Asia

Il Sole dell’Asia nasce in Nepal

di Liza Binelli
Il Nepal è un gradino unico. Al momento è l’unica definizione che mi viene da usare per il Paese visitato da me quest’estate. Schiacciato fra due super potenze Cina e India, non ha fatto in tempo a crearsi, a realizzare prodotti propri e verrebbe da dire, anche una propria identità.
Nei negozi trovi: o tutto cinese o tutto indiano.
I loro volti sono degli indiani con gli occhi un po’ più a mandorla. La loro religione è un mix di Buddismo e Induismo (che poi è la fede che ho abbracciato io).
Solo lo yak è una loro prerogativa. La mucca locale, insomma. A metà fra un grosso bovino nero, pelosissimo e un bufalo americano, usato in montagna per la sua forza, la sua resistenza, in grado di portare grandi carichi insieme agli sherpa, ma non solo.
Ecco da lui ricavano carne e latte, quindi formaggi, yoghurt, burro. Tutto buonissimo. Sono come i nostri latticini solo che questi lasciano un leggero retrogusto “selvatico”. Ma da esso ricavano anche il pellame e la coda, “chhamar”, diventa uno strumento religioso. Venduto bianco o nero, quello grande costa 3000 rupie (24 euro), mentre quello piccolo la metà, si sventola davanti alla divinità a fine pooja (rito) per conferire calma, tranquillità a sé stessi e all’ambiente circostante. 

Non è un prodotto “vegan”, ma mi mancava e l’ho acquistato. Tra l’altro, sono certa della sua autenticità, in quanto l’ho fatto annusare al mio cane e non la smetteva più di scodinzolare (è un cane da pastore) e di girargli intorno alla ricerca del resto…dell’animale. Sigh!
Dicevo, il Nepal è un gradino unico perchè trovi gradini per entrare nei negozi alti e stretti, gradini nelle case per dividere le camere, marciapiedi sgretolati che ti costringono a un continuo sali e scendi con ciabattine in pieno luglio, non è come con gli scarponi in pieno dicembre. Scalini, scalini, e poi ancora scalini per salire agli stupa (reliquiario del Budda) o accedere a qualche tempio. Gli edifici che costellano le varie “Durbar square” sono pieni di gradini alti, stretti, doppi, tripli; e qui la faccenda si complica, perchè oltre a guardare dove incastrare il piedino, devi anche guardare in alto, per non sbattere la testa nella porta, un tempo le facevano strette e basse. Per cui ti fermi, ragioni, scatti qualche foto che guarderai poi a casa, soffermandoti su ciò che ti sei perso, perchè dovevi guardare i tuoi piedi!
Ecco, le “Durbar square”, perchè “le”? Perchè sono tre: a Kathmandu, a Patan e a Bhaktapur. Vista una, viste tutte. Cambia la tariffa d’ingresso: Ktm 1000 rupie (8 euro), a Patan idem, a Bhaktapur 1500 rupie (12 euro).

“Durbar” vuol dire palazzo, dove un tempo venivano incoronati i re.
La cosa più eccitante, mi è successa in quella di Patan. Nel cortile antistante il museo, stavano girando un film di Bollywood. Che bello! Con le danzatrici in costume, i soldati con le sciabole e la protagonista, una strafiga pazzesca (scusate l’espressione colorita) con un abito meraviglioso (sotto ci sono le foto), la truccatrice accanto, che le faceva aria con uno di quei ventolini a batteria. Pieno di operai al lavoro per spostare oggetti, luci; telecamere sui binari. Insomma un set! Non ci hanno mandato via e hanno continuato a girare con tutti i turisti intorno, che dovevano andare a visitare il museo. E anche qui, indovinate un po’? È disposto su tre piani, per cui, alè, scale su scale, belle ripide. Un caldo boia. Il museo propone tante statue di Budda di diversi periodi storici, in tutte le sue rappresentazioni, illuminate di arancione e con un buon profumo d’incenso che aleggia per le sale. All’uscita negozio carissimo, inutile contrattare. Guardate e passate, più avanti ce ne sono altri.

Dove potrete acquistare le campane nepalesi, ecco un altro prodotto, che a differenza di quelle indiane fatte con le macchine, queste sono battute a mano. Suono incantevole.
Tutto intorno, in tutte e tre le piazze ci sono ancora, purtroppo, i segni tangibili del terremoto di tre anni fa. Ma ci sono anche tanti cantieri aperti, attivissimi, con mattoni accatastati pronti per esser messi in piedi e dar vita a nuovi splendidi palazzi sulle orme di quel che è andato perduto per sempre.
Andate a scoprire il Nepal, dove, si dice, sorga il sole dell’Asia.
Il Governo ha pianificato la costruzione di 12 nuove città nei luoghi meno turistici, lontani dalla capitale. Ce ne sarà da scrivere e da visitare nei prossimi anni.
Un’ultima cosa. Fuori dai giri turistici. Essendo devota di Sathya Sai Baba, mi sono recata in visita al suo mandir, a Naxal, quartiere di Kathmandu. Many energy. È aperto

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Pubblicato da
Marco

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