di Monica e Vinicio –
1.500 km di panorami indimenticabili.
Mi ci sono voluti quasi 2 mesi per preparare un itinerario che sia divertente da guidare e che allo stesso tempo ci rimettesse a contatto con la natura della montagna, con le sue vette, i laghi e le cascate. Una vacanza lontano dalla folla, rilassante ma anche sorprendente.Documentandomi sulla Baviera e la Carinzia è nato l’interesse per le strade interne, in mezzo alle montagne tra vallate verdi, fiumi, laghi e castelli attraversando foreste, parchi naturali e siti tutelati dall’Unesco.
Possiamo dire che durante questo viaggio siamo stati letteralmente abbracciati dalla natura.
14 giugno 2018 (Fiumicello-Tolmezzo-Villa Santina-Ampezzo-Forni di Sotto-Forni di Sopra-Lorenzago-Vigo di Cadore-Cortina-Passo Falzarego-Arabba- Passo Pordoi- Canazei-Vigo di Fassa- Lago Carezza)
Questa mattina il cielo non promette bene, siamo indecisi se indossare le tute antipioggia…alla fine decidiamo di lasciarle nel bauletto, subito accessibili in caso di necessità e iniziamo questo viaggio sulla nostra Suzuki V-Strom alla volta del Lago Carezza prima nostra tappa e anche l’unica dove abbiamo preventivamente prenotato la stanza per la notte.
Il cielo plumbeo ci accompagna fino ad Ampezzo ma a Forni di Sopra comincia a cadere qualche goccia di pioggia…. ne approfittiamo per fare colazione e quando usciamo dal locale il cielo comincia ad aprirsi.
Da Forni di Sopra la strada comincia a divertire il guidatore e diventa impegnativa dal Passo della Mauria a Cortina d’Ampezzo : è ricca di curve in contropendenza, immerse nel verde paesaggio alpino del Parco Regionale delle Dolomiti, dove si separano le Alpi Carniche (a nord) dalle Prealpi Carniche (a sud). Entriamo così nell’alta Valle del Boite (un tempo bacino terminale di un antico ghiacciaio) dentro la Conca d’Ampezzo eccoci a Cortina. Parcheggiamo la moto all’inizio della strada pedonale che porta al centro della città tenuta d’occhio costantemente dalle magnifiche Dolomiti che qui ormai cominciano a tingersi di rosa. Cortina merita una passeggiata in centro. Proseguiamo verso il Passo Falzarego a quota 2.109 mslm) che mette in comunicazione l’alto Agordino con Cortina. Un passo bellissimo da fare in moto, da Cortina la strada è veloce e bellissima, in mezzo a panorami stupendi sulle 5 Torri (fonti d’ispirazione per J.R. Tolkien e il suo “Il Signore degli Anelli).
CORTINA
ll passo Falzarego è fra i famosi passi dolomitici percorsi varie volte nel corso degli anni dal Giro d’Italia e resi celebri dalle imprese dei più forti scalatori di tutti i tempi. Su questo passo per la prima volta Fausto Coppi sconfisse Gino Bartali in una scalata montana, nel Giro del 1946. Sul Passo beviamo un caffè al rifugio, sedersi fuori ed ammirare il Lagazuoi non ha prezzo!
Proseguiamo verso Arabba ma dopo pochi km la fame ci assale..ci fermiamo in una trattoria a Livinallongo con tavolini a ridosso della strada e le moto che affrontano i tornanti davanti ai nostri piatti fumanti, così mentre gustiamo il pranzo continuiamo a salutare i colleghi a due ruote!!
Da Arabba al Passo Pordoi la strada è tutta un susseguirsi di curve e tornanti con il cielo che si apre a grandi squarci di sole, anche se la temperatura è comunque sempre una temperatura di quota :14 gradi.
Il Passo Pordoi, incassato tra il Sass Pordoi ed il Sass Becé, delimita il confine tra la provincia di Trento e quella di Belluno e dista da Canazei 12 km caratterizzati da 28 tornanti. È uno dei 4 passi della Strada delle Dolomiti, costruita all’inizio del ‘900 per collegare Bolzano con Cortina e favorire lo sviluppo turistico delle valli ladine. Avendo tempo, consiglio di approfittare della moderna funivia che, in pochi minuti, porta a quota 2950 metri, in cima al Sass Pordoi per ammirare a 360° tutto l’arco alpino. In cima al Passo, fermi per una irrinunciabile fetta di strudel ,
incontriamo la troupe di “20.000 pieghe” mentre testano la nuova Yamaha Niken a tre ruote. Premetto che non sono esperta di tecnologia motociclistica…ma a me le due ruote anteriori non sembrano maneggevoli….in ogni caso vedendo i tester sfrecciare sui tornanti non sembra abbiano la mia stessa sensazione!!
Diamo un’occhiata alla cartina : dobbiamo arrivare a Canazei e dopo aver imboccato la Val di Fassa, superare Vigo e puntare al Passo di Costalunga, il passo a quota 1745 mt. che ci porterà al piccolo e magico Lago di Carezza.
LAGO CAREZZA
Superato il Passo , scendiamo tra curve dolci fino in prossimità del parcheggio che anticipa il lago. Ci sono tantissime moto e fra gli alberi eccolo!
Il lago di Carezza (Karersee in tedesco) è un piccolo lago alpino situato nell’alta Val d’Ega a 1.534 m nel comune di Nova Levante, a circa 25 km da Bolzano in Alto Adige. È incastonato tra fitti boschi di abeti e si trova sotto le pendici del massiccio del Latemar, che si specchia nella sua acqua cristallina. Il lago è noto per i suoi meravigliosi colori e per questo viene chiamato anche “lago dell’arcobaleno”.
La sua estensione e la sua profondità variano a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche: il livello più alto è raggiunto normalmente in tarda primavera con lo scioglimento delle nevi. Ci avviamo a piedi lungo il sentiero attrezzato attorno al lago e non possiamo fare a meno di notare quanti colori si specchiano in queste acque. Avevo letto che il Lago è spettacolare all’alba o al tramonto… sono ormai le 18.00 e guardandolo penso che veramente racchiude in sè tutto l’arcobaleno.
Lasciato il Lago, percorriamo mezzo km e ci sistemiamo al SIMHILD nel B&B che abbiamo prenotato per la notte con una vista spettacolare sul Catinaccio e una terrazza in camera che guarda al Latemar. Una bella doccia e poi, su indicazioni del proprietario del B&B, ci avviamo a piedi lungo un sentiero appena appena ripido che ci porta al ristorante KUPFEKANNE per la cena.
Poi a nanna, siamo stanchissimi…
15 giugno 2018 (Nova Levante-Bolzano-Val Sarentino-Passo Pennes-Vipiteno-Passo del brennero- Innsbruck-Scharnitz )
Dopo una abbondante colazione con vista sul Catinaccio che inizia ad impadronirsi dei suoi colori, lasciamo a destra l’incantevole Lago carezza e scendiamo giù, tra una curva e l’altra dolcemente verso Bolzano. La strada è molto rilassante con curve ampie in mezzo al verde e l’odore di resina. La strada 241 ci porta fino a Bolzano che lasciamo ancora a destra per girare verso Rennes, direzione Val Sarentino (Sarnthein) direzione Vanga (Wangen) Attraverso curve strette, passando fra rocce frastagliate e perforate da numerose gallerie, la strada mesta mesta ci porta a scoprire questa splendida valle, lontana, appisolata, isolata dalla frenesia quotidiana, uno degli angoli, fra i più autentici dell’Alto Adige.
La strada della Valle è splendida: esplode di sfumature dello smeraldo, tutto nella valle è perfettamente in ordine. Lo sfalcio del fieno, rigorosamente effettuato a mano da famiglie intere, crea lunghe linee perfettamente parallele che la attraversano. All’improvviso la valle si allarga, e concede ampio spazio a pascoli e boschi. Un imponente scenografia di innumerevoli picchi dei monti circostanti incornicia la Val Sarentino in tutta la sua lunghezza, dall’ imbocco della gola della valle fino al Passo Pennes. Per strada ci fermiamo ad ammirare Castel Roncolo (Schloss Runkelstein) che dall’alto di un imponente sperone roccioso, domina l’intera città di Bolzano a cui deve il nome: era noto infatti come Runchenstayn già nel 1237 a picco sul torrente Talvera, all’imbocco della Val Sarentino, ai limiti del territorio comunale di Renon. Diversamente da molti altri castelli dell’Alto Adige che in epoca moderna sono stati pesantemente ristrutturati, Castel Roncolo ha sostanzialmente mantenuto il suo carattere medievale, conservando splendidi affreschi che narrano scene di vita cortese, episodi di caccia, tornei cavallereschi e momenti di vita quotidiana dell’epoca.Dopo la visita e le foto di rito, decidiamo di proseguire dritti, dritti verso il Passo Pennes (Penserjoch)senza ulteriori divagazioni.
La magnifica strada panoramica che per 9 km serpeggiando ci porta al Passo, sale in mezzo agli alpeggi, caratterizzata dai rododendri che punteggiano il verde di rosso e di fucsia e dai fiori di campo che contribuiscono al giallo, al viola, al bianco e all’azzurro: i cavalli e le mucche pascolano in questa meravigliosa tavolozza di colori… Faccio foto, filmati al punto tale che sono costretta ad una sosta per liberare la memoria del telefono. Sul Passo Pennes a quota 2211 mt, incontriamo tanti motociclisti e alcuni (temerari) ciclisti, che evidentemente si allenano per l’annuale appuntamento ciclistico ad agosto del Gran Premio Passo Pennes . Lasciamo la moto al campeggio e ci avviamo verso la locanda Alpenrosenhof, dalla quale si può godere di un panorama mozzafiato! Il vento freddo che soffia quassù alimenta una pala eolica posta sullo sperone più alto del passo, mentre ci accingiamo a bere un cappuccino bollente e a gustare una bella fetta di dolce sulla terrazza della locanda. Rifocillati e riscaldati scendiamo verso Vipiteno, ma decisi a tirar dritto fino a Innsbruck e pranzare lì.
Basta fare due passi nel centro storico di Innsbruck e tornano a vivere i tempi dell’Imperatore Massimiliano I Le facciate tardo-gotiche del periodo dal 1490 al 1520, i portici nel tipico stile architettonico Inn-Salzach, e logge variamente ornate sono impregnati di storia e di cultura. In passato come d’altronde ancor oggi i portici servivano per consentire gli acquisti all’asciutto. La storia a Innsbruck ha il volto misterioso dei guardiani scuri che proteggono il riposo dell’imperatore Massimiliano; ha il colore dell’oro che decora il tetto dell’edificio più famoso della città; ha il suono del vento che sibila infilandosi nei lunghi porticati di pietra. Passeggiando per il centro storico ci fermiamo a pranzare sotto i portici della Maria-Theresien-Straße, ci mangiamo due toast e due bibite perchè ormai è pomeriggio inoltrato. Dopo una lunga passeggiata tra monumenti e arte ci beviamo un caffè all’ Hard Rock Cafè e subito dopo partiamo alla volta di Scharnitz.
La porta che conduce alla maestosità dell’area naturale protetta del Karwendel, il parco naturale più bello ed esteso delle Alpi Orientali, si schiude a Scharnitz, piccolo villaggio posto sul confine tra Tirolo e Baviera, incastonato in un paesaggio montano affascinante. Arrivati a Scharnitz pernottiamo all’albergo Adler. Dopo la doccia , più che affamati ci facciamo attirare da un ristorante sul fiume l’Alte Muhle, dove mangiamo divinamente e spendiamo pochissimo. La birra è veramente superba!
16 giugno 2018 Garmisch Partenkirchen-Linderhof-Reutte- Plansee-Hohenschwangau-Neuschwastein-Tegernsee
La colazione dell’Adler non si fa ricordare…. Partiamo alla volta di Garmisch con la curiosità già rivolta ai Castelli di Re Ludwing II.
Parcheggiamo la moto e facciamo una passeggiata nella zona pedonale nel centro di Garmisch, sono le 9.30 e Garmisch inizia appena a svegliarsi: i negozianti piano piano cominciano ad alzare le saracinesche; intanto ammiriamo la chiesa “vecchia” di St. Martin in stile gotico con antiche vetrate e affreschi e la serie di case affrescate con temi a carattere religioso e agricolo, ornate di fiori sui balconi. Tutto intorno, alzando gli occhi ecco la catena del Wetterstein lungo la quale s’innalzano le cime dell’Alpspitze, il Waxenstein e lo Zugspitze, che con i suoi 2963 metri è la montagna più alta della Baviera.
Troviamo una panetteria che vende pane e dolci ma fa anche caffè, ci accomodiamo ad un tavolo all’esterno e mangiamo due croassant vuote con marmellata a parte per riempirle da soli. Caffè espresso ottimo!!
Ultimo giro della cittadina, un’occhiata ai negozi e via verso il Castello di Linderhof.
Risaliamo verso Ettal e percorrendo la Deutsche Alpenstraße (B77) in direzione Linderhof, ci inoltriamo nella natura della Baviera intervallata da piccoli borghi dai balconi fioriti e arriviamo a Linderhof. Il parcheggio che si trova all’ingresso del Parco che circonda il Castello è ampio e gratuito per le moto. Il castello venne terminato nel 1878 e fu l’unico di cui il re vide il compimento ed in cui abitò: qui rivive lo spirito del rococò.
Castello di Linderhof
Dietro la facciata riccamente ornata di questo castello relativamente piccolo abbonda la sontuosità: specchi luccicanti, ori scintillanti, arazzi e dipinti, velluto e seta, lampadari di cristallo, lapislazzuli, malachite e porcellana.
La storia del castello di Linderhof narra che il nome deriva da un possente tiglio, Linde in tedesco, che da secoli si trova nel parco risalente al Quattrocento, periodo in cui si segnala la presenza nella vallata del Graswang, nel sud della Baviera e quasi al confine con l’Austria, di un podere di proprietà della vicina abbazia benedettina di Ettal. Re Massimiliano II lo trasformò nell’Ottocento in un padiglione di caccia e nel 1869 il figlio Ludwig II acquistò il terreno circostante con l’intenzione di costruire una “villa reale”. Purtroppo in questo periodo sono aperti i cantieri per la manutenzione straordinaria di tutta questa meraviglia, ma a mio parere neanche le gru hanno potuto scalfire la bellezza di questo castello e del suo parco.
Mi porto a casa lo spettacolo di colori, i luccichii e i giochi d’acqua che caratterizzano questo magnifico monumento.
Riprendiamo la moto e ci dirigiamo verso il Lago Plansee, uno dei laghi più grandi del Tirolo immerso nelle Alpi della Lechtal, dei Monti del Wetterstein e dei Monti di Mieming,.
Plansee
La strada, come sempre si alterna in mezzo ad abeti, pini ecc. con ampie aperture su prati verdi, freschi di falciatura. Ad un certo punto ci facciamo invadere dall’azzurro intenso delle acque del lago e subito ci immergiamo in un’atmosfera balneare in mezzo alle montagne! Ci sono barche a vela, windsurf, persone che prendono la tintarella sulle rive e alcuni temerari che si cimentano in tuffi dai pontili. Decidiamo di pranzare davanti a quella vista stupenda proprio sulla riva del lago, alla trattoria Seespitze, dove si mangia bene e si spende poco.
Ancora un’occhiata a questa meraviglia della natura e riprendiamo il viaggio verso Neuschwastein e il castello delle favole.
Nel tragitto, sbagliamo qualcosa, tanto che ci ritroviamo in mezzo al traffico su una strada statale che pare proprio una superstrada. Traffico, rallentamenti e smog…che noia e che fastidio la confusione automobilistica…in quel frangente capisco che cominciamo ad abituarci alla tranquilla e rilassante vita montana, senza stress, senza fretta. E non vedo l’ora di tornare lì, proprio lì!
Con l’aiuto del TomTom riprendiamo la strada che porta al Castello, seguendo i cartelli con la scritta “Konigsschioss” e finalmente, ad un certo punto lo vedo lassù appollaiato su uno sperone roccioso alto 200 metri: splendore! e…sì ! e’ proprio un castello delle favole.
Il castello di Neuschwanstein è uno dei simboli della Baviera, nonché della Germania, nel mondo. E’ il castello delle favole per eccellenza, fatto costruire dal “re delle favole” Ludwig II di Baviera (1845-1886) a partire dal 1869 su progetto dello scenografo Christian Jank. L’idea di edificarlo sullo stile delle antiche residenze feudali tedesche venne al monarca dopo essere rimasto quasi folgorato da una visita nel 1867 alla fortezza medievale di Wartburg in Turingia.
Neuschwanstein, situato nel sud della Baviera quasi al confine con l’Austria, domina dall’alto dei suoi 965 metri i paesi di Füssen e Schwangau ed il magnifico paesaggio circostante con il castello di Hohenschwangau, riedificato da Re Massimiliano II, padre di Ludwig, sulle rovine di una fortezza medievale, e diversi laghi tra i quali spicca per bellezza il piccolo Alpsee. Per godere di una splendida vista sul castello occorre raggiungere il ponte di Maria (Marienbrücke), così chiamato in onore della regina Maria, madre di Ludwig II, che è sospeso sopra la gola del Pöllat.
Gola del Pollat
Walt Disney, rimastone affascinato, prese Neuschwanstein come modello per il castello del suo celebre film d’animazione “La bella addormentata nel bosco” (1959). Questa dimora è anche presente in tutti i parchi Disney del mondo. Le sale interne, riccamente arredate, sono un omaggio al genio musicale di Richard Wagner, dal “Tannhäuser” al “Lohengrin” passando per “Tristano e Isotta”, “I maestri cantori di Norimberga” e il “Parsifal”, un inno al romanticismo e alle antiche leggende germaniche.
Arrivati sotto al Castello sistemiamo la moto nel parcheggio custodito (2 euro)e ci avviamo verso il bus navetta che ci porterà al Castello. La fermata e le casse si trovano a circa 200 mt dal parcheggio, ma volendo si può raggiungere il castello anche a piedi, con una scarpinata di mezz’ora in salita…(anche no…).
Il ticket per il bus costa 3 euro a persona (andata e ritorno) e la fila davanti alla cassa, fortunatamente, non è lunghissima, ma penso a luglio o agosto come sarà! Saliamo sul bus e arriviamo sotto la breve salita nel parco che ci porterà al ponte sulla Gola del Pollat.
Scattiamo foto e ancora foto… e mentre sono lì, sul ponte sospeso ripenso a luglio e ad agosto…
Rientrati al parcheggio decidiamo di non rientrare a Garmisch dalla stessa strada ma di tornare verso Reutte e da lì scendere verso Heiterwang e proseguire attraversando Bichlbach, Lahn, Ehrward fino a Grainau sulla B23.
Da Garmisch tiriamo dritti fino al Lago Tegernsee ancora sulla Deutsche Alpenstrabe, in mezzo alla vegetazione fitta di alberi che costeggiando un piccolo fiume , un susseguirsi di verde e azzurro per Km di meraviglia, per gli occhi e per il cuore. 30 km di bellezza pura e silenziosa: in questa strada stretta non incrociamo nessuno, siamo solo noi, la nostra moto e questo paesaggio stupendo.
Arriviamo a Tergensee che è quasi sera, il lago è situato nel sud della Baviera, nella zona prealpina vicino al confine con l’Austria. Soprattutto nei fine-settimana il Tegernsee è molto frequentato dagli abitanti di Monaco (che dista solo 50 km e che è facilmente raggiungibile sia in macchina che in treno) che trovano qui un ambiente pulito e salutare. Anche il casinò a Bad Wiessee contribuisce alla grande popolarità del Tegernsee come meta di escursioni.
Qui, i prezzi per le case e per gli appartamenti sono tra i più alti della Germania e purtroppo anche gli hotel e gli appartamenti di vacanze nelle località intorno al lago non sono proprio economiche. In pieno weekend non è facile trovare una camera libera, per la prima volta dall’inizio del viaggio ci dobbiamo accontentare. Pernottiamo in un albergo piuttosto vecchio e non proprio pulitissimo, ma bisogna accontentarsi: l’alternativa è una notte piuttosto fredda e umida.
17 giugno 2018 Wendelstein-Kossen-Reint im Winkl-Ramsau-Berchtesgaden-Salisburgo
Dopo colazione, partenza per Il Nido dell’Aquila a Berchtesgaden. Dopo un breve tragitto un pò trafficato ci inoltriamo nella regione del Sudelfeld e del montuoso Chiemgau e superiamo Wendelstein incrociando tanti motociclisti impegnati alla guida, ma anche ad ammirare il paesaggio!
Puntando verso Kossen, ci fermiamo per un caffè sul LagoWalchsee.
Lago Walchsee
Con una temperatura media dell’acqua di 24°C il Lago Walchsee è un’amata meta estiva della regione vacanziera Kaiserwinkl. Numerosi posti lungo la riva del lago invitano a fare un bel tuffo rinfrescante nell’acqua chiara del lago, ma anche altre attività come la vela, un giro in barca a rema, pedalò o anche sci d’acqua. Un romantico sentiero lungo la riva del lago invita ad una tranquilla passeggiata.
Ci fermiamo sulla terrazza del Ferienclub Bellevue am See per un caffè e per dare un’occhiata alla cartina.
Riprendiamo la moto e ci avviamo verso Ramsau, dove decidiamo di pranzare.
La strada delle alpi tedesche prosegue con un lungo tragitto che sfiora stagni poco profondi dalle acque scure e il passaggio del valico Schwarzbachwacht rivela il forte contrasto tra i boschi severi della Valle dello Schwarzbach ai pascoli brulli del versante di Ramsau. Arrivati ai piedi del Lago Hintersee cerchiamo la tanto rinomata Gasthof Auzinger segnalata anche sulle guide turistiche Michelin per motociclisti.
L’atmosfera è quella di una taverna di campagna con una cucina familiare e piatti a base di carne bovina allevata in proprio. Mangiamo divinamente accompagnando tutto con la birra. Qui in Germania come in Austria mi sono ricreduta sulla birra…diciamo che, continuo a preferire il buon vino rosso delle nostre parti, in Friuli Venezia Giulia (un buon cabernet fa sempre la differenza) ma devo ammettere che in questi territori la birra è veramente buona!
Dopo il pranzo, uscendo dal locale il sole si è imposto sui nuvoloni grigi della mattina: un’altra giornata di grazia! Proseguiamo sulla Alpenstrabe ancora qualche km in mezzo ai boschi e le innumerevoli cascate che scendono dalle cime dei monti create dalla neve che si scioglie in quota.
Si può dire che la Alpenstrabe termina a Berchtesgaden, quando la sagoma del Watzmann con i suoi 1750 mt di altezza e dal lato opposto il Kehlstein (1840 mt) catturano lo sguardo anche del più attento motociclista. Berchtesgaden è completamente circondata dalla catena alpina, da qui ci avviamo sulla Kehlsteinstrasse che porta da Obersalzberg fino al rifugio del Kehlstein (il “Nido dell’Aquila”). Saliamo per i tornanti su una pendenza di 20 gradi, quasi un muro, poi finalmente arriviamo ad un grande parcheggio, dove lasciamo la moto e ci avviamo sulla destra, scendendo le scale che portano alle casse per il pagamento del ticket per il bus che ci porterà in cima al Kehlstein, dove sorge il Kehlsteinhaus (detta anche Nido dell’Aquila), regalo dei gerarchi nazisti al loro “Führer” per il suo 50esimo compleanno. . A fianco delle casse ci sono a disposizione gli armadietti per sistemare oggetti ingombranti e quindi con un euro sistemiamo giubbotti e paraschiena chiusi a chiave.
Quattro bus, muniti da freni speciali si alternano per la salita e la discesa della montagna per cui aspettiamo solo 10 minuti e saliamo sul bus. Non posso non notare che sul bus fanno salire tante persone quanti sono i posti a sedere, nessuno sta in piedi, possiamo partire. Inevitabilmente penso a come potrebbe essere svolto lo stesso servizio in Italia, dove il bus sarebbe partito solo al completo riempimento di ogni spazio disponibile, stivati come sardine!
Il tragitto in bus si inerpica per 7 km regalando vedute spettacolari, anche se , a mio parere, poco indicato a chi soffre di vertigini perchè la strada è stretta e l’altezza via via sempre più impressionante: da un lato lo strapiombo e dall’altro il fianco del Kehlstein. Il percorso letteralmente scavato ai fianchi della montagna approda allo spiazzo adibito a parcheggio del Kehlsteinparkplatz . Scendiamo dal bus e proseguiamo a piedi in un tunnel lungo 124 metri che termina al famoso ascensore scavato all’interno della montagna. Questo avveniristico marchingegno (non solo per quell’epoca) è un lussuoso elevatore rivestito in ottone e con sedili in pelle; spazioso e grande, oltre che interamente mantenuto allo stato originale, copre in soli 41 secondi l’ultimo dislivello di un centinaio di metri che giunge allo chalet-fortezza.
La Kehlsteinhaus è circondata da balconate che permettono una vista meravigliosa sul Lago Königssee e sul Watzmann alto 2.713 la seconda cima più alta della Germania metri ,il panorama è veramente di straordinaria bellezza e merita di essere visto!
Questa residenza panoramica fu arredata con mobili pregiatissimi quasi tutti in marmo e legno. Nell’atrio ottagonale si trova il camino in marmo rosso donato da Mussolini ad Hitler.
Hitler non abitò mai al Nido dell’Aquila, né decise di usarlo per scopi militari. Dicono che l’aria troppo rarefatta dovuta alla notevole altezza fece in modo che vi si recò assai poco. Vi fece solo qualche occasionale visita ufficiale in particolare tra il 1938 e il 1939. Dato certo è che dallo scoppio del secondo conflitto mondiale Hitler non soggiornò più presso la dimora del Kehlstein.
Beviamo una bibita al ristorante e ci avviamo verso il bus, tra una foto e l’altra il tempo è volato!
Al parcheggio dopo uno sguardo alla cartina mentre il sole fa capolino, pernottiamo l’albergo per la notte a mezzo internet e ci avviamo sulla strada che ci porterà a Salisburgo. Arriviamo che è già sera, ceniamo e a nanna.
18 giugno Salisburgo-Bischofshofen-Zell am See
L’albergo a Salisburgo (Motel One) è molto moderno sia negli arredamenti che nella gestione, la colazione è super abbondante , ottimo il rapporto qualità prezzo . Salisburgo circondata dalle Alpi Orientali è divisa in due dal fiume Salzach: sulla riva sinistra si trovano gli edifici medievali e barocchi della Altstadt pedonale (la Città Vecchia), mentre dalla parte opposta, sulla riva destra, sorge la Neustadt (la Città Nuova), che fu costruita nel XIX secolo.
La città vecchia è tutta un rimando a Mozart. Mozart è onnipresente a Salisburgo, la presenza del famoso volto in quasi tutte le vetrine del centro è, delle volte, anche un po’ esagerata. Ci sono l’Hotel Mozart e l’Hotel Amadeus, ci sono caffè e ristoranti che portano il suo nome. Per non parlare dei negozi di souvenir che offrono immagini e figurine del famoso compositore in tutte le misure. Non esiste gadget che non sia collegato a lui. Mozart è il miglior testimonial per pubblicizzare qualsiasi tipo di prodotto, dal sapone al reggiseno, dalla crema antirughe ai servizi bancari. Eppure è noto che Mozart manifestava il più grande disprezzo per la sua città natale, dove “coloro che fanno musica non godono di nessuna considerazione”.
La Getreidegasse è il cuore del centro storico di Salisburgo ad attira innumerevoli visitatori con il suo fascino inconfondibile. La famosa strada del centro storico entusiasma con i negozi d’abbigliamento delle grandi marche internazionali, con i locali ricchi di storia e con le ditte artigianali dall’antica tradizione.
Kapitelplatz
I meravigliosi portoni e le finestre degli edifici, che si fanno man mano più piccole a partire dal primo piano, sono caratteristici per la Getreidegasse. Inoltre sugli antichi palazzi sono spesso riportati i nomi dei primi abitanti e le date di costruzione. Non stupisce che il centro storico sia iscritto al Patrimonio mondiale dell’Unesco
Getreidegasse
A Salisburgo vale veramente la pena dedicare del tempo ad uno dei tanti caffè della città: contrariamente all’Italia il caffè è un luogo in cui ci si ferma qualche ora. Si legge il giornale, si chiacchiera, ci si incontra ed in effetti a Salisburgo ad ogni angolo si sente nell’aria l’aroma del caffè appena tostato. Ci fermiamo al Cafe Getreidegasse e ce lo gustiamo seduti al tavolino davanti alla vetrata che dà sulla via pedonale: veramente buono! Qualche debole goccia di pioggia si fa sentire, ma veniamo rincuorati dalla proprietaria del caffè che con un cenno ci fa capire che è solo una nuvola passeggera e noi vogliamo crederle. Riprendiamo la moto e decidiamo di fare una capatina al negozio di abbigliamento e accessori per motociclisti Detlev Luis appena fuori Salisburgo, una breve deviazione che ci consente di comperare il kit per riparare i pneumatici della moto (accessorio dimenticato a casa ma indispensabile per combattere “la legge di Murphy”…)
Puntiamo dritti verso il Lago Zell am See, decisi ad arrivare in tempo per una doccia e un pò di relax sulla riva del lago e passarvi la notte. Così sfrecciamo verso sud, in direzione Bischofshofen sulla strada di Hallen e Golling in un paesaggio di campagna ma sempre con i monti a vista. Superiamo Bischofshofen e siamo a sud di Zell am See.
Dopo alcune curve in mezzo al verde , scendiamo verso in lago. Arriviamo nella splendida cittadina di Zell, adagiata dolcemente sull’acqua cristallina e, da come dicono i controlli frequenti che vengono effettuati sulla qualità dell’acqua, anche potabile. Parcheggiamo subito la moto attratti dal centro storico dominato dal possente campanile della chiesa di Sant’Ippolito contrastata da un’altra torre, la Vogt-Turm, l’edificio più vecchio della città (é del 926) che oggi è sede di un museo. Parcheggiamo la moto e ci infiliamo all’interno, dove c’è tutta la zona pedonale con negozi, bancarelle, bar, ristoranti… c’è molta gente in giro e….tanti tanti turisti arabi! Infatti tutte le insegne, i prezzi esposti sono scritti rigorosamente anche in arabo. Scopriamo che Zell am See è meta ormai consolidata per tantissimi turisti musulmani, che ogni anno specialmente in agosto costituiscono il 35% del turismo locale. Sono attirati dai negozi, dal lago e dal casinò vicino, mentre gli abitanti di Zell sono divisi tra quelli che vedono l’arrivo dei turisti arabi come una grande opportunità di guadagno e quelli che vorrebbero un turismo multiculturale ma più rispettoso della cultura austriaca.
Zell am See
Tornando al leggero fastidio per il traffico e la confusione cittadina, pernottiamo sul lato opposto della città in un albergo con annesso ristorante proprio sulla riva del lago (Hotel Seestrand) . Da questa parte la zona è molto più tranquilla, ci sono alberghi, ristoranti e zone verdi per prendere il sole e far giocare i bambini.
Qui veramente ci siamo potuti rilassare prima davanti ad un aperitivo e poi con una cenetta meravigliosa seduti davanti al lago illuminato dalle luci della città.
19 giugno Zell am See-Edelwibspitze-Grossglockner-Heilingenblut-Spittal-Lago Millstatter
Al mattino partenza verso il Grossglockner! Imbocchiamo la strada alpina Hochalpenstrasse che si snoda nell’austera valle del Fuschertal. Arrivati al casello ci avviamo all’entrata dedicata alle moto: 26 euro di pedaggio con adesivo motorraed e depliant in italiano con informazioni relative ai 48 km di curve e paesaggi incredibili all’interno del Parco Nazionale degli Alti Tauri arrivando a quota 2.571 mt.
Con il ticket bene in vista sul serbatoio ci avviamo al puro divertimento. Per le fortunate come me, che si ritrova passeggero e quindi senza la necessità di concentrarsi alla guida non resta che godere della vista e cercare con gli occhi le innumerevoli cascate che la bella stagione crea sui versanti con lo sciogliersi dei ghiacci in quota. In particolare le cascate del Walcherbach che precipitano sul versante opposto. A 1300 mt di dislivello , a monte del burrone Piffkar il panorama sul massiccio del Sonnenwelleck e Fuscherkarkopf s ono un vero spettacolo! Il percorso prosegue fino alla “cucina delle streghe”, ovvero le rocce di Hexenkuche. Il meteo oggi non ci aiuta, mano a mano che saliamo, grosse nuvole ci avvolgono in una nebbiolina fredda piuttosto “coprente”.
Quando arriviamo all’Edelweiss Spitze il ghiaccio è ancora ben ancorato alle pareti di roccia, la temperatura è scesa a 10° e noi ci infiliamo nella stube e bere subito qualcosa di caldo!
Per tutto il tragitto ho viaggiato senza guanti e con il telefono in mano per scattare foto e filamti ora ho le mani che non le sento più!
All’esterno continuano a salire moto di tutte le nazionalità e il parcheggio è pieno di motociclisti che come noi, trovano questo posto incredibilmente bello, nonostante le nuvole basse, nonostante il panorama in lontananza compromesso.
Scendiamo attraversando il valico del Torlein ed entriamo nel Fuscher Torl dove la strada raggiunge il punto più alto (2505 mt)all’ingresso del traforo al confine tra il Salisburghese e la Carinzia. Nella discesa dell’Hochtor tra alpeggi e laghetti artificiali prestate attenzione alla vostra sinistra: sotto la strada, infatti, all’altezza del primo lago artificiale fermatevi a mangiare alla Stube Hone con i tavolini su una terrazza sospesa tra le creste montane e la valle. Mangiamo quella che viene chiamata “la merenda del contadino”: un piatto enorme pieno di formaggi d’alpeggio di diversa stagionatura con fettina di pera e mela e confettura di ribes…una delizia!
Edelweiss Spitze
La veduta è stupenda! Un’esperienza unica.
Stube Hone
Rifocillati e direi anche appesantiti dal piatto super calorico, riprendiamo la strada verso il più grande ghiacciaio europeo in direzione del Franz-Josephs-Hohe. Per strada incontriamo tantissimi motociclisti, per alcuni tratti siamo tutti un unico gruppo su due ruote. Bello!!
Affrontiamo una serie di tornanti nella stretta e incassata Valle Sturmalpe e quando vediamo il lago artificiale Margaritzen-Stausee siamo arrivati alla fine della strada dei ghiacciai, con una lunga terrazza scavata in gran parte nella roccia, ai piedi del Grossglockner il tetto dell’Austria a quota 3.797 metri.
Nel frattempo è uscito il sole e quassù riscalda mentre parcheggiamo la moto e ci facciamo una passeggiata lungo questa fantastica passerella sui ghacci scintillanti e le creste nude del Pasterze.
Noto purtroppo che il ghiacciaio si è ritirato in maniera impressionante: la prima volta che l’ho visto, circa 15 anni fa, ricordo che c’erano sciatori temerari che sfidavano le creste del ghiacciaio dove ora vedo solo roccia e ghiaia. Mio malgrado, sono costretta a constatare quanto il riscaldamento globale e l’uomo modifichi negativamente la natura che ci circonda: la prova tangibile su quanto i media ambientalisti ribadiscono da anni.
E’ ormai pomeriggio inoltrato, quando riprendiamo la moto e ci dirigiamo verso Heiligenblut , leggendario paese di alpinisti, è fra i borghi più belli di tutto l’arco alpino. Quello che mi ha colpito di questo paesino sono il verde dei prati e le piccole case ordinate attorno al grande campanile; il Grossglockner sullo sfondo rende l’atmosfera ancora più fiabesca. Ci fermiamo alla gelateria in piazza, all’ombra con un leggero venticello rinfrescante. In quella tranquillità decidiamo il tragitto da fare per il rientro a casa di domani. Stasera vogliamo dormire sul Lago Millstatter.
Grossglockner
Helingenblut
Riprendiamo la strada 107 verso Mortschagh e a Winklern svoltiamo a sinistra verso Lainach sulla strada 106 che ci porta direttamente a Spittal an der Drau. La strada è immersa nel verde delle vallate, curve dolci e tranquille fino al Lago Millstatter. Purtroppo non ci accorgiamo che, un pò nascosti ci sono 2 poliziotti con il rilevatore della velocità di marcia. Ci fermano e in un italiano stentato ci informano che stavamo correndo a 85 km orari, sulla strada con divieto a 50…panico. Il primo poliziotto ci disegna con la mano un 3…un 5…e uno zero…urlo oltre la visiera “350 euro?? ” Il secondo poliziotto si avvicina ridendo e ci fa segno di togliere lo zero…Ci è andata anche bene! Sento che il mio sangue riprende a circolare normalmente. Arriviamo alla meta nel tardo pomeriggio e pernottiamo in un piccolo albergo con vista lago, il Gasthaus Oasis con i proprietari veramente simpatici e molto disponibili.Dal terrazzo della nostra camera la vista è stupenda, ne approfittiamo per rilassarci sulle sdraio messe a disposizione con il sole che sta tramontando….
Decidiamo di cenare direttamente in albergo, non abbiamo voglia di riprendere subito la moto, i kilometri fatti fin qui cominciano a farsi sentire.
La cena è veramente ottima, preparata dalla moglie del proprietario e l’atmosfera di questo piccolo albergo è quella che si respira tra amici di vecchia data.
vista sul Lago Millstatter
20 giugno Lago Millstatter- Villach- Tarvisio-Resiutta-Gemona- Cividale- Fiumicello
Dopo una ricca colazione, ci avviamo verso Villach in una splendida giornata di sole.
Villaco non è distante dal Lago, ci arriviamo in 15 minuti, ma decidiamo ugualmente di fermarcvista sul Lago Millstatteri per una passeggiata. Una volta arrivati a Villach seguiamo il corso del fiume Drava, superato l’antico ponte, entriamo nel centro storico della città. Da qui inizia la nostra passeggiata fino a giungere nell’immensa Hauntplaz, con numerosi negozi, ristoranti, bar e hotel. La piazza in realtà è un lungo spazio più simile a una via – come spesso accade nelle città austriache fiancheggiata da antichi palazzi con le tipiche finestre sporgenti.
Ponte sul Drava Villach
Ci sediamo per un caffè nella Hauntplaz, c’è molta gente in giro, tra turisti che scattano foto e abitanti che camminano veloci probabilmente per recarsi al lavoro. Qui a Villaco si sente molto parlare italiano, dopo tanto tedesco risulta piacevole, ma questo significa anche che ci stiamo avvicinando a casa…
Riprendiamo la strada del ritorno, superando Tarvisio e quindi attraversando le Prealpi Giulie arriviamo a Resiutta , dove è obbligatorio fermarsi all’antica rosticceria “Al buon arrivo” e mangiare un superlativo pollo allo spiedo …vista l’ora ci fermiamo per pranzo.
Cividale del Friuli
Da qui un’ora dopo siamo a Cividale del Friuli fondata da Giulio Cesare, patrimonio artistico riconosciuto dall’Unesco e ultima tappa del nostro viaggio.
Abbiamo percorso 1.550 km tra montagne maestose, laghi cristallini, castelli da fiaba e dolci vallate che ci hanno rigenerato e divertito allo stesso tempo. Siamo stati sempre a contatto con la natura che con la sua varietà,con la sua bellezza e la sua ineguagliabile grandezza, racchiude tutto il senso della vita.
Gute Reise!!
Monica & Vinicio
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