Di Gianni Fornai e Donatella Boscaglia –
2 luglio. Arrivo ad Amburgo.
Abbiamo prenotato due posti su un aereo della Lufthansa. Partiamo da Pisa e dobbiamo cambiare aereo a Monaco di Baviera in quanto non esiste un volo diretto con la compagnia scelta. Abbiamo optato per questa soluzione perché l’aeroporto di Pisa è vicino alla cittadina dove abitiamo. Dalla stazione ferroviaria di Pisa abbiamo preso lo Shuttle che collega la stazione all’aeroporto. Facciamo il ceck-in consegnando il nostro bagaglio ad un’ addetta della compagnia che trova i nostri nomi sul computer e stampa i biglietti direttamente. Il viaggio si svolge tranquillamente. Ad Amburgo cerchiamo la linea S 1 della S Bahn: occorre moneta spicciola per pagare i 3,30 euro cadauno per avere i biglietti. Mentre leggiamo le spiegazioni si avvicina un tizio, con uno zainetto, che sembra pieno di buone intenzioni. Di fronte alla cassa siamo solo noi tre. Memore di quanto mi era successo molti anni prima a Parigi con un ladro che voleva strapparmi dalle mani gli spiccioli per pagare il metro; evito di picchiare il ladro potenziale e gli dico: “Was haben Sie gesagt. Ich verstehe nicht”- La lingua tedesca si caratterizza per un insieme di suoni poco dolci. Nel caso sarebbe bastato un semplice “Raus”, ma l’ istinto mi ha indotto ad esagerare. Saliti sul treno troviamo solo persone gentili che ci dicono quante stazioni mancano all’ Hauptbahnhof, la stazione principale di Amburgo, vicino alla quale si trova il nostro albergo. Avevamo letto le indicazioni fornite da clienti su Tripadvisor: uscite dall’entrata principale della stazione, l’ hotel si trova 50 metri a destra. Solo che la stazione di Amburgo è immensa e noi siamo usciti dalla parte opposta. Facciamo il periplo della stazione trascinando le valigie che, fortunatamente, sono leggere, e dopo aver camminato un bel po’ troviamo l’entrata principale e individuiamo l’hotel: Intercity Hotel Hamburg Hauptbahnhof. Alla recezione individuano tramite computer la prenotazione e il pagamento anticipato di nove notti mediante carta di credito. L’albergo è a quattro stelle e si presenta bene. Prima di salire in camera ci facciamo consegnare una mappa della città per ciascuno. Ci viene consegnato anche un biglietto che dà diritto a viaggiare gratuitamente sui bus della città. La camera, al sesto piano, è pulita e fornita di tutto il necessario: televisione a schermo piatto con 4 canali in italiano, frigorifero con bibite a pagamento che non berremo, un tavolo lungo dove scrivere e mettere oggetti, uno spazio per le valigie. L’aria condizionata è regolabile. Le finestre sono dotate di doppi vetri e non entrano rumori. Il bagno è largo e il lavandino spazioso per metterci i vari oggetti necessari. Su qualche recensione ho letto che mancano quelli che i Francesi chiamano petits cadeaux, piccoli regali, in particolare il sapone da doccia. Esiste l’erogatore di sapone sia nella doccia, sia su un lato del lavandino. Nel caso un flacone di sapone di gradimento costa molto poco. La sera usciamo per mangiare in un risorante nelle vicinanze del Rathaus Markt e poi andiamo a dormire.
3 luglio. Lungo l’Elba
Abbiamo intitolato alla passeggiata il racconto, più cammini, meno anidride carbonica. Amburgo è essenzialmente percorsa da biciclette che hanno corsie riservate sui marciapiedi e sfrecciano silenziose alle tue spalle se per una distrazione non osservi gli spazi reciproci. Di questo ce ne rendiamo conto appena usciti dall’hotel, quando andiamo a far colazione nella Backerei che si trova dall’altra parte della strada. E’ mattina presto, le 7.30, e il bar è apeto dalle 7, come abbiamo visto dalla finestra della nostra stanza nell’hotel. Due cappuccini e due croissants costano € 6,60, un paio di euro in più che in Italia. Inoltre il croissant è salato. Come abbiamo notato la sera precedente non vengono rilasciati scontrini e non lo saranno durante tutta la permanenza. Sarà che Amburgo è una cittò stato insieme a Berlino e a Brema e una propria legislazione. Rimane il mistero. Ci incamminiamo seguendo la mappa e tra andata e ritorno totalizzeremo sei ore di cammino. Dal Rathaus Markt, la piazza del municipio, dove eravamo stati la sera precedente, ci avventuriamo in un territorio sconosciuto fatto di canali, di ponti, di case che si affacciano sull’acqua. Non è Venezia. Vediamo i magazzini dello Speicherstadt e poi la grande terrazza dove si erge l’Elbphilarmonie. Lo spazio è occupato da pullman di turisti, in particolare giovani in età scolare. Proseguiamo avendo come obiettivo il Fishmarkt dove la domenica si svolge un grande mercato. Abbiamo letto che la parte migliore del mercato si svolge la mattiana presto e vogliamo renderci conto della distanza. Passiamo davanti al Tourist Information am Hafen dove si cumula una folla di turisti con pullman che offrono con prezzi salati un giro della città, qualche negozio, ma non ci rendiamo conto che la parte migliore della zona si trova lungo l’Elba. Dopo l’ufficio informazioni del porto la folla si dirada. Costeggiamo l’ Elba, arriviamo al Fish Markt numero uno, ne troveremo un secondo e anche, a essere pignoli, un terzo. Siamo entrati nel quartiere di Altona. Ci fermiamo all’Hamburg Cruise Center di Altona e torniamo indietro. Comincia a far caldo, ma è troppo presto per entrare in un ristorante. Ne incontreremo diversi, vuoti o con pochissimi clienti Totalizzeremo sei ore di cammino meno un quarto d’ ora per mangiare un panino e bere una bottiglia d’acqua. Tra l’altro ci danno 25 centesimi quando restituiamo la bottiglia di plastica che conteneva l’acqua. All’altezza del centro informazioni individuiamo un cartello che ci indica la strada per il Rathaus Markt passando per il centro abitato, più ombreggiato. Arrivati all’hotel ci riposiamo. Nel tardo pometiggio usciamo per acquistare i biglietti ferroviari per Lubecca e Brema. Ci troviamo di fronte alle solite macchine e mentre cerchiamo di leggere le istruzioni si avvicina il solito individuo con il solito zaino che ci dice di voler spicciare un biglietto (falso ?) da dieci euro. Mi riconosce e sparisce. Ci rivolgiamo all’ufficio informazioni delle ferrovie, una grande sala dove ci stampano i biglietti occorrenti. Usciti dalla stazione andiamo a fare una passeggiata serale per poi tornare alla stazione e cenare in uno spazio di ristoro molto grande dove ci sono diversi ristoranti che offrono da mangiare, specialmente take away. Scegliamo cibi vegetariani per evitare problemi di digestione. Tornati in hotel guardiamo la partita Inghilterra Colombia e ci addormentiamo finalmente.
4 luglio. Lubecca
Ci alziamo presto. E comunque ben prima di andare a prendere il treno per Lubecca previsto per le 9.04. La mattina fa freddo e, oltre la cannottiera sotto la camicia, indosso il k- way. La mattina alle 8 ci sono ancora barboni addormentati nei posti più impensati. Qualcuno ha lasciato lungo il marciapiede un ricordino che di solito è spettanza dei cani. Non lontano ci sono i gabinetti della stazione che, però, sono a pagamento. Il viaggio non comincia nel modo migliore. Il treno che doveva arrivare alle 9.04 sul binario 5 è stato spostato su altro binario. Sul quadro luminoso le indicazioni sono enigmatiche e noi non lo prendiamo. Per fortuna ce ne è un altro trenta minuti dopo. Lubecca si presenta come una bella città. Venendo dalla stazione incontriamo il Puppenbrucke, ponte in pietra sormontato da statue che rappesentano valori sociali come la pace, la libertà, l’armonia o figure dell’Olimpo greco. Passato il ponte scorgiamo l’Holstentor, porta della città e simbolo di Lubecca. Per chi arriva senza una carta della città consigliamo di non avere fretta e di rivolgersi all’ufficio informazioni che si trova dalla parte destra della strada, per chi viene dalla stazione, avendo come punto di riferimento l’ Hostentor. Con la cartina della città avremmo forse fatto un percorso diverso, ma meno ricco di scoperte. Avevamo comunque attinto notizie dal libro “Germania” del Lonely Planet che non abbiamo portato dietro considerati i 700 grammi e passa di peso. Altre informazioni le avevamo attinte su internet, riassunte su una pagina A 4. Siamo passati vicino a St. Petri e al Rathaus Markt e ci siamo fermati a visitare l’ immensa Marienkirche, altissima e larghissima chiesa che richiede tempo per il periplo e per la visita interna (2 € all’ingresso) scoprendo e ammirando sculture e manufatti. Per la gioia dei turisti all’esterno si può leggere, accanto alla statua del diavolo, la relativa storia. Per la gioia dei fedeli sono state conservate in una cripta le campane cadute dal campanile in seguito a un bombardamento della seconda guerra mondiale. Il bombardamento distrusse parte della chiesa che fu ricostruita nel dopoguerra come simbolo della città. Usciti dalla chiesa siamo entrati nella Breistrasse, il corso della città, e abbiamo proseguito fino alla Muhlenstrasse. Abbiamo attraversato l’omonimo ponte e ci siamo trovati in un parco ricco di piante vicino a un canale. Sono presenti moltissime persone, alcune delle quali impegnate in sport acquatici. Seguendo un gruppo di ciclisti riusciamo a passare attraverso la folla. Usciti dal parco ci siamo fermati a mangiare in un posto dove non ci sono clienti e il proprietario capisce solo il tedesco, per lo meno quello utile per ordinare il cibo. Dopo un parco pranzo vegetariano ci siamo avventurati nell’attraversamento della città fermandoci a fotografare i posti più belli. Ritornati all’Holstentor siamo andati all’ ufficio informazioni per prendere una pianta della città, ci siamo seduti su una panchina all’ombra per mangiare un gelato e riposarci. Grazie alla mappa abbiamo individuato l’Europaisches Hansemuseum Per strada abbiamo anche visto alcune navi del Museumhafen. Con le nostre scarse forze siamo riusciti a raggiungere il museo europeo-anseatico, un viaggio attraverso ottocento anni di storia dei mercanti tedeschi. Sempre a piedi e sotto il solleone siamo riusciti a raggiungere la stazione, salire sul primo treno disponibile, tornare ad Amburgo, arrivare all’hotel dove ci siamo riposati.
5 luglio. Il giro del lago
Decidiamo di percorrere il periplo del maggiore dei due laghi che si trova ad Amburgo: l’Aussenalster, l’Alster fuori delle mura della vecchia città, quando ancora esistevano le mura. Il lago più piccolo si chiama Binnenalster e non è circondato da vegetazione, ma solo da edifici.L’ Alster è un affluente del fiume Elba dove confluisce dopo essere uscito dal secondo lago. Lungo l’ Aussenalster sono presenti varie specie di uccelli acquatici, ma noi riconosciamo solamente i corvi, i cigni e le anatre. Numerosi ciclisti e podisti si impegnano nel loro sforzo. In vari punti ci sono attrezzi in ferro per la ginnastica. Sono presenti anche punti di ristoro con acqua potabile. Il percorso totale è di 7.600 metri, meno di due ore di cammino. Noi due percorriamo i sentieri a passo lento fermandoci a leggere i cartelli, fotografando le varie curiosità. Nella parte Nord del lago ci sono numerose abitazioni che restringono lo spazio dedicato ai sentieri. L’esperienza è piacevole. Ritornati in Hotel usciamo per il pranzo e ci fermiamo nell’isola pedonale dove in un edificio ci sono numerosi ristoranti. Mangiamo malissimo: una specie di fish and chips alla tedesca. Nel pomeriggio fa freddo, un vento gelido penetra nelle ossa. Entriamo nel Passage Europa, un centro commerciale costruito su più piani e compriamo maglioni di lana per salvarci dal freddo.
6 luglio. Brema
Per fortuna abbiamo comprato maglie di lana. La temperatura è di 18 gradi e tira un vento gelido. Facciamo colazione in un altro bar vicino all’albergo dove abbiamo notato minore affollamento. I prezzi sono gli stessi del Backerei, ma i croissants sono meno salati. Andiamo alla vicina stazione dove prendiamo il treno per Brema. Orari rispettati. Quando scendiamo a Brema piove. Compriamo un ombrello. Metodo infallibile per far cessare la pioggia, ironia della sorte. Arriviamo ad un vasto spazio riservato ai pedoni con numerose bancarelle, in parte fiori e in parte generi vari. Fotografiamo le statue canoniche: i 4 animali della favola di Andersen, simbolo dell’unione che fa la forza; la statua di Rolando, diversi bassorilievi. Giriamo un poco per la città e poi entriamo nel duomo, edificio interessante per la struttura architettonica. Elaborate decorazioni ornano il pulpito e la fonte battesimale. Interessante anche la cripta sotterranea. Finiamo il giro con una passeggiata lungo il fiume Waser. Torniamo indietro per prendere il primo treno utile che ci porta ad Amburgo, dove mangiamo alla stazione. Nel pomeriggio guardiamo prima la partita Francia-Uruguay, poi usciamo per acquistare frutta e verdura in un negozio che avevamo individuato in un sottopassaggio di uscita dalla stazione. Ritorniamo a vedere la seconda partita della giornata: Brasile-Belgio. Sentiamo il bisogno di rilassarci, altrimenti la vacanza si trasforma in un tour de force.
7 luglio. Planten un Blomen.
Raggiungiamo di buon mattino il parco Planten un Blomen il cui nome mantiene la grafia dialettale. Il Parco consiste in un insieme di serre tropicali, un roseto, un giardino giapponese e l’ Apothekegarten. Quest’ultimo racchiude piante officinali e curative. Ma il fiore all’occhiello del Parco è rappresentato dal giardino giapponese che si trova tra il Congress Center Hamburg e l’Hamburg Messe. Nel giardino troviamo cascatelle, laghetti, rocce e piante esotiche. Il punto di riferimento è una casa da tè dove si organizzano diversi eventi legati alla cultura giapponese. Nel laghetto sono presenti uccelli acquatici che vengono tra i piedi in cerca di cibo. Usciti dal giardino botanico ci fermiamo a fare una seconda colazione in un bar e poi ci fermiamo a guardare una chiesa ortodossa non segnata sulla mappa. Dal momento che non abbiamo visitato chiese e siamo passati nei giorni precedenti davanti alla Hauptkirke Sankt Michaelis (Chiesa di San Michele) decidiamo di raggiungerla. Fuori della chiesa si trova una statua dedicata a Martin Lutero, il teorico della riforma protestante. La chiesa rispetta al proprio interno negli arredi la sobrietà del pensiero del riformatore protestante. La chiesa è comunque gigantesca all’interno e all’esterno. La pianta centrale può contenere più di 2000 persone. Il campanile esterno è alto 132 metri ed è visibile in distanza sia dai naviganti dell’ Elba, sia dai turisti incerti sul cammino da prendere. Sobrietà certamente, ma oggetti di pregio come il pulpito di marmo, l’altare sempre di marmo e il fonte battesimale. Fuori della chiesa un cartello indirizza verso il Rathaus Markt. La città è piena di cartelli con indicazioni, ma le strade raramente hanno le targhe con i nomi incisi sopra. Non abbiamo problemi per raggiungere il municipio, avendo già percorso la strada. Davanti al municipio siamo passati più volte, ma non eravamo mai entrati. Avevamo ammirato solamente le nicchie esterne con le statue di venti tra re ed imperatori L’ingresso è la sola parte agibile senza partecipare ad una visita turistica guidata. Dall’ingresso si entra nel cortile dove c’è una fontana dedicata a Igea, la dea della purezza, con varie statue che adornano il perimetro della fontana. Quando torniamo in albergo ci accorgiamo di aver camminato troppo e usciamo solo per il pranzo e la cena. Ci prepariamo per la giornata successiva.
8 luglio. Viaggio in battello
La mattina presto ad Amburgo c’è il deserto, salvo qualche podista e ciclista della domenica. Anche i bar dove ci fermiamo a fare colazione sono chiusi. Lo vediamo dalla nostra finestra del sesto piano e diamo fondo alle nostre scorte di viveri prima di uscire. Costeggiamo, una volta usciti, il Binnenalster con cigni e anatre già svegli e incuranti di chi passa loro accanto. Sono anche incuranti del freddo perchè la temperatura è di 14 gradi. Nel corso della giornata la temperatura migliorerà. Il freddo improvviso di Amburgo resterà un mistero perché nelle previsioni del tempo che quotidianamente guardo su Deutschwelle ( in inglese) ad Amburgo sono 32 gradi ed a Roma 29. Misteri meteorologici. Un bar aperto, dopo aver interrogato in merito i pochi passanti, lo troviamo non lontano dalla chiesa di San Michele e possiamo finalmente bere un cappuccino e mangiare un croissant. Quando arriviamo al Landungsbrucken (la zona dei moli) incrociamo una folla numerosa proveniente dal Fishmarkt e un’altra altrettanto numerosa lungo le banchine del porto. Andiamo al Fishmarkt perché le diverse pubblicazioni che abbiamo letto invitano ad andare presto, alle 6 del mattino, per non perdersi le contrattazioni per l’acquisto del pesce. Ci troviamo in mezzo alla confusione del mercato settimanale dove si trova di tutto e tutti comprano. Lontano vediamo una palma ondeggiare e poi l’uomo robusto che la tiene tra le braccia. Una coppia porta quattro vasi giganti di orchidee bianche. Sembrano più allenamenti di sollevamento pesi che acquisti tranquilli. Probabilmente la carenza di parcheggi obbliga a queste fatiche. Tornati sui moli ci imbarchiamo su una nave per una gita di un’ora che ci costerà 18 € a testa. Tira vento, ma il sole comincia a scaldare e siamo ben coperti. Dalla nave vediamo le attrezzature del porto, i docks, enormi navi per il trasporto merci, navi passeggeri gigantesche. Un signore fornisce tutte le spiegazioni del caso in tedesco, con battute spiritose che sollecitano le risate dei clienti, ma non le nostre perché non capiamo quasi niente. Tornati a terra andiamo al Brucke numero 10 pubblicizzato in diversi racconti di viaggio per la bontà dei Brotchen, panini, al pesce. La fila dei clienti è lunga nonostante siano solo le 12, ma i camerieri si destreggiano rapidamente. Non commentiamo il panino al salmone che io mangio, ma che la moglie conserva in un sacchetto per poi buttarlo via, una volta rientrati in albergo. Mi rinfaccia la pulizia del Fish Market di Sidney. Torniamo a piedi all’ hotel godendoci la passeggiata e il tepore della giornata. Abbiamo la tessera gratuita per i bus fornita dall’hotel, ma la useremo solo una volta. Il pomeriggio dormiamo. Alle 16 usciamo in cerca di acqua e succhi di frutta. Troviamo diversi negozi aperti dentro la stazione. Vicino all’hotel troviamo un ristorante italiano. Il nome è Vapiano ed è molto frequentato. Prendiamo due risotti che ci vengono cucinati sotto gli occhi. I Francesi dicono: “pour épater le bourgeois”, per sbalordire il borghese, il cliente. Mia moglie è critica sugli ingredienti adoperati, ma in viaggio bisogna sapersi accontentare. Facciamo una ulteriore passeggiata e poi ci rifugiamo nell’hotel. Non essendo mai stati in strada nelle ore notturne non possiamo rilasciare testimonianze in merito.
9 luglio.
La mattina volevamo andare al Tierpark, il giardino zoologico. Dopo più di 90 minuti di cammino ci siamo accorti di essere fuori carta e che del Tier Park non c’è nemmeno l’ombra. Semplicemente la mappa indica una direzione e non il luogo da raggiungere. Un passante gentilmente ci spiegò che ci sono almeno altri tre chilometri. Tornati in hotel abbiamo individuato su Google l’indirizzo, i chilometri da percorrere, 6,4, e la possibilità di usare l’U Bahn. Per il ritorno, intnto, abbiamo utilizzato il pass gratis per i bus che l’hotel ci aveva gentilmente fornito. Usciamo per il pranzo e mangiamo in un ristorante vegetariano vicino all’hotel. Nel pomeriggio andiamo a vedere due chiese vicine all’hotel. La prima, Sankt Pauli, è chiusa. Dà il nome al quartiere che di notte, scrivono sulla guida, è frequentato da prostitute. Di giorno è pieno di negozi, bar e ristoranti. Per quanto concerne la seconda chiesa abbiamo più fortuna perché è aperta. Quando apriamo la pesantissima porta per un attimo temiamo che sia chiusa. La chiesa è il St Marien-Dom, la chiesa cattolica dell’arcidiocesi di Amburgo. Durante la nostra visita ha suonato in continuazione un organo. In un angolo della chiesa c’ è una mostra di arredi sacri. E’ anche possibile visitare la cripta sotterranea. Dopo la visita torniamo sui nostri passi all’hotel eci riposiamo.
10 luglio. Pioggia
Usciamo di buon mattino e costeggiamo il Binnenalster, il lago, fino in fondo. Fa fresco, ma stiamo bene considerata l’estate torrida che ci attenderà in Italia. Non ci vogliamo allontanare troppo perché i nuvoloni neri minacciano pioggia. Non ci vogliono capacità divinatorie. Dopo le prime gocce ci precipitiamo nel Passage Europa dove pranziamo all’ultimo piano al ristorante Ciao Bella e, un piano più sotto, mangiamo un buon gelato italiano. Nel pomeriggio andiamo all’ufficio informazioni della stazione per chiarire il mistero dell linea dell’ S1 che a un certo punto si biforca andando da un lato all’aeroporto e dall’altro in direzione diversa. Ci chiariscono che solo i primi tre vagoni vanno all’aeroporto. Chiediamo anche dell’Hagenbecks Tierpark e scopriamo di non essete stati i soli ingannati dalla mappa. Il pomeriggio non piove e ripercorriamo i luoghi visitati fino a Rathaus Markt.
11 luglio. Ritorno
Del viaggio di ritorno ricordiamo la pignoleria e la poca gentilezza dei controlli all’ aeroporto di Amburgo dove ci chiedono più volte la boarding card, fanno un’ ispezione delle tasche dove si trovavano un pacchetto di fazzolettini di carta e un portafoglio piatto facendo intanto passare lo zaino con alcuni oggetti posati sul piatto lontano dai nostri occhi. A Monaco di Baviera ci fanno poi cambiare tre volte la sala di attesa, la 15, la 12 e la 11 informando rigorosamente solo in tedesco. Fur Sie in Bewegung Deutschcasino. Per voi che viaggiate… con quel che segue. Per il resto testimoniamo la gentilezza e l’efficienza dei Tedeschi che abbiamo im contrato.
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