di Giuseppe Bosio –
Finalmente dopo quasi un anno di preparativi, domani inizierò il mio lungo viaggio seguendo l’antica “Via della Seta”, proprio come fece Marco Polo ormai più di 700 anni fa.
Località arrivo VENEZIA
Località partenza MOSCA
Totale chilometri 21971 FUSO ORARIO : RUSSIA + 2 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Dopo una notte passata in bianco, spostandoci in continuazione da una scomoda poltrona di ferro ad un duro pavimento, arriva finalmente l’ora della partenza. La gelida aria che usciva dai condizionatori non rendeva certamente confortevole l’ambiente. La nostra preoccupazione era di cercare riparo dai gelidi soffi che uscivano dai canali di condizionamento. Di notte l’aeroporto è quasi deserto. I molti negozi dell’area transiti internazionali chiudono le loro saracinesche con la partenza degli ultimi voli della sera. Alle sei del mattino mi piazzo davanti all’ufficio dei transiti nella speranza di essere tra i primi ad ottenere la carta di imbarco evitando le lunghe file del giorno precedente. L’ufficio è ancora chiuso, ma un funzionario della compagnia di bandiera russa, vedendomi in attesa mi chiede quale volo sto aspettando. Gli spiego che devo imbarcarmi sul volo di Venezia e che sto attendendo l’apertura dell’ufficio per ottenere la carta di imbarco. Costui mi chiede il nome e scompare dietro una porta. Dopo alcuni minuti lo vedo riapparire con in mano la carta di imbarco che stavo aspettando. Mi ha evitato di fare la lunga fila di persone che si sta formando. Sono molti gli italiani che prendono il nostro aereo. Sembra strano sentir parlare da tante persone la lingua italiana. Dopo circa tre ore l’aereo si posa sulla pista dell’aeroporto Marco Polo di Venezia. Il container contenente la macchina dovrebbe essere partito ieri in treno per il porto cinese di Pechino. Da qui, via mare, dovrebbe arrivare ad agosto a Venezia.
Dopo oltre tre mesi rientro in Italia. Era previsto il rientro in volo dalla Mongolia per una pausa del viaggio. Non era forse previsto che rientrasse anche la macchina. Le difficoltà del viaggiare in Cina con un mezzo di proprietà mi hanno fatto decidere per una modifica dell’itinerario del viaggio. Il viaggio non è ancora finito, ma solo momentaneamente sospeso. Si ripartirà ancora dall’Italia, dopo aver sistemato e controllato la vettura, per ultimare il percorso percorrendo la parte mancante dell’itinerario. La destinazione questa volta sarà verso sud per ripercorrere in senso inverso la via di ritorno. Si ritornerà in Turchia per proseguire verso il Pakistan, l’India e l’Indocina. Ci sarà con molta probabilità una ulteriore sosta la prossima estate per poter portare a termine il progetto patrocinato dall’ELP per la costruzione della scuola in Afghanistan nella zona del corridoio del Wakan, meta di un viaggio fatto la scorsa estate.
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MOSCA · 18 June 05
97° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 18/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo MOSCA
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il volo per Mosca parte alle 6.00 del mattino e Nyamaa passa con un taxi a prenderci per accompagnarci all’aeroporto. Le solite lungaggini burocratiche causano un ritardo nella partenze di due ore. Quando arriviamo nella capitale russa dobbiamo sottostare ad una prassi del tutto particolare per i passeggeri in transito. A tutti viene ritirato il biglietto aereo e la nuova carta di imbarco deve essere ritirata presso un ufficio apposito per i transiti. Quando riesco ad individuare l’ufficio preposto, sono costretto a fare una lunghissima fila per avere notizie. Sono molti i passeggeri che attendo la carta d’imbarco. Alcuni hanno la coincidenza dopo poche ore. Fortunatamente noi abbiamo il volo domani mattina. Gli addetti allo sportello abbandonano molto spesso il loro posto di lavoro lasciando la lunga fila di persone ad attendere. Sono passate tre ore quando riesco a parlare con l’addetto il quale mi comunica che per le nostre carte di imbarco devo passare domani mattina alle 7,00. E’ impensabile andare in un hotel in città. Decidiamo pertanto di passare la notte all’interno dell’area internazionale dell’aeroporto. Il telefono satellitare finalmente riprende la linea e posso comunicare in Italia il nostro prossimo arrivo.
Con Luciano cerchiamo una zona dove trascorrere la notte. Un po’ distesi nelle scomode poltrone delle sale di aspetto ed in parte a terra su giacigli di fortuna, passiamo la notte.
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ULAN BATOR · 17 June 05
96° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 17/06/2005
Localià MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Sembra che tutte le difficoltà burocratiche siano finalmente finite. L’addetto doganale, dopo che abbiamo portato gli ultimi documenti con le firme ed i timbri richiesti, si decide a compiere l’ultimo controllo. Ritorniamo al deposito dove avevamo lasciato la macchina nel container alcuni giorni fa.
Il funzionario ci fa scaricare il mezzo che era all’interno completamente ancorato da funi e tavole di legno. Dobbiamo chiamare gli addetti del magazzino per estrarre la macchina e togliere tutti gli ancoraggi che erano stati predisposti per il trasporto. Verificato che i numeri di telaio e di motore fossero quelli indicati nei documenti, ci permette di richiudere il tutto e ci fa sigillare il container. Ora sembra che tutto sia in regola e mi assicurano che domani il carico sarà imbarcato sul treno per la Cina.
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ULAN BATOR · 16 June 05
95° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 16/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO: MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Anche oggi passiamo la giornata tra uffici ed il deposito container per risolvere il problema della macchina.
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ULAN BATOR · 15 June 05
94° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 15/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
TESTO DIARIO
Anche oggi passiamo la giornata tra i vari uffici delle dogana mongola. Utilizzando i taxi ci spostiamo in continuazione tra le varie sedi per esaudire le varie richieste dei burocrati mongoli.
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ULAN BATOR · 14 June 05
93° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 14/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO: MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Andiamo di prima mattina all’ufficio di Nyamaa per cercare di avere notizie circa i documenti mancanti per lo sdoganamento della vettura. Sembra che la situazione si complichi. Senza la registrazione che doveva essere fatta in frontiera noi risultiamo entrati clandestinamente in Mongolia. A nulla serve una telefonata fatta alla dogana di ingresso in cui confermano il nostro passaggio e neppure un fax con le registrazioni del nostro transito. Ancora una volta siamo nelle mani della burocrazia, questa volta mongola. Mancando questo documento di registrazione inizia tutta una serie di richieste da parte dei vari uffici doganali: chi chiede una dichiarazione, chi un timbro, qualcuno esige un visto rilasciato da un altro ufficio. Tutto questo comporta un continuo andirivieni tra i vari funzionari ed i vari uffici. Da notare che qualche ufficio non si trova nello stesso stabile, ma ad alcuni chilometri di distanza, dalla parte opposta della città. Noi inoltre siamo sprovvisti di mezzi di trasporto perché la nostra macchina si trova all’interno del container già pronta per essere spedita. Parlando con Nyamaa mi comunica che con molta probabilità ci vorranno alcuni giorni prima che la situazione si sblocchi. Con queste prospettive scartiamo definitivamente l’ipotesi di fermarci a Mosca ed anche quella di raggiungere la capitale russa utilizzando la ferrovia transmongolica. Questa soluzione ci impegnerebbe per troppi giorni. Sono necessari infatti quattro giorni di viaggio da Ulan Bator a Mosca col treno. Optiamo quindi per un rientro più rapido in aereo transitando da Mosca. Il volo più comodo ci sarebbe sabato 18 giugno con sosta a Mosca e arrivo a Venezia domenica 19 giugno. Fissiamo la partenza per tale data. Per tutelarci da eventuali ritardi nelle pratiche burocratiche per lo sdoganamento della macchina passiamo da un notaio ad Ulan Bator per fare una delega a Nyamaa affinché possa operare per mio conto se il tutto non si fosse risolto prima della mia partenza. E’ richiesta infatti la presenza del proprietario per l’imbarco oppure di una spedizioniere autorizzato. L’ italiano che avevamo incontrato il giorno precedente con i problemi per il visto ha avuto la conferma che è stata accettata la sua richiesta di estensione per due mesi. Ha risolto i suoi problemi e si accinge a partire per il suo giro in Mongolia. Noi, purtroppo, saremo costretti a scontrarci ancora per alcuni giorni con la burocrazia di questo paese.
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ULAN BATOR · 13 June 05
92° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 13/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO: MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Valutate tutte le varie possibilità per il rientro, decidiamo di imbarcare la Toyota in un container e di spedirla via mare in Italia. Io e Luciano pensiamo di rientrare in aereo via Mosca. Inizialmente pensavamo di passare alcuni giorni nella capitale russa ed avevo già preso contatti con l’amico Lorenzo Lazzarotto che vive lì da alcuni anni. Sono però sorti alcuni problemi con la dogana mongola per una mancata registrazione della macchina alla dogana di ingresso del paese e quindi dobbiamo attendere gli sviluppi della situazione poiché non sappiamo quanto tempo dovremo perdere per sbrigare tutte le pratiche burocratiche che ciò comporta. Contattiamo lo spedizioniere e nel pomeriggio passiamo dal suo deposito per caricare la macchina. L’operazione di carico risulta più complicata del previsto poiché l’altezza interna del container non risulta sufficientemente alta per permetterne l’ingresso. Faccio un primo tentativo togliendo le ruote posteriori e cercando di caricare il mezzo in questo modo. Non è ancora sufficiente. Per alcuni centimetri la macchina non entra nel container. Sono purtroppo costretto a togliere il tettuccio della cellula per guadagnare lo spazio necessario per poter permettere il passaggio della macchina in altezza. Mentre nel piazzale dello spedizioniere stiamo procedendo alle operazioni di carico incomincia anche a piovere. Dobbiamo lavorare con la massima urgenza per impedire che la cellula oramai priva di copertura possa allagarsi all’interno. Ultimata l’operazione di carico si procede all’ancoraggio della vettura con funi e tavole all’interno del container. Nel tardo pomeriggio passiamo da Nyamaa per definire tutti i preparativi per il nostro rientro in Italia. Con Nyamaa si parla inoltre della possibilità di organizzare una manifestazione culturale in Italia sulla cultura mongola. Tale iniziativa potrebbe essere un buon mezzo per portare a contatto le nostre realtà con la cultura e le tradizioni di questo popolo. Nyamaa sta anche nel frattempo prendendo contatti con dei suoi amici per tentare di risolvere il problema dello sdoganamento della Toyota. Per avere notizie dobbiamo attendere domani. Sembra che le cose si stiano complicando per la mancata registrazione in ingresso allo dogana mongola.
Presso il suo ufficio troviamo anche un ragazzo italiano di Brescia che ha dei problemi col visto di ingresso in Mongolia. Sembra infatti che il suo visto, rilasciato dal nuovo consolato onorario italiano di Ravenna per 60 giorni, non sia ritenuto valido dalle autorità mongole per un periodo così lungo, ma solamente per 30 gg.
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ULAN BATOR · 12 June 05
91° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 12/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La giornata è grigia e piove insistentemente. Cerchiamo ripetutamente di contattare telefonicamente Nyamaa. Con molta probabilità non si trova ancora in città. Ad Ulan Bator si trova il più grande monastero Bhuddista della Mongolia: il Gandantegchinlen. Passiamo buona parte della mattina ad assistere alle cerimonie all’interno del monastero. Continua a piovere ed è provvidenziale essere al riparo dei padiglioni. La temperatura si è notevolmente abbassata e soffia un forte e gelido vento. Colpisce molto all’interno del monastero vedere i monaci entrare ed uscire a bordo di potenti automobili. Le cerimonie che si svolgono danno l’impressione di essere preparate ad uso e consumo dei turisti che sono presenti e finalizzate alla raccolta di offerte. Al pomeriggio passiamo dal museo Nazionale di storia Mongola dove è esposta una interessante collezione di costumi mongoli ed una raccolta di lettere del Papa Innocenzo IV indirizzate a Guyuk Khan.
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ULAN BATOR · 11 June 05
90° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 11/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo
Km partenza
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza ULAN BATOR
Totale chilometri giornalieri
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi è sabato e tutti gli uffici sono chiusi inoltre Nyamaa è ancora assente poiché rientrerà dalla campagna solamente lunedì. Non dobbiamo guidare e decidiamo di recuperare un po’ del sonno perso rimanendo a letto fino a tarda ora.
Ulan Bator non è una città che presenti molti luoghi di interesse. Nella guida abbiamo letto che ci sono alcuni musei interessanti tra i quali il museo di storia naturale dove sono custoditi molti reperti recuperati nel Deserto di Gobi.
In tarda mattinata andiamo a visitare questo museo. Siamo alloggiati a circa 4 chilometri dal centro cittadino, vicino al Palazzo d’Inverno e questo ci offre l’opportunità di fare una passeggiata. La città di Ulan Bator si presenta come un moderno centro dove sono arrivati tutti i prodotti della modernità. Il traffico è caotico e l’aria irrespirabile. Contrariamente a quanto succedeva in Cina qui si possono trovare con molta facilità ristoranti e locali con tipici prodotti occidentali. Anche qui la moda delle persone ricalca i canoni dei modelli europei e occidentali. Qui vive circa la metà della popolazione del paese. La città si dispone lungo due direttrici principali est – ovest e lungo la linea ferroviaria, la transmongolica, che collega Pechino con la transiberiana e Mosca. Attorno alla grande piazza, nel centro cittadino, si affacciano i palazzi del parlamento e della cultura. Una statua equestre dell’eroe nazionale campeggia nel mezzo.
A lato della piazza si trova l’ufficio postale e l’ufficio turistico dove chiediamo alcune informazioni sui treni e sui voli per l’Italia. Nei prossimi giorni dovremo decidere come rientrare. Tra le varie possibilità i giorni scorsi abbiamo ipotizzato di rientrare col treno fino a Mosca e poi proseguire in aereo o ancora in treno fino in Italia. Per tale motivo ho contattato un amico a Mosca che mi ha dato delle informazioni e qualora decidessimo di fermarci nella capitale Russa si è dichiarato disponibile ad aiutarci.
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ULAN BATOR · 10 June 05
89° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 10/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo 112441
Km partenza 112268
Località arrivo ULAN BATOR
Località partenza DESERTO DI GOBI 40 KM DA BAYAN
Totale chilometri giornalieri 173
Totale chilometri 21971
FUSO ORARIO: MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Anche oggi ci si alza alle prime luci dell’alba quando il sole deve ancora comparire all’orizzonte. Dobbiamo percorrere gli ultimi chilometri per giungere ad Ulan Bator. Come di prassi faccio le verifiche alla macchina prima di partire. Ora siamo vicini al percorso della ferrovia, un ottimo riferimento per indicare la strada sicura senza possibilità di errore. Inoltre in questi ultimi chilometri si sono intensificate le costruzioni. Molte yurte ed abitazioni civili stanno ad indicare che ci stiamo avvicinando alla capitale. Non siamo più in mezzo al deserto come i due giorni precedenti. Negli ultimi 100 chilometri inoltre una nuova strada asfaltata corre parallela alla pista. Arriviamo molto prima del previsto nella capitale mongola. Il paesaggio cambia radicalmente. Le ampie distese di pietre vengono sostituite da dolci colline verdi. Ci sono anche alcuni laghetti dove si dissetano mandrie di cavalli selvatici. Il percorso è facile e veloce. Oramai siamo in vista della periferia della città che si presenta col suo grosso agglomerato urbano adagiato sulle colline che la circondano. Dobbiamo pagare una tassa di pedaggio per entrare nel centro cittadino. Percorriamo per alcuni chilometri la strada che attraversa la periferia e ci fermiamo in un piccolo negozio di alimentari per chiedere informazioni. Ad Ulan Bator non esistono i nomi delle vie e gli indirizzi sono identificati indicando i quartieri ed i distretti per cui risulta molto difficile cercare un indirizzo. Dobbiamo rintracciare l’ufficio di Nyamaa con cui ero in contatto. So che lei non è in città, ma rientrerà domani dalla campagna. Il proprietario del negozio dove ci siamo fermati, un giovane mongolo, si incarica di telefonare per farsi dare delle indicazioni sul luogo dove si trova l’ufficio e poi ci fa accompagnare dalla sorella che sale in macchina con noi. Alle 11,00 riusciamo ad incontrare le ragazze che collaborano con Nyamaa ed andiamo nel loro ufficio dove discutiamo sulle varie ipotesi possibili per il rientro in Italia. Ci accompagnano poi alla guest house dove alloggeremo. Si tratta di un piccolo appartamento alla periferia della città in uno di quei vecchi palazzoni di stampo sovietico. Non molto lontano si trova un buon ristorante che prepara anche piatti occidentali. E’ qui che dopo molti giorni di cucina cinese assaporiamo il primo pasto occidentale assieme. Oggi è venerdì e con molta probabilità fino a lunedì non riusciremo a concludere nulla per quanto riguarda le pratiche per il nostro rientro. Lasciamo la macchina in un sicuro parcheggio vicino alla nostra abitazione. Dopo molti giorni di viaggio riusciamo a fare alcuni passi per il centro cittadino.
NOTE:
1 $ = 1194 TICRIT
1 € = 1430 TICRIT
COSTO GASOLIO 864 TICRIT PER LITRO
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DESERTO DI GOBI 40 KM DA BAYAN · 9 June 05
88° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 09/06/2005
Località MONGOLIA
Km arrivo 112268
Km partenza 111839
Località arrivo DESERTO DI GOBI 40 KM DA BAYAN
Località partenza DESERTO DI GOBI 100 KM DAL CONFINE CINESE
Totale chilometri giornalieri 429
Totale chilometri 21798
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
E’ ancora buio quando sveglio un sonnolento Luciano e lo avviso che dobbiamo partire. Ad est l’aurora incomincia a rischiarare il cielo mentre ad ovest, dove il sole era tramontato la sera precedente, l’oscurità è ancora totale. Con noi si svegliano anche gli autisti di due camion che si erano fermati per passare la notte poco lontano da noi. Dal punto in cui ci troviamo partiamo in leggera discesa verso la pista individuata la sera precedente che si perde all’orizzonte in direzione nord ovest. Unico riferimento la ferrovia che dalla Cina va ad Ulan Bator. Non sempre la pista corre vicina alla strada ferrata. Quando questa compie ampi giri per superare le lievi asperità del terreno la traccia si allontana da essa, talvolta seguendo la palificazione elettrica che corre rettilinea, altre volte seguendo il percorso più diretto tracciato da esperti conducenti che conoscono molto bene questo mare di pietre. Oltre alle poche costruzioni che si incontrano lungo il cammino in prossimità della ferrovia e le rade yurte dei nomadi mongoli, l’unica forma di vita è rappresentata da qualche mandria di gazzelle selvatiche che fugge spaurita al nostro arrivo e da qualche raro rapace. Due di essi abbiamo la fortuna di osservarli da vicino, sbucando da una curva della pista. Due enormi aquile con una apertura alare di più di due metri. Stavano probabilmente osservando qualche preda quando siamo arrivati noi. Spaventate dal nostro arrivo sono fuggite rapidamente. Una di esse appesantita dalla grossa mole ha faticato parecchio prima di riuscire a staccarsi dal suolo.
In una delle tante deviazioni della pista, prendiamo una traccia che ci porta all’interno di un accampamento di nomadi. Siamo attorniati dai bambini e dai residenti che accortisi del nostro errore ci indicano la giusta via. Da una delle tende esce un mongolo con aria minacciosa e poco rassicurante che si dirige verso di noi. Evidentemente non gradisce la nostra presenza in quel luogo. Rosso in viso e traballante sulle gambe ci accorgiamo subito che è in preda ai fumi della vodka. Immediatamente una decina di bambini si precipitano per fermare il malintenzionato che si dirige verso di noi. Mentre i piccoli si accingono a fermare l’energumeno i grandi osservano divertiti la scena indirizzandoci gesti rassicuranti.
In un tratto del percorso che costeggia la ferrovia possiamo osservare da vicino uno dei frequenti treni merci che la percorrono. Sono treni lunghissimi con molti vagoni che trasportano legname e petrolio. Il pesante carico viene trainato da quattro potenti locomotori diesel ed il conducente si affaccia al finestrino per salutarci. Anche per lui siamo forse uno dei pochi incontri della giornata. Passato il treno rimaniamo soli nella pianura sconfinata. Lontana, all’orizzonte, una pista si snoda parallela al nostra cammino. La posso notare perché due camion la stanno percorrendo. Per circa due ore osservo la nuvola di polvere che sollevano. Stiamo andando nella stessa direzione. Solo dopo parecchio tempo le piste si avvicinano per formare un unico percorso. Ci fermiamo a parlare con gli autisti. Stanno andando anche loro ad Ulan Bator con un carico di cammelli Battriani. Abbiamo percorso oltre 400 chilometri quando decidiamo di fermarci. Dovremmo essere in prossimità del villaggio di Bayan. Ci fermiamo poco lontano dalla ferrovia. Nuvole minacciose girano all’orizzonte e lasciano cadere anche alcune gocce di pioggia. Da alcuni chilometri una buona pista corre parallela alla nostra. Ci stiamo avvicinando alla capitale Ulan Bator ed il traffico si sta leggermente intensificando.
Per cena utilizziamo gli ultimi viveri che abbiamo. La notte veniamo svegliati alcune volte dallo sferragliare dei treni merci che passano non molto lontano.
NOTE:
1 $ = 1000 TICRIT CAMBIATI NEL DESERTO
COSTO GASOLIO 1000 TICRIT PER LITRO
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DESERTO DI GOBI 100 KM DAL CONFINE CINESE · 8 June 05
87° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 08/06/2005
Località CINA – MONGOLIA
Km arrivo 111839
Km partenza 111696
Località arrivo DESERTO DI GOBI 100 KM DAL CONFINE CINESE
Località partenza ERENHOT
Totale chilometri giornalieri 143
Totale chilometri 21369
FUSO ORARIO:MONGOLIA + 7 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il confine della Mongolia dista dal paese solamente 9 chilometri. Di prima mattina, alle ore 9,00, partiamo per portarci in prossimità della frontiera e per espletare il più celermente possibile le pratiche burocratiche alla dogana. Siamo tra i primi ad arrivare al posto di confine. Le documentazioni doganali vengono completate in brevissimo tempo. Un problema nasce invece con la polizia di frontiera. Tang, la nostra guida cinese, mi chiede di accompagnarlo agli uffici della polizia che si trovano ad Erenhot. Quando giungiamo io non posso entrare e sono costretto ad attendere in auto per più di un’ora. Quando finalmente Tang ricompare mi annuncia che ci sono dei problemi con la frontiera mongola poiché non abbiamo nessuna persona ad attenderci al confine. Questo è ciò che viene riferito dalla polizia cinese di frontiera.
A quanto mi risulta tutto ciò non è vero poiché non è necessario avere una guida in Mongolia. Per sicurezza telefono agli amici di Ulan Bator che mi assicurano che non è richiesto alcun accompagnatore in Mongolia. Per precauzione comunque inviano un fax alla dogana mongola annunciando il nostro arrivo. Inoltre viene informato il capo della dogana stessa il quale assicura il suo interessamento ed afferma che sono solamente interferenze cinesi sulla regolamentazione doganale mongola. Ancora una volta la terribile macchina burocratica cinese complica le cose e rende difficile se non impossibile il viaggiare in questo paese. Ritorno con queste notizie da Tang perché le riferisca al capo ufficio della polizia cinese di frontiera. Sono oramai le ore 11,30 e l’ufficio ha chiuso per la pausa pranzo. Bisogna attendere fino alle 15,00 quando riaprirà. Ritorniamo fino alla frontiera dove i compagni di viaggio stanno aspettando il nostro arrivo per poter transitare. Anche qui la frontiera ha chiuso per la pausa pranzo e possiamo parlarci solo attraverso il cancello chiuso della dogana. Non possiamo oltrepassarlo, nè loro possono venire dalla nostra parte. Li mettiamo al corrente di quanto sta succedendo e con Tang ritorniamo in paese, presso gli uffici della polizia di frontiera, per attendere la riapertura alle ore 15,00. Quando arrivano i responsabili della polizia di frontiera chiedo a Tang di poter entrare anch’io negli uffici, ma vengo fatto allontanare dall’ufficiale responsabile in un modo molto sgarbato. Chiedo allora a Tang di tradurre letteralmente al responsabile dell’ufficio quanto segue:
-non è necessario alcun accompagnatore in Mongolia e inoltre siamo attesi dal capo della dogana Mongola, quindi il problema eventualmente è mongolo e non cinese.
-Se entro dieci minuti non avrò in mano l’autorizzazione per uscire dal paese chiamerò immediatamente l’Ambasciata Italiana.
Tang corre a riferire quanto gli ho detto e poco dopo arriva col capo della polizia, che per mezzo delle sue traduzioni, mi chiede se voglio uscire sotto la mia responsabilità e mi avverte che qualora la dogana mongola non ci facesse passare noi non potremmo più rientrare in Cina, ma saremmo costretti a rimanere nella terra di nessuno tra le due frontiere. Affermo di assumermi tutte le responsabilità e di non preoccuparsi per problemi che non sono di sua competenza. Vista la mia determinazione rilascia l’autorizzazione all’istante. Ritorniamo alla frontiera per ricongiungerci con gli altri compagni di viaggio. Salutiamo velocemente Tang e transitiamo, dopo tante peripezie, per passare in territorio mongolo. Qui le pratiche vengono svolte celermente ed in 45 minuti siamo fuori dalla dogana. Con Luciano decidiamo di procedere il più rapidamente possibile in modo da arrivare ad Ulan Bator quanto prima. Passato il paese mongolo di confine salutiamo i compagni di viaggio e procediamo velocemente in direzione nord. La strada asfaltata dopo pochi chilometri diventa una pista ed incomincia ad inoltrarsi nel deserto. Sono oramai le 16,30 e cerchiamo di portarci il più avanti possibile prima che diventi buio. Costeggiamo per un buon tratto la ferrovia che porta dalla Cina ad Ulan Bator. Dopo circa una cinquantina di chilometri incrociamo due piccole moto di 50cc con a bordo due simpatici ragazzi perugini. Sono due vigili del fuoco che stanno raggiungendo Pechino dall’Italia. Mi conoscono perché hanno visitato il sito ed hanno seguito il diario prima della loro partenza dall’Italia. Facciamo alcune riprese e rimaniamo d’accordo di risentirci al rientro. Spero veramente di poterli rincontrare anche per progettare qualcosa assieme. Al calare del sole abbiamo percorso circa 100 chilometri e ci fermiamo prima del paese di Ederne, all’incrocio con la pista che porta a sud verso il Gobi meridionale. Siamo soli sulla cima di una piccola altura dove si incrociano tre piste. Un cumulo di sassi con drappi votivi si erge nel mezzo dello spiazzo. Ci fermiamo poco lontano, ai margini della pista. In lontananza solo qualche fioca luce delle yurte dei nomadi. Scorgiamo all’orizzonte una piccola scia di polvere lasciata da una vettura che si dirige nella nostra direzione. Dopo circa mezzora la macchina transita dove siamo in sosta. La fermiamo per chiedere conferma della strada. Il conducente mongolo molto gentilmente ci da tutte le indicazioni necessarie e ci indica la strada da seguire. Dal punto in cui ci troviamola pista si intravede a malapena nella luce fioca del crepuscolo. Un camion la sta percorrendo in lontananza, verso nord ovest. E’ la nostra direzione. Il rumore del motore arriva attutito e sempre più debole per la distanza che aumenta. La luce rossa dell’unico fanalino posteriore funzionante danza nell’oscurità ai sobbalzi provocati dal terreno accidentato. Possiamo seguirla per un lungo tratto e vederne il percorso allineato con la stella polare nella direzione che domani dovremo percorrere Passano durante la notte alcuni camion che si dirigono in Cina. Qualcuno si ferma per chiacchierare e chiediamo informazioni sul tragitto. Un paio sostano per riposare ed al mattino ripartono con noi. A notte col calare delle tenebre nella volta celeste si accendono milioni di stelle. Sopra di noi la stella polare indica la direzione per domani mattina.
NOTE:
1 $ = 1000 TICRIT CAMBIATI NEL DESERTO
COSTO GASOLIO 1000 TICRIT PER LITRO
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ERENHOT · 7 June 05
86° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 07/06/2005
Località CINA
Km arrivo 111696
Km partenza 111198
Località arrivo ERENHOT
Località partenza HOHHOT
Totale chilometri giornalieri 498
Totale chilometri 21226
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Sono gli ultimi giorni in territorio cinese. Stiamo attraversando le propaggini meridionali della regione cinese della Mongolia Interna. La zona è ricca di carbone e costeggiamo alcune miniere a cielo aperto lungo il tracciato della strada. Una lunga ed ininterrotta colonna di camion porta il minerale dai luoghi di estrazione a quelli di utilizzo. Ci sono molte industrie di grandi dimensioni in zona. L’intenso traffico pesante di camion ha danneggiato il manto stradale. Sulla strada uno scuro ed impalpabile strato di polvere nera si sposta al passare dei mezzi. L’inquinamento è altissimo.
I residui del carbone, gli scarichi dei camion ed il fumo che esce dalle ciminiere generano una cappa di polvere che ristagna sulla città. Anche qui, non molto lontano, è in costruzione una moderna autostrada. E’ sera quando arriviamo ad Erenhot. Negli ultimi chilometri la guida è stata difficoltosa per il sole che, basso all’orizzonte, feriva gli occhi. La direzione della strada è proprio verso il tramonto. Attraversiamo al buio gli ultimi chilometri di deserto. Possiamo così notare le luci della città quando compaiono all’orizzonte. Un largo viale, illuminato con slanciati lampioni, ci conduce verso il centro cittadino dove troviamo il nostro albergo. La città è moderna con edifici nuovi e ben tenuti. Sulla grande piazza si affacciano gli edifici pubblici e sulla spazio lasciato libero, a sera, nasce un improvvisato Luna Park. La nostra guida Tang mi sembra più euforico del solito, si diverte a correre con le piccole auto dei bambini. Sente la fine del viaggio. Ceniamo in un locale mongolo di fronte all’albergo. Qui le insegne sono indicate con la doppia scrittura mongola e cinese. Nella regione autonoma cinese della Mongolia Interna si studia anche la lingua mongola che viene utilizzata in tutte le insegne ed indicazioni.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo Albergo 312 yuan la doppia
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HOHHOT · 6 June 05
85° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 06/06/2005
Località CINA
Km arrivo 111198
Km partenza 111007
Località arrivo HOHHOT
Località partenza BAOTOU
Totale chilometri giornalieri 191
Totale chilometri 20728
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Siamo arrivati ad Hohhot, capoluogo della regione autonoma della Mongolia Interna. Il tragitto di oggi non è stato molto lungo. La strada attraversa le ultime lande desolate della parte meridionale del Deserto di Gobi in territorio cinese. La città di Hohhot è un grosso e moderno agglomerato urbano, ha l’aria forse un pò più dimessa degli altri centri che abbiamo attraversato. Anche qui comunque grande fervore di attività produttive e commerciali. Migliaia di persone invadono le strade. I caratteristici ristoranti si affacciano sulle vie offrendo i tipici pasti della cucina cinese. Qui si incominciano a trovare anche cibi della cucina mongola. Centinaia di biciclette invadono le strade del centro cittadino. Ci stiamo oramai trasferendo verso il confine della Mongolia e qui la maggioranza della popolazione è di etnia mongola.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo Albergo 230 yuan la doppia
* * *
BAOTOU · 5 June 05
84° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 05/06/2005
Località CINA
Km arrivo 111007
Km partenza 110433
Località arrivo BAOTOU
Località partenza YINCHUAN
Totale chilometri giornalieri 574
Totale chilometri 20537
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Siamo oramai prossimi al confine con la Mongolia e le ultime tappe sono di trasferimento. Dobbiamo attraversare tutta la regione della Mongolia Interna, come viene chiamata questa zona. Attraversiamo le ultime propaggini meridionali del Deserto di Gobi. Ancora qualche zona arida prima di entrare nella vallata ricca di acque che costeggia il Huang He. La sabbia e la rada vegetazione desertica lasciano lo spazio ad ampie zone coltivate a frumento e riso. E’ questa una delle zone più ricche di carbone della Cina. Si scorgono numerose miniere ai piedi delle montagne e un intenso traffico di camion che trasportano il materiale estratto fino agli stabilimenti ed alle centrali elettriche dove viene utilizzato. Attraversiamo una zona ad altissima attività produttiva. Ovunque si scorgono stabilimenti di dimensioni enormi dove vengono impiegate migliaia di persone. Si tratta prevalentemente di industrie legate a processi estrattivi o metallurgici. A circa metà strada si scorgono due gigantesche centrali termiche in costruzione. Sarà utilizzato come combustibile il carbone estratto nelle vicine miniere. La strada che collega questi centri è buona e veloce, ma talvolta l’inteso traffico rallenta il cammino. Non molto distante dalla strada si scorge il tracciato in costruzione della nuova autostrada.
Verso le 20.00 arriviamo alla nostra meta.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo albergo 220 yuan la doppia
* * *
YINCHUAN · 4 June 05
83° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 04/06/2005
Località CINA
Km arrivo 110433
Km partenza 110131
Località arrivo YINCHUAN
Località partenza XINGRENBU
Totale chilometri giornalieri 302
Totale chilometri 19963
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il percorso di oggi non è molto lungo. Dobbiamo arrivare fino a Yinchuan. La strada corre lungo la vallata del fiume Huanh He. Le zone che attraversiamo sono coltivate intensamente. Abbiamo oramai abbandonato le zone desertiche. I villaggi si susseguono in una sequenza continua. La coltivazione prevalente è il riso favorita dall’abbondanza d’acqua.
Arriviamo verso le 12,00 ed essendo ancora presto decidiamo di andare a visitare le tombe degli Xia Occidentali.
Verso sera rientriamo al nostro albergo.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo albergo 200 yuan la doppia
* * *
XINGRENBU · 3 June 05
82° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 03/06/2005
Località CINA
Km arrivo 110131
Km partenza 109703
Località arrivo XINGRENBU
Località partenza XININ
Totale chilometri giornalieri 428
Totale chilometri 19661
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi giornata di trasferimento approfittando della buona strada che collega Xinin con Lanzhou. Una veloce autostrada infatti collega i due capoluoghi. Poiché il percorso è agevole e viene compiuto in breve tempo, decidiamo di proseguire ancora per alcuni chilometri per guadagnare del tempo nella tappa di domani. Oramai ci stiamo avvicinando al confine della Mongolia e queste tappe sono prevalentemente di trasferimento. Dovevamo pernottare nella città di Lanzhou, ma preferiamo evitare il traffico caotico della città e quindi proseguiamo per un piccolo paese sulla strada per Yinchuan.
Il percorso di oggi attraversa le ultime propaggini della catena del Qilian Shan prima di inoltrarsi nella vallata del Huang He e seguirne il corso fino alla nostra destinazione della giornata. Dal paesaggio brulla ed arido del deserto, si passa a zone completamente coltivate. Le aride colline argillose lasciano il posto a frutteti ed a campi coltivati a frumento e riso. Il paese dove passiamo la notte è un piccolo centro agricolo in mezzo alla campagna. Non esistono molte strutture alberghiere e dobbiamo accontentarci di un piccolo e modesto alberghetto. Siamo a pochi chilometri dall’inizio della nuova autostrada. Lungo la via principale si affacciano le molte attività commerciali del paese.
Un piccolo mercato raccoglie al mattino i commercianti che arrivano dai paesi vicini. Come al solito sono divisi per attività. Da una parte i venditori di frutta e verdura, in un’altra zona i venditori di piccoli utensili meccanici. Ciò che più colpisce la nostra attenzione è un angolo discosto dove sono allineati in buon ordine i calzolai con le loro attrezzature. Con le loro rudimentali macchine da cucire eseguono riparazioni di qualsiasi tipo: anche vecchie ed inservibili calzature vengono rimesse in uso.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo albergo 100 yuan la doppia
* * *
XININ · 2 June 05
81° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 02/06/2005
Località CINA
Km arrivo 109703
Km partenza 109414
Località arrivo XININ
Località partenza LANZHOU
Totale chilometri giornalieri 289
Totale chilometri 19233
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Partiamo presto per percorrere i 250 chilometri che ci separano dalla città di Xinin. Poiché il percorso è su buona strada e non molto lungo ed il sito di maggior interesse di questa zona si trova a soli 25 chilometri, decidiamo di passare a visitarlo direttamente. Si tratta del monastero di Ta-er Si della setta buddhista tibetana dei berretti gialli. Anche qui nessuna immagine del Dalai Lama, ovunque invece campeggia la foto del Panchen Lama gradito al governo cinese.
Nei dintorni del monastero fervono febbrili lavori per la sistemazione dell’area con finalità turistiche. Grandi edifici con decine di negozi in costruzione per l’avviamento di molte attività commerciali. Un albergo per accogliere i turisti sta per essere ultimato all’interno della stessa area monastica. I padiglioni sono stati ristrutturati ad uso e consumo delle telecamere dei visitatori. I monaci si esibiscono in canti e suoni al cospetto dei presenti come attori consumati sul palcoscenico. Un piccolo monaco segue i vari gruppi di turisti chiedendo l’elemosina. I più anziani entrano ed escono dal convento in lussuose auto ed armeggiando con moderni telefonini. Ben poco rimane dell’atmosfera mistica e contemplativa che caratterizzava questi luoghi. Quanto sono diversi da ciò che osservarono Maraini o Tucci durante i loro viaggi. Anche la Lasha del Tibet che vidi circa 15 anni fa non era certamente così deturpata come questo monastero. Alcuni amici, esperti di Tibet e buddhismo, mi riferirono alcuni mesi fa che oramai anche il Tibet e la vecchia Valle di Lasha sono completamente irriconoscibili: discoteche, prostituzione, fast food e nuovi palazzi hanno invaso anche il centro storico della città. I tibetani sono diventati una minoranza all’interno della comunità.
Non so ancora dove si possano trovare luoghi non contaminati dove si possano appezzare e respirare l’autenticità del misticismo del mondo buddhista.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo albergo 200 yuan la doppia
COSTA BARCA 100 YUAN A PERSONA
Ingresso grotte 30 yuan
* * *
LANZHOU · 1 June 05
80° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 01/06/2005
Località CINA
Km arrivo 109414
Km partenza 109235
Località arrivo LANZHOU
Località partenza LANZHOU
Totale chilometri giornalieri 179
Totale chilometri 18964
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi andiamo a visitare le grotte di Bingling Si che si trovano a circa 75 chilometri dalla città. Sono fra le meglio conservate della Cina. Per raggiungerle si percorre una comoda e veloce strada che per buona parte del percorso costeggia il Fiume Giallo. Si arriva poi fino alla diga di sbarramento del fiume. Da qui, con veloci barche a motore, si percorre il lago in circa 50 minuti fino alla gola dove sono situate le grotte. In una scoscesa valletta laterale, sulla ripida falesia, sono state ricavate le grotte dei monaci e le sculture del pantheon buddhista. In questa zona fervono grandi lavori di sistemazione dell’area e di restauro delle sculture e delle pitture murali. Oramai la Cina ha scoperto l’affare del turismo e sfrutta ogni opportunità per ricavarrne profitto. Anche i luoghi più sacri vengono sacrificati alla macchina del turismo di massa. Alcuni monaci vivono all’ingresso della gola. Sono della setta dei berretti gialli. Appartengono allo stesso gruppo da cui deriva anche il Dalai Lama. All’interno del loro piccolo Gonpa di nuova costruzione c’è un esiguo altare con le usuali statue del Buddha. All’ingresso i guardiani dipinti sulle pareti a proteggere il locale dai demoni. Sull’altare spicca una grande immagine del Panchen Lama, il capo spirituale che i cinesi hanno imposto in contrapposizione al Dalai Lama. A gesti chiedo al monaco che mi accompagna perché non ci sia un’immagine del Dalai Lama essendo lui il capo spirituale dei buddhisti. Al solo sentire il nome il povero monaco mi risponde inorridito. Con grandi gesti mi fa capire che nella loro gerarchia non è contemplato il Dalai Lama come capo, ma che tutto si rimette alle decisioni ed alla volontà del Panchen Lama. Tale personaggio si sa benissimo che è stato imposto perché gradito al regime cinese. La figura del vero capo spirituale di questa gente tende ad essere cancellata dal governo cinese. Questo fenomeno si riscontra maggiormente tra le montagne del Tibet. Impieghiamo circa un’ora e mezza per la visita della valletta dove si trovano la maggior parte delle grotte scavate nella falesia. Per ritornare alle macchine riprendiamo la nostra barca che in altri 50 minuti ci riporta al parcheggio. Alle sette di sera siamo all’albergo dove avevamo trascorso la notte la sera precedente.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo albergo 200 yuan la doppia
COSTO BARCA 100 YUAN A PERSONA
Ingresso grotte 30 yuan
* * *
LANZHOU 31 Maggio 05
79° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 31/05/2005
Località CINA
Km arrivo 108735
Km partenza 108735
Località arrivo LANZHOU
Località partenza WUWEI
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 18285
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Ci comunicano che la strada fino a Lanzhou è buona e può essere percorsa velocemente. Si tratta di una moderna e nuova autostrada. Decidiamo di portarci oggi fino a questa città. I chilometri sono circa 500, ma con una buona strada si possono percorrere in breve tempo. Al mattino, prima della partenza, passiamo a visitare il Tempio del Buddha dormiente che si trova nella strada dietro all’albergo. Si tratta di una grande statua del Buddha lunga 35 metri. Dicono sia la più grande della Cina. Bastano pochi minuti per questa visita e poi ci mettiamo subito in marcia per la nostra destinazione. Ci dirigiamo verso sud-est costeggiando i Monti Qilian Shan. La strada per un buon tratto costeggia la ferrovia che collega Urunqi con Pechino intersecandone il percorso parecchie volte. Anche i resti della Grande Muraglia accompagnano il percorso della strada. Nella prima parte si attraversano gli ultimi tratti del Deserto di Gobi meridionale finché non si valicano le montagne e ci si immette nella stretta gola che porta a Lanzhou. Qui la vegetazione incomincia a coprire i versanti delle montagne ed il brullo paesaggio del deserto lascia spazio a campi coltivati a grano e frumento. Nel tratto finale la strada si cerca il passaggio tra colline di argilla rosa e tra orti coltivati a frutteti. Lanzhou è una città caotica e moderna. I centri commerciali in stile occidentale sono ovunque. Le strade sono percorse da un traffico frenetico. Ovunque insegne e pubblicità luminosa. Anche qui la Cina di Marco Polo è completamente scomparsa:
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo Albergo 200 yuan la doppia
* * *
WUWEI · 30 May 05
78° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 30/05/2005
Località CINA
Km arrivo 108735
Km partenza 108464
Località arrivo WUWEI
Località partenza JIAYUGUAN
Totale chilometri giornalieri 371
Totale chilometri 18285
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il mattino, di buonora, visitiamo il forte del Passo di Jiayu. Qui rincontriamo i francesi della Renault che avevamo incrociato al nostro ingresso in Cina alla frontiera del Torugart Pass. Sono diretti a Pechino dove pensano di arrivare il 9 giugno per finire il loro giro. Il forte risale al 1372 ed è stato restaurato di recente con ricostruzioni che hanno fatto perdere all’edificio il suo fascino originario. Sono molti i cinesi che lo visitano segno evidente di un certo interesse di questo popolo per la sua cultura e la sua storia. A metà mattinata passiamo a visitare la Grande Muraglia che in questa zona si estende con le sue propaggini occidentali. Anche qui sono state fatte delle recenti ricostruzioni e restauri. Poco rimane di originale. Verso le prime ore del pomeriggio ci mettiamo sulla strada di Wuwei dove giungiamo alle 19,30. In serata, con Luciano, visitiamo la parte antica della città dove si trovano le vecchie botteghe, i ristoranti ed il mercato cittadino. I piccoli negozi si affacciano sulla strada con le facciate impreziosite da mille decorazioni colorate nello stile cinese. I tetti delle vecchie case richiamano lo stile architettonico delle pagode. I ristoranti espongono i caratteristici palloncini rossi di richiamo. Nella sua parte nuova la città invece appare con i suoi viali ampi e moderni, con insegne luminose e cartelloni pubblicitari colorati. La piazza ampia e spaziosa richiama molta gente che assiste allo spettacolo proiettato dai maxi schermi installati. I viali alberati sono illuminati con moderni impianti. Anche qui della vecchia oasi della via della seta rimane ben poco.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,54 YUAN LITRO
Costo Albergo 180 yuan la doppia
* * *
JIAYUGUAN · 29 May 05
77° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 29/05/2005
Località CINA
Km arrivo 108464
Km partenza 107966
Località arrivo JIAYUGUAN
Località partenza DUNGUANG
Totale chilometri giornalieri 498
Totale chilometri 18914
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Quando partiamo, di buona mattina, il tempo è nettamente migliorato. Pensiamo di percorrere i circa 400 chilometri che ci separano da Jiayuguan in un tempo abbastanza breve. Le notizie che avevamo avuto erano di un percorso facile ed agevole su buona strada. I primi chilometri in effetti vengono percorsi velocemente e quando ci immettiamo sulla direttrice principale che da Hami porta a Jiayuguan siamo in orario sulla tabella di marcia prestabilita. Dopo pochi chilometri un continuo ed interminabile cantiere ci costringe a rallentare l’andatura. Si prevedeva di arrivare a destinazione per le 15,00 riusciamo invece ad arrivare all’albergo solo verso le 19,00. La prima parte del percorso attraversa un territorio arido e piatto. Non esistono villaggi ed abitazioni, salvo i frequenti cantieri di lavoro per la costruzione della nuova strada. Stanno infatti completando la nuova autostrada che collegherà Urunqi con Lanzhou.
Il paesaggio incomincia ad essere più vario e mosso quando arriviamo in prossimità della cittadina di Qiaowan. Qui si incominciano a scorgere le propaggini meridionali della Catena del Qilian Shan con le sue cime innevate. Inoltre i corsi di acqua che scendono dalle montagne permettono l’esistenza di una ricca forma di agricoltura. Si notano orti coltivati e lussureggianti frutteti. Arriviamo con le luci radenti della sera in vista della città di Jiayuguan. Ad accoglierci all’ingresso della città è l’immagine imponente della Grande Muraglia che qui ha le sue ultime propaggini. Andiamo direttamente all’hotel riservandoci per domani mattina la visita della zona archeologica.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 180 yuan la doppia
* * *
DUNGUANG · 28 May 05
76° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 28/05/2005
Località CINA
Km arrivo 107966
Km partenza 107882
Località arrivo DUNGUANG
Località partenza DUNGUANG
Totale chilometri giornalieri 84
Totale chilometri 18416
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La tempesta di sabbia della sera precedente ha lasciato qualche segno. Una fitta coltre di nuvole ricopre il cielo e piove insistentemente. Abbiamo programmato di visitare le grotte di Mogao e malgrado la pioggia decidiamo di passare dal sito dove si trovano le grotte. Si tratta di uno dei luoghi meglio conservati della Cina, ricco di reperti di grande valore ed interesse riguardanti il buddhismo. Qui non arrivarono mai nè le distruzioni causate da invasioni esterne, nè la furia devastatrice delle guardie rosse durante la rivoluzione culturale. Siamo tra i primi visitatori ad arrivare al parcheggio. Piove a dirotto a ci avvisano che con molta probabilità la visita non sarà possibile. L’umidità potrebbe danneggiare gli affreschi, perciò le grotte non verranno aperte al pubblico finchè non cesserà di piovere. Attendiamo un paio di ore assieme agli altri visitatori sopraggiunti nel frattempo. Verso mezzogiorno abbiamo la conferma che la visita non sarà possibile a causa del maltempo. Decidiamo allora di rientrare in albergo e di sostare ancora in città facendo un tentativo il giorno seguente oppure, se il tempo migliorerà, nel pomeriggio. Con Luciano decidiamo di fare un giro per la città e per il mercato cittadino. Con Tang ci accordiamo, qualora il tempo migliorasse e la visita fosse possibile, di sentirci telefonicamente per raggiungere assieme le grotte di Mogao. Fortunatamente le grotte distano solamente 25 km dal centro cittadino. Mentre vaghiamo senza meta per il centro cittadino incontriamo due ragazzi italiani che ci dicono essere due cineoperatori del canale televisivo Marco Polo che stanno eseguendo delle riprese al seguito di un motociclista italiano che sta andando a Pechino con una piccola moto da 125 cc. Ci scambiamo gli indirizzi per poter rimanere in contatto al rientro in Italia. Verso le 13,30 mi chiama Tang avvisandomi che, essendo migliorato il tempo, nel pomeriggio le grotte sarebbero state aperte ai visitatori. Con Luciano rientriamo velocemente in taxi per poi ripartire verso le grotte. Rimaniamo all’interno fino alla loro chiusura alle 17,00 e poi rientriamo all’ albergo della sera precedente che nel frattempo avevamo riconfermato.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 180 yuan la doppia
* * *
DUNGUANG · 27 May 05
75° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 27/05/2005
Località CINA
Km arrivo 107882
Km partenza 107468
Località arrivo DUNGUANG
Località partenza HAMI
Totale chilometri giornalieri 414
Totale chilometri 18332
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
A metà mattinata iniziamo il nostro trasferimento verso Dunguang. Siamo in anticipo di un giorno sul programma prefissato, ma preferiamo utilizzare questa giornata come scorta nel caso dovessero esserci dei problemi in seguito. Le dogane cinesi sono molto rigide e dobbiamo uscire assolutamente per la data prefissata da Erenhot alla frontiera della Mongolia. Non è prevista nessuna deroga neppure in caso di eventuali imprevisti. Steven, il nostro corrispondente locale, ci ha riferito ieri che qualora avessimo un incidente o un guasto meccanico la soluzione migliore sarebbe di caricare il mezzo su un camion e di portarlo fino alla frontiera per farlo uscire. Tali restrizioni sono molto vincolanti e non facilitano certamente il turismo. I chilometri di oggi sono circa 400 e dobbiamo valicare la Catena del Bel Shan. Sulla sommità del passo di Xingxingxia, il punto più alto del percorso, si trova il confine tra la regione del Xinjiang e la regione del Ganzu. Da qui la strada discende rapidamente per attraversare la parte occidentale del Deserto del Kuruktag. Ampie distese di territorio piatto ed assolato, dove a volte compaiono lontani miraggi, fanno da cornice alla strada che, con lunghi rettilinei che si perdono all’orizzonte, porta fino al bivio di Hongliuyuan. Qui, alla confluenza della strada con la ferrovia Urunqi – Pechino, si stacca quella che porta all’Oasi di Dunguang. Sono 120 km che inizialmente attraversano la solita piatta ed assolata pianura. A circa meta del percorso, quando le acque che scendono dalle montagne vengono raccolte, si formano delle ricche e verdi oasi. Ci sono alcuni paesi prima di arrivare al centro principale di Dunguang. Le piccole oasi sono completamente coltivate con orti e frutteti. Verso sera, quando giungiamo a Dunguang, si alza un vento fortissimo e si scatena una violenta tempesta di sabbia. Abbiamo fatto appena in tempo ad arrivare al nostro albergo.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 180 yuan la doppia
* * *
HAMI · 26 May 05
74° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 26/05/2005
Località CINA
Km arrivo 107468
Km partenza 107031
Località arrivo HAMI
Località partenza TURPAN
Totale chilometri giornalieri 437
Totale chilometri 17918
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi dedichiamo la mattinata alla visita delle rovine di Jiaohe, delle tombe di Astana e della grotta dei mille Buddha.
Le rovine di Jiaohe che si trovano a pochi chilometri da Turpan hanno oramai poco da mostrare al visitatore dopo che le intemperie e la distruzione compiuta dalle truppe di Gengis Khan hanno completamente devastato il sito. Il luogo tuttavia emana un certo fascino sia per la posizione in cui si trova, circondato da due piccoli fiumi che rendono fertili le zone circostanti, sia per le montagne che lo cingono delimitando l’orizzonte con i loro colori rosso-ocra. Le tombe Astana, le sole tre visitabili, sono piuttosto modeste. Qualche residuo di affresco alle pareti a ricordare il rango delle persone sepolte e due povere mummie lasciate ad impolverarsi in due urne di vetro. Il luogo di maggior interesse è costituito dalle grotte dei mille Buddha. Anche se molto danneggiate dal tempo e dall’intervento dell’uomo, sono comunque di un certo interesse. Il luogo in cui si trovano è veramente fantastico. Una stretta e tortuosa valle segue il corso di un piccolo fiume per pochi chilometri. Le montagne che ne delimitano il percorso scendono ripide verso il fondovalle con i loro scoscesi pendii ricoperti da grandi ghiaioni. Il colore rosso e giallo delle rocce assume delle tonalità più o meno intense a seconda delle ore della giornata e dell’inclinazione con cui i raggi del sole le colpiscono. E’ ancora presto quando ultimiamo la visita alle grotte e decidiamo di partire e portarci fino ad Hami per poter guadagnare del tempo per i giorni successivi. Riprendiamo quindi la strada in direzione di Hami attraversando la parte desertica ai piedi della Catena del Bogda Shan. Sono le 21,30 quando arriviamo alla nostra meta.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 165 yuan la doppia
* * *
TURPAN · 25 May 05
73° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 25/05/2005
Località CINA
Km arrivo 107031
Km partenza 106645
Località arrivo TURPAN
Località partenza URUNQI
Totale chilometri giornalieri 386
Totale chilometri 17481
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Partiamo alle prime ore del pomeriggio, verso le 14,00, dopo aver pranzato nel locale della sera precedente ancora ospiti di Steven. La nostra meta è l’Oasi di Turpan che dista circa 380 km da Urunqi ed è collegata da una buona e veloce autostrada. La strada si incunea tra la Catena del Tian Shan a sud e la Catena del Bogda Shan a nord scendendo con lieve, ma costante discesa dai 900 mt di altezza di Uruqi fino ai 154 mt della depressione di Turpan. Prima della cittadina (circa 50 km) ci fermiamo alle rovine dell’antica Gaochan che fu capitale degli uyghuri quando i mongoli la elevarono a tale rango nel IX secolo. Fu una delle città più importanti nel percorso della via della seta, dove sostavano le carovane prima di inoltrarsi nell’arida distesa desertica del Gobi verso la cittadina di Hami. A nord della vecchia cittadina si erge la catena delle Montagne Fiammeggianti. Il nome deriva dai colori accesi ed intensi che esse assumono quando sono investite dal sole. Nel tardo pomeriggio arriviamo all’Oasi di Turpan dopo aver visitato il sito che riproduce il sistema di canalizzazioni che convogliano l’acqua dalle montagne all’oasi per mezzo di canali sotterranei.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 160 yuan la doppia
* * *
URUNQI · 24 May 05
72° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 24/05/2005
Località CINA
Km arrivo 106645
Km partenza 106437
Località arrivo URUNQI
Località partenza HOXUD
Totale chilometri giornalieri 208
Totale chilometri 17095
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Giornata di trasferimento fino alla città di Urunqi. Veniamo accolti da Steven, il responsabile dell’agenzia, il quale ci organizza una cena in un tipico locale della città. Cerco di collegarmi da un internet caffè vicino all’albergo per trasmettere il diario di viaggio. Non è possibile poiché i computer disponibili non dispongono di una uscita USB. Dovrò cercare nei prossimi giorni un altro luogo dal quale trasmettere.
Il punto dal quale ho cercato di inviare i testi del diario è un grande locale in cui sono installati qualche centinaio di computer allineati in lunghe file. Tra una postazione e l’altra dei divisori in legno creavano una certa privacy. La maggior parte degli utenti sono giovani che si cimentano in complicati videogiochi o chattano con chissà quale lontano corrispondente. Questi luoghi sono molto frequentati dai giovani cinesi, che non disponendo di un computer personale a casa, passano qui intere giornate.
A sera, quando dopo cena rientriamo in albergo, incomincia a piovere e la temperatura si abbassa notevolmente.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo160 yuan la doppia
* * *
HOXUD · 23 May 05
71° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 23/05/2005
Località CINA
Km arrivo 106437
Km partenza 106103
Località arrivo HOXUD
Località partenza LUNNAN
Totale chilometri giornalieri 334
Totale chilometri 16787
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Dal paese di Lunnan ci spostiamo lungo l’ultimo tratto di pista del deserto verso la cittadina di Korla. Città moderna che ha perso il fascino che poteva avere ai tempi in cui era una tappa nel percorso della via della seta. Era il luogo in cui confluivano le due direttrici principali che attraversavano il Deserto di Taklamakan: la via meridionale e quella settentrionale. Ora si presenta come una città moderna e ben tenuta. Il traffico è caotico e negozi moderni si affacciano sulle nuove strade. La nostra guida Tang abita in un piccolo paese a 17 km da Korla. Ripetutamente ci chiede di passare dalla sua abitazione per un pranzo veloce. Siamo costretti ad accettare anche se era nelle nostre intenzioni proseguire rapidamente per percorrere più strada possibile verso Urumqui. Passiamo la notte nella cittadina di Hoxud.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo140 yuan la doppia
* * *
LUNNAN · 22 May 05
70° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 22/05/2005
Località CINA
Km arrivo 106103
Km partenza 105561
Località arrivo LUNNAN
Località partenza NIYA
Totale chilometri giornalieri 542
Totale chilometri 16787
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Da Niya oggi ci dirigiamo verso nord-est lungo la nuova pista che attraversa il Deserto di Taklamacan. Fatto il pieno di gasolio alla periferia del villaggio di Niya partiamo per percorre i circa 550 km di deserto. Una lunga traversata resa ora agevole da una buona pista con un ottimo manto di asfalto. Sono 550 km di sabbia e dune. Per i primi 30 chilometri la pista presenta un fondo accidentato con frequenti ed insidiose ondulazioni che rallentano l’andatura. Poi, abbandonata la zona abitata ed addentrandoci nel vero deserto sabbioso, la pista diventa molto più agevole e veloce. Una infinita sequenza di dune si perde all’orizzonte su entrambi i lati della strada. Unica variante a questo mare di sabbia il manto grigio di asfalto della pista. Ai due lati lunghe file di arbusti piantati a protezione della strada corrono paralleli per tutta la sua lunghezza. Per ogni lato ho contato venti barriere artificiali costituite da piccole piante innaffiate da lunghi tubi che portano l’acqua per l’irrigazione a goccia. Ogni 5 chilometri una modesta casa prefabbricata azzurra col tetto rosso dà alloggio ad una coppia di giovani responsabili della manutenzione del tratto di strada fino alla casa successiva. Abitano in un’unica misera stanza che funge da cucina e camera da letto. I meno fortunati, quelli che risiedono nella parte centrale del percorso, si trovano a 250 km dal centro abitato più vicino. Lungo questa strada non esistono paesi. Unico posto di ristoro a metà del percorso una stazione di rifornimento ed un ristorante di fortuna. Queste casette lungo il percorso sono state costruite in questi ultimi due anni. Servono anche da stazione di pompaggio dell’acqua per l’irrigazione delle barriere protettive. Il sottosuolo di questo deserto è ricchissimo di acqua, petrolio e gas. Un lunghissimo gasdotto collega infatti questa zona di estrazione con la città di Shangai. Sono 4000 km di tubazioni che attraversano il territorio cinese per portare il petrolio fino a questa popolosa città industriale. Alloggiamo all’Albergo LUNNAN al termine della pista. Qui risiedono molti dipendenti degli impianti di estrazione di petrolio della zona. A sera, finito il lavoro, quando arrivano all’hotel, sono molto incuriositi dalle nostre auto parcheggiate sul piazzale. Poco dopo il tramonto si scatena una violenta tempesta di sabbia che ci costringe a rinchiuderci in albergo. In questo periodo mi confermano che questi fenomeni meteorologici sono molto frequenti.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo160 yuan la doppia
* * *
NIYA · 21 May 05
69° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 21/05/2005
Località CINA
Km arrivo 105561
Km partenza 105265
Località arrivo NIYA
Località partenza HOTAN
Totale chilometri giornalieri 296
Totale chilometri 16245
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi sarà una giornata di trasferimento. Da Hotan ci portiamo fino all’Oasi di Niya da dove parte la nuova pista che attraversa il Deserto di Taklamakan andando in direzione nord-est. Quelli di oggi sono circa 300 chilometri di deserto. La prima parte del percorso costeggia ancora la catena del Kunlun lungo le sue propaggini meridionali, poi si inoltra nella zona desertica attraversando piccole oasi che si affacciano lungo il percorso. Negli ultimi chilometri di percorso incomincia a profilarsi il tipico paesaggio desertico con bassi arbusti e piccole dune che talvolta invadono il manto stradale. Soffia un forte vento che spazza la piana desertica non trattenuto da alcun ostacolo. Quando arriviamo all’oasi di Niya la cittadina è invasa da una nuvola di sabbia sollevata dal vento. Anche qui dell’antica oasi carovaniera rimane poco. La città è stata integralmente ricostruita. Nuovi palazzi si affacciano sulla via principale. Il vecchio bazar è stato sostituito da un anonimo capannone in ferro, all’interno del quale sono ricavate le ristrette botteghe che un tempo esponevano i prodotti tipici del luogo e dove si rifornivano le carovane di passaggio. Ora qui si trovano solo prodotti tipici dell’industria occidentale. Prendiamo alloggio all’Hotel BAO RUI, modesto, ma confortevole.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo 180 yuan la doppia
* * *
HOTAN · 20 May 05
68° GIORNO DI VIAGGIO
DATA20/05/2005
Località CINA
Km arrivo105265
Km partenza104921
Località arrivoHOTAN
Località partenzaYARKANT
Totale chilometri giornalieri344
Totale chilometri 15949
FUSO ORARIO: CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
“Non sarebbe certamente piacevole essere cacciati in piena notte come successe in Turkmenistan.”
Questo era quanto scrivevo ieri sera quando accennavo alla situazione che si era creata con la polizia. Alle ore 1,00 di notte sentiamo bussare alla camera. E’ Tang che ci comunica che dobbiamo lasciare l’albergo perché la polizia non permette che degli stranieri alloggino in questo locale solo per cinesi. Siamo obbligati a fare in fretta i bagagli ed a metterci in strada per portarci fuori dal paese. Possiamo sostare presso un distributore di benzina. Il povero Tang è costretto ancora una volta a coricarsi nella cabina dell’auto; durante la notte incomincia anche a piovere. Possiamo comunque dormire abbastanza tranquilli. Al mattino dopo aver fatto rifornimento di acqua partiamo con destinazione Hotan. Attraversiamo le propaggini meridionali del Deserto di Taklamacan e con una lunga corsa arriviamo fino all’Oasi di Hotan dove alloggiamo all’Hotel Hotan.
Girando per la città possiamo verificare che ben poco è rimasto dell’antica oasi descritta da Marco Polo nel suo libro. Oramai l’antico posto di sosta delle carovane che attraversavano il deserto si è trasformato in una moderna cittadina con ampi viali, centri commerciali e bazar situati in nuove strutture.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
Costo Albergo180 yuan la doppia
* * *
YARKANT · 19 May 05
67° GIORNO DI VIAGGIO
DATA19/05/2005
Località CINA
Km arrivo104921
Km partenza104623
Località arrivoYARKANT
Località partenzaSTRADA DEL MUZTAGATA 90 KM DA KASHGAR
Totale chilometri giornalieri298
Totale chilometri 15605
FUSO ORARIO : CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oramai è quasi una consuetudine partire alle 8,00 da quando siamo in Cina. Ha piovuto tutta la notte ed il povero Tang, che ha dormito nella cabina dell’auto mi confessa di aver avuto freddo verso mattina. Non si era infilato nel sacco a pelo che gli avevo prestato, ma lo aveva utilizzato come coperta. Ripercorriamo i 90 chilometri di strada che ci separano da Kashgar in circa 4 ore. Anche al ritorno siamo ostacolati dai soliti cantieri di lavoro lungo il percorso. Passiamo dall’albergo dove avevamo dormito per ritirare degli indumenti che avevamo lasciato alla lavanderia. Contrariamente a quanto previsto il giorno precedente, decidiamo di recuperare parte della giornata che avevamo perso al confine khirghiso e invece di sostare a Kashgar, pensiamo di spostarci verso Hotan. Iniziamo ad attraversare il Deserto di Taklamakan e ci fermiamo all’Oasi di Yarkant dove alloggiamo in un hotel per cinesi vietato ai turisti, pagando 100 yuan la camera doppia. Si tratta di un nuovo albergo situato nel centro cittadino. Una poliziotta passando di fronte all’albergo e notando le nostre auto parcheggiate, inizia a discutere animatamente con i proprietari. Tang, la nostra guida, mi assicura che tutto è stato sistemato e che possiamo dormire tranquillamente. Non sarebbe certamente piacevole essere cacciati in piena notte come successe in Turkmenistan.
Ad Hotan, una delle città menzionate anche nel Milione di Marco Polo, è rimasto ben poco del fascino dell’oasi del deserto. Del vecchio posto di sosta e ricovero delle carovane che attraversavano il deserto non c’è più nulla. La gente del luogo veste all’occidentale. La via principale è assediata da moderni palazzi con negozi che si affacciano sulla strada esponendo tutti prodotti che si possono trovare nei negozi occidentali. Nulla si trova di caratteristico e tipico. Solo la sabbia, che entra ovunque sollevata da un vento forte e continuo, ci ricorda che siamo in pieno deserto.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
* * *
Beppe scrive: · 18 May 05
”…qua la situazione è molto difficile per quanto riguarda la trasmissione dei dati.
E’ già la seconda volta che trovo un internet point, ma non riesco a trasferire i dati.
Non so come fare, appena mi sara possibile ti invierò il diario.
In questa zona il satellitare non funziona.
Inoltre ci sono dei problemi con le frontiere cinesi e non so se sarà necessario rivoluzionare il viaggio: le difficoltà sono legate al transito con la macchina e non per le persone.
Prevedo una sospensione momentanea del diario.
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STRADA DEL MUZTAGATA 90 KM DA KASHGAR · 18 May 05
66° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 18/05/2005
Località CINA
Km arrivo 104623
Km partenza 104316
Località arrivo STRADA DEL MUZTAGATA 90 KM DA KASHGAR
Località partenza KASHGAR
Totale chilometri giornalieri 305
Totale chilometri 15307
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Di prima mattina (qui partire presto significa alle 8,00 in quanto si segue l’ora di Pechino e trovandoci nelle regioni occidentali della Cina siamo molto in anticipo rispetto all’ora astronomica) alle 8,00 siamo in viaggio per salire verso la strada che porta in Pakistan al passo Khunjerab. La nostra meta non è arrivare fino al confine Pakistano, ma percorrere i circa 200 km che separano Kashgar dal lago Karakul e dalla soprastante cima del monte Muztagata 7546 mt. Parecchi anni fa percorsi il versante pakistano della strada che porta al passo. Una delle strade più belle al mondo dal punto di vista paesaggistico. Il Muztagata poi, nel versante cinese mi incuriosiva già circa 20 anni fa quando, leggendo una relazione tecnica del National Geographic, rimasi affascinato da questa cima. Fu in quel periodo, di grande attività sci alpinistica nelle Alpi, che raccolsi tutti i dati possibili, le relazioni tecniche, ogni cartina in commercio, pensando di organizzare un viaggio per salire con gli sci quella affascinante cima. Per varie coincidenze invece non sono mai riuscito a realizzare il mio sogno. Ora ho la possibilità di ammirare la tanto sognata cima. Lo farò come la maggior parte dei turisti arrivando in auto ed osservadola dalle rive del Lago Karakul, sulle cui turchesi acque si specchia da sempre.
Pensiamo di trovare una buona strada, invece i primi 90 chilometri sono un continuo cantiere per la sistemazione e l’allargamento del manto stradale. Siamo costretti a rallentare la nostra marcia e dopo 5 ore abbiamo percorso solo 80 km dei 200 previsti. Quando si arriva ad un posto di controllo della polizia, intorno al 100° chilometro, la strada migliora ed inizia a salire fino a raggiungere i 3700 mt del lago Karakul. Il primo tratto si arrampica lungo una stretta valle incassata tra ripide pareti di roccia strapiombanti sul torrente sottostante. Poi si allarga alla confluenza di ampie vallate che scendono dalla catena del Kunlun. Quando poi siamo in vista delle propaggini sommitali del Muztagata si scorge la piana che raccoglie le acque che scendono dai ghiacciai per formare il lago Karakul.
La giornata non è delle migliori e purtroppo la cima è coperta da una fitta coltre di nuvole. Si riesce a scorgere il ghiacciaio solamente fino alla grande seraccata mediana sui 6500 mt di quota. Ricordo molto bene questa zona che tante volte avevo studiato nelle fotografie quando sognavo di salire la cima. Era descritta nelle relazioni come la parte più cruciale della salita, il punto oltre il quale si apriva il pianoro terminale senza nessun’altra difficoltà tecnica se non quella dell’altitudine.
Poiché dormire in quota avrebbe potuto crearci dei problemi decidiamo di abbassarci e portarci verso Kashgar. Arriviamo in serata in un piccolo villaggio a circa 90 chilometri da Kashgar dove sostiamo la notte nel cortile di un albergo piuttosto mal ridotto. Rifiutiamo le camere che ci vengono offerte e dormiamo nella nostra cellula. Verso mezzanotte siamo svegliati dalla polizia, che avvisata dai proprietari dell’albergo, è passata per un controllo. La nostra guida sceglie di dormire nella cabina dell’auto e per ripararlo dal freddo della notte gli offro il sacco a pelo di emergenza che ho portato da casa.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
* * *
KASHGAR · 17 May 05
65° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 17/05/2005
Località CINA
Km arrivo 104316
Km partenza 104196
Località arrivo KASHGAR
Località partenza KASHGAR
Totale chilometri giornalieri 120
Totale chilometri 15002
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Trascorriamo la giornata visitando la città di Kashgar. Al mattino sono costretto a passare da un gommista per riparare una gomma che si era bucata durante il tragitto del giorno precedente. Andiamo quindi al mercato cittadino. La nostra guida Tang passa la mattinata al telefono per far preparare i documenti per il ritiro del materiale che la dogana ci aveva sequestrato ieri. Verso mezzogiorno mi annuncia che dobbiamo passare assieme alla dogana per ritirare il satellitare, mentre per quanto riguarda le radio trasmittenti, esse devono essere inviate per posta in Italia poichè non è permessa la loro introduzione nel territorio cinese. Andiamo a visitare la città vecchia e verso le quattro partiamo per la dogana che dista 60 chilometri. Quando arriviamo il responsabile mi annuncia che anche il mio satellitare dovrà essere spedito in Italia per posta. Cerchiamo di trattare, ma sembrano irremovibili. Chiedo allora di poter prelevare dall’apparecchio telefonico la scheda SIM. Quando apro il telefono per togliere la scheda mi chiedono di ispezionarne l’interno. Controllano minuziosamente quanto scritto e non so per quale strano motivo decidono di lasciarmi l’apparecchio telefonico. Si tratta ora di spedire i due apparati rice-trasmittenti. Un piccolo ufficio postale dove poter effettuare l’operazione si trova a pochi metri dalla dogana. Ci avviamo per fare la spedizione accompagnati da un funzionario della dogana col compito di verificare che la spedizione venga effettuata. Da questo ufficio non è possibile spedire all’estero. Nasce allora un problema e viene indetta immediatamente una riunione col capo della dogana. Dopo circa mezzora di attesa viene deciso di far venire con noi un funzionario della dogana fino a Kashgar per verificare che la spedizione venga effettuata. Dobbiamo fare in fretta perché l’ufficio postale chiude alle 18 e se non arriviamo entro tale ora si dovrà attendere l’indomani per la spedizione. Facciamo una veloce corsa in auto per arrivare in tempo all’ufficio centrale delle poste di Kashgar. Mancano pochi minuti alla chiusura quando completiamo le pratiche e congediamo l’addetto della dogana. Fortunatamente ci siamo riusciti!
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
COSTO GASOLIO 3,41 YUAN LITRO
* * *
KASHGAR · 16 May 05
64° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 16/05/2005
Località KIRGHIZISTAN – CINA
Km arrivo 104196
Km partenza 104017
Località arrivo KASHGAR
Località partenza TORUGART
Totale chilometri giornalieri 178
Totale chilometri 14882
FUSO ORARIO:CINA + 6 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Al mattino quando ci alziamo abbiamo una sorpresa: nevica! Tutta la zona è ricoperta da una coltre bianca. Durante la notte sono arrivati parecchi camion che si sono incolonnati per passare il confine. Ci sono notizie contrastanti sull’orario di apertura della frontiera. Alcune voci parlano delle 9.00 altre delle 11,00. Come al solito non ci sono notizie precise. La frontiera apre alle 11,00. Bisogna affrettarsi perché la chiusura della stessa avverrà alle due del pomeriggio. Lunghe pratiche burocratiche come al solito ed interminabili controlli. Sono le 14,00 quando riusciamo a valicare il confine kirghiso. Il breve tratto di strada di sette chilometri che divide le due frontiere si trova in pessime condizioni. Buche enormi, la strada ricoperta di fango per la neve caduta durante la notte. Quando arriviamo al valico del Torugart incontriamo il primo posto di controllo cinese. I nuovi gendarmi sia negli atteggiamenti che nell’abbigliamento sono completamente diversi da quelli kirghisi. Qui si nota una maggiore efficienza ed organizzazione. I severi controlli di confine, al valico creano già i primi problemi. Dobbiamo attendere alcuni minuti per i primi controlli e per le verifiche. Quando arriva il benestare dalla dogana che si trova a circa 7 chilometri a valle possiamo procedere. Scendiamo dal passo e dopo circa 10 chilometri troviamo il posto di controllo dove c’è ad attenderci la nostra guida Tang. Qui un ufficiale di servizio chiede a Daniela se è in possesso di carte o guide della Cina. Lei consegna la Guida Verde del Touring Club Italiano. Il solerte funzionario verifica se ci sono delle irregolarità su quanto riportato. Notando che sulla mappa della Cina riprodotta nella pagina interna della copertina l’isola di Taiwan
non viene compresa nel territorio cinese, sequestra il libro. A nulla valgono le rimostranze di Daniela: la guida viene trattenuta dai funzionari della dogana! Il più fermo in questa decisione è un giovane ufficiale che con fare imperioso impartisce ordini sbraitando in tutte le direzioni con i subalterni. Dopo questo primo controllo dobbiamo passare una ulteriore verifica doganale all’ultimo posto che si trova a circa 60 chilometri da Kashgar. Qui incontriamo un gruppo di camion della Renault con al seguito alcune vetture Nissan che stanno compiendo il percorso da Lione a Pechino. Più avanti anche dei tedeschi che su dei camion sono diretti a Pechino. Anche qui i controlli sono minuziosi e le lungaggini burocratiche ci impegnano per parecchio tempo. Alla verifica dei mezzi vengono trovati i due apparecchi ricetrasmittenti che vengono subito sequestrati. Anche il mio telefono satellitare non risulta idoneo e quindi viene requisito. Da notare che mentre il mio telefono satellitare veniva sequestrato, a qualche metro di distanza, un francese del gruppo Renault stava tranquillamente telefonando con un telefono simile. La nostra guida ci assicura che sarà stata inoltrata una richiesta per poter riavere gli apparecchi tra alcuni giorni quando saremo ritornati a Kashgar dopo la nostra puntata fino a Tahkurgan.
NOTE:
1 € = 10 yuan
1 $ = 8 yuan
* * *
TORUGART · 15 May 05
63° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 15/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 104017
Km partenza 104017
Località arrivo TORUGART
Località partenza TORUGART
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 14704
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La notte è stata molto fredda. Il riscaldamento della cellula non ha funzionato perché si erano esaurite le batterie dei servizi interni. Il cielo coperto del giorno precedente non aveva permesso ai pannelli solari la totale ricarica. Il ghiaccio accumulato sopra di essi aveva inoltre impedito il loro normale funzionamento. Fortunatamente le attrezzature da montagna che avevamo al seguito ci hanno permesso di passare la nottata in modo confortevole. Al riparo della comoda cellula, protetti dalle pareti di vetroresina è sicuramente più piacevole che stare in una tenda anche se di buona qualità. Le raffiche di vento possono anche far oscillare la vettura, ma all’interno ci si sente protetti, il rumore stesso del vento viene attutito dalle robuste pareti.
Al mattino la macchina è ricoperta da una coltre di ghiaccio. Sono le 6,00 quando esco dalla mia tana per spostare la vettura di alcuni metri e parcheggiarla in posizione tale da raccogliere i primi raggi del sole nascente. Desidero sfruttare al massimo le potenzialità dei pannelli solari e fare in modo che tutte le ore di sole della giornata possano contribuire alla ricarica delle batterie. Oggi è una giornata di attesa. Pur potendo dormire qualche ora in più oramai non riusciamo a rimanere a letto. Luciano alle 8,oo si incammina verso il lago che dista in paio d’ore di distanza dal luogo dove siamo parcheggiati. Io sistemo la macchina ed il suo interno per preparare lo spazio per Tang, la nostra guida cinese, che da domani dovrà viaggiare con noi. Abbiamo tutta la giornata a disposizione e decido di visitare alcuni dei vagoni che ospitano i kirghisi che abitano qui. Sono delle misere abitazioni all’interno delle quali ci sono due locali. In uno vivono i proprietari. Esso funge da zona cottura, sala da pranzo e camera da letto. Il secondo molto spesso viene tenuto a disposizione di eventuali ospiti. In esso viene sistemata la televisione che con delle gigantesche antenne paraboliche mette in contatto questo angolo sperduto col resto del mondo. Si fermano di frequente i camionisti che sono costretti a passare qui la notte. Mi dicono che il passo viene tenuto aperto tutto l’anno. Da qui transitano molti camion con merci che vengono trasportate verso la Cina dal Kirghizistan. Molti di questi camion sono carichi di ferro vecchio che viene trasformato nelle fonderie cinesi. Da alcuni autisti in sosta vengo a sapere che domani mattina la dogana dovrebbe aprire alle 11,00. Ancora una mattina in questo luogo desolato.
* * *
TORUGART · 14 May 05
62° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 14/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 104017
Km partenza 103946
Località arrivo TORUGART
Località partenza AK BEJIT
Totale chilometri giornalieri 71
Totale chilometri 14704
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Durante tutta la notte ha soffiato un forte vento accompagnato a tratti da pioggia e neve. Nel mezzo della notte ci sveglia un vociare di persone attorno alle macchine. Poi qualcuno bussa alla porta insistentemente chiamando a gran voce. Apro e si presentano alla mia vista alcuni poliziotti che mi chiedono il passaporto. Dopo aver spiegato che ci troviamo in quel luogo in attesa di salire domani mattina al Torugart Pass per andare in Cina, ci salutano e ci augurano buon viaggio. Oggi dobbiamo percorrere solamente 80 km per arrivare al confine con la Cina. Quando partiamo il tempo sembra migliorare ed ampie schiarite si preannunciano ad est. Un pallido sole tenta di forare la coltre spessa di nubi. Tutta la pianura attorno a noi è bianca per la neve caduta durante la notte. Sull’auto alcuni centimetri di neve coprono i pannelli solari impedendo il loro normale funzionamento. Dopo alcuni chilometri sono costretto a salire sul tettuccio della cellula per cercare di pulire le incrostazioni di ghiaccio che ricoprono i pannelli. A circa 40 chilometri troviamo il primo posto di controllo, una vecchia postazione militare sovietica dove veniamo registrati per il transito. Proseguiamo poi in un paesaggio completamente deserto. Non incrociamo una sola vettura o camion. Si incontrano lungo la strada solo vecchie costruzioni abbandonate; resti di obsolete opere sovietiche che un tempo servivano per proteggere questi confini. Valichiamo un primo passo a 3574 mt circondato da vecchie postazioni militari abbandonate. La strada poi scende ad attraversare le grandi pianure che portano al lago di Khatir Kol che si trova in prossimità del paese di Torugart. E’ qui che quando giungiamo abbiamo l’amara sorpresa. Le guardie di frontiera ci annunciano che il confine è chiuso fino a lunedì. Nessuno ci aveva avvisato di questo. Anzi il corrispondente cinese mi aveva assicurato che si poteva transitare. Lo chiamo al telefono e mi dice di essere già arrivato al Torugart Pass dal versante cinese e di avere avuto la notizia che la frontiera kirghisa era chiusa solamente ieri all’arrivo a Kaxgar. Tento di convincere la guardia di confine a farci transitare, ma risulta impossibile. Dobbiamo attendere qui fino a lunedì. Thang, il corrispondente cinese, ci aspetta sul versante opposto del passo. Arretriamo dal confine di alcune centinaia di metri fino a raggiungere la zona dove dobbiamo sostare e dove si trovano alcuni vecchi carrozzoni adibiti ad hotel e ristorante !!!!!!!!!!!. Non possediamo più valuta kirghisa, ma abbiamo viveri sufficienti per stazionare qui per due giorni. Facciamo rifornimento d’acqua e chiedo ad una persona del luogo di potermi allacciare alla corrente elettrica col nostro cavo. Per tutta la giornata soffia un fortissimo vento che pulisce il cielo dalle nuvole, ma abbassa di molto la temperatura. Nel tardo pomeriggio, prima del calare del sole, ci rintaniamo nella cellula a lavorare con le foto e a leggere. La temperatura scende rapidamente quando il sole scompare dietro alle montagne mentre il vento si intensifica. Durante la notte infuria la bufera con forti raffiche fino alle 2,00 poi si placa leggermente.
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AK BEJIT · 13 May 05
61° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 13/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 103946
Km partenza 103834
Località arrivo AK BEJIT
Località partenza NARYN
Totale chilometri giornalieri 112
Totale chilometri 14633
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Abbiamo passato la notte lungo la strada che porta al Turugart Pass. Ha piovuto in continuazione ed al mattino il cielo è ancora coperto di nuvole. A volte qualche raggio di sole riesce a filtrare e ad illuminare il paesaggio. Siamo in una stretta gola a ridosso del fiume che scende lungo la valle. Ai lati ripide pareti di terra rossa incombono sul percorso. Luciano di prima mattina si incammina per fare una breve passeggiata seguendo la strada. Nel frattempo finisco di sistemare le ultime cose nella cellula e poi lo raggiungo. La strada incomincia subito a salire lungo la stretta valle e dopo pochi chilometri il manto di asfalto scompare. A tratti il fondo diventa molto sconnesso. Lungo la strada una sosta in un piccolo posto di ristoro dove beviamo un caffè e spendiamo le ultime monete che abbiamo a disposizione. Il locale si trova in uno dei soliti carri adibiti ad abitazione. Si tratta di una specie di rimorchio all’interno del quale è stata allestita un’abitazione e molto spesso, come in questo caso, viene trasformata anche in bar. Adiacente al locale una yurta accoglie parte degli averi della famiglia. Uno spesso telo di feltro ne ricopre le pareti esterne e ripara dal freddo ed dalle intemperie. La tenda è miseramente arredata. All’interno, tra le povere suppellettili, giocano tre bambini. Oltrepassato un piccolo passo la vallata si apre per lasciare spazio ad estesi pascoli e a zone coltivate. Alte cime imbiancate dalla neve caduta durante la notte delimitano la valle verso sud. Le nuvole coprono ancore le cime e solo a tratti si riescono a scorgere i ghiacciai sommitali. Sono tutte cime di oltre 4000 metri che delimitano il confine cinese.
Lungo la strada ci fermiamo in un piccolo cimitero adagiato sopra una collina in una bella posizione panoramica. Le caratteristiche costruzioni dei tumuli si differenziano per dimensioni ed ornamenti a seconda della disponibilità economica in vita del defunto che vi giace all’interno.
Da qui una valle larghissima ci accompagna fino alla contrada di Ak Bejit, ultimo insediamento prima della salita terminale per il Torugart. Arriviamo in questa località alle 14,00. Un gruppo di case cadenti e malandate ci accoglie.
Ovunque disordine e sporcizia. Immondizie abbandonate, bidoni per il latte accatastati all’esterno delle abitazioni. I muri si scrostano e le pareti delle case si reggono a malapena. In tutto questo abbandono si aggirano cani randagi con aria poco rassicurante. Come consuetudine ci invitano all’interno per offrirci da bere. Le stamberghe sono abitate da una decina di persone. Buona parte dei componenti della comunità si trova in uno stato avanzato di ubriachezza. E’ il luogo dove abbiamo deciso di passare la notte per non andare a dormire troppo in quota: siamo già a 3000 mt. Tuttavia preferiamo spostarci di alcune centinaia di metri dalle costruzioni per non essere importunati durante la notte. Quando ci piazziamo nel luogo scelto incomincia una fitta nevicata che in pochi minuti imbianca tutta la zona. Ci sistemiamo e riaccendiamo il riscaldamento dell’abitacolo per passare la notte al caldo. L’ultima volta che era stato utilizzato il riscldamento, un mese fa, eravamo in Armenia.
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NARYN · 12 May 05
60° GIORNO DI VIAGGIO
DATA12/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo103834
Km partenza103685
Località arrivoNARYN
Località partenzaKOCHKOR
Totale chilometri giornalieri149
Totale chilometri 14521
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi abbiamo in programma di portarci fino a Naryn, all’inizio della salita che dovrebbe poi condurci in vetta al Passo Torugart per entrare in Cina nella giornata di Sabato 14 maggio. I chilometri da percorrere non sono molti e quindi procediamo con calma. Luciano prima di partire acquista un tappeto nel piccolo negozio della nostra guest house. Caricato il tutto in auto ci avviamo per l’ampia vallata che incomincia a salire in direzione sud verso il passo che ci divide dalla cittadina di Naryn. La strada si infila nella stretta valle e seguendo il corso del fiume sale fino ai 3038 mt del passo. Il cielo è leggermente coperto ed in cima al passo incomincia a nevicare leggermente. Appena scollinato ci fermiamo presso una piccola yurta di pastori. Veniamo accolti con la consueta ospitalità. Ci vengono offerti latte e pane. Ci permettono di visitare le piccole tende dove alloggiano i componenti del nucleo familiare. Quando arriviamo ci sono solamente due anziani ed un bambino.
Dopo i saluti di rito ci accomiatiamo e riprendiamo la nostra strada. Ora la valle si allarga e le montagne assumono toni rossastri. In prossimità di Naryn una spaccatura sulla montagna, attraverso cui passa la strada, ci permette di arrivare al paese. Un povero agglomerato di case dove regna la disoccupazione. Il tipico paese di frontiera senza la minima prospettiva. Presso una scuola cittadina riesco ad accedere ad internet e trovo un messaggio del nostro corrispondente cinese che mi annuncia che la polizia non ha concesso l’autorizzazione al transito per il giorno 14 maggio contrariamente a quanto ci era stato comunicato ieri. Il collegamento internet non funziona molto bene e mentre sto leggendo il messaggio cade la linea. Sono costretto a chiamare telefonicamente il nostro corrispondente per avere notizie precise. Ho la conferma di quanto letto. Decidiamo allora di proseguire facendo una tappa intermedia lungo il cammino verso il passo. A sera ci spostiamo alcuni chilometri sulla strada verso la Cina.
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KOCHKOR · 11 May 05
59° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 11/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 103685
Km partenza 103414
Località arrivo KOCHKOR
Località partenza KARAKOL
Totale chilometri giornalieri 271
Totale chilometri 14372
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi abbiamo in programma di completare il giro del Lago Issyk kul percorrendo la strada meridionale per arrivare fino a Kochkor. La giornata si prospetta favorevole. Il tempo è buono e la nostra direzione verso ovest ci dovrebbe portare verso zone con condizioni climatiche migliori. A differenza della costa settentrionale la strada che costeggia il lago nella sua parte meridionale attraversa un paesaggio molto più selvaggio e deserto. Pochi sono i paesi che attraversiamo. La costa non è un susseguirsi di continui insediamenti turistici come nel versante settentrionale. I pochi villaggi sono molto lontani dal lago. Solo un unico insediamento turistico di rilievo deturpa il paesaggio con le sue costruzioni ora abbandonate. Queste zone erano frequentate ai tempi dell’Unione Sovietica. La strada segue la costa per buona parte del percorso e si può ammirare il lago. La bella giornata di sole fa assumere alle acque un intenso colore azzurro. Quando la strada, in prossimità di Kay Say si allontana dal litorale per addentrarsi verso l’interno, attraversa zone di grande interesse paesaggistico. In lontananza le alte cime ricoperte di neve del Terskey Ala Too delimitano i confini meridionali del Kirghizistan con la Cina. Più vicino antiche arenarie ed accumuli morenici assumono colori intensi sotto i raggi radenti del sole. Un alternarsi di rossi e gialli, di gole profonde e di ampie vallate. Ai lati della strada ampie distese di terreni coltivati. Grandi greggi di animali al pascolo. Quando arriviamo a Balykchy voltiamo a sinistra per la valle che porta a Kochkor. Percorsi pochi chilometri un piccolo lago di un turchese intenso compare al lato della strada. Un piccolo gioiello incastonato tra rocce rossastre. Alle prime ore del pomeriggio arriviamo e Kochkor e prendiamo alloggio presso la B&B dove ero stato con Redento la scorsa settimana. Telefono alla guida cinese per fissare l’appuntamento al Torugart Pass a gli chiedo se possiamo anticipare l’arrivo di un giorno per essere domenica 15 al mercato di Kaxgar. Nel tardo pomeriggio mi conferma che ciò è possibile dato che la polizia ha concesso l’autorizzazione per arrivare un giorno prima del previsto.
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KARAKOL · 10 May 05
58° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 10/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 103414
Km partenza 103250
Località arrivo KARAKOL
Località partenza CHOLPO ATA
Totale chilometri giornalieri 164
Totale chilometri 14101
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La notte è stata disturbata dalla pioggia continua ed insistente. Quando partiamo il cielo è ancora grigio e ci portiamo velocemente verso Karakol, nostra destinazione finale per oggi. I chilometri da percorrere non sono molti. Questo è il
centro maggiore della zona e da qui posso collegarmi in Internet e trasmettere gli aggiornamenti del diario di viaggio. Sono un pò in ritardo poiché per alcuni giorni non ho potuto scrivere essendo il PC fuori uso. Ora, con i ricambi che mi ha portato Luciano, potrò incominciare a fare gli aggiornamenti con regolarità.
Karakul è una città di circa 70.000 abitanti e sono motivo di interesse la Moschea Cinese, il mercato cittadino e i resti di una vecchia chiesa ortodossa in legno interamente costruita senza l’utilizzo di chiodi. Il tempo resta pessimo per tutta la giornata. Dormiamo lungo la strada che porta a Balykchy alcuni chilometri fuori della città.
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CHOLPO ATA · 9 May 05
57° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 09/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 103250
Km partenza 102986
Località arrivo CHOLPO ATA
Località partenza BISHKEK
Totale chilometri giornalieri 364
Totale chilometri 13937
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La giornata non si prospetta molto bella quando partiamo dall’albergo di Bishkek. Abbiamo deciso di fare il giro del Lago Isik Sul. Partiamo percorrendo la costa settentrionale e ci fermiamo per la notte a Cholpo Ata, dove sostammo con Redento la settimana precedente. Alla fine della strada che da Bishkek porta al lago, con sorpresa scopriamo di dover pagare una tassa ecologica di 500 som. Quando arrivai qui con Redento la scorsa settimana non pagammo questa somma. Oggi in Kirghizistan è festa nazionale ed in ogni paese e città si festeggia con manifestazioni pubbliche.
Attraversiamo Balykchy dove è in corso la festa a cui partecipa tutto il paese. Un grande palco sul quale si esibiscono cantanti locali occupa tutta la piazza principale, di fronte al monumento ai caduti. La festa infatti rievoca la vittoria della Seconda Guerra Mondiale. Passiamo un paio d’ore girovagando tra la gente radunata nel piazzale della festa. Poi riprendiamo il nostro cammino verso Cholpon Ata dove dobbiamo passare la notte. Ci sistemiamo in riva al lago. Piove a dirotto per tutta la notte, ma fortunatamente la cellula tiene bene.
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BISHKEK · 8 May 05
56° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 08/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102986
Km partenza 102920
Località arrivo BISHKEK
Località partenza BISHKEK
Totale chilometri giornalieri 66
Totale chilometri 13783
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Verso le 10,30 di sera accompagno Redento all’aeroporto. Non è semplice raggiungerlo di notte soprattutto perché la segnaletica come sempre è molto scarsa. Effettuiamo le pratiche di imbarco appena aprono gli sportelli per il volo. Redento passa la dogana ed io mi sistemo in auto per attendere il volo da Londra con a bordo Luciano. Puntuale alle 4,30 arriva. Dormiamo ancora per qualche ora nel parcheggio dell’aeroporto: è troppo presto per andare all’hotel dove ho prenotato una stanza. Luciano mi ha portato i ricambi per il PC e finalmente posso ricominciare a scrivere per aggiornare il sito internet. Sono le 9,00 quando giungiamo all’hotel dove avevo fissato la camera. In tarda mattinata arrivano anche Daniela e Beppe Stella. E’ una bruttissima giornata e la trascorriamo in hotel. Luciano a riposare ed io ad aggiornare il mio diario. A sera andiamo a cena in una birreria tedesca poco lontano dall’albergo.
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BISHKEK · 7 May 05
55°GIORNO DI VIAGGIO
DATA 07/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102920
Km partenza 102920
Località arrivo BISHKEK
Località partenza BISHKEK
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 13717
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Redento, di prima mattina, ha iniziato a preparare i suoi bagagli. Liberiamo la camera dell’albergo. Questa notte Redento partirà alle 3,00 mentre Luciano arriverà alle 4,00. Trascorrerò la notte all’aeroporto per accompagnare Redento ed attendere Luciano. In tarda mattinata passiamo da un supermercato per acquistare generi alimentari. Oramai le scorte sono ridotte al minimo. Anche i viveri portati dall’Italia sono quasi esauriti. Il negozio dove facciamo gli acquisti è un moderno supermercato impostato con tecniche europee. Si può pagare anche con la carta di credito. Sia come servizio che come assortimento non hanno nulla da invidiare ai nostri centri commerciali. Tutta Bishkek è una città moderna. Grandi strade e verdi viali alberati attraversano il centro cittadino. Un bel disegno urbanistico ne caratterizza la planimetria. Lussuosi negozi e traffico intenso la rendono simile ad una città europea. I giovani si differenziano poco da quelli occidentali: vestono firme italiane, frequentano fast food e passano il loro tempo tra discoteche ed internet caffè. I costumi tradizionali sono completamente scomparsi. Solo qualche anziano combattente, forse perché il 9 maggio sarà festeggiato il giorno della vittoria della Seconda Guerra Mondiale, esibisce orgogliosamente sulla giacca decine di decorazioni della vecchia Unione Sovietica. Dei disordini del mese scorso, seguiti alle elezioni politiche che sono state annullate, non rimane alcuna traccia. Solo un grosso centro commerciale che è stato oggetto di saccheggi in quei giorni, è ancora chiuso per ristrutturazione. Della vecchia cultura kirghisa, dei costumi, delle tradizioni, nella capitale non esiste più nulla. Quel poco, pochissimo, che rimane lo si può trovare solamente nelle campagne. Prima molti anni di comunismo, ora gli ingenti capitali stranieri che qui arrivano, hanno radicalmente trasformato la società ed i costumi locali.
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BISHKEK · 6 May 05
54° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 06/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102920
Km partenza 102811
Località arrivo BISHKEK
Località partenza BISHKEK
Totale chilometri giornalieri 119
Totale chilometri 13717
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Non abbiamo ancora notizie dei nostri compagni di viaggio. Ho risposto ieri sera al messaggio che mi hanno inviato via e-mail. A questa mattina non ho ancora ricevuto alcuna risposta. So che si trovano in città, ma non ho alcun recapito per trovarli. Decidiamo di partire per il Canyon di Ala Archia che si trova a circa 40 km da Bishkek. La giornata non è molto bella e risalendo lungo la valle che porta al canyon non riusciamo ad ammirare le cime delle montagne poiché le nuvole ne impediscono la visione. La strada sale ripida nella parte terminale per raggiungere i 2200 mt dove finisce in un parcheggio. Nella zona, oltre ad una piccola stazione meteorologica, ci sono un vecchio albergo ed uno più recente che non offre alcun servizio di ristorante, ma solo pernottamento. Mentre saliamo ricevo un messaggio al telefono inviatomi dai due compagni di viaggio. Li richiamo subito fiducioso di poter finalmente prendere la linea e poter comunicare. Vengo così a sapere che si trovano nel luogo dove siamo diretti. Dopo solo pochi minuti vedo in lontananza la loro auto. Il caso ha voluto che dopo circa 20 gg. ci trovassimo casualmente in una valle vicino a Bishkek. Pernottano presso un hotel a Bishek situato dalla parte opposta a quella in cui ci troviamo noi. Ci diamo appuntamento in serata davanti al Parlamento di Bishkek per uscire a cena assieme e per stabilire il programma per i prossimi giorni. Ceniamo al Ristorante Navigator. Domani noi dobbiamo ultimare i preparativi per la partenza di Redento.
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BISHKEK · 5 May 05
53° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 05/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102811
Km partenza 102519
Località arrivo BISHKEK
Località partenza CHOLPON ATA
Totale chilometri giornalieri 292
Totale chilometri 13598
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Con tutta calma partiamo dopo i consueti controlli all’auto. Dobbiamo arrivare a Bishkek che dista circa 250 km. Per Redento sono gli ultimi giorni. Partirà sabato prossimo e nella stessa giornata arriverà Luciano a sostituirlo; pensiamo perciò di passare alcuni giorni di svago e di riposo nella capitale kirghisa. Lungo la strada sostiamo a Burana, a circa
70 km da Bishkek dove sorge un vecchio minareto dell’XI secolo. La strada che percorriamo è buona e veloce. Il primo tratto, fino a Kemin attraversa la Catena del Kongoy seguendo il percorso del Fiume Chuy. La zona è brulla e deserta. Si incontrano rari posti di ristoro lungo la strada. Solo dopo aver valicato la catena montuosa la valle si allarga. I villaggi ritornano ad animare il percorso e ricompare la vegetazione ai lati della strada. Quando arriviamo a Bishkek passiamo subito dalla Turkish Air Line per confermare il volo di ritorno di Redento e poi prendiamo alloggio presso l’Asia Mountains Guest House, un’accogliente albergo con una caratteristica impronta tedesca. All’Internet caffè lungo la strada, leggendo la posta, troviamo un messaggio di Beppe Stella e Daniela (non sentiamo i compagni di viaggio da circa 20 gg). Sono arrivati in città da 4 giorni. Hanno cercato più volte di contattarci, lo stesso abbiamo fatto noi senza mai riuscirci. Invio loro un messaggio indicando l’albergo presso cui ci troviamo.
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CHOLPON ATA · 4 May 05
52° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 04/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102519
Km partenza 102332
Località arrivo CHOLPON ATA
Località partenza KOCHKOR
Totale chilometri giornalieri 187
Totale chilometri 13306
FUSO ORARIO:KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi decidiamo di esplorare le rive settentrionali del Lago Ysyk Kol. Partiamo di buon’ora perché dobbiamo fermarci anche a Balykchy alla ricerca di gas. Da circa due mesi cuciniamo all’interno della cellula ed oramai le scorte di gas si sono ridotte. Ci hanno consigliato di cercare in questo centro poiché è il più importante della zona. Passiamo da alcuni rivenditori, ma non troviamo nulla. Come già prevedevo, gli attacchi per le bombole non sono simili a quelli europei e quindi non si riesce a fare la ricarica. Proseguiamo lungo la costa del lago. E’ un litorale basso e sabbioso. A nord la catena del Kunggoy Ala delimita la vallata ed i confini col Kazakistan. Arriviamo fino a Cholpon Ata il maggior centro turistico della zona. Qui c’è un po’ più di animazione che negli altri paesini che abbiamo attraversato. Stanno costruendo parecchi nuovi alberghi, ma gli standard sono ancora molto lontani da quelli europei. Questa zona era famosa per le sue case di cura; ci fermiamo in una piacevole e tranquilla pianeta in riva al lago.
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KOCHKOR · 3 May 05
51° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 03/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102332
Km partenza 102205
Località arrivo KOCHKOR
Località partenza CHAEK
Totale chilometri giornalieri 127
Totale chilometri 13119
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il primo tratto del percorso si immette nella stretta valle del Fiume Jungal. Il percorso della strada segue il fiume. A tratti gli instabili pendii, su cui cerca il passaggio la strada, franano sulla carreggiata rendendo difficoltoso il transito. Correndo sempre affiancata al fiume, la strada sale dolcemente fino ai 2664 mt del Kizart Pass. Qui la vallata si allarga e si ricongiunge anche con la pista che arriva dai 3453 mt del Karakol Pass. Nell’attraversamento dei molti villaggi la strada è costeggiata da alti e frondosi pioppi che formano dei tunnel verdi. Arriviamo nel pomeriggio a Kochkor una piccola e tranquilla cittadina. Prendiamo alloggio in un B&B modesto, ma accogliente e pulito. Si stanno sviluppando nella zona queste soluzioni economiche presso famiglie. La nostra casa è gestita da tre persone: una ragazza e due anziani genitori. Il padre, è un ex ufficiale dell’Armata Rossa e la madre, segue le faccende domestiche e accudisce gli animali. Nel retro della casa, raccolti in piccole aree ci sono capre, polli ed oche. In un recinto più grande pascolano cavalli ed asini. L’economia della famiglia è inoltre sostenuta da un piccolo negozio nel quale vengono venduti gli oggetti prodotti in casa dalla figlia e dalla madre. Sono tappeti, borse, berretti. Piccole cose prodotte artigianalmente. Qui incontriamo due ragazzi francesi che sono arrivati da Mosca dove lavorano. Sono appassionati ciclisti. Hanno percorso in 14 mesi tutta l’Indocina. Ceniamo con loro nell’accogliente sala da pranzo della casa. Domani hanno intenzione di fare un breve giro a piedi nei monti circostanti. Ci scambiamo informazioni e notizie. Desidererebbero anche loro il prossimo anno compiere un giro in auto per l’Asia Centrale.
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CHAEK · 2 May 05
50° GIORNO DI VIAGGIO
DATA02/05/2005
Località KIRGHIZISTAN
Km arrivo 102205
Km partenza 101897
Località arrivo CHAEK
Località partenza TUKTOGUL
Totale chilometri giornalieri 308
Totale chilometri 102992
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Partendo cerchiamo di seguire la strada che ci aveva indicato la polizia di controllo al Passo Ashuu. Dopo alcuni chilometri decidiamo di ritornare indietro poiché la strada è in pessime condizioni e quindi percorrere i duecento chilometri che indica la mappa avrebbe richiesto troppo tempo. Ripercorriamo la stessa strada del giorno precedente fino al Passo di Ala Bell. Qui ci fermiamo per una breve sosta. Alcune misere costruzioni servono da ricovero per gli operai che lavorano alla manutenzione della strada. Sono tutti fuori al lavoro. Una delle case sembra aperta ed entro. All’interno, una ragazza che prepara il cibo per gli operai mi accoglie offrendomi del pane e del miele. Mi fa visitare i locali. Le misere stanze sono riscaldate da vecchie stufe in lamiera. Quelle che fungono da camera hanno delle sudicie coperte distese a terra lungo le pareti. La cucina è arredata con uno sgangherato tavolo in legno e con alcuni sgabelli. Su di alcune mensole, sistemate in una nicchia ricavata sul muro, ci sono dei vasi per alimenti. Tutt’intorno all’edificio ferri arrugginiti e vecchi bidoni di gasolio rendono ancora più spettrale il luogo. La neve all’intorno è scura per gli scarichi di gasolio. Quando ripartiamo, a pochi chilometri dal passo, decidiamo di salire per la strada sterrata che porta verso Talas. Percorriamo circa 15 km fino all’Omo Pass. Si sale lungo un’ampia vallata priva di qualsiasi interesse paesaggistico. La neve copre ancora completamente i pendii delle montagne ed il panorama che si apre dall’altra parte della valle è molto simile a quello della salita. Ritorniamo sulla strada principale Osh – Bishkek e deviamo prima di iniziare la salita al Too Ashuu Pass verso Suu Sanyr – Kyzyioy – Chaek. Fino a Chaek, dove ci fermiamo per pernottare, la strada è completamente sterrata, ma con un fondo buono. Attraversa dei suggestivi paesaggi montani: una stretta gola all’inizio e montagne con rocce rossastre che si infiammano alle luci della sera. Una deviazione che certamente merita di essere percorsa. Anche se non asfaltati i 100 km si possono percorrere molto facilmente ed i paesaggi ripagano pienamente i disagi del percorso.
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TUKTOGUL · 1 May 05
49° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 01/05/2005
Località KAZAKISTAN – KIRGHIZISTAN
Km arrivo 101897
Km partenza 101612
Località arrivo TUKTOGUL
Località partenza CONFINE KIRGHIZITAN (CIRCA 30 KM)
Totale chilometri giornalieri 285
Totale chilometri 12684
FUSO ORARIO: KIRGHIZISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
In pochi minuti arriviamo alla frontiera e, contrariamente a quanto prevedevamo, riusciamo a superarla senza troppi intoppi burocratici. Dopo circa un’ora siamo in territorio kirghiso. Senza arrivare a Bishkek, quando giungiamo al bivio di Kara Balta, prendiamo la strada che porta ad Osh in direzione sud. Ripercorriamo in senso contrario il cammino che avremmo dovuto compiere arrivando dalla Valle di Fergana. Nel primo tratto la strada sale lungo una stretta valle fino ad arrivare al Passo di Too Ashuu a 3586 mt di quota. Da qui un’ampia vallata conduce fino al Passo di Ala Bell. La valle, percorsa dalle fredde correnti che arrivano dai monti a meridione, è ancora ricoperta da parecchia neve. I pendii delle montagne circostanti sono ancora completamente imbiancati. Arriviamo fino alla cittadina di Toktogul a 1200 mt di quota. Qui la temperatura è più mite e possiamo pernottare lungo la strada su di una collina che ci permette di osservare in lontananza il lago ed il sole che tramonta dietro alle montagne
CONFINE KIRGHIZISTAN (Circa 30 km) 30 Aprile 05
48° GIORNO DI VIAGGIO
DATA30/04/2005
Località KAZAKISTAN
Km arrivo101612
Km partenza101324
Località arrivoCONFINE KIRGHIZISTAN (circa 30 km)
Località partenzaTARAL (80 km dalla città)
Totale chilometri giornalieri298
Totale chilometri102399
FUSO ORARIO:KAZAKISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Anche oggi sarà una giornata di trasferimento. La prima parte del tragitto attraversa un paesaggio con piccole ondulazioni che ci portano a circa 1000 metri di quota. La strada, sempre in buone condizioni, costeggia i versanti settentrionali delle montagne che delimitano i confini col Kirghzistan. La frontiera è molto vicina e le cime innevate che si scorgono a sud sono già in territorio kirghiso. Giunti nel maggior centro della zona, Taral, città famosa per la produzione della vodka, la strada piega decisamente verso est. Il paesaggio cambia all’improvviso e le dolci ondulazioni del terreno lasciano lo spazio alla sconfinata pianura kazaka che si estende verso nord. Siamo su di un altopiano di circa 700 mt di quota. Unico ostacolo allo sguardo, che può spaziare libero, sono le catene le catene montuose a sud verso il Kirghizistan, le cui cime innevate arrivano a 4000 mt di quota. A nord immense distese coltivate si perdono all’orizzonte. Qualche piccolo villaggio interrompe la monotonia del paesaggio. Per pranzo ci fermiamo in uno di questi paesini dove una lunga fila di case affiancate si affacciano sulla strada principale. Presso ognuna di esse, al riparo di una piccola tettoia le cui pareti sono ricoperte da colorati tappeti, è stato aperto un piccolo ristorante dove si fermano le auto ed i camion di passaggio. Sono tutti gestiti da donne che cercano di attirare l’attenzione con ampi gesti delle braccia al passaggio di ogni mezzo. Ne segliamo uno e ci fermiamo per il pranzo. Il menù è composto dai soliti spiedini. Quando ripartiamo, con altre due ore di auto ci portiamo nelle vicinanze della frontiera che contiamo di attraversare domani. Unica variante della giornata, che ha un po’ movimentato il trasferimento di oggi, un tentativo di una pattuglia della polizia di farmi pagare una multa sostenendo che non mi ero fermato ad uno stop, cosa non vera. Lunga discussione, ma il disonesto poliziotto desiste quando impugno il telefono minacciando di chiamare l’Ambasciata italiana. Spaventato si affretta a restituire tutti i documenti. Alle 16,00 ci fermiamo a lato della strada a circa 30 km dal confine. Ci prepariamo al passaggio di frontiera. Chissà quali diavolerie inventeranno domani i poliziotti per estorcerci denaro. In un piccolo negozio spendiamo gli ultimi soldi kazaki acquistando dei viveri, mentre ad un distributore facciamo il pieno di gasolio poiché il carburante in Kirghizistan è più caro.
NOTE:
CAMBIO 1€ = 165 TENGHE
GASOLIO 48 TENGHE AL LITRO
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TARAL (80 km dalla città) · 29 April 05
47° GIORNO DI VIAGGIO
DATA29/04/2005
Località UZBEKISTAN-KAZAKISTAN
Km arrivo101324
Km partenza101093
Località arrivoTARAL (80 km dalla città)
Località partenzaTASHKENT
Totale chilometri giornalieri331
Totale chilometri 102101
FUSO ORARIO UZBEKISTAN + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
FUSO ORARIO KAZAKISTAN + 4 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi dobbiamo attraversare la frontiera col Kazakistan per arrivare a Bishkek. Sappiamo che si tratta di un paese dove la corruzione dei pubblici ufficiali è dilagante e dove i turisti spessissimo vengono importunati con continue richieste di denaro. Le prime avvisaglie le abbiamo già alla frontiera uzbeka quando un funzionario mi chiede dei soldi per una fantomatica registrazione sanitaria. Poichè mi aveva agevolato altre volte mi qualifico come medico e chiedo delucidazioni dichiarando che abbiamo finito i soldi e che siamo in possesso solamente della carta di credito. Il funzionario non sapendo dare spiegazioni recede subito dalla sua richiesta e di malavoglia ci lascia transitare. La situazione si ingarbuglia maggiormente al momento della dichiarazione valutaria. Piochè non era mai successo che fosse fatto un controllo sui soldi dichiarati, scriviamo sul modello doganale una cifra approssimativa. Il funzionario questa volta richiede una verifica e, conteggiando i soldi, risulta che Redento ha circa 300€ in più mentre non è in possesso di circa 600$ dichiarati. Io invece dispongo di un’eccedenza di circa 70€ in valuta rispetto a quanto dichiarato sul modulo. A questo punto chiediamo di rifare la dichiarazione correggendo i dati. Il furbastro funzionario dichiara che non è possibile poiché è stata fatta la registrazione e lui potrebbe, per una correzione del genere incorrere in una punizione da parte dei suoi superiori. Ovviamente è tutto inventato e lo capisco quando afferma che dobbiamo compilare una dichiarazione, il cui modello scritto in cirillico per noi è incomprensibile e lasciare la valuta eccedente ( i miei 70€ ed i 300€ di Redento) in deposito. Per la valuta mancante (600$) avrebbe sistemato lui la faccenda. Tutto questo ovviamente mi insospettisce e dico al funzionario che desidero parlare con l’Ambasciata italiana. Chiedo a Redento di andare in auto a prendere il telefono e mentre lui esce faccio capire al funzionario che posso lasciargli una mancia. Lui accetta. A questo punto pretendo però una ricevuta che lui non è in grado di rilasciare. Nel frattempo è arrivato anche Redento col telefono e fingo di chiamare l’Ambasciata italiana. Simulo una conversazione in italiano e passo il telefono al doganiere asserendo che l’ambasciata desidera parlare con lui. Ovviamente si rifiuta e stizzito mi rende tutti i documenti e mi fa cenno di proseguire. Finisce così il primo incontro con la frontiera uzbeka-kazaka. Ora ci aspettano i ben più corrotti funzionari kazaki. Appena valicata la sbarra che delimita la terra di nessuno, un gendarme kazako si avvicina dicendomi esplicitamente che, se voglio transitare in fretta devo dargli dei soldi e che avrebbe provveduto lui a sbrigare il tutto velocemente. Mi rifiuto di pagare e veniamo parcheggiati a lato della strada e bloccati mentre tutti gli altri passano. Lascio trascorrere alcuni minuti e nel frattempo studio la situazione. Cerco di individuare i responsabili e gli uffici dove dobbiamo compilare i documenti. Scoperto l’ufficio competente mi reco dal responsabile, il quale molto cortesemente mi accompagna da un funzionario che parla inglese. Egli con molta cura mi compila tutti i moduli necessari senza chiedere nulla, solamente un piccolo souvenir italiano. E’ stato molto cortese e se lo merita. Gli chiedo inoltre di darmi assistenza con la polizia di frontiera e mi accompagna durante tutti i controlli. Quando poi gli offro 10€ non li accetta, spiegandomi che non vuole soldi, ma solo un piccolo ricordo dell’Italia. Non ho molto da dargli, ma mi ricordo degli spaghetti portati dall’Italia: ne abbiamo ancora qualche pacco. Ne prendo uno, glielo offro e lo accetta molto volentieri. Non tutte le persone sono poi cosi corrotte. Finiti questi primi controlli siamo soggetti ad un altro tentativo di estorsione dell’addetto al controllo sanitario, il quale ci chiede il certificato di vaccinazione per la febbre gialla. Mi risulta che non sia necessario. Intanto mi dichiaro ancora una volta medico. Anche qui mi viene detto che tra colleghi non servono certi documenti. Questo mi insospettisce subito. Ho poi la conferma che si tratta della solita truffa quando mi chiede dei soldi per passare. Mi rifiuto di pagare e lui non vuole rendermi i passaporti. Esco infuriato minacciando di chiamare ancora l’Ambasciata italiana e nel frattempo trovo uno dei poliziotti che in precedenza mi aveva aiutato. Gli spiego la situazione e mi consiglia di passare pure dato che il certificato della febbre gialla non serve. Gli chiedo di intercedere per me. Non vorrebbe, ma insisto e lo convinco. Il funzionario sanitario vedendo arrivare il suo collega della dogana si indispettisce maggiormente e quando costui si allontana, mi chiede per quale motivo ho avvisato altre persone di quanto stava accadendo. Il tipo si sente oramai alle corde anche perché, col telefono in mano, minaccio di chiamare l’Ambasciata italiana. Per finirla velocemente gli faccio capire che sono disposto a dargli 10€. Ne vuole 20. Mi rifiuto. Accetta i 10 € che gli porgo e li infila tra le pagine di un libro rendendomi tutti i nostri documenti. Mentre mi consegna i documenti estraggo dalle pagine del libro i 10€ che gli avevo consegnato in precedenza. Lui li cerca e non li trova. Gli faccio capire che me li sono ripresi e glieli mostro. Sono disposto a ridarglieli purché mi faccia una ricevuta e lo invito a venire con me dai suoi colleghi della dogana per compilare il documento in loro presenza. So che ciò non è possibile e ben volentieri lo saluto quando stizzito mi prega di uscire dall’ufficio. Anche questa volta abbiamo beffato un truffatore. Finalmente possiamo incominciare la nostra strada per Bishkek. Il Kazakistan si presenta subito con le sue grandi pianure. In questa stagione il paesaggio è completamente verde. Una grande piana coltivata, con lievi ondulazioni del terreno dalla cui sommità si può osservare il nastro di asfalto che si perde all’orizzonte. In alcuni tratti il grigio scuro della strada è l’unica variante nell’uniformità del verde della pianura. Ai suoi lati molto spesso sono allineate lunghe file di platani, uniche piante presenti. Tutta la pianura è coltivata a frumento salvo alcune zone adibite a pascolo. Uniche macchie di colore sono gli animali al pascolo. Il verde della piana assume tonalità diverse: più chiaro e brillante dove si trova l’erba più giovane e fresca. Assume invece una tonalità più scura dove gli steli sono più vecchi. Qualche avvallamento raccoglie le poche acque a formare minuscoli rivoli o zone lacustri. Attorno ad essi spesso giacciono piccoli villaggi. Altre volte, in zone completamente isolate, dove il terreno nasconde qualche giacimento minerale, si sviluppano delle attività industriali. Dopo circa 200 km dalla partenza il paesaggio cambia e, verso sud, notiamo le cime innevate dei monti che delimitano i confini col Kirghizistan e l’Uzbekistan. Qui la vegetazione incomincia ad essere più rigogliosa. Si notano piante ad alto fusto assenti nella prima parte del percorso. I fiumi trasportano una maggior quantità d’acqua e si dirigono verso il corso principale del Sir Daria. In uno dei boschi a lato della strada, a circa 80 km da Taraz, ci fermiamo per passare la notte.
NOTE:
CAMBIO 1€ = 165 TENGHE
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TASHKENT · 28 April 05
46° GIORNO DI VIAGGIO
DATA28/04/2005
Località UZBEKISTAN
Km arrivo101093
Km partenza101093
Località arrivoTASHKENT
Località partenzaTASHKENT
Totale chilometri giornalieri0
Totale chilometri 101770
FUSO ORARIO UZBEKISTAN + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Alle 7.00 siamo con la nostra auto all’Ambasciata del Kazakistan. Sappiamo che apre alle 9.00, ma vogliamo sbrigare la pratica in fretta. Quando arriva il console siamo tra i primi a fare la richiesta del visto. Paghiamo i 30$ per il diritto di urgenza e ci dicono di passare alle 17.00 per il ritiro. Trascorriamo la giornata girando per Tashkent in attesa che arrivi l’ora per il ritiro del passaporto. Ottenuti i passaporti prendiamo la strada per il Kazakistan e ci fermiamo a circa 8 km dal confine. Spendiamo gli ultimi denari in viveri acquistando della frutta. Riempiamo anche la nostra riserva di acqua della cellula facendoci prestare il tubo da una bambina che stava innaffiando la strada. Il luogo scelto per il pernottamento è un gradevole boschetto ai margini della strada.
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TASHKENT · 27 April 05
45° GIORNO DI VIAGGIO
DATA27/04/2005
Località UZBEKISTAN
Km arrivo101093
Km partenza100723
Località arrivo TASHKENT
Località partenzaLAGHI DI CHARVAK
Totale chilometri giornalieri370
Totale chilometri 101770
FUSO ORARIO UZBEKISTAN 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi è nostra intenzione ritornare a Tashkent e proseguire per la valle di Fergana. Pensiamo di avvicinarci al confine kirghiso con brevi tappe che ci permettano di ripassare dai luoghi che abbiamo già visitato la scorsa settimana. Avendo tempo a disposizione pensiamo di visitare i villaggi più piccoli lungo la valle. Iniziamo il nostro viaggio lungo la valle di Fergana quando, ad un posto di blocco prima di Kokan, un poliziotto ci ferma e per farci proseguire sostiene che dobbiamo essere in possesso di un permesso rilasciato a Tashkent. Non sappiamo con precisione di cosa si tratti. Ci fornisce solo un numero di telefono che dobbiamo contattare. E’ certamente un documento che non serve a nulla, ma il poliziotto è risoluto a non farci proseguire. Siamo costretti a ripercorrere i circa 15 km che ci portano a Tashkent. Andiamo all’Albergo Orsu e, dai ragazzi della reception facciamo telefonare al numero che ci ha dato il poliziotto. Risponde una specie di ministero dove non sanno nulla del visto. Le stesse persone dell’hotel sono perplesse per tale richiesta. La scorsa settimana avevamo già passato questo posto di controllo e nessuno ci aveva chiesto il documento. Il nuovo poliziotto invece esigeva assolutamente tale permesso. Siamo basiti di fronte a tale richiesta, ma poichè qui a Tashkent non riusciamo ad avere notizie precise riguardo al visto, per non correre il rischio di essere ancora fermati, decidiamo di scegliere una via alternativa: passare dal Kazakistan. Domani andremo all’Ambasciata del Kazakistan per la richiesta del visto che rilasciano in giornata.
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LAGHI DI CHARVAK · 26 April 05
44° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 26/04/2005
Località UZBEKISTAN
Km arrivo 100723
Km partenza 100576
Località arrivo LAGHI DI CHARVAK
Località partenzaTASHKENT
Totale chilometri giornalieri 147
Totale chilometri 101400
FUSO ORARIO UZBEKISTAN + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Avendo alcuni giorni a disposizione prima di entrare in Kirghizistan, decidiamo di visitare la valle a nord-est di Tashkent che porta ai laghi di Charvak. Si tratta di un bacino artificiale alimentato da tre grandi affluenti che scendono da profonde gole e sono alimentati dalle nevi delle cime circostanti che superano i 3300 mt di quota. Per il rientro verso Tashkent seguiamo la strada che aggirando il lago, ci conduce fino alla città di Cimgan. Qui ci sono due impianti sciistici ed alcuni alberghi ancora dell’epoca sovietica. Per la sera ci fermiamo lungo la strada in un punto panoramico con veduta sul lago. Avevamo cercato di risalire la valle fino alla sua parte terminale, ma ad un posto di polizia siamo stati bloccati essendo nelle vicinanze del confine col Kazakistan.
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TASHKENT · 25 April 05
43° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 25/04/2005
Località TAGIKISTAN – UZBEKISTAN
Km arrivo 100576
Km partenza 100224
Località arrivo TASHKENT
Località partenza VERSO LA FRONTIERA UZBEKISTAN
Totale chilometri giornalieri 352
Totale chilometri 101253
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
La frontiera è molto vicina. La strada priva di traffico ci permette di percorrere i pochi chilometri in alcuni minuti.
Le pratiche per il passaggio in dogana, sul lato tagiko, si svolgono velocemente. Un unico tentativo per farci pagare una strana tassa per disinfestazione sanitaria da parte di un medico di frontiera ,viene bloccato quando mi dichiaro anch’io medico e mostro il solito tesserino della CRI, anzi questa volta esibisco la patente. I tre dollari che mi erano stati richiesti vengono subito dimenticati ed il medico di frontiera mi fa capire che tra colleghi non si pagano tasse sanitarie (per la verità non ne capisco il motivo) comunque professarmi medico mi è servito ancora una volta. Passiamo senza altre richieste la frontiera tagika ed entriamo in quella uzbeka dove ritroviamo le solite guardie di frontiera che avevamo incontrato la volta scorsa quando ci avevano fatto transitare asserendo che le strade erano aperte. Manifesto il mio disappunto per quanto successo, ma come prevedibile non serve a nulla. I gendarmi sorridono e mi augurano buon viaggio. Ripercorriamo velocemente la strada che porta a Samarcanda e corriamo lungo quella che senz’altro è la via più breve per Tashkent che porta ad attraversare circa 30 km di territorio del Kazakistan. I doganieri kazaki cercano di farsi dare dei soldi ad ogni controllo. Ce la caviamo facilmente con un pezzo di cioccolata che esce da uno degli scomparti della cellula. Nel pomeriggio arriviamo al solito Hotel ORZU di Tashkent.
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YORI · 24 April 05
42° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 24/04/2005
Località TAGIKISTAN
Km arrivo 100224
Km partenza 100183
Località arrivo PENDZHIKENT
Località partenzaYORI
Totale chilometri giornalieri 41
Totale chilometri 10901
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
TESTO DIARIO
Questa mattina dormiamo un po’ più del consueto. Alle 7,00 tutta la famiglia al completo è già pronta. Quando si accorgono che siamo svegli incominciano subito ad arrivare i piatti ricolmi di vivande per la colazione. Il padre viene a salutarci e si ferma a mangiare con noi. Quando arrivano i giovani incominciano subito le raffiche di domande. Ci propongono di visitare una cascata a pochi chilometri dal paese. Un breve tratto in macchina e poi alcuni minuti a piedi portano ad un rivolo con poca acqua che precipita dalle rocce. Tutti assieme andiamo poi a visitare i resti di alcune antiche tombe. Alle 11,00 chiediamo di rientrare per poter partire. Ci chiedono di rimanere fino al giorno successivo. Non possiamo accettare la loro gentile richiesta perché preferiamo avvicinarci al confine per poterlo attraversare nelle prime ore del mattino seguente. Prima dei saluti passiamo per una breve visita ad alcuni parenti nella casa vicina. Ovunque siamo accolti con la massima cortesia ed ognuno offre dolci e cibi. Per ovvi motivi non riusciamo ad accettare tutte le offerte. Mi sembra una scortesia, ma veramente ci hanno rimpinzato di cibo. Al momento del commiato arriva tutta la famiglia e noto una forte emozione da parte di tutti i componenti, donne incluse. Il capo famiglia è particolarmente commosso e lo posso percepire nel momento in cui mi abbraccia per salutarmi. I suoi occhi sono lucidi. Mi stringe con forza e mi prega di ritornare. I ragazzi ci supplicano insistentemente di ripassare il prossimo anno. Rispondo affermativamente, ma faccio anche capire che sarà molto difficile. Ritorneremo forse: SE DIO VUOLE.
Le donne della casa sono pure coinvolte in questa emozione generale e anche se in disparte, come vuole il costume islamico, partecipano con tristezza alla cerimonia dei saluti.
Cosa abbiamo fatto, cosa siamo stati per questa famiglia non lo so. L’emozione più intensa che ho percepito è stata la totale e disinteressata accoglienza. L’alto senso dell’ospitalità manifestato senza nessuna necessità di essere ricambiato. Siamo due stranieri, due estranei entrati per un giorno nella routine quotidiana di questa famiglia che ne hanno stravolto come un turbine le abitudini. Non so cosa rimarrà a loro, ma a noi resterà un bellissimo ricordo di questa parte del viaggio. Un incontro che forse per un attimo ha “ ABBATTUTO IL MURO DELLE IDEE” come auspicava Maraini e che ha avvicinato due mondi e due culture. Saliamo in macchina e, a fatica, riesco a distogliere lo sguardo da quel gruppo di persone che, sempre più lontane, si sbracciano per salutarci. Un ultimo colpo di clacson e poi via per la nostra strada.
A Pendzhikent facciamo la spesa al bazar per finire le ultime monete tagike.
Ci portiamo verso il confine fermandoci a circa 7 chilometri dalla frontiera in un vecchio distributore abbandonato. Le pompe arrugginite non servono più ad erogare benzina. Da questa strada, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, non transita più nessuno. L’edificio dove un tempo c’era la cassa del distributore, ora è occupato da una ragazza con due bambini. All’interno su di un vecchio tavolo due malconci telefoni servono ad uso pubblico. La giovane ne è responsabile e credo viva in questa stessa stanza. Alle ultime luci della sera riceviamo la visita di un poliziotto per la solita verifica. E’ certamente più la curiosità per la nostra strana cellula che spinge i gendarmi a compiere qusto tipo di ispezioni. Di frequente ci fermano e controllano l’interno rianendo stupiti per questo strano oggetto viaggiante.
NOTE:
cambio 1 € 3,9 Somoni
cambio 1 $ 3,05 Somani
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YORI · 23 April 05
41° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 23/04/2005
Località TAGIKISTAN
Km arrivo 100183
Km partenza 100076
Località arrivo YORI
Località partenza PENDZHIKENT
Totale chilometri giornalieri 107
Totale chilometri 10860
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Giornata molto bella, carica di emozioni e di bellissimi incontri. Il nuovo visto che ci hanno rilasciato a Dushanbe per l’Uzbekistan decorre dal giorno 25 Aprile e non possiamo entrare nel paese prima di tale data. Decidiamo di visitare i piccoli paesi che si adagiano lungo le rive del fiume Zaraushan, ad est di Pendzhikent. E’ qui, in uno dei paesi a circa 25 chilometri da Pendzhikent, che avviene uno degli incontri più belli finora avuti nel corso del viaggio. Nel nostro girovagare senza meta, deviando dalla strada principale, capitiamo casualmente nella piazza centrale del paese di Yori. Non so se sia veramente una piazza o un semplice slargo dovuto all’incrocio delle strade principali. E’ qui comunque che sembra si svolga la vita del paese. Su di essa si affacciano alcune case con i muri di argilla , un barbiere ed un piccolo negozio di alimentari. Il lato settentrionale è occupato da una tettoia dove gli anziani del paese passano le ore a chiacchierare, bevendo il tè o giocando a scacchi. E’ nel modesto negozio di alimentari che avviene l’incontro di cui parlavo. Il giovane che lo gestisce mi invita ad entrare per scattare delle foto e per effettuare alcune riprese. Incominciamo a dialogare e lui, nel suo stentato inglese, mi fa capire che vorrebbe invitarmi a casa sua. Penso ad uno dei tanti inviti a cui è soggetto uno straniero in questi luoghi. Ma il ragazzo insite e mi sento quasi obbligato. Parlo con Redento che non sembra molto propenso ad accettare l’invito, ma alla fine lo convinco. A noi non costa nulla, eventualmente potremmo andarcene qualora lo ritenessimo opportuno. Ikbal, questo è il suo nome, chiude il negozio e ci accompagna a casa sua. Non appena arrivati ci presenta il padre ed i tre fratelli maschi. Ha anche delle sorelle che non sono presenti. Questo mi fa pensare che , come in tutte le comunità islamiche, le donne non possano partecipare alle pubbliche relazioni.
Entrando nella casa si nota subito che si tratta di una famiglia benestante, di una certa agiatezza economica. La casa è grande, con un bel cortile arricchito da alberi da frutto. Le molte stanze sono abbellite da pareti affrescate. I disegni sono semplici, ma i colori accesi infondono allegria ai locali. Alcuni soffitti sono ricoperti da eleganti bassorilievi in legno, lussuosi tappeti coprono il pavimento e lungo le pareti soffici cuscini fungono da sedute per gli ospiti. Ci fanno accomodare in una di queste stanze con un’ampia vetrata che occupa l’intera parete. Attraverso le bianche tende di cotone finemente lavorate si possono scorgere gli alberi del giardino. Dopo alcuni minuti arriva anche lo zio del ragazzo, il fratello del padre. Ora ci sono tutti i maschi della famiglia ed incominciano ad arrivare piatti ricolmi di prelibatezze: riso con carne, dolci, il classico tè, frutta e marmellate conservate e non manca certo la classica vodka ad innaffiare il tutto. La famiglia al completo incomincia ad insistere perchè ci tratteniamo anche per cena. Inoltre vogliono che passiamo la notte presso la loro abitazione e non in macchina, nella nostra cellula. La loro insistenza mi sembra sincera e disinteressata perciò convinco Redento, un po’ restio ad accettare. Passiamo l’intero pomeriggio in casa a discutere. I ragazzi sono un fiume in piena di domande e di richieste. La loro curiosità è inesauribile. Vogliono sapere tutto: cosa facciamo, chi siamo, ecc. Chiedono notizie sull’Europa e sulle nostre famiglie, sulla scuola e sul lavoro. Hanno fame di informazione e di conoscenza. E’ difficile seguire la loro raffica di domande considerando anche le difficoltà della lingua. A sera arrivano le donne di famiglia e ci vengono presentate. Poiché ho manifestato il desiderio di filmare la vita di casa, il capo famiglia fa eseguire alle figlie alcuni lavori domestici. Alcune si mettono al telaio a tessere mentre altre preparano il pane. Sono ben felici di mostrare la loro abilità ed alla fine si esibiscono anche in una danza tipica tagika che riesco a filmare malgrado la poca luce. Preparano ancora molti piatti per la cena, ma questa volta non riusciamo ad assaggiare tutto ciò che ci portano. Durante la giornata ci hanno letteralmente riempito i cibo. A tarda sera la moglie ci prepara la stanza per la notte: dei soffici cuscini con colorate coperte disposti sul pavimento. I ragazzi sono felicissimi di averci come ospiti ed il padre stesso manifesta la sua gioia.
NOTE:
cambio 1 € 3,9 Somoni
cambio 1 $ 3,05 Somani
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LAGHI DI SHING (MONTI DEL FAN VALLE DELL’ARCA MAIDAN) · 22 April 05
40° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 22/04/2005
Località TAGIKISTAN
Km arrivo 100014
Km partenza 99936
Località arrivo LAGHI DI SHING ( MONTI DEL FAN VALLE DELL’ARCA MAIDAN)
Località partenza PENDZHIKENT
Totale chilometri giornalieri 78
Totale chilometri 10898
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Sistemiamo un po’ la macchina prima di partire per un breve giro nelle vicinanze di Penijkent. Nella nostra guida avevamo letto di alcuni laghi interessanti nelle vicinanze del paese di Penijkent. Si tratta di una zona che un tempo era una meta frequentata dai russi durante il periodo estivo. Dalla carta stradale calcoliamo una distanza di circa 30 km. In realtà la distanza risulta essere di molto maggiore. Quando lasciamo il paese e ci dirigiamo in direzione della nostra meta prendiamo inizialmente la strada che ieri avevamo percorso per arrivare fino a Penijkent da Ayni in taxi. Non appena imboccata la strada erroneamente saliamo per una ripida pista che ci porta nella direzione sbagliata verso delle enormi cave. Dobbiamo ritornare e per questo errore siamo costretti a compiere una deviazione di circa 15 km.
Finalmente nella giusta direzione incominciamo a salire per la ripida strada che ci porta nel cuore della vallata. La prima parte del percorso attraversa alcuni interessanti villaggi abbarbicati sui pendii delle vallata. Le poche aree coltivabili ai lati dei corsi d’acqua mostrano povere piante da frutto e qualche area a frumento. Le magre capre arrampicano sui ripidi versanti alla ricerca di qualcosa da mangiare. La valle nella parte terminale è molto stretta e alcune vecchie frane hanno sbarrato la strada al torrente che scorre nel fondovalle formando dei piccoli laghi di un verde smeraldo. La strada si arrampica ripida sui cumuli di detriti come a cercare un passaggio. Altre volte taglia i ripidi versanti della valle sui vertiginosi pendii a picco sui laghi sottostanti. Si deve fare la massima attenzione nella guida poiché la pista è anche molto stretta. Quando arriviamo a circa 2200 mt di quota troviamo l’ultimo di questa serie di laghi e ci fermiamo per passare la notte sul largo greto dell’immissario in vicinanza del villaggio. Nel tardo pomeriggio arrivano alcuni taxi che riaccompagnano gli abitanti del paese che si erano recati al mercato. Qui non si trova assolutamente nulla e per tutto il necessario sono costretti a percorrere i 50 km che li separano dal centro più vicino di Penijkent. A sera il cielo si copre leggermente di nuvole ed un freddo vento si alza da dalla valle. I bambini del villaggio circondano la macchina osservandola incuriositi.
A sera alcune nuvole incominciano ad addensarsi sulla cime che circondano la valle ed iniziano a cadere anche alcune gocce di pioggia. Un forte e freddo vento si alza da sud, dove la valle si chiude verso il confina uzbeko. Col buio della sera le povere case del paese, arroccate sui ripidi versanti della valle, si illuminano di fioche luci. Anche le case più in alto sui versanti della montagna sono fornite di luce elettrica. Nel silenzio totale del luogo solo queste mille luci segnalano la presenza umana. Incomincia a fare freddo e ci chiudiamo all’interno della cellula per ripararci e per progettare il percorso di domani. Siamo vicini alla riva del torrente immissario, poco lontano dal lago in una zona di ghiaie affioranti per il basso livello dell’acqua. Verso le 21,00 sentiamo all’esterno della cellula, attorno all’auto, un vociare concitato. Poi qualcuno bussa. Ci sono due persone che in tagiko mi fanno capire che hanno bisogno di aiuto. Stavano portando all’ospedale di Penijkent una persona che sta male, ma la loro vettura si è rotta. Mi riferiscono che a tre chilometri, nel primo paese dopo il lago, ci sono delle auto che potrebbero poi completare il trasporto fino all’ospedale. Sarebbe sufficiente condurre l’infermo fino al primo villaggio. Non ho molta voglia di effettuare il trasporto sia perché sono stanco per il viaggio, sia perché la pista che costeggia il lago sui ripidi versanti, è molto pericolosa e stretta. Una macchina passa a fatica e percorrerla di notte diventa molto difficile. Ero stato costretto ad usare la massima attenzione anche nel percorrerla all’andata con la luce del sole. Mi lascio convincere dalla pietosa insistenza della due persone e, sistemato l’interno della cellula mi faccio condurre dove si trova l’ammalato a circa un chilometro da dove eravamo in sosta. Qui, nel buio totale, troviamo un’auto circondata da una decina di persone. Con i fari illumino la scena. Scendo dall’auto e con una pila controllo quanto successo sotto alla vettura. Le leve dello sterzo sono spezzate. All’interno quattro persone stipate nel sedile posteriore riempiono l’abitacolo. Tra di esse un giovane con espressione dolorante ed un’anziana donna avvilita e triste. Forse la madre. Decidiamo di trasferirere il malcapitato nella nostra auto. Con lui salgono anche l’anziana signora ed altri due parenti. Redento, l’ammalato, la donna ed uno degli accompagnatori si sistemano all’interno della cellula. La donna ricoperta di un grande scialle colorato si sistema accovacciata, in posizione fetale, vicino alla porta. Ringrazia ogni volta che incrocio il suo sguardo con un cenno della testa e col gesto tipico delle genti islamiche portandosi la mano al cuore. Il giovane viene caricato di peso, cammina a fatica. Non riesco a capire di che cosa soffra di preciso. A volte mi indica la posizione del cuore, altre volte il basso ventre. La quarta persona sale accanto a me in cabina per indicarmi la strada. Partiamo nella totale oscurità. Devo guidare con la massima attenzione e ad andatura molto lenta. Si avanza con le merce ridotte in prima e seconda. I fari illuminano la pista pochi metri davanti all’auto. Tutt’intorno il buio più totale. Ricordo bene che alla mia sinistra il pendio della montagna precipita verticale per qualche centinaio di metri sul lago sottostante. Ero stato costretto ad usare la massima attenzione arrivando con le luci del pomeriggio. Ora, al buio e col carico di sei persone sono costretto ad una attenzione ancora maggiore. Quando arriviamo al primo villaggio, come prevedibile, non ci sono le auto. Mi arrabbio con i miei passeggeri e minaccio di abbandonarli lungo la strada. Come al solito sono sempre molto approssimativi. Si sono messi in cammino non sapendo se effettivamente ci fossero delle auto disponibili lungo il percorso. Ora sono nelle nostre mani. Non possiamo abbandonare questa persona sofferente lungo la strada di notte. Faccio capire che li accompagneremo fino all’ospedale di Penijkent. I chilometri da percorrere non sono molti (circa 50), ma la strada è pessima. Arriviamo infatti verso le due di notte. Lungo il percorso dobbiamo fermarci parecchie volte per fare riposare l’ammalato che si lamenta in continuazione. Quando finalmente giungiamo all’ospedale ci sono tempi lunghi per il ricovero. Prima che qualcuno ci riceva passano parecchi minuti. Arriva poi una persona, non se un medico o un infermiere, la quale si fa portare una sudicia barella di legno. A me sembra più un cuoco che un sanitario. Indossa infatti il tipico copricapo dei nostri addetti alla cucina dei grandi alberghi. Scaricato il malcapitato troviamo sistemazione in una piccola piazza dove passiamo la notte. Siamo molto stanchi. Domani non faremo certamente la visita che avevamo programmato ai laghi. Non possiamo ritornare per quella strada, richiederebbe troppo tempo. Abbiamo però fatto una cosa che certamente è stata più utile.
NOTE:
cambio 1 € 3,9 Somoni
cambio 1 $ 3,05 Somani
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PENDZHIKENT · 21 April 05
39° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 21/04/2005
Località TAGIKISTAN
Km arrivo 99936
Km partenza 99936
Località arrivo PENDZHIKENT
Località partenzaDUSHANBE
Totale chilometri giornalieri 0
Totale chilometri 10898
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Ieri ci avevano riferito che l’ambasciata avrebbe aperto alle 8.00 per il rilascio dei visti e puntuali ci presentiamo all’appuntamento. C’è già parecchia gente che sta aspettando. Si tratta in prevalenza di tagiki che chiedono il visto per poter entrare nel paese e devono aspettare parecchi giorni per ottenerlo. Noi siamo privilegiati. Spieghiamo al console la nostra situazione e gli chiediamo una procedura d’urgenza. Non possiamo aspettare, dobbiamo rientrare subito a Penijkent per prendere l’auto che abbiamo lasciato incustodita. Per non correre ulteriori rischi chiediamo un visto multiplo che ci tutela in caso di altri inconveniuenti alle frontiere. Riusciamo a convincere il console a preparare il tutto in mattinata e dopo circa un’ora ci riconsegna i passaporti con i nostri visti. Paghiamo ovviamente i diritti d’urgenza, ma riusciamo a raggiungere il nostro primo obiettivo: ottenere i visti. Ora si tratta di cercare un volo che ci riporti, possibilmente in giornata, a Penijkent per recuperare l’auto. Partiamo con un taxi per l’aeroporto. Quando arriviamo un amara sorpresa ci attende: non ci sono voli in partenza per Penijkent e che anche domani salteranno i collegamenti per il maltempo previsto. I piccoli aerei che percorrono queste rotte viaggiano a vista e pertanto si alzano solo con condizioni ottimali di tempo. Non essendoci voli per un paio di giorni, vediamo vanificati tutti i gli sforzi fatti per ottenere con rapidità il visto: siamo bloccati a Dushanbe, lontani dalla nostra piccola e confortevole cellula. Costretti ancora a dormire in albergo. Stiamo cercando un possibile imbarco quando si avvicina un ragazzo e mi chiede se siamo diretti a Penijkent. Stanno infatti tentando di raggiungere il numero di persone (17) per far partire un volo. Scopro che qui le partenze non sono programmate in base a degli orari stabiliti, ma solamente quando si raggiunge il numero di persone per riempire l’aereo. Mancano sei persone, siamo solo in 11. Noi siamo decisi a partire a tutti i costi, anche eventualmente pagando i posti mancanti di tasca nostra. La spesa senz’altro sarebbe inferiore a quella dell’albergo che saremmo costretti a pagare per alcuni giorni. Ci mettiamo anche noi alla ricerca di possibili compagni di viaggio chiamando la gente nel piazzale antistante l’aeroporto. I nostri sforzi sembrano vani quando mi accorgo che da un’altra parte si sta facendo una raccolta di nominativi per Ayni, una destinazione che si trova a circa 90 km dal luogo dove abbiamo lasciato la nostra auto. Da qui si può raggiungere Penijkent con il taxi. Optiamo per questa soluzione anche perché con noi verrà un ragazzo di Penijkent con cui prenderemo poi il taxi. Partiamo alle 15.00 col piccolo velivolo delle linee del Tagikistan. Al momento dell’imbarco ci troviamo con tre passeggeri in più. Nessun problema, basta solo prendere posto in due su alcuni seggiolini e tutti vengono sistemati.
Nei 35 minuti di volo l’aereo, seguendo le profonde vallate, sfiora le vette innevate delle alte montagne le cui cime superano certamente i 5000 metri. La cabina non pressurizzata mi permette di verificare la quota a cui si viaggia: raggiungiamo i 4500 mt circa. L’aereo segue il corso delle vallate sfiorandone i fianchi laterali. Dalle cime più alte grandi valanghe solcano i pendii. Dove la neve scompare, più in basso, affiorano i colori delle rocce rossastre. Nelle gole profonde, lungo i corsi dei torrenti, macchie di verde svelano le aree coltivate. Quando poi si arriva in vicinanza di Ayni la valle si allarga per lasciare spazio ad ampie zone adibite a coltura.
Quando atterriamo troviamo in pochi muniti il mezzo per Penijkent. I novanta chilometri vengono percorsi in circa 3 ore. La prima parte della strada è molto sconnessa, ma attraversa zone di particolare suggestione e bellezza. Il paesaggio è molto simile a quello della valle del Wakhan. Le luci radenti del tramonto accentuano i colori rossastri delle rocce ed il verde dei prati diventa più intenso. Con le ultime luci del pomeriggio arriviamo alla nostra auto e passiamo la notte nel cortile dov’era stata parcheggiata la notte precedente.
NOTE:
cambio 1 € 3,9 Somoni
cambio 1 $ 3,05 Somani
tassa di assicurazione auto Tagikistan per 5gg 25$
Volo Dushnabe – Penijkent 30 $
Visto Uzbeko multiplo per 30 gg. 92 $
Taxi per Penijkent da Ayni 30 Somani a testa
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PENIJKENT · 20 April 05
38° GIORNO DI VIAGGIO
DATA 20/04/2005
Località UZBEKISTAN-TAGIKISTAN
Km arrivo 99936
Km partenza 99908
Località arrivo PENIJKENT
Località partenzaFRONTIERA COL TAGIKISTAN (Pendzhikent)
Totale chilometri giornalieri 28
Totale chilometri 10898
FUSO ORARIO Tagikistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Percorriamo velocemente i pochi chilometri che ci separano dalla frontiera. Vogliamo essere tra i primi ad attraversarla per giungere, come era nei programmi, nelle prime ore del pomeriggio a Dushanbe. Appena arriviamo al posto di controllo uzbeco chiediamo alla polizia di frontiera ancora una volta la conferma che la strada per la capitale tagika Dushanbe, sia aperta. Nonostante ci rispondano affermativamente nutro dei dubbi su quanto mi dicono. Il Tagikistan sembra un paese misterioso del quale nessuno ha notizie precise. Tuttavia avuta la massima assicurazione da parte della polizia, iniziamo le pratiche per il passaggio della dogana. La strada che stiamo per percorrere è in una valle stretta che segue il percorso del fiume Vaksh, affluente dell’Amu Daria ed ha come unico sbocco a nord la città di Dushanbe. Lateralmente si alzano alte montagne con vallate laterali senza uscita. La destra orografica costeggia il confine dell’Uzbekistan, mentre la sinistra è delimitata delle alte catene dei monti Fan prive di qualsiasi via di comunicazione. Quando ci si immette in questo stretto corridoio ci si trova circondati da montagne e con il confine uzbeko alle spalle. Unica via di comunicazione la strada che porta a Dushanbe. Essendo in possesso di un visto uzbeko con la possibilità di un’unica entrata nel paese, una volta attraversata la frontiera dobbiamo assolutamente proseguire per Dushanbe. Per arrivare alla capitale si deve attraversare un passo di oltre 3500 mt che, se chiuso per neve come capita d’inverno, isola questa cittadina dal resto del paese rendendola raggiungibile dal Tagikistan solamente in aereo. Facendo fede a quanto riferito dalla polizia locale espletiamo le pratiche doganali e ci viene posto il visto d’uscita dall’Uzbekistan. Siamo ancora nella terra tra le due frontiere quando arriva un commerciante e ci avvisa che la strada di Dushanbe è chiusa per neve e non è transitabile. Abbiamo il passaporto già col visto di uscita dall’Uzbekistan, ma non siamo ancora entrati in Tagikistan. Chiediamo alla polizia uzbeka di annullare il visto e di poter rientrare in Uzbekistan per percorre una via alternativa. Sembra che ciò non sia possibile, o meglio non intendono farlo.
Siamo nella terra di nessuno, tra due nazioni: col visto di uscita dell’Uzbekistan e non ancora entrati in Tagikistan. Comunico al capo della polizia la mia intenzione di non voler entrare in Tagikistan. Questi mi riferisce che non è più possibile tornare in Uzbekistan perché abbiamo il visto per una sola entrata. Passa parecchio tempo e la situazione sembra non sbloccarsi. Da una parte noi che non vogliamo proseguire, dall’altra la polizia uzbeka che non vuole farci rientrare. Dopo un po’ ci fanno parlare con un poliziotto che afferma sicuro che la strada è aperta e che, anche se ci fosse un po’ di neve con la nostra auto potremmo transitare lo stesso. Ho la chiara sensazione che sia una manovra per liberarsi di noi, ma non vedendo alcuna soluzione decidiamo di passare il confine tagiko.
I pochi metri che separano le due frontiere delimitano due mondi completamente diversi. L’Uzbekistan che si sta avviando ad una certa modernizzazione, il Tagikistan dominato ancora da una burocrazia terribile e da una povertà dilagante. Abbiamo subito la conferma dalle guardie di frontiera tagike che il passo che porta a Dushanbe è bloccato per neve. Siamo chiusi in questa valle senza alcuna possibilità di proseguire, nè di rientrare in Uzbekistan perché privi di visto. E’ successo quanto temevo. Decidiamo di proseguire il più velocemente possibile fino al paese di Penijkent, che si trova a pochi chilometri, per cercare un volo che ci porti in giornata a Dushanbe dove chiedere al Consolato uzbeko un visto per rientrare in Uzbekistan. Percorriamo i pochi chilometri fino all’aeroporto dove fortunatamente troviamo posto su un volo in partenza per Dushanbe. Lasciamo la nostra macchina presso una casa indicataci da un ragazzo del posto e voliamo verso la capitale tagika dove arriviamo dopo circa 40 minuti oltrepassando le alte montagne che mostrano evidenti la grande quantità di neve che copre i pendii dove passa la strada che dovevamo percorrere. Subito andiamo alla ricerca del Consolato dell’Uzbekistan e prendiamo alloggio all’Hotel Avesto (70 $ camera doppia) nelle vicinanze per poter essere il mattino seguente tra i primi all’apertura degli uffici.
NOTE:
cambio 1 € 3’9 Somoni
cambio 1 $ 3,05 Somani
tassa di assicurazione auto Tagikistan per 5gg 25$
Volo Penijkent – Dushnabe30 $
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FRONTIERA COL TAGIKISTAN (Pendzhikent) · 19 April 05
37° GIORNO DI VIAGGIO
DATA19/04/2005
Località UZBEKISTAN
Km arrivo99908
Km partenza99543
Località arrivoFRONTIERA COL TAGIKISTAN (Pendzhikent)
Località partenzaTASHKENT
Totale chilometri giornalieri365
Totale chilometri 10870
FUSO ORARIO Uzbekistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
TESTO DIARIO
Oggi ci dirigiamo verso la frontiera del Tagikistan per attraversarla domani. Il nostro visto di ingresso decorre da domani mattina. In questi giorni abbiamo cercato di raccogliere più notizie possibili sulla viabilità in Tagikistan, ma abbiamo avuto solo notizie contrastanti e nessuno ci ha fornito delle informazioni certe. Sembra che il Tagikistan sia un pianeta sconosciuto, nessuno sa nulla. Ognuno esprime il proprio parere sempre in modo molto approssimativo senza dare notizie precise. Decidiamo di fare un primo tentativo di transito alla frontiera che entra in territorio tagiko da nord, dal paese di Bekabad. Prendiamo quindi la strada che da Tashkent porta in tale direzione. In circa 350 km si dovrebbe arrivare fino a Dushanbe dopo aver attraversato due passi di circa 3300 mt. Giunti ad uno dei tanti posti di blocco troviamo un bivio. Una delle due strade indica Samarcanda, mentre l’altra segnala chiaramente la direzione di Ura Tyube, in territorio tagiko, da dove volevamo valicare la frontiera. Prendiamo tale direzione, ma uno dei poliziotti di guardia ci ferma facendoci capire che la frontiera è chiusa. A questo punto non abbiamo alternative, dobbiamo dirigerci verso Samarcanda al valico di frontiera che porta a Pendzhikent. Questo itinerario si ricongiunge al precedente a sud del primo valico di 3300 mt. Si evita così una parte dell’itinerario di montagna. Arriviamo nel tardo pomeriggio a 7 km dal confine dove decidiamo di fermarci per passare la notte. Il nostro visto ci permette di valicare il confine da domani mattina. Ci fermiamo presso un piccolo villaggio dove consumiamo le ultime monete uzbeke ancora in nostro possesso. Comperiamo del gasolio presso una casa di contadini ad un prezzo molto vantaggioso, 300 sum al litro. Consumiamo la cena in una specie di locanda dove riesco anche ad allacciarmi alla linea elettrica che qui funziona saltuariamente. ciò mi consente di ricaricare le batterie del computer. Il luogo in cui ci fermiamo è un gruppo di povere case di cui una funge da ristorante. Il proprietario vuole ospitarci presso la sua casa, ma decliniamo l’invito. Preferiamo dormire nella nostra cellula. Non la usiamo da due notti poiché a Tashkent abbiamo pernottato in albergo. Credo che qui non vedano forestieri da parecchio tempo. Siamo l’oggetto di curiosità di tutto il villaggio specialmente dei bambini. Domani mattina abbiamo intenzione di arrivare presto in frontiera per poter valutare la situazione. Contiamo di arrivare a Dushanbe nel pomeriggio. Solo lì riusciremo ad avere notizie e a sapere finalmente se riusciremo a percorrere la strada del Pamir; dalle notizie avute sembra molto improbabile.
NOTE:
costo del gasolio al litro 300 sum
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TASHKENT · 18 April 05
36° GIORNO DI VIAGGIO
DATA – 18/04/2005
Località – UZBEKISTAN
Km arrivo – 99543
Km partenza – 99513
Località arrivo – TASHKENT
Località partenza – TASHKENT
Totale chilometri giornalieri – 30
Totale chilometri – 10510
FUSO ORARIO – Uzbekistan + 3 ore rispetto all’Italia (ora solare)
Giornata di relax e di breve visita della capitale uzbeka. Al mattino passiamo all’Ambasciata del Tagikistan per avere qualche notizia sulla viabilità in quel paese. Come già prevedevo non sono in grado di dirmi nulla. Il console afferma di essere lontano dal suo paese da parecchio tempo e non sa se le strade sono aperte oppure ancora chiuse per neve. Immaginavo una risposta simile. Nessuno riesce a darmi informazioni sulle zone del Pamir. Abbandoniamo quindi le nostre ricerche e decideremo quando saremo a Dushanbe. Passiamo la giornata girando per la città.
Essa presenta un aspetto moderno e ben curato. Piena di verde e di ampi viali che attraversano i grandi parchi. Rimane ben poco dell’atmosfera orientale. La città ha subito molte trasformazioni già dall’epoca dell’Unione Sovietica. Il colpo finale è arrivato col terremoto del 1966 che ha interamente distrutto la città. Essa è stata completamente ricostruita con l’impronta di una moderna città sovietica. A tutto ciò, si sono aggiunti i cambiamenti dovuti alla globalizzazione. Ovunque discoteche, fast food e locali moderni. I giovani e non solo, oramai vestono all’occidentale. Non sarebbe possibile distinguerli da un qualsiasi altro giovane occidentale. I prezzi inoltre sono ben diversi da quelli che abbiamo riscontrato nelle altre località del paese. Ieri sera la cena in un fast food è costata 23.500 sum (pari a circa 19€).
Nel pomeriggio prepariamo la nostra vettura per la partenza di domani. Pensiamo infatti di avvicinarci al confine tagiko per poterlo passare il giorno 20 aprile, di prima mattina.
NOTE:
costo del gasolio al litro 336 sum
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TASHKENT · 17 April 05
DATA 17/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO
KM PARTENZA 99174
LOCALITA’ DI ARRIVOTashkent
LOCALITA’ PARTENZAMarghilan
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI
TOTALE CHILOMETRI 10141
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Stamane quando ci alziamo ci accorgiamo di aver passato la
notte, non a Marghilan, ma a Fergana. La sera precedente, alla
ricerca di un posto adatto dove fermarci, avevamo percorso i
pochi chilometri che separano le due cittadine senza avvedercene.
Un’ininterrotta serie di condomini e di abitazioni collega infatti la
strada tra le due città e nell’oscurità non era stato possibile notare
dove finiva l’una e iniziava l’altra. Già ieri sera avevamo avuto dei
dubbi quando, percorrendo i grandi viali ed i parchi attorno al
luogo della sosta eravamo capitati casualmente in una grande
piazza con una monumentale statua di Tamerlano. Eravamo al
corrente che a Fergana si trovavano questa piazza e questi
giardini.
Al mattino quindi ripercorriamo i pochi chilometri che ci separano
dal mercato di Marghilan.
Dedichiamo la mattinata alla visita del mercato cittadino che oggi,
essendo domenica è particolarmente vivace.
Siamo nella parte più a est del corridoio del Fergana e queste
zone non sono molto frequentate dal turismo. Il mercato è solo
per i locali e non troviamo altri turisti tranne due ragazze
americane giunte qui in pullman da Tashkent. Anche se oramai
i prodotti occidentali sono arrivati pure in questi luoghi, si respira comunque un’atmosfera d’oriente tipica di quei mercati che
caratterizzavano l’antico percorso della via della seta. Le auto
hanno invaso anche questi paesi assieme ai prodotti del nostro
consumismo, ma le persone ed i loro caratteri somatici evocano
antichi incroci qui avvenuti nel corso dei secoli. Siamo i soli
occidentali e necessariamente diveniamo oggetto di curiosità. I
chiassosi venditori ci apostrofano perchè scattiamo loro fotografie
o per venderci la loro mercanzia. Colori vivaci dell’abbigliamento,
specialmente di quello femminile, sono una caratteristica diffusa.
Si ode il continuo vociare dei venditori che mercanteggiano. Si
respirano gli odori tipici delle spezie d’oriente. Una ressa di gente
percorre i vari corridoi che portano alle diverse zone del mercato.
Ci colpisce in un angolo, seminascosto tra gli alberi, un nutrito
gruppo di donne. Incuriositi ci avviciniamo. Siamo nella zona dove
si vedono i gioielli. Unici uomini, attiriamo l’attenzione e veniamo
invitati a scattare foto a tutte le presenti. Hanno un atteggiamento
molto diverso da quello tipico delle donne islamiche. Non fuggono
davanti alla telecamera o alla macchina fotografica, anzi, con
civetteria, chiedono di essere riprese. Anche qui ci sono i soliti
problemi di lingua. Si parla ovviamente solo russo e quindi si
comunica difficilmente. Poi ci raggiunge una ragazza che parla
inglese e fa da interprete. E’ la prima persona che trovo in questa
zona che conosce l’inglese. Sostiene di essere un’insegnante. Ne
approfitto per chiederle se ci accompagna nella zona del mercato,
che non riusciamo a trovare, dove vendono la frutta. Gentilmente
non solo ci conduce là, ma tratta direttamente i prezzi con i
venditori. Noi stiamo a distanza. La nostra presenza li farebbe
sicuramente lievitare. Verso le undici del mattino partiamo per
raggiungere Tashkent dove pensiamo di passare gli ultimi giorni,
prima di passare in Tagikistan. Arriviamo verso le sei del
pomeriggio e ci sistemiamo all’Hotel Orzu al costo di 30 $ per
notte per una camera doppia.
NOTE:
costo del gasolio al litro 336 sum
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MARGHILAN · 16 April 05
DATA 16/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 99174
KM PARTENZA99012
LOCALITA’ DI ARRIVOMarghilan
LOCALITA’ PARTENZAQoqand
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 162
TOTALE CHILOMETRI 10141
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Il percorso stabilito per oggi non è molto lungo. Abbiamo infatti
programmato di arrivare fino a Marghilan per assistere al famoso mercato che in questa città si svolge alla domenica. Attraversiamo
la famosa Valle del Fergana. Qui i campi sono tutti coltivati a
frutteto e, contrariamente a quanto avviene nel nord del paese,
non si tratta di monocolture. Molte e differenziate sono infatti le
coltivazioni: dalle mele, alla vite, dal frumento alle angurie, ecc.
Una nuova e ben tenuta strada a quattro corsie conduce fino alla
città di Marghilan. Per lunghi tratti antichi platani delimitano i
margini della strada, mentre in altri lasciano il posto a lunghe file
di gelsi. Siamo nella zona tipica della coltivazione del baco da seta
e tali piante fungono da alimentazione per questi insetti. Alti vigneti ricoprono, su entrambi i lati dei viali, i cammini pedonali delle cittadine che attraversiamo. La via che porta a Marghilan costeggia il confine del Tagikistan e in direzione sud, si scorgono
le cime innevate del Pamir Altai. A metà mattinata entriamo nella
città che si presenta subito bella ed ordinata. Grandi viali di platani
ci guidano fino al vecchio bazar. La cosa che colpisce
maggiormente sono i parchi. Queste grandi aree verdi ben tenute
infatti caratterizzano questa città assieme ai suoi gran palazzi, alle
fontane ed ad un traffico ordinato. Cerchiamo per questa notte
una sistemazione in albergo, ma non riusciamo a trovare nulla di
decente. I due posti che visitiamo non vengono neppure presi in
considerazione anche per il fatto che non sono provvisti di doccia.
Decidiamo di ricorrere allora ad un bagno turco e di passare la
notte nella nostra cellula. Qui, con molta probabilità, anzi
certamente, gonfiano il prezzo della prestazione. Ci fanno pagare
infatti 6500 sum, cifra davvero esagerata. Hanno approfittato del
fatto che siamo turisti. Giriamo ancora per il bazar cittadino
prima di trovare una sistemazione per la notte. Chiedo ad un
negoziante di poter caricare le batterie della mia macchina
fotografica e del computer poiché il mio inverter è fuori uso.
Dovrò ricorrere a queste soluzioni finchè non ne avrò uno nuovo.
A sera, dopo aver cenato in un locale spendendo 4730 sum in
due, ci sistemiamo in uno dei grandi parchi per essere vicini al
bazar il mattino seguente.
NOTE:
costo del gasolio al litro 336 sum
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QOQAND · 15 April 05
DATA 15/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 99012
KM PARTENZA 98453
LOCALITA’ DI ARRIVOQoqand
LOCALITA’ PARTENZA Samarcanda
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 559
TOTALE CHILOMETRI 9979
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Alle sette del mattino, lasciamo il giardino del museo, dove abbiamo parcheggiato durante la nostra permanenza a Samarcanda. Il direttore dei musei della città, su interessamento di Anatoly, ci aveva permesso di sostare presso il parco del museo. Siamo a circa 50 mt dall’abitazione di Anatoly. Usciamo
facilmente dalla città e prendiamo la direzione di Tashkent. La
strada è buona e ci permette di mantenere una andatura
sostenuta. Alle due del pomeriggio arriviamo a Tashkent e
cerchiamo l’Ambasciata del Tagikistan per ottenere informazioni
sulla viabilità in quel paese. Vi entreremo la prossima settimana e
non sappiamo ancora se sono percorribili le strade che portano a
Dushanbe. Esse superano infatti dei passi di circa 4000 mt e non
si conoscono le condizioni di innevameneto. Ci sono pareri molto
discordanti al riguardo. Alcuni sostengono che non ci saranno
problemi, altri sostengono invece che le strade siano ancora
chiuse per neve. Non ci sono informazioni precise!!!!!!!!!
Verificheremo tra qualche giorno. Purtroppo l’ambasciata che
cercavamo non è aperta nel pomeriggio, decidiamo quindi di
proseguire per la valle del Fergana, avvantaggiandoci così sul
nostro itinerario. Ci fermeremo eventualmente a Tashkent al
ritorno. Transitiamo per la strada che per Angren sale al passo
che, con i suoi 2267 mt, ci mette in comunicazione con la Valle del
Fergana. Nella parte finale dell’itinerario, prima del passo,
percorriamo la stretta gola del fiume Ahangaran prima di piegare a sud e, costeggiando a brevissima distanza il confine del Tagikistan, giungiamo a Qoqand. E’ qui che decidiamo di passare la notte.
NOTE:
costo del gasolio al litro 336 sum
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SAMARCANDA · 14 April 05
DATA 14/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 98453
KM PARTENZA98255
LOCALITA’ DI ARRIVOSamarcanda
LOCALITA’ PARTENZA Samarcanda
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 198
TOTALE CHILOMETRI 9420
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Abbiamo già visitato ieri i luoghi più importanti della città di Samarcanda e decidiamo di fare un giro nelle vicinanze. A circa 90 chilometri si trova la cittadina di Shahrisabz, città natale di Tamerlano. La si raggiunge per una comoda strada che, valicando un passo nelle vicinanze di Amanquotan a circa 1700 mt di quota, porta nella piana dove si trova questa piccola, ma accogliente cittadina. Il percorso, partendo da Samarcanda, attraversa dolci colline ricoperte di grandi piantagioni di mele, prima di arrivare al passo. Un bel panorama si presenta dalla sua sommità e, dal punto dove la strada scollina, si possono osservare in lontananza le montagne del Tagikistan. Alcune cime innevate, presumibilmente sui 3000 mt di quota, fanno da corona alla pianura. Il paesaggio è molto verde e coltivato a frutteto. Un grande viale alberato ci porta direttamente in centro dove si trova la zona archeologica e l’animato bazar. Non ci sono turisti e la gente del posto è molto cordiale. E’ un luogo che, pur essendo non molto lontano da Samarcanda, difficilmente rientra negli itinerari del turismo tradizionale. Nel primo pomeriggio rientrando facciamo tappa per il pranzo in una borgata lungo la strada. Alcuni venditori di verdure ci offrono degli strani vegetali. Ricambiamo, preparando per loro un piatto di spaghetti italiani. Quando arriviamo al nostro “Museo Parcheggio”, non c’è ancora la macchina di Beppe (Stella) e Daniela: sono ancora in giro per la città. Sistemiamo un po’ la macchina e passiamo dall’iternet caffè per trasmettere il diario dei giorni precedenti. Come sempre, i collegamenti sono molto lenti. Quando ritorniamo alla nostra auto, ci ricongiungiamo con i compagni di viaggio. Attendiamo la sera per uscire a cena con Anatoly e gli altri amici italiani. Marco Butino, che sono riuscito finalmente a contattare, ci raggiunge. Conosce molto bene la realtà locale e ci fornisce utili indicazioni. Mi accenna ad un suo progetto di intervento presso alcune comunità di Samarcada, che vorrebbe realizzare. Rimaniamo d’accordo di sentirci in futuro per analizzare assieme eventuali sviluppi. Dopo cena, ci accomiatiamo dagli amici italiani ed uzbeki. Domani, con Redento abbiamo deciso di portarci al nord, verso la Valle del Fergana, mentre Daniela e Beppe (Stella) si tratterranno ancora alcuni giorni a Samarcanda.
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SAMARCANDA · 13 April 05
DATA13/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 98255
KM PARTENZA 97943
LOCALITA’ DI ARRIVOSamarcanda
LOCALITA’ PARTENZABukara
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI292
TOTALE CHILOMETRI 9222
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi giornata di rientro a Samarcanda. E’ già la terza volta che ripercorro la strada tra Bukara e Samarcanda. Con Redento decidiamo di fare una deviazione per arrivare a Samarcanda passando per Quarshi. La strada è leggermente più lunga di quella diretta, ma ci permette di attraversare una nuova zona. La strada è buona la si può percorrere velocemente. Nel tratto finale passa in vicinanza delle montagne. Il paesaggio è più vario, non la solita pianura piatta e monotona. Inoltre la zona è molto più verde e ricca di praterie dove grandi mandrie di animali pascolano libere. Arriviamo verso le 12.00 e ci fermiamo al posto concordato per ritrovarci con Beppe (Stella) e Daniela che avevano percorso l’altra strada. I nostri compagni di viaggio non sono ancora giunti e decidiamo, nell’attesa, di visitare Samarcanda. Alla sera siamo ancora ospiti di Anatoly e finalmente riesco a comunicare con Marco Butino col quale stabiliamo di incontrarci la sera seguente.
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BUKARA · 12 April 05
DATA 12/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 97643
KM PARTENZA97943
LOCALITA’ DI ARRIVOBukara
LOCALITA’ PARTENZASamarcanda
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI300
TOTALE CHILOMETRI 8930
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Partiamo di buona mattina per avere il tempo di visitare Bukara. Ripercorriamo la strada che avevo fatto il giorno precedente. Arriviamo prima di mezzogiorno e subito troviamo il luogo dell’appuntamento con Beppe (Stella) e Daniela. Avvistiamo la loro macchina, ma sono a zonzo per la città. Anche noi ci inoltriamo per i vicoli della città vecchia. Bukara è una cittadina piena di fascino. Certamente, dal mio punto di vista, è migliore della sua più grande e famosa rivale Samarcanda. I vicoli, le piazze, le madrase emanano un’aria più autentica. La città è senz’altro meno ricostruita di Samarcanda. Non ha subito quei restauri che in parte hanno daneggiato l’autenticità di Samarcanda. Qui si respira maggiormente un’aria d’oriente. Sarà forse perché ancora non siamo in piena stagione turistica, ma passeggiare per i vicoli è molto piacevole. Con le macchine sostiamo presso la piazza centrale della fontana. Tutt’intorno alla vasca ci sono ristoranti con tavoli all’aperto sotto pergole ombrose. Sono luoghi per turisti, ma in questo periodo sono frequentati maggiormente dai locali. In tarda serata siamo gli unici che vi rimangono. La piazza si spopola e cala il silenzio. Ottimo posto per riposare e passare la notte.
NOTE
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SAMARCANDA · 11 April 05
DATA 11/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 97643
KM PARTENZA97643
LOCALITA’ DI ARRIVOSamarcanda
LOCALITA’ PARTENZASamarcanda
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 0
TOTALE CHILOMETRI 8630
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Al mattino presto telefono ad Anatoly, non avevo chiamato la sera precedente poiché a causa della stanchezza mi ero addormentato molto presto nella mia cellula. Sapevo che il mattino seguente ci saremmo incontrati con Anatoly e Redento. Non conoscevo con precisione l’ora del suo arrivo. Dalle ultime notizie che avevo ricevuto dall’Italia sapevo che sarebbe venuto in pullman da Tashkent. Chiamo Anatoly verso le otto e mi comunica che Redento invece è arrivato con un taxi a casa sua già da dieci minuti. Mi rallegro: ci siamo ricongiunti in fretta! Comunico loro il posto dove mi trovo e passano a prendermi dopo circa una mezz’ora. Anatoly molto gentilmente mi accompagna in giro per la città per risolvere alcuni problemi tecnici. Ho infatti rotto l’inverter con cui carico le batterie delle attrezzature fotografiche e del computer. Ciò mi crea alcuni problemi. Giriamo per tutta Samarcanda senza però riuscire a risolvere nulla. In serata siamo ospiti presso la sua abitazione dove la moglie ci prepara un’ottima cena. E’ ospite con noi anche una scrittrice tedesca amica di Anatoly che sta facendo delle ricerche per raccogliere e trascrivere le antiche favole uzbeke. Dopo cena, ci incontriamo con un suo amico che ci fornisce alcune indicazioni sulla viabilità del Tagikistan. Inoltre, poiché abbiamo deciso che il mattino seguente partiremo presto per ritornare a Bukara, andiamo alla ricerca di un distributore dove poter fare il pieno di gasolio. Stranamente in questo paese c’è difficoltà nel trovarlo, mentre è molto più semplice avere benzina. A tarda sera ci salutiamo con Anatoly e ci accordiamo per risentirci al nostro ritorno da Bukara.
NOTE
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SAMARCANDA · 10 April 05
DATA 10/04/2005
LOCALITA’ Uzbekistan
KM ARRIVO 97643
KM PARTENZA 96927
LOCALITA’ DI ARRIVOSamarcanda
LOCALITA’ PARTENZAKhiva
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 716
TOTALE CHILOMETRI 8630
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Questa notte abbiamo dormito in un parcheggio sotto alle vecchie mura della cittadella di Khiva. Al mattino presto, alle prime luci dell’alba, dal finestrino della cellula posso osservare i primi raggi radenti del sole che illuminano le merlature delle mura con un gioco di luci ed ombre che mettono in risalto l’ocra intenso dei mattoni crudi che ne costituiscono la struttura. Un vociare all’esterno mi annuncia la presenza di qualcuno. Un gruppo di tassisti, che non molto lontano hanno il loro parcheggio, incuriositi da queste strane macchine sono tutt’intorno a commentare. Quando esco mi chiedono da dove veniamo e la destinazione. Quando indico la nostra meta la cosa suscita come sempre stupore ed invidia. E’ presto e mi sento bene. Vorrei tentare di giungere a Samarcanda in giornata dove domani dovrebbe arrivare anche Redento. Comunico la mia decisione ai compagni di viaggio e mi preparo per la partenza. Loro rimangono ancora per mezza giornata a visitare Khiva. Mi informo sulla strada da percorrere e prendo quella che in direzione est mi porta, passando da Yanghariq, Baghat e Hazarasp a congiungermi con la direttrice principale che arriva da Nukus e va a Bukara. Si evita così di attraversare il centro di Urgench. La strada è secondaria, ma buona.
Oggi è domenica e nei villaggi che incontro è giorno di mercato. Una lunga fila di carri si dirige verso il punto dove verrà esposta la mercanzia. Sono carri vecchi e sgangherarti trainati da gracili asini o da buffi trattori a tre ruote. Lasciata la prima parte del tragitto alle spalle entro nel cuore del percorso dell’Amu Daria. il vecchio ponte di barche che lo attraversava è stato sostituito da uno più moderno in cemento e ferro sul quale transita anche la nuova linea ferroviaria. Il ponte è stretto, ha un’unica carreggiata e vi si transita a senso alternato. Qui il fiume manifesta chiaramente la sua drammatica situazione. I canali hanno già prelevato buona parte dell’acqua per irrigare le pianure del Turkmenistan. Avevo visto questo fiume lo scorso anno, vicino alle sue sorgenti, quando ancora col nome di Pamir percorreva con le sue acque tumultuose e spumeggianti le gole profonde incassate tra le montagne. Ora qui, privato della maggior parte della sua linfa vitale, offeso ed umiliato dalla follia umana, cerca affannosamente un passaggio nel suo letto tra le sempre più frequenti isole di sabbia che emergono nel mezzo. Un piccolo rivolo è ciò che rimane di questo antico fiume che ha segnato la storia di queste terre fin dall’antichità. Appena attraversato il nuovo ponte, dopo pochi chilometri, una pattuglia di militari mi fa cenno di fermarmi. Penso si tratti del solito controllo di polizia. In realtà uno dei poliziotti mi chiede un passaggio. Sta rientrando a casa in licenza ed è diretto a Bukara. Essendo solo in auto lo accolgo volentieri anche perché mi sembra un ottimo lasciapassare in caso di future fermate da parte di altri suoi colleghi. Il primo tratto del percorso attraversa un territorio piano ed arido ricoperto dal solito sale del Mar d’Aral. La strada corre parallela al fiume Amu Daria su questa piana assolata. Talvolta sale su piccole ondulazioni del terreno dalla cui sommità si può osservare il suo sviluppo che si perde all’orizzonte. La vegetazione è quella tipica delle zone desertiche. Arbusti bassi e rinsecchiti coprono le molte dune di sabbia facendo assumere al paesaggio un aspetto maculato. Il mio compagno di viaggio non è molto loquace anche perché parla solamente il russo e l’uzbeko. Dopo un po’ mi chiede timidamente una sigaretta. Gli faccio capire che non fumo ma che, se lo desidera, possiamo fermarci per farci un the. Rimane molto stupito quando entriamo nella cellula per preparare l’acqua. Anche in lui suscita curiosità. Non ha mai visto una cosa simile. Dopo aver bevuto riprendiamo il nostro viaggio e arriviamo fino a Bukara, dove scende ringraziandomi molto per il passaggio. Sono solo le tre del pomeriggio e decido di proseguire fino a Samarcanda per essere puntuale all’appuntamento con Redento che arriverà domani. Quando arrivo sono le sette di sera e trovo subito la piazza del Registan dove avevo appuntamento con Anatoly, il direttore del museo della pace di Samarcanda con cui sono in contatto. Lo chiamo a casa, ma è momentaneamente uscito e mi dicono di richiamare più tardi verso le dieci di sera. Trovo un posto dove pranzare e parcheggiare la macchina per dormire. Chiamerò domani mattina.
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KHIVA · 9 April 05
DATA 09/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan – Uzbekistan
LOCALITA’ PARTENZADashoguz
KM PARTENZA 96773
LOCALITA’ ARRIVO Khiva
KM ARRIVO
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI
TOTALE CHILOMETRI 7760
FUSO ORARIO in Uzbekistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi abbiamo lasciato il Turkmenistan. Nove giorni in questo paese ci hanno permesso di valutare la situazione in cui si trova ed avendolo attraversato da sud a nord di passare anche zone che usualmente non rientrano negli itinerari. Ovunque la presenza costante di polizia fa sentire il respiro del regime. L’immagine del presidente è ovunque: in ogni edificio pubblico e lungo le strade. Monumenti, fontane, statue sono erette in ogni luogo a manifestare la megalomania del personaggio. Si può dire che il paese sia certamente sicuro. Frequenti sono lungo le strade i controlli ed i posti di blocco che costringono a continue fermate. Il costo della vita è molto basso, anche per un turista. Però le tasse che vengono applicate all’ingresso nel paese e l’obbligo dell’accompagnatore di una agenzia locale riducono senza dubbio il vantaggio economico. Certamente il paese ha il suo fascino. Le vecchie città con storie millenarie (Merv, Murgab ecc.), i resti dei vecchi caravanserragli costruiti lungo questo itinerario della via della seta sono certamente testimonianza di un passato glorioso e di un periodo di benessere e fasti. Il nord del paese, lungo il confine con l’Uzbekistan, porta evidenti i segni del disastro ecologico provocato dalla deviazione del fiume Amu Daria e del conseguente prosciugamento del Mar D’Aral. Ovunque il terreno è ricoperto da un sottile strato di sale bianco che lo rende incoltivabile. L’economia del paese è stata completamente stravolta e gli esigui vantaggi derivanti dalle intensive coltivazione del cotone nel sud sono stati certamente vanificati dai danni prodotti al nord con la completa e progressiva desertificazione del paese.
La frontiera apre alle nove del mattino e puntuali arriviamo per essere tra i primi ad attraversarla. Le pratiche burocratiche si svolgono abbastanza celermente. All’uscita non sono poi così fiscali come lo furono all’entrata.
Un po’ di panico prende Beppe (Stella) e Daniela quando, alla richiesta dei documenti, non trovano quello rilasciato a Turkembashi con l’itinerario programmato che convalidava il pagamento della tassa di ingresso. La perdita avrebbe comportato un nuovo pagamento di 312 $. Alla fine tutto si risolve quando tra le mille carte accumulate si scova il documento richiesto. Passata la frontiera turkmena in circa 45 minuti transitiamo da quella uzbeka dove le pratiche di immigrazione si svolgono ancora più celermente. Qualche decina di minuti e siamo sul suolo dell’Uzbekistan. Una strada con fondo molto migliore delle piste che avevamo sperimentato in Turkmenistan ci porta velocemente (circa 45 minuti) fino alla affascinante città di Kiva. La città è di grande attrattiva anche se le opere di ristrutturazione effettuate hanno trasformato il centro storico in un museo dove i gruppi dei turisti sono numerosi. Molti sono i giapponesi ed i tedeschi. La vita più vera la si trova al di fuori del centro storico, al mercato cittadino dove, tra le bancarelle frequentate dai locali, si può respirare ancora un po’ d’aria d’oriente anche se oramai i prodotti del mercato globale hanno invaso le bancarelle. Passiamo tutta la giornata in questa cittadina e nel pomeriggio incontriamo un agronomo ebreo di origine sudafricana che sta eseguendo dei lavori di bonifica in queste zone. E’ lui che ci ferma incuriosito dalle nostre macchine sulle quali spiccava gli adesivi dell’ELP con il progetto Marco Polo. Ci chiede informazioni sull’iniziativa e ci parla del suo lavoro in queste zone. Ci invita anche a visitare una piantagione sperimentale da lui organizzata a pochi chilometri dalla città. A sera dopo essere stati ospiti nel suo albergo dove ci ha illustrato le sue iniziative, parcheggiamo le auto sotto alle mura della vecchia città per passare la notte.
NOTE
Cambio 1 €1.100 sum al nero
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DASHOGUZ · 8 April 05
DATA 08/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZADashoguz
KM PARTENZA 96773
LOCALITA’ ARRIVO Dashoguz
KM ARRIVO 96773
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 7760
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
TESTO DIARIO
Anche oggi giornata di attesa. Aspettiamo l’autorizzazione per passare in Uzbekistan. Domani alle 9.00 saremo alla frontiera per iniziare le pratiche per il transito. I nostri visti per l’Uzbekistan hanno la validità che decorre da domani.
In mattinata con Kemal andiamo a cambiare dei soldi. Dobbiamo pagare tre serate di parcheggio presso l’Hotel Uzboy che non erano comprese nel pacchetto predisposto dalla DN Tours. Il costo è di 50.000 Manat per notte e per macchina. Approfittiamo del fatto che si può cambiare anche valuta uzbeka. Sempre con Kemal passiamo al mercato cittadino dove si trovano i cambiavalute clandestini. Ci cambiano 90 € in 99.000 Sum. Non abbiamo la certezza di aver fatto un buon cambio, ancora non conosciamo il valore reale della moneta uzbeka. Valuteremo quando saremo oltre frontiera se sia stato favorevole o meno. Verso le dieci ritorno al mercato con una ragazza dell’hotel per acquistare dei viveri per il viaggio. La tarda mattinata e le prime ore del pomeriggio vengono dedicate alla sistemazione delle macchine.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
Cambio 1 €1.100 Sum al nero
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DASHOGUZ · 7 April 05
DATA 7/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZADashoguz
KM PARTENZA 96773
LOCALITA’ ARRIVO Dashoguz
KM ARRIVO 96773
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 0
TOTALE CHILOMETRI 7760
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Anche oggi una giornata di attesa e di relax. In prima mattinata, verso le otto, Kemal passa a verificare se ci sono stati ulteriori problemi con la polizia. Dopo essersi accertato che non era successo nulla se ne parte per andare in ufficio e ci accordiamo per il pomeriggio per andare a visitare il sito di Izmukshir a circa 25 km di distanza. Ci accompagnerà con la sua auto. La mattinata si passa sistemando le auto e rilassandoci in albergo. Puntuale alle 14.30 arriva Kemal per l’appuntamento stabilito. Percorriamo velocemente la strada che ci porta al luogo dove si trovano le rovine di Izmukshir. A pochi chilometri dalla nostra meta dobbiamo fermarci per una foratura. Si mobilita mezzo paese per aiutarci. Non disponiamo di un cric per sollevare l’auto di Kemal, ma ne salta fuori subito uno di fortuna. Un gruppo di giovani volonterosi aiuta il nostro autista, mentre noi approfittiamo della pausa per girare per il paese e per scattare delle foto alle persone del luogo. Si riparte dopo circa un’ora. Quando arriviamo dopo una breve corsa le luci radenti del sole illuminano le antiche mura erette con mattoni crudi. Fortunatamente ci troviamo in un luogo a scarsa piovosità. Malgrado ciò, i secoli trascorsi e le intemperie hanno lasciato il loro segno sulle mura sbrecciate. Tutto attorno la desolazione tipica di quest’area: campi completamente ricoperti di acqua. Il sale proveniente dal vicino Mare d’Aral portato dal vento ricopre di una coltre bianca la campagna rendendo così incoltivabili tutte queste aree. Rientriamo prima di sera al nostro albergo e ci soffermiamo ad acquistare dei viveri al mercato cittadino. Oramai stiamo terminando anche gli ultimi Manat residui. Domani Kemal ci porterà della valuta uzbeka per entrare nel paese con del denaro già cambiato.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
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DASHOGUZ · 6 April 05
DATA 06/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZA Dashoguz
KM PARTENZA 96773
LOCALITA’ ARRIVO Dashoguz
KM ARRIVO 96773
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 0
TOTALE CHILOMETRI 7760
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi siamo fermi a Dashoguz. Abbiamo finito il nostro giro in Turkmenstan. Dobbiamo attendere qui un paio di giorni, fino al 9 Aprile, poiché il nostro permesso di soggiorno in Uzbekistan inizia da tale data. Oggi la nostra guida Mayya ci lascia per rientrare ad Ashgabat. Ci fa incontrare col corrispondente locale della DN Tuors Mr. Kemal. Passiamo la mattinata tra varie officine per fare delle piccole riparazioni alle macchine sottoposte ad un notevole logorio durante la traversata del Karakul Desert. Il corrispondente della DN Tours ci offre ospitalità presso la sua abitazione al prezzo di 10$ per notte. La soluzione ci sembra ottimale sia perché all’hotel chiedevano 50$ per l’alloggio sia perché sentiamo la necessità di un letto e di una doccia dopo una settimana di spostamenti continui. Stabiliamo di rincontrarci con Kemal nel pomeriggio. Ci condurrà alla sua abitazione. Alloggiare presso i privati non è consentito dal governo turkmeno e Kemal ci avvisa di dichiarare che siamo solo ospiti e non paghiamo alcuna quota per l’alloggio.
Al pomeriggio accompagno la nostra guida all’aeroporto per prendere il volo che la riporterà ad Ashgabat. Al mio rientro all’albergo incrocio una pattuglia della polizia che mi ferma. Mi chiedono il passaporto e mi fanno capire che devo pagare una multa non essendomi fermato allo stop del passaggio a livello che avevo attraversato. Sono convinto che la causa principale della fermata sia la curiosità per quello strano mezzo che guido, dotato di quello sconosciuto abitacolo. Insistono perché paghi la multa. Fingo di non capire nulla perché parlano solo russo e turkmeno anche se ho intuito che mi intimano di pagare. A quel punto fermano un autista di passaggio che parla qualche parola di inglese perché mi spieghi che devo passare dalla banca per il pagamento. Si tratta di soli 2$, ma non voglio cedere. Fingo ancora di non capire anche quando si fanno tradurre in inglese. E’ la soluzione migliore: fingere di non capire e non avere fretta. Chiedo continuamente dove si trova il mio hotel anche se conosco bene il posto. Ad un certo punto mi accorgo che stanno per cedere e faccio comprendere a quello che sembra il capo che rivoglio il mio passaporto. Questi me lo rende in cambio della patente italiana e non so perché mi chiede se sono un medico. E’ la mia occasione !!!!!!!!!! Oramai sento che è nelle mie mani. Mi chiede che tipo di medico sono. Gli faccio intendere che curo tutto, dalla testa ai piedi. Molto bene, mi accorgo di averlo sempre più sotto controllo. Il mio paziente, perché oramai tale è divenuto, posa lo sfollagente sul cofano dell’auto e solleva il giubbetto dalla divisa per indicarmi che sente dolore al fegato. Lo faccio appoggiare alla macchina e schiaccio con forza nella zona che mi ha indicato. Vedo una smorfia di dolore sul suo viso e fingo di aver capito tutto improvvisando una rapida diagnosi.
Gli intimo di non bere: “NO VODKA !!!!!!!! NO VODKA !!!!!!!!”. Il tipo, intimorito, mi assicura che non beve da molto tempo. Sul sedile dell’auto ho una bottiglia di acqua e gli prescrivo come terapia di bere molta acqua ”!!!!!!!!!NO VODKA !!!!!!!!” mi assicura che farà così. Sono circondato da tutti i militari della pattuglia che assistono alla visita del loro capo. Mi ricordo che forse nel portafoglio ho la tessera di VDS della Croce Rossa e ad avvallare ulteriormente la mia “professione di Medico” gliela faccio vedere assieme alla patente della CRI appena conseguita. Oramai siamo amici. Si scatena l’ilarità di tutti i militari presenti quando volutamente schiaccio ancora la parte dolorante e all’ennesima smorfia del malcapitato gli intimo “NO VODKA !!!!!!!!”, gli mostro la bottiglia di acqua come alternativa e lo costringo a berne alcuni sorsi facendogli capire che deve comperarne dell’altra e bere in continuazione. Mi chiede di poter venire alla sera in albergo per avere delle medicine. Gli dico di passare verso le 20.00 ben sapendo che non sarei stato più in albergo ma presso la casa di Kemal.
Grandi saluti e raccomandazioni di seguire la terapia e finalmente parto. E’ passata circa un’ora. Non ho percorso un chilometro che mi trovo inseguito da una macchina con dentro i poliziotti che si sbracciano per farmi fermare. Cosa mai sarà successo? Forse la terapia ha già iniziato a fare effetto? Forse ho peggiorato il malanno del mio paziente?
Nulla di tutto questo. Appena mi avevano fermato il malcapitato paziente per farsi visitare aveva posato il suo sfollagente sul cofano della Toyota e, quand’ero ripartito nessuno l’aveva più notato. Era quindi venuto a cercarlo. Sul cofano non c’era. Chissà dov’era finito. Faccio la faccia rattristata, ma mi fa capire che non ha importanza. Mentre ci stiamo salutando per l’ennesima volta, uno dei militari, girando attorno alla macchina si accorge che lo sfollagente era rotolato dal cofano e si era incastrato nel paraurti anteriore. Grande ilarità generale ed ancora abbracci e saluti.
Quando arrivo in albergo telefono a Kemal perché ci venga a prendere per accompagnarci presso la sua abitazione. Arriva puntale e lo seguiamo con i nostri mezzi fino alla sua casa. Sempre con lui Beppe (Stella) e Daniela vanno a cercare dei ricambi per la macchina. Al rientro mi avvisano che sono stati fermati da un poliziotto “Ragazzino” il quale è salito in auto ed ha avuto un aspro diverbio col nostro ospite. Non hanno capito con precisione di cosa si trattasse, ma molto probabilmente si riferiva alla nostra presenza presso la sua abitazione. Il militare arriva sempre in auto fino all’abitazione di Kemal e ovviamente nota le nostre auto parcheggiate. E’ forse la conferma definitiva che siamo suoi ospiti. Ceniamo col cibo acquistato da Daniela e Beppe (Stella) alla rosticceria lungo la strada. Lavoriamo un po’ con le fotografie scattate nelle giornate precedenti. Verso le dieci di sera mi avvio verso la mia camera. Sono passati solo pochi minuti quando arriva Beppe (Stella) avvisandomi che ci sono dei problemi con la polizia e dobbiamo ritornare in albergo. Davanti alla casa infatti staziona una macchina con dentro dei gendarmi che stanno facendo un verbale al nostro ospite. La stessa vettura alla fine ci accompagna presso l’albergo dove avevamo passato la notte precedente. Mayya avvisata dell’accaduto mi telefona subito dalla sua abitazione di Ashgabat dove nel frattempo era arrivata spiegandomi quanto era successo: la polizia era stata con molta probabilità avvisata da qualcuno che Kemal aveva degli ospiti in casa. Nulla di grave, passiamo la notte come la sera precedente nella nostra cellula. Nel frattempo eravamo riusciti a fare una doccia prima dell’intervento della polizia.
Giornata intensa oggi per i molti rapporti con gli apparati del regime dittatoriale di questo paese. Mi scusino gli amici medici ed i compagni della CRI di Bassano se con documenti non veri (patente e tessera della CRI) ho millantato una professione che non è mia, ho fatto una diagnosi e formulato una terapia che alla fine penso non abbia arrecato danni al povero poliziotto : “NO VODKA !!!!!!!!!!” e bere acqua.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
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DASHOGUZ · 5 April 05
DATA 05/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZAAshgabat
KM PARTENZA96101
LOCALITA’ ARRIVO Dashoguz
KM ARRIVO 96773
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 672
TOTALE CHILOMETRI 7760
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Questa mattina abbiamo previsto di partire molto presto poiché ci aspettano oltre seicento chilometri di deserto. Le notizie raccolte i giorni precedenti mi fanno pensare ad un percorso in alcuni tratti piuttosto impegnativo. L’ora fissata per la partenza è per le cinque del mattino. Ieri avevo chiesto alla nostra guida se non fosse opportuno effettuare il rifornimento di carburante la sera stessa. Avevo immaginato infatti che, data l’ora potessero esserci delle difficoltà nel trovare delle stazioni di servizio aperte. Mayya, la nostra guida turkmena, mi aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi. La ragazza è sempre stata molto precisa ed affidabile percio’ mi fido di quanto mi dice. Decidiamo quindi di riempire i nostri serbatoi al mattino. Puntuali, come previsto, partiamo alle cinque dall’albergo dove avevamo parcheggiato le nostre auto e ci mettiamo alla ricerca di un distributore prima di inoltraci per la strada che ci condurrà, in direzione nord, verso Keneurgench e Dashovuz attraversando il deserto Karakum. Lungo questa pista non c’è la possibilità di fare rifornimento.
Come immaginavo la ricerca del gasolio risulta subito difficile data l’ora. I distributori sono chiusi e i pochi aperti ne sono sprovvisti. Passiamo varie stazioni di servizio prima di trovarne una che ci possa riempire i serbatoi e le taniche di scorta. Quando finalmente riusciamo a fare il pieno di carburante mi accorgo che sono già le 6.15 ed il contachilometri, che avevo azzerato prima della partenza, segna 43 km. Mayya appare molto dispiaciuta per quanto successo anche perché l’avevo avvisata il giorno precedente. Cerco comunque di rassicurarla e non do molto peso all’accaduto. La sua decisione era stata dettata dal desiderio di ritornare a casa in fretta dopo diversi giorni di assenza da Ashgabat.
Finalmente si parte. La strada appare nel primo tratto molto buona e scorrevole. Per un centinaio di chilometri si può correre velocemente. Attraversiamo ancora nell’oscurità della notte il primo tratto di deserto che, irrigato dalle acque provenienti da un canale settentrionale derivato dall’Amu Daria, è adibito a coltivazione di cotone. Parallelamente alla pista corre una nuova strada in costruzione che in breve tempo dovrebbe raddoppiare la carreggiata esistente e rendere più facili i collegamenti col nord del paese che ora, date le pessime condizioni della viabilità, rimane molto isolato.
Nella semioscurità del mattino si intravedono piantagioni di cotone che si perdono all’orizzonte. Incomincia fortunatamente ad albeggiare quando la strada inizia ad assumere le caratteristiche della vera pista. Il manto di asfalto scompare quasi completamente per lasciare spazio a macchie informi di bitume che fanno da corona alle molte buche che siamo costretti ad aggirare con tortuose manovre. L’andatura forzatamente viene ridotta. Ai lati della strada le piantagioni di cotone lasciano lo spazio alla tipica vegetazione del deserto. Bassi cespugli coprono le piccole dune di sabbia che incominciano a ricoprire il suolo. Talvolta, portate dal vento, si allungano anche sulla pista quasi a voler riprendere possesso di un terreno che l’uomo ha strappato alla natura per la sua necessità di passaggio. Il paesaggio è desolazione e solitudine. I rari insediamenti umani che si incontrano sono dei solitari cantieri di lavoro per la trivellazione del sottosuolo e l’estrazione del gas naturale. Qui ci sono infatti immensi giacimenti di gas. In alcune zone, fino a qualche anno fa, mi dice Mayya, era possibile vedere le fiamme fuoriuscire naturalmente dal terreno. Un unico piccolo agglomerato di case interrompe la solitudine e la monotonia del paesaggio. E’ il villaggio di Darvaza. Nulla di interessante. Quattro povere case edificate in fretta ai tempi dell’Unione Sovietica che hanno sostituito le yurte, antiche abitazioni tradizionali. Alcune di esse rimangono ancora a testimonianza del passato e, mi dice Mayya, vengono talvolta usate dai pochi viandanti che transitano da questi posti. E’ alla luce radente del tramonto che possiamo scorgere lontano il Minareto di Keneurgench. Ha l’aspetto di una vecchia ciminiera inclinata. Non è molto bello a vedersi. Qui i minareti hanno tutti questa forma molto simile alle nostre ciminiere industriali. Molto più semplici degli slanciati minareti turchi, di quelli multicolori dello Yemen o di quelli massicci visti in Afghanistan. Per noi comunque è come il rassicurante faro che vede il marinaio. Da qui la strada dovrebbe diventare migliore. Mancano ancora un centinaio di chilometri che si dovrebbero compiere in breve tempo e su fondo stradale più confortevole. Sono le 20.00 quando arriviamo a Dashoguz e parcheggiamo presso l’Hotel Uzboy. Abbiamo impiegato 15 ore ad attraversare il deserto di Karakul.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
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ASHGABAT · 4 April 05
DATA 04/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZAMerv
KM PARTENZA95736
LOCALITA ARRIVO Ashgabat
KM ARRIVO 96101
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 365
TOTALE CHILOMETRI 7088
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Giornata di trasferimento da Merv ad Ashgabat. Quando partiamo il cielo è leggermente coperto e peggiorerà ulteriormente lungo il cammino. Ripercorriamo la strada che abbiamo fatto due giorni fa attraversando la stessa pianura solcata dai canali che si diramano dal principale Karakul. Ancora gli stessi continui posti di blocco che abbiamo incontrato all’andata. Qui, i controlli di polizia, come d’altronde in tutte le strade del paese, sono molto rigidi e frequenti. Registrazioni continue dei transiti costringono a ripetute soste ai posti di blocco. E’ assolutamente vietato fotografare. Ieri, durante una delle tante fermate, ho scattato alcune foto di nascosto. Uno degli automobilisti in transito ha avvisato il poliziotto di servizio. Ne è nata una lunga discussione poiché pretendeva che gli consegnassi la macchina fotografica con le foto scattate. Ho furtivamente sostituito la macchina senza che lui se ne accorgesse ed ho consegnato il rullino che si trovava nella macchina sostituita. Si trattava di un nuovo rullino non impressionato. Verso le 13.00 arriviamo al Nissa Hotel.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
* * *
MERV · 3 April 05
DATA 03/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZAMary
KM PARTENZA95556
LOCALITA’ ARRIVO Merv
KM ARRIVO 95736
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 180
TOTALE CHILOMETRI 6723
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi andiamo a visitare i siti archeologici di Margush e di Merv ad alcuni chilometri dalla città di Mary. Il primo insediamento nella città dei Margush risale ancora al 6000 a.C. e solo in questi ultimi anni si stanno facendo degli scavi per portare alla luce quanto rimane di questa antica civiltà. Per raggiungere il sito ci si deve inoltrare nel deserto per una pista sovente ricoperta dalla sabbia.
E’ necessario utilizzare una vettura a quattro ruote motrici. Inizialmente la strada, diramandosi dalla direttrice principale che porta verso il confine uzbeko, è ricoperta da un manto di asfalto sconnesso per la mancanza di manutenzione. Sia a destra e che a sinistra si possono notare interminabili distese di cotone irrigate dall’acqua che qui viene convogliata dal canale Karakul dopo averla prelevata dal fiume Amu Daria. Avanzando nel deserto la strada diventa una pista. Le piantagioni di cotone lasciano il posto ad un terreno incolto ricoperto di sterpaglia e spazzato dal vento. Topi del deserto e serpenti abitano questa landa desolata.
I pochi visitatori del sito archeologico sono le uniche persone che transitano da questa pista. Quattro custodi abitano questo luogo e vivono in alcune povere tende. Per fotografare si devono pagare 22.000 dram per la macchina fotografica e 35.000 per la cinepresa. Per raggiungere questo sito ci ha accompagnato una guida locale che è anche responsabile degli scavi. Non è facile infatti orientarsi tra le mille continue deviazioni che attraversano la zona desertica. Rientrando passiamo da Merv, l’antica Margiana. Luogo importante lungo la via della seta, in passato fu anche sede di varie religioni: Cristiana, Buddista e Zoroastriana. La città era conosciuta anche ai tempi di Alessandro Magno. Dal XI al XII secolo, sotto il dominio dei turchi selgucidi divenne la loro capitale e fu per un lungo periodo la città più importante dopo Baghdad. Ben poco ora rimane del suo antico splendore. Solo le mura in terra cruda semi distrutte ricordano il glorioso passato. Tutto questo venne distrutto dalle armate del figlio di Gengis Khan. Ora tra questi resti pascolano soltanto pecore e cammelli. Rientriamo a Mery nelle prime ore del pomeriggio. Devo provvedere a sistemare l’interno della cellula che ha subito molti ribaltamenti a causa della strada accidentata.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
* * *
MERY · 2 April 05
DATA 02/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZAAshgabat
KM PARTENZA95073
LOCALITA ARRIVO Merv
KM ARRIVO 95556
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 483
TOTALE CHILOMETRI 6543
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Ieri sera avevamo deciso di partire verso le 11.30 per arrivare prima del tramonto a Mery. Dedichiamo la mattinata a sistemare le auto prima della partenza. Alle 7.00 cerco di collegarmi ad Internet dal computer dell’albergo per trasmettere gli ultimi aggiornamenti, ma oggi è impossibile connettersi. Dopo vari tentativi decido di desistere per non passare la mattinata al computer. Inoltre, devo assolutamente spedire all’assicurazione la lettera che Giovanni doveva consegnare in Italia e che nella fretta della partenza si è dimenticato di portare con sè. La sera precedente avevo notato, non molto lontano dall’albergo, gli uffici della DHL tramite i quali pensavo di inviare i documenti per maggior sicurezza. Alla reception del Nissa Hotel mi dicono che la DHL non lavora più con il Turkmenistan non avendo ottenuto il rinnovo della licenza. Sono percio’ costretto a ricorrere alle poste centrali. Un autista dell’albergo mi accompagna con la macchina di servizio. Quando consegno la busta, che avevo già preparato in Italia per la spedizione, viene aperta per il controllo del contenuto. Un altro problema sorge quando il destinatario risulta essere un ufficio: sembra che dalle poste turkmene non sia possibile effettuare spedizioni se il destinatario non è una persona fisica. Grandi discussioni e consulti per risolvere il problema. Tutto si conclude quando decido di spedire alla “ SEGRETERIA DELL’ASSICURAZIONE” e “segreteria” viene scambiato per un nome di persona. Ancora una volta mi devo scontrare con l’assurdo apparato burocratico di questo paese. Mi assicurano che la spedizione giungerà a destinazione entro 10 giorni e quindi pago i 200.000 Manat previsti dal tariffario. Rientro finalmente in albergo e, quando verso le 11.30 arriva la nostra guida, partiamo. Passiamo da alcuni negozi di accessori auto per cercare delle camere d’aria per i pneumatici della Nissan. Dopo alcuni tentativi riusciamo a trovare quanto serve. Ci dirigiamo quindi verso Merv. Alcuni chilometri fuori dalla città di Asghabat mi accorgo che la riparazione che avevamo fatto alcuni giorni fa al tubo del radiatore ha ceduto. L’acqua infatti incomincia a colare dal foro che avevamo tappato. Sono costretto a rientrare in città alla ricerca di una concessionaria Toyota per la riparazione. Non posso percorrere i 350 chilometri che mi separano da Mary col rischio di rimanere senz’acqua nel radiatore. Si tratta di un danno lieve e, trovata l’officina, la riparazione viene compiuta velocemente. Sono oramai le 15,00 quando ci dirigiamo finalmente verso la nostra meta. Prendiamo la strada che in direzione sud est, inizialmente con buon asfalto, porta, costeggiando il confine dell’Iran, verso Mary.
Il primo tratto del percorso è caratterizzato da lunghi rettifili dai quali si gode un piacevole panorama sui versanti settentrionali della catena iraniana del Kopet Dag, dalle cui cime scende buona parte dell’acqua che contribuisce ad irrigare la pianura nelle vicinanze di Ashgabat. La strada poi, allontanandosi dal confine iraniano, piega decisamente verso est per inoltrarsi nell’assolata pianura che porta a Mary e poi in direzione sud verso il confine afghano. Qui lunghi rettilinei si perdono all’orizzonte incrociando più volte il Canale Karakul con le sue acque limacciose di un marrone scuro. L’acqua prelevata dal fiume Amu Daria, in prossimità del confine afghano-tagiko, viene portata fino ad Ashgabat. Molta parte di essa si disperde nel terreno durante il suo percorso, mentre un’altra parte evapora a causa della calura del deserto che attraversa. All’imbrunire quando arriviamo la città di Mery ci appare con le sue luci. Non ha particolari caratteristiche che possano colpire il visitatore. Solo palazzi di stampo sovietico e larghe strade con poco traffico. La notorietà è in parte dovuta alle ingenti riserve di gas che sono state scoperte negli ultimi anni. Ci sistemiamo nel parcheggio dell’Hotel Sanjar, nelle vicinanze di una rumorosa discoteca che fortunatamente alle 22,00 cessa la sua attvità.
NOTE
Cambio 1 $ 25.000 Manat al nero
Cambio 1 €30.000 Manat al nero
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ASGHABAT · 1 April 05
DATA 01/04/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZAAshgabat
KM PARTENZA 95073
LOCALITA’ ARRIVO Ashgabat
KM ARRIVO
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 6060
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Giornata di riposo dedicata alla visita della città. L’albergo presso il quale abbiamo parcheggiato si trova in una zona centrale della città da dove si possono raggiungere facilmente i punti più importanti del centro cittadino. Siamo al Nissa Hotel che fa parte di una catena di alberghi di proprietà del figlio del presidente. Il responsabile dell’albergo è un italiano che si trova in questo paese da molti anni. Di prima mattina mi incammino per le strade ancora semideserte. Qui la vita incomincia verso le 9.00. Ovunque immagini del presidente che paternamente controlla la vita cittadina.
Una statua d’oro, che lo raffigura, alta 12 metri e posta sulla sommità dell’Arco della Neutralità, saluta il sole nascente e ruotando lo segue durante l’intera giornata nel suo percorso. Statue e palazzi di Niyazov sono presenti in ogni angolo. Grandi viali e fontane fanno da corona ai palazzi presidenziali ed è assolutamente vietato fotografarli. Ovunque polizia che controlla ogni movimento, pronta a requisire le fotocamere al minimo sospetto che un edificio presidenziale sia stato fotografato. Nel pomeriggio con la guida vado al mercato cittadino per acquistare alcuni viveri che serviranno per preparare un piatto tipico che lei stessa si è offerta di prepararci per cena. Puntuale alle sette ci porta la padella ricolma della specialità locale composta di riso, carne e verdure. Alla sera, dopo cena, compiamo una breve passeggiata nelle adiacenze dell’albergo. Domani si partirà per l’antica città di Merv.
ASHGABAT 31 Marzo 05
DATA 31/03/2005
LOCALITA’ Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZATurmenbashi
KM PARTENZA 94475
LOCALITA’ ARRIVO 95073
KM ARRIVO Ashgabat
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 598
TOTALE CHILOMETRI 6060
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Oggi dobbiamo percorrere i 600 chilometri che separano Turkmenbasy da Ashgabat. Cerchiamo di metterci in strada presto al mattino, ma i soliti inconvenienti meccanici ci fanno ritardare la partenza. Due ruote della macchina di Beppe Stella perdono leggermente pressione e siamo costretti ad attendere l’apertura di un gommista per inserire due camere d’aria all’interno dei copertoni prima di avviarci in direzione di Ashgabat.
Percorriamo la strada che, attraversando la pianura desertica occidentale del Turkmenistan con un tragitto pianeggiante, porta fino alla capitale. File interminabili di linee elettriche accompagnano il percorso del manto d’asfalto scomparendo all’orizzonte. A tratti sonnolenti e pigri cammelli attraversano la strada sfidando lo scarso traffico che la percorre.
Nella parte finale dell’itinerario si costeggia per un buon tratto il famoso canale Karakul che, prelevando acqua dal fiume Amu Daria, va ad irrigare le pianure della regione per favorire la coltivazione del cotone in queste zone. A sera arriviamo alla periferia della capitale. Nel buio spiccano le sagome illuminate dei palazzi e delle moschee fatte costruire dal Rais locale. Sono le 21,00 quando raggiungiamo il Nissa Hotel dove pernottiamo.
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TURKMENBASY · 30 March 05
DATA 30/03/2005
LOCALITA’ Azerbaijan – Turkmenistan
LOCALITA’ PARTENZABaku
KM PARTENZA94475
LOCALITA ARRIVO Turkmenbasy
KM ARRIVO 94475
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 5462
FUSO ORARIO in Turkmenistan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Traversata del Mar Caspio con traghetto azero. Ci imbarchiamo nel tardo pomeriggio e verso le dieci di sera il traghetto salpa le ancore in direzione Turkmenistan, porto di Turkmenbasy. La navigazione procede tranquilla per tutta la notte. Solo verso le prime ore del mattino, il mare leggermente mosso, provoca un leggero e quasi impercettibile rollio dello scafo. Alle dieci del mattino arriviamo in vista della costa turkmena, il battello getta l’ancora all’ingresso del porto e rimane in attesa. Dopo circa due ore riprendiamo le operazioni di attracco e finalmente riusciamo a scendere a terra.
Qui iniziano i problemi. Essendo arrivati con un giorno di anticipo sul previsto e non essendo riusciti a contattare telefonicamente l’agenzia, siamo costretti ad attendere che l’incaricato della DN Tours giunga con gli indispensabili permessi. Passiamo tutto il pomeriggio ad aspettare che arrivi qualcuno dell’agenzia che nel frattempo era stata contattata telefonicamente dalla polizia di frontiera. Quando finalmente alle 5.00 del pomeriggio arriva Maya, la nostra guida, inizia il disbrigo delle pratiche burocratiche per lo sdoganamento delle macchine e per la convalida dei visti di ingresso. Alla presentazione dei libretti di circolazione nascono le prime difficoltà. La scritta “PICK UP”
sui due libretti fa nascere il dubbio al funzionario che non si tratti di auto, ma di camion. E’ ovviamente un discorso economico poiché la classifica come TRUCK – Camion – comporterebbe un onere maggiore da parte nostra ed ovviamente un maggior guadagno da parte delle casse turkmene. Mostriamo tutti i nostri documenti: le patenti, le carte di circolazione internazionali, ecc.
A nulla valgono le nostre rimostranze ed alla fine decidiamo di pagare la maggior tariffa stabilita per i camion pur di accelerare le pratiche. Ciò complica ulteriormente le cose perché un tratto dell’itinerario concordato non prevede il passaggio di camion per quella strada.
Ancora discussioni e telefonate ad Ashgabat al responsabile del settore viabilità per cercare di risolvere il problema. Finalmente arriva la conferma telefonica che possiamo transitare. Sembra tutto risolto quando nasce un nuovo problema: le località che rientrano nel nostro itinerario sono 4 : Ashgabat – Mery – Keneurgench – Dashovuz. Nel modulo da compilare con l’itinerario ci sono solamente tre spazi disponibili. Cosa Fare?????????????? La proposta del funzionario è di cambiare l’itinerario togliendo una località. Di fronte alla nostra decisa opposizione ed alla ferma decisione di non voler modificare nulla, il burocrate telefona ancora al suo superiore ad Ashgabat e dopo lunghe discussioni si decide di scrivere sulla stessa riga il nome di due località.
Tutto questo alla fine costa 321 $ per auto. Finalmente sembra tutto finito quando compare l’incaricato di un altro ufficio che ci comunica che dobbiamo pagare ancora 20 $ per l’utilizzo del ponte dal traghetto alla banchina e 12 $ per la sosta nel piazzale. Altre ricevute, ancora giri tra gli uffici e le varie casse. Sembra tutto finito quando un altro funzionario ci chiede di fare un’ulteriore registrazione. Finalmente usciamo dagli uffici doganali e valichiamo i cancelli di controllo. E’ oramai arrivata l’una di notte. Siamo stati bloccati per dodici ore. Arriviamo all’albergo ed io prendo una camera per poter fare una tanto agognata doccia.
NOTE
Costo Gasolio : 1 $ per 50 litri (non si tratta di un errore: è il costo reale)
Hotel Turkmnebasy 25 $ per notte inclusa colazione partendo alle 8.00 del mattino altrimenti 50 $
Costo sdoganamento assicurazione ecc. 312 $
Sosta e uso ponte di sbarco 32 $
* * *
BAKU · 29 March 05
DATA29/03/2005
LOCALITA’ Azerbaijan
LOCALITA’ PARTENZA Baku
KM PARTENZA 94475
LOCALITA’ ARRIVO Baku
KM ARRIVO 94475
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 5462
FUSO ORARIO in Azerbaijan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Passiamo la giornata per il disbrigo delle pratiche burocratiche per l’imbarco supportati in queste operazioni dall’efficiente corrispondente della Ditta Baggio S.p.a..
Ci presentiamo verso le 11.00 agli uffici della dogana marittima e ci consigliano di partire col traghetto che arriverà nel pomeriggio in quanto non assicurano la partenza per il giorno seguente. Qui c’è moltissima approssimazione e non conoscono mai con precisione gli orari e la frequenza delle partenze. Nell’incertezza decidiamo di prendere il ferry che dovrebbe partire nel pomeriggio. Rivoluzioniamo così tutti i programmi fatti il giorno precedente e saltiamo la visita della città. Fortunatamente ieri sera avevamo fatto un veloce giro per il quartiere antico e la parte vecchia della città. Purtroppo dobbiamo stare continuamente nelle vicinanze del porto poiché non si conosce l’ora esatta della partenza. Con Giovanni vado agli uffici della compagnia aerea Azera per prenotare il suo volo di rientro in Italia. Dobbiamo abbandonarlo un giorno prima del previsto. La sua partenza sarà il 31 marzo. Scattiamo le ultime foto di rito e poi siamo costretti a salutarlo quando entriamo nell’area doganale del porto. Lui, con un taxi, si dirige in città per cercare un albergo dove passare la notte. Partiamo verso le 10 di sera. Veniamo sistemati in una cabina a 4 posti priva di bagno. I servizi si trovano nel vicino corridoio in un tetro sgabuzzino. Ci sono pochissimi passeggeri a bordo: noi tre, alcuni turkmeni ed un camionista turco che sta portando un autocarro in Turkmenistan. Nell’attesa della partenza visito alcune zone del traghetto. Cerco il ristorante ed il bar. Dopo molti tentativi riesco a rintracciare un marinaio che mi accompagna dal cuoco. Lo troviamo a letto nella sua cabina. Di malavoglia si alza e mi accompagna nella cambusa dove mi mostra quanto ha di disponibile per la cena. Mi apre un vecchio frigorifero ingiallito anni cinquanta all’interno del quale ci sono alcuni salamini, delle uova ed un po’ di carne cruda con un aspetto non certamente invitante. In un’altra credenza mi indica alcuni pacchi di biscotti con evidenti segni di umidità assorbita dall’ambiente marino ed alcune buste di caramelle semiaperte. In un angolo giacciono accatastati alcuni contenitori di succo di frutta vuoti.
Questo è quanto la cucina offre per cena. Decido allora di scendere di nascosto nella stiva, dove sono parcheggiate le nostre auto e di prelevare una scatola di tonno dalla riserva viveri dell’auto. Sarà la nostra cena per questa sera.
NOTE
Cambio 1€ = 6000 Manat
Costo benzina 900 Manat al litro
Dogana Azerbaijan Uscita 10 Euro per macchina
Tassa per assicurazione 22 $
Tassa per uso strade15 $
* * *
GIMCA · 28 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Azerbaijan
LOCALITA’ PARTENZA Strada per Gimca circa 100 km dopo il confine
KM PARTENZA 94057
LOCALITA’ ARRIVOGimca
KM ARRIVO 94468
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 411
TOTALE CHILOMETRI 5045
FUSO ORARIO in Azerbaijan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Partiamo presto per arrivare quanto prima all’appuntamento con lo spedizioniere che ha predisposto le pratiche per l’imbarco. La strada dopo un primo pezzo molto scorrevole presenta dei tratti con continui avvallamenti sull’asfalto costringendoci a ridurre la nostra andatura.
Nel primo tratto costeggiamo i confini con la regione contesa del Nagorno Karabakh e distinguiamo molto bene le cime innevate controllate dalle truppe Azere. E’ assolutamente vietato percorrere le strade che a sud vanno verso il confine di questa regione. Scendiamo poi per la strada che attraverso Genca, Ucar, Kurdemir e Qazimammed prosegue per il mar Caspio. Si tratta di una piana monotona e piatta. La strada ha un fondo molto
accidentato e limita molto la velocità. L’intenso e disordinato traffico composto prevalentemente di camion rende ancora più difficoltosa e lenta la guida. La piana è attraversata da moltissimi canali di drenaggio delle acque. Sarsi sono i terreni coltivati. Solo in lontananza scorgiamo le distanti cime delle propaggini meridionali del Caucaso.
Scendiamo di quota e la temperatura incomincia ad essere più mite. Quando arriviamo al mare, gli ultimi 70 chilometri li percorriamo su una buona e veloce strada a quattro corsie interrotta solo in brevi tratti da lavori di sistemazione. Sulla spiaggia si possono notare gli scempi fatti in tutti questi anni per estrarre il petrolio dai ricchi giacimenti di queste zone. Scheletriche torri di trivellazione arrugginite si ergono come fantasmi sulla spiaggia. Altre giacciono abbandonate sulle piattaforme che si scorgono in mezzo al mare. Chilometri di tubazioni in disuso seguono il percorso stradale o attraversano le spiagge che un tempo erano incontaminate ed ora sono solo depositi di rottami arrugginiti. Gli impianti ancora funzionanti si possono talvolta scorgere a pochi metri dal percorso stradale fino a perdersi all’orizzonte con il loro goffo e lento beccheggio. Verso le quattro del pomeriggio ci incontriamo col funzionario dell’agenzia che ha curato le pratiche di imbarco. Tale operazione era già stata concordata ed organizzata dalla Ditta Baggio Trasporti di Mestre che ha contribuito al buon esito di tutta l’operazione doganale. Consegno i documenti alla dogana e, poiché l’altra auto si era attardata, decidiamo di rincontrarci il mattino seguente per ultimare le pratiche di imbarco. Per la notte decidiamo di sostare in città.
NOTE
Cambio 1€ = 6000 Manat
Costo benzina 900 Manat al litro
Dogana Azerbaijan Uscita 10 Euro per macchina
Tassa per assicurazione 22 $
Tassa per uso strade15 $
* * *
DIREZIONE: GIMCA · 27 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Georgia – Azerbaijan
LOCALITA’ PARTENZA Marneuli
KM PARTENZA 93896
LOCALITA’ ARRIVOStrada per Gimca circa 100 km dopo il confine
KM ARRIVO 94057
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 161
TOTALE CHILOMETRI 4634
FUSO ORARIO in Azerbaijan si sposta avanti di quattro ore rispetto all’Italia (ora solare)
Sorpresa al mattino quando mi accorgo che sotto il motore della Toyota c’è una grande macchia dovuta ad una perdita di liquido. Non sembra olio fortunatamente. Controllando il liquido del radiatore mi rendo conto che manca completamente l’acqua. Già ieri sera, al nostro arrivo, erano giunti strani segnali dal riscaldamento della vettura che non funzionava più regolarmente. Dai rapidi controlli effettuati comprendiamo che la batteria dei servizi ausiliari, col suo bordo tagliente, ha tagliato il tubo dell’acqua del radiatore causando la fuoriuscita di tutto il liquido refrigerante. Fortunatamente non si tratta di un danno grave e in un’ora circa riusciamo a ripararlo. Tutto questo comporta un ritardo nella partenza. Successivamente percorriamo una scorciatoia che da Marnueli ci porta fino al confine. La strada però non è molto buona ed il tempo impiegato risulta essere maggiore di quanto avevamo previsto. Alla dogana giorgiana le pratiche sono veloci mentre a quella Azera dobbiamo pazientare
parecchio a causa di lungaggini burocratiche. Inoltre dobbiamo subire le solite pressioni per le mance richieste. Paghiamo 20 € al funzionario che ci ha compilato i documenti doganali per le auto, mentre ad un altro, che ci richiede un’ulteriore tangente, rifiutiamo il pagamento. Dobbiamo purtroppo attendere più di un’ora per riuscire a passare. Ad un ennesimo controllo, quello sanitario, ci viene richiesto un ulteriore esborso che ovviamente non paghiamo. Finalmente dopo tutte queste trattative riusciamo a passare. Ci incamminiamo in direzione Baku. La strada, in un primo momento, sembra buona. Dopo pochi chilometri però si trasforma in un tragitto simile a un campo arato, pieno di buche e di profonde tracce sull’asfalto residuo. La nostra andatura diminuisce rapidamente e non riusciamo a fare i chilometri preventivati. Contavamo infatti di percorrere circa metà della strada tra la frontiera e Baku. Quando incomincia a fare buio e decidiamo di fermarci abbiamo percorso dalla frontiera solamente 120 chilometri. Stabiliamo allora di partire al mattino di buonora per recuperare il tempo perso, anche perché a Baku ci attende lo spedizioniere per espletare le pratiche di imbarco per il Turkmenistan.
NOTE
Cambio 1€ = 6000 Manat
Costo benzina 900 Manat al litro
Dogana Azerbaijan Uscita 10 Euro per macchina
Tassa per assicurazione 22 $
Tassa per uso strade15 $
* * *
MARNEULI · 26 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Arrnenia – Georgia
LOCALITA’ PARTENZA Yerevan
KM PARTENZA 93644
LOCALITA’ ARRIVOMarneuli
KM ARRIVO 93896
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 252
TOTALE CHILOMETRI 4473
FUSO ORARIO in Armenia si sposta avanti di tre ore rispetto all’Italia
Dopo una visita veloce al mercatino di Yerevan, che si svolge nei giorni di Sabato e Domenica, decidiamo di partire per dirigerci verso la frontiera dell’Azerbaijan. Quando arriviamo al mercato, verso le otto del mattino, stanno ancora allestendo le bancarelle. Non troviamo ancora esposti i prodotti che cercavamo ed un commerciante, pur di non perdere i potenziali clienti, ci accompagna a casa sua per mostrarci la merce. Attraversiamo la città con la sua auto ed arriviamo alla sua abitazione. Uno dei soliti palazzi con mura sbrecciate ed un’aria cadente all’esterno. L’interno dell’abitazione invece ha un’aria curata ed ordinata che denota anche una certa agiatezza economica dei proprietari. Il nostro commerciante ci presenta la moglie che si affretta subito a preparare il caffè ed il the per i nuovi arrivati. Entrambi parlano un corretto inglese, cosa rara in questi paesi dove la lingua più diffusa è il russo. Ci manifestano inoltre la loro intenzione di venire in Italia il prossimo mese. Alla fine acquistiamo alcuni oggetti e ci facciamo riaccompagnare alla nostra macchina.
Ripartiamo dopo che Beppe ha gonfiato la sua ruota posteriore destra che era leggermente sgonfia. Prendiamo la bella e veloce strada a quattro corsie che, in direzione nord – est, porta verso il Lago Sevan. Uno dei
maggiori laghi al mondo per estensione anche se in questi anni la sua superficie è diminuita del 30% a causa dei grossi prelievi di acqua dal suo affluente, il fiume Hrazdan, per la costruzione di impianti idroelettrici
e di irrigazione lungo il suo percorso. Il lago si trova a circa 2000 mt di quota. Il paesaggio è completamente imbiancato dalla neve. I bassi arbusti rinsecchiti dal freddo sono coperti dalla neve che il gelo non lascia
siogliere. Il paesaggio evoca immagini del film “ Il dottor Zivago”.
Il vento gelido spazza la pianura e rende difficile filmare e rimanere allo scoperto. Visitiamo i monasteri che si ergono sulla penisola che si incunea nel lago presso il paese di Sevan. Il luogo è completamente deserto.
Durante l’estate queste zone sono meta di molti turisti che arrivano dalla vicina Yerevan. Proseguiamo quindi per Dilijan e poi verso est per Vanadzor per riprendere la strada che avevamo percorso al nostro arrivo. Non possiamo andare verso il confine dell’Azerbaijan per la strada di Dilijan in quanto il confine tra Armenia e Azerbaijan è chiuso per lo stato di belligeranza tra questi due paesi. Ripercorriamo la stretta valle che passando per Alaverdi porta al confine giorgiano. Sbrigate le solite lungaggini burocratiche finalmente riusciamo a rientrare in Georgia.
Incappiamo in un insistente tentativo da parte dei doganieri locali di estorcerci 100 Lari. Seguono liti e minacce di telefonare all’Ambasciata italiana. Vista la mia determinazione alla fine desistono e ci danno le bolle doganali senza pretendere nulla. Alla frontiera georgiana non è dovuta nessuna tassa di ingresso. Tale pessima abitudine di chiedere denaro ai turisti in transito sembra quasi completamente sorpassata, anche se qualche funzionario non ha ancora perso le vecchie abitudini. In serata, verso le 21,00, arriviamo al paese di Marneuli dove decidiamo di
passare la notte presso il consueto distributore di benzina.
NOTE
Cambio 1€ = 590 Dram
Costo benzina 260 Dram al litro
Dogana Armena Uscita 29 Lari
* * *
YEREVAN · 25 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Armenia
LOCALITA’ PARTENZA Yerevan
KM PARTENZA 93602
LOCALITA’ ARRIVOYerevan
KM ARRIVO 93644
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI 42
TOTALE CHILOMETRI 4433
FUSO ORARIO in Armenia si sposta avanti di tre ore rispetto all’Italia
Passiamo la mattinata girando per il centro cittadino. La città di Yerevan pur avendo 1.700.000 abitanti ed essendo molto estesa con le sue periferie, ha un centro cittadino molto limitato e si riesce a visitare agevolmente a piedi. La grande piazza principale, Piazza della Repubblica, con i suoi palazzi di stampo sovietico è il cuore della città. Su di essa si affaccia il Palazzo del Governo, vari ministeri ed il lussuoso Hotel Marriot. Le facciate degli edifici rievocano con la loro grandiosità ed imponenza lo stile del passato regime sovietico. La temperatura è molto rigida certamente al di sotto dello zero. Approfittiamo del clima rigido per rintanarci per più di un’ora in un Internet caffè per trasmettere i dati di aggiornamento del sito. Nella tarda mattinata un’improvvisa nevicata imbianca la città ed abbassa ulteriormente la temperatura. Nel pomeriggio, in auto, ci spostiamo a Echmiadzin, antica capitale dell’Armenia. Lungo la strada, una improvvisa schiarita, ci permette di osservare l’imponente mole del Monte Ararat e lo slanciato profilo del Piccolo Ararat.
Visitiamo la Chiesa di Santa Hripsime e la cattedrale. All’ingresso della città troviamo vari posti di blocco che fanno deviare il traffico. Veniamo poi a sapere da alcuni italiani che incontriamo che c’era Putin in visita. Nel pomeriggio rientriamo in città e ci piazziamo con le auto nel posto dove avevamo passato la notte la sera precedente.
NOTE
Cambio 1€ = 590 Dram
Costo benzina 260 Dram al litro
* * *
YEREVAN · 24 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Arrnenia
LOCALITA’ PARTENZA: Akhtala
KM PARTENZA: 93381
LOCALITA’ ARRIVO: Yerevan
KM ARRIVO: 93602
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 221
TOTALE CHILOMETRI: 4391
FUSO ORARIO in Armenia si sposta avanti di due ore rispetto all’Italia
Oggi giornata dedicata alla visita dei monasteri situati lungo la
strada che, con direzione sud, procede verso Yerevan. Per primo incontriamo il Monastero di Akhtala che si erge in posizione dominante su una bella vallata a pochi kilometri dal paese. Purtroppo il paesaggio è stato completamente devastato dalle opere di scavo fatte per ricavare il rame, di cui è ricca questa zona. Le acque di scolo ed i fanghi hanno interamente alterato il panorama che ora ha assunto un aspetto lunare. La chiesa e la sua cinta muraria, eretta a difesa del monastero, non hanno per fortuna perso il loro fascino. Il sito è completamente abbandonato e non custodito.
Lo si raggiunge percorrendo una ripida strada il cui manto di asfalto non conosce manutenzione sicuramente da parecchi anni. Gli ultimi metri si compiono su un sentiero percorribile anche con l’auto. Altro sito monastico interessante è quello di Sanain a pochi chilometri dal paese di Alaverdi che raggiungiamo attraversando il ponte sul fiume Debed e percorrendo i 6 chilometri di ripida salita che portano a questo interessante luogo ricco di fascino e di suggestione anche per la particolare posizione.
Purtroppo in basso verso la valle si possono scorgere i resti degli insediamenti industriali dell’epoca sovietica che ora appaiono all’osservatore come scheletrici e fatiscenti nel loro completo stato di abbandono. Anche qui, come in Georgia, lo stato di abbandono delle vecchie strutture industriali è completo. Tutto cade a pezzi. I paesi che un tempo avevano una loro vita hanno assunto ora un’atmosfera spettrale. Molte case sono chiuse e cadono
a pezzi.
Proseguiamo per la strada che percorrendo una gola sempre più stretta scende verso sud in direzione di Vanadzor. Le pareti scoscese delle montagne precipitano nella valle dove la strada, la vecchia ferrovia ed il fiume si dividono il poco spazio disponibile. Solo in prossimità di Vanadzor la vallata si allarga per lasciare spazio a questa grossa città di circa 160.000 abitanti che un tempo era la sede di un grande stabilimento per la produzione della gomma che riforniva tutta l’Unione Sovietica. Le montagne circostanti hanno pendii più dolci e le cime sono ricoperte dalla
neve caduta durante i giorni precedenti. La temperatura è piuttosto rigida, preludio di quanto ci aspetterà tra pochi chilometri. Da Vanadzor ci dirigiamo verso l’altopiano che, arrivando ad un’altitudine di circa 2300 mt., lambisce le pendici del monte Aragatz che con i suoi 4090 mt è la cima più alta dell’Armenia. Sull’altopiano siamo colti da una violenta bufera di
neve e vento che rende molto insidioso il nostro cammino. Talvolta il vento copre la strada con cumuli di neve rendendo difficoltosa la ricerca del percorso. Causa il maltempo e la nebbia non riusciamo a scorgere la cima della montagna. Finalmente, quando scendiamo verso Ashtarak, lasciando alle nostre spalle l’altopiano, il tempo migliora e incominciamo a vedere in lontananza le luci di Yerevan. Entriamo in città e dobbiamo percorrere circa 15 chilometri prima di arrivare nel centro cittadino dove, in un parco, ci sistemiamo per passare la notte. La città al primo impatto sembra più ricca di Tiblisi.
NOTE
Cambio 1€ = 590 Dram
Costo benzina 260 Dram al litro
* * *
AKHTALA · 23 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Arrnenia
LOCALITA’ PARTENZA: Gudauri
KM PARTENZA: 93163
LOCALITA’ ARRIVO: Akhtala
KM ARRIVO: 93381
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 228
TOTALE CHILOMETRI: 4170
FUSO ORARIO in Armenia si sposta avanti di due ore rispetto all’Italia
Passiamo la notte tranquillamente. Qui certamente non siamo disturbati dal traffico della città. Le poche macchine degli ospiti dell’Hotel Marco Polo sostano immobili semicoperte dalla neve. La notte è stata molto rigida ed al mattino gli oblò della cellula sono completamente ricoperti di ghiaccio.
Fortunatamente il riscaldamento ha funzionato perfettamente
mantenendo all’interno una temperatura gradevole. Temevo che il gasolio potesse gelare, ma fortunatamente non è accaduto. Al mattino il cielo è coperto ed una leggera e soffice coltre di neve copre la macchina. Scendiamo rapidamente verso valle anche perché alle 10.00 abbiamo un appuntamento telefonico con gli altri compagni di viaggio. Oramai sono vicini a Tiblisi e dovremmo incontrarci. Verso mezzogiorno infatti ci si trova alla periferia della città e, finalmente ricongiunti, decidiamo di proseguire assieme per l’Armenia. Giungiamo rapidamente alla frontiera dove sbrighiamo velocemente le pratiche dal lato giorgiano, mentre la frontiera armena soffre ancora del vecchio retaggio dei tempi dell’Unione Sovietica con una lenta e complicata burocrazia che richiede tempi lunghissimi. Impieghiamo più di tre ore per sbrigare tutte le pratiche. A Giovanni viene rilasciato il visto rapidamente con un costo di 30$ per un mese.
All’Ambasciata Armena di Tiblisi ci era stato detto che sarebbe stato rilasciato un visto per 3 giorni al massimo. Qui le notizie cambiano in continuazione e molto spesso non sono attendibili. Il cielo è grigio e poco sopra di noi una tenue linea bianca sui boschi segna il limite delle recenti nevicate. In frontiera il poco traffico è rallentato dalle lungaggini burocratiche ed impazienti camionisti sostano nei vari uffici fatiscenti della dogana. Un ponte di un centinaio di metri che attraversa il fiume divide le due frontiere. Due nazioni nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica che si avviano in modi dissimili verso le rispettive autonomie. La Georgia che cerca di avvicinarsi, anche se con grande fatica, verso un’Europa da cui vuole copiare il modello di organizzazione ed in cui spera di entrare quanto prima possibile. Dall’altra parte un’Armenia che rimane ancora molto legata a vecchi schemi burocratici. Valicato il confine ancora immagini di abbandono e desolazione nei resti delle vecchie fabbriche abbandonate lungo la strada. Una ragazza armena mi racconta di quanto fosse duro e difficile vivere dopo l’indipendenza. Mancava l’acqua, la luce elettrica, il gas.
Nei rigidi inverni di questi luoghi non c’era neppure il riscaldamento che funzionasse.
“Non riesco ancora a capire come abbiamo fatto a sopravvivere” mi confessa.
Ora le cose sono migliorate, ma resta ancora molto da fare. A sera ci fermiamo lungo la strada presso una casa che fa anche un po’ da ristorante dove decidiamo anche di pernottare nel cortile adiacente alla strada.
NOTE
Cambio 1€ = 590 Dram
Costo ingresso dogana 20.000 Dram
Cena in un locale lungo la strada per Yerevan a 3750 a testa
Costo visto rilasciato in frontiera 30$ per 30gg.
* * *
GUDAURI · 22 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Georgia
LOCALITA’ PARTENZA: Tiblisi
KM PARTENZA: 92997
LOCALITA’ ARRIVO: Gudauri
KM ARRIVO: 93163
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 166
TOTALE CHILOMETRI: 3842
FUSO ORARIO: in Georgia si sposta avanti di due ore rispetto all’Italia
Questa mattina puntuali ci presentiamo all’Ambasciata Italiana per l’appuntamento preso ieri col taxi che ci accompagnerà all’Ambasciata dell’Azerbaijan per fare il visto per Giovanni. Arriviamo che gli uffici sono ancora chiusi e dobbiamo attendere che giunga il console. Al suo arrivo sbrighiamo velocemente le pratiche e previo pagamento di 40$ otteniamo il visto per 30gg. Rientriamo sempre in taxi all’Ambasciata Italiana ed incontriamo Antonio di Romano che ieri molto gentilmente si era interessato per il visto. E’ inoltre molto interessato all’Afghanistan e, dopo aver saputo del mio soggiorno in quel paese lo scorso anno, si offre di collaborare anche per il futuro qualora avessimo particolari necessità per il progetto dell’ELP. Mi consegna alcuni suoi vecchi libri su quel paese e ci scambiamo gli indirizzi. Inoltre sua moglie è di Bassano del Grappa e lui rientrerà il prossimo agosto. Ultimi saluti e poi ci dirigiamo verso la strada militare del Caucaso che porta verso nord in Russia costeggiando il confine conteso dell’Ossezia del Sud. Lungo il percorso visitiamo gli interessanti monasteri di SVETI TSKHOVELI a Mtskheta ed il Monastero di Armaziskhevi. Lasciati questi luoghi la strada incomincia ad inerpicarsi fino ai 2197 mt dell’abitato di Gudauri. Questa è una delle più rinomate località sciistiche del Caucaso fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Esiste un albergo chiamato “ Marco Polo”. La temperatura è molto rigida e passiamo tra due muri di più 2 mt di neve. Dei compagni di viaggio non abbiamo ancora notizie precise. Dagli ultimi messaggi sembra che siano in prossimità di Poti e con molta probabilità domani riusciremo ad incontrarli. E’ nostra intenzione infatti scendere dalla montagna e poi, passando per Tiblisi, proseguire per l’Armenia dove contiamo di entrare il 24 Marzo.
Sostiamo per la notte sul passo di Gudauri tra due muraglie di neve. Fortunatamente il riscaldamento della cellula funziona a meraviglia e per le notti , anche se fredde , non abbiamo nessun problema.
* * *
TIBLISI · 21 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Georgia
LOCALITA’ PARTENZATiblisi
KM PARTENZA
LOCALITA ARRIVOTiblisi
KM ARRIVO
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 3676
FUSO ORARIO in Georgia si sposta avanti di due ore rispetto all’Italia
Anche oggi passiamo tutta la giornata a Tiblisi. Contavamo di partire per il nord del paese, ma abbiamo dovuto rimandare. Il mattino lo passiamo alla locale filiale della Toyota per una piccola riparazione. Ieri si era rotto l’interruttore del finestrino sinistro ed abbiamo pensato di farlo riparare. Puntuali arriviamo alla filiale alle 8 del mattino pensando di sbrigarcela in fretta. Era solo un’illusione. L’officina incomincia a lavorare alle 9.30 ed inoltre il pezzo di cui abbiamo bisogno non è disponibile. Alla fine, dopo varie ricerche, riescono a trovarlo presso un magazzino esterno. Riusciamo a partire solamente alle 11.30, appena in tempo per arrivare all’Ambasciata italiana dove ci stanno aspettando e dove incontriamo l’Ambasciatore che si dimostra molto interessato al nostro viaggio e ci parla un po’ della situazione in Georgia. Appassionato di sci ci spiega inoltre che sarebbe sua intenzione collaborare col governo giorgiano per promuovere delle iniziative locali assieme ad associazioni italiane (vedi CAI) per incrementare maggiormente i rapporti con questo paese anche su esplicita richiesta di alpinisti e maestri di sci locali. Giovanni deve fare i visti per Armenia e Azerbaijan. Contrariamente a quanto mi era stato detto dalle loro ambasciate in Italia i visti per l’Azerbaijan non si possono fare in frontiera, mentre quello Armeno rilasciato alla frontiera sarà valido solo per tre giorni. Inevitabilmente dobbiamo attendere domani mattina per fare il visto Azero poiché l’ambasciata di questo paese non è aperta al pomeriggio. Il responsabile dell’ufficio consolare italiano si interessa al nostro caso e telefona direttamente all’Ambasciata Azera per fissare un appuntamento per domani mattina e per farci rilasciare il visto immediatamente. Sono le quattro del pomeriggio quando lasciamo gli uffici dell’ambasciata e cerchiamo un internet caffè dove finalmente riesco a scaricare la posta, ma non riesco a trasmettere le mie risposte. Mi scuso con quanti mi hanno scritto, ma qui i problemi di collegamento sono notevoli. Credo che molto probabilmente in futuro sarò costretto a ricorrere al metodo di trasferimento dei dati servendomi della solita penna come ho fatto ieri; mi sarà quindi molto difficile rispondere alle mail che mi verranno inviate nel sito. Dei compagni di viaggio che abbiamo lasciato in Turchia non abbiamo ancora notizie precise . Nella posta che ho scaricato ho trovato un loro messaggio dove mi annunciano di essere a Trebisonda. Pensavo fossero già arrivati in Georgia. Ho lasciato più volte messaggi al loro cellulare, ma non ho avuto risposta. Stasera siamo ancora in citta a Tiblisi, vicino all’Ambasciata italiana, per poter domani mattina essere puntuali all’appuntamento per il visto con l’Ambasciata dell’Azerbaijan.
* * *
TIBLISI · 20 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’ Georgia
LOCALITA’ PARTENZATiblisi
KM PARTENZA
LOCALITA’ ARRIVOTiblisi
KM ARRIVO
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI0
TOTALE CHILOMETRI 3676
FUSO ORARIO in Georgia si sposta avanti di due ore rispetto all’Italia
Passiamo tutta la giornata a Tiblisi. Per cena, ieri sera verso le
22.30, siamo andati in un piccolo ristorante che stava quasi per chiudere, ma al nostro arrivo si sono subito impegnati per soddisfare le nostre richieste.
Il problema come al solito è stato quello di farci comprendere col
consueto linguaggio gestuale. Quando anche questo si è dimostrato inutile, ho dovuto entrare in cucina e aprendo i vari armadi scegliere il menù.
Alle 10.45 ci incontriamo con Michela Sandini dell’Ambasciata italiana con la quale già ero in contatto dall’Italia. Gentilmente ci dedica alcune ore e ci accompagna a visitare i luoghi più caratteristici della città. Ci conduce al locale Marco Polo, uno dei più tipici di Tiblisi. Parlando col personale del nostro viaggio sulle orme del veneziano, si dimostrano interessati. Alla fine quando ci accomiatiamo non chiedono nulla per le consumazioni che ci vengono offerte in ricordo del cittadino veneziano.
Poiché Michela Sandini ha un impegno, ci accordiamo per incontrarci in serata e cenare assieme ad altri suoi amici italiani. Mi spiega che ci sono due persone venete : una di Bassano del Grappa ed una di Valstagna che con molta probabilità saranno con noi a cena. Passiamo il pomeriggio girovagando per il centro di Tiblisi. Io salgo al castello sulla collina, mentre Giovanni si chiude nella cellula per mangiare (è continuamente affamato). Visitiamo la sinagoga e la parte vecchia del centro. Riesco a trovare anche un Internet caffè dal quale invio con molta difficoltà gli aggiornamenti dei giorni scorsi. I collegamenti sono molto lenti e con molta pazienza invio i messaggi. Nel pomeriggio ricevo un messaggio da Beppe e Daniela che mi comunicano che hanno riparato il mezzo e sono arrivati vicino al confine della Georgia. Pernottiamo ancora a Tiblisi questa volta utilizzando la nostra cellula e ci accampiamo in un parco pubblico lontani dai rumori delle auto del centro cittadino. La cena con gli italiani salta poiché sono rientrati tardi da una gita fuori città essendo oggi giorno di festa.
NOTE
* * *
TIBLISI · 19 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Georgia
LOCALITA’ PARTENZA: Samtredia
KM PARTENZA: 92646
LOCALITA’ ARRIVO: Tiblisi
KM ARRIVO: 92997
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 351
TOTALE CHILOMETRI: 3676
FUSO ORARIO: in Georgia si sposta avanti di due ore
rispetto all’Italia
Partenza alle ore 7.00. Ha piovuto durante la notte e quando partiamo il cielo è ancora coperto. Ci dirigiamo verso la storica città di Vani. Lungo la strada, il cui asfalto non conosce manutenzione da parecchi anni, solo rovine e desolazione ancora case abbandonate e fabbriche chiuse. Il centro del paese è formato da un incrocio di strade ed è reso ancora più triste dal grigiore del cielo. Pochi negozi, se così si possono definire dei ripari di lamiera, vendono quelle povere mercanzie che il terreno locale riesce a produrre. Ben poco rimane dell’antica ricchezza di questa città. Un solitario busto del più famoso personaggio Giorgiano: Stalin, campeggia solitario in una deserta piazzetta. Ripercorriamo la stessa strada per ritornare sulla nazionale per che ci porta a Kutaisi dove a circa 11 chilometri dal centro cittadino, sulle colline circostanti, visitiamo il suggestivo Monastero di Gelati dell’anno 1106. Proseguiamo quindi per Gori, città natale di Stalin. Circa 30 km prima della città un tunnel ci permette di evitare il tratto montagnoso della strada pagando un pedaggio di 1 Lari. Al nostro arrivo visitiamo il museo dedicato a Stalin ed il centro cittadino dove si erge gigantesca l’unica statua ancora esistente del dittatore georgiano. Al museo siamo forse i primi visitatori della giornata. Non sono certamente molte in questi tempi le persone che passano da queste parti. L’adiacente hotel Inturist appare deserto ed in uno stato totale di abbandono. Proseguiamo per Tiblisi dove arriviamo in serata e contattiamo la segretaria dell’Ambasciata italiana accordandoci per un appuntamento per la mattina seguente. Per questa notte decidiamo di pernottare in un albergo.
NOTE
Valuta rapporto 1 € 1,15 Lari
Costo gasolio in Georgia1.15 Lari Gergiani
Ingresso museo di Stalin a Gori 1 Lari
Hotel Lille 70 Lari Camera doppia
* * *
SAMTREDIA · 18 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Georgia
LOCALITA’ PARTENZA: Arakli
KM PARTENZA: 92355
LOCALITA’ ARRIVO: Samtredia
KM ARRIVO: 92646
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 291
TOTALE CHILOMETRI: 3325
FUSO ORARIO: in Georgia si sposta avanti di due ore
rispetto all’Italia
Partenza alle ore 7.00. ci dirigiamo ancora per la litoranea verso il confine Georgiano. Un cantiere continuo ci accompagna lungo tutta la strada fino alla frontiera. Fervono i lavori che denotano una gran fretta nel voler finire quanto prima questa importante via di comunicazione che dovrebbe collegare l’Europa con le repubbliche Caucasiche. Ci fermiamo in un paese dove per la prima volta riesco a fare un veloce collegamento Internet. Anche ieri, alla filiale Nissan, avevo cercato di collegarmi con i terminali dell’ufficio che gli impiegati mi avevano messo disposizione. Solo oggi, con l’aiuto dell’addetto all’Iternet point, mi accorgo che la tastiera in questi paesi è diversa dalla nostra e la lettera “I” viene identificata sulla tastiera in due modi diversi. Leggo velocemente i messaggi e rispondo ad alcuni dell’ambasciata di Tiblisi ed al messaggio della ditta Baggio trasporti che mi comunica di avere prenotato il traghetto per il Caspio a Baku col suo corrispondente. Arriviamo verso mezzogiorno alla frontiera tra Turchia e Georgia.
Contrariamente a quanto mi avevano detto le pratiche si svolgono molto celermente e gli uomini della polizia, sia quella di frontiera che quella doganale, si dimostrano premurosi e cortesi. Non chiedono le solite tangenti per cui era famosa la polizia Georgiana.
Unica cosa che siamo tenuti a pagare è un’assicurazione per l’auto ed un documento doganale che viene rilasciato dalla dogana. Il tutto costa all’incica 7 €. Con molta probabilità su questa cifra hanno arrotondato qualche euro poiché a noi erano stati richiesti dollari. Non avendone a disposizione abbiamo dovuto pagare in euro con gli inevitabili arrotondamenti. Nulla se paragonato alle tangenti che mi era stato riferito si dovessero pagare all’ingresso in questa ex repubblica Sovietica. Fatta la dogana ci dirigiamo per la strada costiera fino alla città di Batumi dove facciamo il primo cambio di LARI con un cambia valute lungo la strada. Lungo la strada a circa 12 km ci fermiamo alle rovine della città fortificata di GORI , mirabile esempio di architettura militare bizantina. Sempre, ancora lungo la strada litoranea, quando arriviamo alla cittadina di Kobuleti ci dirigiamo verso est all’interno, per la via della montagna in direzione di Ozurgeti e Samtredia. Il percorso è leggermente più corto, ma certamente molto più accidentato. Passiamo da paesini in completo sfacelo dove si può notare ciò che rimane di un’economia che certamente un tempo era più florida. Case in completo abbandono e interi stabilimenti che cadono a pezzi. E’ ciò che rimane di aziende che, venute e mancare il sostegno della Russia, in brevissimo tempo sono state chiuse ed abbandonate. Vecchie e scheletriche strutture in cemento sono ora le uniche testimoni di un passato certamente più glorioso. Il paesaggio montagnoso, trasformato da una povera economia agricola, con la strada accidentata e tortuosa fa da cornice a queste tristi immagini. La strada , con continui saliscendi ci porta verso la direttrice principale che collega, in circa 280 km, Poti a Tiblisi. In prossimità del villaggio di Samtredia decidiamo di fermarci.
NOTE
Valuta rapporto 1 € 1,15 Lari
Costo gasolio in Georgia1.15 Lari Gergiani
* * *
ARAKLI · 17 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Turchia
LOCALITA’ PARTENZA :
Motel lungo la strada per Sansung a circa 211 Km dalla città
KM PARTENZA: 91690
LOCALITA’ ARRIVO: Arakli
KM ARRIVO: 92355
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 665
TOTALE CHILOMETRI: 2934
FUSO ORARIO: in Turchia si sposta avanti di un’ora
Partenza alle ore 7.00. dovrebbe essere una delle ultime giornate di trasferimento. Anche in questo tratto la strada è buona e veloce. Abbandoniamo presto le montagne che ieri ci avevano accompagnato per buona parte del percorso e incominciamo a scendere verso il mare. I problemi che da alcuni giorni si presentavano alla vettura di Beppe lo inducono a fermarsi per un controllo alla filiale Nissan di Sansung che incontriamo lungo la strada. Il danno risulta essere più grave del previsto: si tratta della testata del motore che deve essere sostituita. Era certamente un sintomo il fumo eccessivo che usciva dallo scarico durante la marcia ed il consumo di acqua che doveva essere continuamente rabboccata. La riparazione richiede alcuni giorni anche perché non sono disponibili i pezzi di ricambio che dovranno essere richiesti a Istanbul. Decidiamo allora di partire solamente noi mentre Beppe e Daniela si fermano per le necessarie riparazioni. L’appuntamento è fissato al porto di Baku perl’imbarco il giorno 30 Marzo. Qualora la riparazione fosse eseguita in un tempo minore decidiamo di comunicare coi satellitari e di accordarci per un altro appuntamento. Partiamo io e Giovanni con una sola macchina e ci dirigiamo verso Trebisonda. Verso mezzogiorno ci fermiamo in un piccolo villaggio in vicinanza di una moschea e di una scuola ovviamente diventiamo subito oggetto di curiosità da parte dei bambini. Facciamo molte fotografie ad alla fine arrivano anche le maestre che ci invitano all’interno della scuola per visitare le due classi. Si tratta di una scuola elementare e le cinque classi sono divise in due aule le prime tre per i più piccoli mentre la quarta e la quinta per i più grandi. Una nuova strada in costruzione costeggia la costa. I tratti non ancora ultimati sono un unico cantiere di lavoro. Questa strada diverrà certamente la direttrice principale nelle comunicazioni tra la Turchia ed i paesi Caucasici. Cerchiamo di percorrere più strada possibile ed alla sera verso le 21.00 arriviamo a circa 30 km dopo Trebisonda dove ci fermiamo lungo la strada in vicinanza di un distributore.
NOTE
Valuta rapporto €
Costo gasolio in Turchia1.84 Lire Turche
* * *
211 KM DA SANSUNG · 16 March 05
LOCALITA’: Turchia
LOCALITA’ PARTENZA: Edirne
KM PARTENZA: 90966
LOCALITA’ ARRIVO:
Motel lungo la strada per Sansung a circa 211 Km dalla città
KM ARRIVO: 91690
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 726
TOTALE CHILOMETRI: 2269
FUSO ORARIO: in Turchia si sposta avanti di un’ora
Partenza alle ore 7.45 dal parcheggio adiacente alla grande moschea di Edirne. Alle 5.00 del mattino il canto del Muhezin dal minareto ci sveglia. Beppe ha dei problemi con la frizione della macchina e devo sentire se c’è la possibilità di trovare pezzi di
ricambio a Tiblisi in Georgia. Decidiamo di proseguire oltre Istanbul anche se non riesco a contattare l’Ambasciata Italiana di Tiblisi per chiedere informazioni sui ricambi della macchina. Alle 11.00 transitiamo dal ponte sul Bosforo. Entriamo cosi in Asia. Cerchiamo di lasciare il più rapidamente possibile il caotico traffico di Istanbul e con direzione Ankara per una buona autostrada ci dirigiamo verso la costa del Mar Nero per poi proseguire verso il confine Georgiano. Lungo la strada non abbondano certamente i distributori che si trovano ad una distanza di circa 150/170 chilometri tra di loro. La strada è generalmente buona salvo un breve tratto di circa 15 chilometri con notevole pendenza.
NOTE
Valuta rapporto €
Costo benzina in Turchia1.84 Lire Turche
Spese per visti 10 € per la Turchia
* * *
EDIRNE · 15 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Serbia, Bulgaria, Turchia
LOCALITA’ PARTENZA: Periferia di Belgrado Smederevo
Motel Jerina
KM PARTENZA: 90279
LOCALITA’ ARRIVO: Edirne
KM ARRIVO: 90966
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 687
TOTALE CHILOMETRI: 1543
FUSO ORARIO: in Turchia si sposta avanti di un’ora
Partenza alle ore 7.45 dal motel che si trova all’interno dell’autostrada e ci dirigiamo ancora per una veloce strada in direzione della frontiera della Bulgaria. Contiamo di arrivare verso Istanbul. Facciamo subito un pieno di benzina e dopo i controlli meccanici di prassi ci mettiamo in cammino. Si mette Giovanni alla guida del mezzo e ciò mi permette di scrivere un pò, di aggiornare il diario e contemporaneamente di studiarmi il manuale delle fotocamere che due giorni fa la Canon mi ha consegnato. Prima del confine la strada che costeggia un fiume e transita da una stretta gola presenta degli intasamenti di traffico per il fondo sconnesso. Alla frontiera Bulgara paghiamo la prima delle tangenti . Il funzionario pretende 10 € per il pedaggio autostradale invece dei 4 previsti. Paghiamo facendogli capire che abbiamo intuito il suo imbroglio. Transitiamo velocemente dalla frontiera tra Serbia e Bulgaria e giungiamo fino a Sofia per una buona strada. Tra distese di prati coltivati e coperti di neve arriviamo alla frontiera con la Turchia dove dobbiamo pagare i 10 € per il visto e siamo sottoposti a 5 controlli della dogana. Importante fare il documento doganale per la macchina che poi sarà richiesto al momento di uscire dal paese.
NOTE
Costo benzina in Serbia 5.5 dinari litro
Costo benzina in Bulgaria 1.49 levi litro
Spese per visti 10€ per la Turchia
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BELGRADO · 14 March 05
DIARIO GIORNALIERO
LOCALITA’: Slovenia, Croazia, Serbia
LOCALITA’ PARTENZA: Bassano del Grappa
KM PARTENZA: 89423
LOCALITA’ ARRIVO: periferia di Belgrado passata di 30 km
KM ARRIVO: 90279
TOTALE CHILOMETRI GIORNALIERI: 856
TOTALE CHILOMETRI: 856
FUSO ORARIO………..
Partiamo alle 6.00 del mattino. Puntualmente Giovanni passa a prendermi a casa. La macchina era stata parcheggiata per la notte nel suo giardino. Il carico di tutte le attrezzature consigliava infatti di non lasciarla parcheggiata in strada. Alle 9.00 puntuali arriviamo alla frontiera di Gorizia al valico di Sant’Andrea. Daniela e Beppe sono leggermente in ritardo. Mentre attendiamo, un poliziotto italiano incuriosito dalla strana vettura la perlustra in tutti i dettagli. Mi chiede dove siamo diretti e mi confessa la sua invidia quando gli dico la nostra destinazione. Per ingannare l’attesa Giovanni fa alcune spese al free shop locale. Dopo circa mezzora arrivano anche i compagni di viaggio. Veloci saluti e decidiamo di partire. Tariamo le radio trasmittenti e ci accordiamo sulle frequenze da adottare durante il viaggio. Un tratto di veloce e buona autostrada ci porta rapidamente verso Lubiana. La strada è buona e non molto trafficata. Le procedure doganali sono molto semplici e veloci. Quando ci chiedono dove andiamo alla frontiera Croata suscita molta curiosità la nostra destinazione quando confessiamo di essere diretti in Cina. In prossimità del confine con la Serbia il traffico diminuisce molto per scomparire quasi completamente quando valichiamo il confine della Serbia. Arriviamo alla periferia di Belgrado alle 22.00 e ci accampiamo in prossimità di un motel dove ci chiedono 10 € per pernottare e dove possiamo disporre anche della corrente elettrica per ricaricare le apparecchiature. Siamo gli unici clienti del locale. La temperatura è molto bassa e la campagna circostante è ancora ricoperta da un buon manto di neve.
NOTE
Costo Gasolio Serbia 54,99 Dinari litro
Costo Gasolio Croazia 6,48 Kune al litro
Auto strada da Goria a Lubiana 360 Talleri
Auto strada da Lubiana Zagabria 950 Talleri
Auto strada da Zagabria950 Talleri
Auto strada da Zagabria240 Talleri
Auto strada da Zagabria240 Talleri
Auto strada da Belgrado480 Dinari
Comment
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L’INIZIO DI UN VIAGGIO · 13 March 05
Oggi ultimissimi preparativi prima del grande giorno.
Finalmente dopo quasi un anno di preparativi, domani inizierò il mio lungo viaggio seguendo l’antica “Via della Seta”, proprio come fece Marco Polo ormai più di 700 anni fa.
Afghanistan – Nel corridoio del Wakhan tra Wakhi e Kirghisi
VIAGGIO AFGANISTAN
• VENERDI 30 LUGLIO 2004
E’ alle 3.30 del mattino che lo squillo della sveglia mi fa sobbalzare dal letto ed iniziare così questa nuova avventura. Avrei per la verità un po’ di sonno. I preparativi degli ultimi giorni mi hanno impegnato molto. I controlli dei materiali fatti più volte, i problemi con i pesi che alla fine risultano sempre eccessivi: cosa togliere, cosa aggiungere. Alla fine poi chiudo tutto e sarà poi all’arrivo che verificherò se nulla è stato dimenticato. Ciò che manca sarà comperato sul posto. La corsa in macchina fino a Schio per prendere Gianni e Daniela. Mustafà che arriva alle 4.00 per accompagnarci fino a Verona e riportare la macchina a Bassano. La strada per Schio è veloce e in meno di mezz’ora siamo a casa dei compagni di viaggio. E’ cambiata parecchio quella strada che tante volte avevo percorso per andare lavoro. Le indicazioni che Gianni mi aveva dato il giorno precedente non sono sufficienti per portarmi a destinazione devo ricorrere alle moderne attrezzature che la tecnologia mi mette a disposizione (cellulare) per farmi guidare nell’oscurità di Schio. Si caricano i voluminosi bagagli dei compagni di viaggio. Si sposta, si spinge si modificano le sistemazioni ed alla fine, un po’ sulle ginocchia, un po’ sotto ai piedi riusciamo a caricare il tutto. Poi via una veloce corsa fino a Verona. Benché sia il giorno d’inizio delle vacanze estive il traffico è contenuto e sonnolento. Non si è ancora mosso il grande flusso dei vacanzieri. Arriviamo perciò velocemente all’aeroporto e procediamo subito al disbrigo delle pratiche per l’imbarco. Come prevedevo superiamo di parecchio il peso che ci è concesso portare (33 KG) ma una gentile ragazza del check in ci fa pagare un sovrappeso di soli 7 kg. Imbarchiamo il tutto con destinazione Istanbul. Non possiamo fare l’imbarco diretto per Kabul non essendo in possesso dei biglietti per tale destinazione perché dobbiamo ritirarli alla Ariana di Istanbul. Al nostro arrivo ad Istanbul, per il ritiro dei bagagli ed il loro reimbarco , dobbiamo pagare il visto di ingresso in Turchia di 10 € a testa. Sarà la prima delle probabili gabelle che dovremo certamente pagare anche in futuro. Finalmente riusciamo a ritirare i bagagli ed i biglietti, ed alle ore 21.30 siamo i primi a fare il check in ed a ritirare le carte di imbarco. Con sorpresa notiamo che il volo anziché partire all’1.30 come previsto, parte alle 23.45, di conseguenza anche l’arrivo a Kabul sarà anticipato. La vettura della cooperazione Italiana con Falcone sarà all’aeroporto alle 9.00. Dovremo aspettare. Il viaggio si svolge regolarmente con un dignitoso aereo della compagnia di bandiera Afgana. Non è pieno , parecchi sono i posti vuoti. Ciò che colpisce maggiormente è la totale assenza di personale di servizio femminile. Le poche donne a bordo sono delle occidentali e qualche afgana tra i passeggeri. Tutte all’approssimarsi dell’arrivo provvedono a coprirsi il capo con veli e fazzoletti.
• SABATO 31 LUGLIO 2004
E’ l’alba del sabato (ore 6.00) quando tocchiamo il suolo Afgano e confesso con una certa emozione. E’ la prima volta che mi succede. Certamente le notizie che ho acquisito in tutti questi anni dalla stampa e dalla televisione hanno condizionato il mio stato d’animo al momento dell’arrivo. Mi sento in una condizione di vigile attenzione nello spostarmi anche all’interno dell’aeroporto. Al contatto poi con la realtà locale tutto si tranquillizza. Mi sembra di essere in uno dei tanti aeroporti del terzo mondo già altre volte utilizzati. E’ vero che qui si nota una maggiore presenza di velivoli militari. Ciò che colpisce invece è la non rara presenza di occidentali che molto spesso sono accompagnati in auto per la partenza con la scorta di guardie del corpo in pieno assetto di guerra, protetti da giubbetti antiproiettile ed armati con i mezzi più moderni. Non so se sbaglio ma ciò mi da l’impressione di un eccesso di prudenza e solo una esibizione di forza e potenza militare. A me sembra tutto tranquillo. Le persone sono cordiali e gentili. Se posso fare un paragone mi sono sembrati più duri ed arcigni i poliziotti turchi che non quelli Afgani. Al nostro arrivo come immaginavo non abbiamo trovato la macchina a riceverci. Siamo arrivati con circa 3 ore di anticipo. Decidiamo di attendere l’ora stabilita per l’appuntamento. Nell’attesa giro un po’ per l’aerostazione. Esploro questo primo angolo di Afganistan e subito noto i primi segni di quella tipica incuria e cattiva manutenzione che caratterizzano questi poveri paesi. Gli arredi malconci, i muri sbrecciati, soffitti che portano ancora i segni dei vecchi scontri che ci sono stati in questi luoghi, serramenti sconnessi con sozze vetrate con attaccata ancora la polvere di chissà quanti mesi. Ad una di queste stanno lavorando due individui armati di luridi stracci che intingono in una bacinella di acqua color fango. Non riesco a capire se il loro compito sia quello di pulire la vetrata o spalmare la polvere ad essa attaccata impregnandola del lerciume dei loro stracci. Nell’indifferenza generale continuano a svolgere imperterriti il loro lavoro. Tra il via vai continuo di chi arriva e parte, tra i saluti e le lacrime della gente scruto in continuazione il piazzale antistante gli arrivi alla ricerca della nostra macchina. All’ora stabilita non è arrivato ancora nessuno. Chiamo più volte col telefono l’Ambasciata Italiana ma il funzionario che avevamo contattato dall’Italia risulta irreperibile. Durante uno di questi tentativi, vengo fermato da una signore che parla la mia lingua e si presenta come colonnello dell’esercito italiano, il quale sentendomi parlare nel suo stesso idioma ed intuendo che stavo colloquiando con l’Ambasciata Italiana, si offre di portarci con la sua vettura alla sede dell’Ambasciata. Nel ringraziarlo per la sua cortesia gli spiego che sto cercando di contattare Falcone della Cooperazione Italiana perché con lui eravamo d’accordo di incontrarci all’arrivo. Fortunatamente il colonnello conosce il numero del suo cellulare ed in pochi minuti lo contattiamo. Finalmente riesco a parlargli e mi avvisa che sarebbe giunto da noi entro pochi minuti. Scopro poi al suo arrivo che era già venuto all’aeroporto all’ora stabilita ed avendo saputo che il volo era arrivato con tre ore di anticipo ha pensato che fossimo già andati all’hotel e quindi è ritornato in città. E pensare che quando è arrivato ci aveva anche notato ma non aveva pensato di contattarci!!!. Arriviamo finalmente al nostro hotel Kabul Inn dove troviamo la macchina prenotata per noi e dove dopo una breve chiacchierata e bevuta di the decidiamo di riposarci un po’ fino alle 17.00. Andremo poi al suo ufficio per concordare assieme i piani futuri e per organizzare la cena per la sera in compagnia di alcuni suoi amici italiani e con Alberto Cairo della Croce Rossa Internazionale. All’ora stabilita ( 17.00 ) ci troviamo con Gianni e Daniela per andare presso l’ufficio della Cooperazione a trovare Fabrizio Falcone. Rimaniamo li fino alle 19.30. Ci presenta alcuni suoi collaboratori locali ed italiani. Programmiamo il nostro itinerario di visite ed incontri per i giorni seguenti. Ci fissa l’appuntamento con i responsabili dell’AKDN ( Aga Kan Development Network) e si stabilisce per domani sera la cena con Cairo ed amici. Con un suo collaboratore del Panjir si programma un incontro per il nostro rientro a Kabul con i famigliari di Massud ed una visita alla vicina valle del Panjir. Siamo un po’ stanchi per viaggio e decidiamo di rientrare in albergo. Daniela corre direttamente a dormire mentre io Gianni consumiamo una breve cena al ristorante dell’albergo. Rimaniamo a chiacchierare del nostro progetto di viaggio e delle idee per il futuro. Delle necessità che i nostri attuali e futuri progetti abbiano tutti delle finalità di carattere umanitario. Che il viaggio non sia fine a se stesso, che abbia un proseguo anche con possibili sviluppi in un rapporto futuro. Commentiamo anche le notizie avute da Fabrizio sulla gente locale e sugli interventi umanitari. In loco si parla di interventi notturni fatti dagli aerei americani diffondendo pesticidi sui campi di papaveri rendendo non più coltivabile tutto il territorio per un lungo periodo. Di notte si sentono gli aerei volare sulle campagne ed una sottile pioggia cade su tutto. Il terreno risulterà poi inquinato e non solo per i papaveri sarà impossibile la coltivazione. Parliamo e commentiamo queste ed altre notizie. Alla fine la stanchezza prende il sopravvento e decidiamo di andare a dormire.
• DOMENICA 01 AGOSTO 2004
Come in tutti i paesi islamici non è giorno di festa qui alla domenica e possiamo procedere ai preparativi per la nostra partenza per il corridoi del Wakan. Passiamo col mezzo che abbiamo a disposizione alla sede della Ariana per l’acquisto dei biglietti del volo per Faizabad. Giriamo per i fatiscenti uffici della compagnia aerea ed alla fine riusciamo ad individuare quello che può emettere i biglietti. Non esistono sistemi computerizzati ma solo il vecchio metodo della penna. Ci sono due tavoli vecchi ed instabili nella piccola stanza. In uno un gruppo di donne chiacchiera alacremente mentre nell’altro il funzionario della compagnia ci fa accomodare per la compilazione dei biglietti. Un viavai continuo di varie persone. Una di queste porta anche dei viveri che posa sul tavolo di lavoro. Finalmente in mezzo a questo caos riusciamo ad avere i nostri biglietti. L’andata è fissata per il giorno 4 mentre il ritorno viene lasciato aperto. Stabiliamo di rientrare a Kabul il giorno 7 settembre. Espletate queste pratiche ci facciamo accompagnare dall’autista all’Università dove abbiamo appuntamento per le ore 10.30 col professore responsabile della cattedra di lettere. Sono molto gentili ed interessati al progetto di visita e ricerca nella zona del Wakan ed ad una eventuale collaborazione con l’Università Italiana per un iterscambio culturale. Giriamo un po’ per l’Università ed osserviamo gli studenti nelle pause delle lezioni. Ci sono più donne di quanto potessi pensare che frequentano i corsi universitari sembra che siano veramente passati i tempi del restrittivo regime Talebano. Certo, gli edifici portano ancora i segni dell’incuria e delle battaglie che si sono svolte in questi luoghi anche durante gli scontri tra le varie fazioni dopo il ritiro delle truppe di occupazione russe. Il traffico caotico della città ci prende ancora quando ci spostiamo per andare all’altro appuntamento presso gli uffici dell’AKDN. Il funzionario con cui parliamo non si dimostra subito interessato ai nostri problemi. Alla fine però ci fornisce alcune indicazioni che potrebbero tornarci utili. Siamo già a metà pomeriggio e passiamo le ultime ore in attesa di incontrarci con Fabrizio Falcone girando per il mercato alla ricerca di un abito per Daniela. Alla fine acquisterà anche un burka. Passiamo un paio di ore girando tra i negozi suscitando la curiosità delle tante persone presenti. Non ci sono altri stranieri in giro, ed è ovvio che si diventi subito oggetto di attenzione da parte di tutti i locali. Girando tra i vari negozi incontriamo un conoscente della nostra guida che parla molto bene l’italiano essendo vissuto alcuni mesi in Italia. Ci accompagna in giro ed alla fine ci scambiamo gli indirizzi con l’intenzione di ritrovarci al nostro rientro dal Wakan. Il mercato, contrariamente a quanto potevo immaginare, e pieno di ogni sorta di mercanzia che i commercianti esibiscono con i tradizionale metodi dei mercati asiatici. A Kabul si trova di tutto. Me lo confermano anche gli italiani della cooperazione e dell’Ambasciata Italiana con cui siamo in contatto. Siamo veramente molto lontani dalla realtà che potevo immaginare e da quanto descritto e riportato dalla nostra stampa. Esiste, e mi confermano esisteva anche durante il periodo Talebano, un mercato ricco e fiorente come in qualsiasi altro paese asiatico. Forse un tempo per alcune merci si svolgeva in un modo più clandestino ma i prodotti frivoli dell’occidente arrivavano anche durante il proibizionismo dei talebani. Scatto alcune fotografie. Le persone non sono per nulla restie a farsi riprendere. Unica eccezione le donne che alla vista dell’obbiettivo corrono a coprirsi. Oramai siamo nel tardo pomeriggio e dobbiamo rientrare per prepararci per la cena. Siamo ospiti di Fabrizio Falcone che ha invitato alcuni suoi amici italiani tra cui Alberto Cairo della Croce Rossa Internazionale. La cena si svolge allegramente con cibi italiani che si possono trovare facilmente in città. Esiste un negozio gestito da un italiano che fornisce anche tutti i prodotti all’esercito italiano in tutte le zone di guerra dove operano i nostri militari. Questa persona sembra sia bene introdotta a livello ministeriale. Cairo ci racconta del suo lavoro e dei problemi che quotidianamente sono da risolvere in queste zone. Ci fornisce inoltre alcune importanti notizie per il nostro viaggio e si attiva subito per contattare alcune persone che collaborano con lui in quelle zone. Ci accordiamo inoltre per un incontro e per una più approfondita visita all’ospedale della Croce Rossa di Kabul al nostro rientro.
• LUNEDI 02 AGOSTO 2004
Dall’hotel ci dirigiamo di buonora all’ufficio della Cooperazione Italiana ( sfruttiamo la cortesia di Fabrizio Falcone) per inviare alcune e mail ai corrispondenti dell’AKDN in Badakshan affinché ci organizzino alcuni servizi in loco prima del nostro arrivo. Passiamo quindi all’Ambasciata Italiana per l’incontro stabilito con Batori. Gentilmente si sottopone alla raffica di quesiti di Gianni. E’ la persona che dispone delle notizie più attendibili essendo stato recentemente nella zona che noi dovremo percorrere. Ha risalito il corridoio di Wakan circa 20 gg. fa fino a Sarhad de Wakan e poi ha attraversato il confine scendendo in Pakistan dal passo di Boroghil per rientrare in Italia. Sono queste le più recenti notizie che riusciamo ad ottenere. Poi sarà nostra cura verificare il tutto. Toccherà a noi decidere nelle varie situazioni. Le notizie sono tuttavia rassicuranti. I Waki ed i Kirghisi sono persone a quanto risulta molto cordiali ed ospitali anche se talvolta esistono degli attriti tra di loro per l’utilizzo dei pascoli da come ci informano agli uffici dell’AKDN. La partenza per il Badakshan si prospetta sotto i migliori auspici. Cerchiamo di raccogliere più notizie possibili. A tale scopo fissiamo un appuntamento per domani sera a cena nel nostro albergo assieme a Falcone. Partiamo dall’Ambasciata Italiana per la visita del palazzo di Babur. La strada per giungervi attraversa il sempre caotico centro. L’aria mi sembra sempre più irrespirabile per la cappa di smog che copre la città e penetra anche nei più reconditi angoli degli alveoli polmonari. Mi sembra che oggi sia più irrespirabile dei giorni precedenti. Forse la situazione è peggiorata a causa del vento forte che spira. Quando arriviamo al palazzo ci rendiamo subito conto della situazione disastrosa in cui si trova. Gli anni di guerre e combattimenti tra le varie fazioni in lotta hanno lasciato una traccia indelebile sull’edificio che ora a malapena lascia trasparire le ricchezze ed i fasti di un tempo. La zona è stata teatro di forti scontri. I segni dei proiettili sono molto evidenti su ciò che rimane delle mura del palazzo. L’AKDN sta lavorando alla sua ricostruzione cercando di renderlo allo splendore di un tempo con ingenti finanziamenti ed un numero elevato di tecnici ed operai. Raccolgo un’abbondante quantità di immagini per documentare quanto resta. Il pomeriggio passa a casa della nostra guida che vuole presentarci il padre, ex professore di letteratura. Con orgoglio ci mostra la dimora appena ricostruita: in parte con i soldi ed i finanziamenti per i profughi ed in parte con quanto guadagnato lavorando per la Cooperazione Italiana. Prima di entrare in casa ci fa attendere alcuni minuti che gli servono per allontanare le donne della famiglia. Quando tutto è pronto siamo invitati ad entrare in una modesta stanza dove fanno mostra gli unici poveri arredi costituiti da un letto/divano ricoperto da un tappeto che funge da copriletto, ed un altro tappeto disteso a terra sul quale sono gettati alcuni cuscini e dove sta seduto in lettura l’anziano padre. Sono tutti di etnia Pastun. Hanno vissuto molto tempo come profughi nella città di Paschawar in Pakistan e sono rientrati in Afganistan solamente da un paio di anni dopo la resa dei Talebani. I pochi soldi raggranellati lavorando con gli italiani e gli aiuti per i profughi hanno permesso la ricostruzione della loro casa. Sul retro di essa sono ancora evidenti i resti di quanto rimane del vecchio edificio distrutto dalla guerra. Il pomeriggio passa tra disquisizioni letterarie e raffronti linguistici tra Daniela e l’anziano professore. Il solito the servito alla maniera Afgana accompagna la conversazione: tutti seduti a terra attingendo dalla comune teiera. Quando il the finisce viene rimpiazzato con altro preparato dalle donne di famiglia che, bussando senza farsi vedere, danno il segnale che è pronto. Alla nostra conversazione partecipano solo i maschi di famiglia. Anche per i bambini vale la stessa regola: sono ammessi solo quelli di sesso maschile. La curiosità non impedisce alle bimbe di far capolino furtivamente dalla porta per scomparire poi velocemente quando qualcuno di noi volge verso di loro l’attenzione. E’ molto radicata anche qui a Kabul nella capitale la concezione che la donna non deve apparire in pubblico. Siamo assieme a persone che vivono in città, a contato con occidentali, che lavorano da parecchio tempo con italiani, con un grado di istruzione elevato ( la nostra guida è laureata in lettere ed il padre un ex professore di scuola superiore) eppure la donna è mantenuta in uno stato di segregazione anche presso i ceti più colti. Cosa ci aspetterà quando incontreremo i pastori che vivono sulle montagne!!!! Prima dei saluti Daniela viene invitata a fermarsi per conoscere le donne di famiglia. Noi siamo esclusi dall’incontro. Il volto scoperto delle donne di famiglia, anche se queste non indossano abitualmente il burka, può essere visto dagli estranei solo se di sesso femminile .Avevo potuto constatare che non indossavano il burka poiché le avevo intraviste transitare davanti alla vetrata della stanza in cui eravamo accomodati per il the. Stiamo forse iniziando a verificare la reale condizione femminile in questo paese. Quanto ci sia da scoprire ancora non posso immaginare; quanto sia lontana da ciò che supponevo la realtà di questo paese. Non ho trovato scenari di guerra come possono far supporre le descrizioni dei nostri giornali e mezzi televisivi. E’ si una città che porta evidenti i segni di tanti anni di scontri. Le case hanno ancora evidenti sulle facciate le ferite lasciate dai proiettili sparati senza risparmio. Parecchie sono ancora le zone con macerie e rottami bellici. La luce elettrica può ancora mancare alla sera e gli hotel sono costretti a ricorrere ai gruppi elettrogeni per garantire l’illuminazione. Le zone di possibili attentati sono ancora protette da abbondanti apparati difensivi. Malgrado questo è una città che vive la sua vita normale. Col suo traffico caotico, i suoi commerci nel bazar, la gente che lavora regolarmente. Nessuno pensa più alla guerra. Dà l’impressione di una città che vuole vivere la sua vita dimenticando prima possibile quanto ha vissuto negli ultimi anni.
• MARTEDI 03 AGOST0 2004
Ultimo giorno di permanenza a Kabul prima di partire per il Badakhshan. Si passa la mattinata girovagando per il mercato cittadino alla ricerca di pubblicazioni che parlino del paese. Saliamo con l’auto su di una collina dalla quale si ha una visione panoramica della città. Incontriamo anche tre fuori strada con militari francesi che salgono sullo stesso punto per ammirare il panorama. Purtroppo la costante coltre di polvere e smog che copre sempre la città ci impedisce di avere una visione nitida. L’agglomerato si estende a perdita d’occhio verso le montagne circostanti. Sono brulle, non un filo d’erba le copre. Le difficili condizioni economiche ed il freddo intenso invernale hanno portato la popolazione a compiere un radicale disboscamento delle colline che circondano la città. A ciò ha contribuito anche la forte siccità. Un progetto della cooperazione italiana sta cercando di effettuare il rimboschimento di alcune di queste colline. Fabrizio, che segue il lavoro, manifesta molte perplessità sulla riuscita di un tale progetto in particolar modo nel momento in cui tutto sarà lasciato nelle mani dei locali. Ci perdiamo fino alle 13.00 per le strade del mercato e quindi rientriamo all’hotel per il pranzo assieme al nostro autista. Saldiamo il conto con lui e lo congediamo fissando l’appuntamento per il nostro rientro. Salgo in camera dopo aver saldato il conto dell’albergo ed inizio a preparare i bagagli per la partenza di domani mattina all’alba. Questa sera come programmato avremo ospiti per cena Batori e Fabrizio. Spero che lassù, tra le montagne del Pamir, la vita sia più tranquilla che in città. Il traffico caotico ti stordisce. Lo smog generato dagli scarichi delle auto ti entra nelle narici infiammando le vie respiratorie. La polvere completa il tutto entrando in ogni dove. Qua e la si scorgono ancora i segni della guerra ma l’impressione è che la città si stia avviando verso la normalizzazione. Quello che si nota è una immagine completamente diversa da quanto la nostra stampa e televisione presentano. Quanto sia diversa lo si sente parlando con gli operatori che lavorano in queste zone. La scorsa sera, a cena, parlando con Alberto Cairo vengo a sapere che la situazione degli approvvigionamenti dei prodotti sanitari è completamente diversa da quanto immaginavo. Non c’è assolutamente mancanza di medicinali in queste zone. Capita talvolta che arrivino addirittura delle eccedenze e non si sappia come distribuirle. Secondo il suo parere non esiste coordinamento per i materiali che vengono inviati. Un’altra critica che si sente fare riguarda il fatto che i militari provvedano talvolta ad interventi umanitari provocando confusione tra la popolazione la quale non distingue più le associazioni umanitarie dai militari. Entrambi vengono identificati come un’unica entità e ciò provoca talvolta delle situazioni pericolose per gli operatori. Mi spiega inoltre la situazione che ha provocato il ritiro dei Medici Senza Frontiere dal paese. Avevo letto di questo nei quotidiani italiani e non nego che mi aveva causato una certa apprensione anche in previsione del nostro viaggio. Ho pensato, da come veniva presentata la faccenda, ad uno stato di belligeranza ancora in atto. La realtà a quanto mi racconta Cairo è completamente diversa. Sembra certo che siano state vittime di una faida interna alla locale polizia della zona dove operano e non di un attacco contro le associazioni umanitarie e gli occidentali. Il vecchio capo della polizia locale, destituito per incapacità, ha ordinato l’esecuzione dei membri di MSF per dimostrare l’incapacità del suo successore a mantenere l’ordine. La cosa è stata subito scoperta ma il regime di omertà e collusione che vige in quelle zone ha finora impedito che fossero presi dei provvedimenti nei confronti dello stesso. A seguito dell’indecisione delle autorità nell’applicare la giustizia l’associazione MSF ha deciso di ritirare tutto il suo personale dal paese finche non sarà perseguito il colpevole di cui è ben nota l’identità. Non si tratta quindi di un attacco contro occidentali o associazioni di volontariato ma di un comune atto di criminalità.
• MERCOLEDI 04 AGOSTO 2004
Oggi è stata una giornata abbastanza dura. La levataccia alle 4.30 del mattino per partire col volo per Fayzabad alle 6.30. Durante la notte ho dormito poco per la preoccupazione di non svegliarmi in tempo essendo andato a riposare piuttosto tardi. Inoltre il raffreddore che si era preannunciato ieri è scoppiato rabbiosamente in nottata. Partiamo regolarmente malgrado le preoccupazioni. All’aeroporto di Fayzabad, troviamo come stabilito la vettura dell’AKDN ad accoglierci e per portarci nei loro uffici in città. Passiamo tutta la mattinata a raccogliere notizie e per cercare l’auto che ci accompagnerà fino alla fine della pista che entra nel corridoio di Wakan. Passiamo anche dall’ospedale della Croce Rossa dove ci accordiamo per una visita che faremo al nostro ritorno. Partiamo quindi per Barak dove arriviamo dopo circa 4.00 ore e siamo accolti nella guest house dell’AKDN ( 20 $ a testa pensione completa). Abbiamo attraversato posti incantevoli ma per tutta la strada il raffreddore non mi da tregua ed appena arrivo, dopo aver preso dei medicinali, vado a dormire. Speriamo che domani vada meglio.
• GIOVEDI 05 AGOSTO 2004
Ho passato la notte abbastanza bene ed al mattino quando mi alzo mi sento ristabilito ed in forma. Accompagnati da un incaricato dell’AKDN che ci guida, andiamo al mercato per acquistare i viveri che ci serviranno durante il percorso nel Wakan. E’ questo infatti l’ultimo posto dove si può trovare di tutto. Oltre alle vettovaglie acquistiamo anche delle pentole necessarie per cucinare. Partiamo verso le 13.30. il paesaggio nel primo tratto risulta abbastanza simile a quello già percorso da Faizabad poi la vallata cambia improvvisamente ed appare in tutta la sua bellezza. I colori ricordano quelli già visti nelle vicine zone del Pakistan. L’ocra intenso macchiato talvolta di azzurro e marrone colora i pendii sassosi e ripidi dei versanti che precipitano nella valle in cui scorre il fiume Warduj che nasce nelle vicinanze di Iskaschem. La pista sconnessa segue il fondovalle costeggiando il fiume ora sulla destra ora sulla sinistra orografica ed attraversandolo su fragili ponti o, dove questi sono crollati, su guadi ove è richiesta molta perizia per trovare il cammino. Il fiume accompagna la strada per tutto il suo percorso scendendo impetuoso quando la valle si restringe e diventa più ripida, quando invece si allarga e la sua pendenza diminuisce esso trova la possibilità di correre più placido e calmo disegnando sul greto sassoso i suoi meandri. Attraversiamo durante il tragitto ampie distese coltivate a papaveri. E’ da questa zona che proviene la maggior quantità di oppio nei mercati dell’occidente. L’Afganistan è il maggior produttore al mondo e questa sostanza arriva nei mercati europei ed americani attraverso i trafficanti Russi che qui hanno il monopolio dell’acquisto. Le luci del tramonto che ci accompagnano nell’ultimo tratto incendiano le montagne e quando arriviamo in vista della nostra meta incomincia già a fare buio. Abbiamo impiegato 7 ore per compiere il tragitto. Siamo ancora una volta ospiti della guest house dell’AKDN. Daniela viene messa a dormire in una stanza separata per le donne e trova come compagna una canadese di origine Tagika mentre io e Gianni ci sistemiamo in una camerata per uomini. Si dorme su alcuni cuscini gettati a terra. Anche la cena viene servita in ambienti separati: gli uomini vengono divisi ancora una volta dalle donne. Incontriamo un ragazzo francese ed uno belga arrivato dal Tagikistan. Mi conferma che la strada meridionale del Pamir è percorribile senza problemi. Quante notizie diverse da quanto riportato da guide e giornali si raccolgono sul posto durante il viaggio. A quanto afferma questo ragazzo belga il Tagikistan è un paese tranquillo e percorribile in auto. Sulle guide avevo letto che questo itinerario non era sicuro. In particolar modo si consigliava di evitare la strada meridionale che percorre il Pamir parallela ai confini con l’Afganistan. E’ solo direttamente sul posto che si raccolgono notizie attendibili. Alla guest house ritroviamo anche dei tagiki che lavorano per conto dell’AKDN che avevamo incontrato la sera precedente.
• VENERDI 06 AGOSTO 2004
La partenza è prevista presto in mattinata. Come sempre ci sono imprevisti. Il primo inizia con un ritardo dovuto al nostro autista che sta cambiando la gomma dell’auto che già il giorno precedente aveva iniziato a sgonfiarsi leggermente. Poi la ricerca del carburante, essendo questo l’ultima località dove è possibile trovarne, ci fa perdere ancora una mezzora. Finalmente partiamo. Sono oramai già le 8.30 del mattino. La partenza di buonora era richiesta poiché era necessario arrivare al villaggio di Khandud prima delle ore 14.00. Un impegnativo guado si trova infatti alcuni chilometri dopo questo villaggio e le acque che scendono dai ghiacciai sovrastanti ingrossano il fiume nel pomeriggio rendendo più difficoltoso il passaggio. Iniziamo a percorrere la valle del Wakan. La strada, talvolta con uno sterrato agevole altre volte con fondo più impegnativo corre parallela al mitico fiume Pamir ( Oxus, Amu Daria). La valle si snoda ampia a formare il bacino del fiume. Esso funge da confine tra l’Afganistan ed il Tagikistan. Nel versante opposto si nota la strada che corre parallela in territorio Tagiko. Frequenti sono i villaggi sulla riva opposta. Si ha l’impressione che in territorio Tagiko l’ex Unione Sovietica abbia fatto maggiori investimenti di quanto invece fatto in Afganistan dai locali governi. Esistono molti più insediamenti agricoli che si arrampicano sulle pendici dei monti che non sul territorio Afgano. La strada stessa che percorre il lato opposto del confine Tagiko è asfaltata ed inoltre si nota una palificazione che porta energia elettrica a tutti i villaggi. Sul versante Afgano invece la strada è una pista spesso anche in pessime condizioni. Non noto nessuna palificazione ne segnali di insediamenti per la fornitura di energia elettrica. Il paesaggio è meraviglioso. La valle percorsa circa 700 anni fa da Marco Polo e prima ancora da Alessandro Magno si propone in tutta la sua bellezza. La strada corre talvolta vicina e strapiombante sul fiume. Altre volte si allontana per cercare un passaggio più agevole tra le pietraie del fondovalle. Arriviamo al villaggio di Khandud dove veniamo registrati all’ufficio di polizia e siamo ricevuto dal capo del villaggio il quale inizialmente ci comunica che non è più possibile effettuare il guado. In un secondo tempo cambia idea e decide di accompagnarci lui stesso fino al punto di attraversamento. Il guado dista circa 5 chilometri e lungo la strada raccogliamo altre tre persone esperte del luogo che ci indicano il passaggio. Dopo alcuni tentativi troviamo la giusta via e con qualche difficoltà riusciamo a transitare e ad oltrepassare la zona dove l’acqua è più impetuosa. Passato il guado la pista riprende ben visibile e facilmente identificabile. Una corsa ancora di un’ora e arriviamo al villaggio di Qala Panja. Siamo ricevuti anche qui dai notabili del paese. Incontriamo il capo villaggio ( un principe locale) ed anche la persona che dovrebbe fornirci i cavalli per la salita nei pascoli del Pamir. Incontriamo anche il medico inglese di cui ci aveva parlato Alberto Cairo. Siamo ricevuti nella sua casa. Ci sono anche la moglie ed i tre figli piccoli. All’interno della casa regna il disordine più totale. Passiamo anche qui un paio d’ore a conversare ed a raccogliere notizie. I bimbi si dimostrano subito molto socievoli con noi. Con molta probabilità è la curiosità per i nuovi venuti. Vivono qui da parecchi anni ma ci comunicano che rientreranno in Europa il prossimo anno. Mi danno l’impressione di una famiglia hippy più che la famiglia di un medico occidentale. Quando incomincia a fare buio rientriamo nella casa del capo villaggio dove ceniamo seduti sul pavimento, usando le mani ed attingendo dall’unico piatto. Passiamo la notte. Dormiamo in una spoglia stanza su materassini a terra disposti attorno alle pareti. Il padrone di casa, che ci aveva ricevuti all’arrivo, viene a trovarci e si sofferma a chiacchierare fino alle 22.00. Domani staremo tutto il giorno in questo villaggio.
• SABATO 07 AGOSTO 2004
Passo la notte abbastanza bene. I sintomi del raffreddore sono quasi completamente scomparsi. Certo questo ambiente polveroso non favorisce una rapida guarigione. La luce filtra presto dalle finestre che sono prive di imposte. Incomincia ad albeggiare alle 4.00 del mattino ed il paese con le prime luci dell’alba incomincia ad animarsi. E’ questa la stagione di maggior attività del villaggio. In inverno le temperature possono arrivare per un lungo periodo a –20° C e tutte le attività si fermano. I collegamenti diventano difficili e talvolta le popolazioni nomadi arrivano alla fine del periodo freddo con scarsa disponibilità di viveri. Alle 8.00 andiamo col medico inglese dal comandante della polizia di frontiera per l’ottenimento del visto per risalire la valle fino ai laghi di Chaqmaqtin. Qui nascono i primi problemi. Il nuovo comandante, insediatosi solo da alcuni giorni, ci comunica che è necessario un visto che rilasciano a Faizabad. Ritornare indietro significherebbe, tra andata e ritorno, perdere circa una settimana. Il colloquio, condotto dal medico inglese che contribuisce alla traduzione, si svolge in un’atmosfera surreale. Il capo della polizia che con aria di superiorità ascolta e sentenzia separando gli interventi con lunghissimi silenzi e sguardi nel vuoto. I subalterni che dispensano consigli. Prendono i passaporti che vengono registrati in un vecchio quaderno. Fanno alcuni commenti sul mio in quanto le fotografie risultano prive di barba che in questi giorni ho lasciato crescere incolta. Il capo inoltre è incuriosito dai visti dei miei precedenti viaggi. Alla fine, quando pensiamo che tutto sia risolto ed i documenti siano in regola, arriva come una doccia fredda la richiesta del visto rilasciato a Faizabad. Decidiamo di chiamare l’ambasciata italiana col telefono satellitare e Batori si dimostra subito disponibile ad intervenire. Chiede di richiamarlo e di metterlo in comunicazione col capo della polizia. I due per mezzo dell’interprete dell’Ambasciata Italiana si parlano ed alla fine tutto è risolto. Possiamo partire. Nel pomeriggio Daniela partecipa ad una riunione delle donne del villaggio a cui noi uomini non siamo ammessi. Mentre Gianni passa il pomeriggio a sistemare carte io mi faccio una passeggiata per il paese accompagnato da due figli del capo villaggio. Scatto molte fotografie ed un filmato che poi rivisto in serata sullo schermo della telecamera suscita la curiosità di tutti presenti.
• DOMENICA 08 AGOSTO 2004
Altra giornata di trasferimento in auto. Partiamo al mattino di buonora ( ore 6.00 ) sperando di arrivare prima di mezzogiorno. Le notizie avute parlavano di un viaggio di circa 4.00 ore. Ancora una volta le indicazioni risultano sbagliate. Il tragitto risulta essere di 8 ore con i soliti guadi ed il solito fondo sconnesso. Impieghiamo anche più tempo perché perdiamo la ruota di scorta a dobbiamo ritornare sulla strada percorsa per cercarla. Se non sbaglio è la quinta volta che si stacca dalla sua sede sul fondo della macchina. Mentre le altre volte c’eravamo accorti subito questa volta nessuno aveva notato la mancanza o sentito il rumore al momento del distacco. Dobbiamo ripercorrere il cammino già fatto. Dopo circa mezzora di ricerca a ritroso per la strada, decidiamo di scendere presso alcune case di un villaggio e aspettare che l’autista ripercorra la strada fatta. Approfittiamo di questa sosta per visitare il villaggio e scattare alcune fotografie. Siamo ricevuti in una casa dove viene offerto il solito the col pane. Dopo circa un’ora arriva anche il nostro autista felice per aver ritrovato la ruota smarrita. Riprendiamo finalmente la strada nella speranza di non avere più inconvenienti simili. Il percorso è veramente mozzafiato. La pista corre sempre parallela al fiume Wakan abbiamo lasciato la valle dell’ Amu Daria subito fuori dal paese di Qala Panja. Il Wakan è un affluente del Pamir che contribuisce con le sue acque ad ingrossare questo storico fiume. Nasce nelle alte montagne ai confini con la Cina, ed alimentato durante il suo viaggio dai molti affluenti che scendono dai grossi bacini glaciali che incombono sulla valle, confluisce nell’Amu Daria circa 5 chilometri prima di arrivare a Quala Panjia. La vallata che percorre è veramente maestosa. A volte si restringe costringendo le acque in vortici tumultuosi e spumeggianti. In queste zone il fiume è costretto tra le ripide pareti scavate nelle antiche morene e la strada si inerpica per gli instabili pendii a cercare il passaggio nei punti più alti dove la valle si allarga. In questi tratti la pista passa su precipizi incombenti sul fiume che si vede scorrere tumultuosamente nel fondovalle. E’ in questi luoghi richiesta all’autista la massima perizia ed attenzione. A volte la valle si allarga. Il fiume corre più calmo distendendo le sue acque tra le ghiaie dove talvolta si notano ampie distese verdi di prati alimentati dall’acqua e dove pascolano le mandrie dei pastori Waki. Dai lati della vallata scendono rigogliosi torrenti alimentati dai ghiacciai sovrastanti. Alla nostra destra abbiamo il confine Pakistano, verso sud, non molto lontano e possiamo osservare le cime più alte ricoperte da grandiosi ghiacciai. Sono i versanti settentrionali delle montagne. Dietro queste cime corre la Karakorun Hight Way che ho già percorso parecchi anni fa. La meta dove dobbiamo arrivare, il paese di Sarhad de Baroghil, lo raggiungeremo dopo un percorso durato 8 ore. Il paese costituito solo da alcune case sparse dove vivono trenta famiglie ( Circa 300 persone) si adagia su di una piana immensa alla confluenza di due vallate. Una sale verso il confine del Pakistan al passo di Baroghil in direzione nord mentre l’altra conduce alle sorgenti del fiume Wakan ed ai laghi di Chaqmaqtin dove si trovano i pascoli dei pastori Waki e Kirghisi. Il tramonto alla sera è indescrivibile. Le montagne si infiammano di un’ocra ancora più intenso mentre le cime coperte di neve si stagliano in cielo in tutta la loro imponenza. La luce radente del sole evidenzia maggiormente le rughe e le crepe delle calotte glaciali. Il verde della piana assume un colore più marcato mentre gli animali pascolano tranquillamente con le ultime luci della giornata. Alla sera incontriamo il capo della polizia che alloggia nel nostro stesso stabile messoci a disposizione da Tashi Bay, il rais locale.
• LUNEDI 09 AGOSTO 2004
Oggi giornata di riposo dopo i trasferimenti dei giorni scorsi. In mattinata prendiamo accordi con i portatori per i cavalli per i prossimi giorni. Provvede a tutto il boss locale Taschi Bay il quale contatta le persone che dovranno seguirci per tutto l’itinerario nel Piccolo Pamir. lo vedo discutere animatamente con i locali che sono pervenuti. Alla fine una stretta di mano sembra chiudere l’accordo definitivo. La trattativa si svolge con un rituale curioso fatto di gesti, di sguardi, di ammiccamenti e poi le mani si riunisco in un’unica stretta a suggellare il contratto. Un po’ come i nostri mediatori di un tempo. Il capo della polizia che avevamo incontrato ieri è partito stamani molto presto con tutto il suo seguito. Con molta probabilità compirà il nostro stesso cammino. La persona che Taschi Bay ci ha assegnato come responsabile dei portatori mi invita nella sua casa che si trova vicina al nostro alloggio. Eseguo circa mezz’ora di filmato e scatto parecchie fotografie all’interno. Si tratta di una famiglia molto numerosa. Non riesco a capire le connessioni di parentela tra i vari individui. Ci sono molte donne di età diverse e tantissimi bambini. L’atmosfera è della massima cordialità e simpatia. Le donne sono diverse da quelle incontrate nei giorni precedenti. Sono a viso scoperto e non dimostrano la minima timidezza nei confronti degli stranieri ne della macchina fotografica. Mi permettono di visitare tutta la casa. La cucina, nera di fumo, è la stanza dove si svolge la maggior parte della vita domestica. Al centro del soffitto un largo foro lascia filtrare l’unica luce che illumina il locale e funge anche da camino. Su un lato della stanza un soppalco in legno serve da letto. Nel mezzo uno scavo circolare funge da cucina e stufa per riscaldare. Altre stanze della casa servono da ripostiglio e da ricovero per gli animali. Sul tetto piano vengono disposte ad essiccare delle ciambelle fatte con sterco di animale. Serviranno il prossimo inverno come combustibile per il riscaldamento . Mi offrono quel poco che hanno in segno di ospitalità: pane, the, yogurt. Sono davanti alla casa dove alloggiamo e sto scrivendo. Provo un grande senso di pace e tranquillità anche se un po’ di nostalgia mi fa sentire la mancanza delle abitudini domestiche. La valle si perde alla mia destra. Le donne sono chine sui campi a raccogliere il grano maturo. E’ con le ore del tramonto che il paesaggio assume i suoi colori più intensi. Le montagne si infiammano. E’ l’ora più propizia per la fotografia. Giro per il villaggio e raccolgo parecchie immagini. La gente è sempre molto disponibile. E’ forse la prima volta che non sono costretto a scattare di nascosto per non essere soggetto a continue richieste di danaro. Qui succede il contrario. E’ necessario scattare le fotografie di nascosto affinché il soggetto non si metta in posa. In questa zona il turismo è inesistente.
• MARTEDI 10 AGOSTO 2004
Oggi si inizia a camminare presto. Alle 7.00 i cavalli e gli asini sono pronti per essere caricati. Contrariamente a quanto concordato ci danno più asini e meno cavalli. I soliti problemi di questi paesi : si pattuisce una cosa e poi viene cambiata dopo pochi minuti. Alla fine partiamo. Gli asini sono molto carichi. Abbiamo tre cavalli a disposizione per noi. Preferisco camminare per buona parte del percorso per accelerare il normale fenomeno dell’aclimatamento alla quota. Il sentiero si inerpica per pendii scoscesi in un continuo sali scendi per attraversare le vallate che tagliano il nostro percorso. Molto più in basso alla nostra destra scorre il fiume Wakan. Valichiamo anche un passo di 4300 mt, il punto più alto del cammino odierno. Alle 17.00 arriviamo in una piana dove piantiamo le nostre tende. I portatori ci comunicano che sarà l’unica volta che utilizzeremo le tende poiché i prossimi giorni saremo ospitati nelle case dei pastori. Cuciniamo in fretta qualcosa ma essendo a 3.300 mt. L’esperimento con la pasta risulta infruttuoso . Dopo la cottura si presenta come una massa bianca e collosa. Decidiamo di sbucciare tutte le mele che abbiamo comperato al mercato e le cuciniamo in una pentola. Abbiamo scoperto che stavano marcendo. Finiamo la cena al buio più completo e non appena possibile mi corico nella mia nuova tenda. Oggi per l’intera giornata ho tenuto il telefono spento. Ora devo fare i conti con la ricarica delle batterie. A sera, prima di coricarmi, lo accendo per verificare se c’è qualche messaggio. Ne trovo uno di Gigi che mi augura buon viaggio. In cielo le stelle sono moltissime e di una luminosità straordinaria che solo a queste altitudini si può osservare. E’ il 10 agosto, la notte di San Lorenzo. Ho visto un paio di stelle cadenti come pure le sere precedenti. Il panorama anche qui è incantevole: gli spazi, i silenzi, i colori, la sensazione di libertà che solo in mezzo a tanta natura riesco a provare.
• MERCOLEDI 11 AGOSTO 2004
Stamattina partiamo alle 7.00 ed arriviamo alle 16.00 nel posto fissato per il pernottamento ( 4180 mt). Siamo arrivati tardi perché i portatori oggi hanno effettuato due soste un po’ troppo lunghe. Abbiamo lasciato la vallata principale del Wakan ed abbiamo iniziato a salire verso i pascoli alti dei Waki. Il sentiero segue gli affluenti del Wakan tagliando trasversalmente i ripidi costoni delle montagne. In fondo alla vallata il fiume scorre sinuoso e rigonfio di acqua. Siamo costretti ad attraversarlo su di un precario ponte di legno che collega le due opposte sponde che cadono a precipizio sul fiume. Più in alto, in prossimità della nostra meta, la vallata si allarga. Sopra di noi crinali sui 5000 mt. ci accompagnano nel cammino con le creste ancora innevate e contornate da cornici di neve residui delle abbondanti nevicate invernali. Piazziamo le nostre tende vicino alle dimore dei pastori. Sono veramente gentili ed ospitali. Ci offrono del pane e nulla vogliono in cambio. Per i prati pascolano liberi yak, mucche e pecore. Alla sera gli animali vengono raccolti vicino ai ricoveri dei pastori. Anche qui i cani eseguono diligentemente il loro lavoro di raduno delle mandrie. Una brezza leggera si alza al tramonto. Siamo ad oltre 4000 mt di quota e l’aria si fa pungente al calare del sole; le cime innevate sul confine Pakistano sono le ultime ad essere abbandonate dai suoi raggi. Qui nella valle l’ombra arriva molto prima. E’ bello osservare le cime che brillano all’ultimo sole. Col tramonto le attività dei pastori volgono al termine, tutti ritornano alle loro case. Per domani mattina abbiamo l’autorizzazione per fare alcune fotografie all’interno delle abitazioni ed alle donne che qui vivono. E’ delle donne, nella comunità Waki, il compito di accudire il bestiame nei pascoli estivi. Qui oramai è il tramonto. Oggi salendo, quando lo sguardo si perdeva lontano nella valle e la vista si attardava sulle cime coperte di neve, mentre osservavo lo scorrere lento del fiume laggiù nella valle, ho sentito un nodo stringermi la gola. Lontano dalle frenesie del nostro mondo, dalla esasperata competitività dalla mancanza di sincerità mi sono sentito completamente libero. Solo questi luoghi riescono a trasmetterti simili intense sensazioni. Sono sudicio, si mangia male, molto spesso stanco per le fatiche della giornata ,ma mi sento libero.
• GIOVEDI 12 AGOSTO 2004
Questa notte nelle tende si è fatta sentire la rigida temperatura esterna. A mezzanotte ho avuto anche dei sintomi di disturbi intestinali. Avevo preso freddo prima di coricarmi. Per precauzione avevo prelevato dal sacco dei medicinali un disinfettante intestinale. Al mattino tutto è risolto. Come di consueto, sia la gente del villaggio che i nostri portatori, iniziano a sistemare le loro cose alle prime luci dell’alba. Qui incomincia ad albeggiare verso le 4.00. Quando li sento muoversi fuori dalla tenda decido di restare ancora per un po’ nel mio sacco a pelo. La tappa di oggi non è molto impegnativa e lunga. Si parte alle 8.00 e si cammina con tutta tranquillità. Oggi voglio anch’io riposarmi ed effettuo tutto il percorso a cavallo. Ne abbiamo a disposizione uno a testa ma i giorni precedenti avevo preferito camminare. Verso la metà del percorso ci fermiamo per un paio di ore in un ricovero per pastori. Ci sono alcune famiglie riunite con uomini, donne e bambini. Si dimostrano cordiali ed ospitalissimi. Ci offrono pane e the non chiedendo denaro in cambio. Anche qui sono molto richieste le fotografie senza chiedere soldi. Alle 15.00 arriviamo alla nostra meta. Un villaggio di pastori a 4385 mt di quota. Sopra di noi svettano le cime innevate che fanno da corona alla valle che abbiamo risalito. Siamo venuti da sud in direzione nord. Di fronte a noi abbiamo una barriera di montagne che domani supereremo. Si intravedono già le morene dei ghiacciai. La valle è molto bella ed ampia. Siamo accampati sulla destra orografica leggermente più alti del fondovalle. Laggiù scorre lento il fiume. Accanto a noi un affluente porta le sue acque al corso principale. Scende dalle montagne alle nostre spalle, verso ovest dove alle 17.00 tramonta il sole. I versanti di fronte sono ancora illuminati. Lontanissima, sul greto del fiume, passa una carovana di animali. Va nella direzione da cui noi proveniamo. Col sole che tramonta si alza una leggera brezza. La temperatura scende rapidamente. Mentre sto scrivendo ho accanto a me 4 portatori che incuriositi osservano cosa sto facendo e commentano nella loro lingua. I nostri animali girano liberi attorno al campo bevendo nelle pozze di acqua e nutrendosi con la fresca erba che qui cresce in abbondanza. Domani mi hanno detto che ci aspettano 5.00 ore di marcia. Si dovrebbe trovare ancora un insediamento Waki dove passare la notte.
• VENERDI 13 AGOSTO 2004
Partiamo alle 7.00. Il percorso di oggi ci porta ancora a transitare per i tipici paesaggi del Pamir. Ampie vallate glaciali con fiumi impetuosi nel fondovalle dove pascolano le mandrie degli animali. I fianchi laterali assumono talvolta l’aspetto dolomitico con colori chiari e rossastri che si infiammano maggiormente nelle ore del tramonto. Altre volte scendono invece con ghiaioni scuri col tipico colore della roccia vulcanica. Ci alziamo di quota. Valichiamo un passo di 4800 mt. Non sono ancora completamente acclimatato ed il camminare mi provoca un forte affanno nella respirazione. Decido di usare il cavallo che ho a disposizione. Le cime che incombono su di noi ( 6000/7000 mt) ora incominciano ad essere incappucciate di neve e dai pendii scendono abbondanti colate di ghiaccio. E’ verso le 16.00 che arriviamo in vista della nostra meta giornaliera. E’ un gruppo di ricoveri per pastori. Come al solito sono molto gentili e ci mettono a disposizione una tenda dove passeremo i prossimi due giorni. Decidiamo di fermarci qui un paio di giorni sia per raccogliere del materiale sugli usi e costumi essendo questo uno dei più grossi insediamenti dei Waki in montagna, sia anche per recuperare un po’ di forze. Appena arrivati ci mettono a disposizione la tenda per gli ospiti e ci offrono subito del the con pane. Stasera saremo ospiti anche a cena.
• SABATO 14 AGOSTO 2004
Ho dormito bene all’interno della yurta. E’ una struttura povera ma confortevole. Si dorme per terra sui tappeti. Non si sente il vento che soffia all’esterno al riparo delle spesse pareti di feltro che avvolgono la struttura portante di legno e che servono sia come isolante termico che acustico. Passiamo tutta la giornata a fare riprese e a scattare fotografie dell’insediamento. Mi soffermo a lungo all’interno delle abitazioni. Il fumo è densissimo e la visibilità scarsa. Mi piace osservare questa gente mentre assolve le pratiche quotidiane. La cura degli animali occupa buona parte della giornata. I greggi escono al mattino presto e rientrano alla sera. E’ a quest’ora che viene effettuata la mungitura. Determinanti in questa operazione sono le donne. Sembra che anche qui, come in tante altre comunità’ debbano sostenere gli oneri maggiori nella cura della famiglia e nel governare gli animali. Durante la giornata lavorano il latte munto il giorno precedente. Preparano il formaggio che viene messo ad asciugare sui tetti delle case. Altro compito delle donne è di accudire i bambini che si portano sempre appresso. All’interno delle scure e fumose dimore si svolge buona parte del lavoro domestico: la preparazione del formaggio, la bollitura del latte. I bimbi passano con le madri buona parte del tempo all’interno di questi locali. Mentre eseguivo delle riprese nella semioscurità ho sentito un gemito provenire da un cumulo di stracci. Sotto c’era un neonato. Certamente si portano appresso fin da piccoli dei grossi problemi respiratori vivendo in questi ambienti fumosi. Inoltre la loro alimentazione e povera e molto spesso accusano grosse carenze vitaminiche. Non si nutrono mai di frutta e verdura non essendo disponibile a queste quote. La carne stessa viene utilizzata pochissimo nei loro pasti. Gli animali sono utilizzati prevalentemente come merce di scambio. Riprendo quanto mi è possibile anche in condizioni precarie di luce. Loro, sia le donne che gli uomini, sono sempre molto disponibili e cordiali. Nel tardo pomeriggio, quando rientrano le mandrie dal pascolo, assisto alla mungitura prima delle pecore e capre e poi degli yak. Alla sera ceniamo a base di carne. Abbiamo acquistato per 2000 Afgani una capra che ci è stata cucinata per la cena.
• DOMENICA 15 AGOSTO 2004
Avevamo previsto di passare anche questa giornata presso questo insediamento e di partire domani mattina. Su consiglio della nostra guida decidiamo di partire oggi e di percorre circa due ore di strada portandoci così più avanti sulla tappa di domani che dovrebbe farci arrivare nella zona degli insediamenti Kirghisi. Siamo a 4480 mt. di altezza e la quota si fa ancora sentire. I movimenti sono lenti ed ogni lavoro costa fatica. Va’ comunque meglio dei giorni precedenti. E’ piacevole oziare fuori della nostra yurta. Osservare la valle laggiù che si distende in lontananza. Sopra alla mia testa incombe un meraviglioso ghiacciaio dal quale esce un flusso continuo di acque che alimenta il torrente che scorre vicino al villaggio. I resti di antiche morene indicano quanto più estesa fosse un tempo la colata glaciale. Le stesse ampie vallate che abbiamo percorso sono ciò che rimane degli immensi bacini glaciali che qui esistevano migliaia di anni fa. Oggi è ferragosto in Italia. Qui è un giorno come gli altri. Ho perso la cognizione del tempo. Unica scadenza il 1° settembre un appuntamento con l’autista che in tre giorni di viaggio dovrà riportarci a Faizabad per riprendere l’aereo per Kabul. Qui il tempo scorre lento regolato più dalla natura che dall’orologio. Sono i ritmi ciclici del giorno, della notte e delle stagioni che regolano la vita di questa gente. Tra circa 40/50 giorni le giornate si accorceranno, la temperatura diventerà molto rigida. E’ l’ora di scendere a valle. Quassù la vita diventa impossibile. Le temperature scendono di parecchio sotto lo zero rimanendovi per alcuni mesi. Per gli animali diventa impossibile il pascolo. Ci spostiamo verso un altro insediamento per spezzare la tappa di domani che risulterebbe eccessivamente lunga. Camminiamo per circa due ore. Anche qui ci accolgono con la consueta ospitalità. Dormiamo in una yurta allestita per gli ospiti. All’orizzonte si vedono delle maestose cime innevate. Sono nella direzione del Pakistan. Enormi ghiacciai scendono dalle vette. La guida mi informa che passeremo in quella direzione tra tre giorni, sulla via del ritorno. La dimora dove passiamo la notte è più confortevole della precedente. Al centro fa bella mostra una stufa a legna con un tubo che esce dalla sommità della yurta. I nostri ospiti si offrono di accendere il fuoco per la notte. Preferiamo rimanere senza il tepore della stufa. I nostri sacchi a pelo ci offrono già il calore necessario per la notte. Vogliamo evitare la possibilità di passare una notte immersi nel fumo come succede nelle abitazioni dei pastori. Entrando in quelle stanze scure per fare delle fotografie ho già sperimentato il fumo che ti assale la gola e ti brucia gli occhi.
• LUNEDI 16 AGOSTO 2004
Partiamo verso le 7.30 del mattino. Saliamo per un breve tratto che ci porta a 5.000 mt di quota. Ancora ghiacciai e cime innevate ci accompagnano nel percorso. Per la prima volta sulla sommità del passo transitiamo in prossimità di un laghetto verde smeraldo alimentato dalle nevi delle vette circostanti. Da qui si incomincia a scendere. Siamo sullo spartiacque. Da questo punto le acque vengono convogliate verso la vallata del Wakan ed il suo fiume omonimo. Non appena si inizia a scendere nel nuovo versante la valle incomincia ad aprirsi. Preludio agli immensi spazi di cui l’occhio potrà godere non appena la vallata si aprirà maggiormente. Ecco di fronte a noi l’immenso paesaggio alla confluenza delle valli che scendono dalla Cina e dai laghi di Chaqmaqtin. Assieme si uniscono a formare il comune percorso del fiume Wakan che seguiremo i prossimi giorni sulla via del ritorno. Piantiamo la tenda presso le postazioni oramai in disuso di una vecchia base militare Russa qui insediata ancora ai tempi del governo di Najibullah in località Buzi Gunbad. Veniva rifornita attraverso i valichi del vicino Tagikistan. Ora tutto si trova nel più completo stato di abbandono. Oltre a questo insediamento deserto non c’è traccia di altri esseri umani. Oggi per la prima volta abbiamo incrociato un ragazzo kirghiso che col suo yak era alla ricerca di sterco animale da utilizzare come combustibile. E’ in queste zone che dovremo incontrare i pastori Kirghisi, già forse domani dirigendoci verso i laghi di Chaqmaqtin.
• MARTEDI 17 AGOSTO 2004
Partiamo di prima mattina. Prima di prendere la direzione della nostra meta, una deviazione di pochi minuti nelle vicinanze della base militare, ci porta a visitare quello che rimane di un vecchio cimitero. Le tombe sono state tutte devastate, con molta probabilità ancora dai militari che stavano nella base. Il luogo è molto suggestivo, sia per la posizione in cui si trova che per il fascino che emanano questi ruderi. Doveva un tempo essere un luogo molto sacro. I resti di alcune tombe evidenziano una particolare cura nella costruzione, segno evidente che dovevano essere sepolti dei personaggi illustri. In circa 6 ore di cammino arriviamo alla nostra meta: il primo insediamento kirghiso. Durante il percorso facciamo la solita sosta per il pranzo e per far riposare gli animali. Solamente alla partenza mi accorgo casualmente che ad una trentina di metri da noi c’è una bellissima sorgente termale di acqua calda nella quale i nostri portatori avevano a turno fatto il bagno senza avvisarci di tale possibilità. Mi dispiace di aver perso tale occasione. Mi sento sufficientemente sporco e quindi disponibile per un bel bagno. Arriviamo all’accampamento kirghiso dove ci accolgono con la solita ospitalità. I pastori abitano in yurte mentre noi siamo ospitati in una costruzione in muratura. Ci vivono circa 50 persone. Anche qui si ha la chiara sensazione che siano le donne a svolgere la maggior parte dei lavori mentre gli uomini si perdono in interminabili discussioni ed inutili ozi. Siamo ricevuti nella tenda del capo. Mentre lui e gli altri uomini della famiglia si intrattengono con noi a conversare, una donna sfaccenda all’interno della tenda senza mai alzare gli occhi dal suo lavoro. Alla sera ci viene offerta una cena a base di carne di yak. Poi stanchi, nella stessa stanza, stendiamo i tappeti sui quali passeremo la notte. Pur essendoci alzati di quota non fa freddo ed il ricovero è ben riparato.
• MERCOLEDI 18 AGOSTO 2004
Si passa il tempo oziando tra le yurte. E’ una giornata di riposo che si trascorre scattando foto e facendo interviste ai locali. Il cielo rimane coperto per tutta la giornata e soffia un vento piuttosto freddo. Si è diffusa la voce che ho dei medicinali e tutti vengo per farsi medicare e curare. Mi sento un medico. Eseguo terapie solamente nei casi in cui non ho il minimo dubbio oppure applico medicazioni esterne. Non somministro nessun tipo di antibiotico. Passiamo lunghe ore in conversazione col capo e mentre gli uomini si dedicano a tale attività con noi le donne procedono nelle loro molteplici incombenze: dalla lavorazione del latte, alle cure dei bambini, alla preparazione dei pasti, al confezionamento dei vestiti. La tenda del capo è la più grande e la più ricca di suppellettili all’interno. Un focolare centrale provvede a mitigare la temperatura del locale. Sulle pareti fanno bella mostra molti rotoli di tappeti che appoggiano su tutta una serie di valigie metalliche. Un orologio in plastica scandisce le ore ed ogni volta tutti i presenti controllano con quello al polso. Da una piccola culla ricoperta di una spesso telo colorato esce il gemito di un piccolo nato da pochi mesi. E’ già stato sottoposto alle mie cure ieri per una piccola ferita al glutei. E’ un via vai di persone, prevalentemente uomini, che incuriositi vengono a vedere gli stranieri. Siamo la novità del momento. In questo ultimo anno non è passato nessun forestiero. Alla sera ci richiudiamo abbastanza presto nel nostro ricovero poiché la temperatura cala rapidamente. Ci accendono anche una rudimentale stufa in ghisa per riscaldare un po’ l’ambiente. Si cena come al solito a base di riso.
• GIOVEDI’ 19 AGOSTO 2004
Oggi sostiamo al villaggio kirghiso e spendiamo la giornata per visitare i vicini campi dove ci sono altri gruppi. Partiamo di prima mattina. Subito fuori dal villaggio, nell’attraversamento di un guado, vengo letteralmente disarcionato dal mio cavallo. La mia prima preoccupazione è stata di sfilare i piedi dalle staffe. Cadendo picchio con la schiena su di un sasso. Mi alzo dolorante e per un po’ preferisco non cavalcare. Procedo a piedi. Dedichiamo la giornata alla visita dell’insediamento e poi rientriamo costeggiando il lago di Chaqmaqtin. Alla sera il solito menu a base di riso. Abbiamo anche due ospiti afgani che sono saliti in queste zone per promuovere la prossima campagna elettorale a favore del candidato Karzai. Come al solito si cena alle 20.00. Una grande tovaglia sudicia serve per posare i viveri. Unica variante per noi occidentali alcuni cucchiai che servono per attingere il riso dall’unico piatto. Per tutti gli altri niente posate ed il cibo viene portato alla bocca con le mani. Alle 22.00 si spegne la lanterna e buona notte.
• VENERDI’ 20 AGOSTO 2004
Faceva freddo ieri notte. Siamo stati costretti ad accendere la minuscola stufa per riscaldare la piccola stanza dormitorio. Con sorpresa , al risveglio , notiamo le cime sopra di noi ricoperte di un manto bianco di neve fresca. Partiamo alle 7.00. il cammino di oggi è abbastanza impegnativo poiché abbiamo deciso di non pernottare alla vecchia base militare russa di Busay Combad ma di proseguire fino ai pascoli di Baykarà . Abbiamo circa sette ore di cammino da compiere. Siamo costretti a guadare parecchie volte i vari torrenti che incontriamo ed anche il corso principale del Pamir che scende dalla vallata che porta in Cina. Operazione laboriosa che richiede parecchio tempo. Si devono infatti trasbordare tutti i carichi sui cavalli, anche quelli degli asini. Il fiume in questo tratto e profondo ed impetuoso. I piccoli asini non sarebbero riusciti ad attraversarlo senza danni col carico. Costeggiamo il fiume sulla sinistra orografica per raggiungere la nostra meta. Ci alziamo di parecchio dal suo corso . Attraversiamo paesaggi incantevoli con formazioni geologiche molto interessanti. In alcune zone il paesaggio è molto simile alla valle della Luna di La Paz in Bolivia. La nostra meta, Baykarà, si trova in un piacevole posto adagiato ai piedi di un ghiacciaio che alimenta il ruscello che con le sue acque poi si getta nel corso principale del Pamir. Un’ampia distesa di pascoli si adagia ai lati del torrente dove sono situate le abitazioni e dove pascolano i molti capi di bestiame.
• SABATO/DOMENICA 21/22 AGOSTO 2004
Facciamo due giorni di sosta in questo luogo, zona di pascolo riservata agli armenti di Taschi Bay. Il sabato andiamo a visitare un campo kirghiso a circa un’ora di distanza. Rientriamo nel tardo pomeriggio costeggiando il lago di Chaqmaqtin. Da questo lago nasce uno dei maggiori affluenti del fiume Wakan e si unisce ad esso, per formare un unico corso, in prossimità della località di Busay Combad. La vallata è ampia ed a nord fanno da corona le cime del piccolo Pamir. Ad est si snodano i dolci pendii che portano al passo di Jaman che conduce in Tagikistan. La giornata è nuvolosa e la temperatura è rigida. Correnti di vento settentrionali addensano grandi nuvole sulle cime ricoperte di neve. Sono le prime avvisaglie di una perturbazione che il giorno seguente imbiancherà le montagne fino a quote relativamente basse. Attorno al lago i ciuffi d’erba sono punteggiati dal bianco dei depositi salini. Le rive pianeggianti ci permettono di arrivare nelle vicinanze dell’acqua. Senza ostacoli il vento freddo che arriva da nord increspa leggermente la superficie del lago. I cavalli pascolano liberamente mentre i portatori dormono distesi sull’erba. La temperatura si abbassa ulteriormente quando le nuvole coprono il sole. Siamo costretti ad un rapido rientro. Alla sera solita cena a base di riso nella nostra yurta. Durante la notte all’improvviso mi ritorna forte il dolore alla schiena nel punto in cui avevo colpito il sasso al momento della caduta. Mi ero già dimenticato del colpo ricevuto. Non mi sento molto bene. I dolori sono forti. Ogni movimento mi causa delle fitte dolorosissime. Forse ha una costola incrinata !!!!!! Cerco di passare la notte nel modo migliore anche perché domani mi aspetta una marcia di 4 ore. Siamo sulla via del ritorno. Mancano 3 tre notti per arrivare al paese di Boroghil
• LUNEDI 23 AGOSTO 2004
Trasferimento da Baykarà a Orumitel 7 ore di cammino. Facciamo a ritroso la stessa strada fino a Busay Combad dove attraversiamo il fiume Wakhan su un instabile ponte di legno costruito dai kirghisi in prossimità della vecchia base militare russa. Qui il fiume rinforzato dal suo affluente che arriva dai laghi di Chaqmaqtin si incunea tra due ripide pareti rocciose e scorre impetuoso pochi metri al di sotto del ponte. Le assi che formano la pavimentazione poggiano su due vecchie ed instabili traversine di ferro. Gli animali, dopo essere stati scaricati dai loro carichi, lo attraversano timorosi. Un asino si rifiuta di passarvi sopra ed i portatori devono faticare parecchio per persuaderlo. Raggiungiamo la nostra meta verso le 16.00 e ci accorgiamo di essere di fronte al luogo dove abbiamo pernottato le sere scorse sul versante opposto della valle, alla destra orografica del fiume Wakhan. Piantiamo le tende nella zona dove le erosioni delle piogge hanno trasformato il paesaggio rendendolo simile alla valle della Luna di La Paz in Bolivia. Pinnacoli policromi fanno da corona al nostro accampamento. Il giallo intenso ed il marrone scuro delle argille si accendono alle luci del tramonto. In lontananza, sull’altro versante della valle, si scorgono gli hailog dove abbiamo passato i giorni precedenti. Durante il trasferimento ho avuto alcune difficoltà per il dolore causato dal colpo ricevuto durante la caduta da cavallo. I portatori sono stati molto solerti nell’aiutarmi mentre salivo o scendevo dalla mia cavalcatura. Ciononostante mi sembra che stia migliorando. Speriamo perché vorrei camminare un po’ i prossimi giorni.
• MARTEDI 24 AGOSTO 2004
Partiamo alle ore 7.30 per un’altra tappa di trasferimento. A quanto ci ha detto la guida ci aspettano circa 7 ore di cammino. Arriviamo dopo Langar alle 16.00 e piantiamo il campo in riva all’ennesimo affluente del fiume Pamir. il percorso si presenta vario attraversando ampie pianure e vallate che costeggiano la destra orografica del Pamir. per buona parte della mattinata abbiamo sempre sulla nostra sinistra i pascoli di Baykarà. E pensare che in linea d’aria siamo vicinissimi mentre noi abbiamo dovuto compiere, per attraversare il fiume, un giro che ci ha impegnato per quasi due giorni. Il percorso di oggi, nella parte finale, segue il fiume sulla sua destra orografica; ora abbassandosi a livello della acqua altre volte risalendo le ripide fiancate della valle. Dove piantiamo la tenda il clima è più mite. Ieri notte la temperatura era scesa sotto lo zero. La tenda al mattino era ricoperta di ghiaccio. Stasera il campo viene piazzato vicino ad un ricovero per pastori. Qualcuno che ci ha preceduto ha lasciato acceso il fuoco ed un fumo acre invade ancora la zona. Non appena incomincia a far buio mi chiudo in tenda. Anche questa sera avrò ospite il capo dei portatori che da alcune sere passa la notte nella mia tenda trovandola più comoda che non dormire all’addiaccio. Oramai è diventata un’abitudine. Con la giustificazione che mi presta le coperte per farmi lo schienale per la notte, cosa che mi allevia il dolore alla schiena, viene dormire all’interno della tenda. Tutti i ragazzi stasera mi sembrano più in fermento del solito. Probabilmente sentono l’avvicinarsi della casa. Stanno suonando con i rudimentali strumenti in loro possesso come hanno fatto tante altre sere. Oggi però mi sembra diverso. C’è una maggior aria di festa. Anche per loro forse c’è un po’ di nostalgia. Sono poco lontano dalla tenda in cui mi sono rintanato. Il vento è calato quando finiscono la festa. Sento solo il rumore del torrente vicino. Mi sento bene rinchiuso nella mia tenda, come protetto. La schiena incomincia a darmi meno fastidio. Oggi ho camminato per parecchie ore. Lo stesso spero di poter fare domani.
• MERCOLEDI 25 AGOSTO 2004
Questa mattina si parte presto , si prospetta una lunga tappa di circa 7 ore. Si percorre tutta la vallata del fiume Wakhan mantenendoci sempre alla sua destra orografica. Il sentiero taglia i ripidi versanti della valle fluviale. Un paio di volte si abbassa a livello del fiume dove sono state costruite delle passerelle artificiali per facilitare il cammino tra la parete rocciosa e l’acqua tumultuosa. Nel tardo pomeriggio il paesaggio si fa famigliare. Riprendiamo infatti il percorso compiuto il primo giorno quando siamo partiti. Alla sera ci accampiamo per l’ultima volta in riva ad un affluente del Wakhan, dove eravamo transitati il primo giorno. Il posto non è perfettamente pianeggiante e le tende vengono piantate sul terreno leggermente inclinato. Per tutta la notte abbiamo dovuto contrastare la forza di gravità che ci faceva scivolare verso il basso.
• GIOVEDI 26 AGOSTO 2004
Ultima tappa. C’è euforia nel gruppo dei portatori. Sentono la vicinanza di casa. La nottata è passata in modo burrascoso. Verso le 23.00 vengo svegliato dal caratteristico rumore della pioggia che batte sul telo della tenda. Piove ininterrottamente e piuttosto forte fino alle 24.30. I poveri portatori che dormono all’addiaccio si inzuppano completamente. Al mattino si alzano alle prime ore dell’alba. Le cime circostanti sono imbiancate di neve fresca caduta durante la notte. I portatori si riscaldano al fuoco e cercano di asciugare i panni inzuppati. Si parte presto alle 7.00. dobbiamo compiere circa 6 ore di strada. Il cammino di oggi ripercorre a ritroso la prima tappa dell’andata. Continui sali scendi ci obbligano a fare circa 1800 mt di dislivello. Tra pendii scoscesi, erte salite, ripide discese si arriva all’ultima vallata che si apre sul panorama della vallata di Boroghil. Una ripida discesa fino alle case del villaggio e poi il riposo nella casa di Tachi Bay.
• VENERDI 27 – MARTEDI’ 31 AGOSTO 2004
Giornate di sosta a Sarhad de Wakan alloggiando presso la casa per gli ospiti di Tashi Bay. Le giornate passano tra riprese fotografiche ed interviste, in particolare modo il primo giorno. Entriamo in tutte le case più caratteristiche del paese per documentare gli usi ed i costumi delle popolazioni. Il sabato veniamo a conoscenza dell’esistenza in paese di una specie di bagno pubblico ricavato deviando l’acqua di una sorgente termale. Finalmente riusciamo a fare un bagno caldo dopo circa un mese. Passiamo buona parte della mattinata a goderci questa inaspettata delizia. Il bagno è ricavato in una specie di fossa quadrata di circa due metri di lato dove un tubo convoglia l’acqua calda della sorgente. Attorno quattro pareti di paglia pressata ed argilla celano a sguardi indiscreti il luogo. La luce arriva da una foro ricavato nel soffitto di legno. Un acre odore di zolfo si diffonde in tutta la zona. Per due mattine visitiamo la scuola del paese eseguendo delle riprese all’interno delle aule durante le lezioni. Gli insegnanti si dimostrano molto disponibili e ci fanno accomodare durante le lezioni. La tanto temuta dissenteria arriva implacabile quando per il secondo giorno ci portano le porzioni della capra che avevamo acquistato. Nella notte io e Gianni abbiamo lo stomaco e l’intestino sconvolti. I segni del nostro malessere restano visibili per alcuni giorni attorno al nostro alloggio non essendoci servizi igienici in loco. I giorni , dopo il tanto agognato riposo, passano sonnolenti nell’attesa dell’auto che dovrebbe riportarci a Faizabad. Il piccolo paese che ci ospita è adagiato nei dolci pendii sulla destra orografica del Wakan. Il fiume scompare col suo ampio greto in una immensa pietraia verso Ovest. In questo punto il suo letto è molto largo. Si perde laggiù da dove arriva anche la strada che ripercorreremo al nostro ritorno. Verso Sud la valle conduce al passo Boroghil che in tre ore porta in Pakistan. Sul valico incombono le ghiacciate pareti nord del Karakorum Pakistano con gli imponenti seracchi pensili. Si riesce a scorgere, disegnata sui versanti della montagna, la traccia della strada che porta verso il Boroghil. Ad est una cima a forma conica, quasi fosse di origine vulcanica, divide due vallate. Quella di sinistra, più stretta e scoscesa, l’abbiamo percorsa per salire sul Piccolo Pamir mentre nell’altra il fiume Wakan si e scavato il letto con il suo corso impetuoso. In questa zona esso si allarga per distendersi più placido nella vallata su cui si affaccia il paese. A sud le ultime propaggini del Grande Pamir chiudono la vallata. Sono cime di circa 5000 mt. ma prive di neve. Il forte sole estivo non permette su questi versanti meridionali depositi di neve o la formazione di ghiacciai. Il paese dissemina le sue piccole case negli ampi pendii tra il greto del fiume ed i versanti meridionali. Le case sono sparse. Non esiste un nucleo compatto del paese. Tra di esse distese di orti coltivati a grano disegnano con i loro contorni irregolari forme geometriche a definire i limiti di proprietà.
• MERCOLEDI 01 SETTEMBRE 2004
Oggi doveva arrivare il nostro autista. Avevamo concordato per il primo del mese l’appuntamento. Cerchiamo di metterci in contatto con Faizabad per avere notizie. Non riusciamo a comunicare con nessuna persona dell’ AKDN. Erano stati loro a trovare all’andata l’autista che ci aveva condotto fino a Sarhad de Wakan. Con un telefono locale che forse risale ai tempi di Meucci facciamo dei tentativi per collegarci con Quala Panjia per avere notizie se è transitata la vettura col nostro autista. Nessuna novità confortante. Decidiamo allora di allertare Fabrizio Falcone per trovare un’alternativa. Dopo varie telefonate decidiamo in accordo con Fabrizio, di far partire un’altra vettura a Faizabad. Attraverso le sue conoscenze ci comunica che la partenza sarà immediata, nelle prime ore per pomeriggio. Lo prego inoltre di avvisare l’autista di acquistare anche dei viveri al mercato poiché abbiamo esaurito le nostre scorte. Da alcuni giorni i nostri pasti sono solo a base di pane riso e the. In serata Fabrizio mi richiama al telefono per avvisarmi che il mezzo con i viveri è regolarmente partito e che impiegherà circa 18 ore per il viaggio. Dovrebbe arrivare domani in serata o nella mattinata di venerdì.
• GIOVEDI 02 SETTEMBRE 2004
Oggi sarà una giornata di attesa: non siamo certi che arrivi l’autista con la vettura da Faizabad. Al mattino una novità: le cime sopra di noi sono imbiancate di neve fresca caduta durante la notte. Il limite della neve si trova solamene alcune centinai di metri al di sopra del paese. Il paesaggio si presenta nel suo abito invernale. Oggi dobbiamo solo attendere. Per ingannare la noia al mattino mi dirigo verso la scuola per fare una passeggiata. Mentre mi sto avvicinando noto una vettura appena giunta . Un tuffo al cuore: possibile che sia già arrivato il nostro mezzo? Mi dirigo di corsa verso l’autista e come prevedevo mi conferma che non sono venuti per noi. Si tratta di una vettura dell’organizzazione umanitaria Focus che sta facendo una indagine in zona. Dobbiamo purtroppo aspettare ancora. Nel pomeriggio mi arriva al satellitare una chiamata da Quala Panjia da parte dell’autista che mi avvisa che sarà da noi in serata ( verso le 19.00). aspettiamo invano alla sera notizie della macchina. Più volte scrutiamo verso Ovest nella vallata sperando di vedere qualche fanale di auto arrivare in lontananza. Dal telefono fisso del paese che si collega con Quala Panjia ci arriva la notizia che la macchina è ferma per un guasto meccanico. Sfortuna ancora una volta. Anche stasera ceneremo a base del solito riso. Passiamo ancora una notte sognando pasti abbondanti e vari : il cuoco di Kabul !!!!
• VENERDI 03 SETTEMBRE 2004
Al mattino presto abbiamo, dal solito e provvidenziale telefono, la buona notizia che la macchina è partita da Quala Panjia e che sarà da noi in mattinata. Passeggiamo per la vallata per ingannare il tempo. Andiamo a far visita a casa di uno dei portatori. Stiamo entrando nell’abitazione quando sentiamo il rumore di un motore che si avvicina a velocità sostenuta. Sembra un miraggio ma si tratta proprio di una vettura : molto probabilmente la nostra!!!!!!. Corro rapidamente dalla collina in cui mi trovo per incontrare la macchina. Riesco a fermarla gesticolando ed attirando l’attenzione dell’autista gridando con tutto il fiato che mi rimane. Chiedo se sono venuti per prenderci. Dopo un momento di esitazione per la difficoltà linguistica, non parlano bene l’inglese, riesco a capire che sono venuti per noi. Con l’aiuto dei nostri portatori trasbordiamo i bagagli dalla casa dove abbiamo passato questi lunghi giorni di attesa fino al punto in cui la macchina ha dovuto fermarsi per l’impraticabilità della strada. Carichiamo rapidamente i bagagli che già avevamo preparato. Questa volta si parte davvero!!. Ultimi rapidi saluti e poi in macchina. La meta di questa sera sarà Wakan dove contiamo di arrivare verso le 17.00. Il nostro autista giuda rapido e veloce anche se talvolta in modo anche spericolato. Una brevissima tappa per salutare il medico inglese ed i notabili di Quala Panja. Poi via ancora veloci a superare il guado dopo il paese. Poche esitazioni ed anche se il livello dell’acqua è alto per l’ora tarda del pomeriggio, non si ferma la nostra corsa. Dormiamo alla sera nel piccolo ricovero dell’AKDN. Utilizziamo per cena i viveri che ci erano stati portati da Faizabad. Qui non danno il vitto, solo un povero ricovero per la notte.
• SABATO 04 SETTEMBRE 2004
Partiamo alle 6.00 del mattino. La meta è Faizabad. L’autista anche oggi corre veloce, talvolta come sempre un po’ troppo. Ha fretta di arrivare. Anche noi non desideriamo altro. Ripercorriamo a ritroso la strada già fatta all’andata. Facciamo una breve sosta ad Ischascim per il rifornimento di carburante. Nel tardo pomeriggio ( verso le 17.00) arriviamo a Faizabad. Prendiamo alloggio presso la sede dell’associazione Norvegese che ha provveduto ad inviarci l’auto. Finalmente, dopo molti giorni, si mangia decentemente. Non più il solito riso col pane affumicato e la solita tovaglia puzzolente. Ceniamo assieme ai tecnici Indiani e Pakistani che lavorano per tale ente. La sede è situata vicino al comando delle truppe tedesche dell’ISAF. Trascorriamo in questo luogo la nottata e per la prima volta dopo molto tempo riusciamo a consumare pasti regolari. Finalmente le tanto agognate patate fritte, del succulento melone, uno spezzatino squisito di carne con patate. Questa è la nostra prima cena dopo un mese di dieta Waki.
• DOMENICA 05 SETTEMBRE 2004
Giornata tranquilla con visita con visita in mattinata al centro della Croce Rossa Internazionale. Visitiamo tutti i padiglioni ed eseguo delle riprese documentando tutta l’attività svolta. Sempre in mattinata passiamo dagli uffici della Ariana per confermare il volo del rientro. Ci comunicano che il volo non sarà effettuato come previsto il giorno 7. Non riusciamo ad avere notizie precise di quando si possa partire. Ci informano che domani partirà un volo per Kabul con la Kamair. Ci precipitiamo negli uffici della compagnia aerea per la prenotazione. Il volo infatti è confermato ma solo domani si saprà l’ora della partenza. Come previsto i biglietti in nostro possesso della Ariana non sono validi e dobbiamo acquistarne di nuovi. Speriamo che poi a Kabul ci vengano rimborsati quelli in nostro possesso. Nel pomeriggio passiamo alcune ore al bazar di Faizabad prima di rientrare nel tardo pomeriggio al nostro alloggio per sistemare i bagagli per la partenza. Qui veniamo a conoscenza che anche un tecnico della cooperazione Norvegese viaggerà con noi fino a Kabul.
• LUNEDI 06 SETTEMBRE 2004
Alzata di buonora per andare alla compagnia e conoscere l’ora di partenza del volo: ci comunicano alle 9.00. Con la vettura messaci a disposizione della Croce Rossa andiamo direttamente all’aeroporto che si trova a circa 7 km dalla città. Quando arriviamo non c’è ancora nessuno. Tra i pochi edifici fatiscenti si aggirano solo alcuni militari di guardia ed alcuni venditori accovacciati all’ombra dei muri sbriciolati. Appena ci vedono si affrettano ad esporre la povera mercanzia in loro possesso: qualche pacchetto di caramelle, alcuni pacchetti di sigarette e qualche confezione di biscotti piena di polvere. L’aeroporto si anima con l’arrivo di un elicottero delle nazioni unite che scarica dei materiali ed alcune persone che partono velocemente con delle vetture che nel frattempo sono arrivate per riceverle. Si passa poi al grottesco controllo dei bagagli, la conta degli stessi, una tassa per il sovrappeso che regolarmente viene intascata dagli addetti. Finalmente arriva il nostro aereo. Si scaricano velocemente i bagagli a bordo mentre scendono le persone in arrivo da Kabul. Finalmente si procede all’imbarco. I controlli sono molto approssimativi. I nostri bagagli a mano non vengono minimamente controllati. Un vecchio aereo russo è il nostro mezzo di trasporto che in un’ora e venti minuti ci porterà fino a Kabul. All’arrivo troviamo la macchina prenotata da Fabrizio che ci porta fino all’albergo. Qui prendiamo contatto con l’Ambasciata Italiana e con l’ambasciatore che ci fissa un appuntamento per Mercoledì 8 alle ore 12.00.
• MARTEDI 07 SETTEMBRE 2004
Giornata di riposo aspettando che arrivi Fabrizio e per organizzare per i prossimi giorni la nostra partenza per Bamian. Contatto Alberto Cairo per fissare un incontro sapendo che domani parte per Faizabad. Ci accordiamo per il giorno 12 Settembre al suo rientro. La giornata passa sistemando le ultime cose ed oziando in albergo. E’ il primo giorno di riposo completo di tutto il viaggio.
• MERCOLEDI 08 SETTEMBRE 2004
Il viaggio oramai volge al termine. Abbiamo ancora alcuni giorni a disposizione e decidiamo di dedicare un po’ di tempo per un’ultima visita della città di Kabul anche perché i prossimi giorni abbiamo deciso di dedicarli ad una visita alla valle di Bamian. In mattinata passiamo all’Ambasciata Italiana per un incontro con L’Ambasciatore Giorgi il quale ha manifestato il desiderio di incontrarci per avere un resoconto del nostro viaggio. Passiamo buona parte della mattinata presso l’ambasciata ed in piacevole conversazione coll’Ambasciatore che si dimostra molto interessato al progetto promosso dall’Università di Venezia per un interscambio culturale tra l’Italia e le Università locali. Egli dimostra una grande conoscenza delle problematiche locali ed un particolare interesse allo sviluppo di più costruttivi rapporti tra l’Afganistan e l’Italia. Ci racconta delle difficoltà incontrate nella riapertura della sede diplomatica in quanto l’Italia è stato il primo paese ad aprire l’Ambasciata dopo la sconfitta del regime dei Talebani. Ci comunica inoltre che il suo mandato finirà a Dicembre e poi rientrerà in Italia.
• GIOVEDI 09 SETTEMBRE 2004
Oggi abbiamo deciso di partire per Bamian. In mattinata non abbiamo ancora notizie precise sull’auto che dovrà condurci in questo nuovo tragitto. La ore passano tra interminabili trattative per trovare un mezzo. Le conferme seguono alle smentite. Quando sembra che tutto sia pronto e che si possa partire arriva la notizia che il mezzo non c’è oppure che non si trova un autista disponibile. Finalmente alle 14,00 riusciamo a metterci in moto. Il tragitto è lungo, chi parla di 6 e chi di 8 ore di percorso. Non abbiamo trovato un fuori strada e siamo stati costretti ad optare per una Toyota Corolla. L’autista sostiene di avere già fatto il percorso e che non ci sono problemi anche se non disponiamo di un fuori strada. Ci dirigiamo velocemente per la strada asfaltata che , con direzione Nord va verso la valle del Panschir. L’unico ostacolo al nostro cammino in questo percorso sono i molti camion che rallentano la nostra marcia. Dopo circa un’ora giriamo a sinistra per una strada che con direzione ovest si inoltra per la valle che porta a Bamian. Qui finisce il manto di asfalto e siamo costretti immediatamente a diminuire la nostra velocità. L’auto inoltre incomincia subito a dimostrare la sua inadeguatezza a percorre strade non asfaltate. Strani rumori incominciano a farsi sentire. A ciò si aggiunga la spericolatezza nella guida del nostro autista. Più volte sono costretto a richiamarlo per moderare la velocità e anche per tutelare della nostra incolumità. Ogni volta che viene ripreso l’autista rallenta temporaneamente la sua corsa per poi aumentarla gradualmente dopo pochi minuti. Questo comportamento porta inevitabilmente al primo di una lunga serie di incidenti e danni alla macchina. All’uscita di una curva, a velocità come al solito sostenuta, non riusciamo ad evitare una serie di sassi appuntiti che coprono la strada: foratura contemporanea di due ruote !!!!!!!! Siamo a circa 40 km da Bamian e la sera incomincia a calare sulla valle. Unica persona un motociclista che passa in quel momento e ci dice che non esistono officine in zona. Il nostro autista cambia la ruota di scorta e poi decide di continuare con una ruota forata. Come si può immaginare la parte in gomma sulla strada non asfaltata dura ben poco. Dopo alcuni minuti infatti perdiamo il pneumatico ad incominciamo a viaggiare col cerchio metallico. Il rumore all’interno dell’abitacolo è assordante e non si riesce neppure a parlare. Unico aspetto positivo in questa vicenda è che ora il nostro autista è costretto a viaggiare a velocità moderata. Mente procediamo lentamente , sempre nuovi rumori si aggiungono a quelli oramai famigliari dello sferragliare delle ruote. Arriviamo alle 11.30 alle porte di Bamian. Il paese a quell’ora è completamente deserto. Raggiungiamo l’unico albergo del paese e prediamo possesso della nostra unica camera mentre l’autista si incarica di cercare un’officina per l’indomani mattina presto che possa effettuare una riparazione veloce in quanto sarebbe nostra intenzione di andare domani ai laghi di Band e Amir.
• VENERDI 10 SETTEMBRE 2004
Solo alle 10.00 del mattino il nostro autista rientra all’albergo dopo aver riparato le gomme ed il cerchio danneggiato dal lungo percorso compiuto la sera precedente con la gomma forata. Abbiamo una piccola discussione in quanto non sembra intenzionato a partire ed inventa strane motivazioni. Sostiene che la strada da percorrere richiede 12.00 ore e che quindi è tardi per incamminarsi. In realtà sappiamo che il percorso è ben più corto 2/3 ore e perciò insistiamo per partire. Probabilmente si è reso conto che la sua vettura non è adatta al percorso da compiere. Malgrado ciò noi non siamo disposti a rinunciare alla visita ai laghi di Band e Amir. Finalmente riusciamo a convincerlo e si parte. Nel primo tratto la strada corre lungo la valle del fiume che bagna Bamian attraversando zone coltivate a frumento e paesi abitati da popolazioni di etnia Azarà. Le colture si sviluppano ai lati del fiume dove si adagiano i sonnolenti villaggi. I versanti delle montagne sono brulli e solcati da profonde rugosità generate dalle poche precipitazioni che caratterizzano il clima secco di questa zona. Più procediamo più il paesaggio si fa arido e deserto. La vegetazione scompare ed i villaggi si fanno sempre meno frequenti. Sulle riarse montagne si scorgono solo solitari pastori con i loro greggi alla ricerca della poca erba. Qua e là lungo la strada si notano i resti delle recenti battaglie sostenute dai Talebani durante la loro ritirata di fronte alle truppe Tagiche ed Americane. Dai vecchi mezzi militari abbandonati gli abitanti locali hanno asportato quanto era possibile. Le vecchie carcasse arrugginite e ricoperte da erbacce ora servono da terreno di gioco per i bimbi locali quasi a voler esorcizzare il ricordo del recente e lungo conflitto. Il fondo stradale della pista non è certo dei migliori e la solita guida sostenuta del nostro autista è la causa dell’ennesima foratura. Inoltre non conoscendo bene la zona ci conduce per una direzione sbagliata per circa un’ora. Fortunatamente una vettura dell’AKDN che incrociamo lungo il nostro cammino ci indica la direzione esatta. Ritorniamo sul percorso fatto per ricercare la giusta via che conduce ai laghi dove arriviamo dopo circa un’ora. La strada che porta alla valle di Band e Amir discende ripida e accidentata fino all’imbocco della gola da cui esce il fiume emissario dei laghi. Qui si apre un paesaggio incantato. Ripidi contrafforti rocciosi ed ardite guglie delimitano la valle. Il colore ocra dei versanti, generato dai contenuti ferrosi della roccia, si fonde col verde fresco della vegetazione che cresce attorno alle cristalline acque che pigramente escono dai laghi turchesi. Uno dei posti più affascinanti dell’Afganistan. Per una serie di fortunate coincidenze geologiche il paesaggio si è modellato con forme e colori che incantano il visitatore. Il posto è frequentato dai pochi locali che possono permettersi una gita durante la giornata di festa del Venerdì. Alcune piccole barche in plastica vengono noleggiate per il divertimento dei pochi turisti che si spostano remando sulle acque dei limpidi laghetti. Partiamo prima che i sole tramonti dietro alle montagne anche perché non è prudente viaggiare durante la notte. All’imbrunire arriviamo a Bamian.
• SABATO 11 SETTEMBRE 2004
Quando le prime luci incominciano a lambire le rosse pareti della falesia di Bamian siamo già sotto ai ripidi dirupi per osservare i giochi di ombre che i raggi del sole compongono tra le grotte. Questo luogo fu in un lontano passato sede di una fiorente comunità. Le grotte erano abitate da centinaia di monaci che per secoli professarono in questi luoghi la loro fede e resero famoso e potente il regno Buddista di Bamian. Il tempo e le intemperie hanno cancellato molto di questa fiorente civiltà. Le guerre ed i conquistatori ( Gengis Khan) che hanno attraversato queste zone hanno ulteriormente cancellato le tracce di questa prospera civiltà.
Quel poco che era rimasto è stato ulteriormente distrutto dalla furia iconoclasta dei Talebani durante il loro breve governo. Ora le nicchie dei Bhudda , vuote dopo la distruzione delle statue, lasciano un senso di sgomento e di desolazione. Sui cumuli di detriti accatastati ai piedi della falesia lavorano alcuni membri di una missione archeologica francese per recuperare quanto possibile dalle macerie. Ben poco rimane dell’antico splendore di questo luogo. In tempi più recenti qui risiedevano parecchie famiglie di Azara che furono cacciate dai Talebani che minarono questi luoghi. Qualcuno sta cercando di ritornare, una famiglia ha occupato alcune delle grotte e vi ha ristabilito la sua dimora. Le poche celle che ancora conservano delle tracce di affreschi sono protette da porte in legno sbarrate per difenderle dai furti e dalle distruzioni. Tra i sentieri che collegano le varie grotte ci si deve muovere con attenzione poiché in alcune zone la bonifica dalle mine non è ancora stata completata. Verso mezzogiorno riprendiamo la via per Kabul. Riprendiamo la lunga e disagevole pista che abbiamo percorso all’andata. Impieghiamo circa 7.00 ore a compiere l’intero percorso. Ancora per due volte foriamo le gomme dell’auto. Quando a sera arriviamo alla periferia di Kabul oramai è già buio. Stiamo entrando in città e veniamo fermati ad un posto di blocco dove riusciamo a passare facilmente quando veniamo identificati per occidentali. Le altre macchine sono sottoposte a severi controlli. Alla periferia di Kabul l’autista mi fa capire che siamo completamente senza freni e l’unico modo per fermare la vettura è quello di ricorrere al freno a mano. Verso le 20.00 arriviamo al nostro hotel.