Asia

Crazy Shanghai

di Laura Righi –
Mi chiamo Laura, ho 28 anni e questo è il racconto del mio viaggio a Shanghai. Sono partita lo scorso marzo 2013 in compagnia di mia madre e là  ho incontrato mio padre  ed anche una vecchia amica che ora ci abita. Quindi è stato un viaggio contemporaneamente con la famiglia, con degli amici ma ogni tanto anche in solitaria. Ma partiamo dall’inizio. Giorno 1 – 21 Marzo 2013

ore 8:00
Mentre parto dal lago  circa alle 6.30 del mattino il sole spunta fra le montagne ancora innevate in un cielo limpido senza nuvole. Arrivate a Bologna un’amica ci aspetta per una veloce colazione, poi navetta verso l’aeroporto.
ore 13:30
Attimo di panico in aeroporto quando la hostess sbadata del check in imbarca erroneamente i nostri bagagli solo per Mosca e non per Shanghai. Grazie a dio,con uno scatto felino, la hostess salta sul rullo delle valigie e recupera le nostre prima che spariscano, modificandone la destinazione.
Poi,dopo un pranzetto romagnolo a base di piadina, ci imbarchiamo anche noi per Mosca. Mia madre é esaltata come una bambina al primo giorno di scuola, e io pure.
A Mosca in un’ora di scalo dovremo farci fare la seconda carta d’imbarco,quella per la Cina. Il mio essere bionda e mortalmente pallida rende impossibile convincere le hostess Airflot a parlarmi in inglese. Sono convinte sia una di loro e chiacchierano con me in russo mentre io le fisso.
ore 15:00
Ho capito da chi ho preso la fame. Le hostess hanno distribuito il pranzo e, per sbaglio, hanno saltato la nostra fila. Non appena mia madre ha realizzato è iniziato il panico e, temendo di rimanere senza cibo (nonostante avessimo mangiato la piadina un’ora prima)ha iniziato ad agitarsi, ad alzare le braccia in segno di richiamo, fino ad essere sul punto di alzarsi per cercare l’hostess. Ho temuto che la mangiasse, la hostess. 🙂 Ovviamente, tale madre tale figlia, ci siamo sentite in dovere di divorare tutto quello che c’era nel piatto, indipendentemente dal fatto che ci piacesse e dal fatto che ne capissimo il contenuto.
ore 21:40 (ora di Mosca)
Dopo aver sorvolato una distesa apparentemente infinita di nulla e neve siamo atterrate a Mosca giusto in tempo per goderci il tramonto sulla pista e provare i -15°C con addosso solo vestiti primaverili (visto che ci hanno fatti scendere a piedi). Fatte le nuove carte di imbarco siamo salite sul secondo aereo, che non era niente male (non so perchè sui forum parlassero tanto male della Airflot)! Meno 8 ore a Shanghai.

Giorno 2 – 22 Marzo

ore 06:00 (ora di Shanghai)
In aereo i miei occhi non ne vogliono sapere di chiudersi, tantomeno il mio corpo di autosedarsi, non rimane che pensare a cosa farò una volta arrivata.

ore 09:40
Atterriamo all’aeroporto di Shanghai Pudong, sono sfasatissima per il non aver dormito in aereo e, ,dopo aver atteso i nostri bagagli, andiamo a cercare un cambio, giusto per avere qualche soldo in moneta locale (cambiare i soldi in aeroporto= furto), per poi andare a prendere il Maglev, il treno super veloce a levitazione magnetica che raggiunge una velocità di 431km orari, e che in 8 minuti porta dall’aeroporto ad una fermata della metropolitana. L’impatto è già con il futuro. Quando la velocità aumenta e il treno curva leggermente sembra quasi di volare. Dal capolinea del Maglev ci basterà prendere la linea 2 della metro per arrivare alla nostra destinazione: Najing Road Est.
Uscite dalla metropolitana siamo sbucate nella via centrale dello shopping, la Nanjing Rd, mille negozi, locali, luci, colori e persone. La differenza con il mio paesello del lago di Garda è discreta in effetti ;P
Ci dirigiamo con mappa alla mano verso il nostro hotel che si trova su Fuzhou Rd, facciamo subito il check in (viene anche richiesto un deposito di 250€ che ci verrà riconsegnato a fine soggiorno – pare che in Cina sia una norma) e facciamo un brevissimo salto a vedere la camera. L’hotel (Baron Business Hotel), 4stelle, ci è costato 20€ a notte ma, non per questo, è meno bello. Pulito, spazioso, pluri-accessoriato di tutto e connessione wifi funzionante.
Usciamo subito e iniziamo a girare nei dintorni. Il nostro quartiere è il Bund che è il lungofiume dello Huangpu River, una zona splendida di giorno e di sera per fare una passeggiata. Gli occhi non riescono a stare fermi, ci sono troppe cose da guardare. E’ davvero un altro mondo. Percorriamo il lungo fiume e arriviamo davanti al fichissimo hotel dove sappiamo soggiornerà mio padre. Uno di quegli hotel storici da mille e una notte in cui hanno soggiornato un’infinità di personaggi famosi (si chiama Fairmont Peace Hotel .. bellissimo. Unica pecca: manca il wifi gratis). Casualmente becchiamo poco dopo proprio l’arrivo e la discesa dal pullman di mio padre. Dopo un abbraccio ci dividiamo, lui ha un super-pranzo in hotel, quindi noi ci inoltriamo verso i primi negozi in attesa di recuperarlo dopo pranzo.
La giornata quindi prosegue con l’esplorazione del quartiere (che, come ci accorgeremo poco dopo, e come tutto in fondo laggiù, è gigantesco) e della Nanjing Rd. Per la prima volta ci sentiamo “altri”, e non solo perchè siamo dall’altra parte del pianeta o perchè qui sono tutti cinesi, ma perchè ci guardano proprio come se fossimo alieni. Di occidentali se ne vede qualcuno in giro, ma pochi in ogni caso rispetto a quelli che avrei pensato.
Camminiamo per ore. Ogni strada che sulla cartina sembra nulla in verità è lunga km e km e km e km. Io sono un’ottima camminatrice ma là le distanze sono davvero altre rispetto a quelle che noi consideriamo tali. Tuttavia mi ostino a non prendere ancora la metropolitana per questo primo giorno, perchè non voglio perdere niente.
Si fa sera, là il buio cala prima rispetto a noi. E decidiamo di accompagnare mio padre a un ristorante tipico in centro, dove dovrà cenare con i colleghi, e poi tornare verso il nostro hotel per mangiare qualcosa e poi crollare. Abbiamo un indirizzo del ristorante scritto in inglese e cinese mandarino e, la via in cui è situato, sulla mappa sembra non troppo lontana e comunque trovabile. In verità trovare quel posto è stato a dir poco complicato. Sulla mappa alcune vie più piccole non erano nemmeno segnate. Quindi, dopo aver camminato per una cosa tipo 5-6 km (ma non vorrei esagerare), tentiamo di trovare quel maledetto vicolo e, viste le difficoltà, inizio a chiedere l’aiuto dei passanti in inglese e con alla mano l’indirizzo scritto in cinese.
Punto uno: Quando a Shanghai chiedi informazioni a un passante cinese, questo si spaventa e tende a scappare.
Punto due: insistendo nel chiedere informazioni si scopre quanto cavarsela con l’inglese qui sia pressoché inutile. Non capiscono una singola parola. Rimangono i gesti e il mio indirizzo scritto in cinese.
Punto tre: Forse è stato un caso ma tutti quelli che mi hanno calcolata mi hanno dato un’unica risposta, ovviamente fornita con gesti della mano accompagnati da parole cinesi: avanti a destra. Siamo andati avanti a destra circa per mezzora nei meandri dei quartiere di Fuxing e Huaihai. Dopodichè, chiedendo all’ultimo personaggio, che ha indicato il palazzo di fronte, l’abbiamo trovato.
Io non sono una che si perde quando ha una cartina, ma laggiù era come essere nella giungla, una giungla dove nessuno parla la tua lingua. Ma è stata un’ottima occasione per vedere un sacco di cose ed esplorare subito la Shanghai notturna e le sue luci. Il paesaggio era futuristico e in alcuni momenti sembrava di essere in Blade Runner. Ad un certo punto siamo arrivati alla Yan’an Donglu, un’arteria gigantesca che divide Shanghai, con due sezioni a 6 corsie, dove le auto sfrecciano tra mille luci e rumori. Per oltrepassarla è stato necessario salire su un sopra-passaggio gigantesco illuminato con dei neon blu. Indimenticabile.
A quel punto io e mia madre ce ne siamo andate a mangiare in un ristorante cinese lì vicino.  Piatti scelti un po’ a caso ma che non erano male. Il tutto innaffiato con moltissimo thè verde, là l’acqua non è praticamente considerata.
Giunto il momento di tornare, con cartina alla mano, e utilizzando i grattacieli per orientarsi un po’, procediamo verso l’hotel. Procediamo spedite  e senza sbagliare strada, ma ci mettiamo comunque circa un’ora. Un’ora di immersione totale tra luci fluo, palazzi assurdi, visioni pazzesche, superstrade a mille corsie.
ore 23:30
Sono sveglia da due giorni ormai e crollo come svenuta.

Giorno 3 – 23 Marzo

Sveglia ore 07:00.
Direzione: Nanshi, la città vecchia, che poi è in gran parte ricostruita e strutturata “a misura di turista” ma, non per questo, perde il suo fascino. Ci è bastato fare più o meno un km a piedi verso sud a partire dal nostro hotel per arrivare ad una delle porte di accesso alla città. Dopo poche centinaia di metri ci si inoltra subito nel Bazar YuYuan, un mercatino (per turisti) dove è possibile trovare ogni tipo di cianfrusaglia, gioielli e accessori realizzati in perle e/o giada più o meno vera, nonchè infiniti negozietti di sciarpe di seta e cachemere. Contrattare è più che d’obbligo. Siamo andate verso i Giardini YuYuan per scoprire con gioia che non si può accedervi (e così sarà per gran parte delle attrazioni a Shanghai) senza il passaporto. Quindici ci è toccata una velocissima camminata di 1 km per recuperare il passaporto e tornare indietro.
ore 13:00
Passaporto recuperato. Prima di entrare ai giardini decidiamo di fare una sosta (non molto pranzo) alla bellissima Huxinting Chashi, la Casa del tè sul lago, dove ci permettono di osservare la cerimonia del tè e dopo questa ci fanno fare anche una degustazione. Per accedere alla casa è necessario attraversare un vialetto di pietre rettangolari messe a zigzag allo scopo di confondere gli spiriti maligni (che, si sa, vanno solo dritti :)). Nel lago sottostante i piloni che sorreggono la casa si vedono delle gigantesche macchie arancioni, rosse e bianche che potrebbero sembrare foglie secche cadute da gli alberi, ma, avvicinandosi si resta stupiti nel notare che in verità sono un’infinità di carpe dorate di dimensioni ingenti che sguazzano senza sosta continuando ad affiorare sull’acqua nella speranza che qualche turista faccia cadere consapevolmente o inconsapevolmente del cibo. I colori dei pesci e dell’acqua sono bellissimi a vedersi. Insieme alla degustazione ci fanno assaggiare una serie di snack/dolcetti cinesi tra i quali delle olive aspre ma dolci ricoperte di non so che e dei panini bianchi gommosissimi. Gli snack non mi hanno proprio convinta ma il tè era buonissimo e poter vedere come lo fanno è davvero interessante.
E’ giunto il momento dei Giardini YuYuan (costano 30RMB, circa 3€ e qualcosa), detti anche Giardini della felicità o Giardini della pace, ed è davvero piacevole perdervisi anche se i turisti sono davvero molti.  Il muro che li circonda è sovrastato da un dragone e tutto là dentro ha un qualche nome poetico, tipo: “Sala che annuncia la primavera“, “Torre dei diecimila fiori“, etc.. Ho fatto moltissime fotografie, sembrava un’ambientazione da film.
Uscite dai giardini ci siamo dirette verso la Henan Lu, ex area di fumerie d’oppio, per andare a visitare il Tempio Baiyun, tempio taoista, e, poco più avanti la Torre Dajing che sarebbe l’unico resto originale delle vecchie mura della città. Non vi dirò come inizialmente io sia entrata nella Torre credendo fosse il Tempio e viceversa. D’altronde sono bionda, che ci posso fare.Poi, girando verso la Renmin Lu,  siamo arrivate al Tempio WenMiao, confuciano (10RMB, poco più di 1€ per entrare a entrambi i templi). L’assurdità di questa zona, oltre al fatto che tra il primo e il secondo tempio, attaccati sulla cartina, ci sono circa 2km, è che si alternano strade apparentemente ultra cittadine e moderne a vicoli allucinanti che mi hanno fatto pensare a Mumbai, ex Bombay, (o meglio mi hanno fatta pensare ai film su Bombay, perchè purtroppo non ci sono mai stata). Vicoli davvero stretti, sporchi e dove persone, animali e oggetti fuori contesto si mescolano a condizioni igieniche che a un occidentale fanno sempre un pò trattenere il respiro.
ore 17:30
Il sole scende, le ore passano e la giornata prosegue. Ci perdiamo nei vicoli della città vecchia e ci fermiamo a mangiare qualcosa di vagamente occidentale da KFC (anche perchè avendo costretto me e mia madre a “pranzare” con una degustazione di tè, siamo parecchio affamate). Dico vagamente perchè, sia in catene come McDonalds che KFC appunto, tutto è cinesizzato e accompagnato da riso e salse varie. E l’insalata (ahimè), motivo per cui ero entrata al Mc in cerca di verdure semplici e dissetanti, laggiù non esiste. Ah, i bambini da KFC mi salutavano con la mano e poi si nascondevano dietro la mamma. Mi sono sentita un pò un saltimbanco, un pò Prezzemolo a Gardaland.
Ci siamo quindi ritrovate casualmente in una via piena di negozi di abbigliamento vari (ci sono anche catene come Zara e H&M, e ovviamente sono entrata a dare un’occhiata, ma costano leggermente più che da noi e, per quanto l’assortimento sia ovviamente diverso, non ho notato nulla di “necessario”) e abbiamo iniziato anche a visitarli per colpa di una momentanea pioggerella. Tra un giro e l’altro erano già passate le 21:00.
Quindi, dopo qualche altro giro ci siamo avviate verso l’hotel per arrivare circa alle 22:30. Il fuso si faceva ancora sentire e il camminare ininterrottamente dalle 7 alle 22 anche.

Giorno 4 – 24 Marzo

ore 8:15
Passiamo a recuperare mio padre dal suo hotel, oggi passerà parte della sua giornata con noi. In programma per la mattinata c’è una gita fuori porta ad una delle città sull’acqua, Zhujiajiao, a circa 47km da Shanghai. Si tratta di un piccolo villaggio sull’acqua con i caratteristici piccoli ponti antichi di epoca Ming. Quindi abbiamo preso la metro fino alla fermata Shanghai Stadium dove, a quanto sapevo, dovevano partire degli autobus dedicati. Tuttavia una volta arrivati in zona stadio dove  come al solito tutto era più grande e incasinato del previsto, dopo un pò di ricerca di questo fantomatico mezzo di trasporto, e visto anche che stava iniziando a piovere, abbiamo deciso di cercare un taxi dato che costano pochissimo. Ovviamente anche questa operazione non si è rivelata facilissima in quanto non disponevo del nome della città scritto in cinese mandarino, bisognava quindi trovare un taxista che riuscisse a decifrare tramite scritta occidentale e immagini la nostra meta. Dopo aver interrogato senza risultato qualche taxista ne ho trovato uno che ha voluto analizzare più a fondo la scritta e, dopo 5 minuti, ha decretato con un gesto della mano che ci invitava a salire, ma con espressione non molto convinta, che aveva capito dove volevamo andare.
Ovviamente siamo saliti consapevoli che avevamo il 50% di possibilità di finire in un posto a caso ma a quel punto non importava, avevamo voglia di fare un giro in macchina vista la pioggia. Io e mia madre dietro, mio padre davanti a fissare il taxista con più o meno zero fiducia e con la tipica faccia da occidentale che si trova per la prima volta di fronte all’usanza cinese di sputare ripetutamente dal finestrino. E qui lo fanno tutti. Anche le 25enni in tacco a spillo sputano per terra. Non vorrei criticare ma un europero credo non si abituerà mai a questa usanza. Poi, per assurdo(per noi), loro ritengono discretamente maleducato il soffiarsi il naso in pubblico. E avevo avvisato i miei in merito, così, a momenti alterni, hanno deciso di soffiarsi il naso in segno di protesta quando assistevano eccessivamente all’usanza cinese. Sulle metropolitane ho notato il cartello “No spitting” e il fatto che sia necessario un cartello significa che l’usanza arriverebbe anche lì. Ma sto divagando..
Incredibilmente dopo una mezzora di viaggio vedo mio padre dare una pacca sulla spalla al taxista ed esultare perchè compare un cartello, scritto in occidentale, con il nome della città. E’ fatta, siamo arrivati davvero. Paghiamo il taxi. Poco più di 20€ in tre per più di mezzora di tragitto.
Per accedere alla città è necessario pagare un biglietto, dai 3 agli 8€ a seconda di quante attrazioni si vogliono visitare nel villaggio. Il villaggio tipico è molto carino per quanto super strutturato e impacchettato per i turisti. Piove appena quando arriviamo e iniziamo a inoltrarci tra vicoli, ponti e mercatini. Nei mercatini del cibo ritrovo quell’odore allucinante che avevo già sentito alla città vecchia e che appartiene a un cibo che non ho ancora capito bene qual è.
Mentre giriamo inizia a piovere sempre di più e i miei piedi, infilati nei miei stivaletti che a quanto pare non reggono l’acqua, si infradiciano per bene. Vaghiamo, visitiamo il Tempio sotto il diluvio, e infine ci infiliamo in un bar davvero carino un pò fuori dal centro a bere del tè. Avevamo anche il giro in barca dei canali incluso nel biglietto ma farlo sarebbe equivalso a buttarsi nel fiume, vista la pioggia, quindi abbiamo passato.  E dopo aver preso ancora un pò d’acqua abbiamo deciso di tornare in città per renderci conto un secondo dopo di non avere in tre soldi a sufficienza nè per l’autobus nè per un taxi. -_-
Questione soldi. Prima di partire la mia banca ci aveva assicurato che prelevare e pagare con le nostre carte e bancomant sarebbe stato facilissimo ovunque in Cina. Si Si. Sto cavolo.
a. Cambiare Euro in RMB in Cina (e ciò non si può fare in ogni banca) implica, oltre all’avere sempre con sè il passaporto, una procedura burocratica abbastanza pallosa, con compilazione di moduli vari, che fa perdere del tempo.
b. Le carte non sono accettate ovunque. In più, dove le accettano, funzionano quasi solo le Visa.
c. Prelevare è come giocare alla roulette. A parte le istruzioni già di per sè complesse dei bancomat, nonostante ci sia l’opzione della lingua inglese, il vostro bancomat funzionerà in un bancomat ogni 10 per ragioni che mi sono ignote. Quindi quando ne trovate uno che funziona prelevate abbastanza (ma non troppo che qui in Italia non ve li riconvertono più).
Dopo aver girato varie banche e uffici informazioni sotto la pioggia torrenziale, accade il miracolo. Uno dei nostri tre bancomat preleva e riusciamo a tornare a Shanghai.
Una volta arrivati mangiamo qualcosa in centro e corriamo allo Shanghai Museum per scoprire che il museo chiude l’accesso alle 16:00 per quanto rimanga aperto fino alle 18:00, quindi per un soffio non riusciamo a entrare. A quel punto  ha finalmente smesso di piovere e ci dividiamo, i miei vanno per la loro strada (la mia mamma a quel punto mi chiede se può farmi raccomandazioni da madre e io rispondo negativament. Ride. Si fida. Credo). Io invece mi faccio un giretto dei dintorni perchè più tardi vedrò la ragazza che conosco che da un pò vive qui per studiare cinese.
Verso le 18 la incontro  a People’s Square e prendiamo subito la metro perchè vogliamo esplorare una zona che nemmeno lei è ancora riuscita a vedere, Tianzifang, la zona degli artisti (fermata Dapuquiao della metro). Arriviamo e si entra subito in un vicoletto illuminato da luci che sembrano quasi natalizie. Sono vicoli minuscoli e sembra quasi di essere altrove, sembra un pò Europa. La zona è bellissima, negozi davvero carini (poco a che vedere con le cianfrusaglie dei mercatini turistici) si alternano a pub e ristoranti. L’età media dei passanti è tra i 20 e i 35anni. Vaghiamo finchè non ci viene fame e scegliamo un bellissimo ristorantino tailandese (Tai Thai Cuisine &Lounge). Una volta chiesto il tavolo ci portano nell’edificio di fronte dove al piano superiore c’è una saletta, qui ci fanno togliere le scarpe (per fortuna avevo dei calzini con una dignità ) e sedere su un materasso gigante con cuscini e tavolini dove i camerieri salgono in ginocchio per servirci. Ovviamente indossavo una gonna corta e stretta quindi la posizione a gambe incrociate implicava il mio essere in calze e basta con un effetto poco fine hehe, ma a Shangahi non mi conosce quasi nessuno quindi ciccia ;P
Mangiamo dei noodles con verdure e una zuppa di pollo (o maiale non ricordo) piccante. Tutto buono e accompagnato dalla birra cinese. Io non sono un’amante della birra in genere ma quella cinese mi piace, è leggera, poco frizzante, molto corona, poco birra insomma.
Finita la cena e dopo molte chiacchiere ci trasferiamo in un pub poco lontano. E’ strutturato su 4 piani in salette molto suggestive dove molti fumano narghilè profumatissimi. Chiacchieriamo, beviamo birra e mi faccio dare ulteriori consigli per i miei ultimi giorni di soggiorno.Quando si fa tardi usciamo in cerca di due taxi. Per quanto sia una zona un pò fuori mano e nonostante la tariffa notturna, con poco più di 2€ mi riportano all’hotel (di questo, idea rivelatasi ottima, mi ero portata l’indirizzo scritto in cinese mandarino per farmici riportare facile).
Bellissima serata che mi ha permesso di vedere un pò Shanghai dal punto di vista di chi ci vive.

Giorno 5 – 25 Marzo

ore 8:00
Ancora a Shanghai. Mi sveglio e splende letteralmente il sole. Questa giornata sarà dedicata alla parte più moderna di Shanghai (Pudong) e all’arte. Quindi andiamo subito a recuperare mio padre e, caso vuole, che proprio di fronte al suo hotel ci sia il Tunnel Panoramico del Bund, tunnel che permette di attraversare il fiume Huangpu e arrivare dritti a Pudong sotto la Oriental Pearl Tv Tower. Il Tunnel è lungo circa 650 metri e ci si passa attraverso all’interno di piccoli vagoni trasparenti mentre tutto intorno vengono proiettate luci ed effetti strobo super kitsch che ricordano tanto le vecchie attrazioni dei luna park anni ’80. Ve lo consiglio perchè appartiene a quelle assurdità shanghainesi che vanno viste.
Nel tunnel faccio una scoperta culturale che mi rallegrerà la giornata. Alla biglietteria cerco di acquistare i ticket e continuo a dire “tre” in inglese alla signorina, facendo anche il gesto con le tre dita della mano per essere più chiara. Ma lei mi guarda come se fossi scema e continua a dirmi qualcosa in cinese e a farmi un gesto con la mano che è simile al nostro ok (quindi pollice e indice posizionati a “o” e le altre tre dita dritte) ma rivolto verso il basso “come per indicarti di osservare nel buco”. Mia madre credeva fosse un gestaccio. Dopo un pò di discussione in lingue a caso, ecco l’illuminazione. Quel gesto è il loro modo di dire “3“. Anzichè farlo con le prime tre dita della mano, come noi, lo fanno con le ultime tre. Da quel momento ho iniziato a notarlo ovunque sentendomi troppo intelligente. In realtà forse è stato proprio da bionda non capirlo prima!;)
Arrivati dall’altra parte del Tunnel si risale in superficie tramite una scala mobile e subito ci si trova sotto l’imponente Pearl Tower alta 468 metri e composta da 11 sfere di diverse dimensioni unite da colonne, che vanno a creare tre livelli panoramici. Sotto la torre ci sono un museo, lo Shanghai Ocean Aquarium e il Natural Wild Insect Kingdom.
Ci dirigiamo verso la Jinmao Tower dove vogliamo salire. E’un grattacielo situato nel quartiere finanziario di Pudong e l’edificio, inaugurato nel 1998 (pensate che l’intero quartiere di Pudong solo 25 anni fa era fatto unicamente di risaie e paludi e ora sembra Manhattan), è alto 421 metri ed è tra i 13 grattacieli più alti del mondo nonchè il più imponenente di Shanghai. L’edificio si innalza su 16 diversi segmenti, i primi 50piani sono uffici mentre al 51esimo si trova l’hotel più alto del mondo, il Grand Hyatt Shanghai. Una volta entrati e trovato l’accesso agli ascensori ci fanno attendere un pò. Poi prendiamo l’ascensore non-stop (dentro c’è una riproduzione del grattacielo che permette di vedere a che punto esatto si è dello stesso). In un attimo, 45 secondi, siamo in cima, all’88esimo piano, dove c’è l’Osservatorio. La giornata è limpidissima e, dalla piattaforma panoramica, si vede un mondo che toglie il fiato. Rimaniamo lì a fissare un pò quella vista da film poi scendiamo a terra. Le orecchie si tappano in ascensore.
ore 11:00
Non voglio farmi scappare lo Shanghai Museum oggi quindi con la metro torniamo subito in People’s Square ed entriamo in quell’edificio gigante che ricorda tanto un tempio. L’entrata è gratuita (amo queste iniziative per la cultura!) e il museo è più piccolo di quanto pensassi in fondo. Cinque piani ricoperti da una cupola a vetri che lascia entrare una bellissima luce. Nelle varie aree è possibile vedere tutto ciò che riguarda la storia e la cultura cinese: abiti tradizionali, gioielli, monete, calligrafia, disegni, pitture, sculture, bronzi e ovviamente ceramiche. Io non sono un’amante delle ceramiche, anzi di solito è la sezione dei musei che tendo a saltare, ma i vasi Ming fanno paura da quanto sono belli.
Usciti dal museo è il momento della fame e dopo qualche discussione in famiglia optiamo per fare una pausa un po’ più lunga ed andare in un ristorante fico consigliatomi, che si trova su una terrazza lungo il Bund. Si chiama M on the Bund e scoprirò quanto il consiglio fosse ottimo. Si sale in ascensore fino all’ultimo piano e il ristorante è diviso in un area interna con vetrata su Pudong  e terrazza esterna. La cucina non saprei definirla esattamente. Comprendeva piatti curatissimi che univano spunti francesi, marocchini, e più europei a sapori che ricordavano la Cina. In ogni caso piatti buonissimi, di quelli con gli accostamenti super curati che mi fanno impazzire. Quindi abbiamo assaggiato piatti a base di oca, polipo, manzo, altri pesci di cui non ricordo il nome, verdure mescolate a ottime spezie. La gestione aveva un’aria molto occidentale (e anche i frequentatori lo erano in gran parte, pur non avendo l’aria da turisti) e il personale parlava perfettamente inglese. La vista sarebbe valsa da sola il pranzo, ma il cibo era spettacolare! Quindi ringrazio chi me l’ha consigliato.
Dopo questo ottimo pranzo ci siamo diretti di nuovo verso People’s Park dove volevo visitare il MOCA Museo di Arte Contemporanea di Shanghai, mio padre non ama questo genere di cose ma in qualche modo sono riuscita a convincerlo . Il museo era molto piccolo e ospitava una stranissima collezione contemporanea. C’era una strana sala con figure semi umane con volto a forma di apparati genitali interni femminili. Poi al piano superiore c’è un bellissimo bar su una terrazza immersa nel parco con sullo sfondo i grattacieli.
Usciti dal museo abbiamo girato un po’ nel parco sotto al sole, osservando quelli che facevano ginnastica in modo strano, per poi spostarci nella zona dei negozi alla ricerca di qualche pensierino per parenti e amici vari. Abbiamo notato che in certi punti della Nanjing Rd ci sono gruppi di donne (e anche qualche uomo) che con stereo a palla si mettono a fare ginnastica, o meglio, una sorta di ballo di gruppo. Il tutto così come sono, apparentemente appena usciti dall’ufficio, quindi c’è chi è in giacca, chi in tuta, chi in tallieur etc. Che sia un nuovo modo low cost per fare sport in gruppo all’aperto? Io l’ho trovato divertente.
Ormai è giunto il momento di salutare mio padre che dovrà andare fuori a cena e poi domattina ripartirà per l’Italia. Noi proseguiamo un po’ nei nostri giri, organizziamo il giorno seguente e poi in hotel che bisogna preparare la valigia dato che ci aspetta il nostro ultimo giorno a Shanghai.

Giorno 6 – 26 Marzo

ore 8:00
Sveglia presto perchè lo shopping è una cosa seria. Questo è ciòa cui sarà dedicata la giornata.
Facciamo colazione in hotel per fare in fretta. La colazione nel nostro hotel non era inclusa, costava circa 4€ al giorno, ma avendo tempo valeva la pena farla in giro dato che in hotel prevedeva praticamente solo cibi cinesi (spaghetti, riso, fritti vari, etc) e solo del pan bauletto da tostare per la versione occidentale.  In ogni caso ho mangiato molto pane tostato con tutta la marmellata che ho trovato e ho bevuto molto te. Poi, fatto il check out (andava fatto entro le 12:00 e non avevamo intenzione di tornare una seconda volta) e lasciate le valigie in deposito, siamo uscite.
Prima meta: Nanshi. Per cercare qualche altro foulard in seta visto quanto sono belli. Oggi il Bazar YuYuan è molto meno affollato riusciamo a farci proprio un bel giro. Dopodichè, visto che non eravamo riuscite ad entrarvi la prima volta, siamo andate anche al Temple of the Town God, buddista e taoista, dove ci imbattiamo in una qualche cerimonia religiosa piena di persone, suoni, colori e profumi. E’ quasi incredibile qui vedere come e quanto le persone siano credenti e, soprattutto, praticanti. E sono persone di tutte le età quelle che pregano, cantano, fanno gesti particolari e scrivono preghiere e voti. Qui è come se ci credessero davvero. Suggestivo.
Dopo la città vecchia ci dirigiamo nel quartiere di Tianzifang, nella ex Concessione Francese, dove ero stata qualche sera prima con M.. Devo assolutamente mostrare quella zona a mia madre con tutti i negozietti e i ristoranti carini. Facciamo un sacco di acquisti carini tra i quali dei particolari orecchini ma quando ci dicono che non possiamo pagare con la carta scatta il panico alla ricerca di un bancomat funzionante. Non possiamo mica lasciare lì quegli orecchini! Anche qui ci mettiamo un secolo a trovare il modo di prelevare ma alla fine ce la facciamo. Dopo qualche altro giro però ci viene fame e quindi ci fermiamo in uno dei ristoranti cinesi della zona dove ci fanno salire al secondo piano in una saletta fatta di legno. Assagiamo degli ottimi ravioli in due versioni di carne differente, dei piccoli involtini primavera e un gustoso piatto di verdure con bambu e funghi. Qui i camerieri si rimpallano il nostro tavolo ridendo, nessuno di loro parla una singola parola di inglese, quindi pare che preferiscano “cederci agli altri”. Però sorridono moltissimo. Da bere cerchiamo di ordinare una birra ma non capiscono, indico allora l’immagine (che mi sembra di una birra) sul menù e annuiscono. Tuttavia ciò che arriva non è una birra bensì uno strano drink da un litro a testa a base di tè freddo e aromatizzato a un qualche frutto strano. Dentro al bicchiere ci sono moltissimi semini di natura ignota e sul fondo una sorta di blob/gelatina trasparente che inizialmente ci sembrava un alga. In ogni caso, qualunque cosa fosse era molto buona e siamo vive, quindi.
Nel pomeriggio altro giro nei negozi e gallerie d’arte mancanti e poi ci direzioniamo in metro sulla Najing Rd West alla ricerca del famoso mercato dei falsi di cui tanto mi hanno parlato. Non sappiamo cosa aspettarci ma tentar non nuoce. Quindi dalla fermata della metro ci dirigiamo a ovest sulla Nanjing Rd fino al 580 (i numeri civici in cina non sono suddivisi, pari da un lato e dispari dall’altro, come da noi, ma sono a caso per rendere le ricerche più intriganti ;P). Dopo una camminata troviamo il numero civico, lo store si chiama: Hancity Fashion&Accesories Plaza. Entriamo un pò intimorite e scopriamo 4-5 piani di minuscoli negozietti che vendono borse, scarpe, accessori, elettronica e altro dei vari marchi famosi che potete immaginare. Entrando si viene letteralmente assaliti da ogni singolo venditore (che, pernsa un pò, qui parlano inglese) e la domanda che continuano a rivolgerci e quale brand cerchiamo. Ovviamente noi non stiamo cercando nulla in specifico. A me tendenzialmente non piacciono le borse false con i marchi urlati. Se non mi posso permettere una cosa di solito semplicemente non la prendo e in più preferisco le cose un pochino più “anonime”, nel senso che non voglio che il marchio sia chiaro al primo impatto. Quindi scartati i soliti marchi noti che, a quanto ci dicono i venditori sono quelli che vanno per la maggiore, andiamo a guardare le borse (io e mia madre abbiamo un problema con le borse!) di pelle, quelle che non si capisce di che stilista possano essere. Vogliamo borse belle di pelle poi può averle fatte chiunque per quanto ci riguarda. Giriamo un paio di negozietti chiedendo i prezzi e mia madre si scopre una contrattatrice nata, un attrice d’altri tempi che non riuscivo a rimanere seria tanto si calava nella parte.) Ovviamente vedendo innegabilmente che siamo turiste sparano prezzi iniziali sui 1200-1500 RMB (150-200€) ma si riesce a scendere di molto se si è bravi a contrattare. Così ci portiamo via qualche borsa in pelle di non so chi davvero molto bella. Fortuna che abbiamo scoperto questo posto solo l’ultimo giorno altrimenti ci saremmo andate un giorno sì e un giorno sì. Ho visto donne con cose tipo 15 sacchetti pieni di borse e poveri uomini seguirle in veste di facchini.
Dopo un’altra passeggiata in centro sulla Nanjing (dove due piccole ragazze cinesi mi hanno chiesto -a gesti- di poter fare una foto con me…??!! sarò un fenomeno da baraccone? boh, però potrebbe iniziare a piacermi questa vita da Prezzemolo!;P) è venuta ora di cena e, mangiato qualcosa, siamo tornate in hotel per ritirare la valigia e trasferirci quindi in aeroporto per il volo di ritorno.

Un viaggio a tratti allucinante ma bellissimo. Qualcosa che sicuramente non dimenticherò.

Laura Righi
Laura.righi17@gmail.com
www.laurarighi.it

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Marco

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