di Nicola Antonio Samà –
(Dalla Calabria alle Lofoten)
26/06/2018 – 01/07/2018
È quasi l’una (non le h.13), sono alla finestra dell’hotel al piano 12, vedo un mare piatto sotto un cielo grigio, battelli immobili, lo stradone vuoto di una città dormiente, solo insegne luminose come fosse notte ma non lo è. Sì, perché se non fosse per queste dispettose plumbee nuvole ora ci sarebbe il sole, quello famoso, di mezzanotte. Siamo giunti qui ieri a quest’ora dall’Italia e un bagliore solare s’intravedeva appena dietro le nuvole. Ma nulla più. Si spera per le prossime “notti”. Il cielo grigio, in realtà, lo vedevamo dall’aereo sotto di noi poco prima dell’atterraggio, come un vasto uniforme tappeto di nuvole compatte.
Siamo in due ad affrontare questo viaggio di esplorazione, ci piacerebbe girovagare di più ma la nostra età post-adulta ci limita un po’.
La cittadina di Bodø, di circa 50.000 abitanti, poco sopra il Circolo Polare Artico, meta del nostro viaggio, non offre nulla di particolare, però è importante perché è considerata un punto di partenza strategico di tutte le escursioni, in bus o in battello o con mezzi propri, per conoscere questo incantevole territorio nordico.
Meritevole di una visita la Cattedrale, di stile gotico (ma non sembra antica), in cui assistiamo la domenica a una singolare funzione del Battesimo di due bimbi, officiata da una donna. Notevole l’imponente organo e i banchi in legno evidentemente di fattura locale.
Vicino al nostro hotel non manchiamo di ammirare nelle nostre passeggiate il porticciolo turistico ben fornito di barche di un certo livello.
Un’altra chiesa più antica e due musei, segnalati dalle guide, purtroppo non riusciamo a visitarli.
Essendo il nostro un viaggio “fai da te” ci facciamo suggerire nel punto informativo le località meritevoli di una visita e i relativi mezzi per raggiungerle. Programmiamo, così, due escursioni in bus e due in battello.
La nostra prima meta è Saltstraumen, un posto a circa mezzora di distanza, dove il mare nel punto più stretto di una insenatura si trasforma nella parte centrale in una corrente rapida come fosse un fiume, mentre ai lati le correnti contrarie provocano la formazione di gorghi di varia grandezza e profondità, maggiormente visibili, non sappiamo perché, solo in alcune ore del giorno, secondo un calendario già noto e pubblicato.
Questo luogo ha l’aspetto di un paesaggio alpino, con l’insenatura che sembra un lago circondato da montagne parzialmente innevate in cui sono incastonate casette tipiche. La bassa temperatura e il nostro giubbotto pesante assecondano questa sensazione, se non fosse che sappiamo di essere tra i fiordi della Norvegia. Al di sopra dell’insenatura e dei gorghi si erge un imponente ponte per una strada di comunicazione… senza ingorghi.
Essendo nella terra dello stocco e baccalà, al ritorno ci sediamo al tavolo di un ristorante per assaggiare un desiderato piatto di “Bacalao”. Ci alziamo un po’ delusi (lo cuciniamo meglio noi in Calabria!).
Seconda meta, con il bus che include a metà del percorso un traghettamento in battello, è Kjerringøy, delizioso paesino che appare quasi spopolato, con casette caratteristiche, non più abitate ma aperte ai visitatori, come un museo all’aperto. Anche qui i boschi di betulle, le montagne intorno, in cui non mancano pecore e mucche al pascolo, le casette di legno dal tetto spiovente cercano di ingannarci sulla reale natura del luogo, che è un ambiente di pescatori, forse anche di villeggiatura marina, vista la presenza di pregevoli imbarcazioni nel porticciolo.
Entriamo nelle casette, dal tetto coperto di erba come un prato, ammiriamo oggetti di una vita antica, come alcuni magnifici telai, che ben ricordo nella mia infanzia al mio paese, quando trascorrevo il pomeriggio presso un’amorevole indimenticata tessitrice.
La prima gita in battello è per l’isoletta di Landegode, dove vivono 57 abitanti, distribuiti in 2 o 3 agglomerati, con una scuola di 5 alunni, una chiesetta evangelica, un negozio di prodotti alimentari, sul porto qualche edificio adibito alla congelazione di pesce. Ci dirigiamo per una stradina sterrata verso l’abitato e anche oltre, in perlustrazione del territorio assolutamente naturale, per nulla turisticizzato né frequentato. Camminiamo tra rocce e prati verdi incontaminati fino a una spiaggetta, dove raccogliamo delle grandi conchiglie. Il paesaggio è decisamente bucolico, silenzio assoluto della natura, siamo fuori del mondo, uno di quei posti dove alla mia età vivrei e morirei felice.
La serata, visto il diradarsi delle nuvole, finisce sulla terrazza dell’hotel, al 17^ piano, finalmente ad ammirare il sole di mezzanotte. Questo fenomeno definito impropriamente tramonto e poi alba, non è altro che la scomparsa del sole in andamento orizzontale dietro le rocce di un’isoletta e la sua ricomparsa dopo un’ora circa. Quindi, il sole non scompare o tramonta sotto l’orizzonte come da noi in Italia, è solo nascosto dall’isola; perciò, in questo periodo dell’anno è sempre giorno seppure, solo per un paio d’ore, con atmosfera crepuscolare. L’evento è vissuto in grande esultanza ed emozione dai presenti, tutti immancabilmente pronti a immortalarsi con un selfie davanti al “sole di mezzanotte”.
Si va a letto tardi e capita si risvegliarsi verso le due o le tre per sbirciare dalla finestra quanto è ancora e sempre giorno!
L’ultima nostra escursione in battello è verso le isole Lofoten. Alle 11, il cielo parzialmente nuvoloso, usciamo dal porto verso il mare aperto, lasciando via via di lato innumerevoli isolette selvagge che compongono i ben noti fiordi. La traversata dura circa tre ore, anche se a un certo punto le famose isole già si intravedono a distanza nel loro aspetto montuoso. Sul traghetto si sono posizionati pullman, camper, automobili, segno di soggiorni più lunghi del nostro.
Lo sbarco avviene in una zona anonima, territorio di Moskenes; per andare verso le zone abitate noi “faidate” dobbiamo ricorrere all’uso di un taxi, non presente sul posto, ma chiamato gentilmente dalla ragazza del punto informativo. Bus locali forse, ma non per turisti casuali. Insomma, anche qui è tutta natura, da scoprire con mezzi propri, magari noleggiati prima, oppure in trekking o in bicicletta.
Abbiamo solo il pomeriggio a disposizione, pertanto delle due dobbiamo scegliere una direzione: andiamo verso sinistra, ad Å i Lofoten o Sørvågen o Tind (non abbiamo capito qual è il nome corretto). La stradina lungo la costa frastagliata offre un paesaggio incantevole: enormi rocce e boschi alla nostra destra, insenature del mare a sinistra. Agglomerati di casette tipiche in legno colorato, con qualche hotel-ristorante e qualche negozietto a metà strada; alla nostra meta vediamo un bar-ristorante e “L’unico museo al mondo di pesce secco” (stoccafisso!).
Prima di andare a pranzo, entriamo subito al museo e ci ritroviamo aggregati a un gruppo italiano, pertanto riusciamo ad ascoltare la guida locale, che parla bene la nostra lingua. Interessanti tutta la storia e le notizie sul prezioso merluzzo baltico, qui pescato e lavorato: quello essiccato è destinato soprattutto al mercato italiano (83%!), mentre il baccalà salato prende preferibilmente la direzione del Portogallo. Noi del Sud Italia li gustiamo entrambi. Una notizia curiosa è l’invio di tutte le teste del pesce essiccato alla Nigeria, dove il basso costo di esse permette la trasformazione in una farina ricca di proteine.
Questo pesce che, chissà perché, ha una predilezione di nascita (e di morte) per le isole Lofoten, costituisce la ricchezza di questa solerte popolazione di pescatori, sicuramente più del turismo.
Al ristorante, posizionato sul mare in parte proprio come una palafitta, assaggiamo nuovamente il “Bacalao”, che conferma la nostra prima impressione (al riguardo siamo entrambi di palato fine e lo sappiamo cucinare a modo).
Ci restano un paio d’ore per visitare il minuscolo villaggio, passeggiando lungo stradine tra deliziose casette di legno con giardino. Si vedono in giro turisti, pochi autoctoni, che salutano con cortesia. Alcuni pescatori sono al lavoro su un bancone con pesce fresco da preparare per l’essiccazione. Su uno spiazzo c’è un’ampia tettoia con innumerevoli teste di pesce secco appese al sole e al vento…
Tutto l’ambiente si presenta pulito, c’è un senso di serenità naturale diffusa. Non appare un luogo turistico inteso come un agglomerato di negozietti di futili souvenir. Ci si accontenta solo per essere qui, in un normale ambiente di vita.
Ci rendiamo conto che per visitare tutte le Lofoten servono tempo e mezzi adeguati, sarebbe bello viaggiare soggiornando nei posti più suggestivi. Per quanto ci riguarda, torneremo in un’altra vita.
Vorremmo rientrare a piedi verso il traghetto (circa 5 km), ci proviamo e ci ripensiamo, nel timore di arrivare tardi. Richiamiamo il taxi.
Al ritorno in battello, dopo un pomeriggio di cielo abbastanza sereno, come commiato a questo breve ma interessante viaggio, abbiamo il dono di ammirare nel suo magnifico abbagliante splendore, pur tra la inopportuna nuvolaglia, il sole di mezzanotte.
Viaggio di Andrea e Nicola.
Voli: Lamezia Terme – Zurigo – Oslo – Bodo.
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...ora posso ben dire di aver visitato anche la Norvegia. La meraviglia del caratteristico "sole di mezzanotte", le mirabili foto corredate dalle descrizioni dei luoghi, mi hanno affascinato. Grazie Nic. Vittoria
Grazie al tuo particolare racconto e alle tue belle foto ho potuto fare una full immersion in Norvegia dove non sono mai stata! Complimenti Nicola!