di Laura Barisione –
1° giorno
La sveglia suona alle 4.40, ci prepariamo in fretta perchè alle 5 dobbiamo uscire di casa e raggiungere l’aeroporto di Linate al massimo tra un’ora e mezza!
Oggi io e Fabio partiamo per l’Honduras. E’ dal viaggio di nozze in Australia, due anni fa, che non facciamo più un bel viaggio, così abbiamo scelto una meta insolita e poco turistica, dalla quale ci aspettiamo un’esperienza nuova a contatto con la natura e con la cultura centroamericana.
Il volo Iberia per Madrid parte puntuale alle 8.15, per fortuna invece la seconda tratta, quella che ci porterà a Miami, tarda di mezz’ora, così riusciamo a cambiare terminal e a procedere ai controlli passaporti senza correre. Appena arriviamo al gate infatti inizia l’imbarco. Il volo non è tra i migliori che abbiamo fatto…747 piuttosto attempato con poco spazio tra i sedili, sistema di intrattenimento non funzionante, film interrotti (tanto non si sentiva niente…)…ma in fondo poco ci importa…stiamo andando in vacanza!!!! Accanto a noi è seduto un signore, che quando mi vede estrarre dallo zaino gli appunti e gli orari degli autobus, capisce che siamo diretti in Honduras e comincia a raccontarmi di essere honduregno e di essere il proprietario di un hotel a San Pedro Sula….proprio la coincidenza giusta, se non fosse che per un eccesso di prudenza ho già prenotato tramite internet l’hotel dove passeremo la notte a S.Pedro!!! Peccato, ma ne terremo conto per la prossima volta!
All’arrivo a Miami il controllo passaporti richiede come al solito un sacco di tempo, anzi da quest’anno, nonostante il passaporto a lettura ottica, ci prendono le impronte digitali e ci fotografano…stiamo già fremendo perchè l’orario per la coincidenza si avvicina sempre più….
Anche il terzo volo tarda di circa 40 minuti, almeno non abbiamo rischiato di perderlo!!
Ultime due ore di volo e arriviamo a San Pedro Sula. Sono le 19 ma è buio pesto e l’aeroporto è completamente deserto, ci sono solo i passeggeri del nostro volo e gli addetti ai controlli.
Attendiamo i bagagli al nastro di consegna…arriva il mio, ma quello di Fabio manca all’appello. Non ci resta che fare denuncia al lost and found. Domani mattina partiremo per Copan Ruinas…speriamo bene….
L’impiegato ci garantisce che il bagaglio sarà qui il giorno dopo e che ci verrà immediatamente consegnato a Copan tramite l’autobus che tre volte al giorno collega l’aeroporto con Copan…ci fidiamo e usciamo dal terminal.
Fuori insieme all’aria calda e umida ci attendono decine di tassisti che cercano di aggiudicarsi una corsa. Prima di tutto dobbiamo cambiare i soldi e non abbiamo proprio altra scelta che rivolgerci ad uno di loro. Ci da 1800 Lempiras in cambio di 100 $. Ne mancherebbero 100, ma essendo l’unica possibilità di cambio accettiamo. L’hotel Villa Nuria è a 5 Km da qui e ci chiedono 10$ per portarci, una cifra esagerata, ma ancora una volta non possiamo che accettare.
Del resto è da mettere in conto che appena si arriva qualche fregatura si prende!!!
Arriviamo all’hotel, ancora non ci rendiamo bene conto di dove siamo, prima di tutto per il buio che ci avvolge, poi per la stanchezza del viaggio e comunque per il fatto che siamo in una zona periferica, lungo la strada che dall’aeroporto arriva in città, ma è comodo perchè domani mattina faremo in fretta a tornare al terminal da dove prenderemo l’autobus per Copan. Abbiamo fatto questa scelta dopo aver letto in molti altri racconti che San Pedro non è una città molto sicura e, arrivando di notte, abbiamo preferito fidarci…
L’hotel esteriormente non è male, è formato da piccole villette ognuna con due appartamenti da due camere matrimoniali, con cucina e bagno.
All’interno l’arredamento è decisamente vecchiotto e le lenzuola non sembrano cambiate di fresco…. e ho già visto anche bagni migliori….l’acqua calda è garantita da un sistema che prevede l’attacco alla corrente a pochi centimetri dal getto…sicurezza totale!!!!! Ma non è il momento di fare i difficili…soprattutto perchè ancora non abbiamo idea di quello che vedremo in seguito….!!!!!
Il prezzo certo è decisamente alto (69 $), considerato che in futuro spenderemo mediamente un quinto di questa cifra!
E’ ancora presto, anche se per noi sono le 5 del mattino e sono 24 ore che non chiudiamo occhio….ma non c’è molto da fare, così facciamo un salto alla sala internet per comunicare a casa che siamo arrivati (1 ora di collegamento 30 Lps). Da ora in poi gli internet point saranno l’unico mezzo di comunicazione visto che i cellulari non prendono e le linee telefoniche non sono il massimo!
18/10/05 martedi
2° giorno S. Pedro Sula – Copan Ruinas
Ci svegliamo all’alba, gli effetti del fuso si fanno sentire e la mattina non riusciamo a dormire molto.
Nel prezzo della camera è compresa la colazione e quindi perchè non approfittare….assaggiamo subito la frutta e i succhi che da queste parti hanno un sapore ottimo…poi uova e pancetta, a cui dovremo fare l’abitudine!
Usciamo dalla sala ristorante alle 7 e il pulmino che ci porterà in aeroporto partirà alle 9, abbiamo due ore per dare uno sguardo a questo posto con la luce. In realtà non c’è molto da vedere, facciamo un giro per le stradine dell’hotel, con la luce il posto sembra meglio: l’erba ben tagliata, le casette ridipinte, i giochi per i bambini, la piscina e anche il piccolo supermarket, che ieri sera avrebbe potuto venirci bene…averlo visto!. La giornata non è bellissima, il cielo è grigio e ogni tanto scende qualche goccia di pioggia. La temperatura è gradevole. Meglio, vorrà dire che non soffriremo il caldo durante lo spostamento di oggi!
Lasciamo la stanza, controlliamo la posta con gli ultimi minuti di collegamento che ci sono rimasti da ieri sera e saliamo sulla navetta che l’hotel ci mette a disposizione fino all’aeroporto. Da qui partono gli autobus gran turismo dell’Empresa Hedman Alas che, attraverso il terminal di S. Pedro, collegano varie città del paese e un paio di località nel vicino Guatemala.
Il biglietto è un po’ più caro rispetto alle altre compagnie, ma il servizio è decisamente migliore. Per iniziare l’avventura preferiamo essere un tantino più comodi!
Il viaggio per arrivare a Copan Ruinas dura circa tre ore. Usciamo dalla caotica città e ci ritroviamo su una strada scorrevole e ben tenuta, che attraversa piantagioni, foreste, piccoli villaggi rurali e coltivazioni di caffè e banane. Il percorso procede tra salite e discese, curve e tornanti che svalicano le colline inverdite dalle recenti piogge.
Abbiamo un primo assaggio della natura rigogliosa e incontaminata di questo paese, dove i turisti sono ancora rari e i viaggi organizzati poco diffusi.
I ciottoli prendono il posto dell’asfalto all’ingresso di Copan. Usciti dal terminal degli autobus della Hedman veniamo accolti da una decina di persone che ci propongono alberghi in paese e passaggi in taxi, che qui sono piccoli mezzi a quattro posti aperti ai lati, tipo le nostre api.
Tentiamo di dirigerci in paese a piedi, ma non conosciamo la direzione da seguire, così per 10 Lps in due accettiamo il passaggio in taxi. Il ragazzo alla guida ci propone anche l’hotel MarJenny, che ci riserviamo di vedere prima di accettare.
Le stanze non sono male, abbastanza pulite e spaziose. Decidiamo di rimanere e trattiamo per 20 $ a notte, senza aria condizionata (il prezzo sarebbe salito 35$ a notte), ma la temperatura non è così sgradevole, si sta bene anche solo con il ventilatore.
Sistemiamo gli zaini e usciamo per visitare il paese e pranzare. Prima però telefoniamo all’aeroporto per avere informazioni sul bagaglio. Ci confermano che lo zaino è arrivato da Miami e ci chiameranno in hotel nel pomeriggio per farci sapere a che ora sarà qui domani….
Per il pranzo scegliamo Carnitas Nia Lola, un locale molto bello e caratteristico, dove la carne è cucinata sulla brace direttamente nella sala da pranzo. Con 277 Lps assaggiamo fajitas, piatto tipico e due birre.
Il paese è molto bello, attraversato da un saliscendi di stradine ciotolate spesso percorse da gente a cavallo, piccoli edifici in stile coloniale bianchi o molto colorati e ben curati, bancarelle, botteghe, negozi di souvenir, ristoranti e alberghi. Al centro c’è la piazza adorna di fiori, su cui si affacciano la chiesa e il museo della cultura maya e alcune riproduzioni delle stele maya conservate al parco archeologico.
Tutto intorno montagne rigogliose di vegetazione e poco più avanti il confine con il Guatemala.
La gente è molto gentile, socievole, anche se non molto estroversa. Spesso chi ci incontra per le vie ci saluta.
Ci fermiamo anche a chiedere informazioni sulle escursioni che si possono fare nei dintorni. Poco distante infatti ci sono bei percorsi da fare a piedi o a cavallo, sorgenti di acqua termale dove immergersi, aziende ecoturistiche, parchi naturali.
Diverse agenzie e privati offrono gite in questi luoghi.
Per cena ci fermiamo da Vamos a Ver, altro locale accogliente, con tavoli colorati all’aperto, adornato di lucine, tipo quelle che noi usiamo nelle feste natalizie e che qui in Honduras rendono tutte le case molto allegre tutto l’anno. Oltre al pollo e alla frutta, è ottimo il pane fatto in casa che ci servono.
Siamo stanchi…andiamo a letto presto, così domattina partiremo nelle ore fresche per visitare le rovine maya.
Nessuna notizia dello zaino.
19/10/05 mercoledi
3° giorno Copan
La giornata sarà interamente dedicata alla visita dei siti Maya.
Per colazione torniamo da Vamos a Ver: ieri sera ci è piaciuto molto e dopo aver letto il menù delle colazioni non abbiamo avuto dubbi.
E’ decisamente molto presto, sono le sei quando ci sediamo al tavolo del patio esterno, ma ancora non riusciamo a dormire molto la mattina…
Frutta, caffè, uova, toast, e ancora l’ottimo pane casalingo: carburante perfetto per la giornata culturale che ci attende.
Torniamo in camera a prendere lo zaino e ci dirigiamo a piedi all’ingresso del parco, distante meno di un chilometro dal centro di Copan. All’uscita del paese un sentiero ciottolato che affianca la strada principale conduce direttamente al sito principale. All’ingresso sono radunate tutte le guide ufficiali che ci propongono di accompagnarci nel tour per 25$ a gruppo. Gli altri ragazzi che entrano con noi non sono interessati, quindi decidiamo di fare in autonomia anche noi. Comperiamo un opuscolo nel piccolo negozio di souvenir accanto alla biglietteria (10$ a testa l’ingresso che comprende anche la visita a Las Sepulturas).
Il cielo parzialmente coperto offusca un po’ i colori del luogo, ma ci consente di evitare di soffrire troppo il caldo!
Un ampio sentiero ombreggiato e affollato di coloratissimi pappagalli conduce dalla biglietteria, dove è posto anche un plastico dell’area ad illustrare l’insieme dell’antico insediamento, fino alle rovine, attraverso un ambiente ricco di fascino antico. Al termine del viale il parco si apre nella piazza principale piena di stele e altari eretti nel periodo del regno di Coniglio 18. Proseguendo si incontrano il campo della pelota, considerato il centro sociale della città e la scalinata dei geroglifici, rara testimonianza scritta della cultura maya, attualmente coperta da un grande telo per proteggerla dall’erosione.
L’acropoli si divide in due aree a est e ovest. Nella corte di ovest si trovano il tempio 11 e il tempio 16 con il famoso altare Q.
Una rete di tunnel sotterranei che si articolano lungo 100 km sotto la citta Maya offre la possibilità di ammirare le tombe di importanti imperatori. Solo 5 km sono aperti al pubblico ma noi decidiamo di non percorrerli.
Verso le 10 cominciano ad arrivare molti turisti, spesso gruppi organizzati, che si affidano alle guide per la visita. Il sole esce dalle nuvole e subito le temperatura sale.
Usciamo dal sito principale e proseguiamo lungo il sentiero ciottolato per altri due chilometri fino ad arrivare a Las Sepulturas. All’ingresso un signore ci accoglie e ci accompagna lungo il sentiero che attraversa le rovine.
Comprendiamo subito che ha intenzione di farci da guida e noi lo lasciamo fare. In effetti è particolarmente utile essere accompagnati in questo luogo dove sono conservati i resti delle abitazioni dei Maya che risiedevano nella zona. Ci spiega come era organizzata la società, come erano strutturate e colorate le case e come venivano realizzate le sepolture.
Adesso fa molto caldo e i mosquitos infastidiscono parecchio E noi ovviamente ci siamo scordati repellente e crema solare!!!
La guida ci racconta di aver partecipato per 20 anni agli scavi, al fianco di archeologi di tutto il mondo e in effetti lo riconosciamo in alcune foto esposte al museo della cultura maya di Copan, dove sono custoditi molte suppellettili e alcuni scheletri intatti ritrovati all’interno delle sepolture.
L’altro museo, quello che si trova nei pressi delle rovine e che contiene anche la riproduzione a grandezza naturale del tempio Rosa Lila è attualmente chiuso al pubblico perchè sono in corso opere di consolidamento della struttura che ha ceduto in seguito ai movimenti della falda sottostante.
Finita la visita alle rovine torniamo in albergo e qui troviamo una sorpresa: nel giro di 10 minuti riceviamo due telefonate dall’aeroporto: la prima per comunicarci che la valigia ci verrà recapitata il giorno dopo, la seconda per ritrattare e dire che non arriverà prima di lunedi prossimo.
A questo punto la nostra pazienza cede e alla seconda chiamata ci infuriamo e intimiamo di non muovere per alcun motivo la valigia dall’aeroporto perchè la mattina dopo ci recheremo di persona a riprenderla.
Peccato, saremmo davvero rimasti volentieri qui almeno un altro giorno per le escursioni a cavallo nelle montagne circostanti attraverso le piantagioni di caffè e tabacco, o alle acque termali o all’Hacienda San Lucas, ma di certo non possiamo continuare senza vestiti!
La sera per cena torniamo da Carnitas Nia Lola e prima delle otto siamo a dormire…domattina sveglia prima dell’alba per prendere l’autobus per l’aeroporto!
20/10/05 giovedi
4° giorno Copan – La Ceiba
La sveglia suona alle 4.30, ma in realtà abbiamo gli occhi aperti almeno da mezz’ora. Ci prepariamo e carichiamo gli zaini, quindi ci dirigiamo verso la stazione degli autobus che dista circa un chilometro dal nostro albergo, per fortuna è tutta discesa…questi zaini pesano e a quest’ora non ci sono taxi. Il paese è completamente deserto, è ancora buio e gli unici a farci compagnia lungo la strada sono i cani che affollano le strade durante il giorno.
Il bus parte puntuale alle 5.15, dopo i soliti controlli di sicurezza….sembra di stare all’aeroporto di New York: controllo passaporti alla biglietteria, al momento dell’imbarco, metal detector, etichette al bagaglio con tanto di ricevuta….e a bordo perfino biscotti e succhi di frutta omaggio e proiezione del film! Il tutto per 13 $ fino all’aeroporto, con scalo a San Pedro Sula.
Alle 9 arriviamo finalmente in aeroporto. Dovremmo riuscire a riprendere lo stesso bus che parte alle 9.30 per tornare a San Pedro. L’operazione di recupero non è però immediata: ci dicono che lo zaino non è al lost and found….anzi si, ma nessuno lo tira fuori finchè non ci mettiamo ad urlare con l’impiegata…allora d’improvviso un funzionario si mobilita e ci porta lo zaino che era pronto all’ufficio spedizioni…..
Finalmente possiamo proseguire la vacanza con tutto quanto ci serve!!!
Usciamo dall’aeroporto pronti per dirigerci alla Ceiba. Purtroppo l’autobus è già ripartito (con 20 minuti di anticipo…cosa alquanto insolita). Non ci resta che dividere un taxi con una ragazza e dirigerci al terminal Hedman a San Pedro, in tempo per la coincidenza per La Ceiba.
L’autobus è molto più affollato rispetto a quelli che abbiamo preso fin’ora, infatti scopriamo che l’aeroporto de La Ceiba è chiuso per il passaggio dell’uragano Wilma e molti ripiegano sul servizio di autobus.
Il viaggio dura tre ore ed è confortevole come sempre. Lungo la strada scorrono piccoli villaggi, immense piantagioni e tanta rigogliosissima natura.
Arriviamo al terminal bus di La Ceiba verso l’una e mezza e con il taxi raggiungiamo il centro in cerca di un hotel.
La Ceiba è la terza città più grande dell’Honduras ed è decisamente diversa da Copan: molto popolata, molto meno ordinata e caratteristica.
Dall’alto è sovrastata dal Pico Bonito, la grande montagna divenuta parco nazionale.
Le coloratissime casette sono abitate per la maggior parte da famiglie appartenenti alla comunità Garifuna, l’etnia più diffusa in Honduras, nata dall’unione di popolazioni caraibiche migrate dal sud america e di un gruppo di africani scappati da navi di schiavi spagnole naufragate nel mar dei caraibi. Come molte altre comunità americane i Garifuna sono caratterizzati da un forte spirito di conservazione delle proprie tradizioni spirituali, culturali ed artistiche.
Il primo hotel in cui entriamo costa 220 Lps a notte per camera, chiediamo di dare un’occhiata, ma non accettiamo quando ci dicono che non c’è acqua calda.
Proviamo con il secondo, l’hotel Italia. Per 380 Lps a notte a camera ci offre aria condizionata, camere spaziose e ordinate, acqua calda e perfino la piscina. Sembra anche piuttosto pulito e decidiamo di fermarci.
Una doccia e un cambio completo sono un toccasana dopo la fatica di oggi!!!
Nel pomeriggio siamo pronti per un giro della città. A prima vista non ci entusiasma molto, sembrano esserci molta desolazione e abbandono in giro; ci dirigiamo verso la spiaggia dove molte persone sono radunate a vedere il mare in tempesta provocato dal passaggio dell’uragano Wilma, che ha sfiorato La Ceiba ieri. Gli effetti si vedono anche più avanti, dove alcuni tratti di strada sono completamente sommersi dall’acqua.
Cerchiamo un’agenzia per prenotare un’escursione in zona per domani. La Garifuna tours non ha in programma niente visto che richiede almeno cinque partecipanti per organizzare un’uscita e in questo periodo i turisti scarseggiano e non ci sono altre richieste. Proviamo alla Mosquitia Ecotours. Qui i prezzi sono un po’ più alti, ma organizzano anche solo con due persone. Ci accordiamo per il rafting sul Rio Congrejal domani mattina. Per 72$ ci verranno a prendere in hotel e ci forniranno equipaggiamento e pranzo.
Per cena scegliamo uno dei tanti locali della Zona Viva sul lungomare. Il nome è dovuto al fatto che questa è la zona dei locali, dei divertimenti, del turismo…non oggi però: in giro non c’è un’anima e i pochi locali aperti sono deserti!!!
21/10/05 venerdi
5° giorno La Ceiba
Puntuali alle otto i nostri accompagnatori ci vengono a prendere in hotel. Ovviamente a quest’ora noi abbiamo già fatto colazione e siamo prontissimi per l’avventura!…..
A bordo di una vecchia Jeep ci allontaniamo dalla città. Dopo pochi minuti di viaggio e una breve sosta per caricare una coppia olandese che affronterà il trekking all’interno del parco, giungiamo alle pendici del Pico Bonito.
Risaliamo la stupenda valle del Rio Congrejal e in mezz’ora circa arriviamo al punto di imbarco.
Scarichiamo gommone e attrezzatura e l’auto prosegue con i ragazzi olandesi.
Normalmente la cavalcata delle acque comincia più a valle, ma il nostro accompagnatore ci dice che viste le abbondanti piogge degli ultimi giorni potremo affrontare anche un tratto più a monte. In effetti l’acqua oggi non è trasparente come descritto nelle guide, ma piuttosto infangata e noi non siamo troppo tranquilli….
Il Rio Cangrejal ha rapide di classe II, III e IV, mentre l’ambiente circostante ospita almeno sette differenti ecosistemi che si sviluppano alle diverse altitudini, compresa una delle più rigogliose foreste pluviali del paese.
Prepariamo il gommone e l’attrezzatura (remi-giubbotto salvagente-corde etc) e la guida inizia a spiegarci tecnicamente come intraprenderemo il viaggio in rafting lungo le acque del fiume.
Siamo completamente inesperti e dopo il breve corso teorico e le prove a bordo del gommone impariamo almeno i comandi che il nostro timoniere ci darà lungo la discesa:
Diamo anche un nome al gommone: oggi si chiamerà Susi, come la nostra cagnolina rimasta a casa!
Partiamo…….la guida in coda come timoniere, il suo “aiutante” in punta e noi due al centro…tutti diamo forza ai remi. Le prime rapide attraverso enormi rocce che ci vengono velocemente incontro passano alla grande, ancora non ci rendiamo bene conto di quello che facciamo e siamo decisamente in preda all’emozione.
Arrivati ad una rapida più impetuosa, non sappiamo se a causa di un comando errato o di un movimento scorretto da parte nostra, il gommone si ribalta e in un attimo ci ritroviamo sott’acqua in balia della corrente.
Quando riemergo mi ritrovo trascinata dalla corrente in mezzo al fiume tempestato di rocce. Per fortuna riesco ad aggrapparmi ad un masso e a fermarmi. A questo punto posso rendermi conto della situazione: io e il ragazzo che ci accompagna siamo attaccati alla stessa roccia al centro del corso d’acqua, Fabio è riuscito ad arrivare alla riva mentre la guida è stata trascinata più a valle ma è riuscita a recuperare il gommone.
Nel breve briefing iniziale la guida ci aveva ipotizzato anche questa situazione, ma sinceramente non avremmo pensato di affrontarla!!!!
Fabio è piuttosto arrabbiato, credo più che altro in seguito allo spavento e al timore di aver perso videocamera e macchina fotografica che si trovavano sul gommone, anche se ben ancorate e subito sembra non voler proseguire. Il fatto è che non abbiamo molte alternative, visto che in questo tratto il fiume è costeggiato da alte pareti di roccia ricoperte di vegetazione. Proprio attraverso la vegetazione si fa strada la guida che viene a recuperarci nel mezzo del fiume con l’aiuto di una corda.
Faticosamente raggiungiamo la riva e torniamo all’imbarcazione arrampicandoci sulle rocce, impresa non facile a causa dell’umidità che le ricopre.
Alla fine della giornata mi ritroverò con un solo ginocchio sbucciato…..tutto sommato è andata bene!
Tornati al gommone constatiamo che l’attrezzatura non si è rovinata e dopo aver ripreso fiato ricominciamo la discesa.
A metà discesa lasciamo il gommone e ci inoltriamo a piedi all’interno della foresta lungo un sentiero chiamato “Bejuco”. Il percorso è reso impervio e scivoloso dalle ultime abbondanti piogge che hanno anche abbattuto alcuni alberi e cancellato parzialmente il sentiero. Siamo lontani anni luce dalla vita a cui siamo abituati, dalla quotidianità dal grigio della città, immersi in una meravigliosa natura che avevamo visto solo in televisione.
Lungo la salita la guida ci mostra alcune piante dalle proprietà medicinali, ci fa sentire il suono emesso dai tronchi delle Ceibe e ci spiega come vengono impiegate le termiti nella preparazione di cosmetici, con tanto di dimostrazione pratica!!
Alla cima del sentiero si trova una splendida cascata dove ci godiamo un rinfrescante e divertentissimo bagno prima di ridiscendere al fiume.
Dopo un gustosissimo pranzo a base di platano fritto e frutta torniamo sul fiume per l’ultima serie di rapide.
L’ultimo tratto lo percorriamo addirittura nell’acqua, facendoci trasportare dalla corrente sostenuti dai giubbini di salvataggio.
Giunti al termine dell’avventura abbiamo gli abiti di ricambio completamente zuppi visto che erano nello zaino che è andato a bagno col gommone, non ci resta che asciugarci qualche minuto al sole e salire in auto bagnati e infangati!
Trascorriamo il resto del pomeriggio in hotel sul bordo della piscina, incapaci di muovere un solo muscolo e nel tentativo di fare asciugare tutti i vestiti che abbiamo inzuppato!!!
La sera ceniamo nella zona viva, da Chef Guilty…la cena sarà parzialmente a lume di candela, visto che ad un certo punto manca la corrente e dobbiamo percorrere al buio anche la strada del ritorno!
22/10/05 sabato
6° giorno La Ceiba – Trujillo
Oggi lasciamo La Ceiba in direzione Trujillo, un piccolo paesino sul mare nella parte più ad est dell’Honduras.
Sveglia molto presto anche questa mattina, prima delle otto stiamo già cercando un locale dove fare colazione.
E’ ancora tutto chiuso e l’unica possibilità di mangiare è Wendy’s, una specie di fast food americano dove ci servono orrende uova e tortine alle mele fritte….
Prima di lasciare definitivamente la città facciamo una tappa in banca a ritirare contante con la carta di credito, visto che i bancomat non ci autorizzano all’operazione.
Ora siamo pronti, passiamo in albergo a ritirare gli zaini e saliamo sul taxi che ci porta alla stazione degli autobus.
Finalmente sole e caldo hanno preso il posto delle nuvole e della pioggia.
Il terminal degli autobus è un gran caos di persone in partenza e in arrivo. Bambini e ragazzi affollano la zona tentando di vendere qualunque cosa ai viaggiatori: cibo, frutta, cd, bibite, gomme, orologi, medicine, sapone…
Chiediamo per il bus diretto per Trujillo e saliamo dove ci indicano. Siamo molto in anticipo, fa caldo e dopo un’ora di attesa trascorsa in compagnia di tutti i piccoli venditori finalmente il bus parte.
In breve scopriamo che il bus è tutt’altro che diretto, ma la scoperta peggiore la facciamo quando il ragazzo dei biglietti passa e ci informa che non siamo diretti a Trujillo, ma a Tocoa e da li dovremo cambiare bus.
Il bus non è altro che un vecchio scuolabus americano mandato quaggiù a terminare la sua esistenza. Qui è stato dipinto e abbellito di colori e luci e adibito come molti altri suoi simili a trasporto locale. I sedili sono molto piccoli, lo spazio per gli zaini è decisamente ridotto…..ad ogni fermata continua a salire gente carica di bagagli e cibi di ogni tipo e diretta alle zone più periferiche del paese. Fa molto caldo, tutti i finestrini sono aperti.
Nonostante la scomodità il viaggio risulta uno dei più belli di tutta la vacanza: attraversiamo un susseguirsi di campi coltivati, corsi d’acqua in piena, foreste, paesaggi naturali meravigliosi, che a volte portano i segni dell’uragano appena passato. I piccoli villaggi scorrono uno dopo l’altro con le loro casette colorate o con le tipiche abitazioni di fango e tetti di foglie, affollate di animali nei cortili. Perfino le tombe di famiglia costruite nei recinti di casa, sono adorne di colori e fiori e rallegrano il paesaggio.
Le fermate sono frequentissime e ad ognuna sale e scende gente carica di ogni tipo di bagaglio confezionato nei modi più fantasiosi. A volte sono necessarie soste prolungate per scaricare tutto e i venditori locali approfittano per riproporre ancora una volta la loro mercanzia.
Aver sbagliato autobus ci ha parecchio allungato il viaggio, ma ci ha regalato quest’esperienza di contatto con la gente del posto, per una giornata abbiamo capito qualcosa di più del loro modo di vivere, della loro quotidianità. Siamo gli unici stranieri a bordo ma nessuno sembra farci caso.
Arriviamo a Trujillo alle 14.30. Dal terminal degli autobus un taxi ci porta in centro a cercare un hotel. Il primo che proviamo è senza aria condizionata, acqua calda e decisamente fatiscente e sporco, così ci affidiamo al taxista che ci porta al Plaza Central. L’impressione è subito migliore, ma anche qui le camere sono piuttosto spoglie e trasandate, la pulizia non è il massimo e non c’è acqua calda, ma la temperatura ci consente di rinunciare senza problemi! In ogni caso 250 Lps a camera a notte sono assolutamente accettabili.
La padrona è molto gentile e ci fornisce subito utili informazioni sul posto. Ci consiglia di andare a vedere la Fortezza di santa Barbara prima che chiuda.
Cristoforo Colombo è approdato a Trujillo nel 1502 al termine del suo ultimo viaggio nelle Americhe. Nel corso della sua storia la città ha subito l’assedio dei pirati, la dominazione spagnola e fu più volte bruciata e abbandonata.
Durante l’epoca coloniale spagnola per contrastare i ripetuti assedi dei pirati fu costruita la Fortezza di Santa Barbara. Nel cortile della fortezza sono ancora posizionati i cannoni, mentre gli interni sono stati restaurati e conservano alcune delle suppellettili originali.
In poco tempo facciamo il giro di tutto il centro del paese, molto bello, piccolo e caratteristico, curato e ben tenuto. Le strade sono fatte di ciottoli e l’affaccio sul mare è davvero suggestivo.
Proprio nella piazza centrale, accanto alla chiesa c’è un’ottima gelateria dove ci rinfreschiamo con una granita alla pin?a. Ancora un’occhiata allo splendido tramonto dall’affaccio, quindi leggiamo la posta all’internet caffè prima di una doccia quanto mai necessaria dopo il viaggio di oggi…ora siamo pronti per la cena.
Su consiglio della signora dell’albergo ceniamo in un locale carino da dove sono passate decine e decine di turisti, come testimoniano i saluti lasciati sui muri. Ottimi il pollo e il platano fritto!
23/10/05 domenica
7° giorno Trujillo
L’idea di partenza era di rimanere qui solo una notte e ripartire questa mattina per La Ceiba e imbarcarci verso Utila. Ma il lungo viaggio di ieri e l’accoglienza del posto ci hanno convinti a fermarci ancora un giorno.
Per tutta la notte abbiamo sentito fuori dalla camera urla e schiamazzi, probabilmente si trattava di altri ospiti dell’albergo…eppure ieri sembrava fossimo gli unici da queste parti….fatto che insieme al rumore del condizionatore, indispensabile per combattere l’umidità di questa stanza e per fare asciugare i vestiti che sono rimasti ancora bagnati dopo il rafting non ci ha fatto dormire molto stanotte…..
Alle 6.30 siamo già svegli, ci prepariamo e usciamo in cerca di un posto dove fare colazione. E’ ancora tutto chiuso, in giro c’è pochissima gente e quasi tutti stanno assistendo alla funzione della domenica nella cattedrale. Attendiamo le 8 passeggiando per il paese e finalmente la città comincia ad animarsi e i negozi aprono. Ci sediamo ai tavolini della gelateria che oltre alle ottime granite offre deliziose torte e succhi di frutta.
Prima di uscire abbiamo chiesto alla signora dell’hotel qualche informazione e lei ci ha consigliato di trascorrere la giornata in spiaggia, verso Puerto Castillo, nella zona di fronte all’hotel Cristoforo Colombo, che dovrebbe essere più curata e pulita.
Le chiediamo anche se da qui si può raggiungere l’isola di Guanaja con il battello, come abbiamo letto sulla guida, ma lei ci da conferma che le informazioni che riportano l’esistenza del battello sono errate e che l’isola si raggiunge solamente via aereo da La Ceiba. Pare anche che il viaggio sia molto costoso a causa dell’aumento del carburante e che negli ultimi giorni i collegamenti siano impediti dal passaggio dell’uragano.
Prendiamo un taxi che per 15 Lps a testa ci porta alla spiaggia. La giornata è bella e fa molto caldo, anche se il forte vento rende più gradevole la temperatura. L’acqua è agitata e calda, anche se non molto pulita. La spiaggia è deserta, solo più tardi arriveranno diverse famiglie locali con moltissimi bambini.
La spiaggia di sabbia bianca è ancora incontaminata, disseminata di palme e vegetazione. Purtroppo c’è molta spazzatura abbandonata, comprese bottiglie di vetro spaccate, molto pericolose. La sensibilità ambientale in questo posto non è molto sviluppata, ma forse è solo un fatto legato alla cultura e alla tradizione di un popolo abituato a vivere a stretto contatto con la natura che da sola è in grado di rigenerarsi. L’introduzione improvvisa di abitudini più “evolute”, quali l’utilizzo di confezioni di plastica non è stata supportata da una efficacie informazione su come tali innovazioni possono danneggiare l’ambiente.
Verso le 15 facciamo ritorno all’hotel rifacendo il percorso lungo la spiaggia. Sulla strada ci sono alcune abitazioni molto belle e un lodge di proprietà di tedeschi: si notano subito l’ordine impeccabile e lo stile nordico!!
Non possiamo fare a meno di imbatterci anche in un intero carro ferroviario abbandonato lungo la battigia che il mare sta lentamente consumando. Al ritorno chiediamo spiegazioni alla signora dell’albergo che ci racconta che in passato a Trujillo arrivava la ferrovia, che serviva ai coltivatori di banane per il trasporto dalle piantagioni al porto. Poi la linea è stata dismessa e la compagnia privata che la gestiva ha smantellato la struttura e gettato in mare il carro affinchè nessun altro potesse utilizzarla.
Siamo cotti dal sole….per fortuna avevamo messo la protezione alta!!! Una bella doccia e di nuovo siamo pronti per tornare a cena dove siamo stati ieri.
Domani ripartiremo, senza aver fatto nessuna delle escursioni possibili. In realtà ci siamo concessi un giorno di completo relax, senza neppure informarci sulle altre possibilità. In albergo però abbiamo notato un cartello che suggeriva di rivolgersi all’hotel Villa Benkeley’s per prenotare gite a piedi o in 4×4 nella foresta.
24/10/05 lunedi
8° giorno Trujillo – Utila
Oggi siamo diretti a Utila e intendiamo prendere il bus delle 9 per la Ceiba. Questa volta con l’aiuto della signora dell’albergo riusciamo a prendere il bus diretto. Prima di partire facciamo un ultimo giro per il paese, in particolare vorremmo visitare il vecchio cimitero, dove è sepolto anche William Walker, un pirata americano che è stato presidente del Nicaragua. Il cimitero è poco distante dall’albergo, ma quando arriviamo scopriamo che è completamente abbandonato, l’erba alta più di un metro ricopre tutte le tombe e ci impedisce di entrare.
Torniamo indietro al centro e facciamo colazione all’hotel Emperador, un vecchio edificio completamente ristrutturato e ora adibito a hotel e ristorante.
Recuperiamo gli zaini, salutiamo con molto affetto la signora dell’hotel e saliamo sul taxi per il terminal.
Puntuale alle 9 il bus parte. Ripercorriamo la strada fatta all’andata, il comfort è decisamente superiore, le fermate sono ridotte, ma è tutto molto meno pittoresco e caratteristico….
Il bus ci lascia fuori La Ceiba, direttamente in prossimità del Muelle de Cabotaje, la località da dove partono i traghetti per Utila e Roatan. Alla fermata del bus i taxi sono a disposizione per portare i passeggeri fino al molo per 10 Lps a testa.
Arrivati alla biglietteria scopriamo che in questo periodo il servizio è limitato ad una corsa al giorno, alle 16, anzichè due come negli altri periodi. Non ci resta che aspettare e lo facciamo insieme a molti altri ragazzi in prevalenza americani. Per ingannare l’attesa pranziamo con la solita porzione di pollo, riso e fagioli al ristorante del molo e poi ce ne stiamo sotto la tettoia ad osservare le operazioni di preparazione delle merci da caricare sui battelli mentre si scatena un breve e intensissimo acquazzone.
Siamo rimasti a lungo indecisi sulla scelta dell’isola dove trascorrere qualche giorno di mare, poi ragionando abbiamo scelto Utila, la più piccola delle tre isole della baia. In realtà avevamo quasi da subito scartato Roatan preferendo un posto meno sfruttato turisticamente. Restavano quindi Guanaja e Utila. Sulla prima si può arrivare solo via aria a caro prezzo, in più pare che gli alloggi scarseggino e che sia tutto in mano a pochi ed esclusivissimi lodge. Così la scelta è ricaduta su Utila.
Alle 15.30 giunge al molo la Utila Princess, il ferry che ci porterà sull’isola. Le operazioni di sbarco e imbarco merci e generi di consumo necessari agli abitanti dell’isola richiedono più tempo del previsto e siamo pronti a partire solo alle 17.
Il tempo di goderci un bellissimo tramonto e il cielo si riempie di stelle. La traversata dura circa un’ora e mezza, il mare apparentemente calmo si rivela invece un po’ agitato…..
Attracchiamo al molo di Utila alle 18.30, ad accoglierci molti ragazzi responsabili ei vari diving center dell’isola, che propongono pacchetti di immersioni che comprendono per pochissimi dollari anche l’alloggio.
I corsi sub sull’isola hanno prezzi decisamente convenienti e la presenza della barriera corallina e dei famosissimi squali balena ci fa riflettere sulla possibilità di iscriverci.
Poi il pensiero che saremmo gli unici a non parlare bene l’inglese ci fa desistere e optiamo per trascorrere quattro giorni in completo relax!
Percorriamo tutto il molo e imbocchiamo la strada principale verso destra in cerca di un albergo. Qualche centinaio di metri più avanti troviamo Ruby’s Inn, una pensione gestita da una coppia piuttosto singolare, certamente non sono honduregni, ma neppure americani, come la maggior parte degli stranieri dell’isola.
Ci mostrano la stanza, costruita interamente in legno su un terrapieno direttamente sul mare. E’ decisamente molto bella: finalmente muri bianchi e bagno in ordine…un vero lusso! Ci chiedono 18$ a notte senza aria condizionata (altrimenti sarebbero 30). Accettiamo, tanto il ventilatore è sufficiente, qui il clima è meno umido e la notte si dorme bene.
Una doccia calda prima di cena ci fa davvero piacere….
Torniamo sulla strada principale che attraversa la parte abitata dell’isola da un capo all’altro, tornando verso il molo, superiamo l’incrocio con la strada per pumpkin hill e a destra troviamo Munchie’s cafè, un locale molto carino all’interno di un edificio storico ristrutturato.
I ristoranti a Utila davvero non mancano, si susseguono uno dopo l’altro alternandosi ai dive center. Stasera però molti sono chiusi, non sappiamo se perchè è lunedi o perchè siamo in bassa stagione.
Ci sediamo ad un tavolino sotto il portico e subito notiamo che il menù è scritto in inglese ed i prezzi sono leggermente più alti di quanto siamo abituati. Del resto siamo su un’isola, è normale. Quanto all’inglese qui la maggior parte dei turisti è americana e molti dei residenti provengono da la. Si capisce che sull’isola sono molto più orientati al turismo che nel resto del paese. In ogni caso non si è affatto persa l’atmosfera locale.
Alle 21.30 (stasera è tardissimo!!!) andiamo a letto…..nella notte si scatena un vero nubifragio che ci fa temere per la giornata di domani…..
25/10/05 martedi
9° giorno Utila
Dopo una notte come quella appena trascorsa non avremmo davvero immaginato di svegliarci con una giornata così bella!
Indossiamo il costume e cerchiamo un bel posticino dove fare colazione. Sono anche curiosa di vedere questo posto con la luce del sole: fino ad ora lo abbiamo visto solo al buio.
Come ci era sembrato già ieri sera, l’isola è molto bella, in parte ritroviamo le caratteristiche degli altri paesi honduregni che abbiamo visto, ma ci sono anche molte case in legno in stile coloniale e il paese appare subito molto più ordinato e pulito rispetto agli altri posti.
Ci sono pochissime auto, molti quad e moto, qualche veicolo elettrico e moltissime biciclette, il mezzo più utilizzato da locali e turisti visto che si possono noleggiare facilmente.
C’è una sola strada principale e un paio di arterie che dirigono verso l’interno dell’isola.
Entriamo in una panetteria che fa anche prime colazioni in prossimità dell’incrocio principale. Un buon succo d’arancia naturale e una fetta di pane alle banane (una focaccia dolce con banane, cioccolato e caffè) e via verso la spiaggia! E’ presto e in giro c’è ancora pochissima gente.
Sulla guida leggiamo che la migliore spiaggia si trova a sinistra del molo, all’imbocco della laguna principale. Seguiamo la strada asfaltata fino alla fine e proseguiamo su quella sterrata che termina proprio dove il lembo di terra si interrompe per lasciare spazio alla laguna. Qui vediamo il cartello che indica la spiaggia. Occorre pagare 30 Lps per accedere, che serviranno per la manutenzione del luogo e l’utilizzo delle infrastrutture. Non ci piace molto, in realtà la spiaggia si riduce ad una piccolissima striscia di sabbia che non ci consente di stendere neppure il telo e l’acqua è bella, ma il fondale completamente ricoperto di posidonia. In effetti l’isola è completamente dedicata a diving e snorkeling, e questa zona è particolarmente indicata a queste attività, è questo il motivo per cui è segnalata tra le attrazioni. Noi intendiamo dedicarci solo a bagni di sole e di mare, quindi torniamo indietro fino ad un punto in cui la spiaggia è più ampia e formata esclusivamente di coralli e l’acqua è azzurra, trasparente e caldissima!
Restiamo soli tutto il giorno, ogni tanto passa una bicicletta o una moto lungo la strada adiacente. Fa molto caldo ma per fortuna il vento aiuta a sopportalo. All’ora di pranzo siamo già sufficientemente abbrustoliti e torniamo verso il paese in cerca di un chiosco e di un liquados. Poco più avanti incontriamo un paio di locali molto carini, costruiti vicino alla spiaggia con legno e tetti di foglie, dai quali si diffonde musica reggae a tutto volume. Ci sediamo all’ombra…si sta d’incanto!!! Succo d’arancia e platano fritto ci sistemano lo stomaco! Il proprietario ci invita alla festa di halloween che sta organizzando per lunedi prossimo, ma purtroppo per quella data staremo preparando i bagagli per tornare a casa!
Trascorriamo il pomeriggio sulla spiaggia davanti al locale dove nel corso della giornata si sono radunate diverse persone.
Questa mattina qui l’acqua non ci era sembrata bellissima e invece ci rendiamo conto che era solo colpa del fondale di sabbia finissima che la intorbidiva. C’è molto spazio sulla spiaggia e due grandi alberi garantiscono zone di ombra.
Purtroppo il succo d’arancia di questa mattina (o chissà cos’altro…) potrebbe essere stato fatto con acqua non purificata e ora ne subiamo le conseguenze: alle 18 siamo già nel letto con dolori di pancia e saltiamo anche la cena!!!!
Pazienza, tanto nel frattempo si è scatenato un vero e proprio diluvio: l’acqua scende a secchiate!!! Non avremmo neppure potuto uscire dalla stanza!
26/10/05 mercoledi
10° giorno Utila
Le dodici ore di sonno ci hanno rimessi a posto…alle 5.30 il sole entra già dalla finestra…abbiamo una fame….
Ci prepariamo e usciamo per la colazione….non siamo sicuri che sia stato il succo d’arancia di ieri mattina a farci male, ma nel dubbio cambiamo posto!
Seguiamo la strada verso destra, puntando all’estremità dell’isola che ancora non abbiamo visto. Pochi metri avanti incontriamo Big Mama’s. Ci piace! Entriamo e per 35 Lps facciamo colazione con banana bread e caffè. Oggi niente uova e fagioli…meglio tenersi leggeri.
Proseguiamo fino alla fine della strada, dove sorgeva la vecchia pista dell’aeroporto.
E’ segnalata una spiaggia e infatti troviamo l’ingresso. Anche qui è richiesto il pagamento di 3 $ d’ingresso per la manutenzione e le attrezzature. Andiamo a vedere, ma come è successo ieri l’acqua è invasa dalle praterie di posidonia…il luogo ideale per le immersioni!
Alla fine torniamo dove siamo stati ieri, tanto è ancora presto e non fa molto caldo, una passeggiata fa piacere!
Le strade sono deserte, come la spiaggia. Pensiamo che tra qualche ora ci sarà più affollamento, invece, a parte un paio di ragazze non arriva nessuno per tutto il giorno. Il tempo presto peggiora e il cielo si riempie di nuvole che si alternano al sole fino ad oscurarlo completamente.
Temendo un nuovo acquazzone torniamo con calma verso la nostra stanza e proprio quando arriviamo comincia a piovere. Poco dopo la pioggia si trasforma in un altro nubifragio!
Attendiamo che smetta e torniamo fuori a bere qualcosa. Scegliamo il self service poco distante e inganniamo il tempo con una coca cola e il solito platano fritto. Diamo un’occhiata alla posta per sapere quali novità ci sono a casa e facciamo una passeggiata per le vie del paese.
Ora siamo seduti sulle panchine del molo dell’albergo a guardare il mare….il cielo….si sta proprio bene…chissà se domani il sole tornerà….
27/10/05 giovedi
11° giorno Utila
Nella notte come sempre ci tiene compagnia un acquazzone, quando ci svegliamo però il sole splende e nel corso della giornata il cielo diverrà ancor più azzurro e limpido.
Stamattina colazione alternativa: al supermercato compriamo il succo d’arancia e alla panetteria torta dolce e perfino un ottimo trancio di focaccia con rosmarino e formaggio….quasi all’altezza della nostra focaccia ligure!
Passiamo l’intera giornata in spiaggia e finalmente riusciamo ad abbronzarci! Solo una medusa insidia la piacevolissima giornata di relax!!!
Nel tardo pomeriggio tentiamo la passeggiata a Pumpkin hill, la collina panoramica da cui si può godere della meravigliosa vista sull’isola. Dopo un paio di chilometri di strada però siamo costretti a rinunciare e tornare indietro perchè veniamo letteralmente assaliti dalle zanzare. Non c’è stato modo di togliercele di torno, forse anche a causa della presenza di una palude lungo la strada!
Peccato, mi sarebbe proprio piaciuto godere del panorama da lassù, ma una volta in camera conto più di 100 punture su gambe e braccia…sarebbe stato impossibile proseguire!!!
Anche stasera ci godiamo il bellissimo tramonto dalla panchina sul molo aspettando l’ora di cena.
Stavolta però cambiamo posto: andiamo al Grill’s. Non si rivela una buona scelta, il menu prevede praticamente solo pollo con due contorni a scelta. Io prendo pollo in marinata di miele e birra, buono, ma un pò nauseante….neppure il locale è eccellente, ma forse è colpa nostra che ci siamo fermati nella prima sala anzichè dirigerci verso il mare….
Stasera il cielo è limpidissimo, pieno di stelle come ancora non l’avevamo visto…e dal molo è uno spettacolo!!!!
28/10/05 venerdi
12° giorno Utila
Stanotte per la prima volta non è scesa neppure una goccia d’acqua. Il tempo sembra buono. Decidiamo di ripetere la colazione di ieri, ma purtroppo la panetteria è chiusa! Non capiamo bene come funzionino gli orari dei negozi da queste parti, ma probabilmente non esistono regole e ognuno apre in base alle proprie esigenze….
In generale la vita segue i ritmi del giorno: ci si alza con la luce e ci si ritira quando arriva il buio. I ristoranti aprono presto e al più tardi alle 22 chiudono.
Anche oggi torneremo alla solita spiaggia, dobbiamo approfittare perchè potrebbe essere l’ultima occasione della vacanza per abbronzarci! Domani mattina infatti ripartiremo per La Ceiba e Tela.
L’impressione che abbiamo è che l’isola si stia preparando per la stagione estiva: i chioschi sulla spiaggia cominciano ad allestire moto d’acqua e altri sport, si tirano fuori amache e panchine….la stagione delle piogge sta per terminare e tra qualche giorno il turismo aumenterà…
Nel pomeriggio il tempo peggiora un’altra volta e facciamo a tempo a tornare alla camera che ricomincia a piovere. Per cena torniamo dove siamo stati la prima sera qui a Utila. Per 450 Lps ordiniamo chicken fajitas e aragosta alla griglia. L’aragosta non è il massimo, l’hanno forse troppo arricchita di condimenti, ma quando ricapita di mangiare aragosta fresca a questo prezzo???
29/10/05 sabato
13° giorno Utila – Tela
Il battello per La Ceiba parte alle 6.20. Poco prima di uscire dalla stanza si scatena l’ennesimo acquazzone, ma per fortuna smette in tempo per riuscire a non bagnarci.
Il cielo però è messo decisamente male, cupo e minaccioso, il forte vento e il mare agitato non lasciano presagire niente di buono.
Il viaggio è più veloce rispetto all’andata e il capitano è molto impegnato ad evitare le onde più alte.
Ieri all’internet point abbiamo intuito che è in arrivo l’urgano Beta e la notizia sembra proprio confermata, specialmente dalla situazione che troviamo a La Ceiba.
Non piove, ma molte strade si sono allagate nella notte e il taxi che ci porta al terminal dei bus deve percorrere molte vie alternative per evitare quelle inondate.
Cerchiamo il bus diretto per Tela, che parte alle 9.30, dopo un’ora di attesa nella sala d’aspetto dell’Empresa Diana dove, come al solito, l’aria condizionata è altissima!
Dopo un’ora di tragitto il bus ferma ad uno dei posti di ristoro che si trovano lungo le strade principali del paese, una sorta di caratteristico “autogrill” dove i conducenti e i passeggeri possono scendere e mangiare.
Qui mangiare è sport nazionale….mangiano qualunque cosa a qualunque ora!
A Tela il bus ci lascia fuori città, da dove prendiamo un taxi per arrivare all’hotel che abbiamo scelto, il Mango B&B, anche se, essendo bassa stagione, fa solo bed…per il breakfast dovremo attrezzarci in altro modo.
Anche in città molte strade sono allagate, il mare è in tempesta e il cielo piuttosto plumbeo….
Facciamo un giro per il centro approfittando della tregua della pioggia. Tela è abbastanza piccola, somiglia a La Ceiba, anche se più ordinata.
La polizia è molto presente nelle strade, da qui infatti qualche anno fa è partito il progetto della polizia turistica.
Pranziamo sul lungomare, al ristorante Luce del Norte, poi andiamo a piedi fino al terminal Hedman Alas per assicurarci sull’orario del bus per l’aeroporto che dovremo prendere dopodomani.
Il terminal si trova all’interno dell’area dell’hotel Villas Telamar, costruito dove in passato sorgevano le residenze dei dirigenti della Chiquita, la famosa industria di banane.
Al ritorno passiamo all’agenzia Garifuna Tours per prenotare l’escursione a Los Micos per domani o dopodomani. Le ragazze ci dicono però che con meno di 4 persone non organizzano escursioni e per ora siamo gli unici. E noi che siamo venuti qui apposta!!!! Ci dispiacerebbe molto rinunciare solo per questo, così scriviamo una mail ad Alessandro, il proprietario italiano della Garifuna e del Mango B&B. Poco dopo viene di persona a presentarsi in albergo e ci dice che il problema non è il numero di persone, ma piuttosto le condizioni meteo. Ci conferma che l’uragano Beta, attualmente sul Nicaragua, si sta avvicinando. Comunque ci invita a tornare all’agenzia e metterci in lista per l’escursione. Se il tempo lo permetterà andremo.
La chiacchierata con Alessandro però ci mette un po’ di preoccupazione: se l’uragano non cambierà rotta dovrebbe essere qui proprio quando noi partiremo e temiamo di non riuscire a raggiungere l’aeroporto.
Pare anche che siamo stati molto fortunati ad essere arrivati fin qui: quello di stamattina era l’ultimo ferry partito da Utila, dopodiche il servizio è stato sospeso per le condizioni del tempo e del mare!
Prima di cena facciamo un salto al supermarket per comprare alcune cose che ci mancano e qualche prodotto locale da portare a casa.
Quindi per cena torniamo al ristorante dove abbiamo pranzato, anche perchè le alternative in zona non sembrano molte….
30/10/05 domenica
14° giorno Tela
Ci svegliamo con una pioggia molto forte. Evidentemente la gita di oggi sarà annullata, in ogni caso andremo all’appuntamento per il rimborso dei biglietti.
All’agenzia ci rendono i soldi, ormai per questa volta non abbiamo speranza di fare l’escursione, anzi, pare proprio che la vacanza sia finita!!
Di fronte all’agenzia c’è un bel locale dove fanno dolci e succhi di frutta, l’ideale per fare colazione! Quindi passiamo qualche ora all’internet point e il resto della giornata in hotel. Continuo a pensare a cosa fare, ma non mi viene in mente niente: piove davvero a dirotto e tutti i posti che si potrebbero visitare sono all’aperto, compreso il giardino botanico.
Anche l’idea di andare ad Omoa non mi convince: anche li sta piovendo e non si potrebbe visitare la fortezza.
Ce ne stiamo tutta la mattina in hotel, ogni tanto controlliamo la situazione, ma la pioggia non accenna a diminuire, le strade sono ridotte a veri e propri torrenti. Cerchiamo di parlare con Alessandro per farci suggerire cosa fare, ma la domenica non è mai in zona.
Ci guardiamo un paio di film, sempre con un occhio su canal 5, il canale dei notiziari locali.
Un paio di volte la pioggia accenna a diminuire e tentiamo di uscire, almeno per fare due passi. La prima volta rinunciamo perchè la tregua non ci lascia arrivare neppure alla porta, la seconda invece raggiungiamo l’internet cafè, quindi si riscatena il diluvio!!!
Trascorriamo il resto del pomeriggio nella hall a conversare con una signora israeliana che sta girando il centro America da sola per tre mesi e con una coppia di ragazzi belgi, anche loro in giro per gli stessi paesi per quattro mesi…ma chissà che lavoro faranno per avere tante ferie!!!!!
All’ora di cena riusciamo a raggiungere il ristorante attraverso strade deserte e completamente allagate.
Quando rientriamo la signora israeliana è ancora nella hall e conversiamo ancora un pò, lei domani partirà per Copan, mentre noi pensiamo di andare a San Pedro, per avvicinarci all’aeroporto ed eventualmente cercare di ripartire con un giorno di anticipo, casomai la situazione peggiorasse ancora.
31/10/05 lunedi
15°giorno Tela
Questa notte al pioggia è stata talmente forte da farci seriamente preoccupare e pensare che difficilmente saremmo riusciti ad andarcene da qui.
Il rumore era fortissimo e le strade fiumi in piena.
Puntiamo la sveglia alle 5.30, siamo intenzionati a partire prima possibile. Quando ci alziamo però abbiamo un’enorme sorpresa: il cielo è quasi sgombro dalle nuvole e si intravede il sole. Decidiamo di non andare via subito, ma di aspettare qualche ora e vedere come si mettono le cose.
I primi notiziari informano che l’uragano ha molto diminuito la sua intensità e non si dirige verso il mare. L’emergenza è finita…anche se la seconda notizia è quella della formazione dell’uragano Gamma…ma quando arriverà saremo già a casa!
Torniamo a far colazione dove siamo stati ieri e mentre assaporiamo paste e batidas una delle ragazze della Garifuna viene a cercarci per dirci che il tour alla laguna di Los Micos a cui abbiamo dovuto rinunciare ieri è in partenza oggi e ci chiede se siamo ancora interessati. Decisamente si! Abbiamo un quarto d’ora per tornare in albergo a prendere lo zaino e recarci all’appuntamento.
Con un fuoristrada ci allontaniamo da Tela lungo la strada principale, dopo qualche chilometro imbocchiamo una sterrata che attraversa i villaggi Garifuna della costa.
Viaggiamo per circa un’ora attraverso palmeti popolati di uccelli e falchi, la strada è parecchio dissestata e si incontrano molte pozze d’acqua, alcune talmente profonde che al nostro passaggio l’acqua entra nell’auto!
Arrivati a Miami, un piccolo villaggio garifuna che sorge su un lembo di sabbia tra il mare e la laguna, saliamo sulla lancia che navigando a pelo d’acqua ci conduce all’interno della laguna, attraverso i canali formati dalle radici di enormi mangrovie. Gli uccelli affollano i rami, nonostante questo non sia il periodo di maggior popolamento. Nei mesi da gennaio a marzo infatti c’è la maggior quantità di specie e individui, perchè sono i mesi in cui la laguna è più ricca di pesce e quindi di nutrimento. Avvistiamo comunque cormorani, martin pescatori, pellicani cafè, gallito de agua, bujaja, garza azul. Purtroppo neppure una scimmia!
Dopo un’ora e mezza di navigazione sbarchiamo al villaggio e lo attraversiamo a piedi. Miami è uno dei tanti villaggi Garifuna presenti in questa zona e in tutta la costa dell’Honduras, ma è il più piccolo di tutti abitato da sole 250 famiglie. A differenza degli altri inoltre mantiene completamente l’aspetto tradizionale: le capanne sono costruite in legno di mangrovia e foglie di palma, mentre negli altri villaggi molte case sono costruite in cemento.
Qui l’unica fonte di guadagno è la pesca, cui partecipano tutti i membri della famiglia, uomini, donne e ragazzi. La guida, un ragazzo garifuna molto simpatico, ci racconta che ogni membro possiede una piccola lancia con cui esce in mare o nella laguna a pescare. Alla nascita di un nuovo membro viene costruita una nuova lancia che gli servirà quando sarà in grado di uscire a pesca.
Mentre attraversiamo il villaggio arriva una lancia di pescatori carica di pesce che viene subito pulito con l’aiuto degli altri abitanti.
Pranziamo sulla spiaggia tra bambini che giocano e moltissimi cagnolini. Il pranzo a base di pesce fresco, platano fritto, riso e fagioli è cucinato da una donna del villaggio.
Ripercorriamo la strada dell’andata anche per rientrare e ci fermiamo in altri villaggi per consegnare parte del pesce pescato. Durante la sosta molte ragazzine si affacciano all’interno dell’auto a curiosare…
Nel pomeriggio passeggiamo per Tela e ci dedichiamo alle ultime compere: domani si parte davvero!
E’ stata una fortuna che l’uragano si sia allontanato e che siamo rimasti, altrimenti avremmo dovuto rinunciare alla bella esperienza di oggi!
Per cena neppure a dirlo torniamo al solito posto, ma stasera solo riso e fagioli…comincio a non poterne più di pollo fritto!!!
In questo locale è anche possibile fare lo scambio di libri: portandone uno già letto lo si può scambiare con un altro. Io non ne ho con me nessuno, però chiedo di poterne comprare uno, così domani in viaggio avrò qualcosa da leggere!
01/11/05 martedi
16° giorno trasferimento a S. Pedro e rientro in Italia
Sveglia anche oggi alle 5.30. Alle 6 siamo pronti per recarci al terminal dei bus e proseguire direttamente per l’aeroporto di San Pedro. La strada questa mattina è insolitamente deserta, deve essere festa anche qui. Non c’è neppure l’ombra di un taxi…e dire che negli altri giorni passano uno dopo l’altro richiamando clienti…!!
Ci incamminiamo a piedi per le strade ancora bagnate e a metà strada finalmente ci viene offerto un passaggio.
Facciamo i biglietti e saliamo sul bus. Siamo gli unici passeggeri. Alle 8.20 siamo in aeroporto. Ci mettiamo in coda per il check in, dove il bagaglio viene controllato manualmente dagli addetti che ci svuotano completamente gli zaini per controllarne il contenuto….peggio per loro….gli zaini sono pieni di roba sporca….!!!!
Siamo pronti per partire…carte d’imbarco solo fino a Miami però, la dovremo rifare il check in! Ultimo passaggio: pagare la tassa di uscita, ben 63$….un furto!!!!
Il volo TACA parte in perfetto orario e ci porta piacevolmente a Miami, dove rifaremo la solita estenuante coda al controllo passaporti (e un’altra volta ci prendono impronte e foto..faranno la collezione????) e al check in….quindi ultima fatica e tra qualche ora saremo a casa!!!