di Laura Martorana Balzano –
Quando ripenso al viaggio fatto quest’estate, i miei ricordi iniziano a vagare in maniera alquanto caotica su e giù per l’Europa, si nascondono dapprima in Alto Adige dove giocano festosi, poi si rincorrono in Austria, si acchiappano in Germania e continuano così fino allo stremo per poi arrestarsi ormai esausti molto più a nord, alle latitudini di cui mi sono inevitabilmente innamorata già diverso tempo fa durante un viaggio in Norvegia e che evidentemente non vogliono saperne di farsi scalzare dal podio: latitudini nordiche quindi, perché devo ammetterlo, mi è rimasta la Svezia nel cuore. Questo paese, io lo ricordo con i colori pastello di un acquerello dipinto dalle mie bambine: il blu intenso del cielo, le nuvolette leggere ed impalpabili spennellate di un bel bianco latte che ogni tanto vanno a velare il sole, mai troppo caldo e mai troppo cocente; la dolce e pacata campagna svedese bagnata dal Lago Mälaren e dipinta di un verde a tratti intenso e a tratti delicato, il suo silenzio, la sua pace e la sua tranquillità, quasi come se lì il tempo scorresse molto più lentamente rispetto alla grande, vivace e super efficiente Stoccolma, in cui il freddo e grigio Mar Baltico la fa da padrone, insinuandosi consapevole e prepotente tra le varie insenature ed isolette e andando a creare così un meraviglioso arcipelago degno di essere visitato almeno una volta nella vita.
Ma Stoccolma, la super organizzata Stoccolma, và vissuta per essere capita fino in fondo, non è sufficienteSvezia, Stoccolma una semplice visita e adesso capisco il perché; capisco il motivo di questa frase che lessi qualche tempo prima di partire, in uno dei miei tanti pomeriggi internauti sottratti al riposo e dedicati all’organizzazione di questo viaggio; viaggio che a ragion veduta (e nonostante posti belli nella mia vita abbia avuto la fortuna di vederne diversi) annovero per il momento come il migliore fatto assieme alla mia famiglia.
Stoccolma e la sua gente costituiscono un’unica entità, o perlomeno questo è quello che io ho avvertito durante le due settimane trascorse in Svezia.
Perciò, per assimilare al meglio il fulcro di questa bellissima città è necessario comprenderne gli abitanti, e viceversa; direi che gli Svedesi in generale sono molto legati alle loro tradizioni, dannatamente orgogliosi della loro terra e più nello specifico della loro capitale, della sua organizzazione, di tutto ciò che essa può offrire: a Stoccolma è tutto così perfettamente organizzato, la rete di trasporti è efficientissima, le strade pulite, le famiglie ed i bambini in particolare sono portati sul palmo della mano, quasi venerati oserei dire. Non credo esista una mamma che abbia mai trovato difficoltà a muoversi col passeggino… nella T Bana (la metropolitana svedese) ci sono ascensori ovunque!
Devo dire che in realtà il mio utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici in viaggio (metro, bus e treni) si può definire scarsissimo: in Svezia, ad esempio, sono salita solo un paio di volte sulla metro e mai sull’autobus, perché già da diversi anni mio marito ed io ci siamo abbonati all’uso selvaggio dei taxi; pur essendo in effetti un mezzo molto più dispendioso per esplorare una qualsiasi località di vacanza, resta per noi l’unico modo che ci consente sia di sfruttare al meglio il tempo a disposizione, sia di stancarci il meno possibile (dato che le nostre figlie ci danno già parecchio da fare), sia di mantenere un’ottima velocità negli spostamenti: riusciamo così rispettare tutti i nostri itinerari giornalieri.
A Stoccolma le aree verdi, dei veri e proprio polmoni ricolmi d’ossigeno, brulicano.
Il più importante, lo Skansen, quello in cui mi sono trovata talmente bene da tornarci una seconda volta per la gioia delle pargole, è un vero e proprio museo all’aria aperta unico nel suo genere, al cui interno è fedelmente riprodotta la vita agreste del secolo scorso, con tanto di paesaggi bucolici, villaggio, contrade, fattorie, interni ed esterni caratteristici nei quali tutti sono vestiti con i costumi tipici dell’epoca; così non sarà difficile incontrare un contadino, un venditore di ghiaccio o una ragazza di campagna intenta a trasportare in un cesto delle uova appena raccolte;
e poi ancora filatrici, telai e fusi, animali di ogni genere, orsi, alci, renne; carri e carrozze, casupole in legno con tanto di donne intente a cagliare il latte ed a produrre formaggi con mestolo, paiolo e fuoco di legna appena acceso… altroché fornelli e fuoco a gas; così, dopo una mezz’ora trascorsa in questo magico posto vi sembrerà di essere tornati per davvero indietro nel tempo, in un’epoca in cui si viveva ancora di ciò che si produceva ed in cui la genuinità delle cose e delle persone era all’ordine del giorno.
Come viene vissuta la natura in Svezia? Sicuramente rappresenta una risorsa ed un dono da amare, curare e preservare, gli Svedesi ne vanno fieri e ne beneficiano appena possono.
Amano sedersi sul prato, socchiudere gli occhi e farsi baciare dal sole scandinavo, quel sole di cui per la maggior parte dell’anno non godono; e forse il segreto, il motivo di questo loro modo di essere e di vivere la vita, è proprio questo: apprezzano particolarmente ciò che noi diamo per scontato, capiscono il valore di ciò che la natura offre perché provano sulla loro stessa pelle cosa vuol dire esserne privi.
Soffermiamoci un attimo a pensare: come sarebbe la nostra vita se non avessimo le albe ed i tramonti ai quali siamo abituati, se ad ottobre la luce del sole ci abbandonasse alle 17 e a partire da dicembre se ne andasse addirittura alle 15, costringendoci a vivere al buio ed illuminati dalla sole luce artificiale per il resto della giornata?
Perché in fondo a mio parere, è di quello si parla, è lì che sta il nocciolo della questione ed è sempre lì che risiede la vera ricchezza di questo paese: gli Svedesi vivono per riabbracciare la luce ed il calore del sole (tant’è che rifuggono qualsiasi tipo di serranda o tenda alle finestre); si alzano ogni giorno, vanno a lavorare, ridono, scherzano, si amano, litigano, fanno la pace ed ogni notte si addormentano sapendo che quel giorno sarà un giorno in più che li porterà e riporterà -come un cerchio che ogni anno si ripete-, verso la loro meravigliosa estate illuminata da ciò che di più bello non esiste: una grande stella madre del sistema solare, un astro che non è solo un’entità vivente ma che rappresenta e costituisce anche una cura per l’anima regalando, come ormai è noto, attimi di felicità anche all’animo più cupo.
Un giorno, durante il nostro lungo soggiorno svedese, mio marito, le mie figlie ed io abbiamo fatto una gita a Vaxholm, rinomata cittadina situata su un’isoletta dell’arcipelago.
Il traghetto, puntuale e preciso ci ha fatto salire all’ora prestabilita, ha solcato le fredde acque baltiche, circumnavigato diverse isole fino ad attraccare nel porto di questa famosa e modaiola località vacanziera.
E proprio lì ho potuto constatare che per i cittadini svedesi farsi un tuffo, sdraiarsi al sole e asciugarsi all’aria aperta, riposare all’ombra di un albero e mangiarsi magari un panino tolto da un bel cesto da pic-nic in vimini, rappresentano un appuntamento irrinunciabile durante la stagione “calda” (per me che sono sarda non ha neanche senso fare un paragone con le temperature a cui sono abituata io, vivendo da giugno a settembre con una media di 30° gradi e facendo il bagno in mare solo se è l’acqua è un brodo); ma non solo, direi che tutte queste cose rappresentano per loro uno stile di vita ben preciso, che li ha resi quello che sono.
Un popolo forte e fiero, che ha saputo trovare il giusto equilibrio tra modernità e tradizione; un popolo infaticabile anche se non perfetto… ma in fondo quale lo è al giorno d’oggi?
A suo tempo, mi ha lasciato abbastanza perplessa il venire a conoscenza del fatto che in Svezia il diritto dei genitori a sculacciare i propri figli sia stato rimosso nel 1966 e poi espressamente e rigidamente proibito da una legge emanata nel 1979 (anno in cui sono nata io, che di qualche sculaccione mantengo sicuramente il ricordo). Nel 2011 è stato addirittura proposto l’aumento della pena prevedendo carcere e multe elevate per chi violi tale legge.
Ricordo ancora come fosse ieri, un bel pomeriggio assolato, le bambine addormentate sul passeggino e mio marito ed io spaparanzati su una panchina a Stortorget, grande piazza nel cuore di Gamla Stan e punto d’incontro di tutte le direzioni cardinali del centro storico della città, piazza che oggi viene ricordata soprattutto per il Bagno di Sangue di Stoccolma del 1520, ovvero il massacro perpetuato da parte di Cristiano II di Danimarca su nobili e religiosi svedesi.
Di fronte a noi non solo i caratteristici palazzi d’epoca datati XVI e XVII secolo che, fedelmente riprodotti in miniatura, riempiono le miriadi di negozietti di souvenir della zona ma anche una scena che mi appare subito alquanto sconcertante: un tira e molla tra una mamma e la figlioletta di circa 2 anni, che più che un tira e molla mi pare una vera e propria contrattazione senza alcun senso.
È giunto per loro il momento di tornare a casa, la bimba non vuol saperne e la mamma la rincorre supplicandola di andar via, la bimba sfugge imperterrita e la mamma la implora di seguirla, tendendole le braccia senza risultato, in un incredibile carosello che dura oltre trenta minuti; osservo le conseguenze terribilmente diseducative del capriccio di una bimba prepotente e palesemente abituata a fare ciò che vuole e rimane impressa nei miei occhi l’espressione a tratti disperata ed a tratti mortificata di quella povera madre; madre che non solo è obbligata, come piace dire a me, a “farsi mangiare la pastasciutta in testa dal figlio”, ma che si trova addirittura costretta a servirgli le posate… un po’ come a dire: ti porgo l’altra guancia, fai di me ciò che vuoi.
E guai ad usare un tono perentorio, duro o autorevole con la prole svedese e men che meno guai a sculacciarne il sederino! È reato! Tosto arriverà nella frazione di un secondo un poliziotto (o verrà chiamato da qualcuno lì presente) e voi finirete immediatamente in gattabuia. Che dire… un trattamento che in Italia è riservato a casi a mio avviso ben più gravi.
Abbiamo lasciato la piazza avendo ben impressa l’immagine della madre che rincorre la pargoletta, chissà se i morsi della fame o la stanchezza prima o poi avranno fatto desistere la bimba, almeno dopo qualche ora, e consentito il rientro a casa.
In Italia chiunque avrebbe risolto la situazione in cinque minuti e perché no, anche con l’ausilio di uno scappellotto, utile di sicuro ad evitare di trasformare un bimbo in un piccolo dittatore, proprio come è successo al figlio di un nostro amico italiano ma con moglie svedese: è riuscito a strabiliarci nel raccontare del giorno in cui persero 4 treni consecutivi perché il figlio si rifiutava di salire e la madre non voleva costringerlo con la forza, preferendo aspettare che lo facesse spontaneamente!
Ma forse è meglio abbandonare le questioni pedagogiche per tornare a ricordi più piacevoli…
E così rieccoci a tu per tu con gli svedesi ed il loro legame con i quattro elementi naturali, legame che viene avvertito quindi in modo molto forte.
Aria, terra, acqua e fuoco: i suoi abitanti vivono in completa armonia con essi, rispettano la natura e la riconoscono come parte essenziale della loro esistenza.
Le radici vichinghe si fanno sentire forti e chiare, scalpitano per non essere dimenticate ed anzi, la storia della nascita di questa popolazione, storia ricca di leggende e di magia, e le sue antiche tradizioni, vengono tramandate all’inverosimile diventando così un simbolo imprescindibile della vita scandinava.
La mia permanenza in Svezia non è stata breve e nonostante ciò non ho avuto la possibilità di vedere e di fare tutto quello che avrei desiderato… vale a dire la Lapponia svedese, Kiruna, le escursioni con i cani da slitta ma soprattutto Abisko e la sua mitica Aurora Sky Station, osservatorio delle aurore boreali, che rappresentano per me un fantastico sogno ed una meta alla quale devo ancora -ma a ragion veduta- rinunciare, almeno per il momento: il periodo ideale per vivere un’avventura del genere è infatti ricompreso tra gennaio e marzo ed ora come ora le mie figlie sarebbero troppo piccole per riuscire a “sopravvivere” a certe temperature (ad Abisko la temperatura notturna media di quel periodo è di -30º)… e tantomeno riuscirei io a partire senza di loro. Così me ne sono fatta una ragione e attendo pazientemente che crescano un pochino di più, fino al giorno in cui finalmente potremo condividere assieme quella grande emozione dipinta nel cielo nordico.
Abbandonando perciò il capitolo “sogni infranti”, ricordo di avere avuto modo di passeggiare piacevolmente a Norrmalm, area moderna e commerciale, di fare acquisti a Drottninggatan, lunga via pedonale fino ad arrivare a Sergels Torg e devo dire di essere rimasta alquanto sorpresa nel constatare di non provare più come un tempo una forte attrazione verso i numerosi negozi H&M di cui è piena zeppa Stoccolma (e questo grazie alla recente apertura in Italia dello shop online che ha compensato la carenza di un negozio a Cagliari).
Sono stata a Söderlmalm, in cui in passato ci fu una rivoluzione hipster, oggi quartiere disseminato Fotografiskadi bar bohémien frequentati da artisti e musicisti e proprio lì ho visitato il Fotografiska, uno dei più interessanti musei di fotografia moderna a livello europeo (con buona pace delle bambine che se ne sono dovute fare, loro malgrado, una ragione).
Mi sono rilassata e divertita a Djurgården, isola ricca di attrazioni come il già citato Skansen, l’interessantissimo museo Vasa in cui è esposto un galeone del XVII secolo perfettamente conservato e affondato proprio durante il suo viaggio inaugurale.
Ho trascorso un paio d’ore al Nordiska Museum, che ho trovato molto bello, ricco di oggetti e di ricostruzioni interessanti e che tuttavia non ho avuto la possibilità di apprezzare a sufficienza a causa della totale mancanza di una visita guidata… avrei potuto sopperire a questa carenza grazie alla possibilità di visitare le sale accompagnata dalle cuffie audio-attive ma purtroppo l’unica lingua assente era proprio quella italiana! Il che me la dice lunga sulla frequentazione del museo da parte di connazionali e mi induce a decidermi ad imparare bene l’inglese.
Ho poi provato l’ebbrezza di sentirmi una ragazzina all’Abba Museum.
Sono passata per Österlmalm, zona chic ed elegante, ideale per gli amanti dello shopping di lusso e della vita notturna ed ogni sera ho fatto ritorno, esausta ma felice, nell’appartamento preso in affitto a Vasastan, tranquilla area urbana residenziale con una grande concentrazione di famiglie con bambini (cosa questa che ci ha fatto sentire parecchio a nostro agio) e famosa per avere dato i natali all’autrice di Pippi, Astrid Lindgren.
Sicuramente però, tra tutti i quartieri di Stoccolma quello che mi è rimasto più impresso e che quindi merita qualche parola in più, è il già citato Gamla Stan, ovvero il cuore della città antica.Gamla Stan
Si tratta di un dedalo di vicoli medioevali e strade acciottolate, pullulante di negozietti di souvenir, ristorantini, caffè e brulicante di turisti ad ogni ora del giorno; il segreto per vivere la vera “autenticità” di questo posto è perciò lasciare la strada principale ed inoltrarsi nei vicoli secondari, rimanendo stupiti di quanto sia facile passare dal frastuono del grande traffico pedonale al silenzio affascinante di queste viuzze, nelle quali non sarà difficile scoprire minuscoli negozi di oggetti vichinghi o di quadri antichi.
Proprio a Gamla Stan, in una delle più antiche ed eleganti pasticcerie di Stoccolma, la Sundbergs Sundbergs Konditori StoccolmaKonditori, circondati da una raffinata atmosfera molto “swedish”, ci siamo concessi una dolcissima pausa dalle “fatiche” giornaliere (fossero sempre così le nostre fatiche!) assaggiando la torta nazionale, la Princess Tårta e diversi altri dolci; ci ha colpito molto il fatto di avere a nostra disposizione un grande samovar, posizionato al centro della sala, da cui ogni cliente poteva rifornirsi liberamente di caffè; ma in effetti, per gli svedesi la pausa caffè è sacra al punto dall’averle dato un nome: “Fika”, perciò la cosa non avrebbe forse dovuto sorprenderci più di tanto.
Il quartiere è importante soprattutto perché sede del Palazzo Reale (Kungliga Slottet) in stile barocco, residenza ufficiale dei reali di Svezia; il palazzo dispone di 1430 stanze, sorge accanto al Parlamento (Riksdag) ed è stato ricostruito nel 1697 a seguito di un incendio che aveva distrutto la struttura originaria;
A Gamla Stan non si può poi non visitare la cattedrale (Storkyrkan) in stile gotico (nella quale si San Giorgio e il drago, Cattedrale di Stoccolmaè sposata nel 2010 la principessa Victoria di Svezia); è una chiesa protestante, quindi particolarmente semplice rispetto a tante altre cattedrali europee ma vale ugualmente la pena di essere visitata (a pagamento oppure, con la Stockolm card -che consiglio vivamente-, gratuita) anche solo per l’imponente e bellissima statua di San Giorgio e il Drago, costruita in legno e corno d’alce, e per il maestoso organo che trova spazio al suo interno;
Abbandonando il quartiere vecchio, la mia memoria mi riporta alla piacevole e tranquilla giornata trascorsa con la visita al castello di Drottningholm, residenza privata della famiglia reale svedese, iscritto assieme al parco (al cui interno si trova il padiglione cinese ed il teatro, meritevoli anch’essi di una visita) nell’elenco del patrimonio dell’umanità stilato dall’Unesco.
Il castello, che ho esplorato in completo relax senza l’intralcio delle masse di turisti (le mie bimbe sono parecchio mattiniere), è ispirato a quello di Versailles anche se, rimanendo pur sempre una bellissima struttura, non potrà mai competere a mio parere con quest’ultimo: Versailles è Versailles!
Durante le innumerevoli giornate di sole splendente (siamo stati parecchio fortunati con il tempo, era ottimo e abbiamo poi scoperto che questa è stata addirittura la migliore estate svedese degli ultimi 10 anni, con una media giornaliera di 24/25 gradi!) ho avuto anche il tempo di visitare Uppsala, città sede della più antica università della Scandinavia, che vanta una splendida cattedrale in stile gotico, una delle più grandi del Nord Europa, che ci ha colpito soprattutto per la presenza al suo interno di una vasta area giochi dedicata ai bambini, con tanto di peluches, intrattenimenti di ogni sorta e pouf su cui sedersi a leggere un bel libro; non avevo mai visto così tanta applicazione ed impegno rivolti verso lo straordinario mondo dei fanciulli e devo dire che l’idea mi è piaciuta parecchio (ho scoperto poi che quasi tutte le chiese in Svezia presentano una “zona bimbi”).
Se anche nella mia parrocchia esistesse uno spazio del genere, sarebbe sicuramente molto più facile “costringere” le mie figlie ad assistere alla messa domenicale… eh sì, gli svedesi sono proprio “avanti” per queste cose!
E poi ci sono state le gite fuori porta… come non ricordare con estremo piacere le numerose scampagnate che le bambine hanno adorato?
Senza ombra di dubbio, quelle fatte a Mariefred ed a Sigtuna avranno sempre un posto speciale tra i miei ricordi.
Iniziamo dalla prima: Mariefred è un piccolissimo e accogliente villaggio tipicamente svedese a circa 60 km ad ovest di Stoccolma, costruito attorno al castello di Gripsholms, importante e raffinato gioiello architettonico del patrimonio culturale svedese, castello che costituisce ogni anno una grande attrazione per un numero non indifferente di visitatori e turisti, senza cui probabilmente molti di loro, noi compresi, non si sarebbero mai spinti e non si spingerebbero fino a lì.
Per fortuna che esiste e che ci ha attratti! Mi dico quindi; perchè perdersi una giornata in questo meraviglioso posto sarebbe stato veramente un delitto.
Il castello è molto bello e molto ben tenuto e noi abbiamo la fortuna di poterlo visitare presto, quasi in Gripsholms Slottcompleta solitudine, molto prima che vi si riversi un’orda immane di turisti (che vedremo poi dopo sulla strada del ritorno); e tutto ciò grazie a chi?
Ma ovviamente sempre alle nostre due dolci bimbe! Pare infatti che abbiano l’orologio biologico incorporato, alle 7 del mattino sono già in piedi scattanti, pimpanti e pronte con le domande di rito:”Dove andiamo oggi? Che cosa facciamo?”.
Non ci consentono un solo ritardo sulla tabella di marcia ma in fondo è meglio così, come andrebbero le cose se non ci fossero loro? Un po’ me lo immagino… sveglia alle 11, colazione all’ora di pranzo e mezza giornata sprecata (ma mio marito mi confida – con tono un pochino ironico – che in realtà non gli dispiacerebbe se ciò potesse accadere, almeno una volta ogni tanto…).
Dopo la visita al castello ci dirigiamo verso la cittadina vera e propria, con un breve e piacevolissimo tragitto a piedi all’interno del boschetto che collega l’isoletta a sud di Mariefred (sulla quale è stato costruito il castello) alla terraferma.
E’ mezzogiorno, le bambine sono stanche e hanno fame perciò ci fermiamo a mangiare, puntuali come Gripsholms Värdhusun orologio svizzero e tenendo fede al nostro programma giornaliero, al Gripsholms Värdhus, la locanda più antica della Svezia che merita assolutamente una sosta; questa pausa si dimostrerà corroborante non solo per il corpo ma anche per lo spirito, grazie all’incantevole vista sul lago e sul castello che si apre davanti ai nostri occhi e che ci allieterà durante il nostro pranzo.
Il pomeriggio ci vedrà intenti a girovagare per i negozietti e ad immortalare le caratteristiche abitazioni svedesi dai colori forti e decisi, i deliziosi giardinetti curati in modo quasi maniacale e ricolmi di fiori dai mille colori, di gigantesche api e di meravigliose farfalle che la mia reflex non si lascerà sfuggire nemmeno per sbaglio.
In ultimo parlerò di Sigtuna, località a nord di Stoccolma, sorta in un luogo che mi è parso magico e surreale, anche se ammetto di essere una persona che si lascia volentieri affascinare dal mondo onirico e fantastico e quindi parecchio incline a farsi suggestionare…
Sigtuna rappresenta l’incipit, il “vero e proprio” inizio di tutto; è infatti il primo insediamento vichingo della Svezia, risalendo al 980 d.c..
Non a caso il motto del paese, motto che si ritrova un po’ ovunque, perfino sugli oggetti di merchandising, è proprio: “Sigtuna, where Sweden begins!”.
Qui le pietre runiche abbondano molto più che in qualsiasi altra parte d’Europa e sono immerse in una natura particolarmente silenziosa, affacciata sulla riva settentrionale del Lago Mälaren, ampio specchio d’acqua che fa da cornice al pittoresco villaggio costituito da casette di legno dai caratteristici colori pastello, con una netta prevalenza di rosso e di giallo; le abitazioni si snodano lungo la millenaria strada maestra (Stora gatan), assieme a deliziosi negozi di abbigliamento, graziosi caffetterie e ristorantini tipici, che troverete immortalati nel reportage fotografico allegato al racconto.
Chiudo gli occhi e mi ritrovo di nuovo lì, intenta nell’esplorazione di questo grazioso paesetto, dopo Sigtunaavere dribblato le lamentele ed i capriccetti delle mie bimbe che, memori del divertimento del giorno prima, avrebbero preferito ritornare al Junibacken di Djurgården (il parco giochi dedicato al personaggio di Pippi Calzelunghe); ma i patti sono chiari e l’amicizia lunga (un giorno a voi ed uno a noi), pertanto eccomi qui assieme a mio marito ad osservare ed a tentare di decifrare le decine di pietre runiche disseminate lungo il percorso tracciato nella mappa fornitaci, assieme ad una copia dell’alfabeto runico(futhark), all’ufficio turistico del paese (che per l’occasione non ho mancato di depredare di diversi graziosi souvenir).
Così, mentre le mie mani sfiorano le profonde incisioni delle rune e le foglie degli alberi attorno a me iniziano inspiegabilmente a muoversi senza un alito di vento ad aiutarle, sento il potente flusso della Storia scorrere nelle mie vene.
I miei pensieri volano via lontano verso tempi antichi e segreti, verso misteri e leggende, così inevitabilmente la sensazione di non essere soli, là in quel boschetto alle spalle del villaggio, e l’impressione di trovarmi in un posto magico mi imprigionano, decidendo di non abbandonarmi neppure per un secondo…
Ma purtroppo, un allegro vociare richiama la mia attenzione e lo schermo del pc mi riporta bruscamente alla realtà.
Non sono più a Sigtuna, non sono più in Svezia, non sono più in vacanza.
Però non mi lascio prendere dalla nostalgia, un nuovo viaggio mi sta aspettando, una nuova storia è alle porte ed in fondo non devo fare altro che attendere con trepidazione i mesi che mi separano dalla nuova partenza, certa che anche la prossima volta avrò l’onore di ammirare posti incantevoli, la cui memoria resterà sempre con me.
Potete leggere altri racconti di Laura nel suo sito Penna, inchiostro e calamaio http://www.pennainchiostroecalamaio.it
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