Europa

Creta di spiaggia in spiaggia

di Maurizio Fabbri – 
Introduzione e presentazione dei protagonisti
Dopo 5 anni torno in Grecia con il mio amico Michele e le nostre rispettive compagne, per una vacanza di 15 giorni che si svolgerà dal 11 al 25 Agosto 2001; sono curioso di rivedere questo paese ricco di spiagge bellissime, di notarne i cambiamenti e riassaporarne i sapori.
Questa volta, a differenza delle precedenti, non andiamo nelle isole cicladi, ma a Creta, la più grande delle isole elleniche da cui mi aspetto di essere stupito.
Quattro i partecipanti alla nuova avventura :
1) MICHELE, l’organizzatore, lo scerpa di tutti i miei viaggi meglio riusciti, colui che prima di partire sa già dove andare, cosa vedere e qualche parola della lingua locale. Pronto ad apprezzare i migliori posti che il luogo propone, studia guide e cartine, ricerca materiale ovunque, riuscendo a stupire anche gli autoctoni per la perfetta conoscenza della zona in cui si trova. Deciso a provare ritmi, profumi e sapori del posto é alla perenne ricerca del tipico e del particolare, rifiutando il turistico, che ripudia con tutte le sue forze. Determinato a non perdere neanche un minuto del tempo a sua disposizione, detta, senza comunque imporli, i ritmi della vacanza, esplorando ogni luogo, con l’inseparabile macchina fotografica, nel modo più minuzioso, immortalando con perfetti fermo immagine particolari che ai più passano inosservati.
Frase tipica : “ma guarda che posto…!”, “che cos’é quello ? Lo devo assaggiare !”
2) MAURIZIO, il sottoscritto, il seguace di Michele, quello che cerca di emularlo, senza però perdere le proprie caratteristiche. Turista per nascita, ma viaggiatore per passione, negli anni si è convertito alla filosofia “Michelea” della scoperta e dell’avventura, anche se nei momenti più critici riemergono i caratteri dominanti della sua personalità, burbera e incazzosa. Sempre pronto a seguire lo scerpa, proponendo comunque anche la sua idea, apprezza oltre al luogo anche altri aspetti, solo casualmente sempre femminili, che reputa interessanti.
Frase tipica : “…due bastonate gliele darei volentieri !”
3) LUCIA, la compagna di Michele, tanto lontana dal modo di viaggiare e dai ritmi di vita di quest’ultimo, quanto un pinguino dal deserto del Sahara, cerca invano di tenersi aggrappata al suo uomo, che perde regolarmente. Il classico “carretto” della teoria Olivaresca sui viaggi, prova ad adattarsi alla vita del viaggiatore, rimanendo, però, irrimediabilmente una turista.
Frase Tipica : “…li si tocca ?”, “il sole abbronza di più quando non c’é !”
4) CINZIA, la compagna di Maurizio e solo per questo meritevole della proposta di beatificazione, pur travisando i caratteri tipici del turista, rileva a tratti gli aspetti salienti del viaggiatore, soprattutto a tavola, dove assaggia con gusto i piatti offerti dalla cucina del luogo. Immancabilmente immersa nel sonno più profondo durante qualsiasi spostamento con l’auto, anche a lei si addice la definizione di “carretto” di cui sopra; praticamente immune all’attacco delle zanzare, appare, a bassi ritmi, resistente nel girovagare.
Frase tipica : “…mi sono confusa !”
5) TUTANKAMON, per gli amici “Tuta”, il bagaglio della Cinzia, inaspettatamente, per le sue dimensioni, quinto protagonista della vacanza. Tranquillo, indipendente e caratterizzato da un’estrema facilità di movimenti, grazie alle comode rotelle di cui é dotato, si é adattato senza fare problemi a tutte le situazioni che si sono presentate in questi 15 giorni.
Frase tipica : “vuoi mettermi dentro ancora qualcosa ?”
A questo punto é necessario affermare con forza che fondamentale per la riuscita di qualunque vacanza é, senza ombra di dubbio, la scelta dei soggetti con cui condividerla; sbagliare questa difficile e delicata miscela può compromettere il più affascinante e fantastico viaggio che mai si possa intraprendere, dato che, ed é indispensabile sottolinearlo ancora, un viaggio non é fatto solo di luoghi, profumi, sapori e sensazioni, ma anche di persone.

Sabato, 11 Agosto 2001 – “Il giorno della partenza”
Aspettato, agognato, sospirato e finalmente arrivato…, il giorno della partenza delle vacanze è sempre qualcosa di particolare, unico e irripetibile; sembra simile a tutti gli altri, ma se lo si analizza bene si scopre che questo momento sa essere sostanzialmente diverso ogni volta che lo si affronta.
Per qualcuno il bello delle vacanze finisce qui…, nell’attesa della partenza, poi tutto svanisce velocemente, bruciando come paglia con una fiamma tanto alta, quanto breve ed intensa.
Per me invece, é proprio qui che inizia il bello, con quella sensazione di libertà e distacco dalla consolidata routine di tutti i giorni, che solo un viaggio riesce a darmi.
Ora di partenza da Malpensa, terminal B, le 07.00 del mattino ! Io e Michele, lasciamo casa alle 03.35, insieme al povero Dino, compagno di tante avventure, che per sfortunate vicissitudini, che non riguardano questa storia, si é trovato a non fare le vacanze, prestandosi, non so quanto volentieri, ad accompagnarci a Milano.
Raccolti a Cantù gli ulteriori due elementi femminili del gruppo ed il “piccolo” Tuta, giungiamo a Malpensa in perfetto orario per il ritiro dei biglietti, due ore prima del volo !
Check-in, imbarco e decollo in perfetto orario e volo tranquillo sino ad Heraklion, dove più che atterrati, siamo rimbalzati.
Dopo aver integrato l’assicurazione dell’auto presa a noleggio con il secondo elemento alla guida e ritirate le chiavi, usciamo dall’aeroporto e ci dirigiamo verso i parcheggi, posti leggermente a sinistra, oltre l’aiuola che vi trovate di fronte.
Qui prima piacevole sorpresa : pur avendo prenotato un’auto di classe B, ce ne assegnano inspiegabilmente, ma fortunatamente, una di classe C; una Toyota Yaris Verso, che si rivelerà affidabilissima e comodissima, visto i bagagli che abbiamo.
Prima digressione : se prenotate l’auto dall’Italia, non prendetene una troppo piccola; meglio spendere qualcosa in più, ma avere posto per i bagagli, visto che se avete deciso di girare, la comodità negli spostamenti si dimostrerà fondamentale.
Noi pensavamo che, essendo in quattro, bastasse una macchina modello Yaris, ovvero di classe B, ma vi assicuro che se non fossimo stati così fortunati dal vedercene assegnare una di classe C, non oso immaginare in che condizioni avremmo viaggiato.
Carichiamo i bagagli e partiamo; non abbiamo una metà ancora ben definita, ma visto che abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione, vogliamo spostarci il più a Ovest possibile, in direzione Chania.
La guida del nostro tour operator, che ci ha accolto all’aeroporto, ci ha messo in guardia sui controlli della polizia, consigliandoci di indossare sempre le cinture e di rispettare i limiti; inoltre ci ha paventato una situazione abbastanza precaria riguardo ai distributori, presenti in maniera regolare, a suo dire, solo tra Heraklion e Chania.
Per ciò che riguarda le cinture posso affermare che é meglio averle allacciate, non tanto per il timore di inutili multe, quanto per la propria sicurezza personale; dei famigerati controlli, non posso dire nulla, perché non siamo mai stati fermati dalle forze dell’ordine locale, quanto ai limiti di velocità invece, variano da 50 a 90 Km/h, con tratti in cui é indicato anche meno.
In generale la popolazione locale mi é sembrata rispettare tali limiti e anche noi ci siamo adeguati.
I distributori, diversamente da quanto ci é stato detto, sono invece tantissimi e presenti in tutte le parti dell’isola; la benzina verde ha un costo che varia tra le 264 e le 272 dracme al litro, ovvero circa 1.500 lire.
Ci allontaniamo dall’aeroporto seguendo le indicazioni per Chania e dopo qualche chilometro troviamo una deviazione verso sinistra che ci porta sulla “new road”, una sorta di super strada, che collega Heraklion ad Chania costeggiando tutta la costa settentrionale.
Quest’ultima é costituita da due corsie contrapposte dotate di corsia di emergenza, nella quale i veicoli lenti si spostano per consentire il sorpasso a quelli più veloci; apprendete subito questa consuetudine, in modo da evitare inutili arrabbiature, quando qualcuno più veloce di voi, spazientito dal fatto che non vi facciate da parte, vi “svegli” con un sonoro colpo di clacson.
Subito dopo Rethimno, decidiamo di pernottare sul promontorio di Akrotiri, posto a ridosso di Chania, dove abbiamo l’indicazione di due spiagge da vedere : Marathi e Stavros.
Superata Souda, quindi, giriamo a destra e cerchiamo di seguire le indicazioni per Marathi, che si trova nella parte meridionale del promontorio, di fronte alla piccola isola di Nicos Souda.
Raggiungere Marathi non é tuttavia facile come sembra; sul promontorio di Akrotiri, infatti, c’é un presidio militare della marina e le strade che si sviluppano intorno a tale zona, chiaramente non valicabile, sono caratterizzate da una segnaletica pressoché inesistente, che costringe a viaggiare a vista, basandosi su sensazioni e logica, più che sulla cartina, ripercorrendo a ritroso, spesso e volentieri, le strade secondarie, prima di indovinare (ed é proprio il termine ideale) quella giusta. 
Con qualche fatica giungiamo comunque a destinazione; alla fine di una stretta strada tra gli ulivi arriviamo infatti a Marathi, paesino posto su una tranquilla baia, formata da tre piccole anse a mezzaluna divise da un esile porticciolo.
La prima sensazione non é delle migliori, ma forse é la stanchezza a condizionarci, visto che in seguito la bellezza del posto si é mostrata ai nostri occhi, facendoci ricredere.
Il luogo sembra molto tranquillo, ed é questa la sua peculiarità maggiore, adatto alle famiglie, e di turisti stranieri non sembra di vederne; é il classico luogo di villeggiatura, meta del turismo greco.
La spiaggia é di sabbia grossa, stretta e con alle spalle, lungo tutto il suo perimetro, a una piccola strada, che di sera si trasforma in una graziosa passeggiata a mare, illuminata dalle luci dei ristoranti che pongono su di essa i loro tavolini.
L’acqua é calmissima, una tavola piatta e poco profonda; il colore predominante é il verde e l’azzurro intenso, ma il fondale é costellato da ciottoli grossi ricoperti da vegetazione, estremamente scivolosi, che rendono difficoltoso l’accesso in acqua.
Giunti di fronte al mare, seguiamo con l’auto la strada verso sinistra, sino ad un ampio spiazzo, dove si trova un piccolo bar; parcheggiato, proseguiamo a piedi sempre lungo la strada seguendo le indicazioni di un “room to let, che ci indica di prendere la prima a sinistra.
Superate una strettoia, sulla destra, di fronte ad una casa in costruzione, che sembra un piccolo castello, con la sua torretta, si trovano due case bianche adiacenti, dove é possibile prendere una camera; l’attività é gestita da una giunonica cretese, che più che un’operatrice turistica, sembra una nota “puttanona” del luogo, definizione che alla fine della contrattazione del prezzo delle stanze, risulterà azzeccatissima !
Spendiamo infatti, per una notte, 14.000 dracme per due doppie con il bagno in comune, in altre parole 3.500 Dracme a testa, tutto sommato neanche tanto, ma bisogna tenere conto che siamo a Marathi !
Prendiamo le stanze, che sono dignitose e pulite con un ottimo letto ed un bagno al limite della sufficienza; ci sistemiamo e dopo una rinfrescata, andiamo in spiaggia.
Faccio il bagno e l’acqua, a differenza di quella delle Cicladi, che ricordavo freddina, é invece calda. 
Dopo un pò di sole decidiamo di mangiare al bar che abbiamo alle spalle; il classico “ouzeri” greco con i tavolini praticamente sulla spiaggia e la cucina ricavata in una vecchia, quanto precaria, almeno all’impressione, roulotte.
Prendiamo due insalate greche e un piatto di polipo alla griglia; noteremo in seguito che i prezzi sono aumentati dall’ultima volta che siamo stati in terra ellenica.
Certo sono passati 5 anni e bisogna considerare che Creta a differenza delle Isole Cicladi ha una tradizione turistica di almeno 50 anni, ma l’impressione é questa; comunque il cibo é buono, soprattutto il polipo e mangiamo senza lamentarci più di tanto.
Qui sento la necessità di aprire una piccola parentesi sul pesce : il fatto di trovarsi su un’isola non deve far credere che il pesce venga regalato; al contrario il suo costo é superiore a quello di tutte le altre portate, chiaramente molto economico rispetto all’Italia, ma non gratuito.
Le ragioni di ciò sono da ricercare nel fatto che in primo luogo i greci non sono pescatori, bensì allevatori e anche se vanno a pescare in mare lo fanno generalmente per il proprio consumo; in secondo luogo il mare greco e in particolare quello intorno a Creta é poco pescoso.
Per questa ragione gli unici pesci freschi che trovate sono le sardine, i gopa e qualche volta il polipo; il restante pesce é generalmente surgelato.
La sera mangiamo in un ristorantino sul mare situato davanti alla baia dopo il porticciolo; insalata greca, tzatziki e fritto misto, abbondante e buono accompagnato da una fresca bottiglia di retzina.
Con il buio, la passeggiata lungo il mare mostra, esaltandola, la bellezza delle tre piccole baie che si susseguono tra loro, intervallate soltanto dall’esile striscia di terra che costituisce il molo.
Seduti al tavolino, mangiando al rumore delle onde, con le luci soffuse, che si specchiano nell’acqua e sullo sfondo i bagliori sfocati di Souda, si matura la convinzione di trovarsi in un’altra dimensione; l’atmosfera é infatti così surreale che sembra di essere ad anni luce da casa ed invece siamo solo a 2 ore e mezza di aereo !
Qui tutto scorre con calma, la stessa che si respira guardando il mare; i ritmi sono lenti e dilatati e nessuno ti fa fretta chiedendoti se vuoi ancora qualcosa per spingerti a liberare il tavolo.
Il denaro non domina la vita, scandendone i tempi, di questo popolo, che ci é tanto vicino, ma al tempo stesso così lontano.
Ben presto le poche ore di sonno del giorno precedente ci invitano ad andare a letto, dove una bella dormita ci dovrà preparare a le fatiche successive.
Purtroppo dormire si rivelerà un’utopia, visto che verso le 23.00 comincia un concerto di musica greca, che si protrae sino alle 04.30 !

Domenica, 12 Agosto 2001 – “La fregatura di Platanos”
Pur non avendo chiuso occhio, alle 09.30 siamo pronti per partire ad eccezione di Lucia, che si presenta con dieci minuti di ritardo ! 
Dopo un rapido confronto, decidiamo di saltare la spiaggia di Stratos, posta sulla parte settentrionale del promontorio, per privilegiare la visita alla città di Chania, che dovrebbe essere molto bella.
In poco tempo giungiamo nel capoluogo cretese e parcheggiata la macchina nella piazza del mercato, che vi trovate sulla destra se entrate in città, da via Nikiforou Foka, proseguiamo per il centro a piedi.
La parte vecchia della città appare molto bella, con vie e vicoli stretti che si intrecciano tra loro, pieni di negozi,  taverne, bar e ristoranti e che culminano nel porto.
L’influsso veneziano é percettibile immediatamente, non solo dall’architettura delle case, ma anche dall’impatto visivo che la cittadella offre a ogni visitatore; in particolare il porto, ricavato in un’ansa a mezza luna é veramente caratteristico, anche se i troppi locali e ristoranti “turistici” che lo adornano, ne fanno perdere parte del suo fascino. 
La fortezza é pressoché intatta e dall’alto della torretta si domina e si gusta l’intero scenario.
Dopo un breve spuntino con una gyros pita, che qui costa 450 Dracme, lasciamo Chania alla volta di Kissamos, che si trova al centro fra le due penisole poste a Ovest dell’isola, di fronte all’omonimo golfo.
L’intenzione é quella di fermarsi a dormire un paio di notti, per poter visitare due delle spiagge che si possono raggiungere in breve tempo da qui : Falassarna e Balos.
Purtroppo giunti a Kissamos e girati i vari “room to let”, non troviamo una sistemazione per due giorni, ma soltanto per una notte; le ragazze vogliono però fermarsi in ogni caso per due giorni, quindi decidiamo di proseguire, nella speranza di trovare posto altrove.
Ci rechiamo di impulso a Falassarna, che non é propriamente un centro abitato, ma il nome della spiaggia; giuntivi troviamo comunque, pensioni e moltissimi “rooms to let”, ma non una sistemazione, dato che il posto é bello e molto battuto e di conseguenza, tutto pieno.
Decidiamo di tornare al paese precedente, Platanos, che dista da Falassarna 4 Km., dove dopo un’estenuante ricerca, troviamo una doppia al “Rooms Evenue”, posto nuovissimo, che ci spara un prezzo esorbitante : 30.000 dracme a notte per una stanza per 4 persone, con bagno.
Non abbiamo ne scelta, ne voglia di proseguire la ricerca e accettiamo, beccandoci così, la prima fregatura della vacanza : il secondo letto matrimoniale é costituito infatti, da due materassi posti per terra; nonostante questo accettiamo e sistematici, torniamo a Falassarna. 
La strada per raggiungerla é agevole, asfaltata e larga con numerosi tornanti, dai quali si vede tutta dall’alto la spiaggia; quest’ultima é molto larga e lunga, costituita interamente da sabbia grossa, che ti si appiccica alla pelle in maniera impressionante.
Lungo tutta la spiaggia ci sono diversi stabilimenti balneari (il primo si chiama Epanhema Beach Club), che offrono, parcheggio gratuito, docce di acqua dolce, anch’esse gratuite, ombrelloni e lettini; l’accesso é comunque libero anche a coloro che scelgono di non utilizzare ombrellone e lettini, unico confort a pagamento, quindi potete tranquillamente disporre il vostro telo e godervi a pieno la giornata.
L’acqua é limpida e non troppo fredda ed il mare leggermente mosso; il litorale non é battuto dal vento, ma vicino al batti riva, c’é una piacevolissima brezza, che attenua la forza del sole.
Purtroppo la giornata é rovinata dall’arrivo di enormi nuvoloni, i primi che vedo in Grecia, che ci costringono a lasciare la spiaggia.
Torniamo a Platanos, dove scopriamo facilmente che non c’é nulla; solo un ristorante, una panetteria, posta di fronte a dove abbiamo la stanza ed un mini-marchet.
Inoltre prima di andare a cena, facendo mente locale su quanto dovremmo pagare, emergono due linee di pensiero completamente contrapposte : Michele afferma che pagheremo 30.000 dracme a notte, Lucia, invece, é convinta che siano 30.000 per due notti.
Dato che 30.000 dracme a notte sarebbe uno sproposito, per il luogo in cui siamo, Platanos, in mezzo al nulla e lontano dal mare, io e Michele andiamo a chiedere conferma e con grande stupore, scopriamo che il prezzo é quello paventato precedentemente da Michele; é veramente troppo, ora ce ne rendiamo conto e decidiamo di rimanere solo una notte.
Se avessimo accettato di prendere la camera a Kissamos, senza ostinarci a trovarne una necessariamente per due notti, probabilmente, oltre a goderci molto più a lungo il pomeriggio ci saremmo ritrovati in un centro più accogliente e carino dell’insulsa Platanos, spendendo la metà; purtroppo, però, gli errori si evidenziano sempre dopo che uno li ha commessi, quindi fate tesoro della nostra esperienza.
La sera scegliamo di andare a cenare al paese successivo, Sfinari, che si trova a 8 Km.; la strada per raggiungerlo non é male, ma é completamente buia e con tornanti senza alcuna protezioni, a strapiombo.
Ci fermiamo a mangiare alla prima taverna che si incontra sulla sinistra, appena entrati nell’abitato, la “Taverna Antonios”, che funge anche da “Rooms to let”; i pochi tavolini sono solo parzialmente occupati, anche da un gruppo di italiani, che molto probabilmente soggiornano qui.
Il titolare, Antonios, é un pittoresco uomo, molto robusto, che si diletta a passare tra i tavoli scherzando con i commensali e facendo l’imitazioni e i versi di animali stranissimi, che molto probabilmente neanche esistono.
La figlia prende invece le ordinazioni e serve ai tavoli; mangiamo molto bene e abbondante, spendendo veramente poco.
Rientrando decidiamo di andare a prendere qualcosa da bere nei locali che ci sono a Fallassarna; sono convinto, vista la gente che c’era in spiaggia e il tutto esaurito dei posti letto, che ci sia del movimento.
Purtroppo resto deluso; i locali ci sono e sono anche carini, ma di gente neanche l’ombra !

Lunedì, 13 Agosto 2001 – “Il paradiso di Balos”
Di buon mattino carichiamo la macchina e saldata la signora che gestisce il carissimo “Rooms Evenue”, lasciamo Platanos, dove vi sconsiglio caldamente di venire, se ancora non si fosse capito.
In serata abbiamo deciso di spostarci a Paleochora, nostro futuro campo base; la giornata invece sarà dedicata alla visita di Balos, nota anche come Gramvoussa, situata all’estremità dell’ultima penisola a Ovest di Creta. 
Ci dirigiamo verso Kissamos e dopo qualche chilometro, giriamo a sinistra seguendo le indicazioni per Kaliviani, e per il “Balos beach Hotel”, che é molto meglio segnalato !
Giunti nell’abitato, ci si trova ad un bivio, senza segnalazioni : di fronte si ha una strettoia, che consente l’accesso alternato di una sola autovettura, a sinistra la continuazione ipotetica della strada da cui si é arrivati, che porta ad un bello, almeno all’apparenza, “Rooms to let” (tenete conto, é un ottimo campo base alternativo a Kissamos, per le escursioni a Balos e Falassarna).
La via da seguire é quella di fronte a voi; fatta la strettoia, infatti, si arriva nella piazzetta del paese di Kaliviani, dove sulla destra, di fianco alla graziosa chiesetta, c’é una piccola strada asfaltata, sulla quale ricompare l’indicazione del “Balos Beach Hotel”.
La prendiamo e poco dopo aver superato l’hotel precedentemente menzionato, che vi trovate sulla destra, il manto stradale termina e comincia lo sterrato; la strada é comunque abbastanza larga, ma il fondo é assai sconnesso, con numerose pietre grosse, che rallentano la marcia, a meno che non si abbia una jeep, consigliando un’andatura lenta ed attenta, che salvaguardi il fondo e le gomme dell’auto, uniche parti non assicurate.
Questa strada continua tra sali e scendi in un paesaggio brullo e arido con dirupi mozzafiato e viste incredibili per 7,6 Km., terminando infine in un ampio spiazzo, dove si trova anche un rudimentale, quanto caratteristico bar, il “Kantina Boat”, che ha posto, fra l’altro, un tavolino con attorno delle poltrone sul ciglio del dirupo e da cui si ha, a 360°, un colpo d’occhio difficilmente spiegabile a parole; infatti, senza soluzione di continuità, di fronte si ha il golfo di Kissamos e l’altra penisola, a sinistra e dietro il mare aperto, a destra l’aspra montagna e sopra il cielo. 
Da qui parte il sentiero di 2 km. che porta alla spiaggia; é molto ben praticabile e curato, ma visto che dovrete scendere e risalire numerosi gradini di pietra, vi consiglio un comodo paio di scarpe da tennis o di sandali e non certo le ciabatte da spiaggia.
Il primo tratto, pressoché pianeggiante, porta dall’altra parte del promontorio, da qui inizia la discesa vera e propria, ma solo più avanti si scorge finalmente la spiaggia; quello che vedrete, difficilmente lo dimenticherete, o almeno per me é così, visto che l’impressione che mi ha dato al primo sguardo Balos, me la ricordo ancora adesso.
E’ incredibile ! Stupefacente…, sulla sinistra un piccolo golfo di acqua azzurra, che andando verso destra diviene bianca, come la sabbia, che forma un piccolo istmo naturale, collegando il promontorio all’isola di Gramvoussa. 
Scendiamo rapidamente e prendiamo posto sul litorale del golfo, dove però é scomodo stare, a causa di un vento abbastanza sostenuto, che spazza addosso la sabbia in modo fastidioso; vi consiglio, invece, come abbiamo fatto noi in seguito e come fa quasi tutta la gente che scende a Balos, di proseguire verso destra lungo la spiaggia, passare l’istmo e stendere il telo sull’isoletta di sabbia.
Anche qui c’é il vento, che in seguito apprezzerete moltissimo, visto quanto picchia il sole, ma almeno, la sabbia essendo molto umida non vi arriva addosso.
L’acqua é bianca, calda e molto bassa, arriva al massimo alla coscia e fare il bagno qui è molto particolare.
Sulla sinistra, all’estremità del golfo, c’è anche un piccolo bar, il “Cafe Taverna”, ma non so se sia in funzione, visto che lì non ci sono andato, concentrandomi invece sulla parte che da sul mare aperto. 
In ragione della scomodità del suo raggiungimento, Balos non é molto battuta dai turisti, certo non si é soli, ma dividere questa bellezza con una trentina di altre persone non mi sembra affatto male !
Lasciamo Balos verso le 17.00, con la consapevolezza di aver visto qualcosa di straordinario e ci dirigiamo verso Paleochora, che abbiamo scelto, come campo base per i prossimi due giorni; torniamo quindi verso Kissamos, la superiamo in direzione Chania e poco dopo, a Kaloudiana giriamo a destra.
La strada é scorrevole e abbastanza buona, come del resto tutte quelle sin qui fatte e come saranno anche tutte quelle che sino alla fine del nostro viaggio faremo.
Ci fermiamo a Topolia, dove c’é una gola, all’inizio della quale é posto, su uno spiazzo, che vi trovate sulla sinistra, prima di una galleria, un simpatico bar panoramico, con tavoli in legno e sedie ricavate da grossi ceppi.
Riprendiamo il viaggio verso Paleochora, circondati da enormi castagni, che ci accompagneranno per tutto questo trasferimento e cominciamo ad incrociare i pullman che riportano indietro i turisti dalla spiaggia di Elafonissi, nostra futura meta, avendo così la conferma, che questa spiaggia sarà molto affollata !
Dopo pochi chilometri arriviamo al bivio per Elafonissi; noi chiaramente giriamo a sinistra e superato Strovles, prendiamo una piccola via di congiunzione tra paesi, seguendo per Aligi e Dris, che ci porta sulla strada, parallela a quella che facevamo in precedenza, che scende, anch’essa, dalla costa settentrionale dell’isola.
A questo punto giriamo di nuovo verso destra e dopo poco arriviamo a Paleochora; sono le 19.20.
Inizia la ricerca del posto per dormire, ma nonostante il nostro impegno, non riusciamo a trovare nulla per la notte; soltanto in un “Rooms to let” ci garantiscono due doppie per il giorno successivo.
Siamo vicini a ferragosto e anche i greci fanno vacanza, ci dovevamo pensare !
Ci spingiamo sino a Gialos, paese a pochi chilometri da Paleochora, ma non abbiamo miglior sorte; in un ultimo disperato tentativo proviamo a spostarci in un paese all’interno, ma fatti diversi chilometri senza incontrare nulla, decidiamo di tornare indietro e andare al campeggio di Paleochora.
Quest’ultimo é posto a 1,5 Km. dal centro abitato ed é facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni e costeggiando il mare.
Ormai é l’imbrunire e ostinarsi a cercare una camera é stato sicuramente un errore; fortunatamente abbiamo le tende, che ci siamo portati come soluzione di emergenza e in campeggio, fortunatamente, troviamo posto.
Montare la tenda col buio non é affatto simpatico, ma non c’é scelta e io e Michele adempiamo a questo scomodo compito in breve tempo; l’esperienza del resto a qualcosa serve !
Il “Paleochora Camping” ha di fronte il mare e una bella discoteca, che sino alle 04.00 ci terra compagnia; quindi se venite qui non dimenticate i tappi per le orecchie !
L’aspetto del campeggio non é entusiasmante, il fondo é duro, ma pianeggiante e i servizi igienici e le docce lasciano molto a desiderare, ma ho visto di peggio.
L’acqua per lavarsi é chiaramente fredda, ma dopo essersi comunque rinfrescati, ed é proprio il caso di dirlo, tutto appare migliore; questo é però un discorso che vale solo per me, Michele e Cinzia, visto che Lucia, tra lo stupore di tutti, non fa la doccia !
Il lato positivo é sicuramente il costo irrisorio della sistemazione : 2 tende, 4 persone e 1 macchina, spendono in totale 6.000 dracme !
Usciamo per mangiare e ci fermiamo al primo ristorante che incontriamo sulla strada che porta a Paleochora; mangiamo bene e spendiamo poco.

Martedì, 14 Agosto 2001 – “La spiaggia di Paleochora”
Di buon mattino ci alziamo e io e Michele raggiungiamo Paleochora per confermare le due stanze, che dovrebbero essere libere; ci riusciamo, prendendo al classico “Rooms to let” due doppie, una con bagno interno, l’altra con bagno esterno.
Il costo della prima é di 9.000 Dracme al giorno, quello della seconda di 7.000.
Torniamo al campeggio, smontiamo la tenda, paghiamo e dopo esserci sistemati in camera, schizziamo al mare. 
Paleochora ha due spiagge fra le quali scegliere : quella posta sul lato a occidente é sabbiosa, quella posta sul lato ad oriente é di ciottoli grossi.
Chiaramente scegliamo la prima, anche se non abbiamo idea di come siano fatte ne l’una, ne l’altra.
Quest’ultima é molto ampia e lunga, costituita da sabbia grossa di colore bruno e costeggiata da una breve passeggiata lungo la strada che porta a Gialos, sulla quale si susseguono taverne, bar e mini-marchet. 
La spiaggia di ciottoli si trova invece a sinistra del porto, in fondo alla passeggiata , che costeggia il mare dalla parte orientale del paese; é piccola, dotata anch’essa di ombrelloni e lettini e dalla grandezza delle pietre, che comunque sono tutte levigate, sembrerebbe molto scomoda, per chi come noi usa il telo, senza usufruire dei confort offerti.
Prima di andare al sole, facciamo colazione in uno dei bar posti sulla strada di fronte al mare e contro ogni previsione, troviamo prezzi normali.
Sulla spiaggia ci sono 4 file di ombrelloni, ognuno dei quali é dotato di due lettini; non sono ne prenotati, ne assegnati, quindi scegliete quello che più vi piace, perché chi primo arriva meglio alloggia. Dopo qualche tempo, si presenterà qualcuno a riscuotere il dovuto.
Questa é una regola che non vale solo a Paleochora, ma in tutte le spiagge di Creta dove trovate gli ombrelloni e i lettini.
La giornata a Balos ha messo a dura prova la nostra pellaccia, per altro era fortunatamente già abbronzata, quindi ci sistemiamo sotto un ombrellone; il costo é di 2000 dracme per l’intera giornata.
All’inizio della spiaggia si trovano inoltre gli spogliatoi, i servizi igienici e le docce con acqua dolce.
Il mare é leggermente mosso e lungo il batti riva ci sono dei lastroni di pietra; l’acqua é verde e calda.
Il sole picchia molto, più che sulle isole Cicladi, probabilmente perché siamo più a sud, ma c’é una leggera brezzolina, che a tratti placa l’arsura.
Passiamo l’intera giornata in spiaggia e la sera mangiamo in città. Di sera, come spesso accade, qualsiasi paese sembra più bello, così illuminato dalle luci dei negozi dei ristoranti e dei locali, l’aspetto di Paleochora é veramente grazioso.
Dalle 21.00 inoltre le due strade maggiori del centro, diventano zona pedonale e tutti spostano i loro tavolini sulla via, mentre al centro passeggiano i turisti.
Mangiamo nell’ultimo “ouzeri” sulla destra in fondo alla via principale, che sembra il più tipico e caratteristico e tutto sommato non ci possiamo lamentare, anche se ci dobbiamo accontentare delle gyros.

Mercoledì, 15 Agosto 2001 – “Ferragosto a Elafonissi”
E’ ferragosto e lo passeremo a Elafonissi; ci svegliamo alle 07.15 e partiamo alle 08.00, non senza aver fatto la spesa per la giornata che ci aspetta.
Riprendiamo a ritroso la strada che ci ha condotto qui e dopo 12 Km., ben segnalata, incontriamo la deviazione per Elafonissi, che dista in totale 51 Km. da Paleochora; 2 Km. dopo aver superato Strovles, nuova deviazione, ancora verso sinistra, che ci immette nella strada principale che scende dalla costa settentrionale. 
Ci fermiamo a Elos per fare colazione, quindi ripartiti, incontriamo un bivio ambiguo, che indica in entrambi le direzioni lo stesso paese; prendete ancora a sinistra !
Comincia la discesa e la strada é ottima, ma del resto lo si poteva supporre, visto che ci passano i pullman !
Superata la deviazione per il monastero di Hrissoskalitissa, arriviamo ad Elafonissi, dove un ampio spiazzo funge da parcheggio per auto e pullman; notiamo subito che ci sono numerosi camper e diverse tende anche se, ma solo di fatto non c’é il campeggio. 
Tuttavia fare qui campeggio libero é molto comodo, visto che si possono sfruttare le docce e i servizi igienici della spiaggia; inoltre non sono così convinto che le due taverne che ci sono sul mare rimangano chiuse la sera, quindi si può anche mangiare senza problemi, e, se ciò non fosse possibile qui, ci sono altre taverne poco distante lungo la strada.
Al momento del nostro arrivo, siamo praticamente da soli; sulla spiaggia, che é costellata di ombrelloni e lettini, ci “assale” un ragazzo offrendocene uno a 2.000 dracme per l’intera giornata; rimaniamo un pò titubanti, poi, forse troppo frettolosamente, accettiamo, anche perché i postumi di Balos si fanno ancora sentire, scegliendo quello che più ci piace. 
Vi consiglio di aspettare a prendere posto, tanto gli ombrelloni non mancano, facendovi prima un bel giro, andando anche sull’isola di Elafonissi, che avete di fronte.
Il colpo d’occhio che offre il posto, nonostante gli ombrelloni, é comunque formidabile; una piscina naturale, con l’acqua cristallina e calmissima, calda e molto bassa.
Sul bagna asciuga, la sabbia assume un colore rosa la cui intensità varia a seconda dei luoghi e la sabbia é fine e bianchissima. 
L’isola di Elafounissi si trova di fronte, a meno di cento metri, basta attraversare il bacino che la separa dalla terra ferma, dove come detto l’acqua non é alta più del ginocchio.
Oltre il promontorio si apre una seconda baia, lunga ed anche abbastanza larga, sempre di sabbia bianca, con il batti riva ancora più rosa e un’acqua dai diversi colori : cristallina e trasparente a riva, verde più avanti ed infine di un azzurro intenso.
Sotto le rocce che costituiscono il promontorio é possibile trovare ombra, come pure sotto gli alberelli che delimitano la spiaggia; quindi, prima di accettare l’ombrellone, provate a vedere se qui vi piace di più !
Tornati indietro dalla nostra perlustrazione sull’isola, io e Michele troviamo un’altro scenario ad attenderci : la spiaggia si é cominciata a riempire e in breve tempo, portati dai pullman dei viaggi organizzati, centinaia di persone trasformano quello, che sembrava qualche ora prima un tranquillo paradiso, nella più comune delle spiagge della riviera romagnola ! 
Il fascino della spiaggia bianca, della sabbia rosa e dell’acqua trasparente é svanito, sormontato e alterato da quest’orda di persone; purtroppo a differenza di Balos, questa piccola meraviglia naturale é troppo facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto.
La spiaggia sulla lato posto a sinistra non é così bella come quella posta di fronte all’isola, quindi se vi volete accomodare, scegliete un ombrellone da quest’ultimo lato.
Verso le 14.00 la folla é enorme; impressionante quanta gente ci sia, in piedi e in acqua.
Torno sull’isola con Cinzia per fare il bagno e anche qui é un carnaio. Il posto rimane comunque bello, ma la gente ne altera sicuramente il fascino; non é lo stesso posto che ho visto questa mattina al mio arrivo, peccato… 
Verso le 15.00 i primi gruppi cominciano a lasciare Elafonissi, a seconda della distanza da cui arrivano e anche noi, un’ora più tardi decidiamo di andare via.
Ci rechiamo a visitare il monastero di Hrissoskalitissa, che si trova sulla strada a pochi chilometri da Elafounissi.
E’ molto famoso per i suoi 98 gradini; la leggenda narra che l’ultimo di essi sia d’oro e solo chi ha molta fede riesce a vederlo.
Chiaramente io non ci riesco, ma mi sarei stupito del contrario…; ad essere onesto il monastero non é niente di eccezionale, una mezza delusione, ma porta via poco tempo, quindi non me la prendo più di tanto. 
Torniamo al nostro campo base e con Michele decido di andare a vedere la fortezza di Paleochora per fare qualche foto dall’alto; arrivarci é semplicissimo, si trova infatti a destra del porto. Dall’alto si possono vedere praticamente ed effettivamente le due spiagge del paese, quella occidentale, di sabbia e quella orientale di ciottoli.
Purtroppo della fortezza rimane ben poco, visto che venne distrutta dai pirati e devo dire che hanno fatto un buon lavoro.
La sera andiamo a mangiare nel primo ristorante che si incontra sulla destra percorrendo la strada che porta a Paleochora; il posto é tipico e si mangia bene, spendendo il giusto.

Giovedì, 16 Agosto 2001 – “Rethimno e Plakias”
Partiamo alle 07.45 da Paleochora in direzione Rethimno, che vogliamo visitare prima di dirigerci a Preveli, nostra prossima meta; pochi chilometri dopo aver lasciato il centro abitato prendiamo a destra seguendo le indicazioni per Strati e Kampanos, quindi Skines.
Giunti nelle vicinanze di Chania imbocchiamo la super strada che costeggia la costa e dopo 142 chilometri di viaggio giungiamo a Rethimno.
Usciamo dalla super strada e ci dirigiamo verso la fortezza, dove parcheggiata la macchina nelle numerose aree di parcheggio presenti in questa zona, ci avventuriamo a piedi all’interno della città. 
Cominciamo il nostro giro proprio dalla Fortezza, che però vediamo solo dall’esterno, perché giunti alla porta Nord, scopriamo che entrare costa 1500 dracme, che sinceramente non mi va di spendere; torniamo indietro e ci infiliamo in un vicolo, cercando di raggiungere il centro.
La parte vecchia é veramente bellissima, con questi vicoli e viuzze, sui quali si affacciano balconcini adorni di fiori e balconate chiuse in legno, antico retaggio della dominazione veneziana.
Le piccole vie sono piene di gente che saltella da un negozio all’altro e l’atmosfera é talmente diversa dal solito, che non sembra neanche di essere in Grecia; se non ci fossero le gyros a ricordarmelo sembrerebbe infatti di essere in una città araba.
Arriviamo al porto, anch’esso strutturato come quello di Chania, ovvero disposto a mezza luna e ricco di locali e taverne, quindi dopo aver mangiato qualcosa, ci lasciamo alle spalle Rethimno e proseguiamo il nostro viaggio.
Rientriamo sulla super strada, direzione Heraklion, lasciandola alla prima uscita, per seguire le indicazioni verso Spili, che però non raggiungiamo, dato che una decina di chilometri prima deviamo per Koxarè, da dove, seguendo le indicazioni che portano al monastero di Preveli, arriviamo sino al cartello che indica la strada per la spiaggia di Preveli.
Qui scopriamo, che a Preveli non ci sono posti dove dormire, cosa che in seguito scopriremo non essere vera, e decidiamo di andare a cercare una stanza nel paese sul mare più vicino : Plakias.
Per raggiungerlo andiamo verso Lefkogia, quindi da lì a Plakias il passo é breve. 
Il paese sembra carino e molto turistico; si sviluppa interamente alle spalle della sua spiaggia disposta su un’ampia baia; ovunque si affittano camere e non fatichiamo a rimediarne una, anzi addirittura la prima che avevamo fermato, la lasciamo in favore di una migliore, che troviamo, presso lo “Studios Rooms to let Thetis”.
Quest’ultimo si trova sulla parallela della strada che costeggia il mare, dietro la panetteria posta di fronte alla farmacia, proprio nel quartiere della chiesa di Sant George.
Il posto, gestito da due simpatici coniugi, é ben curato e tranquillo e la stanza, per quattro persone, che costa 15.000 dracme a notte, é bella e dispone di un bagno spazioso e pulito.
Se invece volete stare in campeggio, quello di Plakias sembra molto bello; posto all’entrata del paese, adiacente al supermercato, ha un’entrata imponente ed é dotato di piscina.
Ci sistemiamo e via subito in spiaggia che é raggiungibile facilmente; basta infatti attraversare la strada che la costeggia ! 
La spiaggia é molto lunga e non troppo larga, costituita interamente da sabbia grossa e ciottoli di fronte al centro abitato, ma se vi spostate a Sud-Ovest, sembra più sabbiosa.
Il mare é pulitissimo e di un colore intenso in cui predomina il verde; l’unico inconveniente è il fastidiosissimo vento, che soffia continuamente.
Stare sdraiati sul telo é pressoché impossibile, poiché ad ogni folata si viene riempiti di sabbia; capisco perché ho visto molta gente sdraiata nei giardini della passeggiata ed anch’io faccio così, seguito ben presto da tutti gli altri.
Sulla spiaggia, sono comunque presenti i soliti ombrelloni con i lettini, sui quali molto probabilmente non arriva la sabbia e a ridosso della strada ci sono anche le docce di acqua dolce.
La strada che costeggia la baia é un susseguirsi di negozi, taverne, bar e ristoranti, ma se avete voglia di uno spuntino, andate a mangiare una gyros all’ouzeri di “Sitis”.
Quest’ultimo si trova sulla piazzetta da dove parte il trenino panoramico, prima della strettoia che porta alla parte Ovest della città, adiacente alla gioielleria “Yannis”, dopo il “Nufaro cafè snack bar”; non potete sbagliare, ha pochi tavolini tutti azzurri.
Qui potrete mangiare o sorseggiare tranquillamente una Amstel, trattati benissimo da Sitis, il proprietario, che, tra l’altro, parla molto bene l’italiano.
Per mangiare non avete che l’imbarazzo della scelta; sappiate però che i ristoranti a ridosso della strettoia di cui sopra, sono abbastanza cari, chiaramente per dove vi trovate e le porzioni non troppo abbondanti.
Se invece, dopo cena, volete bere un buon caffè ellenico guardando il mare, vi consiglio il bar che si trova sulla destra, superati tutti i ristoranti a cui mi riferivo sopra, di fronte ad una taverna; ha una terrazza, con diversi tavolini, che guarda il mare e l’intera baia di Plakias.

Venerdì, 17 Agosto 2001 – “Preveli e Shinaria”
Dopo una tranquilla notte di sonno ci alziamo alle 08.30 e troviamo una giornata splendida, ma ventosa…; questa é la nota negativa di Plakias, c’è spesso vento.
Meta del giorno é Preveli, una pittoresca spiaggia dove il fiume, costeggiato per un lungo tratto da un palmeto, sfocia nel mare, consentendo di fare il bagno sia nell’uno, che nell’altro. 
Riprendiamo la strada che ci ha portato qui e dopo aver fatto una piccola spesa al supermercato, ci dirigiamo verso Lefkogia, dove ci fermiamo per fare colazione in uno dei due bar che si trovano sulla strada.
Io e Michele andiamo al forno, facilmente raggiungibile dalla piazzetta del paese, per prendere una spinac-pie e subiamo le ire della fornaia, che sta litigando con il marito e se la prende anche con noi.
Tornati al bar beviamo il nostro caffè ellenico e ripartiamo seguendo le indicazioni per il Monastero di Preveli; ad un certo punto, ben indicata sulla sinistra, troviamo la deviazione per la spiaggia di Preveli.
Fatto un piccolo ponte e superato un bar sulla sinistra, comincia lo sterrato, che dopo 4 Km. termina in uno spiazzo ampio, dove bisogna lasciare la macchina; c’é anche una taverna, che probabilmente affitta delle camere, visto che sulla facciata del muro capeggia la scritta “Rooms to let”.
Da qui parte il sentiero, molto ben fatto, con numerosi scalini ricavati nella roccia, che ci porta, dopo 500/600 metri, alla spiaggia di Preveli. 
Dall’alto, prima di giungervi, si vede benissimo la peculiarità di questo luogo, dove il fiume incontra il mare e il palmeto.
E’ uno scenario particolarissimo; tra le rocce più aspre e spoglie, che si tuffano in un mare dai colori intensi, in cui il verde predomina sull’azzurro, si apre lungo la gola, sulle sponde del fiume un oasi verde fatta di palme, che ricorda paesaggi africani.
Come sempre siamo tra i primi ad arrivare ed anche se ciò vuol dire alzarsi presto, lo faccio volentieri, perché così posso godermi il posto a pieno, senza che la folla ne alteri i caratteri.
Chiaramente anche qui ci sono gli ombrelloni con i lettini, due bar ed é possibile persino noleggiare pedalò e canoe per risalire il fiume.
Fortunatamente le prime persone cominciano ad arrivare verso le 11.30, portate dai battelli che fanno la spola da Plakias; gli ombrelloni cominciano a riempirsi, per la gioia di chi riscuote le 4.000 dracme, che qui sono richieste !
Il pedalò costa invece 1.500 dracme per mezz’ora, ma ve lo sconsiglio caldamente. E’ perfettamente inutile e riduttivo, risalire il fiume per 500 metri su di esso; vi godrete, infatti, a pieno il posto e la particolarità del luogo, se prenderete il sentiero che costeggia il lato destro del fiume, arrivando sino alla fine del palmeto. 
E’ impressionante come la natura si possa adattare alle situazioni più strane; qui una pianta tipicamente tropicale si é insediata ricreando lo scenario di un’oasi, che in alcuni punti sembra del tutto reale, con palme altissime e vegetazione rigogliosa.
Se poi a qualcuno può interessare, alla fine del sentiero, quando le due rive si avvicinano sino quasi a toccarsi e il fiume diviene un torrente, io e Michele abbiamo scovato una pianta, che senza dubbi abbiamo catalogato come canapa !
La spiaggia, invece, é corta e stretta, fatta di ciottoli piccoli, che proseguono sino dentro il mare, la cui acqua oltre che limpidissima, ha un intenso colore verde, dovuto probabilmente all’oscurità del suo fondale, che diventa di un blu sempre più intenso mano a mano che ci si allontana dalla riva.
Particolarissimo é fare prima il bagno nel mare e poi, fatti pochi metri, tuffarsi nell’acqua dolce del fiume; non succede molto spesso, credo, e per me é stata la prima volta !
Qui campeggiare liberamente non é poi così estremo, data la presenza del fiume e delle taverne; infatti, nel nostro giro tra le palme, abbiamo scorto, diversi luoghi, dove qualcuno si era precedentemente accampato.
Alle 14.00 decidiamo di andare via; la spiaggia é affollatissima e chi ancora arriva fatica a trovare posto sull’arenile per stendere il proprio telo.
Visto che è presto decidiamo di visitare il Monastero di Preveli prima di recarci alla spiaggia di Shinaria, dove vogliamo passare il pomeriggio; ripercorriamo quindi a ritroso la strada sterrata e superato il ponticello, svoltiamo a sinistra, cominciando a salire.
Poco più avanti ci accorgiamo che é indicata un’altra deviazione per Preveli; probabilmente per questa via la strada da percorrere in macchina é più breve, ma il sentiero da fare a piedi, più lungo. Questa chiaramente é una mia congettura dettata dall’impressione, ma non ho una prova di fatto o una testimonianza che suffraghi la mia ipotesi. 
Dopo aver percorso 5 Km. giungiamo al Monastero di Preveli, di fronte al quale é stato ricavato un grande parcheggio, probabilmente per ospitare i pullman consentendogli di fare agilmente manovra, visto che la strada termina qui.
Sulla destra c’é anche un bar, dove Lucia e Cinzia preferiscono andare a dissetarsi.
L’entrata al Monastero costa 700 dracme ed é consentita solo con abiti adeguati; a chi ne é sprovvisto, ne vengono consegnati all’entrata.
Michele entra, mentre io decido di aspettare fuori; tuttavia il ragazzo che fa i biglietti, insiste a farmi entrare e mi consente l’accesso gratuitamente.
Dopo averlo visitato, devo ringraziare l’inspiegabile insistenza di quel ragazzo, che mi ha concesso di vedere un luogo dal fascino mistico; all’interno, infatti, si respira un’aria particolare l’importanza di questo monastero, che per centinaia di anni é stato un centro di resistenza all’occupazione dell’invasore; prima contro l’assalto turco, poi contro quello tedesco.
All’interno si possono distinguere chiaramente la parte vecchia, molto bella e caratteristica da quella nuova e su delle grosse lastre di marmo, leggere la storia di questo luogo; non é possibile fare foto, ma non ne ho capito la ragione, tuttavia Michele ha “rubato” lo stesso qualche istantanea
Terminato il giro nel monastero e recuperate le donne al bar, ripartiamo per raggiungere la spiaggia di Shinaria, che alcune notizie ci indicano come luogo adatto allo snorkelling; torniamo a Lefkogia e giunti nel centro del paese, appena superati i due bar, giriamo a sinistra.
Il cartello indica 2 Km., ma in realtà ne percorriamo 3,3.
State inoltre bene attenti, perché terminato l’abitato, dovete tenere la destra; il cartello c’é e porta scritto “Shinaria Hotel”, ma é sdraiato per terra e non é così facile vederlo.
La strada termina praticamente sulla spiaggia, nel parcheggio di quello che doveva essere o che sarà lo “Shinaria Hotel”. 
La spiaggia é veramente graziosa, non molto ampia, composta di sabbia grossa e posta in una piccola baia, riparata dal vento.
Il mare ha le tonalità del verde e dell’azzurro ed effettivamente le poche persone che ci sono hanno tutte la maschera e le pinne.
Io invece la mia l’ho dimenticata a casa nell’armadio : povero pirla !
Restiamo sino alle 19.00 e devo dire che si sta molto bene, quindi torniamo a Plakias, dove ritroviamo il vento.
Mangiamo una gyros da Sitis e poi via in camera, dove ci aspetta una sorpresa; per la prima volta e anche l’unica, troviamo i letti rifatti e il bagno pulito.
Tale piacevole sorpresa non fa che aumentare il giudizio positivo di questa piacevole sistemazione, che consiglio a tutti.
La sera ceniamo nella taverna che si trova sulla stessa via; i prezzi sono contenuti e il cibo é buono.
Io, Michele e Cinzia prendiamo la grigliata di pesce; ci portano un bel piatto con due pesci, una sardina e un gopa per l’esattezza, con contorno di pomodori, cipolle, cetrioli e tzatziki.
Lucia ordina invece il solito souvlaki di pollo e riceve uno spiedino abbondante e gustoso.
Solo il vino rosso non é niente di speciale, ma pur lamentandoci, lo beviamo tutto.

Sabato, 18 Agosto 2001 – “Mirthos”
Partiamo alle 08.00 per lo spostamento più lungo in programma qui a Creta, che ci porterà sino a Ierapetra, con sosta a Matala per vedere, almeno, l’omonima spiaggia.
Ritorniamo sulla strada principale, che ci ha portato qui da Rethimno e svoltiamo a destra in direzione Spili, quindi seguiamo le indicazioni per Timbaki; superata quest’ultima, andando in direzione di Mires, giunti a Kaliviani svoltiamo a destra, seguendo per un breve tratto le indicazioni per Festos, dove si trovano le omonime rovine, che superiamo senza fermarci.
Dopo circa 3,5 Km. incrociamo la strada che porta a Matala. Svoltiamo quindi a destra, seguendo le indicazioni per Pitsidia e, dopo aver interpretato un incrocio senza indicazioni, dove tengo la sinistra, giungiamo finalmente a destinazione; il primo spostamento del giorno é di 76 Km.
Matala, di mattina, mi appare contenuta e molto carina; prima di giungere nell’abitato, ci sono sui lati della strada comode aree di parcheggio dove vi consiglio di lasciare l’auto, per proseguire a piedi nel centro del paese.
Costituito da due vie principali che hanno in comune una piccola piazzetta, il paese é pieno di negozi, ristoranti, locali, taverne e bar, molti dei quali danno direttamente sul mare, con vista sulla pittoresca spiaggia, che presenta sull’imponente costone di roccia che ne delimita il lato destro, numerose grotte, visibili facilmente dall’esterno, che venivano usate come dimora dagli hippy negli anni 60’/70′. 
A parte questa caratteristica peculiare, la spiaggia, posta in una piccola baia, non é molto lunga, né larga e sembrerebbe anche battuta da un forte vento, che soffia da Est, ma questa é solo un’impressione dettata dalle condizioni climatiche del giorno.
Costituita da sabbia grossa e ciottoli, presenta gli immancabili ombrelloni con i lettini, disposti in due file parallele; l’acqua é di un azzurro intenso, che in alcuni tratti diventa blu profondo, mentre il mare é leggermente mosso.
Facciamo colazione e costatiamo che i prezzi sono leggermente più alti; l’incremento è comunque minimo, nell’ordine delle 100 dracme.
Cambio 200.000 lire e ricevo 34.000 dracme : tutto sommato, come in Italia !
Ripartiamo e superata Pitsidia seguiamo le indicazioni per Mires, poi per Pirgos, quindi per Ano Vianos.
Da Pirgos in poi la strada comincia a salire e attraversiamo un altopiano che mostra dei bellissimi paesaggi, brulli e spogli, con poco verde, ma forti e intensi come i sapori di questa terra, ancora schietta e genuina; Cinzia e Lucia si perdono tutto…, tanto per cambiare dormono !
Giunti a Martha, 8,5 Km. prima di Ano Vianos, sbagliamo strada; invece di prendere a destra, svoltiamo a sinistra e ci ritroviamo a Thomadianò.
Qui ci accorgiamo dell’errore e girata la macchina siamo pronti a tornare sulla retta via; tuttavia essendo ora di pranzo e visto che di fronte abbiamo la taverna del paese, decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa.
La scelta offerta dalla cucina é limitatissima, quindi prendiamo quattro souvlaki con un’insalata greca e delle olive.
Cinzia va in bagno, ma dopo 3/4 secondi riappare, chiaro segno che i servizi igienici lasciano molto a desiderare !
Dopo qualche minuto di attesa riceviamo i nostri spiedini, che sono un pò piccoli, ma molto buoni, come le patate fritte che li accompagnano.
Fortunatamente il conto é in linea con la grandezza degli spiedini e spendiamo in tutto, bevande comprese, 3.000 dracme : una miseria !
Ci mettiamo di nuovo in marcia e in poco tempo giungiamo sul mare a Mirthos, che potrebbe essere un buon campo base per l’escursione di domani sull’isola di Hrissi.
Il paesino, nella sua semplicità, sembra accogliente, ci sono molti “Rooms to let” e girando ne troviamo addirittura uno con due doppie libere; purtroppo non c’é nessuno con cui parlare, caso molto frequente qui a Creta, quindi decidiamo di provare a vedere il successivo centro abitato, prima di Ierapetra, per avere un termine di paragone.
Usciti da Mirthos andiamo verso destra in direzione Ierapetra e vi giungiamo, senza però aver capito dove si trovi Gra-Ligia !
Comunque i centri abitati che abbiamo superato, si sviluppavano tutti lungo la strada principale e mi sembravano abbastanza squallidi; molto meglio fermarsi a Mirthos.
Dato che siamo entrati nel centro di Ierapetra, ne approfittiamo per scoprire a che ora partono i traghetti per Hrissi, in modo da evitare inutili e scomode alzataccie il giorno successivo.
Saputo che la partenza è fissata per le 10.30 del mattino dal porto di Ierapetra, torniamo a Mirthos per prendere le stanze.
Sappiamo già dove ce ne sono due libere, quindi tanto vale cercarne altre e scegliere le migliori; il tentativo va solo parzialmente a buon fine, visto che troviamo due stanze disponibili in un bel centro con giardino, camere superaccessoriate, pulite e belle, posto di fronte alla chiesa, ma con un costo francamente eccessivo : 15.000 dracme a notte.
Andiamo quindi al “Rooms to let” che già conosciamo, il “Despina Rooms”, che tra l’altro si trova appena prima del precedente verso il paese e trovato qualcuno con cui parlare, scopriamo che le camere costano 7.000 dracme a notte; chiaramente le prendiamo.
Non sono niente di eccezionale, anzi forse le peggiori sin ora trovate, ma hanno un letto comodo e un bagno decente, anche se l’acqua é fredda.
Discorso diverso per quella di Michele e Lucia, dove il bagno é effettivamente peggio del nostro e l’acqua, quando si fanno la doccia traborda in camera; ormai però ci siamo e dobbiamo adattarci.
Dopo esserci sistemati, andiamo in spiaggia che é facilmente raggiungibile a piedi, visto che il paese si sviluppa su due strade perpendicolari e sul “viale a mare”.
Nella sua semplicità, il paese, appare carino; ci sono negozi, alimentari, bar e taverne nel centro e diversi ouzeri e ristoranti sulla strada che costeggia il mare, precedentemente  indicata come “viale a mare”.
Il posto sembrerebbe anche abbastanza turistico, con predominanza di olandesi.
I prezzi, ad un primo impatto, appaiono più bassi rispetto a quelli sin ora trovati; prendiamo infatti un “frape”, l’equivalente del nostro caffè freddo e lo paghiamo solo 500 dracme, contro le 700/800 che ci chiedevano altrove. Anche il caffè ellenico costa meno : 350 dracme contro le 400/450 sin ora pagate.
Giunti in pochi passi su quello che continuo a chiamare con un pò di enfasi il “viale a mare”, ma che si concretizza in una semplice strada rialzata, che lo costeggia, vediamo la spiaggia di Mirthos. Si sviluppa su due lati, é molto stretta e costituita da sabbia grossa e ciottoli; appare poco curata e un forse troppo sporca…, insomma é squallida !
L’acqua é chiara e calda, ma nulla di particolare, dato che siamo in Grecia (ho visto posti in Liguria dove é molto più bella).
Non c’é vento ed il sole scotta; sparisce dietro la montagna intorno alle 18.30, sul lato destro, circa mezz’ora dopo su quello sinistro.
Il lato destro é anche il più attrezzato : ci sono ombrelloni, lettini e una rudimentale rete da pallavolo.
Molto probabilmente anche se Mirthos svilupperà le sue qualità ricettive, difficilmente diventerà meta del turismo di massa, a causa del suo mare e della sua spiaggia, che sono un handicap non indifferente.
Di sera, come sempre, Mirthos appare sotto un’altra luce, che la rende carina ed affascinate, soprattutto lungo la strada che costeggia il mare; qui se volete consumare un aperitivo prima di cena, vi consiglio la caffetteria “Aira”, che si trova sul lato destro, guardando il mare, dove il servizio é molto pittoresco.
Per mangiare invece provate la “Taverna Caterina”, posta in una trasversale della via principale, dopo il tabaccaio; qui tutti i piatti costano 1.000 dracme e le porzioni sono abbondanti.
La signora che vi serve inoltre parla un ottimo italiano e prenotare non é stupido, visto che é sempre pieno; noi abbiamo mangiato alle 22.30 !
Unico neo, l’estrema lentezza del servizio, circa 1 ora dall’ordinazione !
Se siete attenti osservatori, noterete che intorno ai tavoli, in alto nei punti di appoggio, sono attaccati e penzolano i sacchetti di plastica con cui si fa il ghiaccio; non é una stravaganza, serve a scacciare le mosche.
Non so dirvi se ciò e vero, ma per il tempo che io sono stato lì seduto, non ne ho visto volare una, ma forse sarà stato un caso !

Domenica, 19 Agosto 2001 – “L’isola di Hrissi, il secondo luogo più a Sud d’Europa”
Ci svegliamo alle 08.30 per andare a Ierapetra a prendere il traghetto che ci porterà all’isola di Hrissi, in modo da avere il tempo per fare la spesa per la giornata.
Stupidamente, pur vedendoli aperti non sfruttiamo gli alimentari di Myrthos, pensando di trovarne di migliori a Ierapetra; purtroppo però non abbiamo considerato che é domenica e giunti in città non troviamo nulla di aperto, dove comprare frutta, pane e acqua.
Gli unici esercizi aperti sono i bar sul lungo mare e lì di frutta non se ne compra.
Lasciamo la macchina nel comodo piazzale del porto, di fronte alle barche che portano all’isola e proviamo a fare un giro nella vana speranza di trovare un negozio di alimentari o un forno aperto.
All’ingresso del parcheggio, sarete assaliti dal gerente dell’agenzia, posta sulla destra, che vende i biglietti per il traghetto; questo vi chiamerà a squarciagola dicendovi di comprarli da lui che non vi pentirete. Ignoratelo e andate tranquillamente a parcheggiare, tanto i biglietti li potete fare direttamente sul traghetto al momento dell’imbarco.
Ci sono tre traghetti che vanno e tornano da Hrissi, sono al porto e fanno gli stessi orari, quindi quel simpatico signore non può offrirvi niente di meglio !
Percorro tutto il lungo mare e giunto in fondo giro a sinistra verso l’interno; arrivato all’angolo, sulla sinistra mi trovo una sorta di paninoteca, che vende di tutto; ne approfitto e compro due spinac-pie e due bottiglie d’acqua.
La spinac-pie, in particolare, é quella che mi darà maggiori soddisfazioni; infatti non é la solita che si trova al forno, fatto modello fagottino, ma é quella cucinata in teglia e poi tagliata in porzioni rettangolari. Bassa, poco fritta e piena di spinaci e formaggio, é la migliore ed anche la più difficile da trovare !
Torniamo al porto e ci imbarchiamo; il biglietto di andata e ritorno costa 5.000 dracme. La partenza é fissata per le 10.30, il rientro per le 16.00.
Piccolo consiglio che si basa su una mia impressione : noi, a occhio, abbiamo scelto il traghetto più piccolo e meno sfarzoso dei tre, che se non erro si chiamava “Dionassis”; guarda caso é stato il primo a partire alle 10.45 e l’ultimo a rientrare alle 16.15.
Uno degli altri due é partito molto in ritardo e questa é la conclusione a cui sono arrivato, sentendo anche i commenti di chi arrivava in spiaggia, quando io avevo già fatto il bagno : secondo me i due traghetti più grandi sono legati anche ai gruppi che giungono dai villaggi, quindi fin quando il pullman non arriva, aspettano; il terzo invece dovrebbe essere un autonomo, libero da tali vincoli e di conseguenza parte in orario. Questa rimane comunque una mia congettura.
Il viaggio sino all’isola dura 45 minuti, quindi il tempo utile da passare a Hrissi é solo poco più di 4 ore; il traghetto attracca sulla parte Nord dell’isola, quella di fronte a Ierapetra, e già prima di arrivare si capisce in che posto fantastico si sta andando.
Sbarcati sull’isola avete due scelte : la spiaggia che trovate alla vostra destra fornita di ombrelloni e lettini, con alle spalle il bar, o quella che si trova dall’altra parte dell’isola, comodamente raggiungibile a piedi seguendo un sentiero di circa 500 m., ben segnalato e ampio.
Noi siamo andati dall’altra parte e vi assicuro che é molto meglio.
Già il primo impatto é suggestivo, spiaggia bianchissima e sabbia fine; l’isola é quasi completamente piatta e tra le dune si alternano piante di ginepro, cedro e lentisco.
Giunti sull’altra sponda dell’isola, quella che guarda l’africa ci troviamo di fronte un paesaggio meraviglioso; é realmente come avevamo sentito dire, sembra di essere ai caraibi !
Anche qui ci sono ombrelloni e lettini, ma non li noterete neanche attratti come sarete dalla bellezza del mare. 
Proverò a descrivere cosa ho visto, ma so che non sarà facile rendere con le parole tanta bellezza e chi, dopo aver letto queste mie righe, avrà la fortuna di andare a Hrissi, noterà che le mie parole sono infinitamente lontane dalla realtà.
La sabbia, come già detto, é bianchissima e molto fine, e continua sin dentro il mare, dove sono presenti poche rocce sui fondali, che esaltano ancora di più il colore cristallino dell’acqua.
Quest’ultima ha colori intensi e diversi : a riva é di un tenue azzurro, poi diventa chiarissima, quasi trasparente, infine di un celeste sempre più intenso, mano a mano che si va al largo; insomma una piscina naturale. 
Il batti riva ha poi una caratteristica, che non avevo mai visto altrove; é infatti composto interamente da piccolissime conchiglie.
Stendo il telo e volo in acqua e con stupore scopro che é calda e rimane bassa e poi ad altezza d’uomo per quasi un centinaio di metri dalla riva; in questo modo potrete godervi a pieno tutti i colori che tale meraviglia possiede.
Sulla destra, guardando il mare, più staccati dai primi, ci sono altre file di ombrelloni; é il posto dei nudisti, tenetene presente se arrivate dopo e non trovate posto sotto i primi ombrelloni.
Tra i cedri sulle dune, nella poca ombra che tale vegetazione offre, si scorgono delle tende; sono quelle dei temerari che campeggiano sull’isola.
Se da un lato acqua e cibo sono disponibili nel bar posto all’attracco, dall’altro, la mancanza di acqua dolce con cui lavarsi e corrente, rende il free-camping un tantino arduo; tuttavia una notte a Hrissi l’avrei passata e molto probabilmente se fossimo stati soli, io e Michele l’avremmo anche fatto.
Alle 16.00 riprendiamo il traghetto che ci porta a Ierapetra, salutando questo fantastico luogo.
La sera ceniamo a Myrthos, nella omonima taverna, che come recita il cartello é aperta sin dal 1950, mangiando pesce e assaggiando i “dolmatos”, tipico piatto greco costituito da involtini di riso, racchiusi in una foglia di vite; il cibo é ottimo, le porzioni abbondanti e spendiamo il giusto.

Lunedì, 20 Agosto 2001 – “Palekastro”
Partiamo alle 08.00 da Myrthos diretti a Palekastro, che sarà il nostro campo base per i prossimi due giorni; usciti dal paese, ci dirigiamo a Ierapetra e seguiamo le indicazioni per il centro, quindi costeggiando il mare la lasciamo in direzione Sitia.
Lungo la strada, dopo 6 Km. incontriamo lo “Ierapetra Camping”; posto sulla spiaggia, sembra molto grande e all’apparenza non dovrebbe essere male.
Più avanti, dalla strada, intravediamo due splendide baie, dove mi sarebbe piaciuto andare, se fossimo stati più tempo qui : la prima é a Agia Fotia, la seconda a Galini.
Costeggiamo il mare sino a Makrigialos, quindi la strada devia a sinistra e va nell’entroterra; passa poco tempo e sopra una cresta cominciamo a vedere una fila di moderni mulini, con cui sfruttando il vento, che qui non manca, gli isolani si assicurano a basso costo energia elettrica.
Dopo 76 Km. giungiamo a Sitia, che già da lontano sembra essere un grosso centro abitato; non ci fermiamo e continuiamo il nostro viaggio, verso Palekastro,  girando a destra, non appena entrati in città.
Nuovamente la strada costeggia il mare per una decina di chilometri, lungo la baia di Sitia; la spiaggia, lunga e stretta é di sabbia fine e l’acqua di un blu intenso.
Dopo solo 19 Km. entriamo nell’abitato di Palekastro, ma volendo trovare una stanza vicino alla spiaggia, proseguiamo dritto, verso Angathia e Chania, giungendo sino al mare, senza però trovare nulla.
A Chania, una delle due spiagge di Palekastro, la spiaggia é di ghiaia e ciottoli ed é pressoché deserta; le persone si contano su le dita di una mano, anche se il mare appare davvero bello.
Ritorniamo quindi a Palekastro e troviamo senza alcuna difficoltà da dormire; la stanza é grande, pulita e con letti comodi, il bagno possiede le stesse caratteristiche e l’acqua per lavarsi é addirittura bollente, tanto da dover essere miscelata con quella fredda.
Tale “Rooms to let” é facile trovarlo, é infatti nella prima strada a sinistra, che trovate prendendo dalla piazza del paese la direzione di Vai; é segnalato all’inizio della strada e si trova a ridosso di una Taverna, sopra la quale per altro é possibile trovare altre stanze.
Il costo é esiguo, il più basso pagato in questa vacanza : 5.000 dracme al giorno per una doppia. Unico neo é proprio la vicinanza della taverna, che sino a tardi disturba il sonno.
Ci sistemiamo e andiamo subito in spiaggia : la nostra prima meta é Maridati, che ci é stata suggerita da una ragazza italiana, incontrata durante la ricerca delle camere.
Per raggiungerla prendiamo la strada che porta a Vai e dopo 3,2 Km. sulla destra troviamo la deviazione per la spiaggia, anche se la segnalazione che più colpisce é quella dell’omonima taverna.
Da qui parte una strada sterrata, che dopo 1,6 Km. termina direttamente sulla spiaggia, collocata in una piccola baia, riparata dal vento e costituita da ghiaia e ciottoli, che proseguono sin dentro l’acqua.
Qui veramente sembra di essere i padroni, visto che siamo solo in otto persone a dividerci il posto; il mare é verde ed adatto allo snorkelling.
Alle 14.30 lasciamo Maridati con l’intenzione di andare a Zakros, che numerose informazioni trovate, descrivono come molto bella.
Torniamo a Palekastro e giunti in piazza svoltiamo a sinistra, proprio verso Zakros; la strada é molto tormentata, fatta di continue curve e tornanti, che dovrete sopportare per 18,8 Km. prima di giungere a destinazione.
Zakros, che si sviluppa sulla via principale che lo attraversa, presenta una semplice piazzetta e non mi appare un paese degno di nota; in Grecia sono tutti così !
Ci fermiamo un attimo, giusto per bere qualcosa e scopriamo che qui costa tutto molto meno; un caffè ellenico lo pago infatti solo 200 dracme.
Dopo la pausa risaliamo in macchina e proseguiamo per Kato Zakros, ovvero Zakros bassa, che si trova sul mare; impossibile sbagliare la direzione, la strada é una sola.
Dopo 4 Km. sulla sinistra trovate uno spiazzo con l’indicazione dell’inizio del sentiero di 3,5 km., che attraverso la “Gola della morte” porta sino a Kato Zakros.
A malincuore risalgo in auto, visto che mi sarebbe piaciuto fare questa scarpinata tra le rocce e proseguiamo per il mare; dopo altri 4,8 Km. arriviamo a Kato Zakros.
Prima di giungervi il colpo d’occhio che avrete dall’alto é incredibile; sembra infatti di tuffarsi nel blu.
L’azzurro del cielo si perde nel blu intenso del mare, senza soluzione di continuità e fatta una curva, la in basso, si scorge la baia di Kato Zakros, piccola e con alle spalle la strada, che lì termina, e che sul lato sinistro ha tre ristoranti, uno di fila all’altro.
La spiaggia é di ciottoli grossi e ghiaia, che continuano anche in acqua, dove ricoperte da uno strato di alghe diventano estremamente scivolose; il fondale é molto frastagliato, l’acqua calda, calma e di un colore verde intenso.
Il sole sparisce dietro le rocce solo dopo le 19.30 e a questo punto se volete consumare un bell’aperitivo vi consiglio di sedervi ai tavolini della “Taverna NiKo Platanakis”, sicuramente la più originale delle tre che ci sono a Kato Zakros; infatti attaccati ai rami degli alberi sotto cui ci sono i tavolini, trovate, pomodori, grappoli d’uva, melanzane, angurie, zucche, che rendono lo scenario tanto simpatico quanto surreale.
A Kato Zakros é possibile anche trovare da dormire; sono infatti presenti diversi “Rooms to let” e, a mio parere, stare qui almeno una notte deve essere formidabile, per l’atmosfera che in questo luogo si respira.
Purtroppo abbiamo già preso la stanza a Palekastro, quindi dobbiamo lasciare la piccola Kato Zakros e la strada, fatta interamente senza alcuna sosta, sembra interminabile e più tortuosa di quanto non sia in realtà; arrivo che ho quasi la nausea !
La sera ceniamo in città. Questa é molto semplice nella sua planimetria, infatti la strada da cui si accede al centro culmina in una piazza, dove sulla sinistra si trova la chiesa, che davanti ha un piccolo giardino con tre palme; dalla piazza partono due strade, quella di sinistra porta a Vai, quella di destra a Zakros.
Nella piazza e lungo la strada principale, ci sono taverne, bar, negozi e l’Hotel Hellas, oltre il quale sulla destra, di fronte alla “Taverna Elena”, si trova il centro di informazioni turistiche, dove é possibile cambiare e telefonare.
Decidiamo di mangiare alla “Taverna Mythos”, posta di fronte all’entrata del ristorante Hellas e che ha tavolini all’aperto; all’apparenza sembra un buon posto e ci ispira fiducia.
Ottime sono le polpette di zucchine e abbondanti gli spiedini; chi serve parla uno scarno italiano e i prezzi sono buoni.
Tutti i locali notturni sono quelli che si vedono sulla piazza, quindi non affannatevi a cercarne altri; prendete caffè e digestivo in quello che si trova tra il negozio di souvenire e la pasticceria, proprio di fronte alla chiesa; rimane aperto sino a tardi !

Martedì, 21 Agosto 2001 – “Vai a Vai e poi vai via !”
Partiamo alle 08.45 per raggiungere Vai, la famosa spiaggia con il palmeto, unico esemplare in tutta Europa, che proprio per questo é meta del turismo di massa, convogliato dai residence di tutta l’isola con i pullman.
Voglio godermela, senza il carnaio, come abbiamo fatto in tutti gli altri posti dove siamo stati; scelta che ha pagato moltissimo secondo me, ed alzarsi presto per questo motivo non mi costa nulla.
Da Palekastro a Vai il passo é breve : solo 8 Km. di perfetta strada asfaltata. Lungo la strada cominciamo a vedere le prime palme e un cartello, ci indica di girare a destra; entriamo in una strada abbastanza larga, che alla sua sinistra costeggia il famoso palmeto e fatto circa 1 Km. termina in un’ampia area di parcheggio, dove lasciare la macchina costa 600 dracme.
Questa imposizione, la prima da quando siamo a Creta , mi infastidisce non poco, quindi giro l’auto e fatti poche decine di metri, parcheggio in uno spiazzo, dove ci sono già altre due macchine.
Percorsi gli ultimi metri a piedi, accediamo alla spiaggia di Vai, da un sentiero, circondato dalle palme; sulla destra ci sono i tavolini del bar e sopra quest’ultimo il ristorante a fianco del quale inizia la scalinata che porta ad un punto di vista posto sulla scogliera, superato il quale, seguendo sempre il sentiero si accede ad una spiaggia attigua, che non presenta palme, ma una grande duna di sabbia.
La spiaggia di Vai invece é di fronte a noi, con le sue 5 fila di ombrelloni e lettini, il cui costo é di 1.000 dracme al giorno e una pedana di legno che facilita il passaggio che la percorre interamente da destra verso sinistra, dove, superata la postazione del “Bay-watch”, che chiaramente resterà vuota, si trova un campo di pallavolo e il noleggio dei pedalò.
Devo essere sincero, per me é stata una grande delusione ! Se non ci fossero le palme, qui in Grecia, questa sarebbe una comunissima spiaggia.
Comunque siamo tra i primi ad arrivare e questo almeno mi placa leggermente la delusione.
L’acqua é comunque limpida e di un colore verde intenso; la spiaggia, non battuta dal vento, di sabbia grossa color terra.
I prezzi della caffetteria sono nella media; la differenza é di 100 dracme rispetto a quelli che trovate a Palekastro.
La doccia di acqua dolce che si trova sulla spiaggia di fianco alla scalinata che porta al punto di vista di cui parlavo prima, non funziona o almeno non funzionava quando ci sono stato io; spero che voi abbiate miglior sorte.
Verso le 12.30 la spiaggia é già molto affollata, gli ombrelloni quasi tutti pieni e i pullman continuano a d arrivare.
Con Michele decidiamo di andare a visitare il monastero di “Moni Toplou” e al nostro ritorno di spostarci a Itanos, poco distante da Vai.
Anche il monastero é pieno di turisti e per entrare bisogna pagare 700 dracme; decido di non entrare e anche Michele, che in un primo momento aveva deciso il contrario, in seguito farà lo stesso. Mentre sono seduto sul muretto sento una frase di due ragazzi romani, rivolta ai numerosi stranieri in coda per il biglietto, che da ragione alla mia scelta : “non entrate, é na sola !”
Ritorniamo a Vai e il traffico é impressionante; le macchine e i pullman continuano ad arrivare, c’é fila per entrare nel parcheggio e lungo la strada, sui lati é pieno di auto in sosta.
Mi fermo un attimo mentre Michele va a recuperare le donne, quindi ci lasciamo alle spalle Vai e giunti sulla strada principale giriamo a destra; dopo 1,5 km. la strada termina a ridosso del promontorio dove sorgono le rovine di Itanos.
Qui ci sono tre spiagge tutte vicine tra loro, pressoché deserte, visto che tutti sono a Vai, tra cui scegliere; se salite sul promontorio dove si trovano le rovine, che avete sulla destra guardando il mare, le potete vedere tutte e tre e scegliere quella che più vi piace.
La prima é di fronte a voi al vostro arrivo; é una piccola baia con un attracco, dove tra due lati di scogliera c’é una piccola spiaggia e due grandi alberi che fanno ombra.
La seconda a destra delle rovine, sempre guardando il mare, é di sabbia scura e ghiaia, con due grosse palme, sotto cui trovare ombra; la terza, infine, é a sinistra oltre un piccolo promontorio facilmente superabile grazie ad un comodo sentiero.
Noi abbiamo scelto quest’ultima, che sembrava la meno caratteristica, ma la più bella. La spiaggia é infatti lunga e di ghiaia grossa, senza vento con un mare calmo dall’acqua cristallina; unico neo non ci sono punti all’ombra, ma se vi piace il sole é l’ideale.
Verso le 15.30 decidiamo di lasciare Itanos per andare a vedere l’altra spiaggia di Palekastro : Kouromenos.
Ritorniamo quindi verso Palekastro e dopo aver superato il “Residence Kastro” troviamo l’indicazione, a dir la verità non molto ben in vista, per Koroumenos; svoltiamo a sinistra e subito dopo a destra in una strada sterrata a ridosso della spiaggia, sul lato destro della quale ci sono delle taverne e dei bar.
Ci fermiamo a bere in una di queste, la “Taverna Garden”, dove torneremo in seguito la sera a mangiare.
La spiaggia di Kouromenos é molto lunga e stretta, pressoché deserta e fatta di ghiaia e ciottoli, che continuano sino dentro l’acqua, che ha un colore verde intenso.
Ogni 200 metri circa ci sono delle docce di acqua dolce, funzionanti, e il sole c’é sino a tardi.

Mercoledì, 22 Agosto 2001 – “Elounda e Plaka”
Alle 09.30 lasciamo Palekastro alla volta di Elounda, ultimo nostro campo base prima della partenza da Creta.
Non sappiamo cosa ci aspetti in questo luogo, perché non abbiamo notizie delle spiagge del posto e basiamo la nostra scelta sulle rivelazioni che ci ha fatto un ragazzo in aereo durante il viaggio di andata.
Michele é molto dubbioso, sono sicuro che non é affatto convinto di Elounda, lo conosco troppo bene per sbagliare; preferirebbe fidarsi del suo istinto e fermarsi a Mochlos.
Comunque sia, ormai abbiamo deciso e superata Sitia, presa la direzione di Agios Nikolaos, dopo 95 Km. giungiamo a Elounda.
Lungo la strada, a Istro, troviamo la “Golden Beach”, una spiaggia veramente bellissima, con un’acqua trasparente, che ci ricorda Elafonissi; purtroppo non ci fermiamo, neanche per un bagnetto, e tutto sommato, ora me ne pento.
Elounda é il classico centro turistico organizzato per ricevere la grande massa; il turismo é prettamente inglese e anche i prezzi sono fatti per loro, sulla base del potere di acquisto della sterlina, quindi per noi, non é poi così economico come uno si aspetta che la Grecia sia !
Prova di ciò sono i prezzi che espongono i ristoranti e il costo della gyros pita, che ovunque ho mangiato spendendo al massimo 500 dracme e che qui mi costa 1.200 !
Il paese, che si sviluppa lungo la costa, di fronte all’isola di Spinalonga, a cui é collegato tramite un ponte, non é la vera Elounda, bensì Kato Elounda; infatti il vero centro abitato di Elounda non é sul mare, ma all’interno. Con l’avvento del turismo, quello che prima era un piccolo attracco per le barche con poche case é divenuto un centro turistico sviluppato e fiorente, dove gli abitanti di Elounda hanno impiantato il centro delle loro attività.
La planimetria di Kato Elounda é molto semplice : la strada principale che porta in città, dopo aver proposto una deviazione sulla destra verso l’altra parte di Elounda in direzione della spiaggia di sabbia, culmina nella piazza del porto, da cui partono due diramazioni; proseguendo dritto si sale al vero centro di Elounda, girando a destra invece si va verso Plaka.
Non fatichiamo affatto a trovare posto e a dir il vero non ci affanniamo più di tanto nello scegliere il migliore per rapporto qualità prezzo, visto che prendiamo il primo a cui chiediamo e che ha stanze disponibili.
La scelta in seguito si dimostrerà azzeccatissima ! Il “Rooms to let Oasis”, che si trova sulla destra, una cinquantina di metri, oltre la piazza, sulla strada che porta a Elounda, é infatti comodo, tranquillo, pulito, accogliente, con giardino di fronte e persino con il posto macchina.
Il gerente é una persona gentile ed educata con la quale si può anche contrattare sul prezzo; il costo della doppia con bagno e cucina, che si rivelerà utilissima, é di 8.500 dracme a notte.
Ci sistemiamo e andiamo alla scoperta di Kato Elounda. Quest’ultima dispone di due spiagge : la prima alla sinistra del porto é piccola e stretta, dotata di ombrelloni e lettini e costituita di sabbia grossa. Appare a prima vista un pò squallidina, e anche l’acqua non é un granché; ci sono infatti molte alghe sul fondale e il colore del mare ne risente, apparendo opaco e torbido. la seconda si trova invece dall’altra parte della città ed anch’essa ricalca nell’aspetto la prima, precedentemente descritta; si trova a ridosso della strada che porta al ponte, che consente di andare sull’isola di Spinalonga.
In centro, ci sono moltissimi locali, bar e taverne, negozi, supermercati e addirittura due banche; i prezzi esposti per mangiare sono molto superiori a quelli che abbiamo trovato sin ora e visto che siamo agli sgoccioli della vacanza é proprio in questo frangente che maturiamo l’idea di usare la cucina che abbiamo in camera per prepararci la cena.
Visto che le spiagge di Kato Elounda non ci piacciono, decidiamo di andare a Plaka; prendiamo quindi la macchina e dopo 4 Km. arriviamo nel piccolo paesino, posto di fronte all’isola sulla quale, un tempo, c’era il lebrosario.
Lungo la strada noto due cose : in primo luogo che é in costruzione un lungomare in pietra molto lungo, che costeggia la costa da Kato Elounda a Plaka e che ultimato sarà veramente bello e romantico; in secondo luogo, che, in questo tratto, non c’é spiaggia. Praticamente il mare termina con il batti riva, obbligando chi vuole balneari qui a stare col telo sulla terrazza dove sono coltivati gli ulivi.
A Plaka invece la spiaggia c’é anche se é stretta e di ciottoli grossi e levigati, che rendono scomodo lo stare sdraiato a prendere il sole; a chiunque voglia venire qui consiglio di portarsi una stuoia spessa o un materassino.
L’acqua é però molto bella, calda, calma, trasparente e cristallina, verde a riva e azzurra più al largo, con chiazze più o meno scure; l’isola con l’antico lebrosario é poi molto affascinante e accattivante.
Alle spalle della spiaggia c’é una sorta di zona pedonale che separa dalla strada, dove sono posti, sotto un pergolato, diversi tavolini della taverna che si trova di fronte.
A sinistra di tale pergolato, posta sulla spiaggia, c’é anche una doccia, con due bocchette, di acqua dolce.
I prezzi della taverna sono, fortunatamente nella norma; una bottiglia di acqua dal frigo costa 300 dracme, un fritto di pesce, 1.100 dracme.
A metà pomeriggio torniamo a Kato Elounda e dopo esserci lavati e aver fatto un ulteriore giro per il centro, io e Michele decidiamo che potremmo prepararci un bel piatto di spaghetti, invece di “dissanguarci” in un ristorante del luogo.
Proponiamo la cosa alle ragazze e, come sempre, riceviamo una non risposta, il classico : “si può fare…”, che pur dandoti carta bianca ti lascia con l’impressione di aver ricevuto una concessione.
Io e Michele non ci facciamo problemi e allestiamo un’ottima cena a base di penne al pesto, accompagnate da una fresca bottiglia di Retzina, insalata greca e olive.
Dopo cena usciamo per prendere un caffè e il centro illuminato, come al solito, appare carino e suggestivo.
Ci sediamo in quello che reputiamo essere l’unico bar tipico del luogo, un “ouzeri” classico, con due tavolini fuori e le persone del luogo sedutevi. Piccolo consiglio, che siete liberi di seguire : se volete mangiare bene o bere un buon caffè ellenico, scegliete sempre i locali, dove vedete seduti i vecchietti del luogo o mangiare i greci; a discapito dell’aspetto, magari meno curato di altri luoghi di maggiore impatto visivo, vi troverete sicuramente bene, riscontrando un ottimo rapporto qualità – prezzo.
Questo bar si trova di fianco alla National Bank of Greece ed é gestito da un simpatico ragazzo; beviamo un ottimo caffè ellenico, spendendo 300 dracme.

Giovedì, 23 Agosto 2001 – “Vlihadia e Spinalonga”
Partiamo alle 10.00 per andare ad una piccola spiaggia segnata sulla cartina, che si trova a Vlihadia e di cui non abbiamo alcuna notizia.
Superata Plaka la strada comincia a salire ed offre dai suoi tornanti una splendida vista sulla costa e sull’isola di Spinalonga; oltrepassata Seles, dove vi consiglio di comprare l’acqua se ne siete sprovvisti, dato che oltre non ci sono negozi, bar o taverne e Agios Georgios, giungiamo a Vlihadia, dove la strada asfaltata termina, dopo qualche metro di sterrato in uno spiazzo.
Da qui, sulla sinistra, parte una breve scalinata che porta ad una piccola baia, posta sotto la scogliera, che subito ci sembra bellissima.
La spiaggia, fatta di ciottoli grossi, bianchi e levigati, delimitata sui lati da scogli, é veramente incantevole e per di più deserta; per un lungo periodo restiamo i soli a godercela.
Il mare é limpido, quasi bianco da quanto l’acqua é trasparente, poi via via che ci si allontana dalla riva diventa azzurro, quindi blu, ma anche verde in prossimità degli scogli; insomma formidabile.
Verso le 13.30 lasciamo questo piccolo miracolo della natura e torniamo a Elounda; ci dirigiamo nella spiaggia posta sull’altro lato del paese, che purtroppo non ha lo stesso impatto visivo di Vlihadia; non certo un buon modo per concludere l’ultima giornata di mare della vacanza.
Io e Michele, dopo essere andati a piedi sul ponte che collega Elounda all’isola di Spinalonga, decidiamo di provare ad avventurarci sull’isola stessa, per vedere com’é l’unica spiaggia presente; torniamo indietro, recuperiamo le ragazze e con l’auto passiamo il ponte.
Ci fermiamo a bere qualcosa nel bar che si trova subito dopo il ponte a destra, dopodiché, seguendo l’unica strada percorribile, ci avviamo alla ricerca della spiaggia.
Le segnalazioni sono inesistenti, comunque poche centinaia di metri dopo il ponte, sulla destra, prima di un hotel bianco, imbocchiamo una strada sterrata, che dovrebbe portarci a destinazione.
La strada é stretta e quando si incontrano altre auto in senso inverso, bisogna fare miracoli per poter passare; poco dopo, sulla sinistra, si apre uno spiazzo abbastanza grande, punto di sosta per una piccola baia posta sulla destra della carreggiata. Proseguiamo senza fermarci e dopo 500 metri la strada termina con un’altro piccolo spiazzo, dove con difficoltà riusciamo a mettere in sosta l’auto.
Da qui inizia un lungo sentiero, tortuoso e pieno di pietre che porta alla spiaggia; le ragazze ci metterebbero troppo a percorrere tale sentiero, quindi torniamo alla baia incontrata precedentemente.
Qui, parcheggiato comodamente nello spiazzo di cui ho già parlato, scopriamo che questa piccola baia, non segnalata sulla cartina, nasconde un grazioso angolo di mare.
Non c’é spiaggia, ma solo scogli; l’acqua é però bellissima, perché appena più avanti c’é un punto in cui il fondale é costituito di sabbia bianca. Si crea così una pozza, di un azzurro tenue, circondata da un blu profondo.
Facciamo l’ultimo bagno della nostra vacanza, quindi ritorniamo a Elounda, dove per la seconda sera ceniamo in casa, con un buon piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino.
La sera andiamo nuovamente a bere il caffé nell’ouzeri dove siamo stati il giorno precedente e di cui vi ho già parlato; qui Michele fa amicizia con un ragazzo di Creta, che studia a Venezia, Giorgio, con cui passiamo divertendoci la serata, bevendo rachi e parlando in italiano.

Venerdì, 24 Agosto 2001 – “Heraklion”
Intorno alle 09.30 partiamo alla volta di Heraklion, ultima nostra tappa prima del ritorno a casa; seguiamo la strada che porta a Elounda e dopo esserci fermati a Fourni, tranquillissimo paese dell’entroterra, per un buon caffè ellenico, giunti a Neapoli, entriamo nella super strada, che in breve tempo, ci conduce nel capoluogo cretese.
Giunti a destinazione, seguiamo le indicazioni per il centro; Heraklion é caotica, come tutte le grandi città, piena di traffico e fa un caldo bestiale, umido e senza un alito di vento.
Troviamo posto all’Hotel Petra, in Via Dikeossinis, subito prima della Piazza Eleftherias; prendiamo una stanza per quattro con bagno, che si dimostra un vero affare, visto che é composta da due stanze separate con in comune il solo bagno, dotate di tv, attraverso la quale possiamo vedere dopo 15 giorni un telegiornale italiano, su rai 1; costo della camera : 18.000 dracme per una notte, ovvero 4.500 dracme a testa. Unico neo : sentite passare in decollo tutti gli aerei che partano da Heraklion.
Ci sistemiamo e usciamo per visitare la città; appena fuori dall’hotel prendiamo a destra, quindi al primo vicolo ancora a destra e ci ritroviamo in via Dedalou, che é costellata di negozi e locali; la percorriamo sino in fondo arrivando in Piazza Kalergon, dove, dietro la fontana di Morozine, ci sono diversi ristoranti.
Quando ci passate davanti, qualcuno cerca subito di invitarvi a sedere per il pranzo; questo tipo di comportamento non lo sopporto, anzi, anche se avevo deciso di sedermi, proprio perché mi chiamano, non lo faccio.
Sulla piazza ci sono diversi chioschi che fanno i gyros; ci sediamo in uno di questi e mangiamo l’ultima gyros pita della vacanza, che qui a Heraklion costa 650 dracme.
Proseguiamo il giro giungendo inconsapevolmente in Piazza Ag. Ekaterinis, dove ammiriamo la bella cattedrale di San Mina; a questo punto decidiamo di andare verso il mare, che raggiungiamo all’altezza delle rovine della chiesa veneziana di San Pietro. Da qui costeggiando il mare, lungo Via Sofokli Venizelou, giungiamo al porto veneziano, dove si trova la fortezza, che ancora mostra chiaramente sulla sua facciata il leone di San Marco.
Dopo un breve giro sulla banchina, risaliamo verso Piazza Kalergon percorrendo interamente Via 25 Avgoustou, a metà della quale sulla sinistra si trova la chiesa di San Tito, che merita di essere vista.
Da Piazza El. Venizelou a Piazza Kornarou, dove si trova la fontana turca, si sviluppa la via del mercato, luogo adatto per spendere le ultime dracme.
Prendiamo un caffè nel bar che si trova al centro della piazza Kornarou, quindi ritorniamo in camera.
La sera andiamo a cenare in un ottima taverna che si trova in una traversa sulla sinistra, scendendo verso il porto, di Via 25 Avgoustou circa all’altezza della Banca di Grecia; caratteristico con i suoi tavolini all’aperto e per il menù in italiano, che va compilato con la propria ordinazione, é frequentato dagli abitanti di Heraklion e ad un buon prezzo offre piatti abbondanti e buoni.
Attenti comunque al conto, meglio rifare la somma che vi portano con la vostra ordinazione, potrebbero aver sbagliato di 1.000 dracme !
Dopo cena rientriamo in Hotel, dando il definitivo addio alle vacanze.

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati a Creta

 

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Marco

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