Americhe

Jurassic Cave

di Daniela Nicoletti –
L’avventura per quest’anno è finita: i posti meravigliosi che abbiamo potuto ammirare, i cieli stellati che abbiamo contemplato, le persone della spedizione e del posto con cui abbiamo condiviso tante esperienze, rimangono un dolce ricordo che resterà per sempre inciso nei nostri cuori. Siamo partiti con delle incognite in quanto non sapevamo esattamente cosa avremmo trovato e quale affiatamento avrebbe avuto il nostro gruppo, invece è andato tutto meravigliosamente bene: abbiamo trovato 20 grotte di cui 15 topografate e fotografat. E tra i componenti del gruppo l’intesa è sempre stata ottima, senza mai alcuna recriminazione e senza mai che nessuno oziasse mentre qualcun altro lavorava: bastava uno sguardo per comprenderci, non occorrevano ordini militari per chiederci di lavorare e alla sera quando si tornava a casa (stanchi, sporchi e pieni di polvere) e trovavamo l’acqua della doccia fredda (o addirutura non vi era neppure l’acqua!!) avevamo ugualmente la voglia di scherzare e di stare in compagnia perché eravamo un gruppo! E che dire dei nostri angeli custodi, ovvero i nostri inseparabili guardia parco del Sernap: Erick (responsabile), Josè, Juvenal , Julio e Felix.persone favolose, gentilissime, sempre pronte ad aiutarti.

Nel nostro gruppo c’era anche Oriana, una psicologa: all’inizio siamo partiti tutti col piede sbagliato nei suoi confronti, in quanto il nostro primo pensiero è stato:”Che viene a fare una psicologa tra noi speleo? Viene solo a farci perdere tempo con i suoi test che non servono a nulla!?” Già vedendo i primi test che ci ha propinato in aereo (nei quali ci chiedeva se dentro noi stessi ci sentissimo alieni oppure se ci sentiamo vivi o morti) abbiamo pensato… “lei con noi non c’entra proprio niente!” Invece si è dimostrata una bellissima persona, gentile, disponibile e pure lei è diventata pazza come noi speleo! Alla fin fine anche tutti i suoi test si sono rivelati divertenti e tutti eravamo curiosi dei nostri risultati.segreti. Inoltre ci ha confidato che terminato il viaggio sarebbe andata alla ricerca del gruppo speleo della sua città (Teramo) per iniziare il corso di speleologia.
Il viaggio è iniziato con l’arrivo a La Paz, città che si trova a 3800mt di altezza, dove siamo rimasti 3 giorni per poterci acclimatare. La Paz è una città molto strana, la immaginavo completamente diversa..è incredibilmente caotica, piena di smog e qui le regole non esistono..le macchine passano sempre e ovunque, non si fermano al passaggio dei pedoni (anzi!); la gente urla dai finestrini dei pullman per indicare le fermate; se cerchi un taxi lo trovi, ma non sei mai sicura se sia disponibile a portati alla destinazione che interessa a te: andare e tornare dal nostro Hotel è sempre stata un’impresa! Poi in ogni angolo di strada trovi bancarelle che vendono di tutto..caotica, strana, ma nel suo insieme bellissima, inoltre come sfondo alla città puoi ammirare il Nevado de Illimani (6.490mt) e tutto ciò ti lascia stupefatto per la magnificenza che si prospetta davanti alla tua vista. Il 2° giorno Siamo andati a visitare Tiwanaku, e Puma Punku, stupendi siti archeologici dove si trovano testimonianze che risalgono dal 1580 A.C. fino al 1200 D.C.

Alla sera abbiamo avuto anche l’onore di presenziare ad un cocktail presso la casa dell’ambasciatore italiano Silvio Mignano in Bolivia, con tanto di invito personale, per presentare il lavoro che Akakor Geographical Exploring aveva intenzione di andare a svolgere a Torotoro e sul Lago Titicaca. Il giorno seguente i 2 gruppi si sono suddivisi, noi di Jurrasic Cave ci siamo diretti a Cochabamba per poi dirigerci a Torotoro; mentre gli altri ragazzi della spedizione Kon Tiki sono andati al Lago Titicaca. Da La Paz a Cochabamba abbiamo preso un volo interno, mentre poi da Cochabamba per arrivare a Torotoro abbiamo dovuto viaggiare su Jeep per circa 3-4 ore in maniera non del tutto comoda. A Cochabamba doveva esserci un pullman ad aspettarci.ma, primo inconveniente del viaggio, nessuna presenza di pullman ad attenderci.eravamo in balia di noi stessi, per fortuna c’era Erick;.così siamo riusciti tutti ad accamparci presso il SERNAP (luogo dove lavora Erick), fin tanto che Soraya, Erick e Paolo cercavano qualsiasi mezzo pur di farci arrivare a Torotoro. Dopo ore e ore di ricerca per Cochabamba sono riusciti a recuperare una Jeep con il disegno di..Jurrasik Park: era la NOSTRA JEEP, giusta per il nostro viaggio; ci siamo messi così in marcia per Torotoro con questa jeep e quella di Eric. E così ha inizio la nostra avventura JURRASIC CAVE 2009. Che dire di Torotoro.tradotto in lingua quechua “THURUTHURU” o in spagnolo “LUGAR DE BARRO”,ovvero “LUOGO DI FANGO”…. è un piccolo paese, dove la tecnologia non è ancora arrivata; dove la pace profonda della gente sopravvive rispetto al continuo scontento a cui noi siamo abituati ad assistere nelle nostre città. E’ famoso per essere la terra dei dinosauri, infatti qui troviamo le impronte di questi animali preistorici, e nonostante ciò è un paese, per fortuna,che non è ancora stato trasformato dal turismo, dove le persone vivono con semplicità, dove impari ad apprezzare di più un cielo stellato che un soffitto e comprendi invece con quanta superficialità viviamo noi nel nostro paese e quanto tutto ciò sia inutile, perché la bellezza che ci circonda è sufficiente, e non ti serve nulla di più.

Il Parco Nazionale di Torotoro ha una superficie di 165 Km2 e si trova all’interno del dipartimento di Potosi. E’ una regione tipicamente montagnosa con profondi canyon e cascate, luogo ideale per trovare grotte.
Gli spostamenti per raggiungere i luoghi di partenza delle nostre camminate giornaliere per arrivare alle grotte (che non duravamo mai meno di 3 ore) sono stati effettuati con tutti i mezzi a noi a disposizione: furgoncino (se così lo si può definire), jeep, moto, quad, ambulanza e asini.. insomma tutto e di più!!

Le grotte che abbiamo visitato erano sparse in più zone e la maggior parte sono risultate .strette, piene di polvere e terra, con pozzi piccoli (massimo 10 -12 mt l’uno)e prevalentemente sub orizzontali; erano piene di pirite o soldalite, che causavano forte magnetismo facendo impazzire le nostre bussole; perciò abbiamo avuto un po’ di difficoltà nell’effettuare i rilievi topografici. I nomi assegnati alle grotte hanno preso il nome dalla zona o delle caratteristiche delle grotte stesse; ad esempio: PUKA MOQU JUSQU che significa Piccola Caverna Rossa

Il primo giorno a Thuruthuru, Erick ci ha accompagnato a visitare “UMAJALANTA”, la loro grotta turistica: peccato che il loro termine turistico non coincida con il nostro; infatti Umalajanta per noi corrisponderebbe con la grotta che si visita durante la PRIMA uscita del corso speleologico. Al suo interno troviamo “Virgen y su niño” (La Vergine Maria con Gesù Bambino, una stalagmite alta circa 70 cm e larga 60 cm), “Sauce Ilorón”(Salice Piangente) e un laghetto al quale si può giungere attraversando cunicoli sabbiosi. In questa grotta possiamo trovare anche il “Trichomycterus Chaberti”, ovvero un tipico troglobio (un pesce cieco), largo circa 10 cm di colore bianco. Dal 1999 in seguito a depredazioni e rotture di stalattiti si è deciso di lasciare la grotta in gestione al Sernap e ai loro guardaparco.

Un’altra esperienza stupenda è stata il campo di 2 giorni in mezzo al nulla; i muli ci hanno preceduto con tutto il materiale speleologico e le tende, mentre noi salivamo e scendevamo le montagne in cerca di grotte, terminate il giorno seguente con rilievo e servizio fotografico. Ci siamo accampati in mezzo al nulla.bellissimo, una pace totale,solo noi e la natura, e. il cielo stellato.che mai potrò dimenticare; e quante “stelle fugas” (stelle cadenti) abbiamo visto quella notte e la Via Lattea.incredibile, mai vista così bella.

E quando finalmente dopo 2 giorni siamo tornati a Torotoro,con la sera che accompagnava i nostri passi.. mancava l’elettricità in tutto il paese, perciò niente doccia e niente luce e abbiamo dovuto mangiare a lume di candela.e nonostante ciò eravamo contentissimi, così l’equipe dell’Amore (così ci siamo definiti noi 11) ha potuto effettuare una cena romantica. a base di..”riso”….come sempre! Poi finalmente abbiamo deciso di spostare il nostro interesse speleologico nel Canyon, dove abbiamo esplorato una grotta in parete a circa 40 mt dall’alto e a circa 70 mt dal basso: è risultata essere una grotta larga e grande (finalmente!), purtroppo terminava in un unico salone, con presenza di pipistrelli che ci volavano sopra le teste e relativo guano sparso per tutta la grotta..così abbiamo deciso di effettuare un rilievo e un servizio fotografico in velocità e tornarcene fuori il prima possibile!!!

Il giorno di ferragosto il programma è stato diverso, abbiamo partecipato al III° congresso di speleologia boliviana a Torotoro, molto interessante, dove anche noi di Akakor abbiamo presenziato con 3 proiezioni, presentate da Soraya, Franco e Oriana. E per i giorni 17 -18-19 agosto abbiamo avuto l’onore della presenza a Torotoro dell’Ambasciatore italiano Silvio Mignano (che vive in Bolivia ) e della segretaria della Cultura Simona Di Noia che sono giunti fino a questo paesino per informarsi e vedere con i loro occhi e sperimentare sulla loro pelle quali siano i progetti speleologici che Akakor Geographical Exploring intende promuovere in Bolivia, così anche l’ambasciatore Silvio Mignano e la segretaria della Cultura Simona Di Noia sono stati accompagnati ad Umalajanta, hanno mangiato e fatto festa con noi.

Visto che l’ambasciatore è arrivato a Torotoro in aereo, anche noi per un giorno abbiamo avuto la possibilità di poter fare un giro in aereo e sorvolare così le zone che nei giorni precedenti abbiamo scoperto camminando con le nostre gambe.bellissima esperienza!

Sempre il 17 agosto tutto il gruppo si è riunito, infatti sono giunti a Torotoro anche i ragazzi della spedizione Kon Tiki. La sera del 18 siamo riusciti a fare tutti assieme (compresi i boliviani) grandi festeggiamenti: per la prima volta in Bolivia, o meglio in tutto il Sud America, è stato realizzato il “Gran Pampel” . ovvero la tipica bevanda con cui tutti gli speleo “si tolgono la sete” ad ogni festa: logicamente è una bevanda alcoolica calda a base di rhum e vino, simile al vin brulé, tipica del Nord Europa, con tutto un suo rito di preparazione. Per lo svolgimento del Gran Pampel è necessario un coordinatore, proferito a “druido” (in questa occasione il druido è stato Franco) e di due aiutanti detti “bubez” (Paolo e la sottoscritta), questa volta però sia il druido che i bubez erano vestiti in versione boliviana. Il druido prende in mano il colino e, tenendolo sopra il pentolone, chiede ai due aiutanti di versarci dentro alternativamente zucchero e rhum e di dargli immediatamente fuoco. Quando il rum e lo zucchero vengono esauriti, generalmente nel tempo di circa dieci minuti, il druido rimescola alcune volte il contenuto del pentolone e poi lascia che le fiamme si spengano. A questo punto la tradizione vuole che le persone presenti intonino un coro popolare:
« Odino! Odino!
No stane mandar acqua!
Manda vino! »

Franco in questa occasione si è dimostrato veramente esperto nel ruolo di druido, è stato bravissimo, magnifico, è riuscito a coinvolgere tutte le persone presenti con enorme stupore da parte dei boliviani. Logicamente la festa del Gran Pampel non può terminare con questa spedizione, così Franco ha deciso di suggellare un passaggio di tradizioni da parte di noi italiani ai boliviani, in questo caso come rappresentate è stato scelto Erick, con il passaggio del “colino”.

La festa poi ha continuato con bevute, morra speleo, e balli fino a notte tarda, come saluto d’arrivederci al prossimo anno. Il giorno seguente dopo un ultimo saluto a Torotoro siamo partiti per Cochabamba, questa volta in pullman (viaggio interminabile!) che si è inoltre protratto più del previsto, perché quando siamo giunti a Cochabamba abbiamo scoperto che c’era qualche manifestazione e le macchine non potevano entrare nel centro storico; così per poter arrivare al nostro Hotel abbiamo dovuto fare mille peripezie. Alla sera ultima cena in una locale a Cochabamba, dove finalmente abbiamo mangiato qualcosa di diverso dal riso, non mi sembrava vero! Il giorno consecutivo ci siamo direttti all’aeroporto: destinazione San Paolo – Brasile. Un saluto al nostro Erick e un ultimo sguardo alla Bolivia e poi via per il rientro a casa.
Arrivati a San Paolo abbiamo trascorso un’altra serata tutti assieme (sia la squadra Jurrasic Cave che Kon Tiki) e questa volta abbiamo mangiato carne, carne a volontà!! L’ultimo giorno una veloce visita a San Paolo e poi l’addio finale al Sud America per rientrare definitivamente in Italia. Ma solo fino all’arrivo della prossima estate, perché tutti siamo già pronti con un piede sull’aereo per poter tornare subito in Bolivia.

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati nel mondo

 

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Pubblicato da
Marco

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