di Marco –
Il 9 novembre di 22 anni fa i separatisti croati distruggevano a cannonate il Ponte di Mostar, tesoro dell’architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina.
Da tempo immemorabile a Mostar vivevano insieme croati, serbi, musulmani ed altre nazionalita’ , nonche’ una piccola comunita’ ebraica insediatasi 400 anni fa. Trovandosi in una posizione geografica estremamente interessante come crocevia tra l’Est e l’Ovest, la citta’ di Mostar fu esposta a vari influssi e movimenti di popolazioni. I Turchi introdussero la loro architettura di stile orientale, si mischiarono arte e cultura dell’ oriente e dell’occidente, i dominatori andavano e venivano demolendo e costruendo lasciando cosi’ la propria impronta.
Mostar e’ il capoluogo dell’ Erzegovina, ed e’ il centro economico, politico, culturale, universitario e turistico della regione. La citta’ e’ circondata da monti, nonche’ da un colle e da pianure dall’altra. In mezzo scorre un fiume. Le due metà della città, divise appunto dal fiume Neretva, erano unite fin dal 1557 dallo Stari Most, il “Ponte Vecchio”, da cui si godeva lo spettacolo piu’ bello di tutto il corso del fiume.
Intorno all’antico ponte , nell’epoca dei Turchi si e’ sviluppata la Carsija (zona commerciale) con varie torri, portoni, moschee, ristoranti, botteghe artigiane. Per la prima volta Mostar venne menzionata nel 1440. Nelle torri situate da ambedue i lati del ponte facevano la guardia delle sentinelle dette ‘’mostari’’ (portinai, guardiani del ponte) da cui probabilmente ebbe origine il nome della citta’. Per l’importanza del ponte il vicino abitato comincio’ a svilupparsi e in poco tempo raggiunse tali dimensioni da sostituirsi al vecchio capoluogo di Bkagaj.
Mostar divenne sede del muftia (giureconsulto o capo dei sacerdoti presso i musulmani). Dalla meta del 1700 e’ sede del metropolita ortodosso per l’Erzegovina. Dalla meta’ del secolo scorso e’ anche sede della diocesi cattolica. Oltre alla Carsija (zona orientale) a Mostar vi sono anche gli ediifici risalenti all’ epoca dell’ amministrazione austroungarica (il ginnasio) .
L’influsso del clima mediterraneo qui crea delle condizioni straordinarie per la coltivazione delle varie colture, cosi’ Mostar e i dintorni sono ricchi di frutta, ortaggi, e piante mediterranee, oltre al tabacco e all’uva di alta qualita’. Qui si produce il famoso vino di Erzegovina: ‘Zilavka’ e ‘Blatina’. La temperatura media annuale e di circa 15 gradi. I turisti l’affollano soprattutto in estate, ma e’ possibile visitarla durante tutto l’anno grazie al suo clima.
Il quartiere piu’ vecchio di Mostar era mahala (rione) di Sinan-pascia’ creato dai Turchi. Qui si trova la piazza Trg 1 Maja. Dai documenti conservati dal cadi’ del 1631 risulta che la citta’ ebbe 24 mahale con 22 moschee. Nel XVII sec la citta’ si allargo’ ulteriormente aumentando rioni e aggiungendo la carsija (centro commerciale) di Kujundzluk nei pressi dell’antico ponte. In questa epoca fu costruita la ‘carsija imperiale’, la piazza principale dove venivano letti al popolo i decreti, le informazioni provenienti da Costantinopoli e attraverso i banditori avvenivano le vendite di beni mobili e immobili, si annunciavano le aste, le chiamate alle armi e si svolgevano nella piazza gare sportive e feste religiose.
Mostar rimase sotto il dominio ottomano dal 1468 fino al 1778 anno in cui passo’ sotto la dominazione autro-ungarica. Spesso veniva attaccata dai Veneziani sia da ovest che dal sud. Quindi il predominio turco comincia ad indebolirsi soprattutto dopo la sconfitta subita dagli ottomani dall’esercito polacco di Jan Sobjeski, in seguito a questa sconfitta cominciarono le insurrezioni anti-turche. In tale situazione i Turchi dovettero cedere alle richieste del popolo e firono costretti a concedere la costruzione della chiesa ortodossa a Mostar nel 1833 e nel 1864 di quella cattolica.
La città subì la dominazione austro-ungarica fino al 1918. L’ Austria, con l’intenzione di allargarsi nei Balcani, investi’ molto per lo sviluppo economico, sociale e culturale dei territori occupati. Fu costruita la ferrovia che collega Monstar con Dubrovnik a sud e con Sarajevo e l’ Europa centrale a nord. Fu costruito il moderno hotel ‘’Neretva’’. Si aprirono scuole e ginnasi, si fondarono associazioni artistiche culturali, nuove tipografie, fu aperta la miniera di lignite e costruita la fabbrica del tabacco.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Mostar fa parte della Bosnia-Erzgovina, una repubblica della nuova Jugoslavia socialista. Durante il periodo del regno della Jugoslavia, che duro’ 23 anni fino al 1941, Mostar brillo’ nel campo culturale; infatti nel 1926 i lavoratori della citta’ crearono la propria associazione artistico-culturale ‘’Abrasevic’’ che ebbe un notevole successo, oltre ad altre numerose associazioni culturali.
Tra il 1992 e il 1995 Mostar è teatro di furiosi combattimenti tra serbi, croati e bosgnacchi nella guerra civile divampata dopo il dissolvimento della Jugoslavia. Le ferite di quel conflitto, ormai dimenticato da giornali e televisioni, non sono ancora rimarginate e alcune associazioni di volontariato italiane, tra cui Abc Onlus operano sul territorio a sostegno di bambini e adolescenti. Per saperne di più sul nuovo assetto dei Paesi della ex Jugoslavia vi consiglio di leggere “Balcani occidentali, una vacanza geopolitica”.
Tante le attrazioni che si incontrano passeggiando in citta’: il famoso Ponte Vecchio (Stari Most), ricostruito nel 2004 sulla parte più stretta del canyon della Neretva, laddove sorgeva l’originale distrutto durante la guerra in Bosnia Erzegovina dai secessionisti croati. A pochi passi di distanza dal ponte si trova il Mercato vecchio, un quartiere conservato nella sua forma originale con gli edifici che risalgono ad un epoca compresa tra in XV e il XIX secolo. Si tratta di un complesso urbano che ha tutte le caratteristiche dell’epoca turca, oltre alle torri e alle moschee in questo quartiere c’e’ anche una serie di piccole botteghe artigianali che producono i più svariati manufatti tradizionali. Numerosi ristoranti, ben adattati al vecchio ambiente, offrono le specialità culinarie locali. Questa parte della città, una sorta sorta di ‘’Oriente in miniatura’’, è il luogo d’incontro e di passeggiate preferito dai giovani, dagli artisti e dai turisti ed è anche il quartiere dove si trovano i migliori hotel.
Da non perdere una visita alla casa Biscevic, una delle più caratteristiche dimore del tempo dei turchi a Mostar. L’edificio, costruito nel XVIII secolo in riva al fiume Neretva, ospita una piccola collezione etnografica di oggetti che servivano nella vita privata quotidiana nell’epoca ottomana.
La Torre dell’orologio risale al 1600 e ospitava una campana da 250 chili donata dal visir di Erzegovina, Alì Pascia Rizvanbegovic. Secondo lo scrittore di viaggi Evlija Celebija, il suono della campana si poteva udire alla distanza di tre ore di cammino. Il sono cessò durante la prima guerra mondiale quando gli austroungarici la fecero fondere per scopi militari.
E ancora, Il piccolo e incredibile Ponte Storto (Kriva Cruprjia), il Kujundziluk l’antica via degli orefici, le moschee di Hoski Mehmad Pascia e di Karadozbeg considerata la più bella opera monumentale dell’architettura sacra islamica del XVI secolo. Le case turche delle ricche famiglie Kajtaz, Corovic, Muslibegovic, la via Bajatova , una scalinata lunga due km, la nuova chiesa ortodossa, la chiesa cattolica, la Franjevacka crkva, ovvero la chiesa con il piu’ alto campanile , l’antico bagno turco, il Cimitero Partigiano.
Non meno interessanti della vecchia Mostar sono i suoi dintorni, citati tra l’altro nel racconto di viaggio “L’anima dell’Erzegovina”.
Blagaj, 12 chilometri a sud di Mostar, è il luogo dove sorgeva la città medioevale di Stjepangrad costruita sul monte Hum dove, fino all’occupazione dei Turchi, risiedeva l’ultimo sovrano locale, il duca Stjepan Vukcic-Kosaca. Interessante una visita alla fonte del fiume Buna che scaturisca da una caverna al di sopra della quale si erige un’alta rupe in cima alla quale si annidano aquile reali e molti altri volatili.
Ai piedi del monte si trova la vecchia cappella musulmana costruita nel XV secolo e dove sono visibili un mulino da casa, il bagno e l’impianto di riscaldamento inserito nel pavimento.
A Hodbina, sulla collina Ograc, si trovano i resti di un insediamento illirico dell’anno 1000 avanti Cristo. Fino all’inizio della seconda guerra mondiale qui sorgevano 12 mulini ad acqua dove si macinava il grano per tutta la regione e dove, anche nei periodi di siccità, l’acqua non veniva mai a mancare.
Sulla sponda sinistra della Neretva, a 17 chilometri da Mostar, si trovano il monastero e la chiesa ortodossa di Zitomislic che vennero eretti dopo l’invasione turca sull’esistente chiesa di San Nicola. All’interno del luogo di culto vale la pena di osservare le icone di grande valore artistico fra le quali spiccano quelle di Gesù e della Madonna sul trono di scuola italo-cretese.
Medugorje, che prende il nome dalla sua posizione ‘’fra i monti” è diventata una meta di turismo religioso da quando, il 24 giugno del 1981, un gruppo di ragazzi della frazione Podbrdo affermò di aver avuto l’apparizione della Madonna. Le autorità ecclesiastiche non si sono mai pronunciate ufficialmente sul fenomeno ma malgrado ciò la cittadina è divenuta meta continua di pellegrinaggi che culminano verso la metà del mese di settembre con la celebrazione della Messa sul monte Krizevac.
Per trovare un po’ di pace conviene spostarsi verso la città medioevale di Pocitelj, con una bella torre fortificata, situata sul lato sinistro della Neretva sulla strada principale che da Mostar conduce verso l’Adriatico. Pocitelj, ricca di storia e ambita dagli occupanti per la sua posizione strategica, è oggi una città-museo che vanta numerosi esempi di architettura orientale con edifici di grande valore artistico.
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