di Eno Santecchia –
Israele è una nazione scossa da profonde e continue tensioni, dove si verificano numerose violazioni del diritto internazionale. A me appare una situazione cronica, direi incancrenita, oltre ad indignare può anche esasperare o annoiare per la ripetitività di rivolte, attentati e ritorsioni.
La Palestina era una regione storica compresa tra il Libano e la penisola del Sinai, anticamente tra l’Egitto e la Fenicia. Fu occupata dai filistei, cananei e dagli ebrei, che raggiunsero una posizione dominante, riuscendo ad unificare, per periodi limitati, l’intera regione. Dal 1517 al dicembre 1917 fece parte dell’impero ottomano.
Un Paese dalle troppe frontiere: muri e filo spinato.
Il fotografo Marcello Tramandoni, di Montecosaro, era intrigato da quel Paese mistico dove sono nate un paio di religioni monoteiste. Così decise di partire con Maria, la sua compagna.
Marcello aveva visitato il sito web “Viaggiare sicuri”, ma gli era sfuggita una parte della Sicurezza. Acquistò il biglietto aereo. Poco prima di partire rilesse meglio la sezione Sicurezza del già menzionato sito e poi contattò per telefono gli operatori di “Viaggiare sicuri”. Gli fu ripetuto che era sconsigliato viaggiare da soli, per il rischio di attentati, frontiere chiuse, ecc. La strada da Tel Aviv a Gerusalemme è particolarmente a rischio.
Non si perse d’animo e, nell’agosto 2012, partì da Fiumicino. Al terminal 5, un hangar a parte di quell’aeroporto, furono aperte tutte le valige con accurato controllo degli esplosivi. Furono rivolte strane domande come: “Cosa andate a fare?”, “Siete sposati o siete amici?”, “Avete amici in Israele?”. Di notte salirono a bordo di un aereo di una compagnia israeliana con un po’ di timore.
Arrivati alle 3.00 di notte dell’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv si fecero mettere il visto su un foglio di carta aggiunta e non sul passaporto. Una prassi assodata per chi intende viaggiare anche nei vicini paesi arabi.
Ma avviati verso l’uscita incontrarono due ulteriori controlli dove ritirarono loro il foglio di carta con il visto! Un fatto di cui si rammaricheranno per tutto il soggiorno.
Preso un minivan, dopo una ora e mezza furono a destinazione.
Erano le 6.00 e si era fatto giorno, ma l’hotel “Rivoli Jerusalem” era ancora chiuso … attesero meno di un’ora sulle scale! L’hotel si trovava nel centro storico, vicino alla porta di Erode (di epoca ottomana) e a circa 150 metri dalla porta di Damasco.
Nei giorni successivi hanno girato la città vecchia, il mercato, la spianata delle moschee con la moschea della Roccia dalla cupola dorata. Poi il cimitero israeliano che ha una direzione particolare, il muro del Pianto, il percorso della via Crucis e la piccola grotta della sepoltura di Gesù con i fedeli in preghiera.
Ramallah si trova in Cisgiordania, a 18 km a nord di Gerusalemme.
Decisero di visitare Ramallah con un minibus attraversando la frontiera. Visitarono la casa di Yasser Arafat, famoso leader di Al Fatah, un giretto al mercato e poi nel tardo pomeriggio presero il pullman per ritornare indietro.
All’interno del quale c’era solo un’altra coppia di turisti, il resto erano tutti palestinesi.
Ad una fermata i palestinesi scesero, e salì una coppia di militari per un controllo, chiedendo il passaporto e … cercando il visto!
Li fecero scendere, mettendoli insieme ai palestinesi che stavano facendo una serie di controlli tra filo spinato, reticolati, tettoie di lamiera zincata e tornelli.
Quella lunga fila conduceva ad un ufficetto super blindato con una fessura per far passare i documenti. Marcello infilò i passaporti, la militare … chiese di nuovo il visto, poi chiamò un collega giovane, il quale, dopo aver controllato meglio al computer i loro ingressi, li fece passare. Essersi “sciroppati” un’ora di fila in quelle condizioni generò in loro una comprensibile tensione.
Dopodiché presero un minivan, dove Marcello trovò posto sul gradino dell’entrata. Rientrati in hotel la tensione e i timori finalmente cessarono.
Marcello era consapevole della leggerezza di essersi fidato troppo cedendo il visto, senza alcuna ricevuta, e si rendeva conto di essere fragile, cioè alla mercè di qualsiasi agente di frontiera, con i bioritmi che giravano al contrario, pena lunghe code ad ogni controllo e chissà cos’altro! Tutto poteva succedere.
Betlemme.
Visitare il luogo di nascita di Gesù, avrebbe potuto essere una normale escursione interna, invece … ancora posti di blocco (check-point)!
Arrivati a una frontiera che sembrava quella con la Corea del nord, dovettero percorrere 300-400 metri in mezzo alla campagna, circondati da reti e filo spinato, fino a giungere nel territorio palestinese. Noleggiarono un’auto con conducente visitando la chiesa della natività, e la piccola grotta della Madonna del Latte.
Nel pomeriggio ritornarono alla frontiera per rientrare in hotel a Gerusalemme. Dove gli dissero che il passaggio era chiuso. Chiese: “Fino a quando?”, risposero: “Non lo sappiamo”.
L’autista li invitò a provare in un altro valico. Dopo una trentina di minuti in auto arrivarono in una cittadina collinare.
Ci fu una discussione animata con il conducente che chiedeva un prezzo più alto di quello pattuito. Dopo aver pagato e scesi, l’uomo indicò loro un gruppetto di persone che salivano verso un passaggio.
Si aggregarono a quelle persone e percorsero un chilometro salendo su una collina in aperta campagna; in lontananza si vedevano dei mezzi blindati che pattugliavano i confini.
Si trattava di un passaggio esclusivamente pedonale, forse neanche munito di terminale collegato con le loro banche dati. Marcello vide due tende, una a destra e una a sinistra, e un ventilatore con spruzzo di acqua. Anche qui chiesero il visa (visto), alla fine si propose in loro (parziale) soccorso una signora spagnola. Dopo le spiegazioni il militare si rassegnò facendoli passare … come per levarseli di torno.
Dopo circa 150 metri presero un minivan diretti a Gerusalemme, con un sospiro di sollievo, ma con ancora tanta adrenalina addosso.
Marcello ricorda che di fronte all’hotel Rivoli Jerusalem vi era un negozietto che vendeva un succo di mango veramente delizioso, anche se confezionato; per festeggiare la burrascosa giornata brindarono con quel succo dorato.
La città santa a tre religioni era continuamente pattugliata da militari e poliziotti a piedi e a cavallo.
La coppia compì anche un’escursione di una giornata al lago di Tiberiade di biblica memoria e sull’emissario, il fiume Giordano, dove molte persone facevano le abluzioni con un saio bianco.
Nei giorni seguenti si recarono alla fortezza di Masada, nel deserto di Giudea, a est del mar Morto. Si raggiunge con una comoda funivia e domina il mar Morto. Anticamente vi accadde un fatto storico a cui devo accennare.
Masada era una piazzaforte arroccata su un’altura rocciosa di 400 m, totalmente isolata dal contesto naturale e sede di una guarnigione romana. Nel 66 d. C. fu occupata da ribelli giudei zeloti, diventando uno dei principali centri di resistenza antiromana. Fu assediata dal luogotenente romano Flavio Silva al comando della X Legione Fratensis con l’uso di macchine belliche e di un gigantesco piano inclinato.
Nell’aprile del 73 d. C cedette, ma i difensori, piuttosto che arrendersi, avevano preferito uccidersi.
Quella località fu riscoperta nel 1838, dal 1955 in poi furono intrapresi degli scavi e scoperti interessanti resti.
Lo stesso giorno dell’escursione a Masada visitarono il mar Morto, vi fecero il bagno e passarono in una beauty farm con sali e creme tipici di quella località.
Alla fine del viaggio in Israele, durante il rientro da Gerusalemme a Tel Aviv, i nostri protagonisti furono fermati e controllati altre due volte in altrettanti check-point lungo la strada, sempre per il rischio attentati!
Tratto dal libro:
Santecchia Eno, Viaggiare curiosare raccontare e divagare, Macerata, edizioni Simple, 2024.
Eno Santecchia
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