di Katia –
Il viaggio delle emozioni
Come vuole la tradizione degli ultimi anni. feste di natale uguale neve polare…
Due anni in Canada a scorazzare tra Toronto, Montreal, Quebec-city (due tour di una settimana in motoslitta) e Banff sulle Montagne rocciose e lo scorso anno in Svezia (Stoccolma – Hemavan) e in Finlandia (Helsinki – Saariselka). Insomma quest’anno ci aspetta la Norvegia. Passiamo per Oslo e da qui raggiungiamo Bognes per l’avvistamento delle orche e dove festeggeremo il capodanno per poi spostarci nella capitale della lapponia svedese, Kiruna e da qui verso un villaggio Sami, Lainio, ai confini con la Finlandia.
26 dicembre 2005
Partenza da Roma Ciampino per Oslo con Sterling.
Arrivo ad Oslo oltre la mezzanotte. Fuori l’aeroporto c’è il bus che all’una di notte ci porta in città. La fermata è accanto all’hotel Bristol, dove pernotteremo due notti. Le temperature sono rigide e c’è un po’ di neve. Oslo si presenta in tutta la sua bellezza, pulizia, ordine e tranquillità. E’ una città a misura d’uomo, come poi del resto tutte le città nordiche. In questo periodo è tutta addobbata per il Natale, luci bianche su quasi tutte le finestre, cuori rossi e campane sono appesi nelle maggiori vie. La gente passeggia tranquilla. Ci sono persone che girano in bicicletta. E’ freddo ma sembrano non curarsene più di tanto.
Molta gioventù e molti sono i localini dove si radunano anche solo per chiacchierare. I pub e le birrerie sono molto accoglienti e caldi. Rigorosamente in legno. Molti i centri commerciali, dove anche noi, non disdegnamo entrare soprattutto per riprendere qualche grado.
Il 28 dicembre partiamo con un volo interno della SAS per Narvik. Un volo emozionante. Tutto sotto di noi è bianco. Anche i laghi! L’atterraggio avviene alle 10.30 di mattina con i fiordi colorati di rosso dall’alba o forse già dal tramonto e innevati fino all’acqua. Uno spettacolo di incomparabile bellezza.
L’aeroporto è minuscolo e l’aria è decisamente più fresca. Siamo intorno a -5°C.
Seguendo le indicazioni che ci ha fornito l’hotel prendiamo un bus (alle 11.00) che dall’aeroporto di Evenes/Harstad ci porta a Lodingen (alle 12.00) dove alle 14.00 parte il traghetto per Bognes.
Lodingen è un piccolo villaggio ai piedi di un fiordo lambito dal Mar di Norvegia. Casette rosse sparpagliate e tutte in legno. Lasciamo le valigie in un fabbricato incustodito. Che bello potersi fidare! . e andiamo a fare un giretto. Anche qui decorazioni luminose ovunque, fuori e dentro le casette. Sulla neve e sugli alberi sommersi dalla neve. Qui è davvero Natale.
Il cielo all’orizzonte è celeste ma le cime dei fiordi sono rosa e il cielo sopra di noi è rosa. Incredibile. Il sole è appena sorto che già si prepara il tramonto. La luce è azzurrina e tutto sembra spegnersi. Che spettacolo di colori. che immagini. Il riflesso sull’acqua rende tutto irreale. Forse è davvero un sogno. Un sogno che è iniziato solo da qualche ora.
Entriamo in un localino e ci rifocilliamo con due cioccolate e qualche dolcetto locale. Il conto è salato e scopriremo che anche questa è una caratteristica norvegese.
Alle 14.00 puntuale prendiamo il traghetto che ormai nell’oscurità lascia Lodingen con tutte le casette arroccate sulle pendici del fiordo. Dopo un’ora arriviamo a Bognes dove ad aspettarci c’è la jeep dell’hotel. Ci troviamo dentro il Circolo Polare Artico di oltre 200 km.
Pernotteremo 4 notti al centro turistico Turisenter di Tysfjord “BaseCamp”
che si trova a Storjord, Nel bel mezzo del fiordo. Qui l’acqua è ghiacciata anche se è una caratteristica della Norvegia è di avere tutti i fiordi navigabili grazie alla corrente del Golfo che riesce a rendere sia l’acqua che la temperatura abbastanza miti rispetto alla latitudine .
La struttura è in legno; ci sono stanze nel corpo centrale (unico piano) e degli appartamenti esterni. Questo centro è nato con lo scopo di seguire le Orche-orcinus attratte dai banchi di aringhe che svernano in queste acque da ottobre a gennaio. Qui c’è il campo base per chi vuole partire alla scoperta di questi bellissimi cetacei, dai turisti ai ricercatori tutti sono i benvenuti. Sono ben organizzati e sono supportati anche dal WWF. Una studiosa finlandese cura degli incontri tematici, e, ogni sera ci si riunisce per la proiezione dei filmati girati durante le uscite. Tutto rigorosamente in inglese.
Prenotiamo la nostra prima escursione alla scoperta delle orche con il peschereccio. Ci sembra il modo migliore per iniziare.
Siamo emozionati, le orche ci hanno sempre affascinato e ora stiamo per. vederle.
Appuntamento è alle 9,30 di mattina. per il momento ci rifocilliamo davanti al fuoco, circondati da una serie di animali impagliati (aquila di mare, lince, orso bianco, furetto, pernice bianca etc.), che sebbene siano molto belli, sono altresì tristi in questo modo.
E’ l’unico ristorante della zona. per cui cancellati tutti i programmi di scegliere posti diversi per mangiare, dovremmo solo decidere cosa mangiare. Decidiamo per il pasto a buffet, dove c’è sempre un po’ di tutto. Deludente.
A seguire c’è la prima giornata a tema sulle orche che decidiamo di seguire. La spiegazione, purtroppo è in inglese, e sebbene sia interessante, diventa un po’ pesante. una parola persa lì . una qui . iniziamo a divagare guardando oltre le finestre.
E guarda . guarda.. all’improvviso quando tutti stanno lasciando la sala vedo una luce diversa oltre il fiordo. Sembra verde ma è fioca e ci sono i lampioni che infastidicono. Ci concentriamo e cerchiamo di mettere a fuoco oltrepassando tutti i riflessi sui vetri e. e. siiiiiii. E’ l’aurora boreale e sta iniziando proprio ora! Di corsa a prendere le giacche e fuori!!!
Brividi. di freddo.
Brividi . di emozioni che ci scompigliano tutti.
E’ indescrivibile!!
Fasci di luce che si muovono nel cielo. Si alzano e si abbassano; si tendono e si attorcigliano. Sono verdi, ora fiochi, ora fosforescenti.
E’ il movimento che meraviglia, che cattura, che ti dà la sensazione di volare lassù tra le stelle…
Le parole non bastano.
Passiamo due fantastiche ore a testa in su, sdraiati sulla neve con il cavalletto per cercare di fermare questi attimi. siamo congelati ma felici.
Andiamo a dormire. continuando a guardare oltre la finestra. sinceramente ne vorremmo ancora.
29 dicembre.
Alle 9.00 è ancora buio. Si intravede un leggero chiarore all’orizzonte. E’ freddo. Ci prepariamo per l’escursione. C’è chi indossa le mute spessissime per lo snorkeling con le orche (buffissimi), chi la tuta per ripararsi dal gelo sul gommone Zodiac e noi, i più comodi, andremo sul peschereccio.
Un pulmino ci porta al molo dove ci aspetta il capitano della Leonora.
Il sole sta sorgendo e lo spettacolo delle luci soffuse e azzurrine crea un’atmosfera surreale.
Iniziamo la navigazione uscendo tutti a prua. Siamo tutti eccitati e pazzi allo stesso modo, imbambolati e contorti dal freddo con il vento che ci schiaffeggia. Il freddo è indescrivibile.
E siamo tutti lì cercando di avvistare le lunghe pinne dorsali delle orche. Il paesaggio è fiabesco. Tutte le vette sono innevate, l’acqua è blu cobalto.
Il cielo rosa e azzurro da un lato e arancione dall’altro; Si crea un contrasto meraviglioso. Noi siamo nel mezzo e navighiamo da una sponda all’altra.
Intramezziamo con pause thè/caffè .
Decidiamo anche di rifugiarci dal capitano che, entusiasta, ci racconta delle sue avventure giovanili nei mari del nord. Lo aiutiamo, con il binocolo, a cercare le orche. Beh! In cabina si sta decisamente meglio. Il sole sta tramontando. quando all’improvviso le pinne si materializzano davanti a noi. Facciamo suonare la sirena e ci catapultiamo tutti fuori.
E’ una famiglia, c’è anche il cucciolo. Che spettacolo vederli fuoriuscire . le chiazze bianche gli donano un’aria così elegante.
Sono dolcissime e non sembrano affatto feroci. Vorrei toccarle. accarezzarle.
Il buio sopravanza e il capitano accende i fari. Illuminate dai fasci luminosi possiamo seguirle anche in profondità. Le vediamo ruotarsi sotto di noi, passarci sotto a pancia in su e uscire a mezzo busto sotto i nostri nasi. Ne arrivano delle altre e i nostri cori di ohh! si uniscono ai loro tuffi.
Tentiamo di fotografarle ma aihmè. il click arriva sempre un attimo dopo.
Peccato che siano arrivate quando la luce era orami poca.
L’escursione termina in un piccolo villaggio Sami dove visitiamo il museo.
In hotel la sera assistiamo alla proiezione del filmato girato in giornata. Sembriamo tutti dei cetacei. tanto siamo imbalsamati da giacche e cappelli pelosi.
Il giorno seguente lo dedichiamo alle passeggiate. Seguiamo un sentiero che ci porta in cima ad una collina da dove abbiamo una bella vista su tutto il fiordo sottostante.
La camminata ci ha riscaldati di qualche grado e finalmente sentiamo caldo!!!
E’ stato faticoso perché in molti tratti la neve è così abbondante che si affonda fino ai fianchi.
Il 31 dicembre torniamo sul peschereccio “Leonora”. La giornata si presenta subito meravigliosa. Le Orche le avvistiamo quasi subito e ci faranno compagnia per tutta la giornata.
Vediamo anche le aquile di mare che insieme ai gabbiani ci volteggiano sopra e si esibiscono in una gara di tuffi. Ci devono essere tante aringhe oggi.
Ci incrociamo diverse volte con lo Zodiac, il gommone, e sono sempre circondati da Orche.
Sicuramente, in una situazione come quella di oggi, è il modo migliore di avvistarle e godersele. Se si incontra un branco di “curiose” si viene seguiti per gran parte della giornata. Ma può risultare scomodo perché si è sempre sottovento (che è molto pungente) e perché i movimenti sono abbastanza limitati. Non ci sono servizi.
Sono stati ampiamente ripagati anche coloro che hanno scelto lo snorkeling. Un’avvincente avventura ricca di adrenalina. e ricordi che rimarranno impressi nella memoria a lungo.
Queste Orche non sono pericolose in quanto, a differenza di quelle canadesi che si cibano di otarie e foche, si nutrono solo di aringhe. Per cui c’è da stare tranquilli, dicono… e si può fare il bagno in loro compagnia. Beh! Lo hanno fatto e sono tutti risaliti sul gommone.
La giornata è stata davvero appagante e interessante. L’abbiamo passata quasi completamente all’esterno e, benché entusiasti, siamo leggermente frastornati. Per un attimo ho pensato di perdere il naso. non avevo più sensibilità!!!
Il cenone di capodanno lo prenotiamo al ristorante à la Carte. Caro per le tre piccole portate che offrono ma è una serata speciale!!!
Siamo a cena quando. nel nostro continuo sbirciare oltre la finestra.l’orizzonte si riaccende di verde.
Di nuovo in camera a prendere le giacche e fuori. ci allontaniamo dai lampioni e lo spettacolo si fa più interessante. Il fascio luminoso è immenso. Sembra che la montagna bruci di un incendio verde.
All’improvviso si divide in due rami. entrambi nuotano leggeri nel cielo puntinato da migliaia di stelle. Si flettono e si attorcigliano. come dei serpenti. In alcuni momenti assumono sfumature bianche e rosse.
Quando l’Aurora svanisce e sembra avviarsi nella sua fase calante decidiamo di rientrare in hotel. abbiamo lasciato i nostri piatti fumanti. tartina di salmone affumicato, bistecca di renna e dolce di bacche artiche.
Prima della mezzanotte ritorna l’aurora. Questa volta è la collina che si illumina di verde ed il fascio si allunga fluttuando sul fiordo. Dura un’oretta ma renderà speciale questo capodanno che culminerà con i fuochi d’artificio.
Il 1° gennaio 2006 prenotiamo un taxi (essendo festa non ci sono bus) e ci facciamo accompagnare a Narvik dove alle 11.00 abbiamo il treno per Kiruna.
Un’ora e trenta di strada che percorriamo praticamente nel buio. Ma abbiamo modo di gustarci una bellissima alba.
La stazione di Narvik è molto piccola. Il treno è già qui. Questa sarà la prima tratta della giornata.
Il treno è confortevole e superriscaldato. Ci aspettano quasi tre ore di viaggio ed iniziano nel migliore dei modi. Il treno si arrampica da subito sulla collina sopra Narvik. I fiordi si aprono sotto i nostri occhi in uno scenario da cartolina. Ne costeggiamo uno che ci regala cascate ghiacciate e pareti a strapiombo sull’acqua. Svalichiamo le montagne e iniziano a susseguirsi una serie di gallerie. Il paesaggio inizia a cambiare e si trasforma in un qualcosa di bianco e blu.
Le abitazioni sono rarissime e tutto e dico tutto è completamente bianco. Le facciate delle casette isolate sono completamente gelate. Ci deve anche essere una tormenta di vento. Abbassiamo i finestrini e veniamo letteralmente ricoperti da polvere di neve.
Gli alberi sono cristallizzati. I laghi completamente ghiacciati. Il nostro dubbio è rivolto alla nostra prossima tappa. a questo punto non sappiamo proprio cosa aspettarci!!!
Trascorriamo tutto il viaggio con il naso schiacciato sui finestrini ad ammirare il paesaggio che scorre veloce. Al tramonto passiamo sotto le famose montagne di Abisko dove torneremo il giorno dopo.
Bello! Siamo felici di essere qui.
Arriviamo a Kiruna con il buio.
Il Jarnvagshotellet è l’hotel che abbiamo scelto ed è accanto alla stazione centrale. Tutto è ricoperto da soffice neve. Tutto è congelato. Gli alberi sono incappucciati. La luce gialla dei lampioni crea una strana atmosfera.
Siamo “atterrati” su un altro pianeta. Ci saranno -18°C ma oltre ad un leggera sensazione di refrigerio nelle narici e a un punzecchiare sulle guance resistiamo bene e ci godiamo questo arrivo. scattando foto e guardandoci intorno. Facciamo i pochi passi che ci separano dall’hotel che ammiriamo per la sua semplicità e allo stesso tempo bellezza. E’ un pezzo unico qui a Kiruna. E’ nato con la miniera di ferro. E’ la storia del villaggio. Tutto in legno e all’interno conserva intatti molti cimeli. Sembra costruito con i “lego” come poi quasi tutte le case. L’atmosfera è accogliente e calda. La camera semplice e carina. Un grande finestrone con vista sulla ferrovia. Ma qui di treni ne passano talmente pochi e nessuno è notturno. Sarà la “nostra” stanza per le 4 notti successive. Siamo proprio su un altro pianeta.
Kiruna è la città più a nord della Svezia (latitudine: 67° 51′ N). Si trova oltre il Circolo Polare tra la Norvegia e la Finlandia. Il nome deriva da Giron, in lingua Sami, che vuol dire Pernice bianca, uccello nativo di queste latitudini.
E’ anche la sede del famoso hotel di ghiaccio. E’ sovrastata dal monte Kebnekaise, che con i suoi 2.117 metri sopra il livello del mare, è la montagna più alta svedese.
C’è un comprensorio con piste illuminate per sci alpino. Purtroppo è una cittadina molto città e poco villaggio anche se naturalmente si percepisce che si è in Lapponia e lontano da tutto. Secondo me è stata troppo snaturata dalle costruzioni di palazzi in cemento che la privano della giusta atmosfera e che svettano onnipotenti.
Giriamo per la città alla ricerca di locali e ristoranti aperti. Il primo dell’anno fanno tutti festa. Piazzette e scorci carini ci permettono di scattare belle foto. e alla fine girando e rigirando troviamo anche un ristorantino aperto. La città è tutta arrotondata dalla neve; la temperatura si mantiene costante.
Il giorno dopo risaliamo sul treno per il Parco Nazionale di Abisko.
Un piccolo villaggio immerso nella natura selvaggia. E’ talmente selvaggio che troviamo tutto chiuso.
Entriamo nel market e facciamo scorta di cioccolata. Sarà il nostro pranzo. Facciamo amicizia con dei ragazzi che hanno portato i loro figli a pattinare in una piccola pista al centro del villaggio. I bambini sono così piccoli che forse hanno appena imparato a camminare ma già sanno perfettamente pattinare. Sono così buffi con la tutina, il casco e i guanti. Così rotondi. Le ore scorrono veloci e qui è tutto così tranquillo. Passeggiare in questi posti ti libera la mente. il rilassamento prende il sopravvento su tutto e. potrebbe crollare il mondo che qui non te ne accorgeresti proprio.
In serata torniamo a Kiruna. Studiamo i diversi depliants trovati nei negozi e nell’hotel e decidiamo di prenotare il giro con la slitta trainata dagli husky. Ci passeranno a prendere con un pulmino.
3 gennaio 2006
Ci svegliamo alle 8.00 ma sembra notte fonda. La città ancora sonnecchia.Veniamo accompagnati al Ripan hotel per la vestizione. Tuta spessa, stivaloni, guanti e cappello. Una utile protezione sia per il freddo che per l’odore che ti rimane addosso dopo aver giocato ripetutamente con i cani. Sono animaletti stupendi ma con un forte odore di selvatico. Siamo tre persone su ogni slitta che viene equipaggiata di 12 cani.
La partenza è strepitosa. Sono energici e vogliosi di lanciarsi sui sentieri. Se li fermi si girano tutti facendoti sentire in colpa e aspettando il comando per riprendere la corsa. Abbaiano e saltano per mettersi in mostra. Si lascia la città e ci si ritrova in mezzo a campi e alberi ammantati di neve. Si ode solo il rumore della slitta che scivola sul manto nevoso. Che pace!!! Ci fermiamo presso un kohte (teepe lappone) per la sosta caffè intorno al fuoco.
I cani accaldati si tuffano con il muso nella neve farinosa e si rotolano. Meravigliosi. Il tour termina dopo 5 ore a sole tramontato.
Ci riaccompagnano a Kiruna e giriamo per la cittadina. visitiamo il museo lappone con tutti gli oggetti in legno di betulla e corno di renna. Oggetti davvero molto belli.
Presso il centro turistico prenotiamo il giro in motoslitta per il giorno seguente. Anche qui 5 ore di motoslitta su una Artic safari a 4 tempi. Finalmente una motoslitta che è meno rumorosa e che inquina leggermente meno delle altre. Ad accompagnarci ci sarà un ragazzo Sami. Siamo solo noi tre. Il giro comprende anche la visita dell’hotel di ghiaccio a Jukkasjarvi (15km). Una costruzione caratteristica ma davvero troppo “fredda”. Si inizia con la visita della cappella dove molti turisti amano sposarsi (soprattutto giapponesi). Poi si entra nell’hotel attraverso un lungo corridoio di colonne perfettamente squadrate e ghiacciate. Da qui si va al bar e alle camere. Sembra il set del film Shining.
Corridoi bianchi di neve, lunghi, anonimi, senza finestre e ogni tanto una apertura delimitata da una tendina dove dentro si aprono le suite: camere da letto con sculture di ghiaccio.
Il letto composto da un cubo di ghiaccio, materasso di rami d’abete e pelli di renna. Temperatura interna da -3/-7°C. Poi ci sono le family-room (a letto unico per 4/6 persone). una grande lastra di ghiaccio sormontata da una distesa di pelli di renna e null’altro. Deprimente. Soprattutto se pensiamo al costo esagerato per trascorrere la notte qui. Hotel sicuramente suggestivo da visitare ma soggiornarvi. De gustibus non disputandum est!!!
Anche per le motoslitte si viene forniti di tuta supplementare, guanti e stivali. Se avete il passamontagna usatelo, non ve ne pentirete. Importantissimo è il casco con visiera mobile. Non tutti lo danno. Chiedetelo. Sulla moto il vento abbassa la temperatura, già bassa, di molti gradi. Ed inoltre, considerato che i sentieri si snodano anche tra gli alberi, ci sono sempre dei rami più sporgenti di altri, quindi occhio alla vostra testa.
Il tour è interessante e si snoda sopra laghi ghiacciati e colline ricoperte di betulle e abeti. I sentieri non sono ben battuti e procedere in un continuo saliscendi lo rende abbastanza faticoso, soprattutto per la schiena.
In Canada hanno un’altra cultura in merito. I sentieri si snodano per migliaia di km e sono tutti molto curati e ben indicati. Si riesce a percorrere anche oltre 100 km al giorno senza percepire la fatica (i costi sono decisamente più abbordabili).
Comunque, a prescindere da questo inciso, ritrovarsi in questi posti meravigliosi è sempre interessante.
In serata decidiamo di cambiare il nostro programma che inizialmente prevedeva 6 notti a Kiruna e i rimanenti a Narvik da dove avremmo ripreso l’aereo per il rientro. Ma a farci cambiare idea è stata una giovane coppia svizzera appena tornata da un posto descrittoci come “fuori dal mondo”. Abbiamo fatto la nostra ricerca in Internet e li abbiamo chiamati. In Svezia Internet è gratuito. Una sciccheria.
Risultato: ci passano a prendere la mattina seguente. Disdiciamo le notti già pagate in hotel e ci viene stornata subito la differenza. senza nessuna penale.
Il ragazzo che ci viene a prendere è Sami e si chiama Alan. Un ragazzo altissimo (non usuale) capelli e barbetta rossiccia e un viso spiritoso. Veste con pantaloni in pelle fatti completamente a mano. Il cappello di differenti pellicce. Anche le sue scarpe sono fatte a mano. Già questo ci piace. E’ molto simpatico e di compagnia. In aeroporto prendiamo anche una famiglia sudafricana che dividerà il villaggio con noi. Il viaggio è lungo. Dobbiamo raggiungere Lainio che dista oltre 160km di strada completamente ghiacciata.
Il paesaggio diventa subito interessante. Abeti appesantiti dalla neve ovunque e ogni tanto piccole cittadine interrompono questa bellissima e “monotona” visuale. Nell’ultima scendiamo a comprare le leccornie che ci serviranno come provviste perché da qui in poi c’è solo Wilderness. Imbocchiamo un sentiero “asfaltato di neve” lasciandoci alle spalle la civiltà.
Dopo mezz’ora circa. un gruppetto sparuto di casette ci preannuncia di essere arrivati.
Forse una ventina di abitanti. forse.
Lainio è un villaggio Sami nato circa 20 anni fa.
E’ circondato da foreste, laghi e dai grandi spazi aperti tipici della Lapponia. Le comunità Sami si dedicano principalmente all’allevamento delle renne, alla pesca e alla caccia in perfetta sintonia con la natura circostante.
E’ completamente in legno ed è composto da diversi lodge, due kota in legno abitabili, uno chalet adibito a sauna e un edificio reception e ristorante. In costruzione un villino suite. Il tutto sulle rive del fiume Lainio, in questo tratto, completamente ghiacciato. Questo fiume ha l’acqua perfettamente limpida e potabile. Fa parte di uno dei sette fiumi incontaminati che fanno di questa zona l’ultimo paradiso selvaggio dell’Europa. Da non credere quanto è buona e leggera. E’ l’acqua usata per fabbricare il ghiaccio per gli ice-hotel e gli ice-bar sparsi nel mondo. Solo questo fiume sembra possedere le caratteristiche giuste per un ghiaccio che deve risultare purissimo. In estate è famoso per la ricca presenza di salmoni.
Il lodge assegnato a noi è quello dedicato all’orso bruno.
E’ un bijoux. un piccolo gioiello di accortezze. Un piccolo appartamento completo di cucina e frigo. Tutto in tronchi, l’esterno, l’interno ed i letti. I letti sovrastanti hanno un piccolo lucernaio. Alle finestre addobbi e luci colorate. All’esterno l’albero di natale con le luci sommerse dalla neve. Tutto intorno neve e solo neve.
Lasciamo le valigie e iniziamo la nostra esplorazione di questa natura sub-artica che ci circonda. Passeggiamo ovunque. raggiungiamo quasi tutte le case sparse per vedere se c’è traccia di vita, una coppia di bambini intenta a giocare su un cumulo di neve attira la nostra attenzione. Vogliono sapere chi siamo e da dove veniamo. poi ridendo corrono via. sulla stradina passa un cavallo con a traino una carrozza. torna il silenzio. Il cielo è tempestato di stelle. Sono luminosissime e nitide.
Il silenzio qui regna sovrano. E’ un ambiente selvaggio. Siamo davvero lontano da tutto!!!
Naturalmente qui i cellulari non funzionano!!!
Alle 18.00 ci ritroviamo tutti a cena. Solo piatti locali e vera cucina lappone.
Carne di renna, alce, pollo, polpette di renna e di carne, brodi e zuppe varie, Salmone, Luccio, Trota, granchio, aringhe, acciughe, insalata, rape, fagiolini, marmellata di ribes, di lamponi, uva spina e le more gialle artiche molto pregiate e gustose si alterneranno nei buffet serali.
Tutti insieme decidiamo il programma per i giorni seguenti.
Scegliamo il tour in motoslitta di tutta la giornata.
Una giornata dedicata all’ice-fishing (pesca sul ghiaccio); un’altra dedicata al dog-sledding (slitta con i cani).
In serata Alan ci accompagna a familiarizzare con gli husky. I ragazzi sudafricani sono eccitati. i cani più di noi. Avvertono il nostro arrivo e nel silenzio più totale iniziano ad abbaiare e ululare. Il loro pasto è sangue di renna e poca carne. Devono rinforzarsi e non ingrassare!!! Le gabbie sono ampie e i leader sono divisi da tutti gli altri. Alcuni dolcissimi altri dallo sguardo di ghiaccio.tutti festosi con il muso infilato nelle reti.
La temperatura è precipitata notevolmente: siamo circa -25°C e i prossimi giorni toccheremo i -30°C. La sensazione, parlando sinceramente, non è di freddo. E’ naturale che chi viene in questi posti si copra per il meglio e poi è un freddo secco quindi non penetra sotto gli indumenti. La sensazione con queste temperature è di ubriacatezza.
Si avverte un leggero stordimento che più si sta fuori e più si percepisce. Senza vento naturalmente altrimenti sarebbe improponibile resistere più di 5 minuti. Il paesaggio cambia notevolmente. I cristalli di neve si fermano su tutti gli oggetti.
Pali di legno, fili elettrici, rami anche i più piccoli, cartelli stradali, sono letteralmente ricoperti di cristalli.
Appesi e uniti come per magia. L’aria è tutto uno scintillio di cristallini che volano. Se si fotografa con il flash si riesce anche a fermarli. Il vapore del respiro condensa su giacche, sciarpe e barbe donandoci un’aria veramente glaciale.
Alan, con queste temperature, ci ha accompagnato sulla motoslitta, con gli husky e a pescare solo con il cappello e una giacchetta che noi metteremo quando alza il vento.
Alla fine aveva le guance rossissime e dalle sopracciglia alla barba, lo ricopriva un velo di neve congelata. quasi un orso polare. noi saremmo morti.
L’altra famiglia che non ha chiesto il casco ha rischiato di rimanere ibernata. Già dopo un’ora non rispondevano più ai più semplici stimoli quali ridere e parlare. credo che la motoslitta non se la siano goduta più di tanto.
La pausa pranzo è stata organizzata in una casa sami. Abbiamo scambiato con loro i nostri pensieri, riflessioni, ci siamo confrontati con la loro vita semplice, autentica e ancora prevalentemente agricola. Tutto ciò che fanno ruota intorno alla natura e da essa dipendono.
Ci siamo ritrovati tra branchi di renne libere al pascolo, che ti scrutano con curiosità per poi avvicinarsi e farsi coccolare mentre ti osservano con degli occhioni da cartone animato. alci selvatici e restii a farsi avvicinare, così buffi senza le loro imponenti corna.
Il tramonto ci ha regalato sfumature rosate. Il cielo si è colorato tanto da sembrare finto. Un sogno!
Quattro giorni qui sono volati. troppo in fretta!!! Le quattro ore di luce, permettono di vivere più di quanto si possa immaginare. I colori tenui e pastello di questo periodo dell’anno regalano immagini uniche. La concomitanza dell’alba e del tramonto accende il cielo di tonalità calde per buona parte della giornata.
In due settimane ci siamo disintossicati dallo stress.
Si riflette e si assaporano le piccole cose. Questo è un luogo consigliato a chi vuole riscoprire la natura, chi vuole viverla, assaporarla, chi ama il contatto con popoli autentici e spontanei, chi è curioso di esperienze nuove e chi vuole riscoprire il suono del silenzio, del vento e ridare un senso di equilibrio alla propria vita.
Un saluto da K@ti@ e Luciano
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