di Gianni Fornai e Donatella Boscaglia –
12 luglio Arrivo a Vilnius
Viaggiamo nuovamente con le Ecolines. L’orario di partenza non è uguale tutti i giorni; noi partiamo alle 9.00 dopo aver lasciato gli ultimi spiccioli nelle mani del primo dei cinque questuanti che ci hanno chiesto l’elemosina. L’autista del pullman è scontroso e parla a lungo al cellulare. Lo immortaliamo in alcune foto, incerti se denunciarlo o meno. Durante il viaggio si assopisce e rallenta la velocità a quaranta orari, poi si sveglia e aumenta la velocità.
Poco dopo essere entrati in Lituania attacca a piovere, ma quando scendiamo dal pullman la pioggia cessa. Cambiamo alla stazione dei bus i 25 lats rimasti, 36 €, 110 litas per andare a mangiare. Vogliamo verificare se troviamo cambi più favorevoli, ma la stazione dei bus resta la migliore. Ci torneremo dopo un lungo giro. Pranziamo al Poniu Laime nel centro della città vecchia, dopo aver depositato i bagagli all’albergo Rinno.
Come al soliti ci siamo mossi a piedi e, questa volta, abbiamo trovato l’hotel con facilità. Il Poniu Laime Stikliu gatvé 14 offre sformati di verdura e carne. Scegliamo i cibi e li paghiamo a peso alla cassa.. Niente di eccezionale,salvo la centralità e il prezzo ragionevole dei cibi. Il caffè è buono anche per gli standard italiani. Ci sono anche tavolini all’aperto e la strada è chiusa al traffico. Dal ristorante arriviamo alla Piazza del Municipio dove si trova l’ufficio informazioni turistiche, ma non riusciamo a vederlo perché quella parte di piazza è affollata da numerose persone o per un matrimonio, o per altre ragioni. Proseguiamo per vedere il quadro più famoso della Lituania. Esso si trova alla Porta dell’Alba (Ausros Vartai). La porta è l’unica rimasta delle nove porte che davano accesso alla città. Sopra la porta è stata costruita una cappella dove si trova quello che è uno dei simboli più conosciuti della città: la Madonna della Porta dell’Alba.
Può essere vista da lontano attraverso una delle tre finestre a volta che si trovano sopra la porta, ma è meglio vedere l’immagine sacra da vicino salendo una ripida scalinata che porta allo stretto spazio della cappella, solitamente molto affollata. Per un caso fortunato erano presenti, quando siamo saliti, solo cinque fedeli ed abbiamo potuto ammirare il quadro con tutta tranquillità e in silenzio. Subito dopo la porta, a destra, c’è un negozio che vende icone. Andiamo a sentire i prezzi, anche se non abbiamo ancora cambiato gli euro in litas e, quindi, non possiamo spendere. Ritorniamo alla vicina stazione dei bus per il cambio degli euro e poi ritorniamo indietro passando davanti al mercato centrale di Vilnius. Scopriremo a Vilnius un solo centro commerciale, per necessità. Il resto sono solo negozi, eleganti, con molte famose firme italiane al centro, negozi poveri nelle bancarelle sparse nella città vecchia e al mercato. Ma a Vilnius, a differenza di Riga, nessuno chiede l’elemosina. Non hanno la preoccupazione di entrare nell’euro. Scherziamo, l’entrata nell’euro ha salvato l’Italia. A Vilnius nella città vecchia e anche fuori si incontrano solo chiese. Da ogni punto della città si vedono i pinnacoli delle 20 chiese ortodosse e delle 30 cristiane. Non le visitiamo tutte, naturalmente, ma scegliamo.
Passiamo davanti alla chiesa di Santa Teresa alla quale ci affacciamo solamente. Entriamo invece nella “Sventosios Dvasios cerkvè”, Chiesa Ortodossa dello Spirito Santo, il più importante luogo di culto ortodosso della Lituania e luogo di riferimento per la comunità russa. Abbiamo letto statistiche che indicano i russi o coloro che parlano russo in minoranza. Sul pullman con il quale siamo arrivati tutti parlavano russo e leggevano giornali russi. Al mercato la lingua inglese è ignorata, o parli lituano, cosa improbabile, o russo, come vedremo l’ultimo giorno. La chiesa è molto colorata con sfumature di verde, blu e rosa. A contraddistinguere gli interni della chiesa, sono decorazioni in stucco e sculture che utilizzano una miscela di intonaco e marmo di alta qualità. Seduti in fondo alla chiesa cogliamo l’equilibrio cromatico e quello delle forme. La chiesa, al contrario delle precedenti chiese ortodosse che abbiamo incontrato, è aperta al pubblico nella sua integralità ed è anche possibile scattare foto. Seguitiamo a camminare. Visitiamo la Chiesa di San Casimiro, la prima chiesa in stile barocco della Lituania , attraversiamo di nuovo la piazza del municipio, sempre affollata. Visitiamo brevemente la chiesa di San Nicola, con caratteristiche gotiche ben visibili rimaste intatte mentre ci possiamo solo affacciare alla porta chiusa di Pyatnitskaya, altra chiesa ortodossa. Le bancarelle piene di prodotti artigianali nascondono la facciata della chiesa. Altre bancarelle si trovano sotto i portici e vendono oggetti interessanti a prezzi ragionevoli. Raggiungiamo, dopo alcuni acquisti, la Cattedrale, ma non entriamo perché si sta svolgendo una funzione religiosa. Vediamo la statia di Gediminas che ci minaccia da lontano con una spada. E’ il fondatore della città ed ha i suoi diritti. Arriviamo al Castello inferiore, che contiene un museo e dal basso possiamo fotografare il castello superiore.
Attraverso Gedimino Prospektas e Totoru gatvé arriviamo al palazzo presidenziale e all’Università . Visitata su grandi linee la città vecchia ceniamo e ci rechiamo in hotel perché piuttosto stanchi. Ci muoviamo con facilità perché abbiamo fotocopiato e ingrandito fino ad occupare un foglio A 4 le mappe delle città contenute nella Rough Guide, con indicazione di monumenti, alberghi e ristoranti evidenziate.
13 luglio. Se piove tanto peggio per la pioggia
L’hotel Rinno si trova in una via laterale della Pylimo gatvé, che è una importante via di scorrimento che delimita ad Ovest la città vecchia. Ci si arriva agevolmente dalla stazione dei treni e dei bus con un percorso che non supera i 500 metri. La camera costa 86 €, colazione inclusa, è molto grande, ma il soffitto è inclinato da una parte, forse per seguire la forma del tetto ad angolo acuto. La finestra lucernario può essere oscurata con una tapparella e due tende, cosa non da poco considerato quando sorge e tramonta il sole. Non c’è ascensore e, comunque, al secondo piano portano le valigie in camera. La stanza è ben ammobiliata, con letto matrimoniale grande, aria condizionata, frigo bar, telefono e TV a schermo piatto con Rai 2, BBC e Discovery. Ugualmente grande è il bagno con doccia e bidet. Il silenzio, durante la notte, è assoluto. La colazione è abbondante per tutti i gusti, con la possibilità di un piatto caldo da ordinare alle gentili cameriere.
Usciamo mentre piove a dirotto, coperti solo dai k-way. Per tradizione non portiamo mai l’ombrello in viaggio e lo compriamo solo dopo esserci bagnati. Avevamo visto le previsioni del tempo su http://www.ilmeteo.it/ e ne verifichiamo l’esattezza: pioggia il 13 e il 14 luglio a Vilnius. Cosa da non credere! Dopo Pylimo gatvé entriamo nella Gedimino Prospektas e arriviamo alla Cattedrale di San Stanislao e San Vladislao. L’ingresso è gratis e si può fotografare tutto con comodo. La facciata è sormontata da tre statue: Sant’ Elena che brandisce una grande croce, Sal Casimiro Patrono della Lituania e San Stanislao, patrono della Polonia. Di fronte alla Cattedrale svetta la Torre Campanaria alta 57 metri il cui aspetto attuale risale alla ricostruzione avvenuta 200 anni fa e ad interventi successivi in tempi più recenti.. All’interno si possono ammirare dipinti di Franciszek Smuglewicz (1745-1807) che raffigurano momenti della vita del Cristo. Nella Cattedrale sono sepolti molti nobili, vescovi e duchi che hanno fatto la storia del Gran Ducato di Lituania. I turisti vengono incolonnati da autorevoli guide nella cappella di San Casimiro, il monumento barocco più importante della città. Su una parete della cappella si trova un’urna di argento che contiene le ossa del santo. L’equilibrio architettonico dell’insieme è mirabile.
A breve distanza si trova il Museo nazionale della Lituania (Lietuvos nacionalinis muziejus), nel Castello inferiore (5 litas l’ingresso). Ci si trova di tutto, da vasi etruschi presi in Italia ad asce preistoriche. Quello che ci è piaciuto di più è il reparto che contiene la ricostruzione delle abitazioni del XVIII e XIX secolo, collocato al primo piano, con manichini che indossano costumi d’epoca. In un’ampia sala è possibile vedere “la cronaca della rinascita nazionale”, a cura del fotografo Raimondas Vabakavicius. una mostra temporanea che durerà fino al 22 settembre. Sono visibili nelle foto piazze, strade, parchi, stadi e tutti quei posti dove le persone si sono riunite, a partire dal 3 giugno 1988, per ribellarsi all’occupazione da parte dell’URSS, sotto la guida del movimento Sajudis. La nazione lituana divenne la prima nazione a dichiarare il ritorno alla propria sovrana indipendenza l’11 marzo 1990. Seguirono poi l’Estonia e la Lettonia. I tre stati fanno ora parte dell’Unione Europea, l’Estonia è entrata nell’area Euro, la Lettonia ci entrerà il primo gennaio 2014. La Lituania non ha ancora i parametri economici richiesti.
Continuiamo, dal momento che è cessata la pioggia, fino alla Chiesa di Sant’Anna che è uno dei più importanti esempi di architettura gotica del centro storico di Vilnius e della Lituania. Insieme alla chiesa di San Bernardino e San Francesco forma uno dei complessi religiosi più importanti della Lituania. La facciata è composta da mattoni organizzati in 33 differenti stili in un insieme delicato e complesso con un effetto che desta meraviglia nello spettatore. L’interno è sorprendentemente più modesto. Oggi la chiesa, che non è cambiata per oltre 500 anni, è insieme alla Cattedrale e alla Chiesa di San Pietro e Paolo una delle tre chiese più famose di Vilnius. Accanto spicca la Chiesa di San Bernardino , (Bernardin? Bažny?ia ir Vienuolynas). Gli interni della chiesa sono ricchi di decorazioni barocche e affreschi medievali. Sottratta al culto dai Sovietici è tornata in possesso dei monaci cistercensi solo dopo l’indipendenza ed è oggetto di una gigantesca opera di restauro. Accanto si trova il vecchio monastero che oggi ospita l’accademia dell’arte di Vilnius.
Subito dopo le chiese si trova il monumento a Adam Mickievicz (1798-1855), scrittore e poeta polacco, che non scrisse mai in lituano, ma che fece molto spesso nelle sue opere riferimento alla Lituania. Ci dirigiamo ad Uzupis, varcando il noto ponte che separa, si fa per dire, la repubblica degli artisti dalla città. Con tanto di inno, di costituzione, di presidente, di un vescovo e due chiese e di uno dei più antichi cimiteri di Vilnius (il Cimitero Cistercense), sette ponti ed un originale patrono (l’angelo di bronzo), Užupis è davvero qualcosa a sé. Il più antico quartiere di Vilnius, è oggi l’avamposto più originale del fermento creativo e innovatore della capitale.
Come ogni città che si rispetti, anche Užupis ha il suo specifico simbolo, una sirena di bronzo ad emblema del legame con l’acqua del fiume Vilnia e del pericoloso fascino ammaliatore che Užupis eserciterebbe su chiunque la visiti. Allo stesso scultore della sirena, Romas Vil?iauskas, si deve l’angelo di bronzo che risiede nella piazza centrale di Užupis.
Abbiamo mangiato alla Uzupis Picerija, ristorante che deve essere gestito anche da Italiani, subito all’angolo vicino all’angelo di Uzupis. Chi scrive mangia petto di pollo con contorni vari, mentre la moglie prova la seconda pizza margherita nei Paesi Baltici. Con acqua, birra e caffè si spendono 18 euro in due. Quando lasciamo il ristorante c’è il sole, ma lontano rimbomba il tuono. Ci allontaniamo a passo di corsa e arriviamo all’hotel poco prima di un forte temporale. Restiamo confinati nella nostra camera fino alle 19.30 e poi usciamo con il nostro ombrello comprato di fresco. Nella nostra guida (The rough guide) è citato il Ristorante Cili Kaimas, di cucina lituana, che si trova in old town nel viale Vokieciu. E’ caratteristico l’arredamento in stile western –lituano con selle di cavallo appese alle pareti, teste di toro imbalsamate, ferri di cavallo ecc. Il menù è illustrato in grandi fogli patinati a colori. Il servizio lascia alquanto a desiderare perché, mentre la moglie finisce la sua Seimininkes Salotos (13.98 litas) il marito aspetta una buona mezz’ora prima di mangiare il suo Pavalgyk Druciau (15,99 litas), piatto di collo di maiale cotto come una fettina, verdure varie e patate. . La birra Suyturys e l’acqua di Vichy sono le immancabili bevande e come al solito l’acqua costa più della birra. Il conto finale equivale a 14 € in due.
Torniamo in Hotel a guardare la televisione e, poi, a dormire.
14 luglio. Trakai
A meno di 28 chilometri da Vilnius, nell’omonima contea della Lituania Meridionale, si trova la cittadina di Trakai con l’omonimo castello. Da Vilnius si può arrivare a Trakai con l’autobus che parte dalla stazione dei bus ad orari che l’ufficio informazioni fornisce con un foglietto scritto. Il prezzo è di 6 litas a persona. Il castello dista un paio di chilometri dalla fermata dell’autobus. Si tratta praticamente di un’unica strada ed è impossibile sbagliare. Nella strada si vedono le case dei Caraimi, turchi trapiantati in Lituania, a Trakai, i quali abitano caratteristiche case di legno. L’ingresso al castello costa 15 litas (5 € a testa).
Si tratta dell’unica fortezza dell’Europa orientale eretta sulle acque. Costruita su un’isola è circondata dal Lago Galve; vi si accede mediante una passerella flottante. Sul pontile in legno si affollano torme di turisti che arrivano in gite organizzate e sono tenuti al guinzaglio da guide multilingue. Qualcuna delle guide ha persuaso i turisti a percorrere l’enorme distanza di 2 chilometri per il castello in bicicletta. Attraversato il ponte in legno che la congiunge alla terra ferma, e varcato il portale su cui si affacciano le torri, ci si trova nel cortile d’armi della fortezza. Qui si possono vedere alcuni degli strumenti di tortura più in voga durante il medioevo; passeggiate su balaustre e strette scale conducono nelle sale interne del palazzo principale e delle torri. Interessanti sono anche i plastici del castello che lo raffigurano nelle varie epoche. Il castello è costruito in mattone rosso, in stile gotico, e fu fondato dall’eroe nazionale lituano, il Gran Duca Gediminas. Si presenta a pianta quadrata e attorno al cortile interno, sono disposte le gallerie di legno, dalle quali si accedeva ai locali. Le stanze granducali erano nell’ala sinistra, mentre, al primo piano, nell’ala destra, c’era la sala di rappresentanza, adorna di volte a stella, vetrate e torri murali.
Dal castello si può raggiungere in barca il palazzo Uztrakis. Ci fermiamo a mangiare al Ristorante Kybynlar Trakai. Assaggiamo uno dei più famosi piatti in Lituania, noto non solo dai Caraimi, sono Kybyn (plurale Kybynlar), ovvero sono simili ai calzoni che si vendono in pizzeria, a forma di mezzaluna, ripieni di carne tagliata di agnello o manzo, e cotti al forno. Prendiamo poi petto di pollo con verdure. La birra Suyturys e l’acqua di Vichy sono le immancabili bevande.
Nel cammino di ritorno alla stazione dei bus ci fermiamo a vedere un paio di chiese tra le quali la Chiesa ortodossa di Santa Madre di Dio, sorretta all’esterno da impalcature.
Di ritorno facciamo la doccia e ci riposiamo. Decidiamo di non lasciare fuori dalle nostre visite la Basilica di San Pietro e Paolo. Essa si trova nella T. Kosciuskos garvé ed è imponente. La Chiesa è un vero capolavoro barocco del XVII secolo. Costruita in occasione della liberazione di Vilnius dai Russi, la chiesa vanta meravigliosi stucchi e affreschi. Interessanti le cappelle tra le quali quella con l’altare della Madonna della Misericordia. Da non perdere anche il pulpito in stile rococò e altri capolavori d’arte lituani e italiani. La basilica si trova in Piazza Giovanni Paolo II dove il traffico della rotatoria, senza semafori per i passaggi pedonali, è pericoloso. Fortunatamente gli automobilisti sono rispettosi delle strisce.
Come previsto dal sito del meteo in Italia, sta per piovere. Torniamo di corsa in albergo dopo un veloce spuntino nelle vicinanze dell’hotel.
15 luglio. I sopravvissuti alla Shoah.
Solita colazione ricca e sostanziosa. Il cielo è grigio e decidiamo di rimanere a Vilnius. Al n. 38 di Pylimo si trova la Sinagoga, molto vicino al nostro Horel. E’ aperta dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 10 e l’impressione è che i turisti non di religione ebraica siano a fatica sopportati, rimane l’unico luogo di culto per i 3000 ebrei sopravvissuti alla Shoah che abitano ora a Vilnius. Erano 40.000. Una gentile signorina ci invita ad entrare, obbligandomi a coprire la testa con il cappello. E’ la prima volta che entriamo in una sinagoga e rispettiamo il luogo di culto.
C’è una dozzina di fedeli che pregano in coro e lo spazio è ristretto. A pensare che nella grande Sinagoga, distrutta dai Tedeschi nel giugno del 1941, appena dopo il loro arrivo in città, entravano 5.000 fedeli. Nella città vecchia, vennero creati dai Tedeschi due ghetti per la numerosa popolazione ebraica. Gli abitanti del più piccolo furono assassinati o deportati già nell’ottobre del 1941. Il secondo ghetto sopravvisse fino al 1943, anche se la sua popolazione venne regolarmente decimata. Una rivolta degli abitanti del ghetto, fallita il 1° settembre 1943, fu seguita dalla definitiva distruzione dello stesso. Nel complesso, circa il 95% della locale popolazione ebraica fu assassinata. Molti di loro figurarono tra le 100.000 vittime delle esecuzioni di massa a Paneriai, circa 10 km ad ovest di Vilnius. Ci sembra doveroso andare a vedere il Museo ebraico statale Gaon al n. 4 di Pylimo, ma è stato spostato al centro per la tolleranza e lì andremo. Ma prima, per strada c’è La Serra (la catastrofe), in Pamenkalnio gatvé 12. Dal momento che il n. 12 della strada non esiste e un turista potrebbe non trovare la Serra, precisiamo che bisogna girare a sinistra prima di un negozio che si chiama Eldorado, entrare in un vicolo che sfocia in una piccola piazza alberata. Nel punto più alto si vede una baracca verde che è la Serra. E’ aperta tutti i giorni dalle 9 alle 17 salvo, ovviamente, il sabato. L’ingresso costa 7 litas. E’ il più importante e il meglio conosciuto dei tre musei che collettivamente raccolgono le memorie dell’Olocausto in Vilnius. Tra l’estate e l’autunno del 1941 circa 76.000 Ebrei furono uccisi dopo essere stati costretti a vivere nei ghetti di Vilnius (40.000), di Kaunas (30.000), di Sialuai (6.000). Esistono foto e testimonianze agghiaccianti degli eccidi. La foto che ci ha colpito di più è quella di un soldato tedesco che spara ad una madre (che fa da scudo a sua figlia) con in braccio una bambina. La proporzione della catastrofe in Lituania è data da un’altra cifra: su 240.000 Ebrei lituani rimasero in vita alla fine della guerra circa 10.000, circa il 4 %. Il resto furono uccisi dai Tedeschi, ma anche dai Lituani, dai vicini di casa, il professore dai propri studenti, l’operaio dai propri compagni di lavoro, il medico dai propri pazienti. Di fronte a tanta malvagità rifulge l’esempio di Chijunei Sugihara “console del Giappone che nel 1940 fornì 2139 visti ad Ebrei rifugiati di guerra e così salvò migliaia di vite”, come recita l’iscrizione sotto il monumento a lui dedicato nella piccola piazza seminascosta agli sguardi della gente. Si dimentica facilmente chi fa del bene, mentre si dedica un monumento famoso a Frank Zappa, esponente di avanguardia del rock americano.
Ci spostiamo al Centro per la Tolleranza (ingresso 7 litas), al n. 10\ 2 di Naugardo gatvé, in un ex teatro yddish. A piano terra si trova un’esposizione temporanea di quadri di Cécile Reims. Una signora ci accompagna in ascensore al terzo piano e ci fa da guida. Ci mostra una parte del frontone, scampato all’incendio, cella grande Sinagoga e la Torah con l’armadietto che la conteneva. La parola “Torah” significa “insegnamento” in ebraico e disegna il Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Ci sono 5.888 versi e 79.976 parole nella Torah. Secondo la tradizione, la Torah è stata data al popolo d’Israele sul Monte Sinai. Contiene le leggi e i comandamenti insieme con la storia d’Israele dalla creazione del mondo fino alla morte di Mosè, prima dell’ingresso del popolo d’Israele in Terra Promessa. Lo studio della Torah è un obbligo religioso: il suo contenuto e la sua esegesi fanno parte dei fondamenti del giudaismo. La Torah è scritta a mano su una lunga pergamena attaccata di seguito su due aste di legno provviste di manici. I rotoli della Torah (o “Séfèr Torah” in ebraico) sono dopo ricoperti di un tessuto in velluto (nella tradizione ashkenazita) o rinchiusi in un cofanetto con due porte (nella tradizione sefardita). In cima alle aste sono attaccati ornamenti metallici (“rimonim”) che sono circondati da una corona (“kètèr”). Ci si attacca anche la “mano” (“yad”) che serve da indice per leggere il testo. La Torah è letta alla sinagoga il lunedì, il giovedì, lo Shabbat, i giorni di festa, il primo giorno del mese e i giorni di digiuno. Scendendo al secondo piano, dove la gentile signora ci lascia soli, vediamo le foto di sopravvissuti all’Olocausto e ascoltiamo registrazioni di testimonianze. Un canto corale di bambini, che ricordano i numerosi infanticidi dell’Olocausto, ci accompagna nel nostro giro. L’edificio è nuovo e ben tenuto, con il suo contenuto di tristezza e di malvagità.
Usciamo ed andiamo a mangiare in un Kavine (caffè) davanti al mercato. Mangiamo i cepelinai con contorno di verdure fresche, birra e caffè ad un prezzo molto basso. Il locale è tenuto da giovani e poco frequentato.
Andiamo a vedere il complesso dell’Università di Vilnius (ingresso 5 litas), una delle più vecchie dell’Europa dell’Est, risalente al XVI secolo. Formatosi nel corso di molti secoli ad opera dei Gesuiti, il complesso universitario convoglia edifici in stile gotico, barocco e classico. Resta la struttura medievale a cui si aggiungono, come contributo alla varietà architettonica tanto cara a Vilnius, i tredici cortili interni, i portici e le gallerie. Interessante la libreria Littera, conosciuta per gli affreschi che adornano il soffitto ad opera di Antanas Kmieliauskas. Altri edifici interessanti si trovano nel cortile dell’osservatorio, nell’Arcade e in altri cortili. La biblioteca contiene 5 milioni di volumi e può essere visitata solo su prenotazione. Una delle parti più pittoresche del complesso dell’Università è la Chiesa di San Giovanni . Costruita nel 1387, agli albori della cristianizzazione del paese, la chiesa di S. Giovanni (Sv. Jonu Baznycia) esisteva già all’epoca della creazione dell’università. Non rimane granché però della sua origine gotica dopo le ricostruzioni del XVIII secolo, opera di Jan Krzysztof Glaubitz. All’interno, i 10 altari rimanenti dei 22 iniziali (XVIII sec.) formano un insieme ricco, complesso ma armonico, unico nel suo genere nell’Europa centrale. Dalle navate si entra nelle cappelle riccamente decorate delle quali le più note sono “la corporazione della cappella dei musici” e la cappella di Sant’Anna. L’organo della chiesa, posto sopra l’ingresso, è il più grande della Lituania. Accanto alla chiesa si erge la torre campanaria alta 68 metri.
Verso le 16 andiamo in Hotel ed usciamo alle 18.30 per raggiungere Gedimino Prospektas dove si trova il Museo delle Vittime del Genocidio che non abbiamo visitato. Sui muri esterni appaiono i nomi dei morti durante l’Olocausto. Su un lato dell’edificio c’è una mostra di disegni dei bambini della scuola elementare con immagini toccanti nella loro semplicità.
Ci fermiamo a mangiare in un bar che promette molto e mantiene poco e poi torniamo in hotel.
16 luglio. La partenza
Solita colazione abbondante all’albergo Rinno. Abbiamo tempo per andare all’aeroporto perché l’aereo parte alle 14.30, ora locale (un’ora in più rispetto all’Italia). Ma il tempo può essere un optional e prevediamo di partire con la navetta alle 11.20 dalla stazione dei bus. Facciamo una passeggiata fino al mercato che si trova vicino alla stazione dei treni da un lato e alla porta dell’Alba dall’altro. Abbiamo dei litas avanzati e compriamo a poco prezzo delle canottiere di vario colore per donna. Le venditrici parlano russo tra loro, dubito che conoscano l’inglese e ci parlo nella loro lingua. I miei nove mesi di studio della lingua hanno partorito un figlio in forma ridotta, ma sufficiente per interagire. Torniamo all’hotel e percorriamo i duecento metri di strada che ci separano dalla stazione dei bus con le valigie che, scopriremo all’aeroporto, pesano quasi quindici chili ciascuna. I biglietti dello shuttle si fanno alle casse (3 litas ciascuno). Scopriremo che anche l’autista fa i biglietti, non vuole neppure vedere i nostri e carica le pesanti valigie sul retro del pullmino da sé, esattamente il contrario dell’autista italiano che incontreremo a Ciampino. L’aeroporto di Vilnius è piccolo, c’è una bilancia dove pesare gratuitamente le valigie prima di passare sotto le forche caudine della Ryanair. Ci attardiamo a leggere e scopriamo che già prima delle 12.30 c’è la fila per il check in. Ci immettiamo nella fila più corta, che è anche la più sfortunata. La stessa cosa mi accade al supermercato: se una cassa cessa di funzionare è quella dove mi trovo io. Per questo odio le code. Due turisti prima di noi avevano dimenticato qualche cosa e bloccano la fila per trenta minuti. Poi la situazione si sblocca e in cinque minuti abbiamo consegnato le valigie. Ma questo significa anche che dobbiamo mangiare con l’imbuto. Passiamo il controllo dove c’è una pignoleria inutile e irritante. Bisogna anche mettere documenti e biglietti nella scatola di plastica insieme allo zainetto. Mia moglie viene fermata perché suona l’allarme al suo passaggio alla porta e non ha niente di metallico addosso. L’allarme suona casualmente ogni tre o quattro persone che vengono fatte sedere e poi perquisite a mano, senza metal detector. Quel che è troppo è troppo. Al ristorante dobbiamo accontentarci di due pizze margherita poco cotte e, probabilmente, precotte e surgelate. Ci mettiamo in fila al gate e vado a cercare di smaltire gli ultimi 85 litas rimasti in una crema all’ambra per mani e due saponette. Anche questa fila dura cinquanta minuti, cioè venti minuti oltre le 14.30, ora prevista per la partenza dell’aereo. L’aereo arriverà. comunque, con un ritardo minimo a Ciampino. Bus da Ciampino a Roma Stazione Termini (4 euro cadauno). Treno fino a Follonica. Automobile fino a Massa Marittima.
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