ci aspetta e pure l’autista rumina come una mucca queste foglie di kat.
Questi tre giorni sono stati all’insegna della natura, abbiamo speso in totale 270? a testa in cui era compreso tutto albergo, jeep, battello, pranzi, cene ed ingressi ai parchi. Abbiamo visto posti incredibili quindi la fatica dei trasferimenti in macchina e delle lunghe camminate sono stati ampiamente ripagati dalla bellezza dei posti visitati. Ringrazio Bruno al quale dobbiamo questa favolosa escursione.

29 agosto
La giornata è all’insegna del riposo, rimaniamo in albergo a poltrire sui lettini della piscina del Coral Noir, non c’è nessuno in giro sono tutti in escursione. Il pomeriggio lo passiamo a giocare a stecche con lo staff del nostro ristorante e a dormicchiare in piscina, aspettiamo il tramonto sdraiati sui lettini poi cena partita a solitario partita a stecche e nanna.

30 agosto
Anche oggi in programma non abbiamo nessuna escursione così nel pomeriggio andiamo a trovare Manina a casa sua. Con noi viene anche una coppia di Roma che ha sentito molto parlare di Manina da turisti incontrati all’Andilana. Partiamo per le quattro del pomeriggio con un taxi, direzione Ambatoloaka. La casa di Manina non è sulla spiaggia come le tante ville di italiano facoltosi, ma un pò in collina tra le scuole da lei costruite e le case dei malgasci. Scendiamo dal taxi e troviamo il cancello di casa sua … aperto … infatti lei ci spiega che casa sua è un via vai di persone e quindi fa prima a tenere aperto per evitare di dover andare avanti e indietro ad aprire la porta. Ci sediamo in terrazza e lei inizia i suoi racconti che non mi stancherei mai di ascoltare. Sta per tramontare il sole così lei ci invita a salire al piano superiore per vedere il sole che si spegne nel mare…è sempre bellissimo. L’incontro con Manina mi rimarrà sempre nel cuore.
Con Enrico eravamo rimasti d’accordo per il giorno di fare l’escursione alle Mitso, ci erano state proposte due alternative dato che l’attraversata in barca era un pò lunga, o fare due giorni con bivacco in spiaggia o un giorno solo più stancante e con meno tempo a disposizione. Noi avevamo optato per fare l’escursione in giornata al prezzo di 70 euro, avevamo già dato l’anticipo di 25 euro a coppia quando Enrico alla sera mi chama e mi avverte che le altre dieci persone che dovevano fare l’escursione con noi alla fine hanno disdetto. Questo significava prendere una barca più piccola dato che eravamo rimasti in quattro, i dubbi iniziano a tormentarmi, penso al mare incontrato due giorni prima per tornare a Nosy Be da Ankify e mi sale un pò d’ansia, inoltre questi ragazzi di Roma ci raccontano di aver conosciuto una coppia che giorni prima aveva fato questa escursione ed erano tornat provati per il mare incontrato al ritorno. In effetti il mare da una settimana all’altra era salito molto e molpte persone riguardo all’escursione ci avevano detto che era pericoloso. Ne parliamo tutti e quattro e di comune accordo decidiamo di rinunciare alle Mitso. Chiediamo quindi ad Enrico di scambiare le Mitso con un’altra escursione a Nosy Tanikely.

31 agosto (Nosy Tanikely) 30 euro
Enrico ci accompagna al porto e ci affida ad un’altro beach boy Gianni che ha già il suo gruppo di turisti. Appena arrivati nella speranza di vedere di nuovo una tartaruga marina ci infiliamo maschera e boccaglio e ci tuffiamo in mare. Appena ci allontaniamo dalla riva iniziamo a sentire dei forti pizzichi su tutto il corpo, in fretta e furia abbandoniamo l’idea di cercare le tartarughe infastiditi da questa strana senzazione di punture. Giunti a riva parliamo con gli altri compagni di escursione che ci chiariscono il motivo di tale fastidio che io credevo fosse dovuto al plancton, sono piccolissime meduse e le persone che si sono soffermate più a lungo di noi in mare hanno su parti del corpo sfoghi dovuti al coontatto con esse.
La marea è scesa così con la macchina fotografica al seguito vado a passeggiare nel bagno asciuga. I coralli emergono per l’acqua bassa e i pesci colorati le spugne e i ricci sono visibili come se li si osservasse da sott’acqua con la maschera. Dopo il pranzo, non curato come quello delle escursioni fatte con Enrico, sempre a base di granchio riso al cocco e tutto il resto ad eccezione delle aragoste, ci sdraiamo al sole. Al rientro ad Ambatoloaka troviamo Enrico ad aspettarci che ci dice che per il giorno dopo ci avrebbe fatto un regalo ovvero ci avrebbe portato a Sakatia gratis tutto il giorno sino a tramonto. Visto che sarebbe stato l’ultimo giorno e avremmo dovuto fare le valige ci mettiamo d’accordo per partire all’una e non al mattino.

1 settembre (Nosy Sakatia) GRATIS regalo di Enrico
Ultimo giorno…iniziamo a riempire le valige, poi ci sdraiamo al sole sui lettini nel prato davanti alla camera in attesa di pranzare e poi partire per Sakatia. All’una scendiamo in spiaggia e troviamo Enrico ad aspettarci vicino ad una piroga a motore. Ci dice che questo è il suo regalo per noi e disegna sulla sabbia la cartina di Sakatia indicandoci la spiaggia dove il “piroghiere” ci avrebbe lasciato tutto il pomeriggio in attesa di vedere il tramonto. Poi ci regala anche due cd di musica malgascia uno di Tsiliva e l’altro Reggae. Saliamo sulla piroga e salutiamo Enrico che ci dice che si sarebbe fatto trovare in spiaggia al nostro rientro per salutarci. Il mare è un pò increspato e la piroga ondeggia fortemente. Arriviamo alla spiaggia indicata da Enrico, è bellissima ma anche piccolissima, la marea sta salendo e ci rendiamo conto che nel giro di due ore se fossimo scesi su questa spiaggetta ci saremmo dovuti arrampicare sugli alberi per rimanere all’asciutto. Il tizio alla guida della piroga ci conferma il nostro dubbio e si dirige verso un’altra spiaggia, ma anche questa è impraticabile poichè non è di sabbia ma di massi. Ci porta alla fine molto più lontano in uno spiaggione dorato e deserto, vita quasi zero c’è solo una capanna con una famiglia composta da mamma papà e una bimba piccola bellissima. Scendiamo dalla piroga, il nostro comandante ci da appuntamento alle cinque e mezza per rientrare e si allontana con la sua piroga sparendo dalla nostra vista al di là dell’isola. La sensazione è quella di essere dei naufraghi, non c’è nessuno e non abbiamo mezzi per lasciare quella spiaggia, guardo il cellulare per controllare l’ora e … ooooooooo porca miseria … non c’è campo, zero non abbiamo nessun modo di metterci in contatto con la civiltà, se la piroga non torna a prenderci siamo del gatto!!!
La spiaggia è piena di granchi che corrono sulla sabbia umida per poi sparire all’improviso in buchi da loro scavati. Inutilmente, dati i risultati già raggiunti per le punture di mucafui, mi cospargo di olio di cocco per proteggermi almeno l’ultimo giorno, l’olio che non avrei comprato essendo l’ultimo giorno ma che mi è stato gentilmente offerto dalla ragazza di Roma che l’aveva acquistato e ne aveva una bottiglia enorme.
Facciamo il bagno prendiamo il sole e passeggiamo lungo la spiaggia deserta in attesa del tramonto. Sono le cinque e mezza il sole è calato e la luce piano piano sta diminuendo ma della piroga neppure l’ombra…inizio ad ansiarmi quando spunta da dietro la scogliera. Il rientro lo facciamo con un cielo arancione che tende piano piano al nero, e in breve tempo è buio totale, dal mare le stelle nel cielo sopra la nostra testa sembrano più fitte e luminose che vist da terra, e la via lattea sembra la scia bianca lasciata da un aereo. Il cielo costellato di così tanti puntini luminosi sembra finto, non avevo mai visto un cielo così bello da sembrare un telo di velluto blu scosparso di Swarosky. Giunti a riva non si vede nulla, accendiamo la torcia ed ecco il faccione di Enrico che ci porge la mano per salutarci sempre col sorriso che non lo abbandona mai. Ci chiede di scrivergli una dedica su un diario destinato ai turisti da lui accompagnati in escursione, e noi gli regaliamo alcune magliette a mezze maniche. Arrivano i saluti purtroppo domani si parte e le escursioni sono finite.
Grazie di tutto e grazie di cuore Enrico per le cose belle che ci hai fatto vedere, per il tuo immancabile sorriso, per la tua compagnia e gentilezza e per averci trattato non come clienti ma come amici.
Questo diario lo dedico a te nella speranza che altri turisti come noi abbiano la fortuna di scoprire le meraviglie della tua isola in tua compagnia.

2 settembre
Si parte all’alba dall’albergo per raggiungere l’aereoporto. La coda è lunga e da spendersi sotto il sole che è già fastidioso nonostante sia mattina. Al check in se si superano i 20 kg di valigia + i 5 kg di bagaglio a mano correttamente distribuiti scatta l’apertura delle valigie e le eventuali tariffe aggiuntive per maschere in legno di dimensioni elevate. Per fortuna noi rientriamo nel peso ed evitiamo di essere controllati ma a molte persone a cui hanno aperto le valigie vengono richieste cifre assurde che però dal vociferare vengo a sapere che possono essere evitate con qualche mancia abusiva.
Qui si conclude il nostro viaggio, torniamo in italia con bellissimi ricordi dei posti visitati e delle tre persone speciali che abbiamo conosciuto, Manina, Enrico e Bruno, ai quali col cuore auguro buona fortuna per il futuro e saluto con tanta nostalgia.

Il Viaggio Fai da Te – Autonoleggio Low cost nel mondo

 

Leggi Commenti

  • Complimenti un bel diario di viaggio, hai dato le notizie reali come effettivamente sono.
    Mi piacerebbe avere il contatto di Enrico.
    Grazie

  • bellissimo racconto, se volessi contattare Enrico, visto che fra pochi giorni vado in Madagascar, come posso fare? ha un indirizzo mail? Grazie

    • Ciao Paolo, gli indirizzi mail degli autori dei racconti si trovano all'inizio del testo, linkati al nome dell'autore

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Pubblicato da
Marco

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