di Rosalba d’Adamo –
Si tiene ad Arezzo, ogni prima domenica del mese e sabato precedente, la “Fiera dell’Antiquariato”. Non abbiamo voluto perdere l’occasione e siamo partiti per il primo week-end di marzo. L’esposizione prende le mosse nello splendido centro storico della città toscana snodandosi attraverso le sue strade e viuzze e piazzette fino ad arrivare nell’anfiteatro di Piazza Grande, famosa anche per essere stata teatro delle riprese del film premio Oscar “La vita è bella” di Roberto Benigni.
Centinaia di bancarelle che spaziano in tutti i generi, dall’arte orafa e argenti antichi e moderni, pietre preziose, libri antichi nuovi ed usati, vinili, lampade e lampadari di ogni tipo, modernariato, abiti firmati vintage, mobili di artigianato toscano e stoviglie e vasellame e biancheria a perdita d’occhio. La maggioranza degli espositori sono antiquari della zona ma anche del resto della toscana e Alta Italia. Impossibile resistere alla tentazione di un piatto in Deruta o di un’acquasantiera di Montelupo Fiorentino. Ce n’è per tutte le tasche.
Passeggiando tra le bancarelle, l’occasione è propizia per visitare le stupende opere d’arte aretine, prima fra tutte la Leggenda della Croce e la Regina di Saba, il patrimonio dell’Umanità realizzato da Piero della Francesca nella cappella della chiesa di San Francesco. Nei vari livelli del famosissimo Ciclo, l’artista narra della spedizione romana in Oriente, del sonno di Costantino alla vigilia della battaglia di Massenzio, dell’incontro della Regina di Saba con Re Salomone, attraverso immagini di preghiere, battaglie, scenografie e costruzioni teoriche innovative per l’epoca (il Quattrocento) come ad esempio l’elaborazione della prima visione prospettica nei dipinti, l’individuazione del punto di messa a fuoco, la cosiddetta “visione ottica”.
Oltre alla cappella di Piero, anche la navata centrale è splendidamente affrescata dallo stesso artista e da altri pittori toscani coevi.
Proseguendo nella fiera, si arriva alla cattedrale di San Donato, con una grande mole in tufo che si staglia contro il cielo terso; l’interno è uno splendido esempio di arte gotica del XIII secolo da sindrome di Sthendal, vetrate a guglia mozzafiato e volte a vela.
Il Quattrocento toscano è la cifra identificante dell’intera provincia aretina, nei piccoli centri, nei villaggi, nelle pievi di montagna è possibile imbattersi in gioielli architettonici e pittorici di grande pregio; è stato così che abbiamo scoperto l’esistenza della delicatissima Pieve San Pietro a Romena, situata sulla strada che da Pratovecchio conduce a Firenze. Un antichissimo sito cristiano che ospita una antichissima “Pieve”, piccola abbazia di campagna che ospita oggi una comunità itinerante francescana e gruppi di preghiera dai percorsi esistenziali particolari. La costruzione con abside a semicerchio esterno di 180° accoglie i visitatori da ben 900 anni su queste colline del Casentino e dire che è incantevole è dire poco. Ma tutta la zona è così, è la Toscana ancora autentica dove non ci imbattiamo in orde fameliche giapponesi alla ricerca del monumento famoso e quindi è ancora un territorio a misura d’uomo.
La strada Statale che scende verso Roma si snoda tra olivi a perdita d’occhio, le colline e i dossi celano e svelano un paesaggio bellissimo e dolce con piccole frazioni tranquille e, appunto, chiesette inattese con dentro magari affreschi medievali e croci lignee e organi antichi.
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