Italia

Ferentillo, dove l’Umbria si specchia nel Nera

di Paolo Aramini –  
Ferentillo, la rocca del sovrano longobardo Liutprando  
Al primo sguardo le due possenti rocche ed il sistema di mura e fortificazioni, ancora in buono stato di conservazione, danno la sensazione di “chiudere” la valle che qui si fa più stretta e buia come compressa tra le pendici del Monte Sant’Angelo e quelle della “verde piramide” del Monte Solenne.

Il borgo di Ferentillo è costituito dai due nuclei fortificati di Matterella e Precetto che sorgono sulle pendici del Monte Gabbio e del Monte Sant’Angelo rispettivamente lungo la riva destra e sinistra del fiume Nera. I due castelli di pendio vennero eretti tra il XII e il XIII secolo a difesa della vicina abbazia di San Pietro in Valle e delle vie di comunicazione, di grande importanza per il transito di persone e merci, che qui convergevano: la strada per Monteleone di Spoleto che risaliva il fosso del Castellone attraversando il borgo di Precetto, la strada che attraverso Matterella e la valle di Ancaiano conduceva a Spoleto e la via di fondovalle che, costeggiando la riva destra del Nera, collegava Ferentillo con gli altri castelli del territorio.

Ancora oggi per chi proviene da sud, Ferentillo rappresenta un luogo di “frattura” tra le soleggiate pianure di fondovalle della Valnerina ternana e i più aspri paesaggi che caratterizzano la Media Valnerina come a suggerire una differenza non solo ambientale ma più profonda che si perde nella cultura e nella storia di chi ha vissuto e vive in questi luoghi checustodiscono alcune delle più importanti testimonianze storiche, artistiche e naturalistiche della “Valnerina Ternana”.

 

Il Parco Fluviale del Nera, dove osano le aquile

Nel territorio di Ferentillo si trovano alcune delle aree di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico del Parco Regionale del Nera. Il fondovalle del fiume Nera,Il massiccio piramidale del monte Solenne (1286 m s.l.m.) e l’area montana che collega il monte Sant’Angelo al versante occidentale del monte Aspra, rappresentano i caratteri distintivi di quest’area.

Lungo i ripidi versanti del monte Solenne si trovano alcuni piccoli borghi montani (Gabbio, Nicciano, Loreno) collegati da antiche mulattiere (alcune ben segnalate) che permettono di camminare tra oliveti, campi coltivati e boschi di Roverelle e Lecci (anche di notevoli dimensioni), godendo di panorami “mozzafiato” su gran parte della media Valnerina. L’area del monte Sant’Angelo – monte Aspra è solcata dal fosso del Castellone: una profonda valle fluviale, luogo di antichi insediamenti eremitici, caratterizzata da alte pareti calcaree insediate da uccelli rapaci e piante di ambiente rupicolo. Il massiccio del monte Aspra (1652 m s.l.m.) alterna pascoli di quota a boschi di faggio, cerro ed acero (spesso ad alto fusto). Qui, dove è stabilmente presente il lupo appenninico, l’aquila reale trova i suoi territori di caccia abituali. La porzione della valle del Nera compresa nel territorio di Ferentillo presenta versanti scoscesi sui quali sono stati edificati, nel tempo, castelli di pendio (Umbriano) e torri di avvistamento. Il fondovalle, modellato dal fiume e coltivato dagli agricoltori locali, si presenta pianeggiante ed è “ingentilito” da alcune piccole risorgive che defluiscono lentamente nel Nera. Tutta l’area ben si presta alle attività escursionistiche sia a piedi che mountain bike. Ferentillo rappresenta, inoltre, un centro di eccellenza per l’arrampicata sportiva su roccia che attira centinaia di arrampicatori lungo le pareti calcaree di Precetto e Gabbio.

 

Tra mistero ed esoterismo, il Museo delle Mummie

« Oggi a me, domani a te,io ero quel che tu sei,tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che la tua fine è questae pensa che ciò sarà ben presto. » Questa è l’iscrizione che campeggiava all’ingresso del Museo delle Mummie ospitato nella cripta della chiesa di Santo Stefano. Qui, a seguito dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1806 che prevedeva la riesumazione dei cadaveri per secoli seppelliti nelle cripte, vennero scoperti molti corpi perfettamente mummificati pare a causa di processi chimico – fisici ancora in fase di studio. Grazie a queste particolari condizioni oggi si possono osservare corpi mummificati che “tradiscono” molte caratteristiche della loro “vita terrena” e del loro trapasso: una coppia di viaggiatori cinesi del XVII sec., un individuo morto accoltellato, un impiccato, una donna morta di parto e molti altri individui (o resti di individui) qui conservati in delle teche di cristallo. Nella cripta sono presenti anche alcuni resti di affreschi di pregevole fattura databili tra il XIV e il XV secolo.

 

L’Abbazia di San Pietro in Valle,il rosario e la spada

Questa abbazia è considerata uno dei maggiori centri spirituali dell’Umbria. La profonda stratificazione storica e le opere d’arte presenti fanno di San Pietro in Valle una delle “tappe obbligate” per il turista che voglia entrare in contatto con la cultura, le vicende storiche della Valnerina e, più in generale, con la storia del monachesimo.

L’Abbazia sorge in un sito isolato alla falde del monte Solenne detto “Valle Suppenga” sui resti di un tempio pagano. Successivamente si sviluppò uno stanziamento eremitico grazie agli eremiti siriani Lazzaro e Giovanni nel VII sec. d.C. che qui si ritirarono in preghiera.

Nell’VIII secolo, sembra a seguito di un’apparizione, il duca longobardo Faroaldo II volle costruire in quel luogo un primo monastero benedettino dove si ritirò a vita monastica e dove morì. La chiesa divenne in seguito il mausoleo degli stessi duchi di Spoleto.

Dal IX al XIV secolo l’abbazia ebbe un grande potere arrivando a controllare le principali vie di comunicazione del tempo grazie a possedimenti e terreni che si estendevano fino a Roma. Attualmente il monastero ospita una struttura ricettiva privata mentre la chiesa è visitabile.

Nel complesso architettonico dell’abbazia si possono osservare il chiostro a doppio loggiato, il campanile romanico addossato alla chiesa (VIII secolo) con facciata rinascimentale e numerosi frammenti lapidei di epoca romana e longobarda inseriti nelle strutture che testimoniano le evidenti stratificazioni storiche del monumento. Nella chiesa si apre una navata con tetto a capanna e due colonnine che delimitavano lo spazio oltre il quale i non battezzati non poteva accedere.

Sull’altare maggiore bassorilievi di epoca longobarda, sul paliotto anteriore la firma dello scultore “Ursus”. I cinque sarcofagi presenti nella chiesa risalgono ad un periodo tra il I sec. a.C e il III sec. d.C., quello detto di Faroaldo è decorato con figure di iconografia dionisiaca delimitate da cinque archi e sembra ospitare le spoglie terrene del duca longobardo.

Per quanto concerne gli affreschi sono da notare quelli del transetto sinistro: Sogno di Faroaldo e Storia dei Santi Giovanni e Lazzaro, del XVI – XVII secolo; dell’abside centrale: Redentore benedicente, Madonna in trono tra gli angeli, Santi benedettini, del XV° secolo, Madonna con Bambino tra le sante Lucia, Elisabetta, Cecilia e Caterina, del XI-XIII secolo; dell’abside di destra: Madonna in trono tra i santi Michele e Gabriele, del XIV secolo.Ma il ciclo di affreschi di maggiore importanza è quello che copre le pareti della navata. Sulla parete sinistra: dieci scene del Vecchio Testamento; parete di destra: dodici scene della vita di Cristo tutte opere di un ignoto pittore di scuola umbra e risalenti al XII secolo. Questi cicli di affreschi rappresentano un significativo progresso della pittura del tempo ed anticipano di alcuni decenni le soluzioni tecniche successivamente adottate per realizzare la plasticità e l’espressività delle figure rappresentate.

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Marco

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