di Simona –
Finalmente la data delle nostre tanto sospirate vacanze estive era arrivata.
Niente più ufficio, niente traffico, niente smog. ma soprattutto una destinazione fantastica ci attendeva. LA MERAVIGLIOSA BALI.
Il viaggio per arrivare è stato lungo.e pieno di tappe.Milano-Amsterdam (1.10 h) – Amsterdam-Hong Kong (11.30 h) – Hong Kong-Bali (4.30 h) .soprattutto per chi come me odia volare.
Ma appena arrivati e posato le valigie in albergo. ci aspettava uno dei tramonti più belli che abbiamo mai visto in vita nostra. Che dire. penso che non ci siano parole per esprimere la bellezza di questo tramonto!!!!
Il mare è quello di Kuta: la “Rimini di Bali”.
Kuta è la città dei surfisti e dei “nottambuli”.
A Kuta infatti si ha la possibilità di incontrare tanta gente e soprattutto di trascorrere le notti balinesi tra locali vari e discoteche.
C’è una grande scelta di alberghi, ristoranti e negozi.
Ma l’atmosfera è sicuramente lontana “anni luce” dai paesini all’interno dell’isola.
Nel tardo pomeriggio tutte le persone si radunano sulla spiaggia per assistere al tramonto del sole e magari sorseggiare un aperitivo.
Prima di cena si possono fare quattro passi per Jalan Legian e Jalan Pantai (le due vie principali) per dare un’occhiata ai vari negozietti.
Siamo rimasti a Kuta due notti.

Durante il nostro soggiorno abbiamo affittato un motorino e abbiamo raggiunto il tempio Ulu Watu.
P.S. guidare il motorino a Bali è un’impresa: primo perché la guida è a sinistra, secondo perché ogni momento è buono per essere schiacciati da un camioncino. guidano come dei pazzi!!!! .
Questo tempio, dedicato agli spiriti del mare, è costruito su uno strapiombo a picco sull’oceano da cui si gode una vista fantastica.
Oltre ai turisti, il tempio è visitato da numerose scimmiette, tanto tanto simpatiche e affettuose con cui ho fatto subito amicizia.
Il terzo giorno abbiamo lasciato Kuta per dirigersi nel cuore di Bali: Ubud.
Nel tragitto il taxista ci ha portato a vedere la lavorazione dei Batik e dell’argento.
Ragazzi.che pazienza!!!
Non potete immaginare che lavoro manuale e soprattutto di precisione!!
Per i Batik, ad esempio, il disegno viene tracciato a mano direttamente sulla stoffa; dopodiché si procede ad un bagno di colore nella tinta più chiara tra quelle che verranno utilizzate.
Le parti che dovranno rimanere di questo colore vengono poi ricoperte di cera, al fine di eseguire il successivo bagno di colore.
L’operazione si ripete per tutte le tinte gradualmente più scure fino alla colorazione dell’intero disegno.


Ma torniamo a Ubud, questa cittadina immersa nelle verdi foreste e risaie all’interno dell’isola.
Negli anni ’40 vi sorse la prima “Associazione di artisti” di Bali e ad oggi è rimasto il centro culturale ed artistico più importante dell’isola.
Ha saputo mantenere il fascino dei piccoli villaggi balinesi.
Molto bella la sua natura rigogliosa e soprattutto fare shopping fra i suoi negozi di artigianato e i mercati locali!!!
Avete presente le statuette in legno, i sottopiatti e i sottobicchieri intarsiati, i mobili etnici che troviamo nei negozi milanesi a prezzi improponibili?
Ebbene. tutto questo e molto di più si può trovare a Ubud in ogni angolo della strada.
E soprattutto a dei prezzi molto vantaggiosi.
Il segreto è CONTRATTARE. A Bali bisogna contrattare su tutto, anche sui prezzi degli alberghi.
Nelle strade intorno a Ubud è molto facile vedere gli artigiani all’opera.
Siamo rimasti a Ubud per tre giorni.
Durante questo soggiorno abbiamo visto un sacco di cose carine: le risaie intorno ad Ubud, con tanto di raccolta in diretta e offerta da un ragazzo locale di un cocco direttamente dalla pianta (si è arrampicato come una scimmietta) il paese di Kintamani, ai piedi del lago e vulcano Batur. Qui siamo stati inseguiti in motorino da un ragazzo del posto, che è riuscito a venderci un quadretto raffigurante il Dio buono Legong: tipiche danze e musiche balinesi. da cui siamo scappati a gambe levate prima della fine del 3° balletto.
Bello. Particolare. ma diciamo che 15 minuti sono stati più che sufficienti!!!


Nelle strade di Ubud è anche frequente imbattersi in cerimonie molto folcloristiche.
La gente di Bali, di fede indù, onora un Dio supremo e invisibile, che troneggia sulla cima del vulcano Agung, ma lo onora anche in tutte le sue sfaccettature: è un Dio creatore (Brahma), un Dio che mantiene l’equilibrio del mondo (Wisnu), un dio che distrugge, affinché tutto possa essere nuovamente generato (Siwa).
L’uomo balinese si sente piccolo riguardo alla potenza del Dio supremo e allora gli lascia spazio all’interno di ogni casa, affidando al tempio più della metà dell’area abitativa…
L’uomo balinese teme la sorte, dipinta con le fattezze di spiriti maligni che portano malattie e morte e allora dovunque, per propiziarsi la divinità, offre cestini di foglie di banano riempiti con petali di fiori di rosso ibisco, di accesa bouganville, di profumatissimo frangipane, insieme con una bacchetta d’incenso acceso e acqua pura.
Da Ubud ci siamo trasferiti a Lovina a nord di Bali.
Lovina ci ha veramente deluso; il mare era orribile, tanto da rimanere nella piscina dell’albergo: l’acqua del mare era molto sporca e in più se ti avvicinavi alla spiaggia venivi assalito da orde di donne e bambine che volevano venderti di tutto e di più.
L’unica cosa bella di questo posto è stato alzarsi al mattino presto per andare in mare prima del sorgere del sole e aspettare l’alba e i delfini.
Siamo rimasti a Lovina solo un giorno e mezzo.
Nel viaggio di ritorno verso il sud dell’isola (destinazione Sanur) abbiamo fatto tappa: alle GitGit Falls e al tempio Ulu Danu, situato sulle sponde del Lago Bratan. molto bello e soprattutto con dei giardini molto curati.

Arrivati a Sanur ci siamo fatti lasciare dal taxista lungo la strada principale e siamo andati alla ricerca di un albergo.
Appena trovato, giusto il tempo di lasciare i bagagli e infilarci il costume, siamo corsi in spiaggia con la speranza di trovare un mare migliore di quello di Lovina.
E per fortuna così è stato.
Usciti dal giardino dell’albergo ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo!
Ma c’era il trucco!
Essendo l’ora di pranzo, abbiamo cercato un ristorante dove poter mangiare qualcosa per poi tuffarci nelle acque blu di Sanur.
Peccato che ci aspettava la bassa marea.ossia verso le 15 il mare si ritira, per lasciar il posto ad una distesa di sabbia.
Ci siamo allora armati di ciabatte di gomma, maschera e pinne con l’intenzione di raggiungere a piedi la barriera corallina. ma abbiamo dovuto abbandonare l’impresa. Anche perché a metà strada abbiamo incontrato un pescatore del luogo che stava ritirando delle “trappole marine” che aveva al mattino presto sul fondo per catturare i SERPENTI MARINI!!!!
E quanti ce n’erano!
Abbiamo deciso quindi di rimandare l’impresa al mattino dopo, quando sarebbe tornata l’acqua.
Sanur non offre grandi cose, se non un buonissimo ristorante ITALIANO (da Massimo) che ci ha salvato dal rischio di morire di fame (personalmente non impazzivo per il cibo balinese).
Per cui se vi capiterà di andare a Bali, da buoni italiani, tra un tempio e l’altro fate tappa da Massimo per gustare le ottime orecchiette ai broccoli!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Sanur è diventata a questo punto la nostra base di appoggio.
Abbiamo quindi lasciato i nostri bagagli in albergo, abbiamo preparato uno zaino con due cose e siamo partiti alla volta dell’isola Lembongan, situata di fronte a Bali.
Come mezzo di trasporto per raggiungere l’isola.una barchetta tenuta a galla secondo me dal loro Dio del mare (da sola non avrebbe potuto farcela) carica di gente del posto.
Ad essere esatta, “STRACARICA”, considerando che molti erano seduti sul tetto.
Sembrava la barca dei naufraghi.
E per salire bisognava entrare in mare, a piedi, con l’acqua che ti arrivava fino alle ginocchia.
Chiaramente noi avevamo messo i pantaloni lunghi.se no dove stava il divertimento?
Il viaggio è durato circa 2 ore, con tanto di incagliamento iniziale, a causa sempre della bassa marea di cui parlavo prima.
Arrivati a destinazione abbiamo seguito due francesi, conosciuti sulla barca, nel loro Losmen (tipico alloggiamento balinese), dove abbiamo trovato una stanza abbastanza carina, se non fosse per lo scarafaggio che ci ha dato il benvenuto appena entrati e l’acqua gelata della doccia.
C’è anche da dire che per 100.000 Rupie (meno di 9 euro) a notte per due non ci si poteva aspettare molto di più.
Abbiamo subito affittato uno scooter alla scoperta dell’isola.
L’isola è lunga 4 km e larga meno di 3 km e le sue spiagge sono deserte e bianche, bordate di mangrovie.
La barriera corallina si estende al largo della costa e offre ottime opportunità di fare snorkelling.
Alla sera abbiamo assistito ad una festa locale con danze e musiche.
Ci siamo poi diretti alla ricerca di un ristorantino sulla spiaggia (tutta la vita dell’isola si svolgeva sulla spiaggia) dove abbiamo mangiato tonno alla griglia e riso in bianco.
Il mattino dopo alle 7 eravamo già attivi.i galli ci hanno dato il buongiorno a partire dalle 6 (a Bali è pieno di galli, molto, ma molto mattinieri).
Abbiamo così deciso di ritornare a Sanur in attesa di partire (il giorno dopo) per le isole Gili.

Gili in balinese significa Isola.
Le isole Gili si trovano al largo di Lombok e sono raggiungibili da Bali tramite traghetto (circa 4 h) o tramite aereo (20 minuti fino a Lombok + barchetta locale fino alle Gili).
Le Gili sono 3: Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan (l’isola famosa per le feste notturne).
Noi siamo andati sulla più tranquilla Gili Air.
L’albergo l’avevamo già prenotato dall’Italia. Tra quelli presenti sull’isola era il più carino.
La cosa più buffa era il bagno a cielo aperto (tipico a Bali); l’acqua era rigorosamente salmastra anche negli alberghi (per fortuna ci lasciavano un bicchiere di acqua dolce per lavarci i denti!).
Sull’isola non ci sono strade, ma solo sentieri in sabbia e l’unico mezzo di trasporto è OSCAR. ossia un carretto trainato dal cavallo.
Vi chiederete perché OSCAR?
Perché i Balinesi hanno una pronuncia inglese un po’ “particolare” e quindi hanno trasformato Horse Car, nel più simpatico termine OSCAR.
Sull’isola non c’è praticamente nulla da fare, solo spiaggia, mare e snorkelling.
Il secondo giorno abbiamo partecipato ad un’escursione in barca; il gruppo era formato da 8 turisti + 2 locali.
Abbiamo fatto snorkelling insieme alle tartarughe, agli squaletti (per fortuna nessuno si è avvicinato) e abbiamo visto le conchiglie giganti.
Avete visto “Alla ricerca di Nemo?”.la cosa bellissima era che una volta entrato in acqua venivi risucchiato dalla corrente e non dovevi neanche fare la fatica di nuotare, ma soltanto farti trasportare e ammirare i coralli e i pesci che ti passavano sotto, a destra, a sinistra,.
La barriera corallina è veramente molto bella, i coralli sono molto colorati e variegati e ci sono tantissimi pesci, dai più piccoli a quelli di dimensioni notevoli.
E’ stato bellissimo!!!
Alla sera abbiamo gustato gamberoni e Snappers sulla spiaggia, innaffiati dalla buonissima birra locale, la Bintang. tutto questo per la modica cifra di 50.000 Rupie a testa (circa 4 euro) Purtroppo il soggiorno alle Gili è trascorso troppo velocemente e dopo due giorni abbiamo dovuto salutare il tramonto e rientrare a Bali.
Ormai era il 25 agosto e il 27 dovevamo rientrare in Italia.
Questa è stata l’ultima foto del nostro viaggio e anche l’ultima avventura. se tralasciamo il fatto che arrivati all’aeroporto di Lombok per imbarcarci sull’aereo per Bali, la compagnia aerea aveva deciso di anticipare di due ore la partenza dell’aereo senza avvertire nessuno.
Il fatto è che questo era l’ultimo aereo per Bali per quel giorno!!!
Per fortuna la stessa disavventura è capitata ad almeno altre 20 persone e quindi la compagnia, sotto le minacce dei turisti, ha deciso di richiamare l’aereo ormai arrivato a Bali.

Che dire se il prossimo anno non sapete dove andare e avete voglia di affrontare un viaggio così lungo. vi consiglio di andare a Bali e alle isole Gili (dove poter fare anche un po’ di mare).
Secondo me è un posto da vedere. e soprattutto da scoprire.
Ciao e al nostro prossimo viaggio.

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Pubblicato da
Marco
Tags: Indonesia

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