di Davide –
Dalle montagne di corallo che si levano dal fondo del mare alla bassa barriera corallina brulicante di pesci, dalle ripide pareti sottomarine che scendono a profondità insondabili ai relitti di navi ricoperte di corallo, siamo arrivati nel Mar Rosso, precisamente a Sharm el Sheikh, dopo un viaggio durato poco più di 4 ore. Appena arrivati, notiamo subito la differenza di clima: ci siamo lasciati alle spalle i nostri 0° per ritrovarne 23°, considerando che qui sono le 22,00. Il fuso tra l’Italia e l’Egitto è di un’ora avanti e la moneta locale è la lira egiziana, il cui cambio è 1 euro = 7 lire egiziane. Circa 20 milioni di anni fa, l’Egitto, il Sinai e la penisola Arabica erano uniti in un unico blocco. Poi, enormi sconvolgimenti terrestri portarono alla separazione delle terre e la penisola meridionale del Sinai rimase isolata dando luogo a due grandi golfi: ad ovest il golfo di Suez, la cui massima profondità è appena 95 metri e ad est il golfo di Aqaba, che raggiunge invece i 1.800 metri di profondità. Quest’ultimo golfo fa parte della grande spaccatura terrestre, chiamata Rift, che dalla catena del Tauro si estende fino al Kenia. La grande attività sismica del passato e i tremendi fenomeni eruttivi hanno dato al Sinai meridionale la sua impronta caratteristica; le sue vette più importanti sono il Monte di Mosè, che raggiunge i 2.285 metri e il Monte di Santa Caterina, di 2.642 metri, il più alto di tutta la penisola.
La navetta, dall’aeroporto, ci porta direttamente al villaggio, che si trova a Sharm el Sheikh, più precisamente a Sharm el Maya Bay (la baia dell’acqua tranquilla). La mattina seguente, appena svegli ed incuriositi, andiamo subito a dare un’occhiata al mare e a vedere l’alba, di cui abbiamo sempre sentito parlare. I primi due giorni sono dedicati esclusivamente al puro riposo e alle innumerevoli camminate sulla baia. E’ tutto molto rilassante, soprattutto pensando al freddo che c’è in Italia. Qui verso le 13,00, la temperatura è di 29°. che spettacolo!!! Qui lo snorkelling è d’obbligo, ma non sapendo nuotare molto bene, decidiamo di prendere una barca con il fondo in vetro. ci godiamo così una spettacolare visione subacquea della barriera corallina, con le sue decine di costruzioni di corallo popolate da vivaci pesci colorati. Il mare sotto di noi è di un incredibile azzurro senza fine, intenso e luminoso, con una barriera corallina incontaminata, animata da migliaia di pesci.
La vera escursione inizia decisamente con la prima escursione al monastero di Santa Caterina e il monte Sinai. Partiamo verso le 6,00 di mattina e, dopo aver passato vari posti di blocco, prendiamo la strada, circondata dal deserto, da cui si può ammirare un panorama da togliere il fiato! Per arrivare al monastero, da Sharm, occorrono 2 ore e mezzo di viaggio. Compreso tra i contrafforti delle aree protette di Nabq e Ras Abu Gallum e lo uadì Fayran, questo territorio, di 4.300 kmq di alte montagne, comprende il monastero cristiano di Santa Caterina, il picco roccioso del santissimo monte Sinai, la montagna più alta dell’Egitto, il monte di Santa Caterina e il protettorato di Santa Caterina, inaugurato nel 1996. Il monastero è un convento greco-ortodosso fondato nel IV secolo e ha una doppia particolarità: è la più piccola diocesi e il più antico monastero ancora attivo. L’imperatrice Elena, moglie di Costantino, ordinò, nel 337 a.C., la costruzione di una cappella nel punto in cui, secondo la tradizione biblica, a Mosè era apparso il roveto ardente (l’albero che miracolosamente si incendiava ma non si consumava). Nel VII secolo, il profeta Maometto stesso avrebbe garantito la protezione del centro religioso. Con il passare del tempo le guardie si convertirono, a poco a poco, all’islam e i monaci si fecero sempre meno numerosi, finché, si racconta, nell’VIII secolo, venne scoperto il corpo intatto di Santa Caterina d’Alessandria, martirizzata nel 395 a:C.; le spoglie della Santa sarebbero state deposte dagli angeli sulla vetta del monte che oggi porta il suo nome. Anche l’impero ottomano scelse di proteggere il monastero, esattamente come fece Napoleone Bonaparte. Divenuto una struttura religiosa autonoma, oggi il monastero accoglie 22 monaci sotto l’autorità di un arcivescovo e di un consiglio. Eretta a 1.570 metri di altezza, al centro di una stretta valle dominata da cime vertiginose, questa fortezza dalle mura imponenti alte 10-15 metri e larghe 2-3, si rivela di primo acchito misteriosa, se non addirittura angosciante quando cala l’oscurità. Vista l’affluenza di visitatori, oggi i monaci hanno limitato l’accesso alla chiesa principale, eretta intorno al punto dove sarebbe apparso il roveto ardente, e al pozzo di Mosè (in cui, miracolosamente, ancora oggi c’è acqua), escludendo dalla visita il tesoro, il museo, la biblioteca e i refettori. All’interno delle mura è inoltre presente l’ossario, dove sono lugubremente custodite le ossa e i teschi dei monaci deceduti, oltre alla reliquia di Santo Stefano, protetta da una teca in vetro. La particolarità di questo monastero, che lo rende unico al mondo, è vedere un campanile sovrastare in altezza una torre del muezzin. All’interno delle mura, infatti, oltre al monastero ortodosso, si trova una moschea, fatta costruire dai monaci per impedire la demolizione di tutto il monastero, ordinata dall’imperatore Costantino, che voleva la distruzione di tutti i luoghi di culto cristiani. In questo modo, infatti, il monastero di Santa Caterina era diventato un luogo di culto non soltanto cristiano ma anche musulmano.
Luogo santo tanto per gli ebrei quanto per i cristiani e i musulmani, il monte Sinai sarebbe stato scalato dal primo profeta, Mosè, che qui avrebbe ricevuto le tavole della legge (i dieci comandamenti). Gli archeologi si chiedono ancora se il monte Sinai corrisponde al monte Haub della Bibbia. Il paesaggio è molto particolare, specialmente se si percorre il tragitto a dorso di dromedario.
Lasciando il monastero e dopo aver pranzato, ci dirigiamo verso Dahab, conosciuta anche come “Koh Samui” del Mar Rosso. Dahab, che in arabo significa “oro”, è situata tra Sharm el Sheikh e Nuwayba. Questa deliziosa cittadina è la località prediletta dei subacquei e da tutti coloro che amano immergersi in un’atmosfera intrisa di cultura beduina, semplice e rilassante. Un vero rifugio hippy, a detta dei nostalgici. Qui si sono incontrati la cultura degli anni ’70 del Novecento e il modo di vivere dei beduini. Attenzione, a Dahab l’acqua non è potabile e pare che ogni anno provochi nuovi casi di epatite, è perciò consigliabile bere acqua in bottiglie chiuse. Ci fermiamo un paio di orette per rilassarci e per fare un po’ di shopping , naturalmente, qui i prezzi sono più bassi che a Na’ama Bay. Lungo la passeggiata, chiamata Assalah, si susseguono ristoranti in stile beduino, centri sub e spiagge, dove chi è stanco di oziare nei bar all’aperto sulla spiaggia può praticare un’ampia varietà di attività, acquatiche e a terra. Dopo una giornata intera di escursione, un po’ stanchi, ritorniamo al nostro villaggio per riposare e per prepararci, per l’indomani mattina, per un’altra emozionante visita, non prima però di aver fatto un girettino all’Hold Market di Sharm vecchia, per raggiungere il quale occorrono solo 10 minuti di cammino dal nostro villaggio.
Il mattino seguente partiamo alle 6,00 con un fuoristrada per una delle meraviglie naturali del Sinai: il maestoso Canyon colorato. Per arrivarci occorrono 3 ore di viaggio, di cui, l’ultimo tratto di mezz’ora, di fuoristrada nel deserto. Tra l’altro, si tratta di una strada con un percorso segnalato da seguire perché pare ci possano essere mine inesplose. Arrivati, il panorama è spettacolare e il sentiero è stretto tra pareti di arenaria, striate di delicati gialli, viola, rossi, magenta e oro. ci si sente avviluppati dai colori. è spettacolare!!! Queste pareti, formatesi nel corso del tempo grazie all’azione degli elementi naturali, scendono con cascate di colori generati dall’ossido ferroso e dal manganese. Vi consiglio di fermarvi ad ascoltare il silenzio misterioso e ad ammirare la delicata tavolozza di tinte desertiche di una delle più famose formazioni rocciose. è l’ideale per scattare foto davvero indimenticabili!!! Dimenticavo di dire che questa esplorazione si effettua a 200 metri sotto al livello del mare e in alcuni tratti il percorso è difficoltoso ed è necessaria una minima preparazione fisica per non correre rischi. In queste insenature di pietre si possono vedere, con un po’ di immaginazione, tante forme di animali: dal coccodrillo, al delfino, al cammello. e perfino due occhi che ti fissano. Questa è un’escursione che consiglio veramente. la reputo la più bella e interessante, anche perché mi ricorda il Red Center Australiano. Lasciamo questo fantastico mondo per andare a mangiare in una cittadina poco distante: Nuwayba. Essa è anzitutto un porto: traghetti e navi da carico lo collegano ogni giorno con Aqaba, in Giordania, a soltanto un’ora di mare. L’Arabia Saudita non è poi molto lontana, visto che se ne contemplano le coste frastagliate a solo una ventina di chilometri. Nuwayba, 80 km a nord rispetto a Dahab, le assomiglia molto, boom turistico compreso. Pranziamo in un ristorantino sul mare, caratterizzato da. due squali imbalsamati appesi al soffitto. Mangiamo un pò di ful, tomieya o cibo alla griglia.
Molte guide menzionano il delfino Holeen con cui, nel pomeriggio, si può fare una bella nuotata in mare. In realtà, è stato possibile fino a qualche anno fa, quando il suo “padrone”, un anziano beduino, lo richiamava all’arrivo dei turisti. Ora l’anziano è deceduto e il delfino non risponde al richiamo di nessun altro essere umano. Per questo, fare il bagno in compagnia di Holeen non è piu’ possibile. Lasciando questi luoghi spettacolari, facciamo purtroppo ritorno al villaggio. Dopo cena, prendiamo un taxi e in dieci minuti raggiungiamo Na’ama Bay: località molto turistica dove ci sono molti ristorantini tipici, locali in cui rilassarsi e fumare il narghilè e negozietti e bazar in cui fare acquisti. ma non vi aspettate prezzi contenuti, anzi. certe cose sono più care qui che da noi.
Beh. la nostra settimana di vacanza termina qui. Un saluto grande da Sharm.
Puoi vedere le foto del viaggio nel sito di Davide
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