di Diego –
Cos’è un viaggiatore low cost? E’ un viaggiatore che non va dove vuole ma dove costa meno. Almeno questa è la definizione da vaccabolario. Dato che io sono sempre alla ricerca di mete alternative (vedi Lubecca ed Eindhoven) ho deciso che il mio annuale week end assurdo sarebbe stato nella città servita dal volo più economico. Il viaggio è stato organizzato per la Pasqua 2008 ed abbiamo deciso di andare con meno di un mese di anticipo. Le località più famose come Barcellona, Parigi, ecc avevano raggiunto dei costi proibitivi, e sono bastati 5 minuti di ricerca per scoprire che il volo più economico era l’ Orio – Brema con Ryanair: 70 euri a cranio compreso il supplemento per fare il check in in aeroporto.Da un po’ di tempo, infatti, il check in on line è gratis e consente anche di usufruire dell’ imbarco prioritario, mentre per il chek in tradizionale in aeroporto bisogna pagare un piccolo supplemento. Non l’ ho potuto fare perchè a differenza della sua concorrente con gli aerei arancioni, la Ryan non consente il chek in on line ai bambini che viaggiano con la tessera bianca. In poche parole ho pagato di più.
Siamo partiti il venerdì e siamo rientrati la domenica: 48 ore distruttive in tutto. La partenza è avvenuta da Orio in perfetto orario con l’ aereo che non aveva più nemmeno un posto libero. La ressa era tale che tutti impazzivano a schiacciare i bagagli a mano nelle cappelliere. Io ero in piedi girato verso il corridoio e mi stavo godendo il casino, quando l’ unica hostess a bordo (una biondina niente male con un culo che non aveva nulla da invidiare a quello di J.LO) stava aiutando una tipa a schiacciare un trolley nella cappelliera. Allora, è inutile che usi tanti giri di parole, ve lo dico e basta: mi ha strusciato il culo contro l’ uccello. Voi direte che io mi sarei anche potuto spostare, ma… ditemi un po’ voi: per quale cazzo di motivo avrei dovuto farlo???
Mentre eravamo sulle Alpi, cioè poco dopo il decollo, mi stavo appisolando, complice lo stress pre-viaggio e il costante rumore dei motori. I 2 CFM56 stavano facendo il loro dovere anche se non erano certo efficienti come i motori a curvatura dell’ Enterprise. Nel dormiveglia mi è apparso il povero Sig. Scott che inorridiva al pensiero di motori che impiegano combustibili fossili.
Sono stato svegliato da un rumore inequivocabile proveniente dal passeggero di fianco a me. L’ animale ha fatto una scoreggia da competizione mascherata da colpi di tosse, ma non ha potuto ingannare un orecchio esperto come il mio. Ad intervalli regolari di 3 minuti e 25 secondi tossiva e contemporaneamente scoreggiava. Era un continuo. Inoltre sollevava una natica dal sedile per agevolare l’ uscita del gas. Ad un certo punto ha anche sollevato l’ intero culo perché evidentemente ne aveva una più potente. Sollevava, tossiva, scoreggiava, sollevava, tossiva, scoreggiava. Non sono certo che si possa ipotizzare il reato di pirateria aerea, ma forse si.
Atterriamo a Brema con circa mezz’ ora di anticipo, come da tradizione Ryanair ed in 30 secondi siamo già alla fermata del tram (naturalmente per noi solo bagaglio a mano). Per raggiungere il centro città si prende il tram n° 6 che in 11 minuti raggiunge la stazione ferroviaria. Volendo prosegue per il centro e l’ università. I biglietti si acquistano nell’ ufficio all’ interno dell’ aeroporto o direttamente alla macchinetta installata sul mezzo. Il biglietto è piuttosto caro: 2.15 gli adulti e 1.15 i bambini (sotto i 6 anni non pagano). Se il biglietto viene acquistato nell’ ufficio dev’ essere obliterato a bordo. Io ho fatto come al solito la figura del cazzone perchè ho provato in tutti i modi ad infilare il biglietto nell’ obliteratrice ma era troppo largo. Così non ho sprecato l’ occasione e ho urlato a mia moglie (che stava all’ altro capo del tram) “non riesco a metterlo dentro!”. E’ importante per noi italiani all’ estero tenere alto l’ onore della Patria facendoci riconoscere subito. Alla fine una ragazza, mossa da compassione, mi ha fatto capire a gesti che il biglietto andava piegato a metà per poterlo infilare nell’ obliteratrice. Io non ci avrei mai pensato. Se invece comprate il biglietto alla macchinetta a bordo è già automaticamente convalidato. Ah, se non sapete il tedesco come me, non preoccupatevi: la macchinetta ha il menù anche in inglese. E poi non è mica vero che i tedeschi non parlano inglese: lo parlano quasi tutti anche se magari non benissimo, ma vi assicuro che sono più comprensibili degli americani, che quando parlano vi guardano di traverso, masticano tabacco (sputandovene sempre un po’ in faccia) e parlano in modo incomprensibile grattandosi sempre i coglioni.
Il nostro tram è atterrato di fronte alla Hauptbanhof (ho imparato anche qualche parola di tedesco in questi 2 giorni, poi se ne ho voglia ve le elenco) naturalmente in perfetto orario. La cosa figa è che ad ogni fermata di tram c’ è un display che vi dice quanto dovete aspettare il vostro mezzo. Potete stare certi che il sistema funzione con precisione… tedesca! Proprio davanti alla stazione c’ era il nostro hotel, il Mercure Columbus, che avevo prenotato su internet. Diciamo che il prezzo non era proprio a buon mercato ma neppure esagerato: 69 euri a stanza a notte. Più 15 euri a cranio la colazione, ma solo gli adulti, le 2 bambine hanno magnato aggratis.Per chi non conosce i Mercure, vi posso dire che sono i cugini superiori degli Ibis, nel senso che lo stile è simile, ma sono molto più belli e curati. In ogni caso trovare una stanza per 4 non è sempre semplicissimo, quindi non ho avuto scelta: o il Mercure o dovevo prendere 2 camere.
Appena entrati nella hall ho sorriso all’ addetta e le ho gridato: “Tarapia tapioco. Prematurata alla supercazzola o scherziamo!” Dall’ espressione che ha fatto evidentemente non aveva capito. Allora io: “No, mi permetta. No, io; eh scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come una camera, per esempio.” La tipa era sempre più smarrita: “sorry.” Ormai ero lanciato:” Sbiriguda veniale, la supercazzola prematurata. Come fosse antani, con scappellamento a destra. Ostantinato a malliti. Ehm, blinda la supercazzola con uno scappellamento a sinistra o a destra come se fosse di reception…” Si stava quasi per mettere a piangere, così ho ripiegato su un:”I have a reservation. the name is Obbligazione, Giacomo Obbligazione.” Non potete aver capito, lo so.
La nostra era la stanza più grande che mi sia mai capitata in un hotel: anticamera spaziosa, cesso spazioso, stanza con 2 letti giganti, 1 letto singolo, una culla ed ancora un casino di spazio. Il tutto molto ben tenuto. La sola cosa negativa erano i fottuti piumini così di moda oggi negli hotel. Sono quelli che non si rimboccano e vi escono sempre i piedi, avete presente? Dopo aver fregato tutti i boccettini con shampoo e bagnoschiuma usciamo dall’ hotel per cercare un posto dove mangiare.
L’ hotel era proprio davanti alla stazione ed alle 19 c’ era già buio. Inutile dire che data la posizione le facce di cazzo tutto attorno erano parecchie, ma non si percepiva un vero pericolo. C’ era un discreto giro di spaccio e i soliti cazzoni che ti chiedono una sigaretta ma niente di più. L’ unica nota stonata era la sporcizia: se vi hanno detto che in Germania non vedrete neanche una carta per terra sono tutte balle. Di fronte alle stazioni è come da noi: la solita merda di bottiglie, involucri di panini, pacchetti di sigarette, ecc. In queste situazioni il mio consiglio è sempre quello di avere un’ aria da duri in modo che uno prima di avvicinarsi a rompere i coglioni ci pensi su 2 volte. E’ utile avere la barba di alcuni giorni ed uno sguardo incazzatissimo come per comunicare: “se solo ti avvicini mi assicurerò personalmente che testa e culo ti vengano scambiati di posto”. Un suggerimento che mi permetto di dare è di tenere sempre con se un martello nella tasca posteriore dei jeans. Come diceva mio nonno: non c’ è problema che non si possa risolvere con un martello da un chilo. E come dico sempre io: se una persona non ti piace non significa che non ci puoi fare une bella scopata. Non c’ entra un cazzo ma sono in vena di massime.
Per cenare non volevamo fare troppa strada perchè la temperatura era polare e tirava un ventaccio schifoso. Così ci siamo incamminati in direzione centro città (dall’ hotel sono 10 minuti a piedi) e dopo pochi metri abbiamo adocchiato un locale dall’ aria invitante: Maredo. Decidiamo di entrare per controllare ed effettivamente non era male. In seguito ho scoperto che Maredo è una catena di locali abbastanza diffusi in Germania. All’ apparenza si presenta come una specie di ristorante messicano, ma è in pratica una steak house. Ci sono anche i menù apposta per i bambini con tanto di regalino. Inoltre ai bambini portano subito matite colorate e fogli per passare il tempo. La cosa che mi è piaciuta di più era il buffet insalate: in pratica con 6 euro e 50 ci si può servire tutte le volte che si vuole. Sostanzialmente io ho cenato così. C’ era di tutto: tantissimi tipi di verdure crude e cotte, uova sode, crostini, macedonia, ecc ma naturalmente niente carne. Le bistecche sono ottime ed il menù è anche in italiano. Quindi se andate a Brema mangiate tranquillamente al Maredo e non resterete delusi. Naturalmente se cercate cucina tipica tedesca non fa per voi.
Avete presente cosa vuol dire viaggiare con 3 donne? Equivale a: poggiare il sacco scrotale su di un banco da lavoro e colpirlo ripetutamente con un martello. Ultimamente mi sono appassionato a questo attrezzo, non so… La descrizione delle mie donne: n.1 la moglie 38enne abilissima con la bocca. Nel senso di criticare ogni mia azione o pensiero e di sostenere l’ esatto contrario di quanto dico. Ciò risulta particolarmente stressante durante missioni all’ estero come questa. n.2 figlia di 2,5 anni: praticamente è come una moglie in scala ridotta ma con un potenziale pari all’ intero arsenale atomico dell’ ex URSS. In sintesi: capricci infiniti, totale rifiuto di obbedire ai miei ordini, e cosa più importante, odio profondo per la sorella più grande che non manca di stuzzicare continuamente. n.3 figlia di quasi 10 anni: si trova nel periodo intermedio tra “papà-sa-tutto” e “papà-non-capisce-un-cazzo”. Sintetizzo in una parola: ingestibile.
Tutto questo per dire che dopo cena siamo tornati immediatamente in hotel. Ho ordinato alla truppa di procedere al lavaggio e mi sono incamminato (finalmente solo) verso il centro, in modo da procedere senza esitazioni la mattina dopo. Per arrivare ai famosi musicanti ho impiegato circa 6/7 minuti, dato che l’ hotel è veramente vicinissimo. Ho localizzato la Marktplatz (il centro), il duomo, la statua del Roland, il mulino a vento e sono tornato in albergo. La cosa che ho notato è che alcuni dei più vecchi monumenti (come il duomo) sono stati miracolosamente risparmiati dai bombardamenti della 2^ guerra mondiale, cosa che non è accaduta, ad esempio, a Berlino.
Bene, mi infilo nella doccia e sono stato nuovamente testimone dello strano fenomeno fisico-chimico per il quale all’ interno della doccia si crea una depressione che risucchia la tendina contro l’ occupante. Non riesco a spiegarmelo, questa è roba da ingegneri. Anzi, ne conosco uno che frequenta la mia stessa palestra: chiederò a lui. Ero troppo stanco persino per incazzarmi, così mi sono infilato nel letto armato di telecomando. Come previsto neppure un canale italiano, ma solo reti tedesche, francesi e persino arabe. Tutte cazzate.
La mattina la sveglia è suonata alle 6.45 ed io dopo 5 minuti ero già in strada per effettuare un’ ulteriore ricognizione del terreno circostante. Il tempo passato in ricognizione non è mai sprecato, ed in ogni caso dovevo attendete che le donne si vestissero e facessero i cubi. Chi tra di voi, miei fedeli lettori, non ha capito questa mia ultima affermazione significa che non ha fatto il militare, e quindi io non perderò ulteriore tempo per darvi spiegazioni.
Sono andato subito a vedere la stazione e devo dire che la mattina presto aveva un aspetto quasi invitante. All’ interno tutto era nuovo, in ordine e pulitissimo, e c’ erano un sacco di caffè con brioches e cose varie. Non ho resistito e ho preso un “espresso”: faceva cagare e costava 1.30. Piccolo consiglio: quando siete all’ estero non ordinate mai un caffè perchè vi daranno sempre un bicchierone pieno di un liquido dal vago aroma di caffè ma ad una temperatura di circa 800 gradi. Chiedete sempre un espresso, che nella maggior parte dei casi farà schifo al cazzo, ma sarà sempre meglio del bicchierone con piombo fuso.
Torno in camera, ma non prima di aver sfogliato un po’ di riviste porno nell’ edicola della stazione. L’ hotel non è dotato di ristorante ma solo di un salone per la prima colazione dove ci infiliamo tutti e 4. La prima impressione è sempre quella che conta e devo dire che è veramente positiva. In effetti tra Ibis e Mercure per quanto riguarda la colazione c’è veramente un abisso. Si poteva trovare veramente di tutto, tra cui: tanti tipi di formaggio, salumi assortiti con un’ imitazione affumicata del ciauscolo, involtini di pesce crudo, una bottiglia di prosecco ed un sacco di altre cose. Dato che la colazione mi è costata un patrimonio ho fatto il maiale. E allora?
E’ arrivato il momento di incamminarsi verso il centro. Le strade erano bagnate ma non pioveva, era presente una nuvolosità di tipo stratiforme, un vento moderato e la temperatura era di circa – 1°. Praticamente una giornata di merda, sai già che tutte le foto che farai saranno schifose. Andiamo spediti fino al mulino a vento che si trova più o meno a metà strada tra l’ hotel e il centro. Niente di particolare, è solo un ristorante camuffato da mulino.
La città è quasi completamente nuova, cioè quasi tutte le costruzioni non hanno più di 60 anni per evidenti motivi. Il centro si raggiunge facilmente a piedi ed è quasi interamente pedonale. Le strade pedonali sono uguali a quelle di qualsiasi altra città, con i soliti negozi, grandi magazzini e gallerie. Sbuchiamo sul retro della piazza principale dove c’ era il mercato. Diverse bancarelle esponevano verdura coloratissima ed anche quegli asparagi bianchi giganti che si vedono sempre nelle pubblicità su PRO7. Arriviamo nella Marktplatz, che è il vero centro della città dove si trovano anche il duomo e la statua del Roland (se volete saperne di più: à google.com). Subito dietro l’ angolo ecco i musicanti, la statua con le bestie della famosa fiaba dei fratelli Grimm. C’ era diversa gente intenta a scattare foto, ma non tanta quanta ce n’ era a Bruxelles per il Manneken Pis. Dato che faceva un freddo boia mia moglie ha imposto una sosta inutile e dispendiosa allo Starbucks. Anche sforzandomi al massimo non riesco a capire per quale assurdo motivo la mia consorte vada pazza per Starbucks. Dove ne vede uno lei ci deve entrare, e meno male che in Italia non ce ne sono. Si, sono carini, ma niente di più, e l’ espresso fa sempre cagare.
Lasciamo il caffè e ci dirigiamo, sempre a piedi perché le distanze sono veramente ridotte, allo Schnoor, che è il più vecchio quartiere della città, adibito adesso ad attrazione turistica. In pratica sono un po’ di stradine con casette caratteristiche, negozietti di souvenir, e le solite trappole-per-turisti.
Non ci vuole più di un quarto d’ ora, così ritorniamo alla Martktplatz e imbuchiamo la Bottcherstrasse, una stretta strada, risalente agli anni 20 con negozi, ristoranti ed anche il casinò (con l’ accento sulla o, mica ero ad Amsterdam.). Questa via è forse la zona più carina di Brema.
Dato che si è fatta l’ ora di pranzo dovevamo trovare un posto che andasse bene a tutte e 3 le donne, così iniziamo a girare. Passiamo casualmente davanti al “Vapiano” un ristorante con arredi minimalisti ed un menù interessante. Ho fatto l’ italiano-medio-testa-di-cazzo- che-cerca-la-cucina-italiana-anche-all’estero. Siamo entrati e la cassiera ci ha dato 2 tessere. Ci ho messo un bel po’ per capire ma alla fine è stato tutto chiaro. Le tessere funzionano come le drink card delle discoteche: ogni volta che si ordina qualcosa, l’ importo viene caricato sulla tessera e si paga tutto all’ uscita. Non esistono camerieri, ma bisogna servirsi da soli. Ho dato un’ occhiata in giro e le pizze avevano veramente un bell’ aspetto, cosa non frequente all’ estero, così ho ordinato una margherita per mia figlia. All’ inizio non ho capito, e volevo tirare il collo al pizzaiolo, ma quando il sistema mi apparso chiaro mi sono chiesto perché non è così anche da noi. In pratica si va al banco pizze, si dice al pizzaiolo cosa si vuole, gli si da la tessera per caricare l’ importo della pizza, e lui consegna un aggeggio simile ad un cavatappi. Poi si va fuori dai coglioni. Ecco la magia: quando la pizza è pronta, il marchingegno inizia a vibrare ed una serie di led si illumina. Poi si va a ritirare la pizza. Avete capito? No, dico, ditemi voi se non è una figata pazzesca.
Per me, invece ho chiesto al banco pasta una spaghettata aglio, olio e peperoncino. La pasta viene preparata davanti ai vostri occhi ed è veramente di buona qualità. Fate solo attenzione al formaggio: di default viene messo, quindi avvisate il cuoco di non metterlo se non lo volete. Preparano anche ottime bruschette ed insalate. Ma il meglio viene al banco caffè: una Cimbali, caffè Illy, e tutta una serie di bottiglie come Averna, Ramazzotti, Fernet Branca, Campari e via di questo passo. Un angolo di Italia in Germania. Peccato solo che nessuno dei cazzoni all’ interno sapesse una parola di italiano. Per finire all’ uscita si viene omaggiati da un Kit-Kat. E’ una stronzata, lo so, ma fa piacere.
E’ giunta finalmente l’ ora di andare all’ Universum, che si raggiunge con il tram n° 6 (lo stesso dell’ aeroporto) ma nella direzione opposta. Arriviamo alla fermata contrasegnata da Universum e scendiamo. Si arriva in zona università, e dato che era sabato pomeriggio in giro non c’ era anima viva. Prima di partire mi sono ampiamente documentato su Brema, anche attraverso il Forum Viaggiatori. Il mese prima una ragazza iscritta al forum (molto carina se devo dire la verità, ho visto le sue foto.) aveva fatto lo stesso viaggio così ne ho approfittato per chiedere diverse utili informazioni. Lei mi aveva scritto così: quando scendi dal tram vai dritto, il tram invece gira a destra. Io secondo voi che ho fatto? Ho ovviamente girato a destra perché ero così stanco da essermi completamente dimenticato di questa indicazione. Tirava un vento gelido incredibile e abbiamo girato a vuoto per 20 minuti buoni prima di capire dove andare. Pazienza.
Arriviamo infine all’ Universum. La cosa che colpisce di più è la forma dell’ edificio: una via di mezzo tra un disco volante e una balena appoggiati su di un laghetto. Si entra nell’ edificio principale dove si fanno i biglietti (40 e passa euro il biglietto famiglia.) e dove si trovava la mostra sul cioccolato. Era interessante e naturalmente si potevano fare anche assaggi. Poi ci si sposta nella balena, e qui si che è veramente incredibile. Toglietevi dalla testa il concetto classico di museo: qui è tutta un’ altra storia. Questo è un museo scientifico interattivo, cioè una via di mezzo tra un museo e Disneyland. E’ disposto su diversi piani e tutto, ma proprio tutto quello che è esposto si può usare. Ogni esperimento è accompagnato da una descrizione in tedesco e in inglese. C’è di tutto: esperimenti di ottica, di acustica, caldo/freddo, meccanica, fisica, ecc. ecc. I bambini ne vanno pazzi. Anch’ io se è per questo.
Intanto l’ intero pomeriggio è passato e sia io che mia moglie siamo distrutti; le bambine invece erano ancora piene di energia e stavano probabilmente complottando per ucciderci e tenersi l’ eredità. O più semplicemente volevano farci incazzare. Non so come cazzo sia possibile: io mi sentivo come dopo aver corso 42 km e 195 metri, le 2 donne in scala ridotta invece erano sovraeccitate. Avevano quel tipo di eccitazione che ti prende quando scopri che il tuo T-10 ha funzionato alla perfezione. Rendo l’ idea? Ma no, probabilmente no. Volevo far respirare alle bambine il gas dell’ accendino per vedere se riuscivo finalmente a calmarle. O al limite fargli bere di nascosto dello xanax. Mi ha persino sfiorato l’ idea di lasciarle in Germania. Va bene, dai, non è vero.
Ad ogni modo ci trasciniamo nuovamente e faticosamente al Maredo, in modo da andare sul sicuro. Bisteccazze, insalatone e menu bambini. E poi vaffanculo, ce ne andiamo a letto.
La domenica mattina è uscito un sole pazzesco. Faceva ancora freddo ma il cielo era limpidissimo. Ci facciamo l’ ultima passeggiata in città e naturalmente andiamo ancora da Starbucks. Da non crederci. Dopo aver visto la Marktplatz sotto al sole e una piazzetta con uno scivolo gigante è quasi ora di rientrare.
Prendiamo il solito tram 6 e arriviamo in aeroporto poco prima di mezzogiorno. L? aeroporto di Brema è diviso in 2: un terminal nuovo e bello per le compagnie serie, ed una specie di magazzino per la Ryanair. Al controllo l’ unica cosa che non ci hanno controllato erano i peli del culo. Ho dovuto svuotare i bagagli, togliermi le scarpe e dirgli se la sera prima avevo scopato o meno. Naturalmente la risposta era no per ovvi motivi.
Questa volta l’ aereo era semivuoto perché solo degli stronzi come noi viaggiano il giorno di Pasqua, ma questo è stato un vantaggio perché siamo persino decollati in anticipo. 10 minuti ci hanno fatto arrivare a Orio circa ¾ d’ora prima dell’ orario previsto. Non mi era mai capitata una cosa del genere.
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