Petra

di Manuela –
Sherazade è tornata, per portarvi in un luogo fatato, in una città perduta, dimenticata ed ora ritrovata. Persa nel deserto, conosciuta solo da chi non l’apprezzava e la feriva.
Percorrere il lungo Siq fra altissime pareti che fanno rimbalzare ogni suono, assistere al primo scempio: la pavimentazione in cemento a coprire la strada lastricata dai romani.
Procedendo s’iniziano a vedere piccole tracce lasciate dall’uomo: piccole sculture nella roccia, una curva il Siq si allarga e sulla parete un foro, un piccolo tempio per le offerte, una curva e il Siq richiude attorno a voi le sue pareti.

Una svolta a destra… e… la Tesoreria è dinanzi a voi: Apparizione meravigliosa, affascinante, triste che colpisce lo stomaco come un pugno inaspettato.
Petra, tanto splendida perché sola, tanto inquietante perché una tomba.

Non sono mai stati ciò che il turista vede palazzi abitati, ma tombe… Splendide, superbe, inutili.
La città non è sopravvissuta, solo le tombe che la incorniciano lungo le alte pareti che circondano la valle, restano scolpite nella roccia.

I beduini, cercano soldi dai turisti, tutt’oggi depredano Petra della sola cosa rimastale: la pietra.



Vendono, così, pezzi di quella roccia a strati colorati di striature gialle, arancio, rosse e nere, mortificandola vieppiù. Anticipando così l’ineluttabile corrosione del tempo.
Quando il sole tramonta le pareti, non più illuminate della sua luce abbagliante, si rivelano nei loro altorilievi e sculture, mentre le vene colorate s’infiammano.

Tutto potete pensare vi abbia preparato a ciò che vedrete. Non è così. Niente può darvi l’emozione della scoperta al termine del Siq. Niente può darvi l’idea della maestà e della malinconia che pervade questo posto, riportato alla nostra memoria solo ai primi del novecento.

Nulla può incantare come una mirabile esecuzione di queste tombe, della parete della montagna che venne lisciata dall’uomo per poi essere scavata verso l’interno ricavando statue colonne capitelli e finestre attorno alla imponente porta che conduce alla spoglia stanza che ospitava la tomba.

Ora osservando le torme di turisti che in fila, come formiche su un formicaio, scalano i fianchi delle rupi per carpire una sterile foto ricordo, che comunque non potrà mai catturare tanta grandiosità; viene da chiedersi: è un bene per Petra l’essere stata riscoperta? Destino forse più gentile avranno le sue gemelle, in Arabia, proibite al turismo.
Certo le sorelle non hanno la stessa particolare morfologia territoriale, né tale grandiosa maestà, ma forse sopravviveranno al presente, questi due gioielli dei nabatei e mostreranno anche nel futuro qualcosa che, probabilmente, supera la genialità della costruzione delle piramidi.

Spero che queste pennellate vi inducano a visitare questa mesta, ma grandiosa e superba città di tombe.

Un consiglio un giorno non basta a saziarsene, né a visitarla tutta come merita. Prendetevi più tempo ed essa vi ricambierà dandovi tutta la sua fragile grazia ed il suo antico ed imperituro fascino.

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