Americhe

Terre Alte – Uyuni Avaroa: tra lagune e salates

di Daniela Nicoletti –
“Il viaggio è un atto creativo, che non solo consuma e alletta l’anima, ma nutre l’immaginazione ed è responsabile di ogni nuovo stupore…” Paul Theroux
Tutto ciò offre la Bolivia; paesaggi bellissimi dai colori stupendi, altopiani desertici a quote superiori ai 4000 mt s.l.m., circondati da montagne che hanno un’altezza superiore ai 6000 mt s.l.m., lagune con tonalità che variano dal rosa al rosso al verde ed all’azzurro con numerosi fenicotteri (flamencos) rosa che vivono sulle loro sponde. Il tutto in un ambiente dove la presenza umana è quasi totalmente assente.

Ma cominciamo dall’inizio.
Il punto di ritrovo è stato all’aeroporto di Roma, dove abbiamo conosciuto i nuovi membri: Stefania Impagliazzo (36 anni) e Fabio Nigro (37 anni) di Napoli (responsabili delle foto assieme a Davide e specializzati nelle foto 3 D) e Antonio (Tony) Casentino di Genova (38 anni) (per le riprese di un possibile documentario). Poi i restanti membri del gruppo erano gli stessi dell’anno scorso: la sottoscritta, Davide, Paolo, Gianni, Franco, MariaRosa, Daniele. A Santa Cruz (Bolivia) ci siamo riuniti anche con Soraya e Lorenzo, mentre Anna ci ha raggiunto la seconda settimana.
Siamo arrivati a Torotoro di sera, il tempo di cenare e poi subito a nanna:
il giorno dopo ci aspettava subito il campo di 2 giorni.
Giunti nel luogo prestabilito a mt. 3300 piantiamo le tende e poi .via ad
esplorare!risultato: 3 grotte nuove! Il giorno seguente il gruppo dei fotografi si è diretto alla 3° grotta, (quella più grande), mentre il gruppo di topografia, (io, Franco,Gianni ed Erick) è andato a fare i rilievi di altre 2 grotte, raggiungendo poi gli altri alla 3° grotta.
Nelle giornate successive i fotografi sono andati a far delle foto alle impronte di dinosauro e la Grotta “turistica” Humalyanta; mentre i topografi hanno messo in atto il corso di speleologia ai guardia parchi e alle guide turistiche boliviane; gli stessi nei giorni seguenti sono andati a fare i rilievi di 2 grotte (piene di terra e polvere.!), dove è stato insegnato ai guardia parchi a fare i rilievi: devo dire che hanno imparato molto velocemente ed in maniera eccellente!
Alla sera presso il Sernap si sono svolte la lezioni di topografia e di primo soccorso in grotta, tenute da Franco Gherlizza.
Durante la nostra permanenza a Torotoro abbiamo avuto l’onore che lo sciamano del paese si adoperasse per fare dei riti propiziatori nei confronti della nostra spedizione affinchè, il nostro viaggio proseguisse bene, dico ciò, perché i boliviani sono un popolo che ancora oggi non ha dimenticato le sue tradizioni e la sua religione .
Questa popolazione infatti non trova alcun contrasto tra la fede cristiana e la devozione verso le antiche divinità: il sole o Dio Inti, la Luna e, prima fra tutti, la Madre Terra, la Pachamama. Ancora oggi si usa chiedere perdono alla Pachamama prima di svolgere un’azione che possa, in qualche modo, recarle disturbo o che venga ritenuta per qualche motivo offensiva, come entrare in un antico sito Inca. Per farsi perdonare le si offre quello che si ritiene sia per lei più gradito: foglie di coca, l’alcool o il sangue di animali ( in particolare dei lama). Nei mercati delle città (noi li abbiamo visti a La Paz) si possono trovare in vendita sulle bancarelle dei feti di lama mummificati: questi vengono donati alla Pachamama, dopo averli avvolti in un drappo di seta.

Abbandonato Torotoro ci siamo diretti a Cochabamba, dove si è unita a noi Anna, ed ora la parte comoda del viaggio è terminata! Da qui ha preso inizio l’attività geografica, archeologica, idrogeologica e geologica della spedizione.
Fondamentali saranno i nostri 2 fuoristrada che ci accompagneranno per tutto il resto del viaggio; Per arrivare ad Uyuni (3700 mt s.l.m.) siamo giunti fino alle Cumbre a 4500 mt s.l.m., per poi ridiscendere a 3700 mt s.l.m: siamo arrivati in piena notte, (ci abbiamo messo un po’ piu’ del previsto) ma godendo dello spettacolo lunare del salar.
Il Salar De Uyuni, 12.000 Km2 ( che si trova nel dipartimento di Potosì, nell’altipiano della Bolivia, sopra la Cordillera Andina) è di un bianco accecante, impressionante, con forme poligonali definite dall’evaporazione del sale; giochi di prospettive sconcertanti, isole galleggianti sul riverbero della linea dell’orizzonte che sembrano formare un mare. Qui l’orientamento è pressoché impossibile, se non muniti di bussola o GPS. In mezzo al Salar si trova l’Isla del Pescado (Incahuasi): è una formazione rocciosa di 24,62 km², alta 102 mt, che emerge come un atollo dalla distesa di sale: è formata da sedimenti calcarei marini e materiale vulcanico che hanno creato un terreno sufficientemente fertile da permettere la crescita di cactus che possono raggiungere i 10 mt d’altezza; Si pensa che il suo nome derivi dalla sua forma, che ricorda un pesce riflesso nel Salar.

Quando abbiamo abbandonato Uyuni ci siamo diretti alla Grotta Galaxlas , una grotta turistica in corallo, e alla “Cueva del Diablo”, un covolo (sempre turistico) al cui interno si trova un cimitero pre inca: abbiamo fatto il rilievo di entrambe.
Il giorno successivo siamo andati alla Necropoli di San Juan del Rosario, di cui abbiamo censito 23 tombe ed effettuato foto in 3D e filmati.
I 2 giorni successivi siamo andati a Villa Mar, un villaggio di 517 anime a 4030 mt s.l.m., dove la linea elettrica è arrivata ad aprile dell’anno scorso, grazie ad una piccola centrale idroelettrica che sfrutta la forza di una cascata vicina, e dove abbiamo topografato e censito più di 200 tombe in un canyon tutto da esplorare; qui i fotografi si sono potuti scatenare con le foto che riguardavano le pitture rupestri inca.
Da quì ci siamo diretti alla Laguna Colorada (4309 mt s.l.m): è una laguna situata nella Riserva Nazionale della Fauna Andina Eduardo Abaroa, al confine con il Cile, dove abbiamo eseguito delle campionature dell’acqua e prelevato dei campioni che verranno studiati in laboratori italiani. La vivace colorazione rossa è dovuta alle alghe ed al plancton che si trovano nelle sue acque ricche di minerali. Qui si possono osservare tantissimi fenicotteri (flamencos).
Qui lo spirito di adattamento ha dovuto farsi enorme: il problema dell’acqua non era l’essere fredda. proprio non c’era (e la polvere invece era sempre presente)! I bagni (se così si possono definire) erano indecenti e in più le temperature si sono abbassate notevolmente: dai 5 ai 15 gradi di giorno, si passava di notte decisamente sotto lo 0 (da -20 a -30)Abbiamo indossato gli stessi vestiti consecutivi di giorno e di notte per 3 giorni di seguito e ci si lavava con le salviette umidificate; ed il vento gelido che continua a soffiare ci accompagnava sempre; per concludere .. il cibo: 2 patate e 2 uova sode a pranzo e a cena (valutando che questo ormai era il nostro pranzo da quasi tutta la spedizione). Infatti proprio nei giorni che noi eravamo lì, e proprio nelle zone dove ci trovavamo, i boliviani hanno deciso di fare un’insurrezione civile a causa del cemento: ci sono stati dei Bloqueos tra Oruro e Potosì, cosicché nei vari villaggi dispersi tra le lagune non arrivavano più medicali, cibo e benzina (che noi abbiamo dovuto/potuto comprare al mercato nero e solo perché abbiamo trovato una persona che andava in Cile a comprarcela, dovendola però pagare il triplo, quasi più che in Italia).
Riassumendo dunque ci siamo trovati senza: acqua, cibo, benzina e con vento, freddo e sabbia. La mancanza di questi 3 elementi vitali la comprendi solo quando iniziano a mancarti!!!
Martedì ci siamo spostati dalla Laguna Colorada a quella Verde (stupenda!!) per arrivare a soggiornare alla Laguna Blanca,.stesse condizioni della Laguna Colorada (anzi peggio!), e pure qui abbiamo fatto campionatura idrogelogica.
Mercoledì la squadra di topografia si è riattivata: abbiamo dovuto topografare i resti di una fortezza alla Laguna Verde alla base (4900mt.) del Lincancabur (6020 mt.) ed il resto del gruppo ha effettuato foto.

Terminato il rilievo abbiamo iniziato il nostro viaggio di ritorno rinunciando alla salita del Lincancabur, in quanto non avevamo benzina a disposizione e la preoccupazione principale era di riuscire a tornare a Cochabamba per prendere l’aereo e non restare bloccati in Bolivia.
Così per evitare i Bloqueos giovedì 12/08/2010 abbiamo girato in lungo e in largo la Bolivia: ci siamo trovati in posti dispersi, dimenticati da Dio, dove non c’era proprio nulla a parte i cactus, ma così facendo (dopo 23 ore di jeep) siamo riusciti ad arrivare a Cochabamba alle 02.30 di mattino senza alcun problema di Bloqueos. Unica nota dolente della giornata è che la nostra jeep si è bloccata in un guado, purtroppo un po’ troppo profondo: abbiamo così dovuto mobilitare tutto il paese andando alla ricerca di un carro attrezzi, con la preoccupazione che la nostra jeep si fosse rotta.
Giunti a Cochabamba (finalmente!!!) abbiamo passato la mattina a dormire.
Al pomeriggio abbiamo sistemato i nostri zaini e sacconi rossi: qui c’era una temperatura che si aggirava sui 20-25 gradi e dunque dovevamo ricercare indumenti più estivi e leggermente più puliti.

In teoria la spedizione sarebbe finita qua, in quanto i giorni successivi abbiamo semplicemente fatto i turisti; chi è rimasto a Cochabamba e chi è andato a La Paz, dove la sera si è cenato con l’Ambasciatore Italiano. Il giorno seguente un gruppo (Stefania, Fabio, Paolo e Lorenzo) è andato a visitare il sito di Tiahuanaco, mentre l’altro gruppo (io, Franco, Gianni e Anna) è andato a vedere il lago Titicaca.
Per l’ultima sera a Cochabamba, siamo stati a cena a casa di Erick, dove l’ospitalità di sua moglie Veronica e dei suoi suoceri è stata grandiosa.
Guardando lo sguardo di tutti, mi sono accorta che eravamo tutti più tranquilli e più sereni; sembrava di essere amici da una vita, in quanto si era creata una grande armonia, dovuta dal fatto di aver condiviso situazioni particolari in cui siamo arrivati ad essere tutti tesi come corde di violino.

Da parte mia definisco la spedizione del 2010 come un’esperienza dura e forte, ma sicuramente un’esperienza che non dimenticherò mai, nel bene e nel male; ogni tanto mi paragonavo a quelli di Overland, ma in realtà loro sono messi meglio di noi!!! Nei loro camion arancioni hanno cucina e bagno, lussi che noi NON avevamo, ma proprio per tale motivo questa spedizione c’è la sentiamo più NOSTRA.
Al ritorno a casa impari ad apprezzare ancor di più il valore di tutte le piccole cose che ti circondano ogni giorno.cibo, acqua, vestiti e tutte le comodità che abbiamo e che non ci accorgiamo di avere!

Il Viaggio Fai da Te – Autonoleggio low cost in Bolivia

 

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Pubblicato da
Marco

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