di Patrizia Sordini –
Cosa abbiamo visto:
Tashkent,
Amir Temur Square,
Independence Square,
Old City part of Tashkent with Khast-Imom Complex and Chor-Su bazaar,
Applied Arts Museum.
Nukus
Visit Art Museum with Russian and Uzbek art,
State Museum.
Khiva
Ichan-Qala fortress. In Ichan-Qala fortress visit Kunya-Arc, Sayeed Alauddin mausoleum, medrese Arab-Mukhamadkhan, mosque Oq-Masjid, medrese Hodjan Berdi-biya, Shirgazikhan, Abdullakhan, Juma mosque, medrese Allakulikhan, Toshkhovli palace, Pakhlavan Makhmud mausoleum, minaret Islom-khodja.
Bukhara
Visit Samani dynasty mausoleum,
Arc Fortress,
Chashma-Ayub,
Kalon ensemble, medrese Miri-Arab, Magoki-Attori mosque, medrese Ulugbek and Abdulazizkhan, trade domes, Lyabi Hauz complex, medrese Chor-Minor, Chor-Bakr and Bakhoutdin Naqshbandi mausoleum.
Shakhrisabz
Ak-Saray palace,
mausoleum of Jakhongir and Omar-Shaykh,
mausoleum Dorut-Tilovat where conqueror Tamerlane’s father and his spiritual tutor are buried,
Kok-Gumbaz mosque.
Samarkand
Registan Square,
ruins of Bibi-Khanum Mosque,
Shakhi-Zinda necropolis,
Gur-Emir mausoleum,
Ulugbek observatory,
Afrosiyob museum,
central bazaar in Samarkand
Fergana Valley
Khudoyar-khan Palace,
Djami Mosque,
Kamol-Kazy Madrassah,
Dahman-Shakhon and Madirakhan Necropolis
l’indirizzo del tour operator in Tashkent:
Sevara Izrailbekova
Travel Consultant
Advantour Ltd.
Mirabad-1 St., 47a
Tashkent, 100070
Uzbekistan
Tel: +998 71 150 3020
Fax: +998 71 150 3021
I nostri hotel:
Hotel: Grand Tashkent in Tashkent;
Grand Tashkent Hotel
A. Kahhara str. 57
Tashkent, 100047
Uzbekistan
Tel: 998 712 54 27 96
998 97 405 26 77
Hotel: Jipek Joli in Nukus;
Hotel Jipek Joli
Rzaev kochasi 4
Nukus 142000
Karakalpakstan
Uzbekistan
Tel: 998 61 222 11 00
Fax: 998 61 222 85 00
Hotel: Malika Khiva;
Address of the hotel Malika Khiva:
P. Kori kochasi 19 A,
Khiva, Uzbekistan
Tel/fax: + 998 6237 58 618
Hotel: Minzifa in Bukhara;
Hotel Minzifa
Eshoni Pir kochasi 63
Bukhara, Uzbekistan
Tel/fax: 998 65 224 56 28
Hotel: Kamila in Samarkand;
Kamila Hotel
26 Artyom Street
Samarkand
Uzbekistan
Tel: +998 3662 357345
Hotel: Asia Fergana;
Address of the hotel Asia Fergana
Navoi kochasi 26 A
Fergana, Uzbekistan
Tel: 998 732 24 52 21
Fax: 998 732 24 80 05
Good luck in Uzbekistan 2009!
Venerdì 3 luglio
Volo Nizza- Taskhent
Eccoci nella capitale Uzbeka!
Al banco a Nizza, anche questa volta, mi sono presa una bella botta di fifite^ E’ il nostro primo viaggio organizzato senza il supporto di un’agenzia italiana. Tramite Expedia abbiamo comperato i biglietti aerei: è stato semplice. Ci siamo scelti anche i posti a bordo, tramite E-mail ci hanno mandato la conferma… tutto facilissimo! Ma per visitare il paese occorreva anche il visto. La “RomanaSocialTour” ci ha eseguito la pratica. E’ stato semplicissimo. E’ bastata una telefonata all’agenzia e una alla “TNT TRACO” , questi sono venuti a domicilio a ritirare i passaporti, ci sono stati recapitati a casa, dopo circa una settimana, con il visto, il pagamento è stato effettuato in contanti contrassegno: più semplice di cosi!!!
Ma al banco ci fanno qualche difficoltà: oggi è il 2 luglio, il nostro visto ha la data del 3 luglio, con qualche telefonata si aggiusta tutto, infatti noi arriveremo in Uzbekistan il 3 luglio, quindi dovrebbe essere tutto a posto. Il volo con “Aeroflot” è stato tranquillo. I controlli sono molto meticolosi per il bagaglio e non solo, la cosa mi tranquillizza. La sosta a Mosca è passata velocemente, circa due ore, tra i vari giri nei “Duty Free” per controllare i prezzi della Vodka!
E… finalmente Tashkent
Dall’aereo siamo scesi, ora bisogna uscire dall’aeroporto.
Sorpresa: due crocerossine ci porgono un termometro a mercurio, camminiamo tutti in fila, con il braccio piegato, pochi metri avanti e altre due crocerossine ritirano il termometro, controllano la temperatura… e se qualcuno avesse la febbre!?! meglio non pensarci! Controllo passaporti: procedura estenuante, avevo letto che ci andava molta pazienza, quindi ci mettiamo in coda… non possiamo fare altro. Tutto bene, il visto è O.K. Ero preoccupata! Il bello viene adesso: dobbiamo compilare una sorta di carta di sbarco: i moduli sono tutti in cirillico! Siamo disperati, non solo noi ma anche gli altri turisti. Inaspettatamente arriva un impiegato che gridando come un venditore ambulante offre moduli scritti in inglese, inutile dire che è stato preso d’assalto! Bisogna scrivere le proprie generalità e anche quanti dollari o Euro abbiamo. E anche questa è fatta! L’automobile e il nostro autista ci stanno aspettando e in pochi minuti siamo in albergo: Gran Tashkent, situato vicino all’aeroporto. Giusto il tempo di consegnare i passaporti, cambiare un pochino di soldi, 50 dollari… ma l’equivalente in Sum è tanto, ci danno solo tagli da 1000 Sum, (scopriremo poi che non esisto tagli superiori) impossibile metterli nel portafoglio, opto per la borsa, molliamo le valige e via. Approfittiamo di un taxi, che per 3000 Sum, circa due euro, ci porta in centro, proprio nella “Piazza dell’Indipendenza”. Da qui, dal cuore di Tashkent parte la nostra esplorazione. Questa città è stata una sorpresa, una piacevole sorpresa, specialmente i suoi abitanti, non mi aspettavo tanta cordialità e tanta simpatia, ci chiedono da dove arriviamo, così cominciano a cantare “L’Italiano” di Toto Cotugno, a quanto pare qui è una celebrità, conoscono anche tutto il calcio Italiano, tutte le nostre squadre sono molto più informati di me al riguardo. Il nostro girovagare, guarda un po’. Ci porta al mercato, è un enorme bazar, km di banchi, km di merce e fiumi di persone. La parte più suggestiva il mercato della carne: macellai, decine e decine di macellai che : affettano, tagliano, segano, spezzano, fasciano, spellano, sezionato… tonnellate di carne… e non si sente puzza, ma sono profumo di carne buona! Faccio delle foto, dei filmati, la gente mi saluta e vuole entrare nell’inquadratura, quando sa che il suo ritratto arriverà fino in Italia sembra ancora più felice. E’ quasi ora di rientrare, abbiamo appuntamento con “ADVANTOUR” l’agenzia di Tashkent che organizza il giro, l’abbiamo contattata su internet, lasciandoci guidare sempre dall’istinto, non le abbiamo mandato neanche un cent. Ma SEVARA, la ragazza con qui abbiamo trattato, ci ha già confermato tutti gli hotel e anche il volo interno: Tashkent-Nukus. Ma per tornare ci serve un altro taxi, mentre ci guardiamo intorno un uomo di almeno 150 kg. Ci chiede se vogliamo un taxi: certo che sì! Gli facciamo vedere il biglietto dell’hotel, non capisco se non sa leggere o se non sa dove si trova, ma non rinuncia, mette in moto e parte. Si ferma davanti all’hotel più lussuoso della città, penso che abbia fatto questo ragionamento: italiano=lusso=grand Hotel! Noo! Quando capisce che non siamo alloggiati lì sbianca, non sa cosa fare, si ferma, chiede ai passanti, comincia a telefonare… sono le 11,40… e il tempo passa, abbiamo l’appuntamento alle 13.00, non sto più nella pelle, non so cosa fare. Il tassista continua a telefonare, continua a chiedere e continua a girare, il melone e le pesche comperate al mercato, stanno maturando nel caldo della vettura… Una botta di c..o! Mentre sta parlando al telefono non si sa con chi, per puro caso passiamo davanti al nostro hotel: ferma!!! siamo arrivati, paghiamo, ha anche una bella faccia tosta di chiederci il doppio del pattuito… ma non facciamo discussioni. Giusto il tempo di riprenderci un pochino, di mangiare il nostro melone e già il nostro autista è pronto per portarci da Sevara. L’ufficio dell’Advantour è un vero ministero, molto grande, lei è giovanissima e molto carina. Ci accoglie, ha preparato tutto, prendiamo i nostri documenti, compresi i biglietti aerei per domani, le diamo il suo onorario, ci presenta la guida che ci accompagnerà a fare il giro della città. E’ una ragazza russa, parla inglese, noi non lo parliamo molto bene, ma come sempre, con un pochino di buona volontà riusciamo a capirci. Con lei possiamo visitare il complesso delle moschee e delle madrase, erano state tutte chiuse durante l’era Sovietica, alcune adattate a deposito, altre a stalle, certo che quel periodo, non deve essere stato un tempo facile per i fedeli, la nostra guida ci spiega che le madrase, non sono solo scuole religiose, ma qui vengono insegnate tutte le materie, c’è anche una sorta di scuola dell’artigianato, così che i ragazzi che non sono molto portati per lo studio qui possono imparare un mestiere… Rientriamo in hotel, siamo sfiniti, non ci siamo fermati neanche un momento, decidiamo di cenare in albergo: polpette di carne, patate fritte e una birra per un tot. Di 18.000 Sum che equivale a circa 10euro – 5euro a testa.
Sabato 4 luglio Tashkent-Nukus
Ecco qua! Non ci hanno chiamato!
Avevamo chiesto la sveglia per le cinque, ma non ci hanno chiamato. dobbiamo andare all’aeroporto, per fortuna mi sono svegliata in tempo: mai fidarsi!!! Non troviamo nessuno dell’hotel, lasciamo le chiavi e via… Il “Gran Teshkent” lascia un po’ a desiderare. Il volo per Nukus è tranquillo, nonostante l’aereo sia preistorico, neanche troppo curato, è un aereo a elica: un Ilyushin! Quando finalmente scendiamo, non vedevo l’ora di uscire da quel coso, decido di fotografarlo, ma mi si avvicina immediatamente una guardia, mi “suggerisce” di cancellare la foto.. . Non posso fare altro, ma mi chiedo: avranno paura che copiamo il modello, o non vorranno far sapere in giro che razza di aerei fanno volare?! Controllo dei passaporti, è veloce, siamo in pochissimi. Fuori dovrebbe esserci il nostro autista… non c’è! Aspettiamo, sarà in ritardo… intanto veniamo circondati da alcuni tassisti e da un ragazzo che urla: “hotel, hotel” siamo disorientati. Finalmente prendiamo una decisione: la peggiore! Prendiamo un taxi. Facciamo vedere il nome dell’hotel, lui fa segno di sapere e capire tutto e partiamo. Ci lascia davanti a un altro hotel: non sapeva leggere i caratteri latini. Chiamiamo un altro taxi, forse questo è più sveglio, infatti l’hotel è quello giusto! Il ” Jipek Joli ” Troviamo ad aspettarci il ragazzo di prima e il nostro autista, è mortificato: si è addormentato. Il ragazzo era dell’hotel, quando ha visto che l’autista non partiva è venuto lui a prenderci, ma non ci siamo capiti. Ride e continua a ripetere che “Advantour” ha due autisti uno è a Khiva e l’altro dorme! Ci troviamo nel “Karakalpakstan ” regione autonoma, qui parlano il Kazako, sono diversi dagli Uzbekhi. Sono più scuri e i loro lineamenti sono più mongoli. Il nostro autista è originario di questa regione, gente molto tranquilla, forse anche troppo! Oggi il programma prevede la visita al lago Aral, quante cose ho letto su questo sito, tutte negative. Ora, è indubbio che il lago si sia prosciugato, da dove siamo noi adesso per trovare l’acqua bisogna percorrere ancora circa 200 km. Certo, è desolante vedere le navi abbandonate, arrugginite che penano sulla sabbia. Ma arrivando fino qui ho notato ettari e ettari di campane coltivate, per lo più a cotone, decine e decine di persone che lavorano, molta gente grazie a questa scelta può sperare in un futuro, e poi una volta a scuola ci insegnavano che “nulla si crea, nulla si distrugge”, l’acqua evaporata da una parte scenderà da un’altra parte, ma non si perde, ma forse, essendo di natura ottimista, cerco sempre il lato positivo delle cose… niente è solo negativo, niente è solo positivo! Ci siamo fermati a Moynak, un fugace pasto, un localino niente male… ma il riso era buono e sopratutto appena cotto! Siamo ritornati a Nukus, la nostra camera è superlativa: bellissima, e siamo in un tre stelle! Ma non siamo arrivati fino qui per vedere la camera, quindi giusto il tempo di lavarsi le mani e via, siamo già in strada, pochi passi e troviamo il mercato, anche qui la gente è socievole e disponibile, è bello lasciarsi trasportare dai colori, dai suoni e dai colori del mercato cuore pulsante di ogni città del mondo. Un ristorantino frequentato da giovani attira la nostra attenzione: entriamo. Ordiniamo : Spiedini sono eccellenti, fatti con carne di bue macinata, condita con aglio, sale, peperoncino e spezie cotti sulla brace ne vorremmo ancora ma ci fanno capire che sono finiti… hanno finito tutto, ci fanno capire anche che è molto tardi per la cena, sono le 20.30… qui la gente si alza tardi, cena alle 18,00 e va a dormire presto: mi piace! Ma noi non siamo soddisfatti, torniamo al mercato, una parte intera è dedicata alla “rosticceria”, ci fidiamo e ordiniamo altri due spiedini, il locale è… non ci sono aggettivi per descriverlo, ma gli spiedino sono ottimi anche qui! Siamo riusciti a spendere, tra il primo e il secondo ristorante la bellezza di 4 euro a testa, comprese le mance.
Domenica 5 luglio Nukus-Khiva
Visita del museo d’arte sovietica, è stata una visita veramente interessante. Non me l’aspettavo! Fu fondato nel 1966 da Igor Vitalyevich Savitsky, un artista-archeologo russo del quale non ne conoscevo neanche l’esistenza. Ma a quanto pare è stato un personaggio molto importante. Ha raccolto molte opere di artisti sconosciuti in Occidente, ma loro conoscevano gli artisti occidentali ai quali si ispiravano, le loro opere ricordano i grandi: Monet, Picasso, Van Gogh, Mirò, Chagall ecc. ma durante l’occupazione russa queste opere non erano gradite al regime, il quale voleva solo opere che ritraessero l’uomo nella sua forza, gioia e fierezza di servire il partito. Quindi si era creato un incontro di artisti per così dire alternativi, che nascondendosi al regime, riuscivano a divulgare le loro opere.
Ora, queste opere, rivalutate, sono molto importanti, fanno capire che anche se imbavagliati, legati, oppressi gli uomini trovano sempre un modo per essere liberi! Altra sezione del museo, la parte archeologica dedicata agli scavi curati da Savitsky, anche qui ho scoperto delle cose nuove. In particolare la civiltà dei Khorasmia, una civiltà seminomade, in particolare mi hanno colpito i loro gioielli e i loro vestiti: modernissimi, e il tessuto tipo “jeans”, a quanto pare non sarebbe stata una scoperta genovese! Sono attirata da un plastico, c’è rappresentato la conformazione del terreno, le montagne, i fiumi ecc. a quanto pare il lago Aral è “abbastanza” recente, si sarebbe formato solo nel 1500 d.c. E il fiume, l’Amu Darya (fiume capriccioso) ha cambiato spesso il suo corso nei secoli! Anche ultimamente non essendo più un affluente del lago Aral. Lungo la strada che ci porta a Khiva attraversiamo km. E km. Di campagne coltivate a cotone, grano, girasole, ortaggi di ogni tipo, è uno spettacolo immergersi in tutto questo verde, contadini che sembrano formichine nell’immensità dei campi… Tutto questo solo grazie al fiume “capriccioso” quante famiglie possono vivere con le sue acque…
Khiva
La cittadella è da vedere!
Siamo alloggiati al Malika, un albergo bellissimo anche se ha solo 3 stelle, come tutti gli altri del nostro giro.
E’ sicuramente uno dei siti più belli che ho visto, fin’ora! L’architettura superba dell’Asia Centrale si mostra in tutto il suo splendore, le maioliche verdi e turchesi sono una gioia per gli occhi. Per almeno due ore, girovagando trovo sempre nuovi scorci, nuove inquadrature, nuovi dettagli, nuovi effetti di luce, ogni angolo è una scoperta. Anche qui la gente è disponibile e serena. Per la cena ci siamo regalati un ristorante lussuoso: riso, kebab di agnello birra per un tot. Di 19.000 Sum, circa 8 euro ovvero 4 euro a testa. Il sole è ancora alto, non vogliamo andare in hotel, prolunghiamo la passeggiata, passando davanti a un ristorante, ci imbattiamo in un pranzo di
nozze: gli invitati saranno almeno 300. La tavolata è lunga, da una parte le persone anziane, uomini e donne, composti e seri, all’altro lato i giovani, ragazze e ragazzi molto disinibiti, specialmente le ragazze. Alcune ragazze lasciata la tavolata vengono verso di noi, mi invitano a ballare con loro, ma, povera me, non riesco, la loro danza per me è “uzbeka”, preferisco filmarle, quando se ne accorgono diventano ancora più esibizioniste, ancora più sensuali. Questo popolo mi sbalordisce sempre di più, la loro voglia di vivere è contagiosa!
Lunedì 6 luglio
Oggi abbiamo le visite, incontriamo la nostra guida, ci spiegherà in italiano! La nostra cara Sevara ci ha procurato la guida in lingua italiana: meno male, oggi le spiegazioni erano particolarmente importanti, seguire un discorso in inglese per circa 7 ore, sarebbe stata dura. E’ un giovane ragazzo molto spigliato, ha una notevole proprietà di linguaggio e con lui il tempo è volato. Khiva è una cittadina museo, le sue bellezze architettoniche sono notevoli. Era anche un centro di smistamento di schiavi (pagina dolorosa), ora questa situazione ha permesso la realizzazione di tutte queste opere: disponevano di moltissima manodopera gratis! Come sempre, la storia è fatta di dolore, sangue e lacrime! Ma oggi non potremmo ammirare tanto splendore! Nonostante i russi, la gente è molto religiosa. I giovano, però, si stanno staccando, frequentano meno le scuole coraniche, che non sono solo scuole religiose, ma studi completi. La più bella Madrasa è stata trasformata dai russi in prigione e oggi è un hotel… Non immaginavo questa città così bella! L’imponenza dei suoi monumenti è paragonabile solo a Konya, in Turchia, le maioliche inebriano, danno quasi un senso di stordimento, quanta bellezza, quanto lavoro! Ancora più bella per la quasi assenza di turisti, questa infatti è considerata bassa stagione per via del caldo, ma siamo fortunati, quest’anno non è particolarmente caldo. Moltissimi edifici portano un segno religioso composto da tre triangoli montati insieme. La guida ci spiega che sono segni che si riferiscono allo Zoroastrismo “””Lo Zoroastrismo è stato per secoli la religione dominante in quasi tutta l’Asia centrale, dal Pakistan all’Arabia Saudita, fino alla rapida affermazione della religione islamica nel VII secolo. Il costante declino nei secoli successivi vide un brusco cambiamento di direzione negli anni Novanta, caratterizzati da un’inaspettata e repentina crescita della religione zoroastriana. Prende il nome da quello del suo fondatore (Zarathustra) vissuto in Persia approssimativamente tra il VII ed il VI secolo a.C. Andrò a studiare questa religione, mi interessa specialmente da un punto di vista storico. Più che una religione mi sembra una filosofia di vita, molto interessante! Con un grande senso di invidia (positiva, però) abbiamo incontrato una coppia di giovani francesi, stanno facendo il giro del mondo in bicicletta, sono in viaggio ormai da cinque mesi, pensano di stare fuori ancora un anno, prima di rientrare in Francia passando per gli Stati Uniti… Visto che Khiva è bellissima decidiamo di concludere il nostro soggiorno regalandoci una cena nel ristorante più bello e lussuoso della città! E’ situato all’interno di un’antica madrasa, è molto bello e l’arredamento suggestivo, sembra un museo. Abbiamo ordinato: zuppa, spiedini di bue, anguria e birra. Tot 28.500 SUM= 18 dollari ovvero 8 dollari a testa.
Martedì 7 luglio Bukhara
Al mattino ci prepariamo a salutare Khiva. Con un pochino di nostalgia. Dobbiamo percorrere circa 700 Km per raggiungere Bukhara, attraverseremo il Kyzylkum, una volta deserto stepposo, oggi invece è molto coltivato grazie alle canalizzazioni moltissima gente ha un lavoro, per lo più sono coltivazioni di cotone, come dicono qui: il nostro oro bianco. Non buttano via nulla della pianta, qualsiasi parte ha un suo utilizzo. Finito il tratto coltivato la strada diventa dritta, quasi ipnotizzante, ho paura che anche l’autista si addormenti… In alcuni punti il fiume AmuDarya segna il confine con il Turkmenistan, è vicinissimo, mi sono fermata a fotografare le sue coste. Verso mezzogiorno ci siamo fermati in un posticino tipo “Asia Centrale” per un te e per riposare un momentino e dopo circa 8 ore di viaggio eccoci a Bukhara. Il nostro hotel è il Minzifa. Molliamo le valige e eccoci, come al solito in strada. Qui il caldo è veramente insopportabile, sono le 16,00 ma è veramente caldo! A parte la zona monumentale, anche Bukhara come Khiva, sono città strane, non hanno un centro vero, sono molto estese e quindi tutto è molto dispersivo. I monumenti sono superlativi, ma siamo molto stanchi, rimandiamo tutto a domani. Adesso ci serve un ristorante. Ceniamo con zuppa, spiedini di agnello, birra, pane tot. 30.000 SUM = 19 $= 9,5$ a persona nel più lussuoso ristorante di Bukhara. Rientrati in albergo sentiamo che ci sono stati dei disordini nello’ Xinjiang, abbiamo visitato questa bellissima terra l’anno scorso. Mentre passano le immagini nel televisore rivedo le città che ho visto. Ritrovare trasmessi quei bellissimi panorami ora teatro di dolore mi rattrista molto. Non vorrei mai vedere queste immagini. Non voglio entrare nel merito di chi ha ragione e di chi ha torto, ma perché non si può mai trovare un accordo pacifico?
Mercoledì 8 luglio
Che giornata!
Abbiamo incontrato la guida, una ragazza giovanissima e che parla italiano! Anche qui torna l’antica religione . Quando il paese fu conquistato dai mussulmani, per convincere la popolazione dimezzarono le tasse a chi si sarebbe convertito all’Islam. Per convenienza e per imposizione, abbracciarono la nuova religione, ma non dimenticarono mai completamente lo Zoroastrismo. Ancora oggi, molte cerimonie sono contagiate dall’antico credo. Poi abbiamo chiesto che rapporto c’è tra Uzbeki e Russi: sembra che gli anziani rimpiangano l’occupazione sovietica, dicono che si sentivano più protetti, ma non sarà che gli anziani rimpiangano sempre il passato? Non è più semplicemente che rimpiangono la loro gioventù?
Le cose da vedere a Bukhara sono veramente moltissime… abbiamo camminato tutto il giorno. Il palazzo d’estate, realizzato dall’ultimo Emiro è assolutamente fiabesco, peccato che il “poverino” non ha avuto modo di viverci a lungo! Anche il suo regno è durato pochissimo: solo 9 anni. La nostra guida ci spiega che i russi non sono mai stati troppo presenti: i cittadini russi sono arrivati in massa nel 1966 quando ci fu un violentissimo terremoto, arrivarono per aiutare la popolazione e tanti, poi, sono rimasti, sarà! Comunque, ci dice, che molte donne ringraziano i bolscevizzi perché hanno tolto il burka alle donne. Ho avuto modo di vedere questo indumento da
vicino: è una prigione viaggiante.. una vera penitenza. Terribile! Cominciavano a indossarlo a 9 anni: da non credere. Ci dice che nella Valle di Fergana si possono ancora incontrare delle donne che usano il burka… anche se oggi non è più un imposizione, ma una libera scelta: l’Uzbekistan è uno stato laico!
Bellissimi i caravanserragli, come mi sarebbe piaciuto passare di qui qualche secolo fa, osservare le carovane che arrivavano. Sentire le grida dei commercianti, i ragli dei cammelli, respirare la polvere dell’avventura… ma credo che avrei visto poco, infatti alle donne non era permesso viaggiare con le carovane! Ora tutto è un grande centro di souvenir per turisti poco esigenti, ma bisogna guardare oltre, solo così si coglie ancora quel pochino di fascino che ha resistito al turismo di massa. Piccola sosta per un breve pranzo: un brodino e un tè. La nostra guida ci spiega che anche se si sono tolte il burka, non è cambiato molto, non possono, le ragazze, viaggiare da sole, non possono entrare in un bar da sole, la loro vita è ancora soggiogata dagli uomini, e ancora ci spiega che la sua scelta di fare la guida turistica, l’ha di fatto chiuso ogni possibilità di matrimonio: nessuno vorrebbe per moglie una donna che è stata a contatto con dei forestieri… ma forse un giorno le cose cambieranno anche qui. Proseguiamo il nostro giro, ci fermiamo a osservare il mausoleo di Chor-Bakr è bellissimo! Una costruzione semplicissima, in mattoni, cinque forme diverse che assemblate formano dei disegni geometrici mi colpisce la purezza architettonica. Ci racconta che quando Gengis Khan passò da queste parti distrusse quasi tutto, a parte questo mausoleo venerato dalla popolazione, era stato nascosto sotto una montagna di sabbia, quando il condottiero passò pensò che si trattasse di una collina naturale. La guida è preparatissima ci ha dedicato 8 ore, 8 ore di lezione serrata che sono volate via in un momento. Pensavo di trovare più segni del passaggio dei russi, ma è stato tutto cancellato, dove c’erano le statue di Lenin, ora ci sono statue di Tamerlano… Fa veramente caldo: troppo caldo, ma non abbiamo perso un solo momento, c’è troppo da vedere! Questo paese è superiore alle mie aspettative. Molto interessante la preparazione che un buon mussulmano deve affrontare prima di recarsi alla Mecca. Dovrebbe recarsi presso una Moschea a Bukhara o a Samarcanda per 40 giorni, vivere semplicemente senza mangiare carne per purificarsi, dopo di ché può indossare un vestito bianco e iniziare il pellegrinaggio. Continuiamo il nostro giro. Noto con molto piacere che c’è un grande turismo interno, e molta voglia di vivere, i ristoranti sono affollati di gente locale.
Giovedì 9 luglio
Lasciamo Bukhara per Shakhisabz, la città natale di Tamerlano, non c’è molto da vedere ma merita ugualmente una tappa. Il palazzo di Tamerlano, il mausoleo di Jakhongir and Omar-Shaykh, il mausoleo di Dorut-Tilovat, il padre di Tamerlano e suo consigliere. Siamo saliti fino sulla cima del palazzo, da qui si ha una vista meravigliosa. Il popolo Uzbeko è un popolo felice, ma ci fanno capire che sono diventati felici solo dopo l’indipendenza… Anche qui notiamo tante coppiette che si appartano nei luoghi turistici, come facevamo noi a Sanremo… sicuri di non trovare parenti o amici pronti a fare la spia! Ci concediamo una sosta: un tè verde e un brodino mentre la nostra guida si sorseggia una Coca-Cola… Qui abbiamo modo di vedere una coppia di sposi. Lei con il classico vestito bianco, lui con il classico vestito scuro e l’immancabile Limousine, lunghissima! Ci chiamano per fare con loro qualche foto, e intanto ci facciamo spiegare: oggi è il giorno del pranzo, ieri era il giorno delle presentazioni e del matrimonio civile, domani sarà il giorno del rito religioso indosseranno i vestiti tradizionali e finalmente, gli sposi, potranno stare insieme!
Proseguiamo il viaggio e ci dirigiamo verso Samarcanda. L’albergo il Kamila è nella zona vecchia, non è un gran che, ma è pulito e questo mi basta! La città è molto sovietica, non è rimasto quasi nulla, a prima vista è deludente nonostante il fascino che ha su ogni viaggiatore.
Basta però girare un pochino e si trova il mercato, e poi abbiamo la fortuna di arrivare davanti alla Moschea di Bibi-Khanun al tramonto: una gioia per gli occhi e per il cuore: trovarsi qui dove è passata la storia mi sembra un sogno. La città è un immenso cantiere, il governo sta modernizzando il paese. Un incontro con un poliziotto ci fa riflettere. Nella piazza “Registan” il cuore di Samarcanda, un poliziotto ci viene incontro, sembra molto felice, ci chiede se siamo italiani, ci propone la risalita del minareto, ci assicura che la vista dalla sua sommità è mozzafiato. Dom è quasi convinto, io un pochino meno, ma lui insiste… odio i luoghi chiusi, questo minareto è strettissimo! Ma l’alternativa di non vedere, eventualmente, il panorama è troppo forte. Quando siamo quasi arrivati, il poliziotto ci chiede dei soldi, tanti soldi… facciamo marcia indietro! Fuggiamo! La faccenda è un pochino strana, meglio non rischiare!!! E’ ormai tardi, siamo stanchi e affamati, entriamo in un ristorante, all’interno ci sono solo turisti: non siamo molto convinti… ma decidiamo di rischiare e infatti le portate sono turistiche, non troppo buone, zuppa, due spiedini di ossa con qualche pezzetto di carne, birra per un tot. Di 18.000 Sum.
Venerdì 10 luglio Incontriamo la nostra guida, una ragazza molto preparata, non si dilunga molto sui particolari tecnici, sulle date, come le altre guide, ma ci parla in modo molto approfondito sulla religione Islamica, mi convinco sempre di più che non siamo poi così diversi, abbiamo moltissimo in comune. Se ci sono degli attriti, ne sono convinta, sono solo politici, dovremmo capire queste cose! Anche lei ci conferma che la sua scelta di lavorare per il turismo le ha di fatto chiuso la strada del matrimonio, e ormai a 24 anni ha perso tutte le speranze… Samarkanda è da vedere assolutamente, anche solo la sua visita merita il viaggio. Registan Square, ovvero la “piazza sabbiosa” tutte le città uzbeche ne hanno una ma questa è speciale, trovarsi qui sembra di vivere un sogno. L’azzurro delle cupole si confonde con il cielo. La purezza delle linee incanta. La moschea di Bibi-Khanum era ridotta un rudere, E’ stato fatto un lavoro di restauro notevole! Lo stato sta recuperando i suoi tesori che sono stati maltrattati dai sovietici, ridotti a depositi o stalle, ora stanno risorgendo e il lavoro è veramente perfetto. Pranzo e cena nei migliori ristoranti, Samarkanda se li merita: il menù è sempre lo stesso: zuppe, insalate di pomodori, spiedini, birre, il prezzo è sempre più o meno lo stesso, tra i 18,000 e i 22,000 Sum. Molti matrimoni qui a Samarkanda, è una grande città, oggi è venerdì, ci dicono che domani e domenica ne vedremo molti di più. Mi sono intufolata tra gli invitati e mi sono fatta fare una foto con loro: è sempre più sorprendente vedere la gioia che questo popolo ha nel cuore. Con il mio telefonino TIM sono riuscita a tenermi in contatto con casa, sempre senza problemi, i messaggini mi costano 0,89 euro per inviarli e niente per riceverli. Invece non ho mai telefonato: troppo caro dal cellulare, troppo complicato dal telefono pubblico. Il proprietario dell’Hotel ci invita a visitare la parte invernale, in inverno fa molto freddo e quindi le strutture devono avere delle caratteristiche idonee.
Sabato 11 luglio
Siamo a Shakhi-Zinda, la necropoli, avevo letto che era qualcosa di esageratamente bello e infatti… è così. E’ senza dubbio uno dei siti più belli che ho visto, fin’ora! I lavori di ristrutturazione son superbi. Una scalinata ci accoglie, ci dicono di contare i gradini e ricordarne il numero: sono 36. Alcuni uomini attirano la mia attenzione, chiedo se posso fotografare, ne sono entusiasti. Ci dicono che tutto ciò che hanno è merito del loro Presidente. E’ commovente l’affetto che nutrono per lui. Un nonna con in braccio il suo nipotino vuole essere fotografata. Questo luogo è un cimitero, ma è anche un luogo di culto e di incontro, custodisce i defunti ma non sembra affatto un luogo di morte. Scendiamo la scalinata, contiamo, per noi i gradini sono sempre 36, la guida si congratula: abbiamo, secondo lei, il cuore sincero!!!
Il museo di Afrosiyob, tutta la storia di Samarcanda è raccontata qui. Veramente interessante. Per la cena troviamo un ristorantino veramente bello. Il menù, sempre lo stesso, ma siamo riusciti a spendere 34,000 Sum, circa 17 euro è stato il posto più caro! Moltissima gente locale, molta musica e molti ballerini. Le donne sono provocanti e sinuose i loro movimenti sono un invito esplicito…
Domenica 12 luglio
Oggi solo trasferimento, si ritorna a Tashkent, domani partiremo per la Valle di Fergana. Giriamo da soli per la città, ci sediamo, sorseggiamo una bibita e osserviamo la gente che ci scorre davanti: noto che la popolazione è obesa, specialmente le donne. Non si vedono mendicanti né persone denutrite. In Italia l’Uzbekistan viene descritto come un paese triste, infelice, invece è stata una gradevole sorpresa! Il controllo da parte delle forze dell’ordine è discreto, meno invadente che in Italia. Non abbiamo mai avuto l’impressione di essere controllati girando nelle città.
Lunedì 13 luglio
Si parte per Fergana! Circa 400 km. Di strada molto bella. Qui i controlli sono serrati e continui. La Valle di Fergana è un paradiso! Tanto verde, clima stupendo, templi bellissimi. Purtroppo c’è qualche problemino. Ci sono gli integralisti. Qualche disordine successo ha obbligato lo stato a chiudere le grandi scuole coraniche e le grandi moschee. Un vero peccato! Tutta la zona è chiusa ai giornalisti, ci sono molti divieti: non si può fotografare, non si può filmare. Questa regola vale per quasi tutti i luoghi. La gente non è molto disponibile, non dà l’impressione di essere felice. Girando per il mercato, mi hanno chiesto se ero della “BBC”, alla mia risposta negativa non ho capito la loro reazione, non sembravano né felici né delusi. Ma nonostante tutto questo, la Valle di Fergana merita di essere vista!!! A Kokand visitando il palazzo Khudoyar-Khan, bellissimo! Quando qui arrivò Gengis Khan, la popolazione non ne voleva sapere di abbracciare l’Islam, sono stati molto resistenti, ora sono i più convinti! La città di Fergana è la più sovietica delle città uzbeche. Squadrata e con dei vialoni enormi cupi e deserti, ma basta camminare per immergersi nel bazar. Sempre coinvolgente nonostante la gente qui sia più fredda! Il tenore di vita qui è il più alto, forse è per questo? Hanno più cose da difendere?
Martedì 14 luglio
Ormai siamo già sulla strada del ritorno! Questi giorni sono volati via! Un’ultima visita: Una fabbrica della seta. Pensavo che fosse il solito luogo per turisti pirla… pensavo: vuoi vedere che l’ultimo giorno ci fanno visitare una boutique…invece è stato molto interessante. Era una vecchia fabbrica di paracaduti, i macchinari sono tedeschi, del 1920. Gli operai sono tutti anziani, ci sono molte macchine e molti meccanici. Un vero museo funzionante. Oggi fabbricano sciarpe.
Pare che la scoperta della seta sia stata casuale: una principessa beveva il tè in giardino sotto una pianta di gelso. Un baco le cadde nella tazza, raccogliendolo notò il filamento che il povero animale aveva prodotto nel liquido caldo… Anche per uscire dalla Valle di Fergana i controlli sono molto meticolosi. Si è formata una lunga coda di automobili. Lascio questa terra con la vista dei campi gialli dei girasole, il verde dei campi di cotone, la neve sulle cime delle montagne, l’azzurro del cielo… un paradiso. Prima di andare in aeroporto passiamo a salutare Sevara, vogliamo ringraziarla, il suo lavoro è stato perfetto, ci sentiamo di consigliare a tutti la sua agenzia.
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