di Marco Santamaria –
Freddo, molto freddo, temperature che di giorno non superano i cinque gradi spesso esasperate da un vento tagliente; un timido sole che appare soltanto verso le otto del mattino per lasciare posto di nuovo al buio già alle 16 del pomeriggio. Ma visitare Berlino durante il mese di dicembre, con i suoi palazzi e le strade spesso imbiancati da una coltre di neve, è un’ esperienza da consigliare. Ho trascorso un week-end nella rinata città tedesca a ridosso del Natale scorso ed ho scoperto che in fondo le basse temperature non sono un ostacolo per il viaggiatore che troverà molte ‘’golose’’ occasioni per riscaldarsi.
La visita della città simbolo della guerra fredda, spezzata dal muro che ha diviso per anni un popolo e reso incomunicabili due idee di società, inizia da quello che viene chiamato ‘’Il palazzo delle lacrime’’. E’ la stazione della S-Bahn di Friedrichstrasse. Ora, e prima della guerra, stazione al centro della città, durante gli anni del muro era l’ultima stazione dell’Est. Un passaggio di confine per l’Ovest impossibile da varcare per quasi tutti i cittadini dell’area orientale. Le lacrime versate fino al 1989 erano quelle di familiari, amanti, amici che pronunciavano i loro addio separati dalle guardie di frontiera.
Vale la pena di percorrere la banchina lungo i binari 1 e 2 dove e’ allestita una mostra che ripercorre la storia della Friedrichstrasse dal 1961 fino alla caduta del muro.
Proseguo la mia visita della città ‘’spezzata’’ recandomi al Centro di documentazione del Muro di Berlino, in Bernauer Strasse. E’ un luogo generalmente poco frequentato dai turisti che fornisce informazioni di approfondimento sulla storia del Muro di Berlino e sui retroscena della sua costruzione. Qui è possibile visitare una la mostra permanente e salire sulla torre con piattaforma panoramica, con vista sugli impianti di confine originari, o ascoltare l’audio delle trasmissioni radio storiche dell’est e dell’ovest. Nell’adiacente Cappella della Conciliazione, sull’ex Striscia della morte, si svolgono messe settimanali durante le quali visitatori, cittadini e parenti ricordano i morti al Muro di Berlino uccisi dalle guardie di frontiera durante i tentativi di fuga.
Il freddo si fa sentire e, tornato in Friedrichstrasse dove e’ allestito uno dei tanti mercatini di Natale che colorano e riscaldano la città, mi ritempro con la prima di una lunga serie di tazze di gluhwein. Un vino rosso speziato con cannella e servito caldo con aggiunta di zucchero che ne aumenta la gradazione. Bevuto all’aperto su tavoli improvvisati lungo la via e nelle piazze è uno dei piaceri dell’inverno berlinese.
Proseguo questo primo giorno di visita sulla scia degli avvenimenti tragici che hanno segnato la storia moderna di questo paese e nel quartiere di Kreuzberg vado a visitare l’inquietante costruzione dell’architetto Daniel Liberskind che ospita il Museo Ebraico. La pianta dell’edificio rappresenta una stella di Davide spezzata e il percorso museale ripropone, attraverso un gioco di linee, spigoli e incroci, il difficile percorso della storia ebraico-tedesca ponendo interrogativi e inviti alla riflessione ai visitatori.
Durante la notte la neve e’ caduta copiosa, esco presto, sono le otto del mattino e le strade sono gia’ state ripulite dalla coltre bianca e sono perfettamente percorribili. Il ghiaccio sui marciapiede invita i pedoni alla prudenza.
Percorro un tratto di strada lungo il fiume Sprea fino a raggiungere il nuovo quartiere governativo. Per questa mattina avevo prenotato via Internet una visita al Parlamento tedesco. Salgo sulla terrazza del Reichstag dove sorge la futuristica cupola in vetro e acciaio realizzata dall’architetto britannico Lord Norman Forster. I giochi creati dalla luce che entra dalle grandi vetrate e si riflette negli specchi posti al centro della cupola mi consolano del fatto di non essere riuscito ad ammirare quasi nulla del tanto raccontato panorama di Berlino. Il cielo grigio, la foschia, ma soprattutto la neve e il ghiaccio che ricoprono le vetrate della cupola nascondono la città e danno l’impressione di trovarsi all’interno di un gigantesco igloo. All’uscita mi allontano in fretta, non senza un certo imbarazzo, da un gruppo di connazionali che protesta ‘’in veneto stretto’’ con il personale di servizio del Reichstag perché non gli viene concesso di accedere al Parlamento. Sarebbe bastato informarsi sul web per sapere che per visitare il Parlamento è obbligatorio prenotare via internet con almeno due giorni di anticipo sul sito www.bundestag.de .
Proseguo a piedi fino alla Pariser Platz dove sorge la Porta di Brandeburgo. La piazza, vista tante volte in televisione durante manifestazioni o celebrazioni affollata di persone, è quasi deserta. Ad un angolo un distinto signore con un organetto montato su una carrozzella diffonde le note di una musica natalizia in cambio di qualche spiccio.
Una rapida visita al Foyer della Dz Bank di O’Gary e mi avvio lungo il viale dell’Unter den Linden per ammirare gli imponenti edifici storici ma, soprattutto, per raggiungere un luogo che mi era stato caldamente raccomandato per combattere il freddo e far sorridere il palato.
E così poco prima di giungere alla Piazza di Gendarmenmarkt mi imbatto nella Fassbender und Rausch, la cioccolateria più famosa di Berlino nonché la più grande d’Europa. Nelle vetrine fanno bella mostra i più importanti monumenti della città, rigorosamente di cioccolata naturalmente. All’interno e’ un trionfo di cioccolatini, tartufi, tortini vari. Se e’ vero che la cioccolata e’ un potente rimedio contro la depressione questo è il miglior luogo di cura che ho mai visitato. Non esco senza aver bevuto una tazza di cioccolato bollente ed aver fatto scorta di dolci per affrontare il resto della giornata.
E’ giunta l’ora di celebrare la nuova Berlino, quella del dopo Muro, l’area che sta radicalmente cambiando l’aspetto di una zona della città e che si candida a diventare il nuovo centro cittadino.
Un tempo fiorente zona commerciale Potsdamer Platz fu completamente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e alla fine del conflitto si trovò divisa in due. Una zona desolata che dopo la rimozione delle macerie divenne un’area vuota di una dozzina di ettari. Nel 1990 il Comune di Berlino divise l’area in quattro grandi aree e le affidò ad investitori privati. Il risultato è un quartiere completamente nuovo dove spiccano opere di alcune note archistar: Renzo Piano, Helmut Jahn, Richard Rogers, Arata Isozachi e Rafael Moreno. Gli edifici della Daimler City, del Sony Center (dove si svolge il Festival del cinema di Berlino) e del Besheim Centre nel loro insieme sono considerati da molti come una sorta di “dichiarazione” dei principi fondamentali dell’urbanistica di fine XX secolo.
Una sosta per un pranzo in uno dei tanti chioschi di strada che servono currywurst a tutte le ore del giorno, un wurstel bianco di vitello, bollito, cosparso con una saporita e speziata salsa al pomodoro e ketchup e infine spolverizzato con abbondante curry giallo, e la passeggiata continua attraverso il Kulturforum, un complesso museale degli anni ’60 dove sono collocate la Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van del Rohe, la Filarmonica di Berlino e la Biblioteca Statale di Hans Sharoun.
La giornata termina in una delle più belle piazze di Berlino, la Gendarmenmarkt, dove ha luogo uno dei mercatini di Natale più vivi della città. A differenza degli altri mercati qui si paga l’ingresso (un euro) ma in questo luogo è possibile trovare tutti i tradizionali dolci natalizi, come il pan pepato, e cenare in un’area esclusivamente dedicata all’enogastronomia con alcuni tra i migliori chef internazionali. E naturalmente sorseggiare del Gluhwein facendo quattro chiacchiere sotto la luna.
Ultimo giorno a Berlino, è domenica mattina c’e’ poca gente in giro, il traffico è quasi inesistente. Avevo trovato il mio alloggio nel quartiere di Mitte con un’agenzia che affitta appartamenti in centro a Berlino e in pochi minuti raggiungo Alexanderplatz, fulcro della zona orientale della città. I due grandi edifici che segnano la piazza, L’Alexanderhaus e il Berolinahaus, sono due giganti tristi, semideserti in questo fredda mattinata domenicale. L’unico tocco di colore lo regala la Fontana dell’amicizia tra i popoli. Più nulla che ricordi le atmosfere della vita quotidiana della città dall’altra parte del muro raccontate nella Alexander Platz di Franco Battiato.
Con una passeggiata di pochi minuti raggiungo il Museumsinsel, l’ Isola dei musei, un lembo di terra al centro del fiume Sprea dove sono concentrati i musei più importanti di Berlino. Visito il più famoso, il Pergamon, che comprende la collezione di arte antica (Antikensammlung), il museo dell’Asia Anteriore (Vorderasiatisches Museum) e Il museo dell’arte islamica. Resto incantato davanti all’altare di Pergamo e alla ricostruzione della porta del mercato di Milet. Poi nell’area dedicata all’Asia minore posso ammirare la Porta di Ishtar, una delle otto porte di Babilonia, e la via Processionale ricostruite utilizzando i materiali recuperati dagli scavi di Robert Koldewey.
Saluto Berlino con un pranzo in un ristorante vicino Alexandreplatz a base di un enorme stinco di maiale al forno (einstweilige verfugung) ben cotto e con la parte esterna croccante, servito con patate al forno e accompagnato da un boccale di birra da un litro. Una bomba calorica per una digestione che si preannuncia difficile. Ma la neve che vedo cadere copiosa attraverso le vetrine del ristorante giustifica il peccato di gola.
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